INVIDIA

Il video di Feed The Fire, tratto dall’album As The Sun Sleeps in uscita a marzo.

Il video di Feed The Fire, tratto dall’album As The Sun Sleeps in uscita a marzo.

la nuova Allstar-Band su Spv realizza il primo singolo e video! (con membri di Five Finger Death Punch, In This Moment & Skinlab)
L’album di debutto degli INVIDIA “As The Sun Sleeps” prodotto da Logan Mader (Ex-Machine Head) uscirà 31 March 2017 e sarà distribuito in Italia da Audioglobe.

Gli INVIDIA sono Travis Johnson (In This Moment), Brian Jackson, Marcos Medina Rivera (both ex-Skinlab), Matt Snell (ex-Five Finger Death Punch) e il batterista Darren Badorine.

Info sulla band:
Sarà una frase trita e ritrita ma gli INVIDIA sono davvero una fratellanza; definizione che calza perfettamente a ciascun componente della band. Quando si sono conosciuti per AS THE SUN SLEEPS, sapevano solo cosa non volevano e che erano disposti a qualsiasi cosa affinchè tutto andasse secondo le loro volontà.

Travis Johnson, vocalist del guppo, è stato per anni il bassista dei IN THIS MOMENT. La sua devozione per la musica e la mancanza di limiti musicali lo hanno spinto a cantare, e quando ha incontrato il suo attuale chitarrista Brian Jackson ed il produttore Logan Mader (ONCE HUMAN, MACHINE HEAD) sapeva che il materiale che avrebbero prodotto sarebbe stato unico

Mentre Brian, Travis e Logan stavano registrando le trace, il bassista Matt Snell (ex FIVE FINGER DEATH PUNCH), gli chiese chi avrebbe suonato il basso, e Travis gli rispose: Tu!
Per completare la line up della band, Matt ha poi coinvolto il batterista Darren Badorine, che ha lavorato come un matto per guadagnarsi il posto, ed il chitarrista Marcos Medina.

Tutte le canzoni di AS THE SUN SLEEPS sono differenti l’una dall’altra e rispecchiano l’ethos della band, un gruppo di musicisti che ha dovuto superare ostacoli enormi prima di arrivare al punto dove si trova ora; la loro musica riflette questa indomita perseveranza.

Spectral – Arctic Sunrise

Spolverate gli scudi, lucidate le lame e tirate fuori la vostra pelliccia di orso migliore, perché si va a procurar battaglia accompagnati dalla colonna sonora creata dagli Spectral.

E’ indubbio che l’avvento del download e del formato digitale abbia portato all’inevitabile crisi del mercato musicale, specialmente se guardiamo al vecchio negozio di dischi e cd che, solo una quindicina di anni fa era ancora il punto di riferimento per gli appassionati di musica.

E’ altrettanto vero che a livello underground, oggi le band hanno più possibilità di far conoscere i propri lavori, a disposizione dei fans con un click, senza perdere niente di un mercato agguerrito come quello metallico.
Prendiamo per esempio i tedeschi Spectral, melodic epic death metal band, arrivati con questo Arctic Sunrise al sesto lavoro in più di vent’anni di attività, ma praticamente sconosciuti ai più: eppure non è da sottovalutare il loro battagliero esempio di death metal melodico di matrice scandinava attraversato da taglienti ventate thrash, con un’ epicità di fondo che li avvicina in qualche modo al viking e buone tracce di devastante metallo estremo melodico e d’impatto.
Fondati nel 1995, gli Spectral hanno vomitato dal Monte Fato cinque opere sulla lunga distanza in meno di una dozzina d’anni, per poi fermarsi e riprendere il cammino verso la gloria estrema in questo inizio d’anno con un lavoro onesto, gagliardo e fiero come le legioni nordiche in partenza per la conquista dei territori a sud!
Dunque, spolverate gli scudi, lucidate le lame e tirate fuori la vostra pelliccia di orso migliore , perché si va a procurar battaglia sulla scia del sound di Invaders, In Battle With Fire & Steel (death metal melodico pregno di spunti power sinfonici alla Rhapsody) , Vengeance In Blood e l’inno al dio del metallo Fuck Off and Die (Metal Is Forever), dichiarazione esplicita sulle intenzioni bellicose di questa orda metallara proveniente dalla Germania.
Loro definiscono il proprio sound black viking power e sinceramente non hanno tutti i torti, ma è indubbio che la componente melodic death risulti altrettanto importante nell’economia della musica del gruppo, perciò sia che siate amanti del melodic death metal o della parte più epica del metallo estremo, l’ascolto dell’album è assolutamente consigliato.

TRACKLIST
1. Intro
2. Arctic Sunrise
3. Evil Takes Control
4. Invaders
5. Nuclear Assault
6. In Battle With Fire & Stee
7. Path Of The Damned
8. Vengeance In Blood
9. Fuck Off And Die

LINE-UP
Vidar – Vocals
Teutonlord – Guitar
Demon – Guitar
Gabbelz – Drums
Mrs. Boobfire – Bass

SPECTRAL – Facebook

Nekhen – Entering The Gate Of The Western Horizon

Non resta che immergersi in questa ideale esplorazione delle dimore eterne dei faraoni, accompagnati dall’ininterrotto ed avvolgente flusso sonoro di Entering The Gate Of The Western Horizon.

La fascinazione esercitata dalla civiltà egizia nei confronti dei musicisti che si muovono nell’ambito metal non è certo una novità: tralasciando l’inevitabile riferimento ai Nile, non sono poche le band che, spesso con ottimi risultati, riescono a fondere la materia estrema con le sonorità tradizionali originarie del paese nordafricano (ultimi trattati in ordine di tempo sono stati gli ottimi Akhenaten).

Il caso dei Nekhen è però diverso sia per provenienza che modalità: trattasi infatti di un progetto solista italiano e qui la componente etnica trova accoglienza all’interno di una forma musicale accostabile al doom piuttosto che al death o al black, in virtù di ritmiche piuttosto rallentate (salvo alcune notevoli progressioni percussive) ed un riffing ribassato e minaccioso che, sovente, va a braccetto con le più canoniche sonorità acustiche.
Il risultato è notevole, ancorché non semplicemente digeribile, sia perché l’assimilazione di certi suoni non è cosi scontata per chiunque, sia per la sua natura del tutto strumentale e, tanto per tornare ai Nile, potrebbe risultare utile far riferimento più che ai lavori della band a quelli solisti del leader Karl Sanders, soprattutto per l’approccio alla materia, visto che i due Saurian pubblicati dal chitarrista statunitense mostrano un volto per lo più acustico, oltre a sporadici interventi vocali.
Uguali sono senza dubbio la passione e la competenza esibite nei confronti della materia, componenti essenziali per rendere credibile un’operazione di questo genere: anche per questo ritengo che, pur non essendoci molto in comune, se non il riferimento alla civiltà egizia, con lavori come Annihilation Of The Gates, sia proprio quella degli estimatori dei tali sonorità la fascia di ascoltatori che più facilmente potrà essere raggiunta da questi tre quarti d’ora di ottima musica, suddivisa per comodità in dodici tracce nonostante si si tratti, di fatto, di una lunga suite; non resta quindi che immergersi in questa ideale esplorazione delle dimore eterne dei faraoni, accompagnati dall’ininterrotto ed avvolgente flusso sonoro di Entering The Gate Of The Western Horizon.

Tracklist:
1 – Waters of Ra
2 – Baw of the Duat
3 – Water of the Unique Master, which brings forth offerings
4 – With living forms
5 – West
6 – The depths, waterhole of those of the Duat
7 – Mysterious cavern
8 – Sarcophagus of her gods
9 – With images flowing forth
10 – With deep water and high banks
11 – Mouth of the cavern which examines the corpses
12 – With emerging darkness and appearing births

NEKHEN – Facebook

Fraser Edwards – I Am God

La bravura alla sei corde di Edwards e la splendida voce di Pellek , danno la possibilità all’album di vincere facile, dunque senza timori avvicinatevi a quest’opera, vi piacerà.

Fraser Edwards è un chitarrista, compositore e produttore britannico, protagonista con la sua sei corde nei power metallers Ascension e co-autore nella rock band per bambini Sharky Sharky.

I Am God è il suo primo lavoro solista dove non mancano alcune gradite sorprese, in un buon lavoro dove l’happy power metal incontra l’elettronica, lo shred ed un pizzico di piglio progressivo che non manca di rendere l’album un originale esempio di musica metal pop molto interessante.
Accompagnato da ottimi musicisti, Edwards ha trovato modo di imprimere all’album una marcia in più con il bravissimo cantate norvegese Pellek, che chi segue la nostra webzine ricorderà dietro al microfono dei due dischi degli Active Heed, creatura progressiva del compositore nostrano Umberto Pagnini.
E I Am God non tradisce con la sua quarantina di minuti tra veloci cavalcate power metal, vorticose scale su e giù per il manico della sei corde, un’impronta melodica accentuata dall’ottima voce del vocalist, e tanto happy metal, dai chiari rimandi alle zucche di Amburgo, con qualche accenno velocissimo e al limite del legale insito nel sound dei Dragonforce.
L’album riesce a mantenere un appeal molto alto pur lasciando al leader il suo spazio per incantare con la sei corde e I Am God (il brano che da il titolo all’album è uno stupendo esempio di power metal neoclassico) soddisferà pure gli amanti dei guitar heroes (Malmsteen) .
Ovviamente quando il gruppo spara cannonate power il livello si alza non poco, l’opener Alone, Everdream e Geography Of Time, con la già citata title track, mettono a ferro e fuoco lo spartito, mentre Mentalist Brigade e 12 Variations (On Nyan Cat) Pt 1 – Edward Snowden, sono le tracce più originale e progressive, tra elettronica, cambi di tempo e marcette che, se ad un primo ascolto destabilizzano (specialmente gli appassionati più duri e puri) non si smetterà di battere inconsapevolmente il piedino ipnotizzati dalle melodie create dal compositore di Aberdeen.
Al sottoscritto I Am God è piaciuto parecchio, la bravura alla sei corde di Edwards e la splendida voce di Pellek danno la possibilità all’album di vincere facile, dunque senza timori avvicinatevi a quest’opera, vi piacerà.

TRACKLIST
1.Alone
2. Custom Built
3. Mentalist Brigade
4. 12 Variations (On Nyan Cat) Pt 1 – Edward Snowden
5. So Many People
6. Everdream
7. I Am God
8. Geography Of Time
9. God Complex
10. Dawn Of The Shred (Bonus)

LINE-UP
Fraser Edwards – Guitars
Pellek – Vocals
Andrew Scott – Drums
Stuart Docherty – Live Keyboards
Nick Blake – Live Bass

FRASER EDWARDS – Facebook

Rhino – The Law Of Purity

I Rhino riescono sempre a trovare la giusta concatenazione di note, il ritornello adatto e la sfuriata di classe, ed è gran stoner rock.

Dall’assolata e bellissima Catania arriva questo ottimo gruppo di stoner e fuzz, che fanno musica di gran spessore.

Il loro suono è un distorto e potente stoner rock di forte impronta psichedelica, costruito su jam molto potenti con un groove notevole. Il suono del deserto si sente prepotentemente nel dna di questo gruppo, ma non è derivativo, bensì è ulteriore carburante per il loro suono. Le influenze spaziano temporalmente tra anni settanta e novanta, che sono poi le coordinate spazio temporali comuni a molti gruppi stoner. I Rhino di loro ci mettono una particolare furia, e suonano come fossero dal vivo e i loro concerti devono essere infuocati, perché qui ci sono le stimmate del rock passionale e dionisiaco. L’impronta dei Rhino si sente in maniera netta, il loro suono è molto riconoscibile, tra un incedere rock e momenti maggiormente duri. Tutte le tracce del disco sono coinvolgenti e potenti, tenendo sempre l’ascoltatore incollato alla cassa, trascinandolo come su di un cavallo impazzito nella prateria. Il gruppo catanese sa quando usare l’acceleratore e quando rallentare, e tutto suona davvero bene, di grande effetto. Fondamentalmente qui c’è lo spirito rock, ma non quello finto e strombazzato, bensì quel substrato che anche se fai principalmente stoner ti accompagna come uno spirito guida. I Rhino riescono sempre a trovare la giusta concatenazione di note, il ritornello adatto e la sfuriata di classe, ed è gran stoner rock.

TRACKLIST
1.Intro
2.The Law of Purity
3.Bursting Out
4.Grey
5.Nuclear Space
6.Eat My Dust
7.Nine Months
8.A.&B. Brown
9.Cock of Dog
10.I See the Monsters

LINE-UP
Marco “Frank The Door” – Bass
Seby “Red Frank” – Rhythm Guitar
Alfredo “Lord J.Frank” – Drums
Luca “Frank Real Tube” – Lead Guitar
Niko “Frank The Doc” – Lead Vocal

RHINO – Facebook

Leathermask – Lithic

Lithic è un album consigliato ai fans del thrash metal old school e, in generale, ai metallari dai gusti classici di estrazione heavy.

Un’altra band nostrana si presenta sul mercato underground con un full length nuovo di zecca e lo fa tramite l’attiva label greca Sleaszy Records.

Questa volta siamo nei territori del thrash metal old school di scuola americana, con qualche spunto heavy ma in toto debitore del periodo tra gli anni ottanta e le prime avvisaglie di quello successivo.
Heavy metal statunitense nato tra i monti del trentino, precisamente a Pergine Valsugana, dall’incontro di Alvise Osti, Alessandro Buono e Valerio Luminati con il batterista Marco Gambin nel 2011, per dare i primi frutti nel 2013 con l’uscita del demo The Key.
Gli ultimi tempi sono stati di grande dispiego di energie per i Leathermask con l’entrata in studio per la registrazione del primo album, un cambio di line up con lo storico bassista Alessandro Buono che ha lasciato la band sostituito da Federico Fontanari (Spanner Head, Bullet-Proof) e la firma per la Sleaszy Records, che si prende cura di Lithic.
L’album è composto da otto brani per cinquanta minuti abbondanti di metal tradizionale, come già espresso, legato alla scuola statunitense, niente di più e niente di meno, ma nel complesso ben fatto con qualche ottima idea e pochi difetti (l’uso della voce, adatto ad un approccio più diretto), mentre il sound del gruppo sovente si lascia prendere da ottime divagazioni strumentali che valorizzano il gran lavoro strumentale del quartetto (Lede Mas, nove minuti di metal pesante e a tratti progressivo).
Ed è infatti nelle cavalcate strumentali che il gruppo da il meglio di se, la musica prodotta richiama le band storiche dell’heavy/thrash e brani come A Blasted Heath e The Dusk esprimono una notevole capacità di imprimere al sound una marcia in più.
I musicisti sanno il fatto loro, ed il livello tecnico è molto alto, così come un songwriting sopra la media per una formazione al debutto, così che Lithic si rivela un album consigliato ai fans del thrash metal old school e, in generale, ai metallari dai gusti classici di estrazione heavy.

TRACKLIST
1. The Cyclops
2. Motherfucker(s)
3. Struggle
4. Lede Mas
5. Inside-Burnt Generation
6. A Blasted Heath
7. The Dusk
8. Noise

LINE-UP
Valerio Luminati: Vocals
Alvise Osti: Guitar and backing vocals
Federico Fontanari: Bass and backing vocals
Marco Gambin: Drums

LEATHERMASK – Facebook