HOLY MARTYR

Il lyric video di Numenor, tratto dall’album Darkness Shall Prevail (Dragonheart Records)

Il lyric video di Numenor, tratto dall’album Darkness Shall Prevail (Dragonheart Records)

Il 10 marzo è uscito il nuovo album degli HOLY MARTYR “Darkness Shall Prevail” su Dragonheart Records/Audioglobe dopo ben 5 anni di silenzio.

Il nuovo album è un ambizioso concept basato sulla mitologia del mondo creato da J.R.R. Tolkien con sonorità legate all’Epic Metal americano dei primi anni ’80. “Darkness Shall Prevail” è un album che rimarrà nella storia del gruppo, per via del suo incedere magniloquente e cupo, solenne e tenebroso, una dualità che spesso si spinge ai confini col Doom Metal più morboso, rimanendo ancorato allo stile proposto nelle vecchie produzioni ma con una marcia in più.

In occasione dell’uscita di “Darkness Shall Prevail” la band ha pubblicato il lyric video del primo singolo “Numenor” che trovate su questa pagina https://www.youtube.com/watch?v=S12T38fFfqk e presenterà il nuovo album al Tolkien day di Roma il 25 Marzo al MACRO – Museo di Arte contemporanea dalle ore 17.00 in poi.

Line-up
Alex Mereu Voce
Ivano Spiga Chitarra Ritmica/Solista
Paolo Roberto Simoni Chitarra Ritmica/Solista
Nicola Pirroni Basso
Stefano Lepidi Batteria

Discografia :
“Still At War” 2007 Dragonheart Records
“Hellenic Warrior Spirit” 2008 Dragonheart Records
“Invincible” 2011 Dragonheart Records
“Darkness Shall Prevail” 2017 Dragonheart Records

Hellwitch – At The Rest

At The Rest e Megalopalyptic Confine funzionano bene, peccato solo per tutto il tempo perso da questa storica realtà del metal estremo americano: vedremo se questo 7″ sarà l’antipasto di prossime nuove uscite di maggiore portata.

Era il 1984 quando in Florida iniziò a circolare il nome degli Hellwitch.

Il gruppo statunitense, tra alti e bassi e soprattutto molti stop, torna tramite la Pulverised con questo ep di due brani in formato 7″ dal titolo At The Rest, continuando la tradizione che vuole il gruppo come nome storico del death/thrash aldilà dell’oceano.
Dicevamo della nascita degli Hellwitch targata anni ottanta, anche se il gruppo arriva al 1990 tra demo e singoli prima che Syzygial Miscreancy dia inizio alle vere ostilità.
Un salto temporale fino al 2009 tra ep e lavori minori, per ricordare il secondo album Omnipotent Convocation, ed un altro periodo di silenzio durato sette anni con l’uscita nel 2016 del live A Night at the 5th.
At The Rest dà un minimo di continuità alla carriera del quartetto statunitense, anche se solo per un ep di due brani che almeno risultano due belle mazzate di death metal dalle ritmiche indiavolate ed un approccio thrash che ne fanno un paio di bombe estreme niente male.
Voce al vetriolo, cattiva e maligna (Patrick Ranieri, anche chitarrista e leader storico del gruppo), sei corde tra tradizione death e rimandi al sound slayerano (J.P. Brown a far coppia con Ranieri) e sezione ritmica stile bulldozer (Brian Wilson alle pelli e Julian David Guillen al basso) imprimono al sound dei due brani proposti un’attitudine estrema consolidata nel tempo, anche se Ranieri è l’unico sopravvissuto della line up originale e la sezione ritmica risulta nuova di zecca.
At The Rest e Megalopalyptic Confine funzionano bene, peccato solo per tutto il tempo perso da questa storica realtà del metal estremo americano: vedremo se questo 7″ sarà l’antipasto di prossime nuove uscite di maggiore portata.

TRACKLIST
SIDE A
At Rest
SIDE B
Megalopalyptic Confine

LINE-UP
Patrick Ranieri – Lead guitar/rhythm guitar/vocals
J.P. Brown – Rhythm guitar
Brian Wilson – Drums
Julian David Guillen – Bass

HELLWITCH – Facebook

Fallen – No Love Is Sorrow

No Love Is Sorrow travalica l’idea dell’ambient come musica di mero sottofondo, rendendola soprattutto appagante per l’ascoltatore, in quanto capace di schiudere ad ogni passaggio sensazioni uditive sempre differenti.

A due anni di distanza dalla prima uscita, Lorenzo Bracaloni ritorna con il suo progetto ambient Fallen.

Come ebbi occasione di scrivere in occasione di un lavoro riuscito come Secrets Of The Moon, il musicista toscano continua a sviluppare quel discorso che, in qualche modo, prendeva le mosse da Hidden Tales And Other Lullabies, uno dei dischi uscito con il monicker The Child Of A Creek; la forma di ambient che ritroviamo in No Love Is Sorrow non differisce nella sostanza da quanto contenuto nel disco precedente, essendo nuovamente ispirata alla lezione della Kosmische Musik degli anni 70 (forse non è un caso se l’etichetta che pubblica l’album, la AOsmosis Record, sia proprio tedesca) ma appare, se possibile, ancor meglio focalizzata.
Da vecchio estimatore di quel genere musicale e, in seguito, delle opere di Brian Eno, specialmente in compagnia del duo Moebius/Roedelius (alias Cluster), non posso non apprezzare ogni singola nota presente in questo lavoro.
Negli ultimi tempi ci stanno giungendo all’attenzione diversi album che confermano quanto sia stata azzeccata la scelta, da parte di MetalEyes, di creare una sezione denominata “altri suoni”, in modo da non precluderci la possibilità di poterci occupare anche di musica che di metal e rock non ha nulla, se non il tratto comune d’essere rivolta ad un’audience piuttosto selezionata.
Quella esibita da Fallen, però, ha una marcia in più e No Love Is Sorrow è degno erede delle opere dei grandi del passato: chi ne dubita ascolti la title track, traccia che, dopo una avvio segnato da una cupa vena elettronica, si apre in un finale dai toni struggenti, oppure la stupenda Shimmering, che sarebbe stata degna di far parte di quel capolavoro semplicemente intitolato Cluster & Eno.
Questo è solo un esempio di quante frecce il musicista abbia nella sua ampia faretra, a garanzia del fatto che questo approccio travalica l’idea dell’ambient come musica di mero sottofondo, rendendola soprattutto appagante per l’ascoltatore, in quanto capace di schiudere ad ogni passaggio sensazioni uditive sempre differenti.
Difficile fare di meglio, davvero, perché No Love Is Sorrow riluce di una bellezza dalle radici antiche che non merita d’essere offuscata da qualsiasi paragone od accostamento, seppure calzante: la sensibilità musicale di Lorenzo Bracaloni si rivela ancora una volta superiore alla media, rendendolo oggi uno degli autori di musica ambient più credibili, non solo nel ristretto ambito nazionale.

Tracklist:
1.Echoes And Sin
2.Eyes Like Windows
3.No Love Is Sorrow
4.Soft Skin, Eternal Verses
5.Shimmering
6.A New Beginning

Deficiency – The Dawn of Consciousness

The Dawn of Consciousness è un album molto ben congegnato e sarebbe un peccato perderlo, specialmente se amate il genere in tutte le sue forme e sfumature, sia tradizionali che moderne.

E’ un periodo di grandi manovre nella scena thrash metal mondiale, il ritorno in auge del genere sta portando entusiasmo ad un movimento che sembrava irrimediabilmente spento, se non per qualche bel disco uscito nei meandri più nascosti dell’underground o per il ritorno sul mercato di una di quella manciata di band storiche, ancora in attività.

Con un bella pacca sulla spalla mandiamo a dormire i detrattori del genere e gli scribacchini che sicuramente saliranno sul carro del vincitore, ma che fino a poco tempo fa non avrebbero scritto una riga su un album come The Dawn of Consciousness, terzo lavoro dei francesi Deficiency.
L’album irrompe sulla scena underground portando una ventata di aria fresca, con una proposta che non dovrebbe lasciare indifferenti i consumatori di musica estrema in questi primi rovinosi anni di questo nuovo millennio.
I Deficiency sono Laurent Gisonna, chitarrista e cantante, perfetto nell’uso della doppia voce che passa (come in tanti gruppi dal sound moderno) dallo scream alle clean vocals, il bassista Vianney Habert affiancato dall’ultimo entrato in formazione, il batterista Thomas Das Neves, mentre la seconda chitarra è lasciata nelle mani di Jérôme Meichelbeck.
The Dawn of Consciousness è stato registrato ai Dome Studio da David Potvin e risulta un lavoro devastante, ben calibrato ed attraversato dalle due anime principali, quella moderna ed in linea con i suoni odierni e quella che guarda alla tradizione: ne esce così un’opera varia che, anche nello stesso brano, passa agevolmente da sfuriate di death/thrash melodico, vicino alle produzioni di Soilwork e Darkane, a momenti in cui l’anima old school prende il sopravvento investendoci con ventate di thrash metal alla Death Angel, qualche accenno ai più pesanti Machine Head, ma con la melodia in evidenza in molte delle tracce dell’album.
Un disco estremo che sa come arrivare al sodo senza perdere l’aspetto melodico, questa è appunto l’arma segreta di un lavoro che, con brani davvero ispirati come l’opener Newborn’s Awakening, Another Fail To Come, la bestiale The Upriser e quel piccolo gioiello strumentale che è And Now Where Else To Go, pone un bel tassello nella propria discografia.
The Dawn of Consciousness è un album molto ben congegnato e sarebbe un peccato perderlo, specialmente se amate il genere in tutte le sue forme e sfumature, sia tradizionali che moderne.

TRACKLIST
1. Newborn’s Awakening
2. Uncharted Waters
3. Another Fail To Come
4. From A Less To A Greater Perfection
5. The Upriser
6. Face The World We Experience
7. Nausera
8. And Now Where Else To Go
9. Post Knowledge Day
10. Fearless Hope

LINE-UP
Laurent Gisonna – Lead Guitar, Vocals
Vianney Habert – Bass guitar
Thomas Das Neves – Drums
Jérôme Meichelbeck – Rhythm Guitar

DEFICIENCY – Facebook

Anewrage – Life Related Symptoms

Il disco è molto melodico senza perdere in potenza, con una produzione che fa risaltare al massimo i suoni precisi e ben composti degli Anewrage.

Nuovo disco per i milanesi Anewrage, fautori di un metal moderno e melodico.

Nati nel 2014, con il loro ottimo debutto Anr sono arrivati ad essere conosciuti oltre i confini patri e hanno suonato con grandi gruppi, facendo sempre una bella figura. La band milanese torna con questo nuovo disco che punta ancora più in alto, per far decollarne definitivamente la carriera. La melodia è ovunque ed imperante in Life Related Symptoms, e guida l’ascoltatore in un disco di metal davvero moderno e più che mai attuale: ascoltandolo ci si trova come sospesi in una piacevole bolla, composta di suoni ruvidi ma dolci, con repentini cambi di tempo, come girarsi nel liquido amniotico. Il disco è molto melodico senza perdere in potenza, con una produzione che fa risaltare al massimo i suoni precisi e ben composti degli Anewrage. Il genere non è ben definito e questo è già un notevole pregio, si scorrazza fra vari stili, ma l’impronta principale è quella degli Anewrage.
Il disco funziona ottimamente e andrà benissimo, specialmente fuori dall’Italia, dove gli ascoltatori sono di mentalità ben più aperta di noi. Nel frattempo, se vi capita, dal vivo meritano molto e date loro una possibilità, perché a breve diventeranno un grosso nome della scena.

TRACKLIST
1. Upside Down
2. My Worst Friend
3. Dancefloor
4. Tomorrow
5. Evolution Circle
6. Floating Man
7. The 21st Century
8. Life Is You
9. Outside
10. All The Way
11. Insight
12. Clockwork Therapy
13. Wolves And Sirens

LINE-UP
Axel Capurro: Vocals/Guitars
Manuel Sanfilippo: Guitars/Backing Vocals
Simone Martin: Bass
Alessandro Ferrarese: Drums/Backing Vocals

ANEWRAGE – Facebook

Inquiring Blood – Morbid Creation

Un album di buon vecchio death metal oscuro e battagliero, ringalluzzito da ritmiche dai potenti innesti groove che lo rendono appetibile ai fans più giovani e abituati alle sonorità estreme del nuovo millennio.

Un album di buon vecchio death metal oscuro e battagliero, ringalluzzito da ritmiche dai potenti innesti groove che lo rendono appetibile ai fans più giovani e abituati alle sonorità estreme del nuovo millennio, e brutalizzato da un growl di stampo brutal in alternanza a quello classico.

Morbid Creation è il secondo lavoro sulla lunga distanza dei tedeschi Inquiring Blood, gruppo attivo da più di dieci anni e con un primo lavoro sulla lunga distanza (oltre ad un demo ed un ep) uscito ormai sei anni fa.
Non male nel suo insieme questo devastante lavoro, improntato per quasi la sua interezza in mid tempo che risultano muri di musica estrema potentissima, con il gioco tra le due voci che si rivela  uno dei punti di forza del sound e fa coppia con l’ottimo lavoro di tutta la parte ritmica, chitarra compresa.
Pochi ed affilati solos rallentano l’avanzata del muro sonoro che travolge e distrugge senza pietà, il gruppo sassone poi, quando decide di accelerare fa davvero male ed il sound si avvicina sempre di più alla sfera più brutale del genere (enormi in questo senso Death And Decay e il massacro sonoro della violentissima Horsekiller).
Una versione modernizzata e brutale dei Bolt Thrower, questo è il modo più semplice per descrivere gli ed il sound presente in Morbid Creation, album da non perdere se siete amanti di queste sonorità.

TRACKLIST
01. Japanese Knife Assassin
02. Hell Commander
03. Death Row
04. Three feet to Carnage
05. Death and Decay
06. Voices
07. Suffocation
08. Horsekiller
09. The Swarm
10. Stabbed by Mirror Shards
11. Nuclear Massacre
12. Faceless

LINE-UP
Lars Robrecht – Bass
Florian Otten – Drums
Marco Gronwald – Guitars
Daniel Siebert – Vocals

INQUIRING BLOOD – Facebook