DIMMU BORGIR

Il video di Gateways, tratto dal DVD/Blue Ray Forces Of The Northern Night, in nsucita a fine aprile (Nuclear Blast).

Il video di Gateways, tratto dal DVD/Blue Ray Forces Of The Northern Night, in nsucita a fine aprile (Nuclear Blast).

Il 28 aprile i sovrani norvegesi del symphonic black metal DIMMU BORGIR pubblicheranno il doppio DVD / BluRay “Forces Of The Northern Night”.
Oggi, la band svela il secondo live clip del loro memorabile show tenutosi a Oslo.

Con »Forces Of The Northern Night«, una vera e propria colonna sonora dell’apocalisse, puoi essere testimone di due differenti live show: il concerto tenutosi a Oslo, che mostra i DIMMU BORGIR sul palco con la Norwegian Radio Orchestra e un coro, e l’intera performance al Wacken Open Air con oltre 100 musicisti. Questi grandiosi rituali segnano l’inizio dell’epico ritorno della band previsto per il 2017.

In caso ti fossi perso gli ultimi clip dei DIMMU BORGIR, puoi trovarli ai seguenti link:

‘Mourning Palace (live at Wacken)’: https://youtu.be/Cg6n3ZhKwt4
Trailer 1: https://www.youtube.com/watch?v=Dflre4AOhAU&feature=youtu.be
Trailer 2: https://www.youtube.com/watch?v=JA3zNBNPZsA&feature=youtu.be

Ordina la copia fisica di »Forces Of The Northern Night« qui:
http://nblast.de/DimmuBorgirFOTNNNB

Chi pre-ordina in digitale riceverà immediatamente il download di ‘Mourning Palace (live in Oslo)’:

http://nblast.de/DIMMUBORGIRDigital

Quest’autentica combinazione di eleganza e stravaganza ha rappresentato per i fan una naturale evoluzione, ma sono stati necessari tempo, arrangiamenti e impegno per trasformare in realtà questa gigantesca produzione e offrire ogni sera 90 strabilianti minuti di set.

I concerti ripercorrono i classici della discografia del gruppo, da ‘Mourning Palace’ a ‘Puritania’, passando per ‘Gateways’… I norvegesi DIMMU BORGIR sanno come lasciarsi alle spalle nient’altro che le ceneri.

Thunder and Lightning – The Ages Will Turn

The Ages Will Turn è un ottimo lavoro, assolutamente consigliato in particolare ai fans di Iced Earth e Blind Guardian, da parte di una band da rivalutare e conoscere più a fondo.

Superata la decina d’anni di attività, tornano sul mercato i berlinesi Thunder And Lightning con il quarto full length della loro carriera, iniziata nel 2004 e che vede, oltre ai primi due demo ed un ep, tre album usciti tra il 2008 e il 2013 (Purity, Dimension e In Charge of the Scythe).

Il genere proposto è un power metal melodico con qualche ottimo spunto heavy, oscuro e drammatico e pregno di mid tempo e cavalcate che nel loro già sentito rivelano una buona attitudine da parte di un gruppo che, pur se nato nel cuore dell’Europa, non mancano di inserire nel sound atmosfere metalliche statunitensi.
Prodotto dal chitarrista Marc Wüstenhagen, The Ages Will Turn vive di questo connubio tra le due scuole classiche e ne esce un buon lavoro che unisce l’aggressività tutta europea con le atmosfere e le sfumature del classico metal americano.
Così, dopo l’intro The Ravaging Overture, l’album entra subito nel vivo con Welcome To The Darkside, ottimo inizio e classica power metal song, anche se l’impronta melanconica e tragica si sente già dalle prime note.
Silent Watcher e Black Eyed Child continuano a dispensare power metal di ottima fattura e si comincia a sentire la forte ispirazione Iced Earth che il gruppo si porta dietro, sia nelle soluzioni melodiche che nei chorus.
E Columbia conferma le influenze della band berlinese, con un brano perfettamente in bilico tra la band di Jon Schaffer ed i Blind Guardian, mentre nella più potente One Blood compare come ospite alla sei corde Máté Bodor (Alestorm, Wisdom).
La title track continua a dispensare metallo oscuro e si arriva alla conclusiva Mary Celeste, brano dove troviamo il secondo ospite, Der Schulz degli Unzucht, ad accompagnare l’ottimo singer Norman Dittmar, per il brano top dell’album, splendidamente teatrale, sorretto da un chorus oscuro ed epico ed attraversato da una vena statunitense tra Iced Earth, Savatage e Metal Church.
The Ages Will Turn è un ottimo lavoro, assolutamente consigliato in particolare ai fans di Iced Earth e Blind Guardian, da parte di una band da rivalutare e conoscere più a fondo.

TRACKLIST

1.The Ravaging Overture
2.Welcome to the Darkside
3.Silent Watcher
4.Black Eyed Child
5.Eternally Awake
6.Columbia
7.One Blood
8.The Ages Will Turn
9.Hysteria
10.Mary Celeste

LINE-UP

Robert Rath – Bass
Steve Mittag – Drums
Benjamin Dämmrich – Guitars
Marc Wüstenhagen – Guitars, Vocals
Norman Dittmar – Vocals

THUNDER AND LIGHTNING – Facebook

Full Leather Jackets – Forgiveness Sould Out

Si respira aria old school nell’album o, quanto meno, la tradizione ha la sua importanza così come la voglia rabbiosa di suonare metal, fatto bene ma con pochi fronzoli e tanta sostanza.

Una bomba questo Forgiveness Sold Out, debutto dei veneti Full Leather Jackets, che colpiscono il bersaglio con un concentrato di hard & heavy tripallico irrobustito da veloci ripartenze thrash metal, il tutto eseguito con ottima perizia tecnica e un impatto roccioso venato da atmosfere che a tratti si fanno gloriosamente epiche.

Si respira aria old school nell’album o, quanto meno, la tradizione ha la sua importanza così come la voglia rabbiosa di suonare metal, fatto bene ma con pochi fronzoli e tanta sostanza.
Ed in effetti Forgiveness Sold Out è composto da nove schiaffi metallici, tra mid tempo potentissimi come la spettacolare Steel Pirates, brani che bombardano con una serie infinita di riff scolpiti nelle tavole della legge del metal e valorizzate da un cantante, Giovanni Svaluto, con la personalità di un veterano, potente, teatrale ed epico, in poche parole un guerriero metallico.
Lo accompagnano in questa avventura targata Full Leather Jackets, Ivan Tabacchi (chitarra), Giovanni Stefani (basso) e Matteo Panciera (batteria), formando un quartetto di devastatori di padiglioni auricolari a colpi di hard rock, heavy metal e thrash.
Il bello del sound forgiato dal quartetto sta nel mantenere i piedi ben saldi nel metal classico con i riferimenti che vanno dai Judas Priest agli Iron Maiden, dai Metallica (specialmente nella ballad No Way Out), senza rinunciare ad un tocco moderno, tradotto in groove da parte di una sezione ritmica solida come l’acciaio, che dà all’album quel pizzico di originalità che ne fa un gioiellino.
Russian Roulette, Murder In The First e White Robes concludono l’album con una ventina di minuti esaltanti che hanno nel thrash alla Testament della seconda l’apice distruttivo di Forgiveness Sould Out.
Se volete della musica che vi carichi prima di andare a procurar battaglia, quest’album dei Full Leather Jackets è sicuramente una potentissima botta d’adrenalina, provare per credere.

TRACKLIST
1.Purple Mud
2.Son of Morning Star
3.The Outcast
4.Steel Pirates
5.Mr Revenge
6.No Way Out
7.Russian Roulette
8.Murder in the First
9.White Robes

LINE-UP
Giovanni Svaluto – Guitar, Vocal
Ivan Tabacchi – Guitars
Giovanni Stefani – Bass
Matteo Panciera – Drums

FULL LEATHER JACKETS – Facebook

Davide Laugelli – Soundtrack of a Nightmare

L’esperimento di Davide Laugelli è senz’altro convincente, nonostante il bassista scenda su un terreno normalmente non battuto, a dimostrazione di una preparazione inattaccabile ed anche di una certa ispirazione, sfuggendo agli stucchevoli tecnicismi che spesso ammorbano gli album strumentali.

Davide Laugelli è un musicista dal curriculum  piuttosto ricco in ambito metal, facendo parte attualmente dei Disease Illusion e degli Heller Schein ed avendo ricoperto nel recente passato il ruolo di bassista on stage al servizio degli storici Electrocution, senza contare la passata militanza in altre band e svariate collaborazioni.

Soundtrack of a Nightmare esula formalmente da tutto questo, trattandosi di un primo esperimento di musica interamente strumentale eseguita utilizzando due bassi (uno tradizionale ed uno fretless, suonati ovviamente da Laugelli),  synth (a cura di Fausto De Bellis) e batteria (Michele Panepinto): l’intenzione del musicista bergamasco (ma da tempo di stanza a Bologna) è quello insito nel titolo dell’ep, ovvero la creazione di una sorta di colonna sonora per gli incubi che, sovente, rendono piuttosto agitate le notti di ognuno.
Anche se il lavoro mostra aspetti per lo più imprevedibili, non sorprende la prima traccia visto che la Johannes Brahms Op.49 n. 4 altro non è che la ninna nanna per antonomasia, rivista con un certo gusto e senza stravolgerne l’essenza; il breve intermezzo onirico La Nave di Pietra introduce una più movimentata A Night At Stonehenge, nella quale si apprezza il lavoro dei musicisti che si snoda su coordinate progressive anche se non nell’accezione più comune del genere.
Hell With You è un altro brano piuttosto breve, nel quale il basso di Laugelli si fa minaccioso ed ossessivo, mentre Climbing The Wrong Mountain, con il suo andamento potrebbe rievocare quelle affannose rincorse a cui la nostra mente ci costringe mentre il corpo solo apparentemente riposa: anche qui va segnalato un lavoro strumentale di prim’ordine, prima che il trillo di una sveglia ci sottragga all’incubo per riportarci alla realtà, non necessariamente più rassicurante di quella elaborata dalla psiche durante il sonno.
L’esperimento di Davide Laugelli è senz’altro convincente, nonostante il bassista scenda su un terreno normalmente non battuto, a dimostrazione di una preparazione inattaccabile ed anche di una certa ispirazione, sfuggendo agli stucchevoli tecnicismi che spesso ammorbano gli album strumentali, e riuscendo infine a tenere fede alla dichiarazione d’intenti contenuta nel titolo dell’ep, grazie ad un sound cangiante che alterna passaggi più nervosi ad altri più rarefatti e vicini all’ambient.
La breve durata ne aiuta senz’altro l’assimilazione, ma l’ascolto di Soundtrack of a Nightmare offre la ragionevole certezza che Davide sia in grado, in futuro, di replicare quanto fatto in quest’occasione anche su un eventuale lavoro su lunga distanza.

Tracklist:
1. Johannes Brahms Op. 49 n. 4 (insane version)
2. La nave di pietra
3. A night at Stonehenge
4. Hell with you
5. Climbing the wrong mountain

Line up:
Davide Laugelli: bass
Michele Panepinto: drums
Fausto de Bellis: synth

DAVIDE LAUGELLI – Facebook

Obituary – Obituary

Con questo nuovo ed omonimo album gli Obituary tornano al sound che ha reso famose opere come The End Complete e World Demise, apici della discografia del gruppo e manifesti del death metal statunitense.

Il death metal è tornato a colpire, prima nell’underground con il ritorno in auge dei suoni old school, poi con i nuovi lavori dei gruppi storici, di nuovo sul campo di battaglia, spronati e convinti a fare ancora una volta la voce grossa nel genere estremo per eccellenza.

Tra i molti ritorni in questo ultimo periodo si aggiunge quello degli Obituary, nome leggendario del sound made in Florida e creatura estrema dei fratelli Tardy: la loro importanza nella lunga storia del genere è talmente palese da risultare un eufemismo, anche se dopo il periodo d’oro tra il 1989 (anno di uscita del debutto Slowly We Rot) ed il 1997 (quello di Back From The Dead), il gruppo ha avuto un calo fisiologico e gli album usciti negli anni 2000 hanno mantenuto una qualità elevata ma non alla’altezza dei capolavori risalenti nel decennio precedente.
Ed infatti la band americana è diventata una sorta di icona live, il classico gruppo storico che si trasforma in una macchina da guerra sul versante live (dove ovviamente non mancano i brani dei primi album) ma meno convincente nelle prove in studio anche se sempre una spanna sopra alla media.
Con questo nuovo ed omonimo album gli Obituary tornano però al sound che ha reso famose opere come The End Complete e World Demise, apici della discografia del gruppo e manifesti del death metal statunitense.
Che sia un pregio o un difetto dipende da come la si vuol guardare, perché Obituary è un opera estrema che si rivolge al passato per tornare ai fasti che competono al gruppo: John Tardy canta come una belva ferita, rabbioso come una volta, i brani sono muri di suono estremo, cadenzate marce metalliche dove si torna a solos che squarciano cieli oscuri o martellanti episodi in cui il groove incalza a livello ritmico, rendendo avvincente la mezz’ora abbondante di musica che questi signori del death metal ci hanno inaspettatamente donato.
L’opener Brave è più di quanto violento e veloce il gruppo floridiano possa suonare nel 2017, poi si abbandona la velocità per la potenza ed il groove che in Turned To Stone diventa mortale.
Un album classico che di più non si può, con Lessons In Vengeance, End It Now e Ten Thousand Ways To Die a rinverdire i fasti dei capolavori citati non a caso.

TRACKLIST
1.Brave
2.Sentence Day
3.A Lesson in Vengeance
4.End It Now
5.Kneel Before Me
6.It Lives
7.Betrayed
8.Turned to Stone
9.Straight to Hell
10.Ten Thousand Ways to Die
11.No Hope

LINE-UP
Donald Tardy – Drums
Trevor Peres – Guitars (rhythm)
John Tardy – Vocals
Terry Butler – Bass
Kenny Andrews – Guitars (lead)

http://www.facebook.com/ObituaryBand