MaG METAL FESTIVAL 2017

MaG METAL FESTIVAL 2017

Un FESTIVAL METAL a GENOVA non è una cosa da tutti i giorni e dobbiamo dare merito alla associazione PRESENTE FUTURO, con la collaborazione della Cornucopia Agency e della BLACK WIDOW RECORDS, se questo evento è oggi una realtà che speriamo vada avanti nel tempo.
Dunque il 13 MAGGIO al TEATRO CARIGNANO suoneranno alcune band di eccellente levatura tecnica e spettacolare, oltre che di livello internazionale come i mitici THE BLACK, con il loro Metal Mentis unico nel suo genere ed i rinnovati savonesi VANEXA, che tanto bene stanno facendo parlare nel mondo con l’ ultimo bellissimo album “Too Heavy to Fly”, assieme agli ARCANA 13 una delle più belle rivelazioni in ambiti dark metal con i loro riferimenti gotici, BELLATHRIX,  band di Genova dal sound tipicamente heavy anni 80 formata da tre ragazzacce e due ragazzi, tutti elementi ben conosciuti in questi ambiti ed i DAMNATION GALLERY, una nuova realtà dell’heavy metal genovese con la vocalista Scarlet capace di dominare il palco come una vampira.
Proprio l’associazione PRESENTE FUTURO ha voluto offrire questo spettacolo a tutti i metallari e fans della musica heavy, ad un prezzo favorevolissimo di soli 10 € sperando che la proposta sia gradita a riscuota un buon successo.
La qualità della band è notevole, lo spettacolo è assicurato quindi non mancate di partecipare a questo evento che potrebbe segnare l’inizio di una serie di festival nella nostra città che ha voglia e bisogno di buona musica e di divertimento.

Inizio previsto per le ore 18.
Prezzo 10 €

Teatro Carignano
Viale Villa Glori – 16128 – Genova
+39 010 5702348

Black Widow Records
Tel.010 2461708
Tel.010 2544500

LIV SIN

Il video di Let me Out, tratto dall’album Follow Me, in uscita a fine aprile (Despotz Records).

Il video di Let me Out, tratto dall’album Follow Me, in uscita a fine aprile (Despotz Records).

L’ex cantante dei SISTER SIN Liv “Sin” Jagrell pubblicherà il suo debutto solista “Follow Me” il 28 aprile su Despotz Records. Il disco è stato prodotto dal bassista di U.D.O. Fitty Wienhold e da Stefan Kaufmann (ex ACCEPT, U.D.O.).

“Follow Me” contiene anche una cover del classico dei FIGHT “Immortal Sin”, presente sul debutto del 1993 della band di Rob Halford, “War Of Words”. Nella versione di Liv troviamo, in qualità di ospite, il frontman dei THE 69 EYES’ Jyrki 69 (https://youtu.be/8bUBDA_xlR8).

La canzone “Killing Ourselves To Live” (https://youtu.be/ch3-LzWbVOg) vede invece la partecipazione del frontman dei Destruction, Schmier.

In tredici anni di carriera i SISTER SIN hanno venduto migliaia di album e suonato in tutto il mondo con band come SLAYER e KING DIAMOND nel Rockstar Energy Drink Mayhem Festival, e hanno partecipato al tour di Revolver magazine “Hottest Chicks In Metal”. I SISTER SIN si sono guadagnati una solida fan base grazie al loro hard rock aggressivo ma al tempo stesso melodico. Quando i SISTER SIN si sono sciolti alla fine del 2015, Liv sapeva di avere ancora molto da dare ai suoi fan. La sua nuova musica mette in luce quanto Liv sappia essere potente, sexy e carica d’attitudine.

“Follow Me” tracklist:

01. The Fall
02. Hypocrite
03. Let Me Out
04. Black Souls
05. Godless Utopia
06. Endless Roads
07. Killing Ourself To Live
08. I’m Your Sin
09. Emperor Of Chaos
10. Immortal Sin (FIGHT cover)
11. The Beast Inside

Conjonctive – In The Mouth Of The Devil

Una sorpresa questi ragazzi svizzeri, il loro album è davvero una bordata estrema come pochi nel genere e vale la pena dargli un ascolto.

Tra le montagne di una Svizzera cupa e grigia, fuori dalle stagioni turistiche, vi è una casa che il demonio ha ordinato alle sue truppe di conquistare, attraverso l’anima di chi la abita.

In un giorno uggioso e deprimente il vecchio sacerdote si avvicina all’uscio di quella che ormai è la dimora di Satana, armato della sua borsa e di una fede messa continuamente alla prova da un mondo dove gli eserciti del maligno dominano sulle forze del bene.
Nel momento in cui la vecchia nonna, segnata dagli ultimi terribili avvenimenti, lo accoglie nella casa, quello che succede è descritto in musica dal death/black core dei Conjonctive e del loro devastante secondo lavoro, In The Mouth Of The Devil.
Un esorcismo, una battaglia contro il demonio a colpi di un metal estremo terribilmente coinvolgente, al limite del brutal death, dall’attitudine black e dalle mazzate core di una potenza fuori controllo.
In The Mouth Of The Devil segue di quattro anni il primo album e per chi immagina un disco core, pregno di quei cliché commercialmente utili, ma qualitativamente sterili, ha sbagliato gruppo e disco.
Qui siamo al cospetto del maligno, dunque non c’è la minima apertura melodica, solo un’aggressione senza limiti, una barbarie in musica che si evince dal devastante uso della doppia voce di Sonia e Randy, demoni possessori della giovane donzella abitante nella vecchia casa, che sollecitati dai riti dell’esorcista, sputano blasfemie e rabbia, in un’orgia di violenza che si fa soffocante e pressante ed ogni istante.
Non è detto sapere chi la spunterà, sappiate solo che lo scontro è violentissimo e le forze del male non mollano di un centimetro sotto le benedizioni del prete, ormai allo stremo, attaccato senza tregua da belligeranti e potentissime bordate come Falling In The Mouth Of The Devil, The Cult Of The Shining Planet e Hills Of Abomination.
Una sorpresa questi ragazzi svizzeri, il loro album è davvero una bordata estrema come pochi nel genere e vale la pena dargli un ascolto.

TRACKLIST
01. Purgatory
02. You’re Next
03. Falling in the Mouth of the Devil
04. Down into the Abyss
05. Let Blow the Grim Wind
06. The Cult of the Shining Planet
07. Burn Your Eyes
08. Hills of Abomination
09. Defeat the Red Sun
10. Constellations & Black Holes

LINE-UP
Sonia – Vocals
Randy – Vocals
Raph – Guitars
Yannick – Guitars
Erwin – Bass
Manu – Drums

CONJONCTIVE – Facebook

Anèma – After The Sea

Piace l’importanza che gli Anèma danno all’insieme piuttosto che alla tecnica individuale: After The Sea convince e ci consegna una band che di certo non mancherà di regalare ulteriori soddisfazioni.

Progressive rock e metal dagli anni settanta ai giorni nostri: in After The Sea troviamo gli elementi che caratterizzano i due generi figli della stessa madre, una dea progressiva che aggiunge a tratti altri elementi per cercare di nobilitare il più possibile la musica di questi suoi giovani adepti, i siciliani Anèma .

Nato un paio di anni fa come cover band dei gruppi storici degli anni settanta, ma con un ampio raggio di ispirazioni ed influenze che arrivano fino ai nostri giorni, il quartetto siracusano debutta su Sliptrick con After The Sea, un viaggio tra le coste bagnate dal Mar Mediterraneo dove, ogni giorno, sbarcano centinaia di uomini in fuga dal loro paese con la chimera di un futuro migliore, sogno che svanisce all’arrivo sulle coste italiche, oppure tra le onde di un mare che non fa sconti.
Da qui il viaggio musicale della band ha inizio, tra sonorità che si rifanno al periodo settantiano, attimi di grinta metal progressiva ed atmosfere di ariose armonie di musica mediterranea.
After The Sea ha il pregio di non osare troppo, sia per durata (che risulta ridotta per le abitudini del genere) che per tecnica, andando subito al cuore dei brani che rimangono molto vari e mai banali nel loro approfondire una materia difficile come il progressive.
Personalmente trovo la musica del gruppo splendida quando non forza sulla parte metal, trovando sfogo piuttosto in parti ariose, al limite della fusion in alcuni attimi, ma legate al progressive rock degli ultimi anni.
Ed infatti ritengo brani come She o Some Fires molto vicini alla musica di Umberto Pagnini e dei suoi Active Heed, mentre quando il suono si indurisce la musica del gruppo acquista in energia ma perde in magia, tornando a livelli più normali ed in linea con il classico prog metal (This Place Needs Revolution).
Piace l’importanza che gli Anèma danno all’insieme piuttosto che alla tecnica individuale: After The Sea convince e ci consegna una band che di certo non mancherà di regalare ulteriori soddisfazioni. Buona la prima, dunque.

TRACKLIST
1.Intro
2.After The Sea
3.She
4.Free Forever
5.Some Fires
6.Let The Sky In The Mainland
7.Song For Nothing
8.This Place Needs Revolution
9.Outro

LINE-UP
Salvo Crucitti – Drums
Dario Giannì – Bass
Lorenzo Giannì – Guitars
Baco Dì Silenzio – Vocals

ANEMA – Facebook

Heading West – What We’re Made Of …

Gli Heading West riescono a creare un giusto connubio fra la melodia, la velocità e le dinamiche del metal moderno.

Gli Heading West sono un giovane gruppo diviso in ordine sparso in Emilia Romagna, che riesce a fare un’ottima miscela di metalcore, hardcore melodico e metal moderno. Il tutto è molto orecchiabile e melodico, prodotto bene e piace.

Ai tempi della mia gioventù mi ci sarei perso in un disco così, e la cosa bella è che ora c’è un disco così. O meglio, un ep così, perché questo esordio è sulla corta distanza, ma è molto incisivo e colpisce dritto al bersaglio. I ragazzi viaggiano bene, hanno ben chiaro dove andare e lo dimostrano con un disco che è una chiara dichiarazione di intenti. Gli Heading West hanno voglia di esportare un suono che è certamente molto legato alle sonorità a stelle e strisce, ma lo fanno in una maniera molto personale e con melodie difficilmente rintracciabili oltreoceano, o meglio riescono a creare un giusto connubio fra la melodia, la velocità e le dinamiche del metal moderno. Questo ep mostra che, credendo nella propria musica, si possa fare un bel disco, piacevole e anche commerciale ma al punto giusto. Soprattutto questi ragazzi non fanno proprie tutte le mie elucubrazioni. Gli Heading West vanno veloci e belli compatti, passano sopra le nostre casse lasciando un odore molto piacevole di gioventù e belle speranze, ed è bello anche il momento in sé, senza tanti se e tanti ma.

TRACKLIST
1.Payback
2.Deep Waters (feat. Nicola Roccati of The End At The Beginning)
3.Struck
4.Purple Teeth
5.S.O.Y.F.A.S.H.

LINE-UP
Davide Guberti – vocals
Alessandro Frank Cotti – guitar / back vocals
Riccardo Savani – guitar
Francesco Gariboldi – bass / back vocals
Francesco Neri – drums

HEADING WEST – Facebook

Axel Rudi Pell – The Ballads V

Si può discutere all’infinito sull’utilità di opere del genere, ma è indubbio che la qualità altissima della musica prodotta mette in secondo piano le critiche di chi pretende l’originalità a tutti i costi.

Per molti sono sempre state un riempitivo, per altri uno scotto da pagare in album dove smorzavano la tensione metallica, ma in tanti continuano ad amarle perché, in fondo, anche i metallari hanno un cuore e lacrime da spendere.

Stiamo parlando delle ballads, croce e delizia dei gruppi metal, da sempre suonate nei generi classici, dall’heavy, al power, fino al thrash.
Le luci si accendono ancora una volta per la band di Axel Rudi Pell, uno dei massimi esponenti delle super ballatone, arrivato con The Ballads V alla quinta raccolta di lenti dalle epiche o drammatiche atmosfere, pregne di quell’orgoglio metallico su cui si sono costruiti successi, ma anche rovinose cadute.
A prescindere da quanto possa piacere un’opera di questo tipo, bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare, ed allora è innegabile come anche questa ennesima collezione si avvalga di di brani bellissimi, dalle melodie che conquistano anime e spaccano cuori, suonate da un gruppo di musicisti che, nel genere, non sono certo secondi a nessuno.
Come d’abitudine Pell ci regala due inediti, la prima una perla di canzone (l’opener Love’s Holding On) con Bonnie Tayler splendida ospite a duettare con un Gioeli stratosferico e, ad anticipare la magnifica cover di Hey Hey My My di Neil Young, On The Edge Of Our Time vede la chitarra duettare con un Gioeli che sprizza epicità da tutti i pori, mentre il resto del gruppo asseconda la vena dei due protagonisti.
Circle Of The Oath, full length uscito nel 2012, è ottimamente rappresentato dalla superba Lived Our Lives Before, mentre When Truth Hurts, dal buon Into The Storm licenziato dal gruppo un paio di anni dopo, continua a dispensare emozionanti armonie chitarristiche su un tappeto di eroico ed elegante metal.
Certo, il trend di un lavoro come questo non cambia per tutta la sua durata, e le due tracce live lasciate a conclusione di un’opera mastodontica (si va oltre i settanta minuti) sono da considerare altre due chicche.
Si parla infatti di The Line, dal capolavoro The Masquerade Ball, e la sempre spettacolare Mistreated, enorme brano di casa Deep Purple era Coverdale con al microfono Doogie White, tratto dal concerto per il 25° anniversario della band in quel di Balingen nel 2014.
Si può discutere all’infinito sull’utilità di opere del genere, ma è indubbio che la qualità altissima della musica prodotta mette in secondo piano le critiche di chi pretende l’originalità a tutti i costi.

TRACKLIST
01. Love’s Holding On (new song feat. Bonnie Tyler)
02. I See Fire (new cover version, Ed Sheeran song)
03. On The Edge Of Our Time (new song)
04. Hey Hey My My
05. Lived Our Lives Before
06. When Truth Hurts
07. Forever Free
08. Lost In Love
09. The Line (live)
10. Mistreated (live)

LINE-UP
Johnny Gioeli – Lead and Backing Vocals
Axel Rudi Pell – Lead, Rhythm and Acoustic Guitars
Ferdy Doernberg – Keyboards
Volker Krawczak – Bass
Bobby Rondinelli – Drums

AXEL RUDI PELL – Facebook