Kaledon – Carnagus: Emperor Of The Darkness

Carnagus: Emperor Of The Darkness è un’opera dal taglio internazionale, in grado di non sfigurare rispetto ai prodotti stranieri, frutto di uno stivale ormai all’altezza della situazione in tutti i generi, anche grazie a band che negli anni hanno continuato a produrre musica con talento e passione e tra le quali i Kaledon sono una delle più accreditate

I romani Kaledon si possono considerare uno dei gruppi cardine dell’epic power made in Italy, essendo nati sul finire degli anni novanta ed entrati alla grande nel nuovo millennio con una serie di album dalle ovvie tematiche fantasy che hanno portato al gruppo un buon seguito, specialmente da parte di chi segue il genere ed non si accontenta (parlando di Italia) dei più famosi Rhapsody.

Con una discografia colma di buoni lavori, la band romana risulta una tra le più prolifiche, arrivando al traguardo della doppia cifra con questo nuovo album: dall’ultimo lavoro intitolato Antillius : The King Of The Light ed uscito tre anni fa, c’è da annotare l’entrata in formazione del bravissimo cantante degli Overtures Michele Guaitoli e del batterista Manuele Di Ascenzo (ex-Secret Rule), oltre al cambio di etichetta (dalla Scarlet alla Sleaszy Rider) e l’ausilio di Simone Mularoni per quanto riguarda masterizzazione e mixing in quel dei Domination Studios.
Al resto ci pensano i Kaledon, un gruppo consolidato e che dopo quasi vent’anni sulla scena è consapevole di non dover dimostrare niente a nessuno, andando per la sua strada fatta di epico metallo che rimane sempre a metà strada tra quello a tratti pacchiano dei Rhapsody e quello potente e devastante delle orde germaniche che conquistarono i fans nella seconda metà degli anni novanta.
Carnagus: Emperor Of The Darkness è un’opera dal taglio internazionale, in grado di non sfigurare rispetto ai prodotti stranieri, frutto di uno stivale ormai all’altezza della situazione in tutti i generi, anche grazie a band che negli anni hanno continuato a produrre musica con talento e passione e tra le quali i Kaledon sono una delle più accreditate, almeno per il genere suonato.
Nell’album c’è, essenzialmente, grande power metal, fiero, epico, melodico e roboante, e lasciatemi dire che le prove dei nuovi arrivati, una manciata di brani davvero intensi e devastanti (The Beginning Of The Night, The Evil Witch, The Two Bailouts e la bellissima e conclusiva The End Of The Undead) e il songwriting di alto livello, fanno di Carnagus un album imperdibile per tutti i defenders dalle spade affilate e dagli scudi luccicanti.
Giudicate quello che la band ha saputo realizzare a prescindere dal genere, ed avrete tra le mani e nelle orecchie un grande album metal; il resto sono chiacchiere, qui parla la musica.

TRACKLIST
1.Tenebrae Venture Sunt
2.The Beginning of the Night
3.Eyes Without Life
4.The Evil Witch
5.Dark Reality
6.The Two Bailouts
7.Trapped on the Throne
8.Telepathic Messages
9.Evil Beheaded
10.The End of the Undead

LINE-UP
Alex Mele – Guitars (lead)
Michele Guaitoli – Vocals (lead)
Tommy Nemesio – Guitars (rhythm)
Paolo Campitelli – Keyboards
Paolo Lezziroli – Bass
Manuele Di Ascenzo – Drums

KALEDON – Facebook

THE STEEL

Il video di The Walking Dead, tratto dall’album The Evolution Of Love dei napoletani The Steel – exWizard (Perris Records).

Per i fans di Rush, The Winery Dogs, Led Zeppelin, Gotthard & Richie Kotzen.
Perris Records è orgogliosa di annunciare l’uscita in CD della hard rock/heavy metal band italiana THE STEEL.
The Evolution of Love contiene undici tracce da studio registrate in puro stile rock & metal.
THE STEEL, precedentemente conosciuti come WIZARD, hanno realizzato 4 demo (“We Can Do It” 1988, “Shiver And Shake” 1990, “Carved The Rock” 2010 and “Straight To The Unknown” 2014) ed hanno anche partecipato con loro brani alle compilation “Surgery Of Power” nel 1989 and “Rocka In Musica” nel 2012.

The Evolution of Love è disponibile sul catalogo Perris a questo link:

http://www.perrisrecords.com/new_releases/the_steel___the_evolution_of_love/

WIND ROSE

Il lyric video del brano “The Wolves’ Call”, tratto dall’album “Stonehymn”, in uscitail 26 maggio (Inner Wound Recordings).

La folk/power metal band WIND ROSE ha realizzato un lyric video per il brano “The Wolves’ Call” tratto dal loro nuovo album “Stonehymn”, che sarà pubblicato il 26 maggio in Europa e Nord America tramite Inner Wound Recordings.

Dopo essere stati in tour con band come Wintersun, Eluveitie ed Ensiferum, e con due album di successo all’attivo, i WIND ROSE sono pronti per elevare ancora il loro livello con l’uscita del terzo album “Stonehymn”, un lavoro contraddistinto da un power metal epico, potente e dalla forte ispirazione folk per la quale la band è conosciuta.

“Stonehymn” è stato mixato e masterizzato da Simone Mularoni [DGM, Ancient Bards, Secret Sphere], mentre l’artwork è stato creato da Jan Yrlund [Apocalyptica, Korpiklaani, Tyr].

“Stonehymn” track listing

01. Distant Battlefields
02. Dance of Fire
03. Under the Stone
04. To Erebor
05. The Returning Race
06. The Animist
07. The Wolves’ Call
08. Fallen Timbers
09. The Eyes of the Mountain

WIND ROSE sono confermati al Masters of Rock 2017, che si terrà a Vizovice [CZ] tra il 13 ed il 16 luglio. ALtre band presenti al festival saranno Sabaton, Running Wild, Kreator, Edguy, Epica and moltre altre.

Website: http://www.windroseofficial.com
Facebook: http://www.facebook.com/windroseofficial

Inner Wound Recordings online
Website: http://www.innerwound.com
Facebook: http://www.facebook.com/innerwoundrecordings

Wingless – The Blaze Within

Alternative metal poco incline alla commercialità e molto ben costruito, con violenza e rabbia incanalata in un sound che non dimentica un tocco cool nell’uso delle due voci (estrema e pulita) ma con un tocco di personalità.

Quello degli Wingless è alternative metal poco incline alla commercialità e molto ben costruito, con violenza e rabbia incanalata in un sound che non dimentica un tocco cool nell’uso delle due voci (estrema e pulita) ma con un tocco di personalità.

Il trio in questione proviene da Cracovia, in Polonia, è al secondo album dopo il debutto del 2014, intitolato Hatred Is Purity, e licenzia qualche mese fa The Blaze Within un massiccio pezzo di granito modern metal o alternative (come preferite), dosando violenza e melodia con quest’ultima usata con maturità e senza nessuna ruffianeria.
Non sono certo gli Wingless un gruppo con velleità commerciali vietate ai maggiori di diciotto anni, ed infatti Olaf Różański (voce), Grzegorz Luzar (chitarra e basso) e Paweł Solon (percussioni), scelgono la strada del metal moderno da strada (se mi concedete il termine), le cui influenze sono individuabili tra i gruppi degli anni novanta, con parti melodiche e ritmiche che si fanno ricercate e tooliane, mentre la violenza trae linfa dai solchi delle opere dei Prong e dei Ministry attraversati dal trip alternative di Psalm 69.
E in effetti, con il passare degli ascolti, The Blaze Within lascia ottime sensazioni e attimi intensi di musica intimista e drammatica, mentre l’altalena tra la parte più rabbiosa e quella melodica intensifica l’emozionante cambio di umori e sensazioni che brani come la title track, Victory Hotel o Descend lasciano nell’ascoltatore.
Un album che cresce con gli ascolti e con i minuti, lasciando il meglio di sé alla fine dove la già citata Descend si candida ad apice emotivo di un lavoro davvero bello ed interessante.

TRACKLIST
1.Non serviam
2.A blaze within
3.Great shineless brightness
4.Unheard sublime
5.Victory Hotel
6.Reap what you have sown
7.The hours of my rest
8.Descend
9.Jerk me off

LINE-UP
OLAF RÓŻAŃSKI – vocals
GRZEGORZ LUZAR – guitars, bass
PAWEŁ SOLON – drums

WINGLESS – Facebook

DESCRIZIONE SEO / RIASSUNTO

Dimonra – Violent Paranoia

Prodotto benissimo e curato in ogni dettaglio, Violent Paranoia in appena tre tracce convince e ci consegna un gruppo pronto per un full length in grado di fare proseliti, visto l’enorme potenziale in mano a questi quattro giovani musicisti milanesi.

Quando si suona un certo tipo di rock/metal, la caratteristica fondamentale è l’appeal che i brani trasmettono all’ascoltatore, tradotto in una ruffianeria che riesca ad ammaliare senza perdere un grammo in intensità (d’altronde si parla pur sempre di musica dura).

Questa premessa risulta obbligatoria per presentare il secondo ep dei Dimonra, giovane gruppo milanese formatosi lo scorso anno e con appunto all’attivo un altro ep, Evil.
Violent Paranoia si compone di tre brani che uniscono in un solo sound alternative metal, dark rock ed elettronica, oltre ad una predisposizione per ritmiche funky che danno un tocco originale ed assolutamente irresistibile alla musica del gruppo, specialmente nella notevole Flash Mob.
La title track e Sick? alternano potente metallo moderno ad atmosfere dark wave, in un contesto moderno e, come detto, ricco di melodie vincenti, grazie anche alla voce ipnotizzante e particolare della vocalist Memori.
Il basso di XV pulsa come sangue impazzito nelle vene, mentre riff metallici (Hale) e bordate spacca pelli (Chance) ribadiscono la vena metallica dei Dimonra.
Prodotto benissimo e curato in ogni dettaglio, Violent Paranoia in appena tre tracce convince e ci consegna un gruppo pronto per un full length in grado di fare proseliti, visto l’enorme potenziale in mano a questi quattro giovani musicisti milanesi.

TRACKLIST
1.Violent Paranoia
2.Flash Mob
3.Sick?

LINE-UP
Memori – Vocals
Hale – Guitars
XV – Bass, Programming
Chance – Drums

DIMONRA – Facebook

Vermilion Whiskey – Spirit Of Tradition

Spirit Of Tradition è quanto di più vero troverete ascoltando southern metal, d’altronde i Vermilion Whiskey provengono dalla Louisiana, terra di coccodrilli, whiskey e southern blues.

Prendete cinque metallari della Louisiana, precisamente da Lafayette, date loro da bere e fateli accomodare su un piccolo palco di qualche locale del Sud degli Stases.

Il blues , come d’incanto, sarà il demone che, posseduta l’anima dei musicisti farà suonare loro metal demonizzato dal sound del Mississippi, un southern rock che vi entra dentro come un serpente se avete la pessima idea di entrare nelle acque melmose del fiume, in prossimità dello stato dove i Vermillion Wiskey hanno registrato l’album, con una capatina in Texas tanto per non farci mancare quel tocco di atmosfera desertica tanto di moda in questi anni.
Mezz’ora, sei brani e Spirit Of Tradition è bell’e pronto, inattaccabile se parliamo di questo genere, suonato con sangue, sudore e gli attributi al proprio posto: d’altronde questa è gente dura, abituata a tanti fatti e poche parole, o al massimo tante sbronze, mentre riff pesanti come macigni (Monolith) si danno il cambio con sfumature bluesy e southern d’annata (l’opener Road King) mentre le esalazioni dell’whiskey si fanno insistenti.
Thaddeus Riordan e compagni ci sanno fare, perciò i fans del southern rock metal si cerchino questo spaccato di vita del sud, non se ne pentiranno.

TRACKLIST
1.Road King
2.The Past Is Dead
3.Come Find Me
4.Monolith
5.One Night
6.Loaded Up

LINE-UP
Thaddeus Riordan – Vocals
Ross Brown – Guitar
Carl Stevens – Guitar
Jeremy Foret – Bass
Buck Andrus – Drums

VERMILION WHISKEY – Facebook

Green Meteor – Consumed By A Dying Sun

I Green Meteor sono un rumoroso collettivo che ha la precisa funzione di farci viaggiare il più rumorosamente possibile con la loro musica, un misto di fuzz, psichedelia e space rock in quota Hawkwind.

Space fuzz rock con voce femminile da Philadelphia. I Green Meteor sono un rumoroso collettivo che ha la precisa funzione di farci viaggiare il più rumorosamente possibile con la loro musica, un misto di fuzz, psichedelia e space rock in quota Hawkwind.

Questo suono è affascinante e morboso, nasce dalla salita alle stelle attraverso le asperità dei Grateful Dead, passando per la tradizione psichedelica pesante americana. I Green Meteor tracciano ardite rotte spaziali, fondono chitarre ed organi sia musicali che umani per arrivare alla meta. Nati nel 2015, cominciano un’intensa attività musicale per poi arrivare al questo debutto attraverso Argonauta Records. Il disco è molto originale, distorto e marcio al punto giusto per essere gustato dalla platea di rumoristi che sta diventando sempre più esigente e che qui troverà moltissimo. I Green Meteor salgono e scendono, guidando il loro mezzo spaziale in mezzo a turbolenze e a momenti di puro piacere. La voce femminile è decisiva nel determinare il successo di questo suono, perché riesce a creare atmosfere molto particolari, arrivando a connotare decisamente il tutto. Consumed By A Dying Sun è un ottimo disco di psichedelia pesante, composto anche da una forte componente di fuzz che aiuta a caricare maggiormente il lavoro nel suo insieme. Ascoltando il disco si riesce a carpire anche una vena punk hardcore che spinge la band a fare qualche passaggio molto più veloce dando una scarica all’ascoltatore. In definitiva questo debutto è l’apertura di una ottima miniera di musica pesante e psichedelica che riesce a salire molto in alto.

TRACKLIST
01 – Acute Emerald Elevation
02 – Sleepless Lunar Dawn
03 – In the Shadow of Saturn
04 – Mirrored Parabola Theory
05 – Consumed by a Dying Sun

LINE-UP
Leta
Amy
Tony
Algar

GREEN METEOR – Facebook

KUADRA

Il video di Abdul, ultimo singolo estratto da Non Avrai Altro Dio All”Infuori di Te.

IL 10 APRILE È USCITO IL VIDEO DI “ABDUL”, ULTIMO SINGOLO ESTRATTO DA “NON AVRAI ALTRO DIO ALL’INFUORI DI TE”, TERZO ALBUM DELLA BAND

GUARDA QUI IL VIDEO:

Nel frattempo, la band è entrata a far parte del roster della Dig Up, agenzia nota a livello nazionale che si occupa di booking, ufficio stampa e management. Altri artisti seguiti da Dig Up sono Pino Scotto, Esa (OTR), Andy (Bluvertigo).
Nel mese di Maggio, partirà la seconda parte del tour, impegnando la band, sui palchi di tutta Italia, da Maggio ad Ottobre.

Facebook:www.facebook.com/kuadraband
Youtube: www.youtube.com/kuadra100
Soundcloud: www.soundcloud.com/kuadra-1
Offical Store: www.kuadra.bigcartel.com

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E’ finalmente online il docufilm realizzato da Riki Bonsignore e Manu Allegretti del “viaggio” dei Kuadra all’interno dei tanto nominati centri di accoglienza.
Questo il link dove trovarlo
https://www.youtube.com/watch?v=ZzD7FqBrbCw&feature=youtu.be

“Questo è un viaggio iniziato il mattino del 2 Ottobre 2016 e finito la sera stessa. Siamo entrati nei luoghi di cui tanto si è parlato negli ultimi anni, i centri di accoglienza, e abbiamo suonato la nostra musica per gli ospiti. Il risultato è stato sorprendente. Riki Bonsignore e Manu Allegretti hanno catturato i momenti più intensi del nostro viaggio. Questo documentario offre l’opportunità di riflettere su quanto l’incontro ci arricchisce, mentre lo scontro ci rende più poveri. Ed è stato possibile solo grazie alla musica”
Kuadra

A questo link è possibile vedere il video de “La Grande Crocifissione”, primo singolo estratto dal loro ultimo disco “Non Avrai Altro Dio All’Infuori Di Te”
https://www.youtube.com/watch?v=Ihtkf-06vkw

KUADRA // NON AVRAI ALTRO DIO ALL’INFUORI DI TE
La violenza del quotidiano, l’oppressione del potente, il senso di claustrofobia, lo stato di impotenza. Imprigonati dentro ai nostri vestiti perfettamente ingessati, moriamo ogni giorno, strozzati da una società che, sempre più incombente, ci tiene con il fiato sul collo, come il lupo mentre sbrana la preda. Un sentimento di impotenza tanto forte da rendere la vittima, a sua volta, carnefice. Demoni allucinati che, tormentati dal sogno di una lontana redenzione, commettono torti e ingiustizie, si sporcano le mani, fino a trasformarle in armi, fino a rivolgerle contro sè stessi. Un buco nero dalla quale non pare esserci via d’uscita. “Non Avrai Altro Dio All’Infuori Di Te” racconta di questo e di molto altro. Dieci anni di Kuadra, il loro terzo album. L’espressione più matura, lucida e curata del loro universo sonoro. Un suicidio dell’anima. Un drammatico stallo alla messicana che non lascerà superstiti.

SUFFOCATION

Il primo singolo ‘Your Last Breaths’, tratto dall’album …Of The Dark Light in uscita a giugno (Nuclear Blast).

I pionieri newyorkesi del death metal SUFFOCATION usciranno con il nuovo album »…Of The Dark Light« il 9 Giugno su Nuclear Blast. La band ha pubblicato il primo singolo ‘Your Last Breaths’, con un track video a 360°:

»…Of The Dark Light« è stato prodotto dai SUFFOCATION e registrato presso i Full Force Studios con Joe Cincotta (OBITUARY). Il mixing e il mastering è stato seguito dal famoso producer/tecnico Zeuss (HATEBREED, ARSIS, SUICIDE SILENCE). L’artwork della copertina è stato creato da Colin Marks (ORIGIN, FLESHGOD APOCALYPSE, KATAKLYSM).

Commenta il chitarrista fondatore Terrance Hobbs:
“Il momento che tanto stavamo attendendo è arrivato, il nuovo album »…Of The Dark Light« finalmente uscirà su Nuclear Blast il 9 Giugno 2017! Negli ultimi 4 anni ci siamo presi il tempo per scrivere il nuovo disco e non potremmo essere più orgogliosi del risultato. E’ il nostro album più brutale!”

“I SUFFOCATION hanno lavorato durante la fine del 2016 per definire e incidere i pezzi ai Full Force Studios con Joe Cincotta e hanno affidato a Zeuss il compito di dare alla luce questa creazione! Io, Frank Mullen, Charles Errigo, Eric Morotti e Derek Boyer ci siamo spinti oltre i limiti e speriamo che il disco vi possa piacere!”

“Abbiamo avuto anche l’onore di collaborare con Colin Marks per l’artwork, una nuova frontiera per noi e un percorso e stile differenti dai tradizionali album dei SUFFOCATION. Abbiamo anche inserito le backup vocals di Kevin Muller (THE MERCILESS CONCEPT) che secondo noi hanno reso il disco davvero unico! Questa sarà la nostra decima uscita e ci auguriamo che »…Of The Dark Light« vi piaccia!”

»…Of The Dark Light« – Track List:

01. Clarity Through Deprivation
02. The Warmth Within The Dark
03. Your Last Breaths
04. Return To The Abyss
05. The Violation
06. Of The Dark Light
07. Some Things Should Be Left Alone
08. Caught Between Two Worlds
09. Epitaph Of The Credulous

Preordina »…Of The Dark Light« ora: http://nblast.de/SuffocationDarkLightNB

Da domani, puoi preordinare »…Of The Dark Light« in digitale ricevendo subito la traccia ‘Your Last Breaths’.

Maggiori info:

www.facebook.com/suffocation
www.nuclearblast.de/suffocation

Hollow Leg – Murder ep

Due brani che confermano le ottime impressioni già destate da questo gruppo statunitense e che aggiungono carne sanguinolenta sul fuoco del genere, aspettando il prossimo capitolo sulla lunga distanza.

Tra le paludi della Florida è ormai tradizione suonare doom metal irrobustito da una lenta e possente componente sludge e personalizzato da una vena southern, tipica delle band degli stati del sud.

Ormai non sono pochi i gruppi che nel genere hanno trovato la giusta dimensione, onirica, a tratti mistica e sabbatica ed avvolta in atmosfere deviate, come un serial killer dal volto coperto dalle pelli dei coccodrilli e ganci che tintinnano in una baracca fatiscente, in attesa di un corpo da tenere sollevato per essere lavorato con sadica perizia.
Gli Hollow Leg sono una di queste realtà, a loro modo estreme, attivi da quasi una decina d’anni, provenienti da Jacksonville e con tre full length alle spalle, di cui Crown era l’ultima lenta marcia tre le paludi del Mississippi, licenziata lo scorso anno dalla Argonauta Records.
Murder è invece un ep di due brani, con la title track che accende la passione con un incedere più dinamico rispetto ai canoni, un mid tempo che sembra per una volta lasciare le rive del grande fiume ed i suoi pericolosi abitanti, per fare un’improvvisata al sacerdote Lee Dorrian e ai suoi Cathedral per recarsi tutti insieme ad un concerto dei Black Sabbath, mentre Raven torna a torturare vittime con una valanga caldissima di southern/sludge, con un riff portante che è un’autentica goduria sludge/psycho/stoner.
Due brani che confermano le ottime impressioni già destate da questo gruppo statunitense e che aggiungono carne sanguinolenta sul fuoco del genere, aspettando il prossimo capitolo sulla lunga distanza.

TRACKLIST
1.Murder
2.Raven

LINE-UP
Tom Crowther – Bass
John Stewart – Drums
Scott Angelacos – Vocals
Brent Lynch – Vocals, Guitars

HOLLOW LEG – Facebook

Kalopsia – Angelplague

Prendete un pizzico di Malevolent Creation, Slayer, Cannibal Corpse e Dismember ed avrete un cocktail estremo da offrire agli astanti prima che le torture sulla vittima predestinata abbiano inizio

Le orde brutali che per anni hanno attraversato l’Atlantico invadendo il territorio europeo a colpi di brutal death metal, passato il periodo buio hanno riorganizzato le truppe e stanno ricominciando a sbarcare sulle rive del vecchio continente.

Il death metal old school rigenerato nell’underground ha ripreso forza aiutato dalle buone prove dei gruppi storici e dalle ottime performance delle band che, per anni, hanno vissuto nell’ombra; dal New Jersey arrivano i Kalopsia, band fondata dal chitarrista Matt Medeiros dei tripallici Ruinous, dei quali vi abbiamo parlato sul finire dello scorso anno in occasione dell’uscita del belligerante Graves Of Ceaseless Death.
Dunque l’instancabile axeman americano torna dopo pochi mesi con il nuovo lavoro dell’altra sua diabolica ed inumana creatura, i Kalopsia, dall’ormai lontano 1999 abominevole e brutale realtà che non sfigura al cospetto del suo alter ego Ruinous.
Prendete un pizzico di Malevolent Creation, Slayer, Cannibal Corpse e Dismember ed avrete un cocktail estremo da offrire agli astanti prima che le torture sulla vittima predestinata abbiano inizio: i testi gore, infatti, accompagnano la proposta musicale del gruppo che, senza mezzi termini, conquista rivelandosi efferata, brutale ma valorizzata da un songwriting e da un lavoro ritmico entusiasmante.
Grande solista si dimostra Steve Horvath, protagonista di una prova sopra le righe e un inferno sulla terra scatenano i due musicisti ritmici (Justin Spaeth alle pelli e Drew Murphy) mentre il leader è un demonio torturatore al microfono.
At The Serpent Devours e la bellissima Source Of My Evil sono i brani migliori di un album consigliatissimo: ancora un altro centro pieno per Matt Medeiros in evidente stato di grazia.

TRACKLIST
1. Destined to Return
2. As the Serpent Devours
3. Christened Upon the Slab
4. Not Peace But Pestilence
5. Scorched Earth and Blackened Skies
6. Source of My Evil
7. Surge of Terror
8. Bitter Sacraments

LINE-UP
Matt Medeiros – Guitar, Vocals
Justin Spaeth – Drums
Drew Murphy – Bass
Steve Horvath – Lead Guitar

KALOPSIA – Facebook

Nadsat – Crudo

Ogni cambio di tempo, ogni variazione qui non è prevedibile, e come nel free jazz si naviga felicemente a vista, avvolti da un rumore molto piacevole e soprattutto bene composto.

Ottimo disco per questo duo chitarra e batteria, che suona poderose narrazioni di ritmo e pulsazioni.

I Nadsat sono Michele Malaguti e Alberto Balboni, il primo alla chitarra e effetti, il secondo alla batteria e al gong, e hanno la ferma intenzione di fare musica pesante, giostrando intorno ad un’idea di groove pulsante. Il disco è totalmente strumentale ed è progressivo, nel senso che non segue la tradizionale forma canzone ma si sviluppa per vie diverse, mettendo al centro la carnalità della musica, usando quest’ultima per estrapolare energia dalla materia nera, riuscendo a farlo in maniera peculiare ed originale. Ascoltando Crudo si intuisce che i modelli sono gli Zu, soprattutto per quanto riguarda la costruzione del groove, con un intreccio che è stato praticato per primi dai romani, che ora sono su altri lidi, e che i Nadsat rielaborano sapientemente e personalmente. Il disco può anche essere interpretato come una sublimazione di una fase della musica pesante e pensante, quella che eleva il ritmo al di sopra di ogni cosa. Ogni cambio di tempo, ogni variazione qui non è prevedibile, e come nel free jazz si naviga felicemente a vista, avvolti da un rumore molto piacevole e soprattutto ben composto. Le note ti avvolgono come spire di un lussurioso demone della musica e non c’è salvezza e ci si deve abbandonare a questa musica, figlia bastarda di Sun Ra come dei Tool, perché qui conta l’idea e non tanto la forma, si suona e si ascolta per davvero. Un disco che conferma l’ottima salute e l’alta qualità dei gruppi pesanti italiani, e soprattutto dei duo, che è una firma adeguata per affrontare perigliosi temporali musicali come questo.

TRACKLIST
1.Mesozoic
2.ATP
3.Novus
4.Carcharodon
5.Umhlaba
6.Sivik
7.Droid
8.Dolomite

LINE-UP
Michele Malaguti
Alberto Balboni

NADSAT – Facebook

Dead Season – Prophecies

Non solo Nevermore, anche se è indubbia la forte ispirazione del gruppo americano, ma anche echi death/black di scuola est europea e potenza death metal classica personalizzano il sound di questo ottimo combo transalpino.

I Nevermore di Warrel Dane sono state una delle band più importanti per l’evoluzione del thrash metal, con una serie di lavori imperdibili ed almeno un paio considerati autentiche pietre miliari, come Dreaming Neon Black e Dead Heart In A Dead World: questo tipo di thrash metal oscuro, drammatico e progressivo, valorizzato dalla teatrale voce del leader, possiede anche l’anima dei Dead Season, band transalpina autrice di questo mastodontico lavoro dal titolo Prophecies.

Una storia musicale iniziata più di dieci anni fa, ed un primo lavoro sulla lunga distanza licenziato tre anni fa (From Rust To Dust) contornato da una manciata di opere minori, hanno portato il quintetto francese alla pubblicazione di questo ultimo devastante lavoro, che se porta ben in vista il marchio dei maestri americani, non fa mancare una propria personalità che tradotto vuol dire: sferzate estreme al limite del death/black, un gran lavoro al microfono dove scream, growl ed una splendida voce pulita si danno il cambio, rendendo ancora più varie le atmosfere dei vari brani, ed una prova molto convincente sia a livello di songwriting che tecnico.
Un’ora di musica estrema che non smette di regalare sorprese, un anima prog che si veste di bianco e contrasta quella nera ed estrema in una battaglia che non fa prigionieri ma lascia solo cadaveri sul campo, una serie di brani formidabili e tanta violenza in musica fanno di Prophecies un ottimo album; i brani mantengono un livello altissimo e diventa davvero difficile estrapolare un paio di titoli che più impressionano, anche se Prohibition of God, Ministry Of Thruth e Sexual Binging sono quelli che più risaltano, ma sono convinto che ad un altro ascolto ne nominerei altri tre, proprio per l’elevata qualità generale dei brani che compongono Prophecies.
Non solo Nevermore, anche se è indubbia la forte ispirazione del gruppo americano, ma anche echi death/black di scuola est europea e potenza death metal classica personalizzano il sound di questo ottimo combo transalpino.

TRACKLIST
1.The New Man
2.Blood Links Alienation
3.Prohibition of God
4.Homogenetic
5.Guidestones
6.Ministry of Thruth
7.Endless War
8.Four Minutes of Hate
9.Mind Entertainement
10.Sexual Binging
11.The Dissident Part I
12.The Dissident Part II

LINE-UP
Nicolas Sanson – Bass
Grégoire Galichet – Drums
Guillaume Singer – Guitars
Julien Jacquemond – Vocals

DEAD SEASON – Facebook

ARGONAUTA FEST – Terza Edizione

ARGONAUTA Records comunica gli ultimi due nomi per l’Argonauta Fest del 13 Maggio!

Ecco svelate le ultime due aggiunte all’Argonauta Fest, dopo l’annuncio degli headliner parigini EYES FRONT NORTH, dei fiorentini NUDIST, dei romani DUSTRIDER, dei genovesi NAAT e dei piemontesi THEBUCKLE.

Da Roma gli OTUS, autori di un incredibile album prima autoprodotto e poi ristampato da Argonauta a Marzo 2017, che ha ottenuto splendide recensioni su tutta la stampa specializzata, accomunando la band a nomi altisonanti quali CULT OF LUNA, OM e SUNN O))). Un assalto Post Metal dalle marcatissime strutture Doom e Sludge. Il primo singolo estratto dall’album “7.83Hz” è disponibile qui: https://youtu.be/pMiAwDOq7uQ

Da Genova i VAREGO, autori di un Heavy Prog Sludge con chiari riferimenti alle atmosfere che si respirano nei lavori di VOIVOD e NEUROSIS, che eseguiranno per intero il loro ultimo album “Epoch” uscito durante l’Autunno 2016. La band ha al suo attivo un recentissimo videoclip ufficiale pensato e girato come tributo alla scena Giallo/Horror italiana degli anni ’70/’80: https://youtu.be/lFowofdoxIs

La terza edizione dell’Argonauta Fest si terrà sabato 13 maggio 2017 con una formula interamente rinnovata. Visti infatti gli ottimi riscontri delle due passate edizioni, si inizierà già nel pomeriggio a partire dalle 17.
Otto band del roster Argonauta Records si esibiranno sul palco delle Officine Sonore di Vercelli, alternando sonorità che spaziano dallo Stoner al Post Metal, fino ad abbracciare territori Sludge Doom.
Un’ottima occasione per condividere una giornata di festa con tutto lo staff Argonauta e conoscere le band. E poi merchandise esclusivo e come di consueto birra a fiumi e ottima cucina!

Nelle prossime settimane seguiranno altre sorprese. Il servizio di prevendita con gadget esclusivi è già attivo
t-shirt + biglietto https://goo.gl/YvRMPn
biglietto https://goo.gl/OoVNrm
t-shirt https://goo.gl/Q0CVOm

ARGONAUTA FEST, Sabato 13 Maggio, Officine Sonore, Vercelli

https://www.facebook.com/events/2212180805674214/

EYES FRONT NORTH (Parigi, Francia) Blackened Post Metal
VAREGO (Genova) Heavy Prog Sludge
NUDIST (Firenze) Post Sludge
OTUS (Roma) Post Metal/Doom
DUSTRIDER (Roma) Heavy Psych
THEBUCKLE (Cuneo) Hard Stoner Rock
NAAT (Genova) Post Metal
NO GOOD ADVICE (Torino) Stoner Rock

PREVENDITE: www.argonautarecords.com/shop
Inizio concerti ore 17, 8 bands!
Sludge, Doom, Stoner, Heavy Psych, Post Metal!
All’interno: birre artigianali, vegan & steak food, merch esclusivo
Ingresso 12 euro in cassa (no tessere) prevendita 10 euro e preordini magliette evento in special price su www.argonautarecords.com/shop

Seguici su Facebook: https://www.facebook.com/ArgonautaRecords
Link all’evento Facebook: https://www.facebook.com/events/2212180805674214/

ALAZKA

Il video del nuovo singolo ‘Empty Throne’

ALAZKA firmano per SharpTone Records / Arising Empire e pubblicano il nuovo singolo ‘Empty Throne’!

La melodic hardcore band tedesca ALAZKA (originariamente BURNING DOWN ALASKA), è orgogliosa di annunciare la firma del contratto mondiale con SharpTone Records (con licenza e distribuzione in Europa di Arising Empire). In occasione di questo evento, la band ha pubblicato un nuovo singolo intitolato ‘Empty Throne’.

Acquista ‘Empty Throne’ o ascoltala in streaming: https://Alazka.lnk.to/EmptyThrone

Gli ALAZKA sono:
Tobias Rische – voce
Kassim Auale – voce
Dario Sanchez – chitarra
Marvin Bruckwilder – chitarra
Julian Englisch – basso

www.facebook.de/alazkaofficial

Night Demon – Darkness Remains

Darkness Remains è vera goduria metallica, con un lotto di brani che hanno attraversato il tempo e sono arrivati nel nuovo millennio a ribadire che la musica metal non sarà mai obsoleta in qualsiasi anno e paese venga suonata.

Questo è heavy metal classico suonato con un’attitudine ottantiana commovente, sicuramente per molti un mostro uscito da una vecchia chiesa sconsacrata dimenticata dal tempo, vintage ed old school fino al midollo; ma se nel 1980 avevate quattordici anni, con uno spirito ribelle e la voglia di qualcosa in più che il solito rock e pop proposto alla radio, allora tirate fuori il chiodo, fatevi il riporto sulla testa ormai sgombra dalla criniera e dateci dentro con Darkness Remains, secondo album del trio americano unito sotto il monicker Night Demon.

Licenziato dalla SPV/Steamhammer, l’album è una vera goduria metallica, un lotto di brani che hanno attraversato il tempo e sono arrivati nel nuovo millennio a ribadire che la musica metal, non sarà mai obsoleta in qualsiasi anno e paese venga suonata.
La copertina rispecchia il sound del gruppo, dalla vena hard & heavy che non va oltre ai primi due o tre anni del decennio metallico per eccellenza, con un passo a ritroso negli anni settanta (si sente l’ispirazione sabbathiana in alcuni passaggi rallentati, tipiche dei gruppi dell’epoca) e poi tanto, tantissimo sound maideniano era Paul Di Anno e ritmiche saxoniane a mettere l’accento su un disco bellissimo.
Pronti via, ed il trio californiano (Dusty Squires alla batteria, Armand John Anthony alle chitarre e Jarvis Leatherby al basso ed alla voce) travolge con il suo concentrato di puro, ed entusiasmante heavy metal, oscuro quel tanto che basta per prenderlo sul serio, melodico e ritmicamente irresistibile come se non fossero passati quasi quarant’anni, con Prowler o Princess Of The Night che stanno riempiendo di note metalliche le stanze dei kids di tutto il mondo.
Nominare un brano diventa un’impresa, la qualità nel genere è altissima, i ricordi vivi più che mai nei vecchi rockers come il sottoscritto e la lezione per i più giovani è bell’e pronta e si chiama Darkness Remains, approfittatene.

TRACKLIST
01 – Welcome to The Night
02 – Hallowed Ground
03 – Maiden Hell
04 – Stranger In The Room
05 – Life On The Run
06 – Dawn Rider
07 – Black Widow
08 – On Your Own
09 – Flight Of The Manticore (Instrumental)
10 – Darkness Remains

LINE-UP
Dusty Squires – Drums
Armand John Anthony – Guitars
Jarvis Leatherby – Vocals, Bass

NIGHT DEMON – Facebook

Afar – Selfless

Selfless e un’opera più che valida, certamente non così peculiare o dirompente per risultare imprescindibile, ma altrettanto meritevole di attenzione ed approvazione da parte degli appassionati più attenti.

Afar e una delle molteplici one man band statunitensi votate al black metal più atmosferico ed introspettivo.

Itay Keren fa parte dei discretamente noti Windfaerer e, per questo suo progetto solista, lascia da parte l’anima folk della sua attuale band per focalizzarsi del tutto su un’interpretazione del genere che corrisponde perfettamente a quanto ci si sarebbe attesi: abbiamo così tempi sempre piuttosto ragionati che spesso appaiono più accelerati di quanto non siano effettivamente, a causa dello screaming per lo più esasperato; in effetti, non di rado invece il sound si spinge verso lidi black doom e tutto sommato si rivela apprezzabile proprio questo suo oscillare tra passaggi ariosi ed umori oppressivi.
Se da chi suona black metal in Nord America è lecito attendersi digressioni verso le sempre gradite sonorità di matrice cascadiana (e ciò si verifica in maniera eloquente in Cascading Shadows), I.K. lo fa in maniera piuttosto misurata, anche se la bellissima traccia di chiusura, Twelve, si rivela eloquente rispetto ad un certo modo di trattare la materia.
Selfless e un’opera più che valida, certamente non così peculiare o dirompente per risultare imprescindibile, ma altrettanto meritevole di attenzione ed approvazione da parte degli appassionati più attenti.

Tracklist:
1.Healing
2.Cascading Shadows
3.Tsalmaveth
4.Endless Path
5.Aerial Discord
6.Beckoned Into Fog
7.Twelve

Line up:
I.K.

Ancara – Garden Of Chains

Un album dalle buone potenzialità, vedremo se è ancora tempo per la musica degli Ancara, ma se vi piace il rock melodico con sfumature moderne, Garden Of Chains può sicuramente diventare uno dei vostri ascolti.

Attiva dalla seconda metà degli anni novanta, ma sotto altri monicker già in pista nel decennio precedente, la band finlandese degli Ancara torna con un nuovo album, il quarto della sua carriera a otto anni dal precedente Chasing Shadows.

Il gruppo può sicuramente vantare un’esperienza importante ed un sound dall’appeal enorme, melodico e ruffiano quanto basta per girare a dovere nelle radio nord europee ed incontrare i favori dei kids più giovani.
Infatti il quintetto di Helsinki abbina con sapienza e talento l’hard rock alternativo, in uso negli anni novanta e di provenienza statunitense, con quello melodico e dagli spunti vicini all’AOR di tradizione nord europea, ed il tutto funziona, almeno per chi non può stare senza melodia, con la grinta tenuta a bada da canzoni radiofoniche e ballatone da sciogliersi come neve al sole, in riva ad uno dei famosi mille laghi di cui la loro terra d’origine è famosa.
Qualche brano accenna sfumature elettroniche (Wake Up e Child Of The Sun), altre puntano a far saltare i fans a ritmo del rock in arene non più attraversate dal glam ottantiano ma dall’alternative del nuovo millennio (Feeding The Fire e la title track), altre si rivestono di un velo scuro e quasi dark con atmosfere che ricordano i The 69 Eyes degli ultimi lavori (Perfect Enemy).
Ne esce un album vario e, come detto, molto melodico: il gruppo ha nel cantante Sammy Salminen il suo angelo, un po’ Gabriele, un po’ Lucifero, perfetto con la sua timbrica nel saper lavorare le melodie tra alternative, AOR ed innocente dark rock.
Un album dalle buone potenzialità , vedremo se è ancora tempo per la musica degli Ancara, ma se vi piace il rock melodico con sfumature moderne, Garden Of Chains può sicuramente diventare uno dei vostri ascolti.

TRACKLIST
1.The End (Easier Than Love)
2.Wake Up
3.Feeding the Fire
4.Changes Come
5.Ending Mode
6.Child of the Sun
7.Perfect Enemy
8.Incomplete
9.The Warmth
10.Garden of Chains
11.Better Man

LINE-UP
Sammy Salminen – Vocals
Juha “Juice” Wahlsten – Guitars, vocals
Toni Laroma – Guitars
Toni Hintikka – Bass
Rale Tiiainen – Drums

ANCARA – Facebook