NOVELISTS

Il video del nuovo singolo ‘The Light, The Fire’

NOVELISTS – pubblicano il nuovo singolo ‘The Light, The Fire’

La band di progressive metal moderno NOVELISTS pubblicano oggi il video del nuovo singolo ‘The Light, The Fire’. La canzone è tratta dal nuovo album, ancora senza titolo.

La band commenta: “Questo album potrebbe non essere ciò che la gente si aspetterebbe da noi”.

​’The Light, The Fire’ può essere acquistato in digitale https://Novelists.lnk.to/TheLightTheFire

I NOVELISTS suoneranno il 1° luglio al Dissonance Festival presso il Circolo Svolta di Rozzano (MI).

Il precedente album “Souvenirs” è stato pubblicato nel 2015 su ARISING EMPIRE ed è tuttora ordinabile qui: http://geni.us/NovelistsSouvenirs

NOVELISTS sono:
Matt Gelsomino – voce
Florestan Durand – chitarra
Amael Durand – batteria
Charly Kelevra – chitarra
Nicolas Delestrade – basso

www.novelistsmusic.com
www.facebook.com/novelistsmusic
www.arising-empire.com

Dwoom – Pale Mare – Demo MMXVII

I Dwoom hanno lanciato un sasso piuttosto pesante nelle acque talvolta stagnanti del classic doom e, tenendo conto che questo è un demo, con tutte le limitazioni del caso, l’ipotesi che un prossimo ed auspicabile full length possa avere effetti dirompenti all’interno della scena è tutt’altro che peregrina.

Gli svedesi Dwoom risultano attivi fin dal 2010 ma, di fatto, questo demo è la loro prima tangibile testimonianza musicale.

La band è composta da tre quarti dei deathsters Feral, rispetto ai quali cambia solo il cantante che, in questo caso, risponde al nome di Gustav Lund, dotato di voce stentorea come l’epic doom richiede.
Infatti, il monicker non inganna: quello che il quartetto scandinavo propone è doom vecchia scuola che prende le mosse dagli imprescindibili Candlemass per poi irrobustirsi con il background estremo dei musicisti coinvolti, dando vita così ad un’interpretazione che fonde con buona fluidità la tradizione del genere con la pesantezza del death.
I tre brani proposti viaggiano su una media di sei minuti ciascuno e sono, tutto sommato, abbastanza distinguibili tra loro: mentre l’opener Fallen Again è figlia legittima del songwriting di Leif Edling, la successiva Pale Mare sposta decisamente la barra verso sonorità più ruvide, erigendo un muro sonoro sul quale si staglia con notevole efficacia il bravo Lund, il quale appare tutt’altro che un clone dei Marcolin o Lowe, optando sovente per una timbrica più aggressiva.
Empty Temples chiude i giochi con ritmiche sostenute e, come nel brano precedente, affiora tra i riff possenti un hammond che con una produzione leggermente più raffinata potrebbe risultare ancor più efficace nei suoi interventi.
Ci avranno messo il loro tempo, ma i Dwoom hanno lanciato un sasso piuttosto pesante nelle acque talvolta stagnanti del classic doom e, tenendo conto che questo è un demo, con tutte le limitazioni del caso, l’ipotesi che un prossimo ed auspicabile full length possa avere effetti dirompenti all’interno della scena è tutt’altro che peregrina.
Una band da segnare con il circoletto tosso.

Tracklist:
1. Fallen Again
2. Pale Mare
3. Empty Temples

Line-up:
Gustav Lund – Vocals
Viktor Klingstedt – Bass
Markus Lindahl – Lead guitar
David Nilsson – Rhythm guitar

DWOOM – Facebook

No Limited Spiral – Into The Marinesnow

Ottimo lavoro, consigliato agli amanti del genere che troveranno di che divertirsi tra la tempesta musicale scaturita da questa bassa pressione in arrivo dalle terre del Sol Levante.

Giappone, terra di terremotante tradizione metallica, un riparo, un accogliente nido per i suoni classici in tempi di magra in Europa ed America, ora isola di Tortuga anche per i suoni estremi.

Senza farsi troppe paranoie su quello che è più o meno cool, la terra del Sol Levante continua ad essere un paradiso per il metal ed il rock e la Wormholedeath, che la sa lunga, sull’isola ha poggiato i suoi artigli da un po’ di anni, non solo proponendo i suoi prodotti ma cercando di pescare ottime realtà da proporre sul mercato metallico internazionale.
Esempio notevole dell’orecchio finissimo dell’etichetta nostrana sono i No Limited Spiral, quintetto di Osaka che ci prende per il colletto e ci sbatte sulla macchina del tempo, riportandoci nell’ultimo decennio del secolo scorso, quando dalla penisola scandinava scendevano verso l’Europa le truppe d’assalto che battevano bandiera melodic death.
Melodic death metal, Gothenburg sound, swedish death, chiamatelo come vi pare, rimane il fatto che il genere più amato negli anni che ci accompagnarono nel nuovo millennio vive ancora, rigenerato nell’underground internazionale, dallo stivale alle terre d’oriente, ancora perfettamente in grado di entusiasmare proprio come ai tempi dei capolavori di In Flames e Dark Tranquillity.
In verità la band nipponica ha molto a che fare con i cugini finlandesi che campeggiavano sul lago di Bodom, non solo per l’uso delle tastiere di estrazione power e per lo scream di Kxsxk, ma soprattutto per un approccio furioso e tempestoso.
Attivo da quasi dieci anni e con alle spalle un ep ed un full length, per il gruppo arriva dunque il momento di alzare l’asticella con l’uscita di questo ottimo album intitolato Into Marinesnow.
Una quarantina di minuti scarsi sull’ottovolante del melodic death metal, su e giù tra gli In Flames e i Children Of Bodom, armati di una buona tecnica ed un ancor migliore songwriting, tanto basta per creare un album piacevole, dove chitarre, basso e batteria incendieranno il vostro lettore, con le sei corde taglienti come katane di indomabili Samurai, e i tasti d’avorio che ricamano melodie con la sezione ritmica in modello treno in corsa a devastare padiglioni auricolari.
Non cercate originalità perché non ne troverete, Into The Marinesnow , dall’opener Nyx in poi vi travolgerà sotto tuoni e fulmini di melodic death metal con una serie di brani su cui spiccano le notevoli Kalra the Everlasting Red, Dissolved In The Color Of Ocean e la conclusiva Clockwork Serenade.
Ottimo lavoro, consigliato agli amanti del genere che troveranno di che divertirsi tra la tempesta musicale scaturita da questa bassa pressione in arrivo dalle terre del Sol Levante.

Tracklist
1.In Reminiscence
2.Nyx
3.The Witch of Dusk
4.Gestalt-Eve
5.Kalra the Everlasting Red
6.Daffodil
7.The Rusted Dream and My Sweet Nightmare
8.Dissolved in the Color of Ocean
9.Cherished, Frozen and Faded
10.Clockwork Serenade

Line-up
Nene – Bass
Ren – Guitars, Vocals
Pon – Guitars
Ruri – Keyboards
Kegoi – Drums

NO LIMITED SPIRAL – Facebook

Affäire – Neon Gods

Gli Affäire riescono a farsi apprezzare già dal primo brano anche da chi non conosce la loro musica, ottenendo un ottimo compromesso tra atmosfere anni ’80 e l’aggiunta di qualche elemento moderno.

Dopo il full-length di debutto del 2015 At First Sight, gli Affäire tornano con un nuovo EP contenente anche una versione coverizzata del brano dei Beatles I Saw Her Standing There.

L’album inizia con la title track Neon Gods, introdotta da un riff di chitarra un po’ anticato, di stampo quasi country/blues, che si trasforma subito dopo in un aggressivo e rude sleaze. Degno di nota il brano All Messed Up, con il quale entriamo nel “Party Mood” in stile Crashdiet: ritornello orecchiabile e cori che accompagnano senza prevaricare la voce principale, sicuramente un brano che resterà nella testa dell’ascoltatore. Nonostante sia tratti di un EP di soli 5 pezzi, gli Affäire riescono a farsi apprezzare fin dal primo brano anche da chi non conosce la loro musica, ottenendo un ottimo compromesso tra atmosfere anni ’80 e l’aggiunta di qualche elemento moderno; insomma una band con un piede nel passato ed uno nel futuro, uno sleaze/glam rivolto non solo ai nostalgici ma anche alle nuove generazioni. Molto rilevante la cover del brano I Saw Her Standing There dei Beatles, un rock’n roll molto divertente in chiave originale e moderna, ma senza voler strafare rendendola una “brutta copia”. Il frontman Dizzy Dice Mike riesce a trasportare l’ascoltatore direttamente nelle atmosfere di ottantiana memoria, con la sua voce un po’ roca e rude tipica del glam e dello sleaze di quegli anni, splendidamente accompagnato dai cori nelle parti più significative dei brani. Le chitarre sono nel contempo “rozze” e cariche, senza mai debordare ma risaltando e spiccando nei giusti momenti, quasi a sottolineare la loro presenza. Il basso si fa sentire in tutte le canzoni, a volte prepotente, con uno spazio dedicato ad un piccolo assolo nell’introduzione del brano Shotgun Marriage, mentre la batteria rude e forte fa da accompagnamento in modo sapiente. Nel complesso Neon Gods è un EP molto interessante, che fa crescere l’attesa per un nuovo full-length e che, sicuramente, piacerà tanto agli affezionati del genere quanto ai nuovi ascoltatori che cercano qualcosa di vecchio stampo, ma allo stesso tempo con elementi che attingono dal moderno.

Tracklist
01. Neon Gods
02. All Messed Up
03. Shotgun Marriage
04. The Hitcher
05. I Saw Her Standing There

Line-up
J.P. Costanza – Drums, Backing Vocals
Rick Rivotti – Guitars, Backing Vocals
Dizzy Dice Mike – Vocals
Tawny Rawk – Bass, Backing Vocals

AFFAIRE – Facebook

Mother Nature – Double Deal

un lavoro piacevole, vario e scorrevole, duro ma con un occhio particolare verso melodie che catturano ed imprigionano, legati al filo del blues e della musica nera.

Operazioni dal retrogusto vintage o meno, è un fatto che l’hard rock sia tornato a fare la voce grossa sul mercato del metal/rock a tutti i livelli, dalle reunion live di gruppi storici alle proposte di un mondo musicale alternativo che non ha mai smesso di crederci, anche quando solo al pronunciare le due magiche parole (hard rock) si veniva tacciati e additati come immobili conservatori, amanti di un modo d’espressione ormai obsoleto.

Ma come sempre è successo in questo meraviglioso mondo, in questi ultimi anni, d’incanto, tutto è tornato al suo posto e l’hard rock nelle sue molte sfaccettature è tornato a far ruggire i leoni lungo criniti sui palchi di tutti il mondo.
E la nostrana Andromeda Relix non è certo stata a guardare mettendo sotto contratto vari gruppi impegnati nel rock duro come i Mother Nature, dal 1993 in giro a suonare hard rock zeppeliniano, dai rimandi al blues e in quota Bad Company.
Si parte da qui per descrivere il sound del gruppo pugliese, come detto da una vita ormai in sella, anche se non sono mancati problemi e stop forzati: un album uscito nel 1998 (Skin), un paio di demo precedenti che piacquero non poco alla stampa dell’epoca ed una predisposizione per tutto quel che riguarda il rock del delta, lasciato tre le mani di rockers che, con personalità e gusto, affrontano la materia seguendo le strade tracciate dai dinosauri settantiani, tra il Regno Unito e l’America(Aerosmith)
Ne esce un lavoro piacevole, vario e scorrevole, duro ma con un occhio particolare verso melodie che catturano ed imprigionano, legati al filo del blues e della musica nera (funky e soul fanno sicuramente parte del bagaglio musicale dei nostri).
Un album arioso, che parte come meglio non potrebbe con il riff dell’opener Spit My Soul, e mentre il sole scalda gli strumenti il ritmo prende il sopravento con l’irresistibile Magnet Girl.
L’inizio non poteva essere più promettente e adrenalinico, ed a confermare che non si tratta di un fuoco di paglia, Haze ci travolge, ipnotica e dal chorus melodico di una bellezza imbarazzante, mentre accenni alle nuove sfumature desertiche fanno capolino tra il groove ritmico di questo stesso brano e di Does It Suit You.
Gli Aerosmith a braccetto con gli Zep canticchiano Everything Will Follow, mentre gioiosi si incamminano verso il delta con il southern rock blues della splendida New Way: il gruppo qui si diverte e fa divertire come non succedeva da ormai vent’anni circa ed il sound esplode dagli altoparlanti, sanguigno e pieno come deve essere un disco del genere.
Un album che non lascia scampo e si fa amare, come un ragazza portata in un fienile nel tramonto di una sera d’estate, perdendosi tra le note mentre fuori, in un attimo, è già l’alba … magie del rock ‘n’ roll.

Tracklist
1.Spit My Soul
2.Magnet Girl
3.Haze
4.Pearl v3
5.Everything Will Follow
6.Ask Yourself
7.Double Deal
8.New Way
9.Does It Suit You
10.Boy, We Gotta Handle This

Line-up
Wlady Rizzi – vocals, guitars & harmonica
Luca Nappo – guitars & vocals
Francesco Candelli – bass & vocals
Francesco Amati – drums

MOTHER NATURE – Facebook