Death The Leveller – Death The Leveller

E’ difficile oggi trovare qualcuno in grado di proporre il doom, nella sua veste più epica, in maniera così competente e sentita, e credo che non servano altri commenti o aggettivi per indurre chi ama il genere a fare proprio questo splendido ep.

Death The Leveller è una band di recente formazione, composta per tre quarti da musicisti facenti parte dei ben noti Mael Mórdha e con trascorsi e collaborazioni anche in altre due band guida della scena irlandese come Mourning Beloveth e Primordial.

Il sound che ne scaturisce non può, ovviamente, non racchiudere tutte queste diverse pulsioni, rivelandosi un doom epico e dal grande pathos che può ricordare a grandi di linee, per approccio complessivo, quello dei Procession, in particolare per la voce del cantante Denis Dowling, dallo stile non dissimile a quello di Felipe Plaza, anche se il tutto appare meno legato alla frangia più tradizionale del genere per spingersi verso atmosfere pervase da un’accorato senso di ineluttabilità, in ossequio ad un monicker ispirato dall’omonimo poema seicentesco di James Shirley.
L’ep omonimo (di durata pari se non superiore ad uscite classificate come full length) è composto di quattro lunghi brani che sono una vera benedizione per chi ama questa particolare versione del doom: in apertura, i Death The Leveller offrono il brano pubblicato come singolo qualche mese fa, A Call To Men of Noble Blood, emblematico del sound che si trova all’interno del disco, con le tonalità stentoree del vocalist a stagliarsi sopra un tessuto musicale robusto, lineare e sicuramente efficace in ogni suo passaggio.
A seguire, con Gone Forever Fixed cambiano di poco le coordinate, se non per un finale trascinante ed evocativo, riconducibile per pathos ai migliori Primordial.
Dai ritmi più rallentati ed avvolgenti è invece la splendida terza traccia , The Day Before The Night Of Broken Glass, che per intensità ed approccio non va a collocarsi così lontano da quanto offerto recentemente dai Mourning Beloveth, mentre la chiusura è affidata ad una altrettanto riuscita How To Break Pernicious Spells, con il suo incedere allo stesso tempo più plumbeo e drammatico.
E’ difficile oggi trovare qualcuno in grado di proporre il doom, nella sua veste più epica, in maniera così competente e sentita, e credo che non servano altri commenti o aggettivi per indurre chi ama il genere a fare proprio questo splendido ep.

Tracklist:
1. A Call To Men of Noble Blood
2. Gone Forever Fixed
3. The Day Before The Night Of Broken Glass
4. How To Break Pernicious Spells

Line up:
Dave Murphy – Bass
Shane Cahill – Drums
Gerry Clince – Guitars
Denis Dowling – Vocals

DEATH THE LEVELLER – Facebook

Les Chants du Hasard – Les Chants du Hasard

Un ascolto che diventa un’esperienza originale, per un album che sicuramente affascina e divide; quindi o lo si ama alla follia o lo si odia, ma sicuramente non va ignorato, almeno per chi ha il coraggio di confrontarsi con qualcosa di diverso senza pregiudizi.

Ancora oggi, a più di vent’anni dalla loro uscita, i primi due album degli Elend (Leçons de Ténèbres nel 1994 e Les Ténèbres du Dehors due anni dopo), sono considerati come dei capolavori di musica dark ambient e classica, nei quali l’attitudine estrema era assolutamente concettuale e la musica manteneva una sua perfetta connotazione fuori dagli schemi del metal.

Allora qualcuno parlava più di nuova musica classica che di sottogenere metal e non a torto, vista la totale mancanza di strumenti tradizionalmente rock.
Questo nuovo progetto, anch’esso di provenienza transalpina, si avvicina non poco allo stile del magico gruppo franco/austriaco, una one man band che vede il compositore Hazard alle prese con un’affascinate musica orchestrale, profondamente dark e dall’animo black metal, che si evince dall’uso dello scream, nei passaggi vocali, mentre le tastiere disegnano arabeschi sinfonici e drammatici.
Leggermente meno mistica ed occulta rispetto a quella degli Elend, la musica di Hazard è sicuramente più teatrale, creando un’opera che, chiudendo gli occhi, prende forma nella mente come trasposizione artistica sul palco di un teatro dell’orrore.
I sei capitoli seguono un percorso metaforico su dilemmi esistenziali, dunque lasciando ad altri sterili colonne sonore di film fantasy, mentre piano piano la musica di Hazard si fa spazio tra i meandri dell’inconscio, facendosi ad ogni ascolto sempre più profonda, oscura e a suo modo estrema.
Un ascolto che diventa un’esperienza originale, per un album che sicuramente affascina e divide; quindi o lo si ama alla follia o lo si odia, ma sicuramente non va ignorato, almeno per chi ha il coraggio di confrontarsi con qualcosa di diverso senza pregiudizi.

TRACKLIST
1. Chant I – Le Théâtre
2. Chant II – Le Soleil
3. Chant III – L’Homme
4. Chant IV – L’Enfant
5. Chant V – Le Die
6. Chant VI – Le Vieillesse

LINE-UP
Hazard – Orchestrations

LES CHANTS DU HASARD – Facebook

Nargaroth – Era Of Threnody

Era Of Threnody è uno dei momenti più alti della discografia dei Nargaroth e una delle migliori uscite di black metal di quest’anno.

Tornano i tedeschi Nargaroth, uno dei gruppi europei più influenti in campo black metal, e ascoltando Era Of Threnody si capisce facilmente il perché.

Fondati nel 1989 da Kanwulf, pseudonimo di René Wagner, i Nargaroth sono sempre stati dediti ad un black metal ortodosso e capace di ricreare le sensazioni degli esordi del genere, cercando di mantenersi il più possibile fedele allo spirito. Dopo aver cambiato il suo pseudonimo in Ash, Renè continua a guidare il gruppo mantenendolo su livelli qualitativi molto alti, e se prenderete in mano anche questo ultimo disco non vi sbaglierete. I Nargaroth non sono mai stati molto prolifici, questo disco arriva dopo otto anni dal precedente, ed è un richiamo a continuare la battaglia cominciata in Norvegia anni fa, ma da sempre nelle nostra testa. Il disco possiede diversi registri, da un black metal ortodosso non velocissimo ma molto incisivo, a momenti più sinfonici ed epici. La sensazione è di qualità e solidità, di potenza espressa nei termini giusti, ma soprattutto di quelli che rimangono in testa e che fa amare ciò che si ascolta. Il disco si sviluppa molto bene, è prodotto molto bene, e ciò ci fa cogliere tutte le sfaccettature delle ottime composizioni di Renè. Era Of Threnody è uno dei momenti più alti della discografia dei Nargaroth e una delle migliori uscite di black metal di quest’anno. Qui possiamo trovare non solo la tradizione, ma anche una parte importante di storia del genere che continua ad avanzare, accogliendo nuove istanze ma rimanendo fedele più che al suono allo spirito di questa musica, che non è solo musica ma è molto di più.

TRACKLIST
1.Dawn of Epiphany
2.Whither Goest Thou
3.Conjunction Underneath The Alpha Weel
4….As Orphans Drifting In A Desert Night
5.The Agony Of A Dying Phoenix
6.Epicedium To A Broken Dream
7.Love Is A Dog From Hell
8.Era Of Threnody
9.TXFO
10.My Eternal Grief, Anguish Neverending
11.Era Of Threnody – Broadcast (Bonus)

NARGAROTH – Facebook

Thunder Godzilla – Thunder Godzilla

Discone pesante e potente, un macigno stoner che non fa prigionieri, per gli amanti del genere una gradita sorpresa tutta made in Italy.

Andromeda Relix ci stupisce ancora una volta con l’esordio dei Thunder Godzilla, gruppo stoner metal in arrivo da una Padova trasformata nel deserto della Sky Valley.

Il gruppo che accompagna le scorribande del famoso lucertolone in copertina è formato da Marco al basso ed alla voce, da Jonny alle pelli e da Espo alla sei corde, il suo sound è stoner metal doc, potente, devastante e pregno di quell’attitudine desertica dei primi Kyuss,
E sono proprio i Kyuss il gruppo a cui il trio fa riferimento, mantenendo comunque un’ottima personalità che affiora tra le trame fumose di questo pezzo di granito stonerizzato.
L’opener Tokio Avenger, le bordate stonate di Goliath, gli echi doom di Mammoth King fanno da colonna sonora alla distruzione che il rettile gigante perpetra in giro per lo spazio, ancora più profondo se accompagnato dal pesantissimo sound del trio padovano, assolutamente a suo agio nel portare ad un livello più estremo l’approccio di matrice desertica.
Qui si suona il genere senza compromessi, sguaiato, devastante e distruttivo, come lo scodinzolio dell’enorme coda dil Godzilla, mentre paesi e città vengono distrutti da questa apocalisse stoner.
Il sole cuoce crani e carni, la distruzione è computa e mentre la band ci lascia con il massacro beatlesiano di una Day Tripper sconvolta da sostanze illegali, il mostro si allontana, un pesante ammasso di artigli e ruvida pelle che neppure i missili dell’ormai decimata difesa terrestre riescono a scalfire.
Discone pesante e potente, un macigno stoner che non fa prigionieri, per gli amanti del genere una gradita sorpresa tutta made in Italy.

01. Tokyo Avenger
02. Lie to Me
03. Goliath
04. Fears
05. Get Away
06. Psycho
07. Mammoth King
08. Pressure
09. Yoga Fire
10. Black Hammer
11. Day Tripper

Line up:
Thunder Jonny – Drums
Thunder Espo – Guitars
Thunder Hiyuga – bass, vocals

THUNDER GODZILLA – Facebook

CELLADOR

Il video del brano ‘Break Heresy’, tratto dal nuovo album ‘Off The Grid’ (Scarlet Records).

I Cellador hanno pubblicato il video del brano ‘Break Heresy’, tratto dal nuovo album della band ‘Off The Grid’, disponibile su Scarlet Records.

I Cellador affondano le proprie radici nei primi anni 2000, anni in cui si ponevano in netta antitesi con la scena metal dominante all’epoca negli Stati Uniti. La loro formula, fatta di power metal potente e velocissimo, linee vocali ultra-melodiche e un songwriting sempre originale ed accattivante, unita ai loro intensissimi live show, hanno presto fatto assurgere la band ad un ruolo di vero e proprio culto. Subito dopo la pubblicazione dell’album di debutto ‘Enter Deception’ (2006) la critica li ha definiti “I nuovi Re del Power Metal americano”, spianando loro la strada verso il successo internazionale e permettendogli di dividere il palco con artisti blasonati come Trivium, Helloween, Sonata Arctica, Queensryche, Gamma Ray, Bullet For My Valentine, Behemoth, Hatchet, Havok, Vale of Pnath, Protest The Hero, Moonspell, Amaranthe e molti altri.

Dopo un’attesa durata molti anni, la band è finalmente pronta alla pubblicazione del nuovo album ‘Off The Grid’, che uscirà dunque sotto l’egida di Scarlet Records, con cui il quintetto di Denver, Colorado, ha recentemente siglato un nuovo contratto discografico. Il disco è stato masterizzato da Peter Rutcho ai Damage Studios (Havok, Revocation) di Southbridge, Massachusetts, mentre l’artwork reca la firma di Colin Marks (Rain Song Design).

Walpyrgus – Walpyrgus Nights

La qualità altissima delle composizioni mi porterebbe a comporre un track by track oltremodo antipatico, quindi sappiate che, dall’opener The Dead Of Night fino alla conclusiva title track, è un susseguirsi di emozionanti avventure nel mondo dell’heavy metal classico.

Collaborare con MetalEyes significa sguazzare nell’underground, aiutati nella ricerca di chicche metalliche da presentare ai lettori grazie ad una serie di label che ci invitano all’ascolto di perle altrimenti a forte rischio di passare inosservate ai più.

Twisted Tower Dire è un nome che a molti non non dice nulla, ma per chi è attento al sottobosco musicale si tratta una band americana di culto, attiva da più di vent’anni nell’heavy power metal con una serie di album uno più bello dell’altro, con l’ultimo uscito ormai sei anni fa (Make It Dark).
Tre quinti di questa splendida realtà dell’ underground metallico classico statunitense li ritroviamo negli altrettanto spettacolari Walpyrgus: Jonny Aune, grande vocalist (ex Widow), Scott Waldrop ad una delle due chitarre (l’altra è lasciata nelle mani di Charley Shackelford) ed il bassista Jim Hunter a formare la sezione ritmica con il drummer Carlos Denogean.
Il quintetto del North Carolina arriva così a questo bellissimo debutto dopo che, in più o meno tre anni, ha rilasciato una serie di singoli e live all’insegna di uno splendido esempio di heavy metal old school, dalle tematiche horror, ma assolutamente melodico, ricco di solos maideniani, chorus magnifici ed un talento spropositato nel creare brani sparati direttamente nell’olimpo dell genere, tra tradizione britannica e power americano, un sodalizio perfetto per far perdere la testa ai defenders di tutte le età.
Io non so quanti avranno la fortuna di ascoltare Walpyrgus Nights e le sue otto irresistibili composizioni, ma credetemi se vi dico che qui siamo nella perfezione nel campo dell’heavy metal di ispirazione e attitudine vecchia scuola, non superando di fatto il 1985 come ispirazioni, ma arrivando sul tetto del metal underground (a livello qualitativo) in questo 2017 che sta dando grosse soddisfazione in campo classico.
La qualità altissima delle composizioni mi porterebbe a comporre un track by track oltremodo antipatico, quindi sappiate che, dall’opener The Dead Of Night fino alla conclusiva title track, è un susseguirsi di emozionanti avventure nel mondo dell’heavy metal classico.

TRACKLIST
1. The Dead Of Night
2. Somewhere Under Summerwind
3. Dead Girls
4. Lauralone
5. Palmystry
6. She Lives
7. Light Of A Torch (Witch Cross cover)
8. Walpyrgus Nights

LINE-UP
Jonny Aune – Vocals
Scott Waldrop – Guitars
Charley Shackelford – Guitars
Jim Hunter – Bass
Peter Lemieux – Drums
Tom Phillips – Keyboards, Guitars

WALPYRGUS – Facebook

Anamnesi – La Proiezione Del Fuoco

Parlando del livello di lettura musicale il disco è di immenso valore, ma ancora più grande è il valore storico, e superiore ad esso si trova il livello spirituale, chiudete gli occhi mettete le cuffie e ascoltate cosa ha da dirvi la vostra vera anima.

Certe opere vanno ben oltre la musica, poiché sono dei paradigmi, dei momenti di vera comprensione di quello che siamo, o di ciò che siamo stati.

La Proiezione Del Fuoco è uno di questi momenti, un ricordarci ciò che siamo stati e ciò che siamo veramente, nonostante duemila e più anni di menzogne. Anamnesi è la creazione di Emanuele Prandoni, un nome che possiamo trovare dietro a grandi nomi dell’underground metal italiano, tanto per citarne alcuni Simulacro, Absentia Lunae e Progenie Terrestre Pura. Questo suo progetto è ora giunto al terzo disco edito da Dusktone, mentre i precedenti sono stati pubblicati da Naturmacht Productions. La Proiezione Del Fuoco è un disco incentrato sul culto mitraico, un’antica religione che era in voga nell’antica Roma, e che viene quindi da molto lontano. Purtroppo, a causa della scarsità di fonti non si sa molto su questa religione salvifica e piena di misteri, a cui si veniva iniziati attraverso sette gradi. Molto devoti a Mitra erano i legionari romani, ma Mitra viene dall’India e forse ancora da più lontano, ed era un culto legato al Sole, vero e forse unico dio di noi umani. In questo disco risuona fortissimo questo spirito antico, legato ad un percorso iniziatico molto difficile e preciso, per scoprire sé stessi e la verità su ciò che ci circonda. Anamnesi ci accompagna nel sotterraneo del nostro inconscio con un black death di ottima fattura, debitore alla scena svedese ma molto originale anche grazie al cantato in italiano, che si comprende bene e che è davvero una lezione di storia all’ennesima potenza. Vi sono momenti del disco nei quali si percepisce la forza e la profondità di questo culto che portiamo dentro, grazie all’immenso lavoro di ricerca di Emanuele, e soprattutto grazie alla sua altrettanto grande capacità di rendere musica le sue sensazioni. Parlando del livello di lettura musicale il disco è di immenso valore, ma ancora più grande è il valore storico, e superiore ad esso si trova il livello spirituale, chiudete gli occhi mettete le cuffie e ascoltate cosa ha da dirvi la vostra vera anima. La sesta traccia Apathanatismos è la resa musicale dell’unico culto mitraico a noi pervenutoci in una redazione successiva del quarto secolo; ascoltare queste parole suscita sensazioni davvero forti e dimenticate, ma non siamo quello che vogliono farci credere, siamo molto di più, fuoco e sole.
Un’opera immensa, testimonianza di ciò che può essere il metal, un veicolo per farci tornare a casa.

TRACKLIST
1.Origine Prima
2.Fautor Imperii
3.La Proiezione Del Fuoco
4.La Precessione Degli Equinozi
5.Lo Ierofante Dei Misteri
6.Apathanatismos
7.I Sette Raggi Del Myste

ANAMNESI – Facebook

Mess Excess – From Another World Part 1

Con un orecchio al metallo progressivo dei Queensryche e l’altro al rock raffinato delle icone prog settantiane, i Mess Excess costruiscono un concept ispirato e maturo

Gli album licenziati dalla nostrana Qua’ Rock hanno la caratteristica di non risultare mai banali o di maniera, è così che la label guidata dal chitarrista Gabriele Bellini (Pulse R., Hyaena) si sta ritagliando uno spazio sempre più importante sul mercato rock/metal nazionale.

Con i Mess Excess ci avventuriamo in un concept di matrice socio/politica e dal sound progressivo e molto originale, la prima parte di una storia che avrà la sua conclusione sul secondo capitolo.
From Another World Part 1 è il secondo album del gruppo toscano, attivo dal 2009 ed arrivato ad oggi dopo molti cambi nella line up e Fly Away, licenziato un paio di anni fa.
Caratterizzato da una doppia voce femminile, il sound si impossessa del rock progressivo in auge negli anni settanta e lo accompagna con il metal del decennio successivo, trasformandolo in un ottimo e personale esempio di maturità compositiva.
Con un orecchio al metallo progressivo dei Queensryche e l’altro al rock raffinato delle icone prog settantiane, i Mess Excess costruiscono un concept ispirato e maturo, una storia che affronta i misteri e i segreti del potere, molto attuale se ci specchiamo nella società odierna, ormai giunta ad un punto di non ritorno.
I Mess Excess ci regalano un album intenso, suonato divinamente e ricco di parti emozionanti, racconto e cantato splendidamente da Martina Lotti ed Helene Costa: una quarantina di minuti, durata perfetta per godere ed entrare nel mondo e nel racconto della band, facile da assimilare e notevole nel non lasciare mai che l’una delle due anime prenda il sopravvento, così da venire investiti da cambi di tempo e atmosfere, passando dal prog metal ritmicamente sontuoso al classic rock d’autore ed impreziosito da un gran lavoro dei tasti d’avorio.
Opera da ascoltare nella sua interezza, From Another World part 1 non ha brani trainanti, ma lascia quella sensazione di suite divisa in capitoli, come la tradizione progressiva vuole, partendo dall’inizio della storia (Amazing Dystopia), passando per lo strumentale Brainstorm, il metal progressivo della splendida In Loving Memory e delle talentuose note di Mesmerize e Deranged.
La raffinata eleganza della ballad Glimpse Of Hope chiude la prima parte di From Another World e ci dà appuntamento con il secondo capitolo, noi siamo già in spasmodica attesa …

TRACKLIST
1.Amazing Dystopia
2.Brainstorm
3.In Loving mamory
4.Mesmerize
5.Deranged
6.Glimpse Of Hope

LINE UP
Martina Lotti – Lead Vocals
Alessandro Santi – Guitars & Backing Vocals
Andrea Giarracco – Bass & Backing Vocals
Fulvio Carraro – Keyboards & Piano
Roberto Prato – Drums
Helene Costa – Backing Vocals

MESS EXCESS – Facebook

NAD SYLVAN

Il video di When The Music Dies. dall’album The Bride Said No (Inside Out).

Nad Sylvan – ‘The Bride Said No’ disponibile nei negozi!

Nad Sylvan, il cantante di Steve Hackett e di Agents Of Mercy, pubblica il suo nuovo album solista ‘The Bride Said No’ su InsideOutMusic.

L’album vede la partecipazione di numerosi ospiti quali Roine Stolt, Steve Hackett, Guthrie Govan, Tony Levin, Jonas Reingold, Nick D’Virgilio, Doane Perry e altri. Per l’occasione Nad Sylvan ha reso disponibile il brano ‘What Have You Done’: https://youtu.be/r72kSLc6nvo

Tracklist:
Bridesmaids
The Quartermaster
When The Music Dies
The White Crown
What Have You Done
Crime Of Passion
A French Kiss In An Italian Café
The Bride Said No

Saille – Gnosis

Siamo al cospetto di un ottimo album di genere, che si lascia ascoltare con un certo agio in tutto il suo sviluppo, beneficiando anche di più di un  passaggio interessante, ma nel quale sono del tutto assenti minimi spunti innovativi.

Quarto full length per i belgi Saille, auguri di un symphonic black di stretta derivazione scandinava.

Di per sé quest’ultima affermazione dice molto sui contenuti del lavoro, visto che in Gnosis gli stilemi del genere reso famoso dai Dimmi Borgir ci sono tutti, pur se resi con buona perizia e competenza.
In sintesi, siamo al cospetto di un ottimo album di genere, che si lascia ascoltare con un certo agio in tutto il suo sviluppo, beneficiando anche di più di un  passaggio interessante, ma nel quale sono del tutto assenti minimi spunti innovativi.
Poco male quando a farlo è una band capace come i Saille, i quali sciorinano brani di sicuro impatto come gli iniziali Benei Ha Elohim e Pandaemonium Gathers, però la sensazione è che sentiti questi sentiti tutti e, nonostante il gruppo di Gent suoni forse anche meglio e più ispirato di quanto non facciano oggi le band seminali per il genere,viene lo stesso meno un buon motivo per non andarsi a riascoltare direttamente Enthrone Darkness Triumphant piuttosto che indugiare con Gnosis.
Tutto qua, chi ama il genere potrà anche goderne non poco, ma resta la consapevolezza che si tratta di un surrogato e che, a parte i nomi storici, ormai dediti solo a monetizzare il passato, ci sono comunque alcune band contemporanee in grado di proporsi in quest’ambito con sufficiente personaliltà: questo non succede per ora ai Saille e, anche se i numeri li avrebbero tutti per riuscirci, è difficile immaginare che ciò possa verificarsi dall’oggi al domani da parte di una band dalla discografia già piuttosto consistente.

Tracklist:
1.Benei Ha Elohim
2.Pandaemonium Gathers
3.Blot
4.Genesis 11-1-9
5.Before the Crawling Chaos
6.Prometheus
7.Thou, my Maker
8.Magnum Opus
9.1904 Era Vulgaris

Line-up:
ReinieR Schenk – Guitar
Kristof Van Iseghem – Bass
Collin Boone – Guitar
Dennie – Vocals
Kevin De Leener – Drums

SAILLE – Facebook

Atlantean Kodex – The Annihilation Of Bavaria

Questo ennesimo live album (il terzo in dieci anni) immortala gli Atlantean Codex in una delle loro migliori performance, questa volta sul palco di Theuern nel novembre di due anni fa.

Per gli amanti dell’epic doom metal i tedeschi Atlantean Kodex sono diventati in poco tempo una cult band, amata e rispettata da molti nell’ambiente.

Questo ennesimo live album (il terzo in dieci anni) immortala il quintetto di Vilseck in una delle sue migliori performance, questa volta sul palco di Theuern nel novembre di due anni fa, con un brano inedito dato in pasto agli astanti (Kodex Battalions) e più di novanta minuti di epico doom metal, con il gruppo solido come una quercia secolare della foresta nera ad ipnotizzare un pubblico partecipe ed in totale trip da battaglia, con guerre e fatti storici raccontati con un trasporto ed un talento emozionale che rende la proposta del gruppo fuori dai soliti schemi del genere conservatore per antonomasia.
Una band di culto, amatissima e seguita nei dettagli dai fans che accompagnano il singer Markus Becker in ogni sua performance, arrivando a toccare vette di puro delirio epico con band e pubblico a formare un solo mastodontico monumento al genere in molti dei brani proposti, su cui spiccano le splendide Twelve Stars And An Azure Gown, Enthroned In Clouds And Fire, dall’ultimo album The White Goddess uscito ormai quattro anni fa, o Pilgrim e A Prophet in the Forest dal primo full lenght, The Golden Bough (2010).
In poche parole questo nuovo album è un regalo del gruppo ai suoi fans, uno spaccato di quello che gli Atlantean Kodex sono stati in grado di offrire in questi anni, musica di qualità all’insegna dell’epic doom, un genere certo non facile da percorrere se non si è totalmente coinvolti nell’attitudine e nell’approccio, oltre ovviamente ad un talento compositivo adeguato.
Detto di un suono che rende giustizia alla musica senza farla sembrare plastificata come in molti album live, non mi rimane che consigliare l’ascolto agli amanti del genere che non conoscono ancora la band tedesca, mentre i fans abituali non necessitano sicuramente del mio invito ed avranno The Annihilation Of Bavaria già ben esposto nella loro discografia.

TRACKLIST
01. From Shores Forsaken
02. Pilgrim
03. Trumpets of Doggerland
04. Sol Invictus
05. Bilwis
06. Heresiarch
07. Twelve Stars and an Azure Gown
08. Der Untertang der Stadt Passau
09. Enthroned in Clouds and Fire
10. White Goddess Unveiled
11. The White Ship
12. Kodex Battalions
13. A Prophet in the Forest
14. The Atlantean Kodex

LINE-UP
Markus Becker – Vocals
Manuel Trummer – Guitars
Michael Koch – Guitars
Florian Kreuzer – Bass
Mario Weiss – Drums

ATLANTEAN KODEX – Facebook

https://www.youtube.com/watch?v=hHH1MJIr3i8

Mesembria Magog – Ultra-Mk

Il fatto di essere un gruppo con una certa esperienza, sia in studio che dal vivo, porta i Mesmebria Magog ad offrire un’opera di buon livello, con un immaginario cyber elettro punk che spicca molto.

I foggiani Mesembria Magog sono attivi dal 2002, nati dagli sforzi dei fratelli Claudio e Stefano D’ Onofrio.

Il nome è una contrapposizione fra Mesmebria, una mitica regione fra Grecia e Turchia molto vicina al paradiso in terra, e il demone Magog citato nell’apocalisse. E tutta la loro musica segue questa atavica contrapposizione fra bene e male, fra luce e tenebra. Il genere proposto è un’interessante commistione fra metal, elettronica ed un ebm geneticamente modificata. Come risultato i Mesembria Magog raggiungono un buon livello, dato che rielaborano la lezione di vari gruppi creando un clima denso e che fa venire voglia all’ascoltatore di seguire lo sviluppo del disco. Il fatto di essere una band con una certa esperienza, sia in studio che dal vivo, porta i Mesmebria Magog ad offrire un’opera di buon livello, con un immaginario cyber elettro punk che spicca molto. Assai azzeccata in tale senso la scelta di rielaborare la canzone Rebel Yell di Billy Idol, compagna fedele di quel clima ottantiano tra tecnologia e Blade Runner. L’ep seppur breve è un ottimo assaggio di cosa sia questo gruppo, e delle sue potenzialità. Mk Ultra parla della nostra società e delle enormi difficoltà che ci pone, e della sua missione di distruzione e di autodistruzione. Le poche voci critiche rimaste provengono da gruppi della provincia come i Mesembria Magog, che con passione e sudore dipingono il decadente ritratto di una tecno società subliminale e subdola.

TRACKLIST
1. Against Everything
2. Hey Baby
3. Jump It
4. Rebel Yell (Mk Mix)

LINE-UP
Claudio d’Onofrio – Voice
Stefano d’Onofrio – Keyboards
Angelo Annicchiarico – Guitar
Gianluca Maffei – Drums
Manuele Soldano – Bass

MESEMBRIA MAGOG – Facebook

Vetriolica – Dichiarazione D’Odio

Ci mettono tanto impatto ed attitudine i Vetriolica, il loro lavoro risulta caratterizzato da una forza che vi travolgerà in tutta la sua insana potenza nella sua dimensione più consona, quella dal vivo.

E’ dagli inizi degli anni novanta che i Vetriolica da Verona hanno fatto la loro comparsa sulla scena estrema nazionale, prima con una formazione a tre che li ha visti protagonisti di infuocati live per supportare i due demo (Vetriolica e Bambini Epilettici) ed il primo full length Ferocia, prodotto da Paul Chain.

Nel 2013 il ritorno con una formazione a quattro ed una sezione ritmica nuova di zecca (Jack Tusk al basso e Hubert Fast alle pelli) che si aggiunge ai due musicisti storici, Henry Ford (chitarra e voce) e Marious Kalash (voce e chitarra).
Per Andromeda Relix esce questo nuovo lavoro intitolato Dichiarazione D’Odio, un belligerante esempio di metal estremo di matrice moderna, groovy e che unisce thrash, metalcore e qualche spunto hardcore per un devastante e quanto mai esplosivo risultato d’insieme.
Testi in italiano, urlati ma non sguaiati, una potenza senza freni e una devozione per i fratelli Cavalera fanno di Dichiarazione D’Odio il classico lavoro diretto e senza filtri, un muro sonoro violento che si avvale di qualche spunto melodico, ma non perde un grammo di pesantezza per tutta la sua durata.
La sensazione è di essere al cospetto di una band vera, lontana da certa aggressività di facciata o da ruffianerie volte a fare breccia nei giovani utenti di canali satellitari: con i Vetriolica ci si fa male, molto male, presi a pugni dall’immane violenza di Impatto Zero, Vuoto a Perdere o Psicotropazione.
Ci mettono tanto impatto ed attitudine i Vetriolica, il loro lavoro risulta caratterizzato da una forza che vi travolgerà in tutta la sua insana potenza nella sua dimensione più consona, quella dal vivo.
Un buon ritorno, consigliato agli amanti dei suoni estremi di matrice thrash core.

TRACKLIST
1.      Melma
2.      Vetriolica
3.      Impatto Zero
4.      Malata
5.      Exxon Valdez
6.      Vuoto a Perdere
7.      Senza Appello
8.      2473
9.      Psicotropazione
10.  Discesa agli Inferi

LINE UP
Marious Kalashnikov – Vocals, guitars
Henry Ford – Guitars, vocals
Jack Tusk – Bass
Hubert Taba – Drums

VETRIOLICA – Facebook

Ungraved Apparition – Pulse_0

Pulse_0 si rivela essenzialmente un ideale punto di partenza per cui, smussando qualche spigolo, focalizzando al meglio l’aspetto melodico ed evitando estemporanee soluzioni ad effetto, gli Ungraved Apparition hanno tutto il tempo ed i margini per fare senz’altro meglio in futuro.

Una copertina tra le più improbabili che mi sia capitato di vedere negli ultimi anni è il biglietto da visita con il quale si presentano gli Ungraved Apparition, band moscovita al passo d’esordio con l’album intitolato Pulse_0.

Quello del quintetto russo è il tipico death doom proveniente dall’area ex-sovietica, ovvero dai tratti molto asciutti e spesso aspro, ma non privo di interessanti aperture melodiche.
A livello lirico, come la cover ed il titolo suggeriscono, ad essere preso in esame è fondamentalmente il momento del trapasso, con tutto il carico di tragedia ed abbandono che ne consegue, prima durante e dopo il suo nefasto compiersi.
L’approccio degli Ungraved Apparition è piuttosto naif, così anche l’inserimento di effetti volti a colpire maggiormente l’immaginario dell’ascoltatore appare dettato da una certa ingenuità; d’altra parte questo depone a favore di un sentire genuino che resta il dato saliente di un album privo di quella tensione drammatica che sarebbe lecito attendersi in base al tipo delle tematiche trattate, nonostante non manchino buoni spunti disseminati qua e là.
Detto ciò, Pulse_0 si rivela essenzialmente un ideale punto di partenza per cui, smussando qualche spigolo, focalizzando al meglio l’aspetto melodico ed evitando estemporanee soluzioni ad effetto, come i frequenti campionamenti di pianti, urla e sospiri che servono solo a spezzare il pathos e non ad aumentarlo, gli Ungraved Apparition hanno tutto il tempo ed i margini per fare senz’altro meglio in futuro.

Tracklist:
1.Кома
2.Спаси! (Intro)
3.Спаси!
4.Тот, кто не дышит (Intro)
5.Тот, кто не дышит
6.Неумершее явление (Intro)
7.Неумершее явление
8.Гнилостные бактерии (Intro)
9.Гнилостные бактерии
10.Гангрена (Intro)
11.Гангрена
12.Пыль (Intro)
13.Пыль

Line-up:
Leon Kratt – Bass
Paul Kas – Drums
Micky Babossa – Guitars
Bones Taker – Guitars
Damned – Vocals

DEATH ANGEL

I Death Angel pubblicano il lyric video di ‘Breakaway”, dall’allbum del 2016 The Evil Divide (Nuclear Blast).

DEATH ANGEL – pubblicano il lyric video di ‘Breakaway’. Annunciate le date estive in Europa!

L’ultimo album in studio dei DEATH ANGEL “The Evil Divide” è stato pubblicato il 27 maggio 2016 su Nuclear Blast Records. Oggi i thrashers americani pubblicano il lyric video della canzone ‘Breakaway’.

Dopo diversi tour negli Stati Uniti con i compagni di etichetta SLAYER e ANTHRAX, solo per citarne alcuni, la band sarà in tour in Europa in estate. L’unica data italiana è fissata il 23 luglio al Colony Open Air in provincia di Brescia.

Il cantante Mark Osegueda dichiara:
“È con grande eccitazione che posso annunciare che i DEATH ANGEL finalmente torneranno in Europa in estate! Dopo la pubblicazione di ‘The Evil Divide’ ci siamo quasi sentiti banditi dal suonare dinanzi ai nostri fan più leali! Vi promettiamo di offrirvi un set aggressivo ogni sera. Vi invitiamo a celebrare e scambiare con noi l’energia che è il metal! L’energia che è DEATH ANGEL!”.

“The Evil Divide Across Europe Tour 2017”

06.07. D Ballenstedt – Rockharz Open Air
07.07. D Berlin – Badehaus
08.07. NL Eindhoven – Dynamo Club
09.07. B Antwerp – Antwerp Metal Festival
10.07. LUX Esch/Alzette – Kulturfabrik
12.07. D Balingen – Bang Your Head!!! Festival
13.07. CZ Vizovice – Masters Of Rock
14.07. S Gävle – Gefle Metal Festival
15.07. D Weil am Rhein – Baden in Blut
16.07. D Frankfurt – Zoom
19.07. F Nantes – Le Ferrailleur
20.07. F Paris – Le Petit Bain
21.07. F Puget-Sur-Argens – Le Rat’s
23.07. I Brescia – Colony Open Air
26.07. CH Aarburg – Musigburg
27.07. D Munich – Free & Easy Festival
28.07. SLO Tolmin – Metaldays
29.07. D Lindau – Club Vaudeville
30.07. D Essen – Nord Open Air
01.08. D Nuremberg – Hirsch
04.08. NL Steenwijkerwold – Dicky Woodstock
05.08. P Corroios – VOA Fest
06.08. NL Rotterdam – Baroeg
08.08. UK Wolverhampton – Slade Rooms
09.08. UK Glasgow – Audio
10.08. UK Bridgend – Hobos
11.08. UK London – Underworld
12.08. B Kortrijk – Alcatraz Festival

“The Evil Divide” è disponibile in formato fisico http://nblast.de/DATheEvilDivide e digitale http://nblast.de/DeathAngelDownloads

“The Evil Divide” è stato registrato ancora una volta agli AudioHammer Studios di Sanford, Florida con il produttore Jason Suecof (TRIVIUM, DEICIDE), che si era già occupato di “Relentless Retribution” (2010) e “The Dream Calls For Blood” (2013). La masterizzazione è stata curata da Ted Jensen allo Sterling Sound di New York City, mentre l’artwork è stato disegnato dal tatuatore Bob Tyrrell.

www.deathangel.us
www.facebook.com/deathangel
www.nuclearblast.de/deathangel

Druknroll – Bad Math

Se questi quindici minuti di musica racchiusi in Bad Math fungono da apripista ad un prossimo full length, state pronti perché ci sarà da divertirsi.

Thrash metal progressivo e moderno, attraversato da umori death ed elettronici per una proposta molto interessante, peccato solo che questo Bad Math sia un ep di tre brani.

I Drunknroll sono attivi dal 2006 come one man band del polistrumentista Druknroll e hanno all’attivo una manciata di full length e due ep.
Col tempo il musicista russo ha poi trasformato la sua creatura in una band a tutti gli effetti e questo nuovo lavoro vede i Druknroll esibirsi come quartetto, con Maks Perepelkin alla sei corde, il cantante Horror al microfono, Knip alle prese con effetti, chitarre e tastiere, ed ovviamente Drunknroll che si danna con chitarre, batteria, basso e tasti d’avorio.
Mekong Delta e Voivod aleggiano in un sound moderno ed estremo, qualche richiamo agli Strapping Young Lad ed una predisposizione per il death melodico sono le componenti che vanno a formare la musica del musicista russo.
Thrash metal che ha nell’anima progressiva il suo punto di forza, con le tastiere che creano ricami eleganti in un contesto violento, colmo di cambi di tempo e sei corde trattate con una perizia tecnica invidiabile.
Horror inveisce sul microfono con la rabbia di un singer melodic death e le tre tracce risultano un ottima presentazione del gruppo agli ascoltatori occidentali.
Se questi quindici minuti di musica racchiusi in Bad Math fungono da apripista ad un prossimo full length, state pronti perché ci sarà da divertirsi.

TRACKLIST

1. Bad Math
2. On the Hook
3. The Heroes of the War

LINE-UP

Maks Perepelkin – lead guitar
Horror – vocals
Knip – guitars, sound effects, keys
Druknroll – guitars, bass, keys, drums

VOTO
7.20

URL Facebook
http://vk.com/druknrollcommunity

URL YouTube, Soundcloud, Bandcamp

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A Mournful Path – From The Wreckage Of Humiliation

Gli A Mournful Path sono un duo di black metal da Newcastle, Australia, e il loro black metal non vi lascerà tregua, figlio maledetto della scuola australiana, con quella saturazione dello spazio sonoro che rende bellissimo questo viaggio tra l’atmospherical e il black più tendente al death.

Questa traccia che vi proponiamo è un appunto, un piccolo assaggio di qualcosa che vi atterrerà nelle orecchie entro la fine dell’anno.

Gli A Mournful Path sono un duo di black metal da Newcastle, Australia, e il loro black metal non vi lascerà tregua, figlio maledetto della scuola australiana, con quella saturazione dello spazio sonoro che rende bellissimo questo viaggio tra l’atmospherical e il black più tendente al death. Il duo ha rilasciato questa traccia per la Inverse Records che pubblicherà il loro mini di debutto. Gli A Mournful Path si inseriscono in quel novero di gruppi che riescono a dare al black metal un significato di liberazione, un mezzo per andare verso il cielo o verso il centro della terra a vostra preferenza. Il male ed il disagio escono a mille all’ora dalla voce di Michael Romeo, con il fratello David che fa tutto il resto, ed ad ascoltarli non sembrano davvero un gruppo esordiente. I due fratelli Romeo respirano e suonano come fossero un’unica entità e ciò lo si sente molto bene anche da quest’unica traccia.
Un piccolo raggio nero che preannuncia una tempesta molto interessante e pesante.

TRACKLIST
1. From The Wreckage Of Humiliation

LINE-UP
David Romeo: Song writing and all instruments
Michael Romeo: Words and voice

A MOURNFUL PATH – Facebook

The Interbeing – Among The Amorphous

Un buon ibrido tra gli ormai scontati cliché di un genere (il metalcore) che risulta in affanno da un paio di anni a questa parte e l’industrial classico, più vicino al death metal, e meno ad MTV…

Tornano con il secondo lavoro sulla lunga distanza gli industrial metallers The Interbeing, gruppo danese che bene aveva fatto parlare di sé all’indomani dell’uscita del debutto Edge Of The Obscure, risalente ormai a sei anni fa.

Prodotto da Jonas Haagensen (Amaranthe, Pretty Maids e Volbeat), Among the Amorphous si muove tra l’industrial metal ed il metalcore, pregno di ritmiche sincopate ma dal potentissimo groove, fulminanti esplosioni e aperture melodiche nei cori puliti che, come di moda oggigiorno, abbondano.
Personalmente preferisco la band quando si fa rabbiosa nelle sue pulsioni  rabbiosa esplode all’unisono, una bomba estrema industrial metal come si sentiva un po’ di anni fa, tra la tecnica devastante dei Meshuggah  e le fredde ritmiche dei Fear Factory, mentre le parti melodiche abbassano leggermente la tensione avvicinandosi troppo al sound in uso di questi tempi.
Un dettagli perché l’uso dei campionamenti è perfettamente inserito nel metal moderno del gruppo, le atmosfere rimangono piacevolmente estreme e quando il gruppo si avvicina al djent risulta davvero in gamba (Borderline Human).
Chiaramente in un album del genere la differenza la fanno i brani che in generale si mantengono su buoni livelli, estremi, non facili da assimilare in modo immediato ma che escono alla distanza.
Un buon ibrido tra gli ormai scontati cliché di un genere (il metalcore) che risulta in affanno da un paio di anni a questa parte e l’industrial classico, più vicino al death metal, e meno ad mtv, Among The Amorphous ha nel suo insieme il suo punto di forza , anche se l’opener Spiral Into Existence e Pinnacle Of The Strain meritano una menzione, specialmente la seconda per un lavoro ritmico sopra le righe.
Un album che riporta l’attenzione sulla scena danese, almeno per quanto riguarda il genere, patria di gruppi notevoli come i Mnemic ed i Rauchy, ma poco prolifici, in un mondo musicale che, purtroppo anche nel metal tende a dimenticare.

TRACKLIST
01. Spiral into Existence
02. Deceptive Signal
03. Sins of the Mechanical
04. Borderline Human
05. Purge the Deviant
06. Cellular Synergy
07. Enigmatic Circuits
08. Pinnacle of the Strain
09. Sum of Singularity
10. Among the Amorphous

LINE UP
Dara Toibin – Vocals
Torben Pedersen – Guitars, Vocals
Boas Segel – Guitars, Programming
Jacob Hansen – Bass
Kristoffer Egefelt – Drums

THE INTERBEING – Facebook