Arckanum – Den Förstfödde

Den Förstfödde chiude degnamente una parabola artistica lunga e qualitativa, e non si sa se il termine di un ciclo possa essere propedeutico all’inizio di un’altra stimolante vicenda musicale; vada come vada, resta solo da attribuire il doveroso plauso a Shamaatae per quanto offerto in tutti questi anni.

Nono full length per Shamaatae e la sua creatura Arckanum, un traguardo importante ed ulteriore tassello posto in quasi un quarto di secolo di storia.

Il musicista svedese ha trovato il suo momento di massimo fulgore nello scorso decennio, in particolare con un album eccellente come ÞÞÞÞÞÞÞÞÞÞÞ, nel quale era riuscito a mettere insieme una sequenza di brani trascinanti con il loro connubio tra la ruvidezza del black e le incisive linee melodiche.
Den Förstfödde dovrebbe essere, secondo quanto dichiarato dallo stesso Shamaatae, l’ultimo atto targato Arckanum e, pur con un certo dispiacere per tale decisione, è innegabile che migliore epilogo non ci sarebbe potuto  essere.
L’album, che liricamente continua a sviscerare un immaginario pagano ed occulto, con riferimenti ampi e mai banali all’affascinante mitologia nordica, mostra una freschezza compositiva che era venuta leggermente meno in lavori come Sviga læ, Helvítismyrkr e Fenris kindir, ai quali sono seguiti quattro anni di silenzio interrotto, appunto, da Den Förstfödde.
La title track apre il lavoro in maniera impressionante, rivelandosi quale sorta di colonna sonora di un arcaico rituale pagano che poi sfocia in un finale pesantemente intriso di doom psichedelico; da ciò si può già intuire che questi tre quarti d’ora non saranno basati esclusivamente sull’ortodossia black metal, ma lasceranno sfogare diversi rivoli creativi di Shamaatae, anche se, dopo l’intenso strumentale Nedom Etterböljorna, si torna ai fasti di ÞÞÞÞÞÞÞÞÞÞÞ con l’inarrestabile crescendo di Likt Utgårds Himmel, primo dei quattro brani che vedono, proprio come avvenne anche in quell’album, il fondamentale contributo chitarristico di Set Teitan (già nei Dissection e negli Aborym, oltre chitarrista live dei Watain), nostro connazionale ma ormai svedese d’adozione.
Ofjättrad, canzone dotata di un chorus micidiale, incrementa il valore ed il pathos del disco nel quale l’inquieto  intermezzo Ginnmors Drott prepara il terreno alla deflagrante Låt Fjalarr Gala, altra traccia killer di un album che si avvia purtroppo verso la fine a grandi passi, prima con il disturbato black’n’roll di Du Grymme Smed e poi con l’epico incedere della lunga traccia Kittelns Beska, suggello conclusivo dell’opera e (salvo ripensamenti da parte di Johan “Shamaatae” Lahger) di una storia musicale come quella degli Arckanum, nome fondamentale per lo sviluppo della scena black metal svedese, nonostante non abbia mai raggiunto, anche a causa di una minore esposizione mediatica derivante dalla sua natura di one man band, la fama di gruppi quali Dark Funeral, Marduk e Watain, senza tenere conto ovviamente degli inarrivabili Dissection.
Den Förstfödde chiude degnamente una parabola artistica lunga e qualitativa, e non è dato sapere se il termine di un ciclo possa essere propedeutico all’inizio di un’altra stimolante vicenda musicale; vada come vada, resta solo da attribuire il doveroso plauso a Shamaatae per quanto offerto in tutti questi anni.

Tracklist:
1. Den Förstfödde
2. Nedom Etterböljorna
3. Likt Utgårds Himmel
4. Ofjättrad
5. Ginnmors Drott
6. Låt Fjalarr Gala
7. Du Grymme Smed
8. Kittelns Beska

Line-up:
Shamaatae

Guests:
Set Teitan – Guitar in 3. 4. 6. 7.
Darby Laghe – Birch Trumpet in 8.
Ljuder Stefan Westberg – Violin in 5.

ARCKANUM – Facebook/

HUMANASH

Il video di Night Adventure in a Desecrated Church, dall’album “Reborn from the Ashes”, in uscita il 31 ottobre (Jolly Roger Records).

Il video di Night Adventure in a Desecrated Church, dall’album “Reborn from the Ashes”, in uscita il 31 ottobre (Jolly Roger Records).

Demon Eye – Prophecies And Lies

Le tracce che compongono l’album non sono mai troppo doom o troppo psichedeliche, la potenza è bilanciata e l’hard rock vintage comanda le operazioni così da mantenere una linea per tutta la durata, senza picchi clamorosi ma pure senza cadute ragguardevoli.

Si palesano sonorità heavy doom che, come una pioggia nera, creano un’alluvione di atmosfere vintage: il mercato in questi ultimi anni, non ha smesso un attimo di proporre agli amanti dell’ hard rock sabbathiano nuove opere ed altrettante band, molte autentiche sorprese, altre più ordinarie ma comunque in grado di risvegliare maghi, streghe e folletti in giro per il mondo.

I Demon Eye sono un quartetto del North Carolina attivo da cinque anni, il loro nome è ispirato dal famoso brano dei Deep Purple ed arrivano al terzo full length dopo l’esordio Leave The Light licenziato nel 2014 ed il precedente Tempora Infernalia uscito un paio di anni fa.
Anche il sound di Prophecies And Lies si stabilizza su un hard rock settantiano che, a braccetto con il doom, balla intorno al fuoco intonando canti e riti psichedelici, sicuramente non originale ma indubbiamente piacevole.
Le tracce che compongono l’album, infatti, non sono mai troppo doom o troppo psichedeliche, la potenza è bilanciata e l’ hard rock vintage comanda le operazioni così da mantenere una linea per tutta la durata, senza picchi clamorosi ma pure senza cadute ragguardevoli.
Prophecies And Lies scivola via e si consuma come un falò che alle prime luci dell’alba si spegne inesorabilmente, lasciando un gradevole odore di legna e i partecipanti al rituale si allontanano, con ancora nelle orecchie le note di In The Spyder’s Eye, Dying For It e la conclusiva Morning’s Son, parentesi zeppeliniana dell’album.
Per il resto si viaggia su tempi dettati da Pentagram, Sabbath e compagnia di sacerdoti metallici, mentre la luce del giorno nasconde gli incantesimi e le magiche pozioni preparate tra il buio e le ombre che le fiamme creano, alimentate dal sound dei Demon Eye.

Tracklist
1. The Waters and the Wild
2. In the Spider’s Eye
3. The Redeemer
4. Kismet
5. Infinite Regress
6. Dying For It
7. Politic Devine
8. Power of One
9. Vagabond
10. Prophecies and Lies
11. Morning’s Son

Line-up
Erik Sugg – Vocals,Guitars
Larry Burlison – Guitars
Paul Walz – Bass
Bill Eagen – Drums, Vocals

DEMON EYE – Facebook

Onirism – Sun

La ragion d’essere di Sun risiede essenzialmente nel suo buon gusto melodico, esaltato da un bel suono di chitarra ed attraversato da tastiere che non sempre paiono essere altrettanto efficaci.

Eccoci alle prese con un nuovo progetto solista, denominato Onirism, appartenente alla scuderia Naturmacht Productions.

Come gran parte del roster della label tedesca, anche la creatura del canadese Antoine Guibert va ad esplorare territori contigui al black metal, nello specifico quelli maggiormente imparentati con sonorità ambient ed atmosferiche.
In tal senso, questo ep intitolato Sun, che arriva dopo un full length ed un altro ep, non apporta particolari novità e la sua ragion d’essere risiede essenzialmente nel suo buon gusto melodico, esaltato da un bel suono di chitarra ed attraversato da tastiere che non sempre paiono essere altrettanto efficaci, apparendo talvolta un po’ “plastificate”.
Nel complesso Sun è comunque un lavoro valido, specie se si apprezzano scelte stilistiche di questo tipo, la cui essenza è basata su tenui melodie appena sporcate dallo screaming e da qualche accelerazione: in effetti la manifestazione d’intenti esibita con un simile monicker viene ampiamente realizzata nei fatti, mettendo sul piatto una mezz’ora abbondante di musica sognante e talvolta dal sentore cinematografico.
Dallo scrigno della Naturmacht negli ultimi tempi è uscito decisamente di meglio, ma il confronto risulta sfavorevole al bravo Antoine più per meriti altrui che per demeriti propri: To The Unknown e la title track sono per esempio due ottimi brani, dalle atmosfere ariose impreziosite da ottimi spunti solisti che depongono a favore delle doti di questo musicista del Quebec, al quale fa difetto forse solo qualche punto in più di “cattiveria”.
Sun è un’opera senz’altro gradevole e a tratti gratificante, ma l’eccellenza dista ancora diversi gradini.

Tracklist:
01.Floating
02.To the Unknown
03.Heart of Everything
04.Attraction
05.Sun

Line-up: Vrath

ONIRISM – Facebook

Athlantis – Metalmorphosis

Una raccolta di brani che mantiene un approccio tra il power metal raffinato e tradizionalmente italiano e l’hard rock, rivelandosi più diretta rispetto alle atmosfere del precedente lavoro ma comunque in grado di non perdere un grammo di quell’eleganza compositiva che contraddistingue nel genere la nostra scena.

A dieci anni esatti dalla prima volta, Steve Vawamas è tornato ai Nadir Music Studio per finire quello che aveva lasciato in sospeso e che, tradotto, significa ri-registrare per intero Metalmorphosis, album che di fatto sarebbe stata la seconda opera del suo progetto Athlantis, con qualche nuovo ospite in line up, un ritrovato entusiasmo dopo l’ottimo Chapter IV uscito qualche mese fa, e la consapevolezza di essere in uno stato di grazia tale da valorizzare tutte le uscite che in questi ultimi tempi lo hanno visto protagonista (Odyssea, Ruxt, Bellathrix e Mastercastle).

Che il power circle genovese (se mi passate l’appellativo) sia uno dei più floridi scenari metallici dello stivale lo dimostrano le ottime e continue uscite di valore che questo nugolo di musicisti ci regala, collaborando forse come non avevano mai fatto in passato e contribuendo a rendere convincente una scena metal nazionale assolutamente in grado di competere con le realtà d’oltreconfine.
La Diamonds Prod. licenzia, dunque, questo bellissimo lavoro che si fregia di nuove diavolerie tecniche, quindi al passo con i tempi in fase di registrazione tanto da poter tranquillamente considerare questi nove brani come se fossero nuovi di zecca (del resto in quest’epoca dieci anni, sotto l’aspetto prettamente tecnico, equivalgono quasi ad una vita).
Steve, oltre ai musicisti che collaborarono in passato, ha raccolto ancora una volta una buona fetta della crema metallica ligure e tricolore, con la line up ufficiale che si completa con Tommy Talamanca dei Sadist alla chitarra, il bravissimo Alessio Calandriello alla voce (Lucid Dream, La Coscienza di Zeno), già protagonista sul lavoro precedente, e Alessandro Bissa alle pelli (A Perfect Day, Ex-Labyrinth, ex-Vision Divine).
Ma le sorprese non finiscono qui ed allora tenetevi forte, perché sulle atmosfere estreme di Nightmare riconoscerete lo scream/growl di Trevor (Sadist), la splendida voce di Roberto Tiranti nella cover di Tragedy dei Bee Gees e la chitarra di Stefano Galleano dei Ruxt.
Bene ha fatto il bassista genovese a proporre questa raccolta di brani che mantiene un approccio tra il power metal raffinato e tradizionalmente italiano e l’hard rock, più diretto rispetto alle atmosfere del precedente lavoro ma comunque in grado di non perdere un grammo di quell’eleganza compositiva che contraddistingue la nostra scena power metal, sempre legata da un filo sottile con l’anima progressiva di cui siamo storici maestri.
Calandriello ad ogni album a cui presta la sua voce risulta sempre più bravo, Vawamas, Talamanca e gli altri musicisti imprimono il loro talentuoso marchio su una serie di brani trascinati, nobilitati da un songwriting vario e che alterna cavalcate power ad esplosioni hard rock, da notevoli parti atmosferiche valorizzate da un singer che strappa applausi e da melodie progressivamente metalliche.
L’opener Delian’s Fool, l’hard & heavy ottantiano con cui esplode Battle Of Mind, le atmosfere oscure di Nightmare, con Calandriello che duetta con l’orco Trevor, la ballad Angel Of Desire con un solo che bagna di lacrime la chitarra di Tommy Talamanca, sono i momenti più suggestivi di un album da godere dall’inizio alla fine: fatelo vostro e rendete omaggio a questi inesauribili talenti.

Tracklist
1 – Delian’s Fool
2 – Battle of Mind
3 – Wasted Love
4 – Nightmare
5 – Devil’s Temptation
6 – Angel of Desire
7 – No Fear to Die
8 – Resurrection
9 – Tragedy (Bee Gees cover).

Line-up
Steve Vawamas – Bass
Alessio Calandriello – Vocals
Tommy Talamanca – Guitars
Alessandro Bissa – Drums

Guests:
Trevor – Vocals
Roberto Tiranti – Vocals
Stafano Galleano – Guitars

ATHLANTIS – Facebook