Venenum – Trance of Death

Esordio che lascia a bocca aperta: la capacità esecutiva e compositiva della band tedesca sigla un’opera dove il death si contamina e si muta in un caleidoscopico mondo intenso, maestoso e ricco di emozioni.

Si sono presi tutto il tempo necessario, i Venenum, per esordire sulla lunga distanza: dopo un EP, uscito solo su cassetta nel 2011, hanno lavorato sul loro suono e ora, per Sepulchral Voice, presentano Trance of Death, cinquanta minuti di death di altissimo livello nel suo intreccio di note old school con aromi psichedelici, trash e progressive.

Il tempo sarà galantuomo, spero, perchè il full length è veramente di gran classe, ricco di idee, di suoni stratificati, intrecciati con una classe compositiva di primo livello. I musicisti sanno quello che vogliono, hanno la mente aperta a svariate contaminazioni, non si abbandonano a funambolismi o a inutili tecnicismi ma sono concentrati nello sviluppare un distillato di death oscuro, aggressivo amalgamandolo con mille idee sempre coese con lo sviluppo del brano, per un risultato intenso e maestoso. Fanno parte della stessa famiglia di band come Execration, Obliteration, Tribulation, tutte entità che non si accontentano di proporre il lato brutale del suono della morte ma lo aprono a mutazioni e contaminazioni. Il suono si mantiene potente, aggressivo, ottimamente condotto da una coppia di chitarre che si muovono impazzite ricercando linee melodiche cariche di oscuri presagi (Merging Nebular Drapes), mentre il growl deciso accompagna noi ascoltatori in un mondo grigio e desolato. Due brani come The Nature of the Ground e Cold Threat, al di là dell’impatto terremotante con un drumming preciso, vario e potente, contengono tanti cambi di atmosfera sia nelle parti veloci che lente, che hanno bisogno di tempo per essere completamente apprezzati. L’apoteosi e la totale sublimazione della loro arte è nella title track divisa in tre parti, per ventisei minuti caleidoscopici dove la band ci regala una interpretazione epica, maestosa, densa: la prima parte, Reflections, è disumana nella sua potenza, le linee melodiche toccano lidi voivodiani creando suoni ultraterreni. La seconda parte, Metanoia Journey, si abbandona a una vena maggiormente progressive ammorbidendo i toni ma non l’inventiva; intriganti suoni di tastier aggiungono ulteriore sapore alla tavolozza dei colori. L’inizio lento ma carico di tensione della terza parte, There are other worlds, è ingannevole perché il gruppo scatena la propria forza inerpicandosi su strade acide e psichedeliche, forgiando atmosfere dilanianti sempre colme di inventiva in cui le chitarre si rincorrono, si attorcigliano sempre in cerca di… other worlds. Un esordio che lascia a bocca aperta !!!

Tracklist
1. Entrance
2. Merging Nebular Drapes
3. The Nature of the Ground
4. Cold Threat
5. Trance of Death, Part I – Reflections
6. Trance of Death, Part II – Metanola Journey
7. Trance of Death, Part III – There Are Other Worlds…

Line-up
H.L. Songwriting (tracks 2, 3, 5)
F.J.L. Drums
P.T. Guitars
F.S.A. Vocals, Bass
D.P. Guitars, Keyboards

VENENUM – Facebook

Howls of Ebb / Khthoniik Cerviiks – With Gangrene Edges ​/​ Voiidwarp

Musica che risulta estrema anche per chi non disdegna abitualmente l’ascolto di generi come il death o il black metal: cacofonica, difficile, blasfema, violenta ma affascinante.

Uno split album che ci presenta due mostruose realtà: il duo statunitense Howls Of Ebb e i death/black metallers tedeschi Khthoniik Cerviiks, alle prese rispettivamente con tre e cinque brani.

With Gangrene Edges e Voiidwarp, così si intitolano le due sezioni dell’opera, insieme formano un occulto e cacofonico inno al male oscuro e senza compromessi, con il duo statunitense che invita ad un rito estremo, un morboso e allucinante esempio di musica malvagia.
Attivi dal 2012, gli  Howls Of Ebb hanno consegnato ai loro seguaci due full length ed un ep, prima di questa alleanza blasfema con la band tedesca, tornando con queste tre visioni di morte e demoni, mostri creati da visionari sacerdoti che racchiudono il tutto in un sound claustrofobico e fuori dagli schemi.
Più in linea con il black/thrash dai rimandi al death metal primigenio è, invece, la proposta dei Khthoniik Cerviiks, una spirale di morte e dolore imprigionata in un sound feroce, violento e diabolico.
Puro male in musica che ha il suo epicentro nei tredici minuti della destabilizzante Spiiral Spiire Stiigmata, suite infernale che racchiude Mercury Deluge e con l’altra lunga Come To The Subeth forma il fulcro malefico della proposta dell’ apocalittico trio.
Musica che risulta estrema anche per chi non disdegna abitualmente l’ascolto di generi come il death o il black metal: cacofonica, difficile, blasfema, violenta ma affascinante.

Tracklist
HOWLS OF EBB – With Gangrene Edges
1. Babel’s Catechism
2. With Gangrene Edges…
3. Bellowed

KHTHONIIK CERVIIKS – Voiidwarp
4. Ketoniik Katechesiis (KC Exhalement 3.0)
5. Spiiral Spiire Stiigmata (including Mercury Deluge)
6. Traumantra
7. Come to the Subeth
8. Paralaxiis (KC Inhalement 3.0)

Line-up
HOWLS OF EBB
RoTn’kbLisK – Drums
zELeVthaND – Vocals, Guitars

KHTHONIIK CERVIIKS
Okkhulus Siirs – Bass, Vocals
Ohourobohortiik Ssphäross – Drums
Khraâl Vri*ïl – Guitars, Vocals

KHTHONIIK CERVIIKS – Facebook

Descrizione Breve

Profetus – Coronation of the Black Sun/Saturnine

Coronation of the Black Sun in questa nuova veste diventa appetibile anche per chi già ne conosce il funesto contenuto, grazie all’allargamento della tracklist ai brani che facevano parte di Saturnine, demo d’esordio dei Profetus.

L’attiva label giapponese Weird Truth, specializzata nelle forme più catacombali del doom, con un roster che comprende tra gli altri Ataraxie, Mournful Congregation e Worship, immette sul mercato questa eccellente riedizione di una delle migliori espressioni del funeral doom fnlandese più recente, ovvero Coronation of the Black Sun, primo full length dei Profetus, pubblicato originariamente nel 2009.

La band di Tampere, che ha all’attivo anche un altro album si lunga distanza, l’ottimo …to Open the Passages in Dusk, fin da subito è apparsa l’ideale trait d’union tra le due seminali band del funeral, non solo in ambito finnico, Thergothon e Skepticism, prendendo l’abissale e depressivo incedere dei primi e le solenni atmosfere punteggiate dall’organo dei secondi.
Pur essendo un lavoro da consigliare a chi volesse far propria una selezione ristretta di una ventina di dischi funeral, ai fini di una full immersion in un genere fino a quel momento sconosciuto, Coronation of the Black Sun in questa nuova veste diventa appetibile anche per chi già ne conosce il funesto contenuto, grazie all’allargamento della tracklist ai brani che facevano parte del demo Saturnine, risalente al 2007 ed edito all’epoca solo in cassetta (il che equivale di fatto alla sua attuale irreperibilità).
Tutto ciò non riveste esclusivamente un valore storico, visto che i due brani aggiunti, Skull Of Silence e Winter Solstice, sono perfettamente allineati per caratteristiche e qualità alle altre tre litanie funebri costituite da The Eye of Phosphorus, Coalescence of Ashen Wings e il capolavoro Blood of Saturn, riproposto in coda alla tracklist anche in versione live, in occasione di un concerto tenuto dai Profetus a Kuopio.
In particolare, Winter Solstice appare davvero come una perla che sarebbe stato delittuoso non riportare alla luce, trattandosi di un brano di struggente e terribile bellezza che rappresenta, fondamentalmente, la quintessenza del funeral doom, con le sue atmosfere soffocanti e allo stesso tempo commoventi.
Spesso la riedizione di album relativamente recenti si rivela poco incisiva se non superflua, ma non è certo questo il caso, proprio perché, al di là del valore intrinseco del lavoro in questione, sono proprio i contenuti aggiuntivi a fare la differenza, rendendo la scelta della Weird Truth meritevole di un plauso incondizionato.

Tracklist:
1. Skull of Silence
2. The Eye of Phosphorus
3. Coalescence of  Ashen Wings
4. Blood of Saturn
5. Saturnine Night
6. Winter Solstice
7. Blood of Saturn (Kuopio live)

Line-up:
V. Kujansuu – Drums
Eppe Kuismin – Guitars
A. Mäkinen – Guitars, Vocals
S. Kujansuu – Keyboards

PROFETUS – Facebook

ENRICO SARZI

Il lyric video di “Drive Through”, dall’album omonimo in uscita a novembre (Street Symphonies Records).

Il lyric video di “Drive Through”, dall’album omonimo in uscita a novembre (Street Symphonies Records).

5 Star Grave – The Red Room

The Red Room è assolutamente da non perdere: travolgente, personale ed irriverente risulterà una vera bomba per chi ama i generi che vanno a creare questa miscela pericolosamente esplosiva.

A tratti irresistibile, il nuovo album dei 5 Star Grave lascia le sicure strade del thrash per inseguire quelle meno ovvie di una riuscita commistione tra thrash, rock ‘n’ roll e punk rock e che, viste le tematiche, potremmo definire horror metal/rock ‘n’ roll.

Licenziato dalla Sliptrick Records, The Red Room è il terzo lavoro di una band che nel 2018 compie dieci anni di attività con l’attuale monicker (precedentemente Ground Zero), avendo all’attivo due full length (Corpse Breed Syndrome e Drugstore Hell) e potendo contare sulla presenza nel ruolo di vocalist di Claudio Ravinale, conosciuto per la sua militanza negli ottimi Disarmonia Mundi.
The Red Room non lascia tregua, è tutto un susseguirsi di riff travolgenti che sanno di hard rock, si trasformano in veloci cavalcate thrash ma non perdono assolutamente quell’irriverenza punk rock (o rock ‘n’ roll se preferite) che ne determinano la riuscita ed il travolgente appeal.
Non c’è scampo, le natiche cominciano a vibrare, la testa a prendere di mira il muro per poi rompersi tra la polvere dell’intonaco, mentre l’opener Hic Sunt The Motherfuckers risveglia dal lungo letargo mostri, vampiri e zombie e l’unica nostra alternativa è scappare per non finire in mano alle truppe della notte.
Once Upon A Time fa venire voglia di dimenarsi sopra una tomba mentre Alice esce dalla cripta e ci invita alla danza sfrenata guardando negli occhi del mostro.
Hell On Heels sembra mollare leggermente il tiro con il suo acustico ricamo, ma è un attimo perché il brano si trasforma in un mid tempo che richiama, in un unico brano, The Cult, Misfits e AC/DC.
For Better Or Worse è una deflagrazione thrash/punk e There Is No Heaven, con la sua atmosfera dark, rompe l’incantesimo ed invita tutti a tornare nelle proprie cripte, catacombe e casse brulicanti di vermi.
The Red Room è assolutamente da non perdere: travolgente, personale ed irriverente risulterà una vera bomba per chi ama i generi che vanno a creare questa miscela pericolosamente esplosiva.

Tracklist
1.Hic Sunt The Motherfuckers
2.Eat You Alive
3.Once Upon A Time
4.The Ballad Of The Vampire
5.Alice
6.Through The Eyes Of The Monster
7.He Never Died
8.Hell On Heels
9.For Better Or Worse
10.There Is No Heaven

Line-up
Claudio Ravinale – vocals
Andrea Minolfi – bass, vocals
Thierry Bertone – guitars
Alessandro Blengino – guitars
Hervè De Zulian – synth
Domenico Fazzar – drums

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https://www.facebook.com/5SGOfficial