Ancient VVisdom – 33

Il suono è un qualcosa che non troverete da nessuna altra parte, bisogna completamente abbandonasi a questo piccolo grande capolavoro di musica occulta americana, che si sviluppa su più livelli e che potrebbe farvi vedere le cose in una prospettiva diversa, derivando direttamente dall’oscurità dei figli dei fiori, dalle pazze ore di Aleister Crowley e che continua a fluire tra le ere, non domata da duemila anni di cristianesimo.

Gli Ancient Vvisdom sono dei cantori dell’occulto, seguaci di Lucifero e del percorso della mano sinistra, adoratori della carnalità umana, ma soprattutto un grandissimo gruppo musicale.

Nato nel 2009 in quel di Austin in Texas, il trio si compone di Nathan Opposition, anche nei Vessel Of Light con Dan Lorenzo, suo fratello Michael e Connor Metsker. Nel 2010 incidono un dodici pollici split intitolato Inner Earth Inferno su Withdrawl Records con un certo Charles Manson, non so se lo conoscete. In seguito hanno pubblicato altri tre dischi dopo quel dodici pollici. La loro traiettoria musicale è un rock neo folk con innesti doom e gotici, dal forte retrogusto metal, e fortemente ispirato dalla tradizione del folk americano. In alcuni momenti ci si avvicina anche al death rock, ma è davvero difficile non privilegiare la matrice folk per definire il gruppo. 33 è un disco esoterico ed occulto, che parla di luce e tenebra molto diversamente dai soliti termini, e già dal titolo ha dei riferimenti ben precisi in tal senso. Qui, sia nella musica che nei testi c’è la carnalità umana, l’eterna lotta dell’umano per uscire fuori dai binari già determinati di un’esistenza priva di libero arbitrio. La musica è dolce e molto melanconica, ti culla nell’oscurità, adoratori di Lucifero ti sussurrano parole di conoscenza proibita e tutto il disco ha un sapore difficilmente dimenticabile. In 33 ci sono momenti di assoluto entusiasmo grazie ad un gruppo che è in stato di grazia, e che va ben oltre la musica. Il suono è un qualcosa che non troverete da nessuna altra parte, bisogna completamente abbandonasi a questo piccolo grande capolavoro di musica occulta americana, che si sviluppa su più livelli e che potrebbe farvi vedere le cose in una prospettiva diversa, derivando direttamente dall’oscurità dei figli dei fiori, dalle pazze ore di Aleister Crowley e che continua a fluire tra le ere, non domata da duemila anni di cristianesimo.

Tracklist
1. Ascending Eternally
2. Light of Lucifer
3. In the Name of Satan
4. True Will
5. The Infernal One
6. Summoning Eternal Light
7. Rise Fallen Angel
8. 33
9. The Great Beast
10. Lux
11. Dispelling Darkness

Line-up
Nathan “Opposition” Jochum – vocals, acoustic guitar, kick drum
Michael Jochum – guitar, back up vocals
Connor Metsker – bass

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TarantisT – Not A Crime

Not A Crime è destinato a divenire a suo modo un cult così come i TarantisT, una band da seguire fregandosene del fatto che pochi ne capiranno la genialità.

Quella dei TarantisT, band dai natali fuori dai consueti circuiti rock (Teheran) ma trasferitasi in seguito a Los Angeles, è una proposta musicale che definire fuori dagli schemi è un eufemismo.

Attivo da ormai diciassette anni e arrivato al quarto album, il gruppo iraniano stravolge a modo suo il metal/rock alternativo, lo violenta con influenze industriali alla Rammstein e ce lo serve condito da ispirazioni che travalicano i consueti generi (almeno quelli in uso ad una band industrial), per trovare strade mai solcate o quasi.
Not A Crime risulta così un lavoro talmente originale da diventare di difficile catalogazione e ancora di più da recensire e questo è un bene, il male è che diventa ostico se non si appartiene a quella categoria di ascoltatori aperti a qualsiasi esperienza pur mantenendo i propri gusti.
Il carico da undici (come si dice dalle mie parti) il gruppo lo cala con la lingua madre, usata su un tappeto elettronico, dai rimandi metal industriali, valorizzati da sfumature musicali tra tradizione popolare e rock d’avanguardia, in un caleidoscopio di variopinte note estreme.
Unico problema di questo lavoro è la mancanza di un singolo, un brano che traini i deliri del gruppo iraniano, mentre un’anima psichedelica ci sfiora tra industrial e musica alternativa.
Not A Crime è destinato a divenire a suo modo un cult così come i TarantisT, una band da seguire fregandosene del fatto che pochi ne capiranno la genialità.

Tracklist
1.Silence Before Storm (Intro)
2.HeyYou
3.Not a Crime
4.Your Dance
5.Disappointment
6.Summer
7.I Become God
8.Reflection
9.Rain, Pour Down
10.Burnt City
11.You Were Not
12.Pills
13.Vaay Az to (Drunk Version)
14.Soldiers

Line-up
Arash – Bass, Vocals
Reza – Drums
Arsalan – Guitars
Bahman – Guitars

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Appice – Sinister

Sinister si può certamente considerare un buon lavoro, dedicato a chi con i due fratelli americani di origine italiana è cresciuto e giusto tributo ad una carriera nel mondo del rock e del metal di altissimo livello.

E fu così che anche i fratelli Appice, signori della batteria, si ritrovarono a scrivere un album assieme dopo tanti anni di musica heavy rock alle spalle, con Vanilla Fudge, Cactus e Ozzy Osbourne (Carmine) e Dio, Black Sabbath e Heaven And Hell (Vinny), tanto per nominare i nomi più importanti di due carriere invidiabili che, a distanza di una decina d’anni (Vinny è più giovane di undici anni), hanno dato lustro ad un cognome da paisà facendogli calcare i palchi di mezzo mondo.

Sinister è il risultato di questo album scritto in famiglia e suonato dai numerosi ospiti che hanno tributato i due martelli americani con le loro performance, e il risultato non può che essere buono, specialmente per chi ama l’hard & heavy di stampo ottantiano.
Prodotto benissimo, Sinister vive di questi notevoli contributi che vedono alternarsi tra gli altri Paul Shortino (Quiet Riot) e Chas West (Linch Mob) al microfono, Joel Hoekstra (Whitesnake), Craig Goldy (Dio, Giuffria) ed Eric Turner (warrant) alla sei corde, Tony Franklin (Blue Murder, The Firm), Phil Soussan (Ozzy) e Johnny Rod (Wasp, King Cobra) al basso.
E la musica se ne giova di conseguenza, grazie ad un songwriting che mette in evidenza l’esperienza dei musicisti in azione, calati nell’opera e a disposizione dei fratelli Appice per far risplendere di grintoso hard & heavy molti dei brani dell’album.
Rock duro di origine controllata, in alcuni casi riuscito alla grande, in pochi altri sui generis, ma suonato ed interpretato come meglio non si può: in Sinister, troviamo richiami ai migliori Whitesnake e Black Sabbath a comporre un quadro completo della carriera dei due batteristi nella loro versione metallica, con lo spirito di Dio che sorride ai tanti tributi offertigli.
L’album si sviluppa in più di un’ora ma ha il pregio di non annoiare, anche se i brani migliori come Monsters And Heroes, con Shortino alla voce, Killing Floor, lasciata tra le corde vocali di un Chas West debordante, e il mid tempo sporcato di blues di Suddenly sono tutti nella prima metà del cd, che si conclude con un mix di brani storici dei Black Sabbath intitolato Sabbath Mash.
Sinister si può certamente considerare un buon lavoro, dedicato a chi con i due fratelli americani di origine italiana è cresciuto, nonché giusto tributo ad una carriera nel mondo del rock e del metal di altissimo livello.

Tracklist
01. Sinister
02. Monsters And Heroes
03. Killing Floor
04. Danger
05. Drum Wars
06. Riot
07. Suddenly
08. In The Night
09. Future Past
10. You Got Me Running
11. Bros In Drums
12. War Cry
13. Sabbath Mash

Line-up
Carmine Appice – drums & vocals
Vinny Appice – drums

Jim Crean – vocals
Paul Shortino – vocals
Robin McAuley – vocals
Chas West – vocals
Scotty Bruce – vocals
Craig Goldy – guitar
Bumblefoot – guitar
Joel Hoekstra – guitar
Mike Sweda – guitar
Erik Turner – guitar
David Michael Phillips – guitar
Tony Franklin – bass
Phil Soussan – bass
Johnny Rod – bass
Jorgen Carlson – bass
Erik Norlander – keyboards

Sanguine Pluit – There Is a Goddess in the Forest

Nell’insieme, il tutto acquista un suo esecrabile fascino purché l’ascoltatore non anteponga la resa sonora di un lavoro ai suoi contenuti, visto che There Is a Goddess in the Forest soffre di una produzione che ne preserva una certa purezza di intenti ma, d’altra parte, finisce per inficiarne non poco la fruizione.

There Is a Goddess in the Forest è la riedizione, a cura della This Winter Will Last Forever, del demo pubblicato dalla one man band italiana Sanguine Pluit, contenente per l’occasione anche le sei tracce presenti nell’ep Never Ending Winter, uscito quello stesso anno.

Il tutto viene presentato come un ambient raw black metal e direi che la definizione non fa una piega: infatti, le frequenti aperture atmosferiche si alternano ad un’interpretazione del black quanto mai minimale, mostrando due volti decisamente differenti dell’approccio alla materia da parte di Polus, musicista pavese alle prese con questo progetto da circa in decennio nel corso del quale ha prodotto diverse uscite di minutaggio ridotto.
L’immersione in un lavoro di questo tipo non è affatto semplice, perché i primi tentativi di ascolto sono fallimentari a causa di un espressione così ruvida ed integralista da apparire quasi irritante: un drumming dai ritmi pressoché immutabili punteggia sovente un rumorismo al quale si mescolano degli inquietanti rantoli, un insieme che viene stemperato a tratti da spunti di ambient “cosmica” (Nature Rising, Transcendent Forest, Magnetic Pathways), questo almeno per quanto riguarda i brani appartenenti al demo dal quale il lavoro prende il titolo. Le tracce provenienti da Never Eding Winter aumentano, se possibile, il livello dell’incomunicabilità manifestata da Polus, andando talvolta a valicare i confini della cacofonia.
Detto questo potrebbe sembrare che tale operazione sia assolutamente fallimentare o comunque da evitare accuratamente, ma in fondo così non è perché, nell’insieme, il tutto acquista un suo esecrabile fascino purché l’ascoltatore non anteponga la resa sonora di un lavoro ai suoi contenuti, visto che There Is a Goddess in the Forest soffre di una produzione che ne preserva una certa purezza di intenti ma, d’altra parte, finisce per inficiarne non poco la fruizione.
Probabilmente, smussando qualche asperità e migliorando sensibilmente la resa sonora, il progetto Sanguine Pluit potrebbe fare un buon balzo in avanti, ma francamente non so se questo sia poi l’intento di Polus, anche alla luce del fatto che un sound di questo tipo, per quanto lo si possa tirare a lucido, non è che possa divenire appetibile alle masse. Per cui, questo è There Is a Goddess in the Forest, e chi apprezza il black/ambient lo ascolti e faccia le proprie opportune valutazioni.

Tracklist:
1. Nature Rising
2. In Silent Astonishment
3. Vibrant Mist
4. Aural Enchantment
5. Transcendent Forest
6. Aural Enchantment 2
7. Magnetic Pathways
8. Elements In Sync
9. Fields
10. Never Ending Winter
11. The Secret Oath
12. Fall
13. Winter Passage 2
14. Astral Sorrow
15. Raw Darkness

Line up:
Polus

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