VESSEL OF LIGHT

Il lyrics video di Dead Flesh and Bones, dall’ep Vessel Of Light in uscita a novembre (Argonauta Records).

Il lyrics video di Dead Flesh and Bones, dall’ep Vessel Of Light in uscita a novembre (Argonauta Records).

Jellygoat – Eat The Leech

Secondo lavoro in studio per i Jellygoat da Milano, un gruppo che riesce a fondere molto bene l’hard rock, lo stoner e forti influenze grunge.

Secondo lavoro in studio per i Jellygoat da Milano, un gruppo che riesce a fondere molto bene l’hard rock, lo stoner e forti influenze grunge.

Il loro suono è molto scorrevole e piacevole, si può apprezzare la cura dei partico0ari e la solidità delle strutture compositive. La forza del gruppo sta nel fare un rock duro e graffiante con gusto, passione e  coivolgimento; negli ultimi tempi l’hard rock è uno dei generi che riesce a stare meglio a galla, ma molte uscite sono davvero dimenticabili, mentre i Jellygoat ci regalano un ep di ottime canzoni. La voce è nello stile Vedder, ma non è pura imitazione, perché da ciò escono cose buone ed originali. Eat The Leech è la dimostrazione che uno spirito hard rock tendente al grunge vive anche nelle generazioni che non hanno vissuto direttamente il periodo delle camicie a quadri di Seattle, ma ne hanno assorbito il gusto. Questo disco avrebbe fatto un’ottima figura nel palinsesto della defunta Rock Fm, che tanta nostalgia ci ha lasciato: Eat The Leech è una buona continuazione del discorso intrapreso con il precedente ep e fa prevedere un gran futuro per questo gruppo.

Tracklist
1. Perfect
2. Hate you
3. My song
4. Morning light
5. The devil’s slice
6. Brand new start
7. Out thrown (outro)

Line-up
Alessio Corrado (voce, chitarra)
Davide Borroni (chitarra, cori)
Ramona Orsenigo (basso)
Gianluca Carioti (batteria, cori)

JELLYGOAT – Facebook

Blood Inc. – Blood Inc.

Blood Inc. è un album diretto, intenso e dall’appeal micidiale, con nove brani di alternative metal ricchi di soluzioni elettroniche, campionamenti e groove.

Un sound che prende spunto dagli eroi dell’alternative metal del nuovo millennio e lo tortura con dosi letali di industrial e groove di stampo americano, una serie di brani che nei testi prendono spunto dai più efferati serial killer del secolo, veri o di fantasia, ed avrete servito il vostro drink musicale rosso sangue.

Horror metal moderno, questo risulta in sintesi la proposta dei Blood Inc., band lombarda al debutto con questa mezzora che prende titolo dal monicker e vi maltratterà prima di lasciarvi in balia dell’assassino di turno, pronto a divertirsi con le vostre paure, prima di affondare la fredda lama nella carne.
Il quartetto si aggira tra i navigli dal 2015 e il suo debutto, pur peccando leggermente in originalità, centra il cuore dei fans del genere: Blood Inc. è un album diretto, intenso e dall’appeal micidiale, con nove brani alternative ricchi di soluzioni elettroniche, campionamenti e groove, in sintesi di quel metal moderno caro a Rob Zombie.
Infatti, ispiratore del sound dei Blood Inc. è il compositore e regista americano, quindi aspettatevi una mezzora di deliri horror industrial metal dai rimandi ad Astro Creep 2000 (White Zombie) e ad Hellbilly Deluxe (suo primo lavoro solista).
La copertina molto bella, una produzione perfetta per il genere ed una manciata di brani dall’alto tasso industriale e dall’appeal elevato e pericolosissimo come il singolo Wake Up Dead, Bleed Pray Die o Rhyme Of The Dead, fanno di Blood Inc. un lavoro riuscito, consigliato ai fans dell’horror metal moderno che cominceranno ad affilare i propri coltelli.

Tracklist
1. Lucky Number 13
2. The House
3. Wake Up Dead (Virus Contamination)
4. In The Darkest Night
5. Bleed Pray Die
6. Blood Inc.
7. When Blood Drips
8. Rhyme Of The Dead
9. Spit On Your Grave

Line-up
Black Jin – Lead Vocals
Animah – Rhythm and Lead Guitar
Rick Gringo Ninekiller – Bass Guitar
Jack – Drums

BLOOD INC. – Facebook

Párodos – Catharsis

La speranza è che questo, per i Párodos, sia solo il primo passo del brillante cammino intrapreso da una nuova band formata da musicisti che, forse proprio in quest’ambito, paiono aver trovato la loro ideale dimensione.

Anche se il monicker Párodos è una novità nella scena metal italiana, si tratta in realtà del prodotto dell’unione di musicisti già attivi in diverse band dell’area salernitana.

Catharsis dimostra in ogni passaggio d’essere frutto di un lavoro di squadra nel quale nulla è stato lasciato al caso, partendo dal pregevole songwriting per arrivare alla realizzazione curata da Marco Mastrobuono ai Kick Recordings Studio di Roma, in quella che si può considerare la fucina sonora per eccellenza del metal italiano centro-meridionale.
L’etichetta di avantgarde/post black attribuita ai Párodos può starci anche se, come spesso accade, vuol dire tutto e niente, visto che qui troviamo certamente qualche accelerazione di matrice black, ma anche una ricerca melodica che spinge spesso il sound su versanti heavy progressive, mantenendo quale tratto comune un’oscurità di fondo che ben si addice ai contenuti lirici dell’album.
Catharsis, infattiscaturisce dall’elaborazione di un lutto entrando a far parte di quella categoria di dischi che, oltre ad essere riusciti da un punto di vista prettamente artistico, racchiudono quella scintilla di creatività derivante dalla volontà di omaggiare qualcuno che non c’è più ottenendo, appunto, il desiderato effetto “catartico”.
L’album è brillante in ogni sua parte, a partir dall’interpretazione vocale versatile di Marco Alfieri, per arrivare all’elegante ed  incisivo lavoro tastieristico di Giovanni Costabile, passando per la puntualità ritmica della coppia Gianpiero “Orion” Sica (basso) ed Alessandro Martellone (batteria), e per il sobrio ed efficace lavoro chitarristico di Francesco Del Vecchio: è notevole l’equilibrio che i Párodos riescono a mantenere tra la tensione drammatica e l’impatto melodico, che sovente squarcia con decisione il velo di oscurità che attanaglia un album di grande intensità emotiva.
Space Omega, la title track e Metamorphosis sono i brani che spiccano in un contesto di spessore talvolta sorprendente, e gli ospiti illustri nelle persone dello stesso Marco Mastrobuono (Hour Of penance), Massimiliano Pagliuso (Novembre) e Francesco Ferrini (Fleshgod Apocalyspe) arricchiscono del loro personale marchio di qualità un’opera che si dimostra già dopo pochi ascolti ben superiore alla media.
La speranza è che questo, per i Párodos, sia solo il primo passo del brillante cammino intrapreso da una nuova band formata da musicisti che, forse proprio in quest’ambito, paiono aver trovato la loro ideale dimensione.

Tracklist:
1. Prologue
2. Space Omega
3. Catharsis
4. Heart of Darkness
5. Stasima
6. Black Cross
7. Evocazione
8. Metamorphosis
9. Exodus

Line-up:
Marco “M.” Alfieri – Vocals
Giovanni “Hybris” Costabile – Synth & Keyboards
Francesco “Oudeis” Del Vecchio – Guitars
Gianpiero “Orion” Sica – Bass
Alessandro “Okeanos” Martellone – Drums & Percussions

Special Guests :
Marco Mastrobuono – fretless bass in “Space Omega”, “Black Cross”, “Evocazione”
Massimiliano Pagliuso – guitar solo in “Black Cross”
Francesco Ferrini – “Stasima”, fully arranged and composed

PARODOS – Facebook

Kabbalah – Spectral Anscent

L’album, che definire vintage è un eufemismo, piacerà non poco ai doomsters dai gusti classici, con le tre musiciste spagnole che hanno il merito di mantenere alta la componente atmosferica e rituale senza perdere nulla in impatto.

E chi l’ha detto che per fare doom rock bisogna per forza avere folti barboni a coprire i manici delle chitarre e vocioni alla zio Ozzy in perenne trip? Chi meglio di tre streghe spagnole, può suonare retro rock, mistico ed occulto, liturgico e sabbathiano?

Benvenuti ai piedi dell’altare dove le tre sacerdotesse (Marga, Carmen e Alba) vi ipnotizzeranno per poi sacrificarvi nel bel mezzo di una messa dai colori scuri e ombre luciferine.
Le Kabbalah tornano con questo nuovo lavoro e ci imprigionano nel loro vortice di musica doom/psichedelica devota agli anni settanta e al filone occulto del rock e dell’ hard rock.
Quindi niente scherzi, lasciate perdere le trovate pubblicitarie su testi letti alla rovescia delle icone del rock mondiale, le tre musiciste spagnole fanno sul serio, imprigionandovi con incantesimi stregoneschi e sacrificandovi sull’altare mentre un lungo pugnale maledettamente lucido rispende nell’oscurità prima di stapparvi il cuore al ritmo di Resurrected, The Darkest End, o Dark Revelation.
La componente psichedelica che si insinua come un serpente albino nelle trame ricoperte da insidiose ragnatele dove dominano aracnidi dal morso letale e mid tempo che avvolgono lo spartito tra oscure note liturgiche, sono il contorno al doom rock di scuola Black Sabbath che le Kabbalah creano quale colonna sonora ai loro pericolosissimi sabba, mentre tutto intorno l’odore di incenso copre quello dolciastro e ferroso del sangue.
Album che definire vintage è un eufemismo, piacerà non poco ai doomsters dai gusti classici, le tre musiciste spagnole hanno il merito di mantenere alta la componente atmosferica e rituale senza perdere nulla in impatto.

Tracklist
1.Spectral Ascent
2.Resurrected
3.Phantasmal Planetoid
4.The Darkest End
5.The Reverend
6.The Darkness of Time
7.Dark Revelation
8.The Shadow
9.Presence

Line-up
Marga
Carmen
Alba

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