Jess And The Ancient Ones – The Horse And Other Weird Tales

I finlandesi Jess And The Ancient Ones non avrebbero assolutamente sfigurato nel panorama psych rock degli anni sessanta e anni settanta, con il loro groove unico ed inimitabile.

I finlandesi Jess And The Ancient Ones non avrebbero assolutamente sfigurato nel panorama psych rock degli anni sessanta e anni settanta, con il loro groove unico ed inimitabile.

Il tutto parte dalla splendida voce di Jess, che tesse infinite trame melodiche che raccontano storie antiche e archetipe della nostra razza, momenti occulti ed esplosioni di vita. Il gruppo la supporta con una musica che non è assolutamente riconducibile a nessuna delle mode o dei modi attuali di fare musica. Il modo di comporre e di eseguire dei Jess And The Ancient Ones è qualcosa di totalmente libero, non ha alcuna costrizione ed è libertà totale, è orgia dei sensi e della bellezza messa in musica. Dimenticatevi qualsiasi cosa, denudatevi dei vostri finti io ed ascoltate questa raccolta di storie, quasi delle favole per adulti (ma quali sono le favole per bambini?), che raccontano di noi stessi per vie differenti. Le canzoni sono tutte diverse e al loro interno si celano molti cambi di registro musicale, ma tutto è molto organico e piacevole, come un’esperienza psichedelica positiva. L’occulto è ovviamente molto presente, ed è un motivo in più per apprezzare questi gruppo unico non solo nel suo genere, ma nel panorama musicale mondiale. L’intensità, la dolcezza, la forza, la carnalità, la spiritualità, c’è tutto, poiché tutto è collegato con tutto. Beatles, Pink Floyd e tanto altro qui trovano una sintesi che riporta ancora a qualcos’altro, in un rimando continuo come un ouroboros. Il problema è che bisogna aspettare fino al primo dicembre … ma ne varrà la pena.

Tracklist
1. Death Is The Doors
2. Shining
3. Your Exploding Heads
4. You And Eyes
5. Radio Aquarius
6. Return to Hallucinate
7. (Here Comes) The Rainbow Mouth
8. Minotaure
9. Anyway The Minds Flow

Line-up
Jess – Vocals
Thomas Corpse – Electric Guitar
Fast Jake – Electric Bass
Abrahammond – Keyboard
Jussuf – Drums and Percussion

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Poisonheart – Till The Morning Light

Non è così facile assemblare una tracklist dove umori tanto diversi ammantano le atmosfere dei brani, ma i Poisonheart ci sono riusciti, permettendo alle loro anime di convivere e rendendo Till The The Morning Light un ottimo album.

Sneakeout Records e Burning Minds, label fondata dai ragazzi dell’Atomic Stuff, ci presentano questo ottimo debutto all’insegna di un hard rock roccioso, classico e pregno di melodie dark.

Gli autori sono i bresciani Poisonheart, attivi da tredici anni, con un primo ep di cover alle spalle seguito dal secondo lavoro, questa volta di inediti licenziato nel 2009 (Welcome To The Party).
Gli anni seguenti passano tra concerti ed una piccola sterzata nel sound, un’evoluzione che porta il gruppo verso lidi oscuri, lasciando in parte il rock’n’roll da party suonato nei primi anni.
Un po’ come i finlandesi The 69 Eyes, chiamati in causa tra le ispirazioni dei Poisonheart, la band è fautrice di questo buon connubio hard/dark rock, non ancora espresso in tutta la sua oscura decadenza come nella band del vampiro Jirky 69, ma ancora legato da un filo neanche troppo sottile con il rock duro.
Ne esce un album vario con buone idee a soprattutto belle canzoni, alcune ancora elettrizzate dal rock’n’roll degli esordi come l’opener (You Make Me) Rock Hard o Hellectric Loveshock, altre già pervase da umori dark, nebbie oscure che avvolgono brani come Flames & Fire o Shadows Fall, ed infine alcune che sanno di frontiera come la splendida Baby Strange.
Non è così facile assemblare una tracklist dove umori tanto diversi ammantano le atmosfere dei brani, ma i Poisonheart ci sono riusciti, permettendo alle loro anime di convivere facendo di Till The The Morning Light un album riuscito, con i brani che lasciano la loro firma in testa all’ascoltatore dopo pochi passaggi.
Prodotto dal gruppo insieme a Oscar Burato, che ha mixato e masterizzato l’album, Till The Morning Light vive di hard rock tradizionale, rock’n’roll e dark di matrice scandinava: The 69 Eyes, ma anche i Poisonblack di Ville Laihiala, appaiono tra le influenze del gruppo, ispirato al meglio per questo ottimo debutto.

Tracklist
01. (You Make Me) Rock Hard
02. Flames & Fire
03. Anymore
04. Lovehouse
05. Shadows Fall
06. Baby Strange
07. Under My Wings
08. Out For Blood
09. Hellectric Loveshock
10. Pretty In Black

Line-up
Fabio Perini – Lead Vocals, Guitar
Giuseppe Bertoli – Bass, Backing Vocals
Andrea Gusmeri -Lead Guitar, Backing Vocals
Francesco Verrone – Drums, Backing Vocals

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Sheidim – Infamata

La durata, che non si discosta da molti full length di altre realtà, e la qualità dei brani proposti risultano due buoni motivi per non perdere questo lavoro e fare la conoscenza degli Sheidim.

Abituati alle uscite della I, Voidhanger, sempre molto originali e fuori dai soliti schemi, un ep come questo ultimo lavoro degli spagnoli Sheidim si posiziona dalle parti di un più scontato black metal di estrazione scandinava.

Gruppo proveniente da Barcellona, gli Sheidim sono una giovane band nata solo quattro anni fa, con alle spalle un ep di debutto ed un primo album sulla lunga distanza licenziato lo scorso anno dalla Dark Descent Records.
Un attacco frontale, una burrasca di maligno black metal che non manca di proporre tra le sue trame accenni melodici alla Dissection, sfuriate estreme e mid tempo evocativi di scuola Watain, per quasi mezzora di metallo nero ad opera di questi blacksters latini che il loro mestiere lo sanno fare molto bene.
L’attitudine non manca di certo al combo catalano e sembra davvero di essere al cospetto di un nugolo di demoni provenienti dal nord, tanto è l’impatto con cui le varie A Dying Sun o Underneath si infrangono come un maremoto sui nostri padiglioni auricolari.
Un ottimo scream, buone sfumature melodiche e qualche intermezzo atmosferico a rendere vario ed interessante l’ascolto, fanno di Infamata un mini album da non sottovalutare, con la conclusiva Sister Of Sleep a portare la temperatura sotto lo zero con un inizio raggelante che sfocia in una ripartenza diabolicamente devastante.
La durata, che non si discosta da molti full length di altre realtà, e la qualità dei brani proposti risultano due buoni motivi per non perdere questo lavoro e fare la conoscenza degli Sheidim.

Tracklist
1. Infamata
2. A Dying Sun
3. Underneath
4. Wings Of The Reaper
5. Sister Of Sleep

Line-up
A.T. – Bass
J.F. – Drums
C.S. – Guitars
A.K. – Vocals

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Ulvegr – Titahion: Kaos Manifest

Titahion: Kaos Manifest è un altro disco dedicato agli amanti del black metal, quelli che di certo non si stufano di ascoltare certe sonorità, specialmente se offerte con l’attitudine e le capacità mostrate dagli Ulvegr.

Nella categoria degli ottimi dischi, inevitabilmente compressi da una concorrenza affollata, troviamo questo quarto full length degli ucraini Ulvegr.

Il duo di Kharkiv interpreta il black metal in maniera senza dubbio intensa e comunque abbastanza personale, offrendo brani dal grande impatto ritmico intervallati da qualche episodio più rarefatto e sperimentale (Sol In Signo Sagittarii, Countless Aeons In Transcedent Abyss, U-tuk-ku Lim-nu, Bloodcult. Initiation), e il tutto assume comunque le sembianze di un rituale attraverso il quale vengono evocate le ben note divinità lovecraftiane (Yog-Sothoth è destinato a palesarsi, prima o poi, vista la forza di un brano come Throne Among The Void).
Il duo formato da Helg (chitarra, basso e voce) e Odalv (batteria) si dimostra decisamente affiatato, e per non lasciare nulla d’intentato si avvale dell’aiuto di diversi ospiti afferenti alla florida scena black metal locale gravitante attorno a nomi pesanti come Nokturnal Mortuum e Drudkh: tutto questo rende il sound molto più pieno e definito e va detto, in tal senso, che poter usufruire di un bel martello in carne ed ossa alla batteria invece di ricorrere ad un’asettica drum machine fa sempre tutta la differenza del mondo.
Oltra alla già citata Throne Among The Void, anche When Stars Will Turn To Ashes, She, Who Grants Sufferings, Manifestations Of Havoc e la conclusiva Black Light Of A Dying Sun si dimostrano tracce trascinanti, devote ad un black metal tradizionale ma con una decisiva punta di epico furore ben trasmesso, senza che il tutto scada mai in un parossistico caos senza capo né coda.
Titahion: Kaos Manifest è un altro disco dedicato agli amanti del black metal, quelli che di certo non si stufano di ascoltare certe sonorità, specialmente se offerte con l’attitudine e le capacità mostrate dagli Ulvegr.

Tracklist:
1. Sol In Signo Sagittarii
2. Throne Among The Void
3. Countless Aeons In Transcedent Abyss
4. When Stars Will Turn To Ashes
5. She, Who Grants Sufferings
6. U-tuk-ku Lim-nu
7. Manifestations Of Havoc
8. Bloodcult. Initiation.
9. Black Light Of A Dying Sun

Line-up
Helg – guitars, bass and vocals
Odalv – drums

Guests:
Astargh – lead and rhythm guitars and vocals
Hyozt – keys and samples
Zhoth – vocals and voices on “She, Who Grants Sufferings”, ” U-tuk-ku Lim-nu” and “Countless Aeons In Transcedent Abyss”

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