Il video di “Graveyard”, dall’album “Eufobia” (Wizard LTD.).
EUFOBIA
Il video di “Graveyard”, dall’album “Eufobia” (Wizard LTD.).
Il video di “Graveyard”, dall’album “Eufobia” (Wizard LTD.).
Il video di “Graveyard”, dall’album “Eufobia” (Wizard LTD.).
Gli Xanthochroid sono sempre capaci di coinvolgere, qualunque sia il filone stilistico prescelto, dall’alto della dote più unica che rara che hanno nell’infondere la propria musica di un pathos cinematografico, consentendo all’ascoltatore di immergersi del tutto nel loro mondo immaginario per ottenerne visioni nitide e quanto mai reali.
Dopo aver ascoltato qualche mese fa la prima parte dell’atteso ritorno degli Xanthochroid, risale alla metà di ottobre l’uscita del secondo capitolo di Of Erthe and Axen.
Come preannunciato dalla band, il sound in quest’occasione riacquista quella magniloquenza sinfonica e, di pari passo, la robustezza metallica che erano state parzialmente sacrificate nel precedente episodio a favore di una comunque efficace vena folk.
In, effetti dopo la puntuale evocatività dell’intro, con Of Aching, Empty Pain la band californiana fa una sorta di riassunto musicale del proprio repertorio, piazzando il classico brano che mescola con brillantezza unica accenni di ritmiche black metal ad ampie aperture melodiche, richiamando anche il tema portante che costituisce il trait d’union della sua discografia.
Con Of Gods Bereft of Grace si entra in un territorio maggiormente inedito, grazie ad un andamento cangiante all’interno del quale trovano posto davvero tutte le pulsioni dei nostri, rassicurando ampiamente chi poteva temere un inaridimento della vena compositiva di Sam Meador.
Gli Xanthochroid sono sempre capaci di coinvolgere, qualunque sia il filone stilistico prescelto, dall’alto della dote più unica che rara che hanno nell’infondere la propria musica di un pathos cinematografico, consentendo all’ascoltatore di immergersi del tutto nel loro mondo immaginario per ottenerne visioni nitide e quanto mai reali.
Walk With Me, O Winged Mother riporta l’opera a toni più rarefatti, con l’intervento di una Ali Meador utilizzata stavolta con parsimonia, questo almeno per qualche minuto prima che il brano monti dal punto di vista sinfonico sino a raggiungere picchi di grande solennità.
Gli ultimi venti minuti del lavoro esibiscono, come d’abitudine per i ragazzi di Lake Forest, un crescendo emotivo che va di pari passo con l’enfasi melodica, e se in Through Chains That Drag Us Downward meraviglia sempre la padronanza con la quale i nostri alternano umori e timbri vocali senza mai perdere il filo del discordo, con Toward Truth and Reconciliation il sound trova la sua maestosa sublimazione accompagnandoci, tra un brivido e l’altro, ad un finale davvero degno della soundtrack di un film dai connotati epici.
Se Blessed Be With Boils stupiva per il suo essere l’epifania di un talento più unico che raro, questa doppia fatica non delude le attese, confermando appieno il valore di una band che, nel proprio segmento stilistico, ha a mio avviso già superato i propri maestri; volendo cercare il pelo nell’uovo, gli unici minimi dubbi permangono relativamente all’eccessiva dilatazione dei tempi intercorsi tra un full length e l’altro (anche se parzialmente compensata dagli oltre novanta minuti complessivi di Of Erthe and Axen) e alla capacità in futuro di svincolarsi dai temi lirici e musicali della saga di Thanos and Ereptor senza smarrire l’ispirazione (come accadde invece ai Virgin Steele successivamente all’epopea chiusa da “The House Of Atreus – Act 2”).
L’ancora giovane età di Meadow, Earl e Vallefuoco ed il talento cristallino esibito ad ogni uscita sono elementi che consente ragionevolmente di escludere il pericolo di un appannamento a breve termine, per cui non ci resta che godere a lungo e per intero di questo splendido lavoro, per il quale vale davvero la pena di dedicare un’ora e mezza del proprio tempo.
Tracklist:
1. Reveal Your Shape, O Formless One
2. Of Aching, Empty Pain
3. Of Gods Bereft of Grace
4. Of Strength and the Lust for Power
5. Walk With Me, O Winged Mother
6. Through Caverns Old and Yawning
7. Through Chains That Drag Us Downward
8. Toward Truth and Reconciliation
Line-up:
Sam Meador – Vocals, Keyboards, Guitars (acoustic)
Matthew Earl- Drums, Flute, Vocals (backing)
Brent Vallefuoco – Guitars (lead)
Ali Meador – Vocals
Beyond The Sun, forte di un notevole impatto, si basa molto sui riff roboanti e su una buona impronta vocale dalle reminiscenze hard’n’heavy e dove non arrivano le due principali componenti, ci pensa l’hammond a riempire di atmosfere evocative la musica dei Woodhawk.
Hard rock ispirato dai classici monsters settantiani è quello che ci offrono gli Woodhawk, trio proveniente da Calgary.
Potente come il boato di un tuono perso sulle montagne dove osano le aquile e nascono leggende di dei, eroi e spade, il terzetto composto da Turner Midzain (chitarra e voce), Mike Badmington (basso e voce) e Kevin Nelson (batteria) si autoproduce questo buon lavoro, pervaso da una forte sentore stoner, ormai nel dna dei gruppi dediti al genere, anche se la band non manca di colorare il sound di arcobaleni psichedelici e sabbathiani.
Beyond The Sun, forte di un notevole impatto, si basa molto sui riff roboanti e su una buona impronta vocale dalle reminiscenze hard’n’heavy e dove non arrivano le due principali componenti, ci pensa l’hammond a riempire di atmosfere evocative la musica dei Woodhawk: i brani godono di una naturale freschezza ed un impatto diretto che non lascia scampo, andando subito al sodo e valorizzando la componente heavy metal.
Le lame delle spade sono incandescenti quando i fabbri degli dei della montagna cominciano a martellare sull’acciaio creando mortali armi fiammeggianti, e i musicisti canadesi immortalano sullo spartito le atmosfere roventi delle caverne dove il lavoro non si ferma mai, con una serie di brani evocativi, metallici, dai potenti mid tempo ed impreziositi da chitarre heavy metal, portando il sound del gruppo dagli anni settanta al decennio successivo.
The High Priest, Magnetic North, Quest For Clarity sono le canzoni più suggestive di questo buon lavoro che nulla aggiunge e nulla toglie alle tante opere uscite in questo periodo, ma che si fa ascoltare con piacere.
Tracklist
1. Beyond The Sun
2. The High Priest
3. Living In The Sand
4. Magnetic North
5. Lawless
6. Quest For Clarity
7. A New Hope
8. Forsee The Future
9. Chrononaut
Line-up
Turner Midzain – Guitar, Vocals
Mike Badmington – Bass, Vocals
Kevin Nelson – Drums
Come l’uomo primitivo, i tre del Colorado seguono l’istinto e non fanno alcun calcolo di convenienza, e ciò fa loro onore, però l’adesione senza mediazioni a questo stile musicale passa per forza di cose attraverso un proposta più sintetica, pena l’inevitabile accantonamento da parte della maggioranza dei potenziali fruitori.
Tra tanti monicker improbabili o che, comunque, ben poco centrano con l’offerta musicale delle varie band, quelle dei Primitive Man incarna alla perfezione i turpi intenti di questi tre figuri provenienti da Denver.
La band ha esordito nel 2013 con un monolite intitolato Scorn, con il quale hanno subito esibito la loro intransigente interpretazione dello sludge, esasperandone al massimo l’impatto e rifuggendo ogni minima tentazione pseudomelodica, lasciando spazio ad una sequela di riff rallentati e distorti all’jnverosimile sovrastati da urla belluine.
Nel lasso di tempo intercorso fino all’uscita di questo nuovo macigno intitolato Caustica, in nostri hanno fatto uscire anche un ep ed una serie di split album; quest’ultimo formato, probabilmente, si addice in maniera particolare alla proposta dei Primitive Man, perché quasi un’ora e venti di misantropica incomunicabilità (tale è la durata della più recente fatica) mette a dura prova anche il più ben disposto degli ascoltatori.
Diciamo che un mezz’oretta di feroce tetragonia può essere anche gradita, stante il suo effetto straniante ed assieme catartico (nelle giornate no, ascoltare a volume insensato un brano come Disfigured è pur sempre meglio che uscire di casa e dare una testata al primo che si incontra per strada), mentre allungandosi a dismisura la distanza, la pressoché totale mancanza di variazioni sul tema, fatti salvi i brevi intermezzi rumoristici, rende davvero un impresa l’ascolto integrale di Caustic.
Come l’uomo primitivo, i tre del Colorado seguono l’istinto e non fanno alcun calcolo di convenienza, e ciò fa loro onore, però l’adesione senza mediazioni a questo stile musicale passa per forza di cose attraverso un proposta più sintetica, pena l’inevitabile accantonamento da parte della maggioranza dei potenziali fruitori.
Tracklist:
1. My Will
2. Victim
3. Caustic
4. Commerce
5. Tepid
6. Ash
7. Sterility
8. Sugar Hole
9. The Weight
10. Disfigured
11. Inevitable
12. Absolutes
Line-up:
JPC – Bass
ELM – Vocals, Guitars
JDL – Drums
Eyes On The Prize è un buon lavoro dal sound che unisce doom metal ed alternative in un unica proposta.
I Jupiter Zeus sono un’alternative metal band australiana e Eyes On The Prize è il loro terzo lavoro dopo l’ep di debutto Green Mosquito uscito nel 2011 ed il full length licenziato nel 2014 ed intitolato On Earth.
Tornano, quindi, dopo tre anni con questa raccolta di sei brani in formato ep a ribadire la bontà della propria proposta, un metal alternativo che spazia tra possenti mid tempo doom, schitarrate elettriche di matrice heavy ed una forte epicità che non tradisce il monicker.
Atmosfere dal piglio potente ed evocativo si scontrano dunque con un’anima moderna ed è per questo che la musica prodotta dal quartetto si può considerare alternativa, anche se rimane forte l’impressione di essere al cospetto di una medaglia con due facce distinte che alternano l’approccio a seconda del punto di vista dal quale la si guarda.
Funziona tutto, è bene ribadirlo, i brani portano con loro tempeste metalliche, potenti tuoni doom metal e fulmini alternativi, il growl in alcuni casi estremizza l’atmosfera come se Zeus in persona intervenisse ad aiutare la band di Perth, ed il sound rimane potente ed evocativo fino alla fine.
La title track, Saviour With Destruction ed Arise sono i brani migliori di un album comunque tutto da ascoltare, specialmente se tra le vostre preferenze trovano posto allo stesso tavolo Black Sabbath e Soundgarden, Trouble ed Alice In Chains.
Tracklist
1.Eyes on the Prize
2.Saviour With Destruction
3.Read It and Weep
4.Midnight Renegade
5.Arise
6.Broken Plates
Line-up
Aaron Smith – Drums
Simon Staltari – Guitar/Vocals
Jeremy Graham – Bass
Michael Lawson – Lead Guitar
https://youtu.be/IHzYJaZeSak