Eternal Silence – Mastemind Tyranny

Terzo album e definitiva consacrazione a livello qualitativo degli Eternal Silence che, con Mastermind Tyranny, confermano la bontà del loro symphonic power metal.

Il terzo album per un gruppo dovrebbe risultare quello della consacrazione artistica che, il più delle volte, non va a braccetto con quella commerciale portando però una band o un artista in uno stato più consolidato nella scena in cui si muove, diventandone uno dei punti di riferimento.

I lombardi Eternal Silence arrivano quindi a questa fondamentale prova dopo due bellissimi lavori che ne avevano fatto una delle band più promettenti del panorama power sinfonico dello stivale.
L’esordio Raw Poetry , uscito quattro anni fa, seguito dall’ottimo Chasing Chimera licenziato nel 2015, avevano lasciato con più di un sorriso gli addetti ai lavori, mentre fiumi di inchiostro tessevano le lodi del gruppo capitanato dalla singer Marika Vanni e dal chitarrista cantante Alberto Cassina.
La firma con la SliptrickRecords, la line up invariata, con i bravissimi Davide Rigamonti (chitarra), Alessio Sessa (basso) e Davide Massironi (batteria), il lavoro in studio lasciato come sempre nelle mani di Giulio Capone che, con l’aiuto di Alberto Cassina, ha prodotto il nuovo lavoro, sono i principali dettagli di Mastermind Tyranny.
L’album non delude chi si era innamorato del precedente lavoro, in quanto non abbandona le principali coordinate stilistiche del gruppo, ma continua una progressione che porta questo lavoro su un gradino più alto dei sui predecessori, consegnando appunto la band allo status di cui si diceva in precedenza.
Una sezione ritmica a tratti di una potenza devastante, suoni sinfonici mai troppo banali ma sempre in funzione del power metal, che nell’economia del gruppo è parte assolutamente importante, atmosferici momenti che fungono da camei gotici e tanto talento, fanno del nuovo album del gruppo un’altra perla sinfonica tutta da ascoltare.
Mastermind Tyranny non lascia neanche un minuto di musica all’approssimazione, tutto è in funzione dei brani che escono fluidi, splendidamente sinfonici, tra duetti vocali (con più spazio alla voce maschile rispetto al passato) e ritmiche incalzanti, esponendo tematiche importanti come la manipolazione delle menti, accenni ad opere letterarie immortali come Il Nome Della Rosa e altre molto più attuali, con riferimenti all’estremismo religioso.
Insomma un album a cui non manca nulla per risultare il best seller degli Eternal Silence: non mi soffermo sui brani in particolare ma vi invito a non perdervi Mastermind Tyranny, colpo di coda in questo 2017 per quanto riguarda il power metal sinfonico.

Tracklist
1.Lucifer’s Lair
2.Fighter
3.Mashed
4.Adagio
5.Game of the Beasts
6.Mystic Vision
7.The First Winter Night
8.Foreign Land
9.Icy Spell
10.Ashes of Knowledge

Line-up
Marika Vanni – Vocals
Alberto Cassina – Guitar and Vocals
Davide Rigamonti – Guitar
Alessio Sessa – Bass
Davide Massironi – Drums

ETERNAL SILENCE – Facebook

Blut Aus Nord – Deus Salutis Meæ

Chapeau a Vindsval, unica mente dei Blut Aus Nord che, dopo venti anni di musica estrema, dimostra una creatività senza pari, presentandoci un’opera breve ma intensa e ricca di stimoli emozionali.

Creatura mutevole i transalpini Blut Aus Nord, attivi ormai sulla scena black metal dal lontano 1995 con “Ultima Thulee”; da qualche album (la trilogia 777) tutto è nelle mani e nel multiforme ingegno di Vindsval, che dimostra anche in questa opera, Deus salutis meae, una grande capacità compositiva ed esecutiva sempre alla ricerca di sensazioni forti.

Nella loro lunga carriera discografica i Blut Aus Nord hanno sempre cercato di rielaborare il verbo black, allargando i confini della musica estrema; non si sono mai persi in derive convenzionali e con un un sacro fuoco interiore hanno dato vita a opere estreme sempre varie e di alta qualità, spingendo l’ascoltatore a continue sfide uditive ed emozionali. E’ il caso anche di questa opera, breve nei suoi trentatré minuti, ma molto intensa e densa nel definire un sound quasi alieno nel fondere death, aromi doom e black nella sua forma più industrial e meno raw; dieci brani, compresi tre intermezzi dai titoli in greco carichi di sonorità dark ambient. Fin dal primo vero brano, Chorea Macchabeorum, il suono è intrigante, sorprendente, distruttivo con fredde linee di synth, taglienti e potente drum machine; le linee vocali, non preponderanti in tutto l’album, sono sommerse dagli strumenti e fuoriescono sinistre e demoniache intessendo raggelanti litanie (Impius). Il suono ha qualcosa di alieno e demoniaco allo stesso tempo, il blend sonoro creato da Vindsval è unico ed è difficile a un primo ascolto, cogliere le tante sfumature nei brani, tutto è fuso in modo vitale e ha un qualcosa di allucinogeno; brani come Apostasis, violenti, carichi di suoni dissonanti ed obliqui, dimostrano che la musica estrema ha ancora molto da dire; i ritmi incalzanti si “ammorbidiscono” in Abisme e lambiscono territori doom titanici e carichi di tensione, dove non vi è alcuna speranza per il genere umano. Le traiettorie sonore che si intersecano in ogni brano danno un tocco avanguardistico, le lobotomizzanti schegge chitarristiche invitano alla catarsi e dimostrano una ricerca non comune, distante dalle recenti opere della band. Una cover virata su varie tonalità di grigio e nero, ad opera della artista ucraina Anna Levytska, dà un tocco visionario alla grande energia dell’opera. Vindsval offre un’ulteriore prova della sua grande vitalità artistica, che è lungi dall’essere esaurita, visto che sono annunciati la IV parte di Memoria Vetusta e un misterioso progetto a nome La lumiere sous le monde. Opera da ascoltare e metabolizzare con molta calma.

Tracklist
1. δημιουργός
2. Chorea Macchabeorum
3. Impius
4. γνῶσις
5. Apostasis
6. Abisme
7. Revelatio
8. ἡσυχασμός
9. Ex Tenebrae Lucis
10. Métanoïa

Line-up
W.D. Feld – Drums, Electronics, Keyboards
Vindsval – Guitars, Vocals
GhÖst – Bass
Thorns – Drums

BLUT AUS NORD – Facebook

ZOM

Il video di Solitary, dall’album Nebulos in uscita a gennaio (Argonauta Records).

Il video di Solitary, dall’album Nebulos in uscita a gennaio (Argonauta Records).

Deus Ex Machina – A New World To Come

Se lasciate da parte l’originalità e puntate sull’impatto, questi giovani musicisti svizzeri sapranno lacerarvi i padiglioni auricolari con un album riuscito e devastante.

A suo modo è una sorpresa A New World To Come, debutto di questi giovani deathsters svizzeri provenienti dalla splendida Ginevra e dal monicker impegnativo come Deus Ex Machina.

I cinque musicisti, pur non brillando per originalità puntando ad un impatto estremo diretto, lasciano che le melodie trovino il giusto spazio tra lo spartito, portando il proprio sound là dove riposano i più famosi interpreti del melodic death metal scandinavo.
La vocalist Stephany non può che far pensare alle diaboliche colleghe che si sono date il cambio negli Arch Enemy, una delle influenze primarie del gruppo, ma non la sola, visto il continuo passaggio nella mente dell’ascoltatore di band dalla carta d’identità nord europea.
Il sound non lascia grosso spazio a momenti atmosferici, la parte melodica si evince soprattutto nei solos ed un’anima oscura pervade l’atmosfera di brani indubbiamente diretti, dal buon groove che in alcuni casi appesantisce ancora di più le ritmiche, qualche spazzo rappresentato da devastanti scorribande nel thrash metal; così, A New World To Come si può certo ritagliare un suo spazio, mentre scorrono una dietro l’altra tracce potenti e melodiche come la title track, Unfaithful Wisphers, la violentissima Human Savior, che fa da preludio al crescendo emozionale di Chrysalis, picco dell’album e brano intenso ed oscuro che con Dualism forma il cuore pulsante di questo ottimo lavoro che inesorabilmente cresce alla distanza.
Se lasciate da parte l’originalità e puntate sull’impatto, questi giovani musicisti svizzeri sapranno lacerarvi i padiglioni auricolari con un album riuscito e devastante.

Tracklist
1.A New World To Come
2.Home
3.Unfaithful Whispers
4.Human Savior
5.Chrysalis
6.Dualism
7.My Lament (Before The Disaster)
8.Shadows From The Past
9.Born

Line-up
Stephany – Vocals
Morty – Guitar & Backing vocals
François – Guitar
Sam – Drums
Joseph – Bass

DEUS EX MACHINA – Facebook

https://www.youtube.com/watch?v=kctDXRTwLM4

Black Messiah – Walls of Vanaheim

Walls of Vanaheim è un’opera di buono spessore in un genere in cui non è così semplice lasciare il segno, ma purtroppo non riesce a raggiungere l’eccellenza a causa dell’eccessiva e ridondante verbosità che rischia di tenere lontani gli ascoltatori meno avvezzi a questo tipo di sonorità.

I tedeschi Black Messiah sono una band dallo stato di servizio ultraventennale e, grazie ad un’attività piuttosto regolare, soprattutto nel nuovo secolo, giungono con Walls of Vanaheim al loro settimo full length.

Il combo di Gelsenkirchen in tutti questi anni ha distribuito la propria competente interpretazione di un pagan black sinfonico e dalle ampie sfumarture folk, che si è con il tempo stemperato in qualcosa di più vicino all’heavy metal; Walls of Vanaheim è un album che mantiene ben salde le coordinate stilistiche e liriche della band, capace di regalare un lavoro convincente ma che, con qualche accorgimento in più, avrebbe potuto risultare di livello ancor più elevato.
I nostri hanno la capacità di creare con disinvoltura atmosfere epiche di grande evocatività ed immediatezza, ma pensano bene di appesantire il tutto con ben sei tracce contenenti una voce narrante che sarà anche funzionale alla comprensione del concept (visto che diversi brani sono cantati in lingua madre) ma che, allo stesso tempo, affievolisce all’ennesima potenza la tensione di un lavoro sul cui aspetto musicale c’è invece davvero poco da eccepire.
Un peccato neppure troppo veniale, questo, se pensiamo che al netto delle parti recitate resta comunque un’ora abbondante di musica, che rappresenta pur sempre un fatturato impegnativo in un epoca nella quale la fretta e la necessità della sintesi paiono aver preso il sopravvento; detto questo, però, i Black Messiah regalano una prova bella e convincente, trasportandoci nel loro epico immaginario la cui colonna sonora abbraccia il viking black come il folk, fornendo un risultato complessivo gratificante per chi ama tali sonorità.
La parte del leone in Walls of Vanaheim la fa Zagan, vocalist espressivo e abile violinista, che imprime il proprio marchio in ottimi brani come Mimir’s Head, The Walls of Vanaheim e A Feast of Unity, che sono poi quelli meno folkeggianti e maggiormente orientati ad esaltare la vena epica, anche con bellissimi progressioni chitarristiche, oltre alla notevole chiusura offerta con Epilogue: Farewell, che dopo due minuti di chiosa narrativa si trasforma in uno splendido strumentale che rappresenta idealmente la summa stilistica della band tedesca.
Walls of Vanaheim è un’opera di buono spessore in un genere in cui non è così semplice lasciare il segno, ma purtroppo non riesce a raggiungere l’eccellenza a causa dell’eccessiva e ridondante verbosità che rischia di tenere lontani gli ascoltatori meno avvezzi a questo tipo di sonorità.

Tracklist:
1. Prologue – A New Threat
2. Mimir’s Head
3. Father’s Magic
4. Mime’s Tod
5. Call to Battle
6. Die Bürde des Njörd
7. Satisfaction and Revenge
8. The March
9. The Walls of Vanaheim
10. Decisions
11. Mit Blitz und Donner
12. The Ritual
13. Kvasir
14. A Feast of Unity
15. Epilogue: Farewell

Line up:
Zagan – Vocals, Guitars, Violin
Garm – Bass
Donar – Guitars (lead), Vocals (backing)
Surtr – Drums
Pete – Guitars (rhythm), Vocals (backing)
Ask – Keyboards

Tom Zahner – Narrator

BLACK MESSIAH – Facebook