Bullet – Bullet Live

Bullet Live è un album che una volta schiacciato il tasto play vi tiene per le palle, vi obbliga con la sua forza ed energia a rimanere incollati allo stereo mentre una per una passano le varie tracce, in un tripudio di note già sentite migliaia di volte ma irrinunciabili anche questa volta.

Questo live è un inno all’hard & heavy, un rito di cui non potrete esimervi di presenziare se vi considerate true metallers di origine controllata.

D’altronde la missione degli svedesi Bullet è sempre stata quella di portare in giro per i palchi il loro tributo ad un genere e ad uno stile di vita consolidati, una sfacciata e alquanto riuscita riproposizione di cliché abusati all’infinito ma di cui non potremmo farne a meno ogni tanto.
E allora buttatevi con birra in mano e pugno alzato tra le prime file di questo live che ripercorre le gesta del gruppo svedese, attivo da quasi vent’anni e con il suo bottino di sei album di cui l’ultimo uscito un annetto fa.
Il quintetto scandinavo mantiene quello che promette, con il palco messo a ferro e fuoco grazie ad una energia liberata in diciotto dei brani più significativi e riusciti del loro repertorio che, chiariamolo, non si scosta di un millimetro dal tributare il sound leggendario di Ac/Dc e Accept, con un tocco qua e là di Judas Priest ad aumentare la temperatura quando le chitarre si lanciano in solos che sono il pane e la birra del genere.
Una serie di inni che non lasciano scampo, ci investono in tutta la loro metallica forza, tra sudore, alcool ed attitudine così come il genere esige.
Bullet Live è un album che una volta schiacciato il tasto play vi tiene per le palle, vi obbliga con la sua forza ed energia a rimanere incollati allo stereo mentre una per una passano le varie tracce, in un tripudio di note già sentite migliaia di volte ma irrinunciabili anche questa volta.
Storm Of Blade, Turn It Up Loud, Speed And Attack, Ain’t Enough, Highway Love e Bite The Bullet, prima di essere canzoni, sono inni e questo live è un tributo imperdibile all’hard & heavy e al suo mondo.

Tracklist
CD1
1. Uprising
2. Storm Of Blades
3. Riding High
4. Turn It Up Loud
5. Dusk Til Dawn
6. Dust To Gold
7. Rambling Man
8. Bang Your Head
9. Hammer Down

CD2
1. Speed And Attack
2. Ain’t Enough
3. Rolling Home
4. Heading For The Top
5. Stay Wild
6. Fuel The Fire
7. Highway Love
8. The Rebels Return
9. Bite The Bullet

Line-up
Hell Hofer – Vocals
Hampus Klang – Lead Guitar
Alex Lyrbo – Lead Guitar
Gustav Hector -Bass
Gustav Hjortsjö – Drums

BULLET – Facebook

Aldi Dallo Spazio – Quasar

Quasar è un ottimo lavoro, opportunamente riproposto, che non mancherà di soddisfare la fame di progressive rock degli amanti del genere classico, magari in attesa di una nuova opera targata Aldi Dallo Spazio.

Dopo tanto progressive moderno e metallico, arriva un ottimo lavoro che guarda sfacciatamente alla tradizione senza timori reverenziali, ispirandosi quindi alle grandi band del passato ed a quel rock progressivo degli anni settanta diventato ormai storia.

Gli Aldi (Awesome Lysergic Dream Innovation) Dallo Spazio il loro bellissimo esordio Quasar lo avevano licenziato due anni fa in regime di autoproduzione, e ora viene ristampato, remixato e rimasterizzato in vinile, cd e digitale da parte della Jolly Roger.
Il quintetto ravennate dà vita ad un’opera affascinante di rock progressivo che si confronta con i grandi lavori del passato ed i suoi creatori, cinque lunghe jam che spaziano tra il progressive, il rock psichedelico e sfumature space, per un viaggio nel mondo del rock classico rivisitato da un giovane quintetto dotato di una buona personalità.
I brani sono cinque capitoli di un viaggio nel mondo di quel rock che non smette neanche nel nuovo millennio di influenzare generazioni di musicisti, confondendosi e amalgamandosi con svariati generi in barba ai suoi detrattori.
Tuffatevi dunque senza timore nelle trame dell’opener Long Time Lover o nei lunghi fluidi musicali di The Distance o Epiphany: vi troverete al cospetto di cinque progsters che, senza alcun tentennamento, percorrono le strade colorate di grande musica tracciate da capisaldi del progressive nazionale ed internazionale come PFM, Pink Floyd, Tangerine Dream, Yes con in più una componente melodica e psichedelica che a tratti avvicina la band ai The Beatles (era Sgt Pepper’s) e T.Rex.
Quasar è un ottimo lavoro, opportunamente riproposto, che non mancherà di soddisfare la fame di progressive rock degli amanti del genere classico, magari in attesa di una nuova opera targata Aldi Dallo Spazio.

Tracklist
01. Long Time Lover
02. THe Distance
03. Little Piggy Will
04. Santana (A Freedom Song)
05. Ephipany

Line-up
Dario Federici – Vocals, Keyboards
Simone Sgarzi – Guitars
Davide Mosca – Guitars
Marco Braschi – Bass
Lorenzo Guardigli – Drums

ALDI DALLO SPAZIO – Facebook

Narnia – From Darkness to Light

Contenuto musicale (link youtube – codice bandcamp – codice soundcloud)
I Narnia odierni sono un’ottima band classic metal, la cui maggiore caratteristica è fondere il power metal di matrice svedese con l’hard & heavy tradizionale, mettendo in risalto l’aspetto melodico di cui sono ricche le tracce che compongono l’album.

Nuovo lavoro anche per i Narnia, band dalle sonorità power neoclassiche che gli amanti del genere dovrebbero conoscere, almeno per gli ottimi lavori usciti nella seconda metà degli anni novanta, sulla scia del ritorno sul mercato dei suoni metal tradizionali.

E’ in quel periodo infatti che il gruppo capitanato dal polistrumentista Carl Johan Grimmark diede alle stampe le sue opere migliori, con in testa l’epico Long Live The King, uscito nel 1998.
Una carriera a singhiozzo ha in parte frenato i Narnia, tornati con il precedente album omonimo in buona forma, confermata dopo “soli” tre anni da questo nuovo album intitolato From Darkness to Light che, seguendo la scia del disco uscito nel 2016, continua a cavalcare la strada di un power robusto e diretto, pregno di mid tempo dal flavour epico, ricamato da tastiere hard rock e chitarre ispirate al metal neoclassico, anche se non più come in passato.
I Narnia odierni sono un’ottima band classic metal, la cui maggiore caratteristica è fondere il power metal di matrice svedese con l’hard & heavy tradizionale, mettendo in risalto l’aspetto melodico di cui sono ricche le tracce che compongono l’album.
Per chi non ha mai avuto il piacere di imbattersi nel quintetto svedese, From Darkness to Light rappresenta un buon esempio di musica metal ispirata da Rainbow e Royal Hunt, con qualche impennata più possente di matrice Stratovarius, elegante e raffinata quel tanto che basta per piacere anche agli amanti dell’hard rock melodico nato tra le nevi scandinave.
Ottima anche su questo lavoro la prova di Christian Liljegren dietro al microfono e di alto livello la tracklist, che trova nell’opener A Crack In The Sky, nel mid tempo epico Has The River Run Dry, nella aor oriented I Will Follow e nelle due parti della title track delle ottime ragioni per rendere From Darkness to Light un album raccomandato agli amanti dei suoni classici.

Tracklist
1.A Crack in the Sky
2.You Are the Air That I Breathe
3.Has the River Run Dry
4.The Armor of God
5.MNFST
6.The War That Tore the Land
7.Sail On
8.I Will Follow
9.From Darkness to Light (Part 1)
10.From Darkness to Light (Part 2)

Line-up
Carl Johan Grimmark – Guitar & backing vocals
Christian Rivel-Liljegren – Vocals
Andreas Johansson – Drums
Martin Härenstam – Keyboards
Jonatan Samuelsson – Bass

NARNIA – Facebook

Tanin’iver – Anno Domini Nostri Satanas

Anno Domini Nostri Satanas risulta un album evil, dove alle atmosfere nere come la pece ed un’attitudine cattivissima si aggiunge una bravura strumentale oltre la media, con la chitarra ad urlare solos dolorosi e dall’impronta melodica su di una struttura classicamente black.

I Tanin’iver sono un’oscura realtà estrema proveniente dall’Australia, composta dal tastierista e cantante Skorpa e dal chitarrista e bassista Asmodeus, nome d’arte in questo nuovo gruppo del polistrumentista Aidan Cibich, conosciuto per i due album della one man band Apophis di cui vi abbiamo parlato in occasione dell’uscita dei due full length, Under A Glossed Moon del 2017 e Virulent Host uscito lo scorso anno.

Il sound del duo si allontana in modo netto dal death metal strumentale del gruppo di Cibich per abbracciare la fiamma nera del nero metallo a sfondo luciferino caro alle orde sataniche Nord europee.
Anno Domini Nostri Satanas risulta un album in cui alle atmosfere nere come la pece ed un’attitudine cattivissima si aggiunge una bravura strumentale oltre la media, con la chitarra ad urlare solos dolorosi e dall’impronta melodica su di una struttura classicamente black.
Una settantina di minuti studiati e presentati al pubblico estremo come esempio di magniloquente black metal di matrice Dimmu Borgir/primi Satyricon, forse troppi per il genere, ma bisogna dare atto al duo australiano di non perdere il confronto con le proprie importanti influenze, grazie ad una track list che non perde colpi neppure sulla lunga distanza.
Lo scream diabolico di Skorpa si eleva su di un sound che risulta un armageddon di metal estremo, con la sua dose melodica ben in evidenza , cavalcate true black metal si alternano a sinfonie metalliche devastanti e rallentamenti di gelido terrore, per poi colpire con l’arma migliore dei Tanin’iver : la chitarra di Asmodeus.
Spira il vento da nord a raggelare brani corposi e medio lunghi come Golgotha, Steed Of Lilith e The Burning Of The Second Temple con la conclusiva e strumentale …As They Do To You a a far scorrere i titoli di coda ad un lavoro largamente riuscito.
Se volete ascoltare qualcosa di veramente cattivo e morbosamente di genere, Anno Domini Nostri Satanas è un lavoro altamente consigliato, una nera perla in arrivo dall’underground estremo australiano.

Tracklist
1.Do Unto Others…
2.Thrice Cursed Are The Weak
3.Golgotha
4.Bloodlines
5.The Steed Of Lilith
6.The Burning Of The Second Temple
7.Ahura Mazda
8.Angra Mainyu
9…..As They Do To You

Line-up
Asmodeus – Guitars, Bass
Skorpa – Vocals, Keyboards

TANIN’IVER – Facebook

Age Of The Wolf – Ouroboric Trances

Un debutto di tutto rispetto per gli Age Of The Wolf, band consigliata ai fans di Baroness, Dopelord, Altar of Betelgeuze e Sumoken

Dal Costa Rica arriva questo fiume di lava stoner/sludge/doom dal titolo Ouroboric Trances, primo lavoro sulla lunga distanza degli Age Of The Wolf.

La band tramite Aural Music licenzia questo monolitico esempio di un genere che ad oggi sta regalando grandi soddisfazioni ai suoi fans e le otto tracce di cui è composto confermano questo picco qualitativo che, partendo dall’underground, coinvolge le scene più svariate in tutto il mondo.
Il quartetto, fin dall’opener Herald Of Abyssos, alza spessi muri di fuzz, i tempi si mantengono lenti, l’atmosfera lavica e le melodie si fanno largo con fatica tra riff potentissimi.
Le armonie iniziali di Goliath si trasformano in una marcia monolitica verso la cima del vulcano che, di lì a poco, vomiterà morte in The Crimson Penitence e troverà strade più tradizionalmente stonerizzate in Goddess Of The Hunt e Bloodrage.
Il lungo incedere di Molten Earth conclude un debutto di tutto rispetto per gli Age Of The Wolf, band consigliata ai fans di Baroness, Dopelord, Altar of Betelgeuze e Sumoken.

Tracklist
1. Herald of Abyssos
2. Unholy
3. Goliath
4. The Crimson Penitence
5. Goddess of the Hunt
6. Witches’ Gallows
7. Bloodrage
8. Molten Earth

Line-up
Christopher de Haan – Vocals, Guitars
Beto Ramirez – Vocals, Guitars
Jorge Camacho – Vocals, Bass
Gabriel Ortiz – Drums

AGE OF THE WOLF – Facebook

Holy Tide – Aquila

Aquila ha tutte le carte in regola per fa innamorare gli amanti dei suoni hard & heavy, melodici e dal taglio sinfonico e progressivo.

Un’altra notevole opera di metallo classico, melodico e progressivo licenziato dalla My Kingdom Music arriva dagli Holy Tide , band internazionale che vede il compositore e bassista italiano Joe Caputo coadiuvato dai brasiliani Gustavo Scaranelo (chitarra) e Fabio Caldeira (voce) e dal britannico Michael Brush (batteria).

Con la collaborazione di un buon numero di ospiti tra cui Tilo Wolf, singer dei dark/gothic tedeschi Lacrimosa, sul brano Lamentation, e Don Airey, tastierista dei Deep Purple, su The Shepherd’s Stone, Aquila ha tutte le carte in regola per fa innamorare gli amanti dei suoni hard & heavy, melodici e dal taglio sinfonico e progressivo; si tratta di un’opera a sfondo biblico che, se nulla aggiunge alle tante uscite che si sono succedute nel corso degli anni a livello di originalità, merita un plauso per un songwriting molto ben bilanciato tra potenza e melodia, drammaticamente teso nelle atmosfere ricche di sfumature evocative e di epici quadri musicali.
Aperto da una suggestiva intro orchestrale, Aquila prosegue con l’epica cavalcata Exodus, tra ritmiche power che accompagnano un hard & heavy valorizzato da splendidi arrangiamenti orchestrali che non inficiano la potenza del brano.
L’album viaggia su coordinate non lontane dal power sinfonico di Rhapsody et similia, anche se gli Holy Tide dalla loro hanno una maggiore predisposizione per melodie di stampo melodic hard rock, anche quando la forza metallica esce prorompente come in Chains Of Enoch.
L’hammond di Don Airey in The Sheperd’s Stone e la voce di Tilo Wolf nell’oscura Lamentation sono i valori aggiunti di un lavoro affascinante e suggestivo, da gustare in tutti i suoi settanta minuti intrisi di ottimo metallo classico.

Tracklist
1. Creation – The Divine Design
2. Exodus
3. Chains Of Enoch
4. Godincidence
5. Curse And Ecstasy
6. Eagle Eye
7. The Crack Of Dawn
8. Lord Of The Armies
9. Sunk Into The Ground
10. The Age Of Darkness
11. The Shepherd’s Stone
12. Lamentation
13. Return From Babylon
14. The Name Of Blasphemy

Line-up
Joe Caputo – bass
Michael Brush – drums
Fabio Caldeira – vocals
Gustavo Scaranelo – guitars

Guests:
Tilo Wolff (LACRIMOSA): voice on “Lamentation”
Don Airey (DEEP PURPLE): hammond on “The Shepherd’s Stone”
Assunta Caputo: Harp on “Curse And Ecstasy” & “The Crack Of Dawn”
Gabriele Stotuti: Trumpet on “Curse And Ecstasy”
Peppe Frana: Oud on “Return From Babylon”
Patricia Klein Caputo: Speaking voice on “Sunk Into The Ground”
Nico Falco: Orchestrations
Kris Laurent: Arrangements. Kris Laurent played all guitars on “Aquila”

HOLY TIDE – Facebook

Majestica – Above The Sky

Una dozzina di brani spettacolari, tra epiche cavalcate power, melodie hard rock, tappeti di tastiere ben posizionati e cori dal grande appeal, rendono Above The Sky l’album melodic power metal che i fans aspettavano da anni.

C’era una volta una band power metal svedese chiamata Reinxeed che incise sei full length tra il 2008 ed il 2013.

Tommy Johansson, chitarrista e cantante nonché leader del gruppo un giorno fu chiamato alla corte dei Sabaton, una delle band odierne più famose al mondo, almeno per quanto riguarda le sonorità power.
I Reinxeed si fermarono per un paio d’anni con un album nel cassetto in attesa di vedere la luce, cosa che finalmente avviene tramite la Nuclear Blast in questo periodo.
La novità più importante da registrare è il cambio di monicker in Majestica ed un sound molto più diretto e melodico che ne fa decisamente l’album power metal dell’anno.
Above The Sky risulta così uno straordinario esempio di quel metal che conquistò i cuori dei true defenders nella seconda metà degli anni novanta, tra scuola tedesca e scandinava.
Un’ora in compagnia di quelle melodie che fecero la fortuna artistica e commerciale di Gamma Ray e Stratovarius, ed in seguito Edguy e Freedom Call, un ritorno in pompa magna delle gesta scritte e suonate da Hansen e Tolkki su album epocali come Land Of The Free, Somewhere Out In Space, Episode e Visions, o anche su Vain Glory Opera (Edguy) e Stairway To Fairyland (Freedom Call).
Una dozzina di brani spettacolari, tra epiche cavalcate power, melodie hard rock, tappeti di tastiere ben posizionati e cori dal grande appeal, rendono Above The Sky l’album melodic power metal che i fans aspettavano da anni.
Dalla title track in poi è un susseguirsi di melodia e velocità, colpi di genio come la parentesi ispirata al can can su Father Time (Where Are You Now) o le tastiere che ricordano gli Edguy, della title track dell’album citato in precedenza, nell’epica The Legend.
Si preme sull’acceleratore delle emozioni con una tracklist senza pause, supportata dalla locomotiva Uli Kusch alla batteria e da un sound che trova nelle melodie e nella facile presa dei brani i suoi punti di forza.
Il 2019 è pieno di piacevoli sorprese e di molte conferme che danno lustro al mondo metallico in toto, e ciò avviene grazie anche a lavori di spessore come Above The Sky, che potrebbe diventare un punto di riferimento per un ritorno del power metal ai fasti passati.

Tracklist
01. Above The Sky
02. Rising Tide
03. The Rat Pack
04. Mötley True
05. The Way To Redemption
06. Night Call Girl
07. Future Land
08. The Legend
09. Father Time (Where Are You Now)
10. Alliance Forever

Line-up
Tommy Johansson – Vocals, Guitars
Alex Oriz – Guitars
Chris David – Bass
Uli Kusch – Drums (studio)
Daniel Sjoegren – Drums (live)

MAJESTICA – Facebook

In Aevum Agere – Canto III

Con Canto III, gli Aevum Agere si confermano, per personalità e talento, una delle massime espressioni per quanto riguarda il classic doom.

Per gli amanti dell’epic doom metal di stampo classico, il ritorno dei nostrani In Aevum Agere è un appuntamento immancabile grazie ad una reputazione che col tempo si è consolidata, non solo per il valore dei lavori precedenti, ma anche per l’ottima qualità delle opere che vedono protagonista il suo leader Bruno Masulli, dai Annihilationmancer, ai Power Beyond, passando per i Miti Eterni.

Un artista senza dubbio di spessore, con un debole per la storia e la cultura dei popoli che hanno vissuto nel corso dei secoli sul suolo italico e che hanno trovato in lui uno dei cantori più accreditati nel mondo del metal underground.
Gli In Aevum Agere sono attivi da ormai quindici anni e oggi, con Piersabato Gambino al basso e Claudio del Monaco alla batteria, sono un trio potentissimo, dal sound classico che amalgama alla perfezione mid tempo doom metal e sferzate hard & heavy di matrice old school.
Il nuovo album dal titolo Canto III, ispirato ovviamente al poema dantesco, è composto da sette brani più tre intermezzi recitati, per tre quarti d’ora in compagnia di quelle sonorità che hanno fatto la storia del doom metal classico.
Il sound poggia le sue basi sulla tradizione, e da lì si muove, inesorabile, verso la montagna sacra del genere dove ci si imbatte nella nobiltà di un genere immortale come il doom epico.
La voce evocativa di Masulli interpreta e racconta le vicende del leggendario cantico con la personalità dei grandi, la chitarra sfodera riff mastodontici, splendidamente classici e fortemente heavy; il viaggio prende avvio con il doom debordante di L’Uom S’Etterna, seguita dalla tellurica No Hope Of Death, una coppia di pachidermiche tracce che traccia le linee guida di un album suggestivo e affascinante, che non cade nel tranello della prolissità e mantiene alta l’attenzione di chi ascolta grazie ad un songwriting di altissimo livello.
Nello spartito di The Great Refusal (Ignavus), Anti-Inferno/Limbus Animae e Voices Of My Solitude, si trovano non pochi riferimenti al sound di Candlemass, Solitude Aeturnus e Solstice, con il valore aggiunto di una personalità ed un talento che fanno degli In Aevum Agere una delle massime espressioni per quanto riguarda il classic doom.

Tracklist
1. L’uom s’etterna
2. No Hope of Death
3. Intro I
4. The Great Refusal (Ignavus)
5. Intro II
6. Minòs
7. Anti-Inferno / Limbus Animae
8. Epigrafe
9. Canto III
10. Voices of My Solitude

Line-up
Bruno Masulli – Guitars/ vocals
Piersabato Gambino – Bass
Claudio Del Monaco – Drums

IN AEVUM AEGERE – Facebook

Six Feet Deeper – Passion Play

Una brava cantante ed ottime canzoni sono una scorciatoia più che valida per essere apprezzati da un pubblico numeroso, virtù assolutamente nelle corde del gruppo svedese e ben percepibili in questo ottimo Passion Play.

I paesi scandinavi si stanno imponendo sempre più come patria dell’hard rock di tradizione settantiana, venato di ispirazioni blues, sanguigno ed oltremodo letale.

Svezia e Norvegia sono infatti ormai da considerare come nuove patrie del sound che fece la fortuna di Led Zeppelin e Bad Company con gruppi che hanno nelle sirene blues dietro al microfono l’arma vincente per scardinare i cuori degli amanti del genere.
Un altra band si affaccia sul mercato con il primo full length, dopo un ep di cui noi di Metaleyes ci eravamo occupati un paio di anni fa, i Six Feet Deeper, quartetto di Stoccolma capitanato dalla bravissima Sara Lindberg, singer dal buon talento interpretativo.
La Norvegia chiama e la Svezia non tarda a rispondere, in un duello a colpi di riff che faranno la gioia degli amanti di queste sonorità che hanno natali ed antenati illustri.
L’angelo della Swan Song (la label fondata dai Led Zeppelin) come un cupido lancia frecce sugli ascoltatori, mentre la Lindberg valorizza splendidi brani come l’opener In March The Clowns, Illuminate, la coppia The Flow/Diggin’ Down The Hole ed il singolo I Can’t Quit You, spettacolari hard rock blues che confermano l’intesa tra i vari musicisti, nonché una sagacia compositiva che permette ai Six Feet Deeper di uscire dall’anonimato di un genere che ovviamente non può certo puntare sull’originalità.
Una brava cantante ed ottime canzoni sono una scorciatoia più che valida per essere apprezzati da un pubblico numeroso, virtù assolutamente nelle corde del gruppo svedese e ben percepibili in questo ottimo Passion Play.

Tracklist
SIDE A:
1. In March The Clowns
2. Let My Spirit Go
3. Make It Right
4. You And Your Hand
5. Illuminate

SIDE B:
1. The Flow
2. Diggin’ Down The Hole
3. I Can’t Quit You
4. Passion Play

Line-up
Sara Lindberg – Vocals
Patrik Andersson – Guitar & Vocals
Emil Mickols – Drums, Keyboards & Percussion
Erik Arkö – Bass, Acoustic Guitar on track 5 & Vocals

SIX FEET DEEPER – Facebook

Alberto Rigoni – Prog Injection

Un album alquanto sperimentale, ma comunque orecchiabile anche per chi non è abituale frequentatore di questo tipo di lavori, grazie a brani fluidi e facilmente leggibili, che riesce ad unire la grande tecnica esecutiva dei protagonisti ad un buon talento compositivo.

Ennesima opera strumentale per il talentuoso bassista e compositore nostrano Alberto Rigoni (BAD As, Vivaldi Metal Project, The Italians, ex Twinspirits), questa volta accompagnato alla batteria da Thomas Lang (Glenn Hughes, Paul Gilbert e Peter Gabriel) e da Alessandro Bertoni, tastierista residente a Los Angeles dove lavora come insegnante di musica e session in studio e dal vivo.

Prog Injection è composto da otto brani di rock strumentale progressivo, con il basso di Rigoni che detta ritmiche su cui la batteria di Thomas Lang ha il suo ruolo importantissimo e le tastiere ricamano melodie di diverso approccio e sfumature; un album alquanto sperimentale, ma comunque orecchiabile anche per chi non è abituale frequentatore di questo tipo di lavori, grazie a brani fluidi e facilmente leggibili, che riescono ad unire la grande tecnica esecutiva dei protagonisti ad un buon talento compositivo.
Bellissima Omega, la traccia più “leggera” dell’album, dove gli strumenti scorrono liberi sullo spartito progressivo scritto da Rigoni, ed altrettanto notevole la successiva Liquid, dalle tastiere che in alcuni momenti ricordano i Goblin più psichedelici.
Il resto di Prog Injection veleggia leggero su acque di rock progressivo di alto livello, assolutamente consigliato agli amanti del rock strumentale, conferma il talento del bassista e dei suoi bravissimi ospiti.

Tracklist
1. XYX
2. Metal Injection
3. Blood Shuga
4. Death Stick
5. Omega
6. Liquid
7. Low and Disorder
8. Iron Moon

Line-up
Alberto Rigoni – Bass and Chapman stick
Thomas Lang- Drums
Alessandro Bertoni – Keyboards
Jeff Hughell – Bass on track 4.

ALBERTO RIGONI – Facebook

Majesty Of Revival – Timeless

Timeless è un’autentica sorpresa e non può mancare nel lettore degli amanti della musica progressiva fuori dai soliti cliché.

I Majesty Of Revival sono un gruppo ucraino in attività da una decina d’anni e giunto con questo ottimo Timeless al quarto lavoro sulla lunga distanza.

Fresco di firma con Wormholedeath, il quartetto prende le distanze dal sound classico dei primi album per dedicarsi ad una sorta di crossover progressivo che rende questo nuovo lavoro a suo modo originale nell’universo metallico underground.
Timeless è composto da una decina di brani per quaranta minuti abbondanti di saliscendi compositivi, tra venature alternative, anima progressive e metal che sicuramente guarda più al futuro che al glorioso passato.
Dimitriy Pavlovskiy e compagni danno vita ad un caleidoscopio di note e suoni, violenti ed estremi, crepuscolari o progressive di notevole bellezza, passando da atmosfere ed ispirazioni diverse senza mai perdere il filo di un discorso che trova nelle spettacolari scale musicali tra melodia e furia estrema di S7 e della title track i suoi apici.
In Timeless si trova più di un richiamo a band distanti tra loro ma dalla genialità compositiva quale comune denominatore, un mix spettacolare e che lascia senza fiato di Voivod, Primus, Mars Volta e Devin Townsend, tutto racchiuso in un unico sound.
Timeless è un’autentica sorpresa e non può mancare nel lettore degli amanti della musica progressiva fuori dai soliti cliché.

Tracklist
01. Destroy Space
02. Disposable Clown
03. Void
04. S7
05. Dream Dealer
06. Sinners & Saints
07. Doppelgänger
08. Consciousness Beyond..
09. Timeless
10. Bury Me

Line-up
Dimitriy Pavlovskiy – Guitars, Vocals
Vladimir Yakubovsky – Keyboards
Tom Penzel – Bass
Vasiliy Irzak – Drums

MAJESTY OF REVIVAL – Facebook

Enforcer – Zenith

Grinta gli Enforcer ne hanno da vendere, peccato che il gruppo si trovi catapultato in anni in cui difficilmente potrà trovare quel successo che tre decenni fa sarebbe stato garantito, un dettaglio per chi guarda alla sostanza e Zenith di motivi per farsi piacere dagli heavy metallers dai gusti old school ne ha abbastanza.

Sono quasi passati vent’anni dall’inizio di questa avventura chiamata Enforcer, una band sfacciatamente anni ottanta con tutti i pro e i contro del caso.

Zenith è l’ultimo lavoro, licenziato dal colosso Nuclear Blast, pubblicato quattro anni dopo l’ultimo From Beyond, e quinto di una discografia che tolti vari lavori minori si attesta sulla media dei gruppi odierni.
Il gruppo svedese o si ama osi odia, il suo sound colmo di cliché ed assolutamente derivativo porta con se quello spirito heavy metal, schiacciato dai gruppi classici di questi anni, sinfonici, power e progressivi.
Non che la band di Olof Wikstrand le sue toccate e fuga nell’esercizio tecnico/progressivo non le faccia, ma un album come Zenith rimane un buon ritorno alle atmosfere del decennio d’oro dell’hard & heavy con quel pizzico di hair metal che assesta il sound su un esempio oltremodo riuscito di new wave of British heavy metal, con più di una sfumatura in arrivo dal Sunset Boulevard.
Grinta gli Enforcer ne hanno da vendere, peccato che il gruppo si trovi catapultato in anni in cui difficilmente potrà trovare quel successo che tre decenni fa sarebbe stato garantito, un dettaglio per chi guarda alla sostanza e Zenith di motivi per farsi piacere dagli heavy metallers dai gusti old school ne ha abbastanza.
Intanto il songwriting è di buona qualità, le dieci tracce si appiccicano in testa al primo passaggio, tra riff a tratti irresistibili, un grande lavoro ritmico e chorus da cantare senza stare troppo a pensare agli anni che passano e al vicino che da anni pensa siate dei tipi strani.
Iron Maiden più Motley Crue, una ricetta semplice ma efficace, almeno per gli Enforcer e per questa raccolta di brani che a partire da Die For The Devil ci regala tre quarti d’ora di divertimento all’insegna dell’heavy metal duro e puro.

Tracklist
1. Die For The Devil
2. Zenith Of The Black Sun
3. Searching For You
4. Regrets
5. The End Of A Universe
6. Sail On
7. One Thousand Years Of Darkness
8. Thunder And Hell
9. Forever We Worship The Dark
10. Ode To Death

Line-up
Olof Wikstrand – Vocals, guitars
Jonas Wikstrand – Drums, piano & keyboards
Tobias Lindqvist – Bass
Jonathan Nordwall – Guitars

ENFORCER – Facebook

Tanagra – Meridiem

Qualche riserva si manifesta riguardo alla prolissità dei brani, ma per il resto la musica del gruppo convince, potente e melodica com’è e in alcuni momenti rimembrante i Kamelot, ma personale quanto basta per non risultare troppo derivativa.

Il power metal non è sicuramente nel suo periodo più florido, essendo tornato almeno in Europa a far parlare di sé più che altro per la reunion della famiglia Helloween che per gli ultimi lavori pubblicati, alcuni assolutamente riusciti, ma ancora lontani dal livello altissimo di qualche decennio fa.

I Tanagra sono un gruppo statunitense e la loro provenienza garantisce quel tocco power e progressivo che impedisce al sound di risultare anonimo conferendogli un’eleganza propria del prog metal made in U.S.A.
Siamo arrivati al secondo album, dopo il debutto licenziato quattro anni fa ed intitolato None of This Is Real, e la band dell’Oregon piazza questi sette lunghissimi brani incentrati su un sound ben strutturato e che alterna parti più prettamente power ad altre in cui l’anima progressiva prende il sopravvento, risultando l’arma vincente di Meridiem.
Qualche riserva si manifesta riguardo alla prolissità dei brani, ma per il resto la musica del gruppo convince, potente e melodica com’è e in alcuni momenti rimembrante i Kamelot, ma personale quanto basta per non risultare troppo derivativa.
Meridiem è un album classico, composto da sette brani che hanno nelle lunghe trame della title track posta in apertura, nella progressiva ed heavy Etheric Alchemy e nei dieci tellurici minuti di The Hidden Hand i momenti più convincenti, rivelandosi adatto perché consigliato agli amanti del power progressivo battente bandiera a stelle e strisce.

Tracklist
1.Meridiem
2.Sydria
3.Etheric Alchemy
4.Silent Chamber
5.The Hidden Hand
6.Across the Ancient Desert
7.Witness

Line-up
Tom Socia – Vocals
Steven Soderberg – Guitars
Erich Ulmer – Bass
Josh Kay – Guitars
Christopher Stewart -Drums

TANAGRA – Facebook

Unmasked – Behind The Mask

Debutto all’insegna di un buon death metal melodico per i tedeschi Unmasked, ispirati dai Dark Tranquillity ma dalle trame progressive personali e ben strutturate.

Accompagnato da una splendida copertina che richiama il titolo (Behind The Mask), il debutto dei tedeschi Unmasked si colloca tra le più recenti uscite riguardanti il death metal melodico.

L’album, composto da cinque lunghe tracce, risulta vario e ben suonato, e le atmosfere cangianti lungo tutti i brani donano un’aura progressiva a un sound che rimane roccioso e a tratti marziale.
La parte melanconica del sound è fornita dai tasti d’avorio che ricamano melodie dark, mentre le potenti ritmiche fanno da tappeto ad un buon lavoro delle chitarre che offrono solos heavy di buona fattura.
Behind The Mask offre con la splendida Home, con le soluzioni death prog di Drenched In Blood e della conclusiva title track, buoni motivi l’ascolto di questo riuscito debutto firmato dal quintetto, che si ispira al sound dei Dark Tranquillity ma senza perdere una personalità che rimane comunque ben definita.

Tracklist
1.No Regrets
2.Home
3.Gaia
4.Drenched in Blood
5.Behind the Mask

Line-up
Basti – Drums
Malte Kühle – Guitars
Aileen – Keyboards
Karsten Fent – Bass
Chris – Vocals

UNMASKED – Facebook

Tyrants – Union

Union è un ottimo lavoro, consigliato agli amanti del metal sinfonico di stampo black e che (non solo per l’utilizzo della lingua) ha molto della tradizione italica per la musica dalle tinte oscure.

La storia dei Tyrants è iniziata nel 2001 e li ha visti stampare un paio di demo e il primo full length, uscito nel 2011 ed intitolato Ruchus.

La band in questi anni, oltre a qualche variazione in line up, ha reso la sua proposta molto più melodica rispetto al passato, ed il frutto di questa evoluzione è Union, ottimo lavoro di symphonic black metal dai suoni puliti, più di una sferzata heavy/thrash e solos perfettamente incastonati in un sound che convince a più riprese.
Il cantato in italiano non appare forzato come capita spesso, la coraggiosa scelta ripaga la band alzando un tasso di originalità che, a causa del genere suonato, non può essere il punto di forza del gruppo.
Union è un’opera estrema ben delineata, le caratteristiche principali sono quelle che hanno fatto innamorare del genere: cavalcate black/thrash, orchestrazioni che dettano atmosfere e fanno da tappeto alle scorribande metalliche dei protagonisti, attimi di intimistica tensione oscura che esplodono in una furia estrema tenuta sotto controllo dalla componente melodica, sempre ben presente nel sound di questa raccolta di brani. Diversi sono i picchi compositivi, come l’opener Eutanasia, la devastante Io Ti Maledico, Menzogne e la conclusiva Cordoglio, brano che raggiunge i venti minuti di durata, diviso in cinque capitoli che riassumono gli stati emozionali di chi subisce una perdita e risulta un suggestivo quanto perfetto sunto del credo musicale del gruppo nostrano.
Union è un ottimo lavoro, consigliato agli amanti del metal sinfonico di stampo black e che (non solo per l’utilizzo della lingua) ha molto della tradizione italica per la musica dalle tinte oscure.

Tracklist
1.Eutanasia
2.The cry of sin
3.Io ti maledico
4.The keys of our chains
5.Menzogne
6.Cordoglio
I. Negazione
II. Rabbia
III. Contrattazione
IV. Depressione
V. Accettazione

Line-up
Marco Gulluni – Guitars/Orchestration/ Bass
Andrea Di Nino – Vocals
Diego Tasciotti – Drums
Giovanni Brandolini – Guitars

TYRANTS – Facebook


Descrizione Breve

Protector – Summon The Hordes

I Protector tirano su, a forza di riff sparati a velocità proibitive e ritmiche da bombardamento, un muro metallico invalicabile risultando per il genere suonato una band su cui si può sicuramente contare.

Non cambia di una virgola il sound dei Protector, al settimo sigillo di una discografia infinita, tra demo, split, compilation ed appunto sette lavori sulla lunga distanza compreso questo inossidabile Summon The Hordes.

A tre anni di distanza dal precedente Cursed And Coronated, la band tedesco/svedese ci investe ancora una volta con il suo thrash metal di scuola teutonica, un carro armato metallico con le scritte Sodom-Kreator-Destruction in evidenza sulla bocca del cannone.
I Protector però non sono semplicemente dei cloni: la loro storia, partita a metà anni ottanta non lascia dubbi sulla loro attitudine old school, così come un impatto che non ha nulla da invidiare alla famosa triade del thrash metal europeo.
Un sound, quello dei Protector, rimasto fedele a sé stesso per oltre tre decenni, quindi se amavate la band prima di questo lavoro, sicuramente Summon The Hordes non vi deluderà.
Voce cartavetrata, ritmiche speed/thrash, cavalcate metalliche e accelerazioni devastanti persistono nel sound di queste dieci nuove bombe sonore, assolutamente ignoranti e senza compromessi così come il thrash metal di matrice old school vuole.
Difficile trovare un brano che più rappresenti il gruppo, i Protector tirano su, a forza di riff sparati a velocità proibitive e ritmiche da bombardamento, un muro metallico invalicabile risultando per il genere suonato una band su cui si può sicuramente contare.

Tracklist
1. Stillwell Avenue
2. Steel Caravan
3. Realm of Crime
4. The Celtic Hammer
5. Two Ton Behemoth
6. Summon the Hordes
7. Three Legions
8. Meaningless Eradication
9. Unity, Anthems and Pandemonium
10. Glove of Love

Line-up
Martin Missy – vocals
Michael Carlsson – guitar
Mathias Johansson – bass
Carl-Gustav Karlsson – drums

PROTECTOR – Facebook

Enchantya – On Light And Wrath

Atmosfere gotiche, growl e female vocals come da copione, ricamano un sound coinvolgente, sempre animato da un’anima metallica valorizzata dalla buona tecnica dei musicisti coinvolti.

Gli Enchantya fanno parte della scena gothic metal portoghese dal 2004, anno di uscita del primo demo, e On Light And Wrath è il secondo lavoro su lunga distanza, dopo un’attesa di sette anni dal debutto Dark Rising.

Licenziato dalla Inverse Records, l’album risulta un buon esempio di gothic metal dalle sfumature sinfoniche e dalle ottime cavalcate heavy/prog, arma in più del combo proveniente da Lisbona.
Atmosfere gotiche, growl e female vocals come da copione, ricamano un sound coinvolgente, sempre animato da un’anima metallica valorizzata dalla buona tecnica dei musicisti coinvolti.
La provenienza dalla terra dei Moospell e sopratutto degli Heavenwood si fa sentire eccome e On Light And Wrath si nutre in parte di queste ispirazioni, insieme alla sempre presente influenza scandinava che non va a snaturare un approccio che rimane personale e convincente.
I musicisti, come già scritto, a livello strumentale ci sanno fare e le varie tracce risplendono di questa virtù, che il sestetto riversa su undici brani con una marcia in più, specialmente quando la musica è lasciata libera di percorrere sentieri metallici, rocciosi, ma nello stesso tempo raffinati ed ottimamente interpretati dalla singer Rute Fevereiro.
Last Moon Of March, Poet’s Tears, Downfall To Power e once Upon A Lie sono i brani migliori di un lavoro che segnaliamo agli amanti del metal gotico e sinfonico.

Tracklist
1.Turn Of The Wheel
2.Last Moon Of March
3.The Beginning
4.Poet’s Tears
5.Near Life Experience
6.Alma
7.Downfall To Power
8.Hide Me
9.Deception (Since You Lied)
10.Once Upon A Lie
11.From The Ashes

Line-up
Rute Fevereiro – Vocals
Bruno Santos – Guitars
Fernando Barroso – Bass
Fernando Campos – Guitars
Pedro Antunes – Piano, Keys, Orchestrations
Bruno Guilherme – Drums

ENCHANTYA – Facebook

Embrace of Disharmony – De Rervm Natvra

Questa nuova fatica firmata dal gruppo romano è un’opera difficilmente eguagliabile non solo all’interno dei confini nazionali, a dimostrazione del valore ormai altissimo della scena metallica tricolore

Sono passati cinque anni da Humananke, esordio su lunga distanza degli Embrace Of Disharmony, quintetto di progsters estremi provenienti dalla capitale, un lasso di tempo che porta a De Rervm Natvra, nuovo splendido lavoro che non solo conferma ma alza ulteriormente il livello già altissimo espresso in passato.

Mixato agli Outer Sound Studios di Giuseppe Orlando e masterizzato presso i Finnvox Studios da Mika Jussila, l’album è un’opera estrema progressiva di una bellezza che lascia senza fiato, con le tematiche ispirate al poema di Lucrezio “De Rervm Natvra” e alla sua teoria dell’universo, con un sound che non è più “solo” progressive death metal, ma si spinge verso territori teatrali ed orchestrazioni care ai maestri Arcturus.
De Rervm Natvra è composto di fatto da otto movimenti che formano un’opera musicale avanguardistica di notevole spessore: metal estremo di livello superiore, dunque, orchestrato a meraviglia, pregno di arrangiamenti classici, inserti elettronici, death e black metal che si uniscono e si avvolgono come un groviglio di serpenti in una tana.
L’uso della doppia voce, con l’inarrivabile interpretazione di Gloria Zanotti, supportata dal bravissimo Matteo Salvarezza, completa un album che arriva senza indugi alle soglie del capolavoro, intenso, imprevedibile, emozionante e superbo nel mantenere una tensione estrema altissima eppure assolutamente consigliato, per la quantità di musica di vario genere al suo interno, a chiunque ami il mondo delle sette note.
De Rervm Natvra non è solo un lavoro che segue le coordinate stilistiche dell’avanguardistico gruppo norvegese, perché al suo interno troviamo decine di dettagli che portano gli Embrace Of Disharmony verso uno dei punti più alti del metal estremo progressivo, in brani di una bellezza fuori categoria come De Primordiis Rervm o De Infinitate Orbivm (ma sarebbero da nominare tutti), tra pulsazioni orchestrali che ricordano i Therion, si avvalgono di parti progressive di matrice Opeth il tutto perfettamente incastonato in un sound forte di una personalità enorme.
Questa nuova fatica firmata dal gruppo romano è un’opera difficilmente eguagliabile non solo all’interno dei confini nazionali, a dimostrazione del valore ormai altissimo della scena metallica tricolore.

Tracklist
1. Prohoemivm / Lavdatio Epicvri
2. De Primordiis Rervm
3. De Motv Primordiorvm Rervm
4. De Infinitate Orbivm
5. De Mortalitate Animae
6. De Pavore Mortis
7. De Captionibvs Amoris
8. De Formatione Orbis

Line-up
Gloria Zanotti – Vocals
Leonardo Barcaroli – Bass
Matteo Salvarezza – Guitars, Vocals, Programming
Emiliano Cantiano – Drums

Spoken voice on songs 4 & 5 by Marco Migliorelli

EMBRACE OF DISHARMONY – Facebook

Barbarian – To No God Shall I Kneel

Ormai in sella ad un destriero infernale da una decina d’anni, la band toscana irrompe con il suo speed/heavy metal che a tratti sfora nel thrash di scuola tedesca, esaltante nelle tante cavalcate metalliche di cui è pregno To No God Shall I Kneel.

I Barbarian tornano con il loro quarto lavoro sulla lunga distanza che ne ribadisce l’assoluta devozione per i suoni old school.

Ormai in sella ad un destriero infernale da una decina d’anni, la band toscana irrompe con il suo speed/heavy metal che a tratti sfora nel thrash di scuola tedesca, esaltante nelle tante cavalcate metalliche di cui è pregno To No God Shall I Kneel, uno dei dischi migliori che mi sia capitato di ascoltare nel genere da diverso tempo.
La voce cartavetrata a ribadire lo spirito battagliero, la vocazione estrema del sound ed un buon uso delle melodie nei solos, fanno da cornice a veloci ripartenze speed/thrash e tellurici mid tempo metallici.
Nella sua mezzora abbondante l’album non ha un attimo di tregua nel suo totale impatto distruttivo, i brani si susseguono uno più efficace dell’altro, con attimi di puro e travolgente heavy metal old school che richiama un numero infinito di gruppi storici senza che si perda un’oncia di convincente personalità.
Dall’opener Obtuse Metal, passando per Birth And Death Of Rish’Ah, il crescendo maideniano di The Old Worship of Pain e la conclusiva title track, To No God Shall I Kneel è un esaltante tuffo nel metal guerriero e senza fronzoli che mise a ferro e fuoco gli anni ottanta, con lo speed/thrash e l’heavy metal che vengono uniti sotto il drappo insanguinato dei Barbarian.

Tracklist
1.Obtuse Metal
2.Birth and Death of Rish’Ah
3.Hope Annihilator
4.Sheep Shall Obey
5.The Beast Is Unleashed
6.The Old Worship of Pain
7.To No God Shall I Kneel

Line-up
Borys Crossburn – Guitars, Vocals
Blackstuff – Bass
Sledgehammer – Drums

BARBARIAN – Facebook

Blaze Out – Instinct

Composto da una decina di potenti e metalliche canzoni, Instinct è un buon lavoro, grintoso e tellurico, lascia che la forza bruta prevalga su tutto e per le potenzialità del gruppo catalano ci sembra la scelta giusta.

I Blaze Out son un quartetto proveniente da Barcellona, suonano un heavy/thrash metal moderno e pregno di groove e con questo nuovo Instinct giungono al terzo lavoro sulla lunga distanza.

Composto da una decina di potenti e metalliche canzoni, Instinct è un buon lavoro, grintoso e tellurico, lascia che la forza bruta prevalga su tutto e per le potenzialità del gruppo catalano ci sembra la scelta giusta.
La voce pulita, incalzata da chorus di stampo hardcore/thrash, scream e rabbiosi interventi in growl, rende vario l’ascolto, mentre la musica non si schioda dall’heavy/thrash moderno che respira a pieni polmoni il vento che dagli States ha portato in Europa il nu metal di seconda generazione, chiamato appunto modern metal.
Buone le melodie che si fanno spazio tra il muro metallico costruito dal gruppo, mentre le ritmiche suggeriscono forza e rabbia tra le trame delle varie Attack On Titan, The Raise, la devastante Evil Dead e Face Your Scars.
Instinct è un album che cresce con gli ascolti, e il fatto che i Blaze Out cerchino di usare tutte le armi possibili fa sì che non perda di interesse lungo la sua durata: consigliato quindi ai fans del metal moderno di matrice statunitense, ma che potrebbe risultare gradito pure a chi ha gusti più classici, grazie alle sue ispirazioni che variano dal thrash metal, all’heavy metal, dall’hardcore al nu metal

Tracklist
1.Toxic AF
2.Attack on Titan
3.Savage Blue
4.The Raise
5.Drunk Empire
6.Evil Dead
7.Deadfall
8.No More Fear
9.Face Your Scars
10.The Goliath’s Fall

Line-up
Gerard Rigau – Lead vocals and guitar
Carles Comas – Bass and backing vocals
David Lleonart – Lead guitar and backing vocals
Sergi Rigau – Drums

BLAZE OUT – Facebook