Clouds – Dor

I cinquanta minuti di musica contenuti in Dor sono lo stato dell’arte del death doom melodico in questo momento, in quanto mi riesce difficile immaginare altre band oggi, se non i soli Saturnus, capaci di sollecitare con la stessa continuità le corde emotive degli appassionati.

Credo d’aver già parlato più volte (magari a sproposito) dell’effetto catartico che le forme più oscure e malinconiche del doom possono rivestire nei confronti degli spiriti maggiormente sensibili, specialmente quando si ritrovano a dover mettere assieme i cocci di una fragile esistenza.

La musica è il collante ideale per provare, se non a risolvere, sicuramente a riassemblare parzialmente quanto il corso della vita sta provando a mandare in frantumi e, in tal senso, in coincidenza dell’uscita di ogni album che vede coinvolto Daniel Neagoe, sia con gli Eye Of Solitude sia con il suo più recente progetto Clouds, è un po’ come avere la possibilità di ascoltare le parole di un amico che, invece di edulcorare inutilmente la realtà, decide di mostrare tutto il dolore del modo facendo scendere lacrime liberatorie e purificatrici.
Daniel, rispetto a molti altri grandi del settore, ha una prolificità compositiva che lo contraddistingue in maniera decisiva: per fare un esempio, negli ultimi sei anni, il tempo necessario per ascoltare un nuovo (capo)lavoro degli Evoken dopo Atra Mors, il musicista rumeno con le sue due band principali ha pubblicato complessivamente ben sette full length ed un numero considerevole di ep e singoli, tutto materiale di spessore artistico incommensurabile.
Rispetto agli EOS, con i Clouds Neagoe esplora il lato più melanconico e atmosferico del doom, coerentemente con quello che era stato l’intento manifestati all’epoca dell’esordio con Doliu, ovvero quello di omaggiare la memoria di chi non è più tra noi.
Tutto questo porta il sound di un album stupendo come Dor ad essere quasi antitetico per approccio al capolavoro degli Eye of Solitude che fu Canto III: mente in quel caso il senso della tragedia e del fallimento umano, nella vana ricerca di un senso all’esistenza, era qualcosa di tangibile, quasi fisico, ed esibito in maniera mirabilmente drammatica, qui il dolore è meno intenso e più soffuso, reso sopportabile nel suo essere diluito lungo brani intrisi di splendide melodie ed interpretati magistralmente dallo stesso Daniel e dagli ospiti che, come di consueto, arricchiscono ogni lavoro targato Clouds.
I cinquanta minuti di musica contenuti in Dor sono lo stato dell’arte del genere in questo momento, in quanto mi riesce difficile immaginare altre band oggi, se non i soli Saturnus, capaci di sollecitare con la stessa continuità le corde emotive degli appassionati, i quali non potranno che essere soggiogati dalla bellezza di questi sei brani dall’incedere struggente e in grado di indurre alla commozione dalla prima nota di Forever and a Day all’ultima di Alone.
The Last Day Of Sun è un grido di dolore in cui la disperazione (No one to hear my endless story / No one to set me free) si alterna alla disillusione, una prova di sommo lirismo che Daniel ci regala, assieme alla limpidezza di When I’m Gone, in cui ritroviamo la gradita partecipazione della bravissima Gogo Melone, e all’abbandono di The Forever Sleep, interpretata magistralmente da Pim Blankenstain (Can I close my eyes / This must be the night I die / Never to wake up again / The forever sleep and no more pain).
Il finale della title track è letteralmente lacerante nel sua tragica bellezza, mentre in Alone si può apprezzare lo splendido operato della giovane violinista Irina Movileanu, il cui tocco avvicina non poco il brano agli episodi più evocativi dei sempre imprescindibili My Dying Bride.
I Clouds odierni ripropongono la line-up a forte componente rumena già vista all’opera dal vivo quest’anno che comprende, oltre all’appena citata Irina, la base ritmica dei Descend Into Despair (Alex Costin e Luca Breaz) ad accompagnare l’ormai consolidata presenza dell’altro loro compagno Xander Coza alla chitarra, ai quali si aggiunge Indee Rehal-Sagoo, il quale non collaborava in studio con Neagoe dai tempi di Canto III; non so se tutto questo abbia contribuito a rendere i Clouds (al netto della sempre gradita partecipazione dei vari ospiti) un qualcosa di più vicino che in passato all’idea di band canonica, fatto sta che Dor si rivela a mio avviso il punto più alto di una discografia già comprensiva di gemme come Doliu, Departe e lo stesso Destin, ma indipendentemente da ciò, l’importante è sapere che “l’amico” di cui si parlava all’inizio è sempre lì, pronto a renderci più sopportabili i rovesci e le sventure dell’ esistenza esibendone senza filtri la sua ineluttabile caducità.

Tracklist:
1. Forever and a Day
2. The Last Day of Sun
3. When I’m Gone
4. Dor
5. The Forever Sleep
6. Alone

Line-up:
Alex Costin – Bass
Luca Breaz – Drums
Indee Rehal-Sagoo – Guitars
Xander Coza – Guitars
Daniel Neagoe – Vocals, Guitars, Bass, Drums, Keyboards
Irina Movileanu – Violin

Guests :
Gogo Melone – vocals on 3.
Pim Blankestein – vocals on 5.

CLOUDS – Facebook

LE INTERVISTE DI OVERTHEWALL – FANTASIMA

Grazie alla reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare la versione scritta delle interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni domenica alle 21.30 su Witch Web Radio.
Questa volta è il turno dei romani Fantasima.

MC Stasera ospite un band con un sound molto particolare. Con noi Chris portavoce de i Fantasima. Come nasce questo progetto e quali sono le vostre precedenti esperienze musicali?

Il progetto nasce dal bisogno di raccontare,di raccontarsi e di dedicare uno o più momenti di silenzio e condividerli con spiriti leggeri che non hanno paura di fermarsi ed ascoltare

MC I Fantasima sono composti da tre musicisti. Citiamo anche gli altri membri del trio?

Artifex alla batteria e Maxbax al basso completano la band insieme a me, Chris, alla chitarra

MC In dialetto siciliano “fantasima” sta ad indicare uno spettro o comunque una presenza inquietante. Anche da voi è così e perché avete scelto questo nome per la band?

La “nostra” Fantasima ha le sue radici in Molise ed è molto legata alla figura della donna vampiro, questo molto prima che Bram Stoker scrivesse il suo Dracula. La donna prendeva i viandanti od i contadini i quali, impossibilitati a tornare a casa per questioni meteorologiche a tarda sera o per mettere in sicurezza i propri animali, si attardavano, trovandosi costretti a dormire all’aperto. Nelle altre regioni la sua figura è molto più leggera ma in Molise ha un forte contenuto spettrale. Artifex ed io poi siamo di famiglia sannita e questi luoghi li conosciamo e li rispettiamo da sempre.

MC Chi vi ascolta si immerge inevitabilmente in un’atmosfera quasi mistica, questa è la sensazione immediata che ho provato. Come nascono le vostre melodie e da cosa sono ispirate?

Sembrerà strano ma non nascono da jam. Parliamo molto tra noi riguardo il concept dell’album ed a questo segue un’idea che può partire dalla mia chitarra, dal basso o dalla batteria. Molto del lavoro però viene fatto da ciascuno di noi in solitudine e poi riportato e discusso durante le prove.

MC Notte è il vostro secondo lavoro discografico, pubblicato quest’anno. Parliamo di questo album che oserei definire un viaggio…

Viaggio è il termine esatto. Il viaggio notturno su un sentiero sino alle luci dell’alba, circondati dal buio, dal nulla. Resta una metafora della vita, fondamentalmente non siamo soli? Alla fine di tutto la vita non ha lieto fine. Perdiamo amici, persone care, tutto è provvisorio ma, nonostante questo, ci alziamo e lottiamo tutti i giorni. Un’incomprensibile senso di rivalsa nei confronti della decadenza di ciò che ci circonda è insita nell’animo umano. Il coraggio è nel non fermarsi, nel continuare a camminare anche nei momenti più bui, di Notte.

MC Nel brano “Dea Mia” si aggiunge al trio un altro musicista. Ci parli di questa collaborazione? Com’è nata?

Si tratta di Peter Verwimp, anima del progetto solista Ashtoreth e chitarrista dei deathers belgi Emptiness. Ci siamo incontrati online e da subito è nata una forte sintonia. La sua ambient è introspettiva, profonda, meravigliosamente pagana. Impossibile non chiedergli una sua presenza su un nostro brano. L’ha ascoltato ed accettato subito. Ne siamo felici, sembra davvero parte integrante della band. Cercate lui o Ashtoreth su Facebook, non ve ne pentirete .

MC Cosa vorreste fosse maggiormente percepito da chi ascolta la vostra musica?

Non vogliamo influenzare sensazioni ma vorremmo dall’ascoltatore che avesse la pazienza di farlo chiudendo gli occhi e lasciandosi andare. Doniamo una quarantina di minuti fuori dalla quotidianità. Quaranta minuti di benvenuto in un mondo altro.

MC Cosa c’è nel futuro dei Fantasima?

Date in promozione per il nuovo album, sicuramente, e da dopo l’estate cominceremo a pensare al terzo lavoro .

MC Dove i nostri ascoltatori possono seguirvi?

Su www.facebook.com/lafantasima troverete tutto ciò che riguarda la band. Un vostro Mi Piace e la condivisione della pagina nel suggerirla agli amici per noi sarebbe un grosso aiuto, davvero. Scriveteci, noi rispondiamo a tutti senza problemi e le sensazioni di chi ascolta o si interessa alla band vanno oltre alle vendite del nostro lavoro.

MC Grazie di essere stato con noi! A te l’ultima parola!

Grazie Mirella, grazie davvero. Permettimi di segnalare anche il link della nostra label del buon Daniele Uncino, la Hellbones Records, la quale ci ha dato una fiducia che speriamo di ripagare piano piano.

HYPERION

Il video di Ultimatum, dall’album Dangerous Days (Fighter Records).

Il video di Ultimatum, dall’album Dangerous Days (Fighter Records).

Today, 22nd of November, is the 1st anniversary of italian Heavy Metal band HYPERION’s debut album “Dangerous Days” and they’ve decided to celebrate it by releasing a video-clip with live footage from the song “Ultimatum”. You can see the band on stage while enjoying this killer dose of pure Metal!!

“Dangerous Days” contains 8 songs (45 min.). Production and mastering were assembled as to recreate the pure, classic, typical Heavy Metal sound of the 80’s in the vein of bands like JUDAS PRIEST, ANNIHILATOR, IRON MAIDEN, METALLICA, MEGADETH… Cover artwork for “Dangerous Days” was painted by australian artist Alex Reies who originally entitledit “The Lord and the Colonel”.

HYPERION’s debut album “Dangerous Days” was released on 22nd of November 2017 on CD format through Fighter Records. You can check the band’s official Facebook site here: ww.facebook.com/hyperionbandheavy and also listen to the previous 1st advance single on the following link:

PROLIFERHATE

Il video di “Naked Monstrosity”, dall’album Demigod Of Perfection.

Il video di “Naked Monstrosity”, dall’album Demigod Of Perfection.

I progressive death metallers Proliferhate hanno rilasciato un nuovo videoclip per il brano “Naked Monstrosity”, che sarà contenuto nel loro nuovo album in uscita il 23 novembre 2018 e il cui titolo è “Demigod Of Perfection”.

Tracklist:
01 – Prologue To Damnation
02 – Conjuring The Black Hound
03 – Auerbach’s Vineyard
04 – The Frailty Of A Tender Soul
05 – Oberon
06 – Naked Monstrosity
07 – A Shadow From An Ancient Past
08 – Euphorion
09 – Demigod Of Perfection
10 – Elegant In Decay

https://www.facebook.com/brokenbonespromotion/

http://brokenbonespromotion.blogspot.com/

Bedsore – Bedsore

Se qualcuno può chiedersi se ci sia davvero un buon motivo per parlare di un demo d’esordio fatto di soli due brani la risposta è sì a prescindere, vista la mentalità che ci ha contraddistinto fin dalla nostra nascita come webzine, e lo è maggior ragione per il fatto che i due musicisti che animano questo progetto denominato Bedsore fanno parte dei Seventh Genocide, una delle migliori band italiane oggi in circolazione.

Differentemente dal gruppo di provenienza, Jacopo e Stefano esplorano i contorni più sfumati del death metal anziché quelli del black, ma il risultato è pur sempre un sound ricco, inquieto, per forza di cose a tratti più brutale ma allo stesso tempo colmo di passaggi dal grande potenziale emotivo e soprattutto poco prevedibile.
Nonostante il minaccioso monicker prescelto, che in qualche modo, nel suo rifarsi una patologia come le piaghe da decubito in (inglese bedsore, appunto), omaggia un riferimento importante per i nostri come lo sono stati i Morbus Chron, in realtà il sound offerto in questi due lunghi brani presenta più di un’apertura melodica che riconduce ad un imprinting progressive che è, poi, il vero tratto comune con i Seventh Genocide: la conseguenza sono quei passaggi chitarristici che testimoniano come i Pink Floyd siano una delle influenze più radicate nel background musicale di questo gruppo di musicisti capitolini.
Nei Bedsore tale componente appare per forza di cose più sfumata, tenendo semmai fede a quanto indicato nelle note biografiche che citano quale altra possibile ispirazione una band come gli Edge Of Sanity, in questo caso per la comune capacità di rendere progressiva la materia death metal senza scadere nel puro tecnicismo, lasciando invece sfogare al meglio la componente melodica ed emotiva.
Tenendo anche conto che i due brani sono piuttosto lunghi, i Bedsore offrono questo quarto d’ora abbondante di ottima musica (con una produzione da “demo”, nel bene e nel male) che dovrebbe aprire le porte per una maggiore visibilità di un progetto il cui già elevato valore artistico fa presupporre sviluppi molto importanti per il futuro.

Tracklist:
1. At The Mountain Of Master
2. Brains On The Tarmac

Line-up:
JGP
SA

BEDSORE – Facebook

Sarinvomit – Malignant Thermonuclear Supremacy

Chi ama il metal più genuino e diretto non dovrebbe farsi sfuggire l’occasione di farsi maltrattare da questi tre quarti d’ora di black thrash impetuoso, suonato bene, prodotto discretamente e dotato di quella percentuale di freschezza in più che spesso hanno in dotazione le band che provengono da scene, per così dire, non convenzionali.

I turchi Sarinvomit con questo lo primo full length non si perdono certo in preamboli, partendo subito sparati con il proprio nucleare black metal ed arrestando la corsa solo al termine dell’ultima nota di Malignant Thermonuclear Supremacy.

Se tutto questo può far pensare ad un’interpretazione minimale e semplicistica del genere c’è, però, il rischio di cadere in errore: in realtà questo quartetto di Istanbul tratta la materia con notevole competenza e pur senza svincolarsi dagli stilemi di base o mostrare tratti particolarmente personali, offre tre quarti d’ora di black la cui corposa componente thrash si rivela determinante per amplificarne l’impatto.
Il sound dei Sarinvomit è piacevolmente antico per approccio, nel senso che ogni idea di sperimentazione viene totalmente bandita a favore di un incedere diretto, incalzante e che non lascia spazio ad indugi o passaggi più riflessivi.
Preso atto di tutto questo, chi ama il metal più genuino e diretto non dovrebbe farsi sfuggire l’occasione di farsi maltrattare da questi tre quarti d’ora di black thrash impetuoso (con menzione di merito per il brano auotointitolato, ma il tiro delle altre tracce non è affatto da meno) , suonato bene, prodotto discretamente e dotato di quella percentuale di freschezza in più che spesso hanno in dotazione le band che provengono da scene, per così dire, non convenzionali.

Tracklist:
1 – Perishing In Eternal Void
2 – One Trillion Megaton
3 – Mass Grave Planet
4 – Evaporation In Mushroom Cloud
5 – Splendid Radioactive Particles
6 – Sarinvomit
7 – Destructive Solar Flare

Line-up:
Godslayer – Guitarsg
Tyrannic Profanatör – Vocals
Fiend – Bass, Vocals (backing)
K.C. – Drums

BREATH OF NIBIRU

Il playthrough video di Djinn’s Illusion, dall’album Skyline Bazaar (Volcano Records).

Il playthrough video di Djinn’s Illusion, dall’album Skyline Bazaar (Volcano Records).

BREATH OF NIBIRU was formed in 2012 by solo guitar legend Gianluca Ferro (Bouncing The Ocean, Doomsword, Time Machine) and progressive metal drummer Nick Pierce (Unearth, The Faceless, Culling the Weak). This duo blends complex time signatures and heavy groove in to one crushing package, their extremely diverse writing and conceptual approach to flow makes for a cutting edge listening experience. Breath of Nibiru’s newest album “Skyline Bazaar” unveils territory in the metal genre previously unexplored. From Gianluca’s technically astounding solos to Pierce’s drum and bass influenced groove, there’s never a dull moment from start to finish. Much of the albums foundation is backed by pocket groove and laced with synths and solos that would make this duo sound not from this Earth. Each track is meticulously crafted to a theme that alway keeps the listener on their toes. Packed with dynamic and epic song structures, “Skyline Bazaar” is as progressive as it is punishing.
From the beginning of Breath of Nibiru there was never a set musical direction or genre to fulfill with the music. By writing as much as possible they discovered their strengths and harnessed each others musical ability to elaborate and expand ideas. Over time the progressive approach the duo had to writing spawned unique song structures which embraced spacey themes and otherworldly atmospheres. Midway through the writing of “Skyline Bazaar” they found their niche in focusing songs around synths and grooves to create an almost “cinematic” experience throughout each track. To them each song had to be formulated to represent a visual experience just as much as an audible one.

“Skyline Bazaar” tracklist:
1. Road to Sunrise
2. Pandoras Dimension
3. Parallels
4. Additive
5. A Djinn’s Illusion
6. Unmasking the Jesper
7. Prism
8. Exiled in Siberia
9. Skyline Bazaar
Running Time: 58’02”

BREATH OF NIBIRU line-up:
Gianluca Ferro- Guitar
Nick Pierce – Drum

ore information at:
BAND: https://www.facebook.com/BreathOfNibiru/
LABEL: http://www.volcanopromotion.com

LE INTERVISTE DI OVERTHEWALL – POWERDRIVE

Grazie alla reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare la versione scritta delle interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni domenica alle 21.30 su Witch Web Radio.
Questa volta è il turno dei rockers liguri Powerdrive.

MC I Powerdrive nascono nel 2013 in Liguria e iniziano immediatamente a comporre musica originale. Ci raccontate com’è andata?

PD A dir la verità nel 2013 eravamo tutta un’altra formazione, sono rimasto solo io che sono il cantante. I primi pezzi erano più doom, stile primi Black Sabbath, Saint Vitus.
Poi nel 2015, per diverse vicissitudini, ci siamo sciolti per qualche mese e poi si sono uniti Robertino e Paolino provenienti dagli Sfregio e abbiamo cambiato genere, ci siamo avvicinati più all’hard rock/metal primi anni 80, tipo Saxon e simili.

MC Nel 2015 alcuni membri della line up originaria se ne vanno e la band si ferma per un breve periodo ma nello stesso anno subentrano nuovi musicisti a sopperire alla perdita. Citiamo la line-up attuale dei Powerdrive?

PD Machinegun Miche alla voce, Ylme alla batteria, Grinder al basso, Dr. Rock chitarra e ultimo aggiunto Jacopo sempre alla chitarra.

MC Vi distinguete per il vostro stile hard & heavy che è stato paragonato gli Ac/Dc,ai Motorhead e ai Wasp. Brani immediati che entrano immediatamente in testa. Come nasce un brano dei Powerdrive?

PD Di solito i chitarristi, o in questo caso anche in bassista, portano dei riff in sala prove: si sentono tutti assieme e si fanno modifiche per creare corpo al futuro pezzo.
E’ un lavoro comune che facciamo in sala prove, ci riesce facilmente perché abbiamo una buona intesa fortunatamente e poi non ci piace ricamare troppo, rimaniamo semplici e grezzi.

MC Dopo “On the run”, vostro primo mini cd pubblicato nel 2016, arriva quest’anno il vostro primo full length “Rusty Metal” che ha fatto il pieno di recensioni positive. Ci parlate della realizzazione di quest’album?

PD Innanzitutto salutiamo Cristiano, il nostro ex chitarrista il quale ha composto diversi brani che sono presenti in Rusty Metal.
Le registrazioni sono state abbastanza rapide, abbiamo deciso di registrarlo in presa diretta (praticamente un live in studio), a parte le voci, gli assoli e gli arrangiamenti delle due chitarre che sono stati aggiunti in un secondo momento. In 4 o 5 giorni abbiamo completato tutto, non è stato facilissimo me ci siamo riusciti.

MC Ci sono già delle date stabilite per vedervi suonare dal vivo?

PD Sì queste: 8 dicembre @ Genova – Crazy Bull; 15 dicembre @ Verona – The Factory; 4 maggio @ Padova – Dakota; 11 maggio @ Genova – L’Angelo Azzurro; 18 maggio @ Imperia – Babilonia

MC Si parla spesso di supporto alle band. Che rapporto avete con il pubblico che vi segue?

PD Abbiamo un ottimo rapporto con i nostri fans in Liguria e speriamo a breve di ampliare le nostre conoscenze anche in altre regioni.

MC Vi faccio questa domanda ma credo di sapere già la risposta: qual’è la dimensione ideale per i Powerdrive? In studio o il palco?

Chiaramente il palco, la versione live è quella che preferiamo! Questo, ovviamente, comporta un lavoro importante in sala prove, così da arrivare sui palchi carichi e preparati.

MC Quali sono i contatti sul web per seguirvi?

PD Ci trovate su Facebook scrivendo Powerdrive Savona, su Bandcamp e a breve anche su Instagram e ITunes.

REVENIENCE

Il lyric video di A-maze, dall’album Daedalum (Sliptrick Records).

Il video di A-maze, dall’album Daedalum (Sliptrick Records).

Directed by: Matteo Ermeti
Featuring: Roberto Serra – Hooded Entity

Italian gothic, modern metal group Revenience have released their new official video for the track A-maze taken from their last full-length release Daedalum. The band have also announced a line-up change with the addition of their ranks of bassist extraordinaire Luca Negro. Check out the new video below.

Revenience – Daedalum
The musical influences of Revenience on their album Daedalum; progressive, gothic, symphonic metal and also electronic are all present and correct, driving at the core of the album and helping to present their own unique take on rock music.

Daedalum | Released January 23rd, 2016 on Sliptrick Records

Revenience are:
Debora Ceneri – Vocals
Fausto De Bellis – Guitars
Luca Negro – Bass
Pasquale Barile – Keyboards/Synths
Simone Spolzino – Drums/Growl

Kåabalh – Kåabalh

Un album capace di creare un immaginario fatto di luoghi inesplorati forieri di orrori lovecraftiani, che è più o meno ciò che si attende di ascoltare chi predilige tali sonorità.

Questa nuova band francese, nata dopo la fine dei Torture Throne, raggiunge risultati che con il marchio Kåabalh vanno ben oltre quelli raggiunti precedentemente.

Il death metal catacombale offerto in questo debutto omonimo è, contrariamente alle abitudini dei gruppi transalpini, del tutti privo di impulsi innovativi o di commistioni tra generi: quanto viene servito è un monolitico death i cui rallentamenti lo fanno sconfinare sovente nel doom per finire in scia di Incantantion e morbosa compagnia.
Per quanto sia difficile da credere, però, l’operato dei Kåabalh non risulta affatto derivativo perché il quintetto normanno non si limita a premere sull’acceleratore in maniera indiscriminata, né a riversare una spessa coltre di pece sull’ascoltatore (cosa che peraltro viene eseguita benissimo), ma prova a rendere il proprio prodotto relativamente meno ostico pur senza smarrire l’impatto primitivo del genere.
La pesantezza dei riff viene attenuata così da assoli piuttosto ficcanti e ben delineati melodicamente (Acheron, Dark Wrath Of A New God) ma va detto che quando la componente doom intacca la muraglia sonora creata dai Kåabalh si possono ascoltare i momenti più coinvolgenti del lavoro, come accade nel finale della notevole Death’s Ovation.
Un album capace di creare un immaginario fatto di luoghi inesplorati forieri di orrori lovecraftiani, che è più o meno ciò che si attende di ascoltare chi predilige tali sonorità.

Tracklist:
1. Cabal
2. Acheron
3. Wrath of a New God
4. The Complete Darkness
5. Heavy Boredom Death
6. Death’s Ovation

Line-up:
Damned – Vocals, Lead Guitars
Pierre – Guitars
Marco – Bass:
Fab Dodsmetal – Drums

KAABALH – Facebook

KALIDIA

Il music video di “Circe’s Spell”, dall’album The Frozen Throne” (Inner Wound Recordings).

Il music video di “Circe’s Spell”, dall’album The Frozen Throne” (Inner Wound Recordings).

The Italian melodic power metal band KALIDIA just released a music video for “Circe’s Spell”, the third single from their new album “The Frozen Throne”.

“The Frozen Throne” will be released on November 23rd via Inner Wound Recordings. The album will be available on CD, digital and as an exclusive black wooden box edition, limited to 250 hand-numbered copies.

Inspired by classic power metal bands like Rhapsody of Fire, Hammerfall and Stratovarius as well as new bands like Beast In Black, Kalidia have created an uplifting melodic power metal album with the roots in classic power metal with a modern and fresh touch.

“The Frozen Throne” was produced, recorded and mixed by Lars Rettkowitz [Freedom Call], mastered by Achim Köhler [Primal Fear, Amon Amarth, Brainstorm] and the cover artwork was created by Stan W. Decker [Vanden Plas, Primal Fear].

Led by the charismatic vocalist Nicoletta Rosellini and with a really strong album behind them, Kalidia are ready to show the metal scene that they are a force to be reckoned with!

Tracklist:

01. Frozen Throne
02. Circe’s Spell
03. Black Sails
04. Orpheus
05. To The Darkness I Belong
06. Myth Of Masada
07. Midnight’s Chant
08. Go Beyond
09. Amethyst
10. Lotus
11. Queen Of The Forsaken

Kalidia tour dates
Nov 16: Hard Rock Café – Firenze (IT)
Nov 24: Arci Tom – Mantova (IT)
Dec 08: Crazy Bull – Genova (IT)
Dec 29: The One – Cassano D’Adda/Milano (IT)

Kalidia online
Facebook: https://www.facebook.com/kalidiaofficial
Website: http://www.kalidia.com

Fordomth – I.N.D.N.S.L.E. – In Nomine Dei Nostri Satanas Luciferi Excelsi

I Fordomth portano un contributo importante al genere con un disco di notevole spessore, all’interno del quale la materia doom viene trattata in maniera oculata, senza eccessi né in senso melodico né sperimentale.

L’album di debutto di questa band catanese, come spesso accade ai lavori appartenenti alla cerchia del funeral doom, ha avuto una gestazione molto lunga, nel caso specifico quasi tre anni al termine dei quali finalmente I.N.D.N.S.L.E. (In Nomine Dei Nostri Satanas Luciferi Excelsi) viene immesso sul mercato dall’etichetta specializzata russa Endless Winter.

Partendo dal presupposto che dalle nostre parti il genere non è frequentato in maniera assidua come avviene nel nord Europa o nei paesi ex sovietici, i Fordomth portano un contributo importante con un disco di notevole spessore, all’interno del quale la materia viene trattata in maniera oculata, senza eccessi né in senso melodico né sperimentale.
Abbiamo così per le mani un’opera che segue canoni consolidati e piuttosto corposa per la sua durata di quasi un’ora, della quale gran parte viene occupata dalla lunghissima Chapter III – Eternal Damnation.
Già da queste coordinate si intuisce come il lavoro sia dedicato a chi maneggia certe sonorità in maniera assidua e non si fa certo respingere al primo approccio dall’incedere rallentato e caliginoso al quale la band siciliana rinuncia di rado, ora a favore di passaggi più delicati ed evocativi (Chapter IV – Interlude) ora consentendosi qualche ragionata accelerazione come nella conclusiva title track.
Nonostante i Fordomth citino quali possibili fonti di ispirazione band come Ahab ed Evoken, in realtà il loro sound possiede quell’impronta mediterranea che si esplicita sotto forma di un sound mai troppo aspro né algido, lasciando che sia l’aspetto emotivo a dominare anche quando è l’impietoso growl di Gabriele Catania a dominare la scena.
Indubbiamente il fulcro del lavoro è appunto Chapter III – Eternal Damnation, brano che da solo fattura venticinque minuti di doom rituale guidato da un notevole lavoro chitarristico che detta una linea melodica ben definita: è proprio in questi momenti, quando il suono si fa più rarefatto, oppure quando l’interpretazione vocale diviene più drammatica, che affiorano reminiscenze dei Cultus Sanguine, seminale band la cui eredità non è mai stata del tutto raccolta, mentre la chiusura dell’album rimanda ad una realtà più gotica come furono i portoghesi Desire.
Il fatto che queste band siano ormai defunte, o comunque inattive da tempo dal punto di vista discografico, è sintomatico di un’interpretazione del genere molto genuina, dai contenuti importanti rivestiti da una produzione efficace proprio perché restituisce suoni molto novantiani, aumentando così il fascino di un bellissimo album.
Dalle note biografiche si evince che la crescita dei Fordomth è stata in parte ostacolata dai consueti problemi di line-up, e non a caso della formazione che ha registrato I.N.D.N.S.L.E. oggi restano solo Gabriele Catania e Gianluca Buscema; c’è solo da sperare che la band trovi, in tal senso, l’opportuna stabilità, alla luce delle capacità dimostrate con un lavoro in grado di condurre l’ascoltatore in quei meandri dell’esistenza in cui molti amano perdersi, accompagnati da queste oscure  e dolenti partiture.

Tracklist:
1. Chapter I – Intro
2. Chapter II – Abyss of Hell
3. Chapter III – Eternal Damnation
4. Chapter IV – Interlude
5. Chapter V – I.N.D.N.S.L.E.

Line-up:
Gabriele Catania – vocals
Federico ‘Fano’ Indelicato – vocals
Giuseppe Virgillito – lead guitar
Riccardo Cantarella – rhythm guitar
Gianluca ‘Vacvvm’ Buscema – bass
Mario Di Marco – drums

Guests:
Federica Catania – violin on “Chapter IV – Interlude”
Salvatore Calamarà – vocals “Chapter V – I.N.D.S.L.E.”

FORDOMTH – Facebook

PERPETUAL FATE

Il video di Smothered, dall’album Cordis in uscita a dicembre (Revalve Records).

Il video di Smothered, dall’album Cordis in uscita a dicembre (Revalve Records).

Perpetual Fate shared the first videoclip for their brand new single Smothered taken from the upcoming album Cordis out on December 7th on Revalve records.

Grab your copy now on pre-order!
iTunes: https://apple.co/2K83gWS
Cd: https://bit.ly/2DmPCOe
https://player.believe.fr/v2/3615934963757
https://www.revalverecords.com/PerpetualFate.html
https://www.facebook.com/perpetualfate.it/

Check out musicraiser campaign: https://bit.ly/2Fjnk9O

LE INTERVISTE DI OVERTHEWALL – MADNESS OF SORROW

Grazie alla reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare la versione scritta delle interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni domenica alle 21.30 su Witch Web Radio.
Questa volta è il turno di Muriel Saracino, leader dei Madness Of Sorrow.

Mirella Catena: Madness of Sorrow è un progetto del polistrumentista Muriel Saracino che quest’anno mette a segno la pubblicazione del nuovo album, il quinto della band. Su Overthewall abbiamo proprio lui, Muriel Saracino. Partiamo dagli inizi. Com’è nata l’idea dei Madness of Sorrow?

Muriel Saracino: I Madness of Sorrow sono un evoluzione più oscura e metal del mio precedente progetto Filthy Teens. Da adolescente mi preoccupavo di “piacere” ai metallari alternativi, con i Madness il percorso
è stato decisamente “senza compromessi”, diciamo.

MC Parliamo anche di chi fa parte di questo progetto musicale, siete in tre adesso. Come si è stabilizzata durante gli anni la line up?

MS Purtroppo non si e’ mai stabilizzata davvero, ma non per mio volere. I precedenti membri hanno avuto spostamenti per lavoro, problemi di salute o motivazione, ma non si sono mai allontanati per
litigi col sottoscritto. Spero prima o poi di averla davvero una line-up stabile.

MC Le tematiche horror sono una costante della band, oltre a chiari riferimenti contro la religione e i suoi abusi. Qual’è il messaggio che volete trasmettere a chi vi ascolta?

MS Senz’altro l’essere se stessi, condannare le imposizioni di coloro che si mostrano come puri ma che, in realtà, sono più marci di noi. Mi e’ stato chiesto se sono satanista, e la mia risposta e’ stata che, se si intende il satanismo come elevazione dell’IO senz’altro mi ci sento vicino, ma niente a che vedere invece con l’adorazione di qualcosa di ultraterreno.

MC Confessions From The Graveyard è appunto il quinto album della band accolto, come i precedenti, molto bene da pubblico e critica. Ti aspettavi un riscontro così positivo?

MS Stiamo continuando a ricevere apprezzamenti e mi fa davvero piacere; mai come in questo disco c’e’ tutta la mia persona, svelata nei dolori e nelle parti più recondite del subconscio. Non so se toccherò mai, o avrò voglia di toccare ancora punti più profondi.

MC Parliamo appunto dell’album: le tematiche stavolta sono incentrate sulla perdita e su come si reagisce alla mancanza di persone care. Un tema profondo e molto delicato…

MS Un tema vissuto in prima persona: ho perso mio padre due anni fa per cancro, e sono stato con lui negli ultimi giorni di vita. Casualmente, l’ordine delle canzoni riflette proprio il viaggio trascorso in quel periodo: si parte con la rabbia e la frustrazione per la notizia della malattia (The Exiled Man, The Art Of Suffering), allo sbandamento emotivo (Sanity, Reality Scares) alla disperazione (The Path) sino alla rassegnazione per la morte e il destino seguente (Creepy), dove accetto i peccati commessi senza pentirmene poi molto al momento.

MC L’album è stato pubblicato per la AD NOCTEM RECORDS che è la tua casa discografica. Ci parli anche di questa tua nuova attività?

MS Sono felice di aver intrapreso questo nuovo percorso: negli ultimi mesi sono stato al fianco di una realtà discografica assolutamente discontinua che sta raccogliendo ultimamente sempre più dissensi.
Ora posso mettere sul piatto la mia serietà, la mia quasi decennale esperienza nel mercato digitale e nella promozione al servizio di quegli artisti che vogliono affidarsi a qualcuno che creda veramente nella loro arte.

MC So che sei sempre in giro a promuovere il nuovo album. Hai delle date immediate da comunicarci?

MS Dopo Halloween con i bravissimi Sylpheed e la data del 16 novembre al Dedolor, saremo il 24 alle Officine Sonore. Dopodiché si sta lavorando al 2019 con qualcosina ancora sul suolo italico e anche all’estero.

MC Dove i nostri ascoltatori possono trovare tutte le info per seguire i Madness Of Sorrow?

MS Andando sul nostro sito www.madnessofsorrow.com potrete accedere ai nostri canali Facebook, YouTube, Instagram e Bandcamp

Cor Serpentii – Phenomankind

I Cor Serpentii si dimostrano un macchina ben oliata, perfetta nell’esecuzione vocale e strumentale ma molto meno algida di quanto il tipo di sound offerto potrebbe far supporre; in definitiva, Phenomankind è un lavoro indicato a chi vuole ascoltare musica complessa ma al contempo non aridamente intrisa di solo tecnicismo.

Phenomankind è il primo frutto discografico di questa nuova band composta da tre musicisti gravitanti nella scena estrema francese, con agganci a band come i Savage Annihilation, i disciolti Insain e gli Orakle.

Ed è proprio il mastermind di questi ultimi, Frédéric Gervais, ad offrire le ottime parti vocali in questo album che potrebbe apparire anche sorprendente, se non fossimo ormai da tempo tutti ben consci dell’obliquo incedere del death metal in certi ambiti della scena transalpina.
I Cor Serpentii si rivelano così un entità in grado di offrire il genere nelle sue sembianze più tecniche e progressive nel senso vero del termine, andando ad abbracciare molteplici sfumature che partono dai Nevermore più nervosi spingendosi fino alla sperimentazione folle di Devin Townsend e a quella più ragionata di Ihsahn, senza neppure tralasciare nei passaggi più estremi gli influssi dei connazionali Gojira. Tutto ciò serve per fornire un’idea di massima per inquadrare un lavoro che sfugge comunque ad un preciso tentativo di catalogazione, risultando naturalmente di assimilazione non semplice ma anche meno cervellotico rispetto a quanto fatto da Gervais con i suoi pur ottimi Orakle.
A Phenomankind manca solo un brano capace di catturare l’attenzione per fissarsi più saldamente nella memoria di un ascoltatore che viene, comunque, circondato e sopraffatto da un sound in costante cambiamento ma non privo di passaggi melodici, subito dopo spazzati via da arcigne progressioni strumentali.
I Cor Serpentii si dimostrano un macchina ben oliata, perfetta nell’esecuzione vocale e strumentale ma molto meno algida di quanto il tipo di sound offerto potrebbe far supporre; in definitiva, Phenomankind è un lavoro indicato a chi vuole ascoltare musica complessa ma al contempo non aridamente intrisa di solo tecnicismo.

Tracklist:
1. Retrieval
2. A Closer Signal
3. The Serpent’s Stratagem
4. Sand Storm
5. Theomachia
6. Rise of the Blind
7. Waves of Wrath
8. Reversed Evolution
9. Phenomankind
10. Ubik

Line-up:
Benoît Jean – bass
Nicolas Becuwe – guitars
Frédéric Gervais – vocals

COR SERPENTII – Facebook

LIFELOST – Dialogues From Beyond

Phlegeton dimostra d’essere un ottimo musicista e Dialogues From Beyond rappresenta il miglior esordio possibile per il suo nuovo progetto, non a caso finito nelle grinfie di una delle etichette mondiali più attente all’underground estremo come l’indiana Transcending Obscurity.

Dialogues From Beyond è il primo album con il marchio Lifelost per il musicista basco Phlegeton, attivo nella scena iberica già da diverso tempo con molti altri progetti.

Questo, che è l’ultimo attivato in ordine di tempo, si rivela un’interpretazione di spessore della materia estrema, grazie ad un black death cupo e incalzante, ben eseguito e dall’assimilazione facilitata da una registrazione in linea con le aspettative.
I dialoghi con l’aldilà avvengono così in maniera aspra, esplorando i meandri più oscuri del genere per aprirsi leggermente solo con le due magnifiche Metanoia e Incorporeal Gate, non meno urticanti rispetto alle pur buone Malign Emanatio, Sepulchral Vault e Released from Life ma segnate da una parvenza melodica che consente al sound targato Lifelost di imprimersi con maggior successo.
Molte sono le band di un certo nome citate tra i possibili riferimenti stilistici, ma tutto sommato nell’album si rinviene una buona dose di personalità che lo sottrae al rischio di finire archiviato nel cospicuo novero delle copie sbiadite del già sentito.
Phlegeton dimostra d’essere un ottimo musicista e Dialogues From Beyond rappresenta il miglior esordio possibile per il suo nuovo progetto, non a caso finito nelle grinfie di una delle etichette mondiali più attente all’underground estremo come l’indiana Transcending Obscurity.

Tracklist:
1. Malign Emanatio
2. Sepulchral Vault
3. Released from Life
4. Metanoia
5. Incorporeal Gate

Line-up:
Phlegeton – Everything

LIFELOST – Facebook

THE SCARS IN PNEUMA

Il music video di “Spark To Fire To Sun”, dall’album in uscita nei primi mesi del 2019 (Promethean Fire / Kolony Records).

Il music video di “Spark To Fire To Sun”, dall’album in uscita nei primi mesi del 2019 (Promethean Fire / Kolony Records).

I THE SCARS IN PNEUMA (“πνεύμα”, un termine che in greco antico significa “respiro”, “aria”, “soffio vitale”) sono una nuova black metal band con base a Brescia.

Il gruppo pubblicherà il proprio debut album su Promethean Fire / Kolony Records nei primi mesi del 2019. Il disco è una raccolta di composizioni dall’effetto immaginifico che spesso travalicano i confini fra black, death e melodic death-doom metal.

Ulteriori dettagli sull’opera, i pre-order e altre notizie verranno svelati prossimamente. Nel frattempo, un primo assaggio dall’album, il primo singolo “Spark To Fire To Sun”, è disponibile su YouTube.

I THE SCARS IN PNEUMA hanno inizialmente preso vita come progetto solista di Lorenzo Marchello (voce / chitarre / basso) all’inizio del 2017, per poi diventare una band a tutti gli effetti quando Francesco Lupi (chitarre) e Daniele Valseriati (batteria) hanno offerto il proprio contributo nel corso del medesimo anno.

Come accennato in precedenza, musicalmente i THE SCARS IN PNEUMA propongono una propria visione del black metal, a volte definibile come un mix di black metal, death metal e spunti doom, spesso dominata da un melodico lavoro di chitarra e da un velo di epicità. Fra le principali influenze e punti di riferimento sono citabili Dissection, Mgła, Be’lakor, Rotting Christ, Forgotten Tomb, Blut Aus Nord, Emperor.

A livello lirico, i THE SCARS IN PNEUMA trattano tematiche come il confronto con i propri demoni interiori, i rimpianti della vita, lo scorrere del tempo, la perdita dei propri cari.

THE SCARS IN PNEUMA:
Lorenzo Marchello – Vocals, Guitars, Bass
Francesco Lupi – Guitars
Daniele Valseriati – Drums

facebook.com/thescarsinpneuma/

facebook.com/prometheanfirerecords

facebook.com/kolonyrecords/

kolonyrecords.com

kolonyrecords.bandcamp.com

Tezcatlipoca – Tlayohualtlapelani

Se prendiamo Tlayohualtlapelani per quello che è, all’interno di un genere come il black metal, non è che resti molto per produzione ed esecuzione; se, invece, mettiamo sul piatto l’utilizzo di strumenti tradizionali in uso in epoca preispanica il tutto assume un altro aspetto, acquisendo un suo fascino ancestrale.

Il secondo full length dei messicani Tezcatlipoca è uno di quei classici lavori che vanno osservati da due punti di vista diversi sperando che prima o poi ci sia una convergenza. .

Se prendiamo Tlayohualtlapelani per quello che è, all’interno di un genere come il black metal, non è che resti molto per produzione ed esecuzione; se, invece, mettiamo sul piatto l’utilizzo di strumenti tradizionali in uso in epoca preispanica il tutto assume un altro aspetto, acquisendo quel fascino ancestrale capace di attenuare le carenze di cui sopra.
Attenuare, mettendole in secondo piano senza cancellarle del tutto, comunque, perché spogliato dei suoni elementi etnici e concettuali, del black metal dei Tezcatlipoca ne resterebbe davvero il solo scheletro, accettabile nella sua essenziale indole primitiva e poco più.
Con l’utilizzo di questi strumenti tradizionali, invece, le cose cambiano e non poco, immergendoci mani e piedi in un’atmosfera rituale che fa passare in secondo piano ogni considerazione tecnica e stilistica, e questa è in fondo la forza del black metal, genere capace di trasformarsi ogni volta nel mezzo artistico ideale per veicolare emozioni, storie e filosofie spesso contrastanti, talvolta anche discutibili, ma sempre degne di interesse nel loro sviluppo.
Tlayohualtlapelani si rivela un’opera da ascoltare in quest’ottica di arricchimento storico e culturale, volto a ricordarci quanto sia ipocritamente ridicolo l’occidente nel suo chiudersi a riccio erigendo muri (non solo in senso metaforico), quando la storia della colonizzazione del continente americana è stampata su libri dalle pagine macchiate del sangue versato nell’opera di sterminio ed annientamento di civiltà autoctone e delle sue tradizioni millenarie da parte degli europei.
Ben vengano, quindi i Tezcatlipoca nel riesumare tutto questo e pazienza se ciò avviene in una forma rivedibile, perché mai come in questo caso sono i contenuti a fare la differenza, con le dissonanze create da antichi strumenti a fiato che rendono stranianti e profondi brani altrimenti sghembi come In Tlilihtec Tzompantli o In Tzinacan Itlayohualpatlaniliz, tanto per citare i due più interessanti all’interno di un lavoro che possiede diversi aspetti interessanti.

Tracklist:
1. Notlacahcahualiz Ica Yetztli, Cipactli
2. Huey Tlatoani
3. In Tlilihtec Tzompantli
4. Macuil Xochitl Icic
5. Chichimeca, Yaotecatl Ayamictlan
6. In Tzinacan Itlayohualpatlaniliz
7. Tlacatl Tlein In Mimiqueh Icah Tlahtoa
8. Mictlan Itemouh

Line-up:
Acolmiztli – Drums
Ehecatl – Guitars
L’yaotl – Vocals, Bass
Cuauhtli – Prehispanic instruments, Vocals (additional)

TEZCATLIPOCA – Facebook

TEN

Il video di The Esoteric Ocean, dall’album Illuminati.

Il video di The Esoteric Ocean, dall’album Illuminati.

The British Melodic Hard Rock band TEN unveiled today the new music video from their brand new (14th) studio album entitled “Illuminati”, which was released on the 9th of November, 2018 via Frontiers Records.

Hot on the heels of last year’s “Gothica”, UK hard rock stalwarts TEN/Gary Hughes are returning with a new album, “Illuminati”! The album promises to be one of the hallmarks of their 22+ years career, where fans will easily spot all the trademark textures and flavours they have come to expect from TEN, with a consistent and solid spark of creativity throughout. “Illuminati” continues to build upon the rich legacy that the great British rockers have established in their 20+ year career.

“Illuminatii” was produced by Gary Hughes and mixed and mastered by Dennis Ward. TEN’s longstanding professional association with Dennis has been ongoing since he mixed their 2011 album, “Stormwarning” and has always guaranteed albums with stunning sound and production.

Tracklisting:
1. Be As You Are Forever
2. Shield Wall
3. The Esoteric Ocean
4. Jericho
5. Rosetta Stone
6. Illuminati
7. Heaven And The Holier-Than-Thou
8. Exile
9. Mephistopheles
10. Of Battles Lost And Won

Produced by: Gary Hughes

Line-Up:
Gary Hughes (Vocals)
Dann Rosingana (Lead Guitars)
Steve Grocott (Lead Guitars)
John Halliwell (Rhythm Guitars)
Darrel Treece-Birch (Keyboards)
Steve McKenna (Bass)
Max Yates (Drums)

Connect with TEN:

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https://twitter.com/TENOfficial_UK