ARMAGEDDON DEATH SQUAD

Il music video di A Last Sacrifice, dall’album Untitled Necrosmose.

“Armageddon Death Squad (Death Metal, France) has just released its first album. Untitled Necrosmose, the band reveals a track from this album.

Spectrum Mortis – קדוש

Il lavoro è breve, aggirandosi attorno ai venticinque minuti di durata, ma la densità del sound fa sì che questo non si tramuti in un difetto: ciò che resta è l’impressione di aver ascoltato l’opera di una band di alto livello, capace di maneggiare con competenza una materia insidiosa come il doom ritualistico.

קדוש (Kadosh) è il titolo di questo secondo full length degli spagnoli Spectrum Mortis.

Il lavoro si basa su un interessante black doom intriso di un’aura mistica ben introdotta dal salmodiare in latino ascoltabile nella iniziale title track.
I restanti tre brani mettono in mostra una band dalle idee chiare sugli obiettivi da perseguire, che sono essenzialmente volti all’offerta di un sound occulto e ritualistico nel quale confluirono in maniera equilibrata i diversi generi estremi.
Ciò che colpisce di un lavoro di questo genere è anche la sua qualità a livello di suoni e di esecuzione da parte dei singoli musicisti; anche grazie a questo che il messaggio degli Spectrum Mortis giunge forse e chiaro alle orecchie degli ascoltatori, ed un brano magnifico come Fiat Nox lo testimonia nel migliore nei modi, con il suo incedere solenne e minaccio nei solchi del miglior black doom
Et Filius Aurora sposta le coordinate verso il death, senza che all’interno dello sviluppo del brano non venga trovato lo spazio per rallentamenti atti a raccogliere le invocazioni proferite dal vocalist Sheram, e sempre black death ancor più furioso è poi quanto viene scagliato sull’audience con Christus Mysticusm, confermando la sapiente alternanza con passaggi più rarefatti atti a rompere la tensione per poi farla riesplodere con ancora più forza e convinzione.
Il lavoro è breve, aggirandosi attorno ai venticinque minuti di durata, ma la densità del sound fa sì che questo non si tramuti in un difetto: ciò che resta è l’impressione di aver ascoltato l’opera di una band di alto livello, capace di maneggiare con competenza una materia con la quale i neofiti rischiano ad ogni piè sospinto di cadere nel ridicolo.

Tracklist:
1. I. קדוש
2. II. Fiat Nox (Hymn to the Master of Death)
3. III. Et Filius Aurorae (Hymn to the Son of Dawn)
4. IV. Christus Mysticus (Hymn to the Messenger of Gods)

Line-up:
Sheram – Vocals, Bass
Aataa – Guitars
Aath – Guitars
Ta’ao – Drums

SPECTRUM MORTIS – Facebook

SOULFLY

Il video di “Dead Behind The Eyes”, dall’album “Ritual” in uscita a ottobre (Nuclear Blast).

Il video di “Dead Behind The Eyes”, dall’album “Ritual” in uscita a ottobre (Nuclear Blast).

Le icone del metal SOULFLY pubblicheranno il loro devastante nuovo album “Ritual” il 19 ottobre su Nuclear Blast.

La band ha pubblicato un video per il nuovo singolo “Dead Behind The Eyes”, che vede la partecipazione del cantante dei LAMB OF GOD Randy Blythe. Il testo è ispirato ai Cenobiti, i demoni creati da Clive Barker e divenuti famosi con la serie di film “Hellraiser”.

Il cantante/chitarrista Max Cavalera ha dichiarato in una recente intervista con RockSverige: “È stato davvero figo. Randy è molto legato al produttore Josh Wilbur, che ha sempre lavorato con i LAMB OF GOD. Visto che era impegnato con il disco dei BURN THE PRIEST, gli ho chiesto di fare avere a Randy le canzoni: ‘ Fagliele sentire… Sarebbe davvero figo se ci fosse qualcosa che gli piace e che vorrebbe cantare’. Non avevo una canzone scritta apposta per lui, ma Josh mi ha detto che appena Randy ha sentito il brano che avevamo chiamato temporaneamente ‘Bruiser Brothers’, non ha avuto dubbi. Avevo già scritto il testo e gliel’ho mandato. È bellissimo avere la voce di Randy in essa. Ha un modo di cantare unico e davvero distintivo”.

“La canzone e le linee vocali sono basate su ‘Schizophrenia’ (disco che i SEPULTURA hanno pubblicato nel 1987) e ‘From The Past Comes The Storm’. Mentre lavoravo sulla canzone con mio figlio Zyon, lui stava ascoltando ‘Beneath The Remains’ e mi ha chiesto di brani come ‘Stronger Than Hate’. Ho pensato che avremmo dovuto provare a fare qualcosa di simile, aggiungendo uno dei miei assoli di Marc Rizzo preferiti. Credo che il risultato sia fantastico”.

Max spera di fare un video ufficiale per “Dead Behind The Eyes”, “soprattutto se Randy vi partecipasse. Dovremmo vestirci come i personaggi di ‘Hellraiser’. Sarebbe davvero fantastico”.

“Ritual” è stato prodotto, registrato e mixato da Josh Wilbur (KILLER BE KILLED, LAMB OF GOD, GOJIRA). La copertina è stata realizzata da Eliran Kantor (TESTAMENT, ICED EARTH, SODOM), mentre del booklet si è occupato Marcelo Vasco (SLAYER, HATEBREED, KREATOR). L’album vede la partecipazione di svariati artisti come Randy Blythe (LAMB OF GOD) e Ross Dolan (IMMOLATION).
L’undicesimo album dei SOULFLY, “Ritual”, può essere pre-ordinato in svariati formati qui www.nuclearblast.com/soulfly-ritual.

“Ritual” tracklist:
1. Ritual
2. Dead Behind The Eyes (feat. Randy Blythe)
3. The Summoning
4. Evil Empowered
5. Under Rapture (feat. Ross Dolan)
6. Demonized
7. Blood On The Street
8. Bite The Bullet
9. Feedback!
10. Soulfly XI

www.soulfly.com
www.facebook.com/soulflyofficial
www.nuclearblast.de/soulfly

Helrunar – Vanitas Vanitatvm

Ennesima prova di enorme spessore targata Helrunar, una garanzia di qualità e profondità che va ben oltre gli angusti confini del genere in cui la band tedesca viene incasellata.

Vanitas Vanitatvm è il quinto full length per gli Helrunar, band tedesca che con gli anni si è meritata una considerazione prossima allo status di culto, pur non essendo mai riuscita a sfondare nei confronti di un audience più ampi in ambito black metal.

Uno dei motivi è forse il fatto che il genere, nell’interpretazione di Marcel Dreckmann e Sebastian Körkemeier, è sempre stato contraddistinto da confini poco delineati; un bene per chi ritiene che il black sia un’ideale base di partenza per esplorare le pieghe più oscure del metal, un male per chi si vi si accosta con un atteggiamento dogmatico.
Con Vanitas Vanitatvm il duo di Munster abbandona certe pulsioni pagan che affioravano nei precedenti lavori, per approdare ad una forma più diretta ma pervasa sempre da una classe superiore: la mia predilezione nei confronti degli Helrunar deriva anche dall’ammirazione che nutro personalmente per un artista come Marcel Dreckmann, del quale ho apprezzato in passato l’operato sia con gli Árstíðir Lífsins, sia con il suo stupendo progetto folk Wöljager.
Dopo l’intro di prammatica, l’album parte sparato con l’ingannevole ferocia di Saturnus e della stessa Lotophagoi, prima che il suo finale ci regali i primi significativi spunti melodici di un lavoro che, con il procedere dei brani, diviene sempre più aperto a soluzioni trasversali al black.
Blutmond è un mid tempo solenne, avvolgente e ricco di sfumature, mentre Da brachen aus böse Blattern, am Menschen und am Vieh ha un incedere molto vario nervoso a livello ritmico; la carezzevole ed acustica title track prepara il terreno alla nuova sfuriata di In Eis und Nebel, canzone dotata di una linea melodica superba, ma è la successiva Nachzehrer ad esplicitare al meglio quali siano le caratteristiche peculiari degli Helrunar: un arpeggio cupo ed ossessivo esplode poi in un pesante riff, accompagnando il profondo recitato di Dreckmann, con lo schema che si ripete fino allo splendido finale che segue una estrema dichiarazione di amore morboso.
Questa lunga traccia, magnifica per potenziale evocativo ed eseguita in maniera a dir poco magistrale, viene seguita, quasi a contrastarne tali caratteristiche, dalla sferzante Als die Welt zur Nacht sich wandt, classico esempio del miglior black di scuola tedesca, con il suo perfetto equilibrio tra algida solennità e aperture melodiche, e ancora dal brano più lungo del lavoro, Necropolis, che nell’arco dei suoi quasi dieci minuti offre un caleidoscopico fluttuare all’interno del black death più evoluto.
In definitiva, siamo di fronte all’ennesima prova di enorme spessore targata Helrunar, una garanzia di qualità e profondità che va ben oltre gli angusti confini del genere in cui la band tedesca viene incasellata; continuo a ritenere che l’operato di questi due ottimi musicisti sia troppo spesso sottovalutato a favore di realtà più cool a livello di immagine o stilistico, ed è un peccato, perché Vanitas Vanitatvm è in assoluto uno dei migliori album ascoltati quest’anno, non solo in ambito black metal.

Tracklist:
1. Es ist ein sterbend Liecht
2. Saturnus
3. Lotophagoi
4. Blutmond
5. Da brachen aus böse Blattern, am Menschen und am Vieh
6. Vanitas Vanitatvm
7. In Eis und Nebel
8. Nachzehrer
9. Als die Welt zur Nacht sich wandt
10. Necropolis
11. Der Tag an dem das Meer seine Toten freigibt

Line-up:
MD – Vocals
SK – Chitarra, basso, batteria

HELRUNAR – Facebook

FINISTER

Il video di Lihìghter, dall’album Please, Take Your Time in uscita a ottobre (Red Cat Records).

Il video di Lihìghter, dall’album Please, Take Your Time in uscita a ottobre (Red Cat Records).

È in uscita il video di LIGHTER, nuovo singolo dei FINISTER. Il brano anticipa l’uscita del secondo album della band fiorentina, PLEASE, TAKE YOUR TIME, in uscita il 19 ottobre per Red Cat Records. Il disco, che vede la collaborazione del producer triphop di fama internazionale Howie B (U2, Bjork, Tricky), segue l’esordio discografico datato 2015 di Suburbs Of Mind (Red Cat/Audioglobe), apprezzatissimo dalla critica.

LIGHTER è il perfetto one way ticket per l’universo musicale dei FINISTER: sospeso tra riff di chitarra, arpeggiatori e ritmi quasi dance, il brano è un surreale incrocio di chitarre, echi e delay. L’ascoltatore viene trascinato dalla voce di Elia in un mondo di cui sembra essere custode, fatto di luci, di fiamme e di libertà: welcome my friends, the hangover of freedom is free!

Il video traduce visivamente l’atmosfera del brano. Colori, sfumature e ombre, intrecciandosi tra di loro, sono i contorni psichedelici di una realtà in cui perdersi: ad attenderci, i Finister.

“Lighter non ha un messaggio, né un significato particolare: è solo la descrizione a tratti ironica, di un festino surreale, una celebrazione satirica dell’apparenza e della libertà di fingere di essere chi si vuole. La voce è aggressiva, le chitarre distorte, ma nulla è reale, tutto un bluff.” (Finister)

CREDITS
Direzione ed editing di Katia Ganfield. Riprese presso The Brighton Studio (Brighton, UK).

CONTATTI BAND:
www.facebook.com/finisterband
http://www.youtube.com/Finisterchannel

BLOODBATH

Il lyric video di Bloodicide, dall’album The Arrow Of Satan Is Drawn in uscita a ottobre (Peaceville Records).

Il lyric video di Bloodicide, dall’album The Arrow Of Satan Is Drawn in uscita a ottobre (Peaceville Records).

I Bloodbath, band di culto Svedese formata da membri di Paradise Lost, Katatonia, Opeth e Craft, ha appena pubblicato il lyric video di “Bloodicide” primo brano estratto dal nuovo studio album “The Arrow Of Satan Is Drawn in uscita il prossimo 26 Ottobre su Peaceville Records/Audioglobe

Guest star dell brano sono JEFF WALKER (CARCASS), KARL WILLETTS (BOLT THROWER) e JOHN WALKER (CANCER)

Il disco è stato registrato dai Bloodbath e da Karl Daniel Liden, nei Ghost Ward, City Of Glass & Tri-Lamb Studios, ed e il secondo album con Nick Holmes alla voce. The Arrow Of Satan Is Drawn, è una rappresentazione dello stato fetido e marcio in cui versa questo povero mondo, con i capi politici che minacciano guerre nucleari usando i 140 caratteri di twitter, dove il capitalismo si sta autodistruggendo, dove siamo tutti spiati e il cambiamento climatico sta distruggendo il pianeta. Tutto questo è la benzina che da vita alla nuova ode firmata dai Bloodbath.

La band sarà in Italia per un’unica data il 6 Dicembre all’Alcatraz di Milano insieme a KREATOR, DIMMU BORGIR E HATEBREED.

THE ARROW OF SATAN IS DRAWN TRACKLISTING

1. Fleischmann [03:38]

2. Bloodicide [04:56]

3. Wayward Samaritan[03:39]

4. Levitator[04:37]

5. Deader[04:06]

6. March Of The Crucifiers[04:05]

7. Morbid Antichrist[04:05]

8. Warhead Ritual[03:38]

9. Only The Dead Survive[05:06]

10. Chainsaw Lullaby [03:20]

Bonus Tracks on Ltd Edition CD & 7”

11. Ride The Waves Of Fire [03:48]

12. Wide Eyed Abandon[05:00]

Bloodbath are:

Old Nick – vocals

Blakkheim – guitar

Lord Seth – bass

Joakim – guitar

Axe – drums

Bloodbath online:

@BloodbathBand

Instagram: @officialbloodbath

http://bloodbath.biz/

Ivan – Memory

Memory è un lavoro che gli appassionati dovrebbero sicuramente provare ad ascoltare perché molti potrebbero restarne folgorati, a differenza di altri che saranno spinti ad archiviarlo dopo uno o due passaggi.

Ecco un’opera che mette a dura prova anche chi con il doom ha a che fare quotidianamente e che sicuramente non si fa scoraggiare né dalla lunghezza dei brani né, tanto meno, dal loro lento e penoso incedere.

Quello che rende oggettivamente complesso l’ascolto di Memory, terzo full length in tre anni per gli australiani Ivan, è la scelta di affidare in toto lo sviluppo melodico al violino, ottenendo risultati contrastanti e che, in quanto tali, dovrebbero ricevere riscontri di diversa natura.
Se è indubbiamente affascinante la soluzione adottata dal duo di Melboune, non si può altresì negare che questo, alla lunga, testa in maniera probante anche la resistenza degli ascoltatori più allenati, questo perché a mio parere il violino è uno strumento che in ambito doom metal andrebbe utilizzato sempre con un dosaggio molto oculato (come i primi My Dying Bride hanno insegnato).
I due lunghissimi brani, che vanno a sommare una durata vicina ai cinquanta minuti, sono praticamente simili, con lo strumento ad arco a delineare le sue laceranti linee melodiche, un growl che in sottofondo ci racconta tutta la propria riprovazione nei confronti dell’esistenza umana, e le chitarre che sostanzialmente delineano assieme alla base ritmica il battito di un cuore in procinto di fermarsi per sempre; fanno eccezione gli ultimi minuti di Time Is Lost, quando il connubio tra violino e chitarra diviene tangibile ed equilibrato, rendendo questa parte del lavoro la più evocativa e coinvolgente.
La sensazione straniante deriva dal fatto che in certi momenti il disco appare qualcosa di meravigliosamente struggente, mentre in altri affiora un’inevitabile stanchezza senza che, di fatto, intervengano elementi di discontinuità a provocare impressioni così discordanti.
Ascoltando Memory nelle sue parti iniziali sembra quasi d’essere al cospetto ad una versione funeral doom dei Dark Lunacy, ma soprattutto il termine di paragone più naturale potrebbero essere gli Ea, con la chitarra collocata però in secondo piano da un violino nettamente preponderante su tutto il resto.
Ed è così, comunque,che gli Ivan ottengono ciò che probabilmente si erano prefissati, ovvero quello di apparire una sorta di dolente orchestra che accompagna il defunto alla sua ultima dimora.
Tutte queste considerazioni mi spingono, a livello di consuntivo, ad apprezzare senz’altro quest’opera, mantenendo però più di una riserva sulla possibilità che possa essere oggetto di molti ascolti ininterrotti dalla prima all’ultima nota; in sintesi, le dolenti pennellate chitarristiche restano sempre la soluzione più indicata per indurre emozioni in ambito funeral/death doom.
Va anche aggiunto, a favore degli Ivan, che la ricerca di soluzioni maggiormente peculiari va a loro merito, tanto più che i progressi rispetto alle recedenti opere appaiono sensibili, per cui Memory è un lavoro che gli appassionati dovrebbero sicuramente provare ad ascoltare perché molti potrebbero restarne folgorati, a differenza di altri che saranno spinti ad archiviarlo dopo uno o due passaggi: io mi colloco a metà strada, ritenendo il tutto molto intrigante ma decisamente migliorabile nell’equilibrio delle sue componenti strumentali.

Tracklist:
1 Visions
2 Time Is Lost

Line-up:
Brod Wellington
Joseph Pap

IVAN – Facebook

Fallen – Tout Est Silencieux

Come sempre l’abilità di Fallen risiede sostanzialmente nel non rendere la sua musica ambient eccessivamente minimale, riuscendo invece a conferirle un senso melodico, prefigurante una calma che viene però spesso screziata da rumori assortiti di sottofondo, quasi a volerci ricordare che proporre questo tipo di sonorità significa anche saper cogliere gli spunti che giungono dalla quotidianità.

Commentare le uscite targate Fallen (al secolo Lorenzo Bracaloni) sta diventando una piacevole consuetudine.

Il musicista toscano, a distanza relativamente breve dall’uscita del bellissimo Glimpses, ritorna con quest’album intitolato Tout Est Silencieux, edito dall’etichetta transalpina Triple Moon Records .
Forse anche per questo sia il titolo del lavoro che quello di tutti i brani è in lingua francese, un aspetto questo che ovviamente ha un valenza del tutto relativa, dato che si parla di musica ambient per sua natura del tutto strumentale.
Rispetto all’album precedente, che era volto all’evocazione di atmosfere e situazioni notturne, gli scostamenti sono minimi ma sufficienti, comunque, a farci sembrare le sonorità più consone a quella copertina in cui un uomo ed un cane paiono in procinto di essere avvolti e resi invisibili dalla nebbia
Come sempre l’abilità di Fallen risiede sostanzialmente nel non rendere la sua musica ambient eccessivamente minimale, riuscendo invece a conferirle un senso melodico, prefigurante una calma che viene però spesso screziata da rumori assortiti di sottofondo, quasi a volerci ricordare che proporre questo tipo di sonorità significa anche saper cogliere gli spunti che giungono dalla quotidianità.
L’intento di considerare ogni impulso colto dal nostro udito un elemento a suo modo musicale, benché non venga prodotto da uno strumento, non è certo una novità ma, a mio avviso, caratterizza non poco questo lavoro che come sempre non delude e anzi, aumenta ancor più le quotazioni di uno dei compositori più brillanti (e anche più prolifici) in circolazione oggi nel nostro paese in questo settore.

Tracklist:
01 la tempête dans le coeur
02 chèrement
03 mémoires du vent
04 la chanson des enfants
05 dans les rêves oublié
06 tout est silencieux

Line-up:
Fallen – piano, electric piano, guitars, synthesizers and field recordings

FALLEN – Facebook

IBRIDOMA

Il video di “Sadness Comes”, dall’album “City of Ruins” in uscita ad ottobre (Punishment 18 Records).

Il video di “Sadness Comes”, dall’album “City of Ruins” in uscita ad ottobre (Punishment 18 Records).

“City of Ruins”, the new album from Italian metallers IBRIDOMA will come out on October 27th by Punishment 18 Records. Today the band has released a new video for the song “Sadness Comes”, which is the first track of the album. Watch it here: https://www.youtube.com/watch?v=SYYiMfa7ZY8

The full-length “City of Ruins” was mixed at Domination Studio by Simone Mularoni (DGM, Elvenking, Injury, Bulldozer, Labÿrinth). The album coverart was created by Gustavo Sazes (Kamelot, Amaranthe).

“City of Ruins” tracklist:
01. Sandness Comes
02. Evil Wind
03. T.F.U.
04. Di Nuovo Inverno
05. City Of Ruins
06. Angel Of War
07. My Nightmares
08. Fragile
09. Terminator
10. I’m Broken

More information at:
http://www.ibridoma.com
http://www.facebook.com/ibridomaofficial

BE THE WOLF

Il video di “Burn Me Out”, dall’album “Empress” in uscita ad ottobre (Scarlet Records).

Il video di “Burn Me Out”, dall’album “Empress” in uscita ad ottobre (Scarlet Records).

Uscirà il prossimo 19 Ottobre via Scarlet Records (EU/US) e Marquee / Avalon (Giappone) il nuovissimo album dei Be The Wolf, “Empress”.

Prodotto da Andrea Fusini ai Fusix Studio di Settimo Torinese, “Empress” rappresenta il terzo e ultimo capitolo della trilogia iniziata con “Imago” nel 2015.

La band torinese e Rock In Park Agency hanno annunciato tre release show per presentare l’album ai fan:

2 Novembre 2018 – Legend Club, Milano
3 Novembre 2018 – Officine Ferroviarie, Torino
9 Novembre 2018 – Officine Sonore, Vercelli

I Be The Wolf sono una band hard rock formata nel 2011 con due album all’attivo sotto Scarlet Records e Marquee Inc./Avalon (Giappone). Il gruppo si contraddistingue per il suo sound: high speed, heavy, con riff melodici ed importanti assoli di chitarra. I Be The Wolf sono: Federico Mondelli (voce e chitarra), Marco Verdone (basso) e Paul Canetti (batteria).

The Devil’s Trade – What Happened To The Little Blind Crow

What Happened To The Little Blind Crow in poco meno di quaranta minuti regala tutto quanto ci si attenderebbe sempre da un disco: profondità , sentimento, emotività, dolore, malinconia e, soprattutto, poesia trasformata in musica da questo splendido artista, meritevole d’essere inserito fin d’ora tra i migliori esponenti del cantautorato rock/folk dei nostri tempi.

Quando si parla di cantautorato, probabilmente molti appassionati di metal non saranno spinti a soffermarsi e prestare un ascolto a quanto viene loro proposto; ebbene, se così fosse fanno decisamente male, soprattutto perché, in quest’ultimo periodo, ne stanno emergendo alcuni che, anche grazie ad un background metallico, riescono ad imprimere ai loro lavori un carico emotivo superiore alla media.

Se recentemente abbiamo constatato la grande maturazione dell’ex A Forest Of Stars Duncan Evans, oggi è il momento di spalancare il sipario su un talentuoso musicista ungherese, David Makò (con un presente nella stoner band HAW ed un passato recente con i doomsters Stereochrist), il quale da qualche anno ha intrapreso una carriera solista sotto il nome The Devil’s Trade che ne ha visto crescere esponenzialmente le quotazioni.
What Happened To The Little Blind Crow è un vero e proprio capolavoro, all’interno del quale Makò assembla una serie di brani intensi, commoventi, ruvidi ma al contempo melodici, ricchi di sfumature blues e richiami etno folk, esaltato poi da un’interpretazione vocale sentita e vibrante.
La bellezza dell’’incipit acustico I Can Slow Down Time Pt. 1 è già sufficiente a farci comprendere che il lavoro si attesterà su un livello tale da lasciare letteralmente annichiliti: David usa solo la voce e la chitarra (o il banjo) e nonostante questo riesce a riempire qualsiasi spazio, indipendentemente dalla direzione verso la quale la sua musica possa fluire. To An End colpisce con le corde degli strumenti acustici che paiono quasi frustate e si stempera a in un finale folk (che verrà ripreso nella chiusura della conclusiva I Can Slow Down Time Pt. 2) preparando il terreno alla perfezione rappresentata da Your Own Hell, canzone che non può lasciare indifferenti, grazie ad un’interpretazione vocale e ad un chorus che vanno a creare un connubio realmente da brividi.
La lunga St. James Hospital si ammanta di un’aura blues, che il retaggio del musicista magiaro rende un qualcosa di unico, con il dolente sentire del doom che si tramuta in un mood più malinconico e soffuso.
12 To Die 6 To Rise è l’altra traccia segnante dell’album, capace di replicare lo spasmodico incedere di Your Own Hell: è proprio in queste occasioni che Makò si trasforma in una sorta di versione irruvidita del Mick Moss più appassionato ed introspettivo (per intenderci quello di Leaving Eden), ma questo accostamento, che forse a qualcuno potrà persino apparire improprio, è utile sostanzialmente ad inquadrare il potenziale evocativo del lavoro.
What Happened To The Little Blind Crow in poco meno di quaranta minuti regala tutto quanto ci si attenderebbe sempre da un disco: profondità , sentimento, emotività, dolore, malinconia e, soprattutto, poesia trasformata in musica da questo splendido artista, meritevole d’essere inserito fin d’ora tra i migliori esponenti del cantautorato rock/folk dei nostri tempi.

Tracklist:
1. I Can Slow Down Time Pt. 1
2. To An End
3. Your Own Hell
4. Only As A Ghost
5. St. James Hospital
6. No One Here
7. 12 To Die 6 To Rise
8. I Can Slow Down Time Pt. 2

Line-up:
David Makò

THE DEVIL’S TRADE – Facebook

Sercati – Devoted, Demons and Mavericks

La formula non e’ certo nuova, ma quando viene proposta con buona competenza ed uno spiccato senso della melodia non si può fare a meno di dimostrare la giusta approvazione

I belgi Sercati sono in circolazione già da qualche anno con la loro proposta basata su un symphonic black senz’altro gradevole e connotato da decise pennellate di folk ed epic metal.

La formula non e’ certo nuova, ma quando viene proposta con buona competenza ed uno spiccato senso della melodia non si può fare a meno di dimostrare la giusta approvazione.
Se c’e ancora qualcosa che ancora non convince del tutto è sempre lo screaming di Steve Fabry, accettabile pur se non eccelso quando, con piglio alla Dani Filth, si limita ad interpretare i testi dell’album, grottesco allorché adotta tonalità gracchianti e caricaturali delle quali, oggettivamente, si sente poco il bisogno.
Al netto di questo, l’operato della band vallone è di sicuro pregio grazie ad una buona capacità di creare a getto continuo melodie catchy che si snodano ora nel solco degli Amorphis ora in quello dei Catamenia, il tutto intriso di un approccio leggermente più estremo ed orientato al black metal.
Devoted, Demons and Mavericks, terzo full length in un storia iniziata quasi dieci anni fa, si rivela così un lavoro decisamente godibile, disseminato di tracce trascinanti e dall’impatto piuttosto diretto come Dream Devourer o Cathartic Bomb, nel quale la mancanza di particolari novità viene ampiamente compensata da una scrittura scorrevole, in grado di condurre l’ascoltatore con buon agio al termine di questi quaranta minuti scarsi di melodic black che, probabilmete, non daranno ai Sercati un successo imperituro ma li conferma tra gli interpreti più interessanti oggi in questo settore.

Tracklist:
1. Countdown To Apocalypse
2. Shockwaves Of The Countdown
3. Time Of Loss
4. Under The Velvet Mask
5. Dream Devourer
6. An Appointement Between Hell and Heaven
7. Cathartic Bomb
8. Before The Battle
9. Fight To Dust
10.The Purgatory
11.Facing The Unknown (Outro)

Line-up:
Steve “Serpent” Fabry – Bass, Vocals
Yannick Martin – Drums, Backing Vocals
Simon Charlier – Lead Guitar

SERCATI – Facebook

PRIMAL FEAR

Il lyric video di ‘Crucify Me’ (Nuclear Blast).

Il lyric video di ‘Crucify Me’ (Nuclear Blast).

Il gran giorno è arrivato! Il metal commando tedesco PRIMAL FEAR pubblica oggi il nuovissimo 7″ “Crucify Me” su Nuclear Blast Records. Per festeggiare l’uscita e l’inizio del tour europeo con i compagni di etichetta RIOT V e i francesi EXISTANCE, la band ha lanciato il lyric video della title track.

“Crucify Me” può essere ordinato qui: http://nblast.de/PrimalFearCrucifyMe
oppure acquistato in digitale: http://nblast.de/PrimalFearCrucifyMeD
La canzone è presente anche nella NB Novelties Playlist: https://open.spotify.com/user/nuclearblastrecords/playlist/6aw9wiedFzzhJiI96DhNhw

Il bassista Mat Sinner commenta: “Saluti dalla sala prove! Abbiamo lavorato duramente e non vediamo l’ora di suonare per i nostri fan. Alla setlist abbiamo aggiunto alcune canzoni da ‘Apocalypse’, ma – oltre ai classici – anche alcune sorprese. Ci vediamo in tour!”.

Il tour trailer può essere visto di seguito:

https://www.youtube.com/watch?v=JcnTnxhs-Bw

Biglietti: http://nblast.de/PFeuTour2018

20 YEARS OF PRIMAL FEAR
“Apocalypse Over Europe”
con RIOT V, EXISTANCE

13.10. NL Apeldoorn – Podium Gigant
14.10. D Bochum – Zeche
16.10. D Hamburg – Markthalle
17.10. D Rostock – Alte Zuckerfabrik
18.10. D Berlin – Lido
19.10. CZ Zlín – Masters of Rock Café
20.10. D Cham – L.A.
21.10. SLO Ljubljana – Kino Šiška
23.10. A Graz – Explosiv
24.10. CZ Prague – Nová Chmelnice
25.10. CH Pratteln – Z7
26.10. D Stuttgart – LKA Longhorn
27.10. D Geiselwind – MusicHall

Altre date:
“Apocalypse Japan Tour”
con SINNER
11.11. J Tokyo – Duo Music Exchange
12.11. J Nagoya – Club Quattro
13.11. J Osaka – Umeda Club Quattro

“Apocalypse Australia Tour”
con SINNER, HORIZONS EDGE
16.11. AUS Melbourne – Max Watt’s
17.11. AUS Sydney – Max Watt’s

15.12. D Karlsruhe – Knock Out Festival

www.primalfear.de
www.facebook.com/primalfearofficial
www.instagram.com/primalfearofficial
www.nuclearblast.de/primalfear

NORTHWARD

Il lyric video di ‘Get What You Give’, dall’album “Northward” in uscita ad ottobre (Nuclear Blast).

Il lyric video di ‘Get What You Give’, dall’album “Northward” in uscita ad ottobre (Nuclear Blast).

I NORTHWARD, progetto hard rock di Floor Jansen e Jorn Viggo Lofstad, pubblicheranno il loro potentissimo album di debutto “Northward” il 19 ottobre su Nuclear Blast.

Tracklist:
01. While Love Died
02. Get What You Give
03. Storm In A Glass
04. Drifting Islands
05. Paragon
06. Let Me Out
07. Big Boy
08. Timebomb
09. Bridle Passion
10. I Need
11. Northward

Durante la ‘All Star Jam’ al Progpower USA Festival del 2007, l’attuale cantante dei NIGHTWISH Floor Jansen e il chitarrista dei PAGAN’S MIND Jørn Viggo Lofstad hanno spontaneamente unito le loro forze sul palco per interpretare alcune cover; immediatamente si sono accorti della magia creativa tra di loro. Benché i due musicisti non si fossero mai incontrati prima, hanno presto scoperto il loro comune amore per l’hard rock e hanno deciso di scrivere delle canzoni assieme. Nel 2008, conoscendosi appena, hanno composto un intero album. A causa dei rispettivi impegni professionali, il loro progetto NORTHWARD non ha mai potuto vedere la luce del sole… almeno fino ad oggi!

Nel 2017, anno di pausa per i NIGHTWISH, Floor ha contattato il suo vecchio amico Jørn Viggo, per vedere se fosse interessato a resuscitare i NORTHWARD. “Jørn Viggo ha risposto in maniera positiva e abbiamo iniziato a pianificare il tutto. Ci siamo incontrati lo scorso marzo in Svezia e abbiamo rimesso mano al materiale per vedere se fossimo ancora soddisfatti del risultato”, ricorda Floor Jansen.
Ben lontano da qualsiasi confine di genere, il suono dei NORTHWARD è potente, euforico e vicino alla tradizione di SKUNK ANANSIE, FOO FIGHTERS e ALTER BRIDGE, ma anche di band più vecchie come DEEP PURPLE e LED ZEPPELIN. È musica che va dritta al punto ed è senza compromessi.

Con l’aiuto del produttore Jacob Hansen (VOLBEAT etc.) e liberi dalle influenze musicali delle rispettive band, hanno forgiato un raro diamante composto da riff pesanti e dalla voce inconfondibile di Floor. Benché le canzoni siano state scritte nel 2008, suonano fresche e vitali ancora oggi. “La musica è melodica, ma anche in your face e cazzuta. Bei riff, buone melodie, arrangiamenti eleganti. Ci piace definirla semplicemente ‘buona musica’”, ha commentato la cantante. “Abbiamo voluto esplorare il suono rock basilare con batteria, basso, chitarra e voce, senza strati di tastiere, cori, ecc.”.

Floor Jansen e Jørn Viggo Lofstad, sono accompagnati da Morty Black (TNT) al basso, mentre la batteria è stata suonata da Django Nilsen e Stian Kristoffersen (PAGAN’S MIND). Ci sono anche la sorella di Floor, Irene Jansen, che duetta su ‘Drifting Islands’ e Ronny Tegner dei PAGAN’S MIND che ha suonato il piano in un brano.

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VƆID – Jettatura

I VƆID partono con un brano sparato a cento all’ora come la title track e più o meno proseguono su questa falsariga lungo tutto il lavoro, mantenendo una coerenza stilistica apprezzabile, sia pure con minimi scostamenti rispetto alle linee guida di base.

L’esordio su lunga distanza dei VƆID avviene con un album intitolato Jettatura, il che ricondurrebbe istintivamente ad una band proveniente dall’Italia meridionale, mentre i nostri in realtà sono francesi ed escono per la sempre valida label transalpina Les Acteurs De L’Ombre.

Il titolo del lavoro e la grafia del monicker rappresentano alla fine gli elementi più peculiari per il gruppo, perché la proposta è invece costituita da un più canonico black’n’roll offerto con la giusta dose di furia e convinzione per renderlo comunque degno della dovuta attenzione.
I VƆID partono con un brano sparato a cento all’ora come la title track e più o meno proseguono su questa falsariga lungo tutto il lavoro, mantenendo una coerenza stilistica apprezzabile, sia pure con minimi scostamenti rispetto alle linee guida di base.
Con molta più lode che infamia, in ogni caso, la band di Nantes interpreta con buona capacità i dettami del genere inserendovi la giusta dose di groove per mantenere alto il coinvolgimento dell’ascoltatore: qualche opportuno rallentamento piazzato qua e là all’interno delle tracce dimostra infine che i nostri non sono soltanto dei biechi e pervicaci mazzuolatori ma anche dei buoni musicisti, nonostante si dedichino ad un genere in cui il tocco di fino non è previsto.
La sensazione che resta dopo l’ascolto di Jettatura è oltremodo gradevole, assieme alla certezza che un concerto dei VƆID sia senz’altro foriero di grande divertimento, così come lo è comunque il disco, perché in fondo in prima battuta altro non si chiede a chi offre queste sonorità; in realtà Jettatura è un lavoro che nelle sue pieghe si rivela molto più profondo e ricco di quanto possa apparire ai primi ascolti, come testimoniato da un bellissimo brano come We Come We Breed We Live.

Tracklist:
1.JETTATURA
2.THEORY OF HAIL
3.WOVEN WOODS
4.WE COME WE BREED WE LIVE
5.O M E N
6.RED CARDINALS

Line-up:
O.H
C.R
P.G
J.M.C
C.RDR

VOID – Facebook

Mourning By Morning – Mourning By Morning

L’album si muove a ritmi sempre controllati, senza che venga mai meno un sentire malinconico che trova il suo opportuno contraltare in uno screaming adeguato e in un lavoro chitarristico preciso ed incisivo in ogni frangente.

Mourning By Morning è il nome dell’ennesimo progetto solista preveniente dagli Stati Uniti e capace di offrire un’ottima interpretazione del black metal atmosferico.

Niente di nuovo, anche perché la stessa strada viene battuta da un’infinità di musicisti, gran parte dei quali si disimpegna sicuramente molto bene, ma un buon motivo per prestare la dovuta attenzione all’operato di Sörjande è la sua spiccata propensione a comporre melodie dolenti e di grande impatto.
Anche la produzione adeguata rende giustizia a questo ottimo lavoro autointitolato che si snoda per quaranta minuti in maniera convincente e senza particolari passaggi a vuoto.
Il ragazzo dell’Ohio, prima di arrivare al full length d’esordio, ha pubblicato nel corso degli ultimi due anni un numero considerevole di uscite dal minutaggio ridotto, il che sicuramente gli ha consentito di arrivare all’appuntamento del tutto pronto.
L’album si muove a ritmi sempre controllati, senza che venga mai meno un sentire malinconico che trova il suo opportuno contraltare in uno screaming adeguato e in un lavoro chitarristico preciso ed incisivo in ogni frangente.
Si rivela quindi un piacere ascoltare brani davvero intensi a livello emozionale e dallo sviluppo melodico non banale, che ben si inserisce all’interno della struttura portante black, come At Heart, The Bride Of Ice, I Wander e il magnifico e conclusivo Wintertide, ma va detto che non c’è una sola traccia in questo lavoro che non meriti d’essere ascoltata, e questo non è mai un risultato scontato.
Mourning By Morning ha il pregio di lasciarci con una sensazione di malinconia che, nonostante i contenuti lirici non inducano affatto all’ottimismo, è piacevolmente soffusa piuttosto che rivolta verso una disperazione priva di sbocchi: anche per questo l’operato del bravo Sörjande ha qualche chance in più di raggiungere un numero più vasto di ascoltatori.

Tracklist:
1. Azure Eyes
2. At Heart
3. The Bride of Ice
4. Bleakness
5. I Wander
6. Underneath the Pressure of the Sea
7. Wintertide

Line-up:
Sörjande – Everything

MOURNING BY MORNING – Facebook

GENUS ORDINIS DEI

Il video di ‘Hail and Kill’ (Eclipse Recors).

Il video di ‘Hail and Kill’ (Eclipse Recors).

Watch the music video at here / Stream the single via Spotify & Apple Music
Symphonic death metal quartet Genus Ordinis Dei have revealed a brand-new music video for their latest single, Hail and Kill. The song, which was originally written and recorded by the legendary power-metal band Manowar is out now via iTunes, Amazon, Google Play, Spotify, Apple Music, Deezer, Pandora, iHeartRadio and more! The video was directed by Steve Saints. Watch the ‘Hail and Kill’ music video at this location.

“We’ve always been true fans of this legendary metal band and we know that Manowar inspired thousands of bands, including us” says vocalist Nick Key. Guitarist Tommy Mastermind adds, “Representing the universe of Manowar in just one is song is not only hard, it’s impossible. We’re excited and honored to pay homage to the Kings of Metal with our cover version of Hail and Kill. We did our best to arrange a song that we, as true Manowar fans, want to listen and recognize as a true classic… Hail!”

This is the latest music video and single from the band since releasing their full-length album Great Olden Dynasty in November of 2017. The album received critical acclaim from dozens of media outlets worldwide, and features Cristina Scabbia from Lacuna Coil on guest vocals for the song Salem.

Hail and Kill by Genus Ordinis Dei is now available on iTunes, Amazon, or Google Play, and stream it via Spotify, Apple Music, Deezer, Pandora, iHeartRadio and more!

Upcoming live dates
Oct 12 – Seregno, Italy @ HT Factory (Drink ‘em All Festival)
Nov 3 – Vercelli, Italy @ Officine Sonore
Nov 8 – Caserta, Italy @ People Meet Center
Nov 10 – Alatri, Italy @ Satyricon Live w/ Gigantomachina
Nov 10 – Mesagne, Italy @ Salento Funpark w/ Ghost of Mary
Dec 08 – Lodi, Italy @ KM298

Discography
Great Olden Dynasty (LP) – 2017
EP 2016 (EP) – 2016
The Middle (album) – 2015

Bald Anders – Spiel

Il cantato il lingua madre caratterizza non poco opere di questo tipo, che sono comunque in grado di soddisfare il palato di chi vuole cibarsi di qualche pietanza saporita e meno usuale, assumendosi pure qualche rischio, ampiamente compensato dalla bellezza straniante di Spiel.

Chi ha amato i Lunar Aurora, quella che probabilmente è stata la migliore band black metal di sempre partorita dal suolo germanico, non può fare a meno di avvicinarsi con trepidazione e doveroso rispetto verso questo nuovo lavoro dei Bald Anders, gruppo fondato qualche anno fa dai fratelli Benjamin e Constantin König, ovvero gli Aran e Sindar responsabili, fra gli altri, di un capolavoro ineguagliabile come fu Andacht.

E’ bene però sgombrare subito il campo da ogni equivoco: qui il black metal è solo una delle molte componenti che si sovrappongono, talvolta in maniera apparentemente illogica o bulimica, all’interno di un progetto musicale che si presenta maniera esplicita come un qualcosa di difficilmente etichettabile.
Spiel è incentrato sull’idea di gioco (appunto spiel in tedesco) in tutte le sue forme, siano esse quelle più spensierate e di natura infantile, sia un qualcosa i cui esiti finali possono radicalmente la vita di chi vi si cimenta; ma un gioco è anche quello nel quale si trova sicuramente coinvolto l’ascoltatore provando a scoprire, di volta in volta, dove i nostri andranno a parare, ricordando ora la solennità degli stessi Lunar Aurora (Verhext), ora la vis sperimentale dei Nocte Obducta (Pestulon), per arrivare alle ritmiche scanzonate e catchy in quota Die Apokalyptischen Reiter (Drei Wünsche) fino ad una sorta di cabaret decadente di tipica matrice germanica (Rosenspalier).
L’album al primo ascolto spiazza e non poco, ma poi di volta in volta i tasselli del puzzle trovano la propria giusta collocazione, per cui la convivenza tra tutte le sfumature citate in precedenza vede la sua sublimazione nell’enfasi lirica di Fantasma, brano in cui il flusso emozionale che pervadeva l’opera dei Lunar Aurora trova un suo naturale sbocco, sia pure sotto diverse sembianze.
Come sempre il cantato il lingua madre caratterizza non poco opere di questo tipo, che sono comunque in grado di soddisfare il palato di chi vuole cibarsi di qualche pietanza saporita e meno usuale, assumendosi pure qualche rischio, ampiamente compensato dalla bellezza straniante di Spiel.

Tracklist:
1.Das achte Haus
2.Drei Wünsche
3.Taugenichts
4.Verhext
5.Fantasma
6.Rosenspalier
7.Le Fuet
8.Pestulon
9.Der Onkel

Line-up:
Benjamin König
Constantin König
Clemens Kernert

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