Granshaw – Bloody Hands, Clear Conscience

Bloody Hands, Clear Conscience è un ep di cinque rocciosi brani con cui la band costruisce muri metallici debordanti: tutto nella proposta dei Granshaw è esagerato, forse troppo, lasciando all’ascoltatore la sensazione di un gruppo che punta essenzialmente sull’impatto.

Notevoli picchiatori questi Granshaw, quartetto del Kentucky che per propria definizione suona brutal metal.

In effetti, la proposta del gruppo statunitense è carica di attitudine violenta, sfogata con un sound che si avvicina al thrash/groove dei Pantera, senza le magie del compianto Dimebag Darrell alla chitarra, ma con un cantante che con il suo urlo animalesco e sguaiato mette in fila più di un aspirante nuovo Phil Anselmo.
Bloody Hands, Clear Conscience è un ep di cinque rocciosi brani con cui la band costruisce muri metallici debordanti: tutto nella proposta dei Granshaw è esagerato, forse troppo, lasciando all’ascoltatore la sensazione di un gruppo che punta essenzialmente sull’impatto.
L’opener Force Fed Violence ben si presta come esempio del sound proposto dal gruppo, ricca com’è di groove, chitarre piene e voce che sbraita rabbiosa, il problema è che la formula rimane pressoché inalterata fino alla fine, non riuscendo a coinvolgere più di tanto.
Diventa quindi difficile digerire un futuro full length, magari con il doppio del minutaggio di Bloody Hands, Clear Violence, se non si è davvero predisposti per questo tipo di sonorità.

Tracklist
1.Force Fed Violence
2.The Reckoning
3.White Knuckle Apocalypse
4.Killing Epidemic
5.Raise My Glass In Hell

Line-up
Bo White – Vocals
Travis Furlong – Drums
Josh Puckett – Bass
Corey Arnold – Guitars

GRANSHAW – Facebook

Invictus – Burst The Curse

Il quintetto bavarese è protagonista di un ottimo heavy metal dalle ritmiche speed/power strutturato su cavalcate velocissime, melodie dal buon appeal e pregno di ispirazioni ottantiane.

Arrivano all’esordio con questo mini cd di tre brani i tedeschi Invictus.

Il quintetto bavarese è protagonista di un ottimo heavy metal dalle ritmiche speed/power strutturato su cavalcate velocissime, melodie dal buon appeal e pregno di ispirazioni ottantiane.
Se dovessi trovare un esempio di metal old school in grado di non sfigurare con le produzioni odierne, direi che senz’altro gli Invictus sono sulla strada giusta per uscire dall’anonimato e farsi conoscere nell’affollato panorama del metal classico underground.
Burst The Curse è composto da un paio di brani rocciosi, melodici e veloci come bolidi, più la classica ballatona che spezza la carica metallica tra la title track e Someone Out There, le due devastanti esplosioni power/speed metal.
Un buon lavoro strumentale, chorus epici e ritmiche mozzafiato sono valorizzate in questo ep da una buona produzione presentando al meglio la band ai metal defenders.
Primi Helloween e Blind Guardian con un tocco di new wave of british heavy metal e via verso la gloria metallica, questa è la strada intrapresa dagli Invictus, gruppo decisamente da seguire.

Tracklist
1.Burst the Curse
2.Gaia
3.Someone Out There

Line-up
Nico – Vocals
Fabio – Guitar
Andi – Guitar
Fabi – Bass
Dave – Drums

INVICTUS – Facebook

Ruins Of The Past – Alchemy Of Sorrow: Gold

Ruins Of The Past è un progetto solista del musicista berlinese Tobias Jäpel la cui genesi risale agli inizi del decennio, anche se la prima uscita risale a due anni fa con il full length omonimo a cui fa seguito questo nuovo ep.

Alchemy Of Sorrow: Gold è un lavoro che conferma la buona predisposizione del nostro alla costruzione di un melodic death doom di una certa efficacia in virtù di un buon lavoro chitarristico del tutto funzionale alla causa.
Personalmente prediligo l’operato di Tobias quando i ritmi si rallentano ed il sound si fa più malinconico, un po’ per gusto personale ma soprattutto perché consente di uscire dagli schemi più prevedibili per quanto gradevoli del melodic death.
Il musicista tedesco fa tutto da solo e piuttosto bene e anche il growl, pur non essendo il massimo, è comunque apprezzabile.
Quale brano emblematico del lavoro scegliamo Rust, quello che è non solo il più lungo ma anche quello in cui le varie sfumature del sound meglio si amalgamano senza pendere in modo deciso verso l’una o l’altra componente.
Molto bella anche la più breve title track, che chiude l’ep all’insegna di un melodic death doom a tratti struggente, e convincente come del resto un po’ tutte le tracce.
L’operato di Jäpel dimostra come, senza inventarsi nulla di nuovo, ma immettendo competenza, passione e la giusta dose di talento sia possibile offrire nel migliore dei modi queste sonorità, lasciando intravedere un potenziale anche superiore rispetto a quanto già espresso in Alchemy Of Sorrow: Gold.

Tracklist:
1.Prelude
2.Gold (Alchemy of Sorrow – Pt. I)
3.Rust (Alchemy of Sorrow – Pt. II)
4.The Bitter Chalice
5.Alchemy of Sorrow

Line-up:
Tobias Jäpel – All instruments, Vocals, Lyrics

RUINS OF THE PAST – Facebook

Bludy Gyres / Dayglo Mourning – Rope Enough for Two

Ottima iniziativa della label Black Doomba Records che con questo split in edizione limitata in vinile ci propone due realtà della scena doom metal underground statunitense, provenienti da Atlanta, i Dayglo Mourning e i Bludy Gyres.

Ottima iniziativa della label Black Doomba Records che con questo split in edizione limitata in vinile ci propone due realtà della scena doom metal underground statunitense, provenienti da Atlanta, i Dayglo Mourning e i Bludy Gyres.

Musica del destino di buon livello è quello che ci offrono i due gruppi in questione, più orientati verso sonorità stoner i primi e più classici i secondi.
I Dayglo Mourning sono un terzetto attivo da solo un anno ma con già un primo full length omonimo licenziato e su Rope Enough for Two presentano tre brani dal lento incedere doom e drogati da atmosfere stoner che hanno nella pesantissima Dark Ritual il miglior esempio.
Il loro approccio è pesantissimo, la voce evoca viaggi stordenti in terre desertiche dove tra miraggi provocati da sostanze illegali si muovono ispirazioni classiche ed influenze che vanno dagli Sleep agli Orange Goblin.
Anche per i concittadini Bludy Gyres c’è un full length all’attivo (Echoes from a Distant Scream) ma con qualche anno in più di attività: nel loro caso la proposta è quella di un solo brano lungo diciassette minuti: Behold! Your World Now Burns (Blunderbore Suite), una lunga litania sabbathiana, una jam doom che nasconde ispirazioni heavy rock tra le sue trame, rimanendo più legata al sound classico.
In sostanza un ottimo acquisto per gli amanti di questi prodotti ed un buon modo per conoscere due realtà di valore della scena doom statunitense.

Tracklist
Side A
1.Dayglo Mourning – Weedcreeper
2.Dayglo Mourning – Wizard in White
3.Dayglo Mourning – Dark Ritual

Side B
4.Bludy Gyres – Behold! Your World Now Burns (Blunderbore Suite)

Line-up
Bludy Gyres :
Tommy Stewart – Bass, Vocals
Dennis Reid – Drums
Chris Abbamonte – Guitars
Isidore Herman – Guitars

Dayglo Mourning :
Ray Miner – Drums
Joe Mills – Guitars, Vocals
Matt Rayborn – Vocals, Bass

BLUDY GYRES – Facebook

DAYGLO MOURNING – Facebook

Locus Animae – Luna

La poetica del gruppo è quella di avanzare attraverso musica originale e di ispirazione neoclassica verso territori gotici ma anche di avanguardia.

I Locus Animae sono un gruppo proveniente da Novara, attivo dal 2012.

Inizialmente hanno cominciato come gruppo black metal, poi hanno sviluppato una poetica tutta loro, come si può sentire in maniera molto netta in questo nuovo ep, Luna. La poetica del gruppo è quella di avanzare attraverso musica originale e di ispirazione neoclassica verso territori gotici ma anche di avanguardia. La musica è delicata e sognante, ma anche possente e perentoria quando, con reminiscenze del black metal delle origini. Luna è la continuazione del ciclo cominciato con il precedente Prima Che Sorga Il Sole, che era un ottimo lavoro. Spicca l’azzeccato gioco fra la bellissima voce femminile di Vera Clinco dei Caelestis, che si completa benissimo con il cantato sia in chiaro che in growl di Gregory Sobrio. Il gruppo è tecnicamente di livello e porta molto in alto il pathos delle canzoni. Il sentire è gotico, forte di un sentimento anche mediterraneo che porta a vedere le cose in una maniera molto diversa dal gotico nordico, ad esempio. La presenza di un afflato neoclassico nella musica dei Locus Animae è molto forte ed è una delle colonne portanti del loro suono. Il cantare in italiano conferisce forse il vero valore aggiunto di questo gruppo, la metrica della nostra lingua si sposa benissimo con questo suono, e ne è la narrazione perfetta. Fin dalla prima canzone, L’Incanto Della Sirena, si capisce che non siamo al cospetto del solito combo di gothic metal, qui si va molto oltre: Luna parla di ricordi, tasselli della nostra vita che rimangono nel caleidoscopio di ciò che pensiamo di sapere. Stupisce la forza dirompente dell’album, la completezza del sound dove non c’è un cosa fuori posto, un’incongruenza, un qualcosa di sbagliato. Il sentimento è il motore primo di tutto, e i Locus Animae hanno un nome che è adattissimo alla loro musica, perché parla alla nostra anima. La comparsa di quando in quando nella musica del black metal attraverso intarsi molto preziosi è un ulteriore segno della bravura e della grandezza di questa band. La forma dell’ep è il giusto spazio per poter godere di queste composizioni così dolci e forti, che parlano di un mondo che possiamo vedere se abbandoniamo il delirio che ci viene proposto quotidianamente.

Tracklist
1.L’Incanto Della Sirena
2.Il Cantico Del Mai Nato
3.Crepuscolo
4.All’Imbrunire
5.Eclissi – Come La Terra Baciò La Luna

Line-up
Gregory Sobrio – Clean Vocals, Growl, Scream –
Nicolò Paracchini – Bass, Scream –
Brian Cara – Rhythm Guitar –
Emmanuele Iacono – Lead Guitar –

LOCUS ANIMAE – Facebook

Anna Havoc – Anna Havoc

Gli Anna Havoc sono una band di San Pietroburgo che suona un buon hardcore caotico, magmatico e molto duro.

Gli Anna Havoc sono una band di San Pietroburgo che suona un buon hardcore caotico, magmatico e molto duro.

Il loro primo ep è un buon esempio di cosa possa offrire un giovane gruppo di talento e in grado di ottenere ottimi ascolti. Certamente i numi tutelari sono i Converge e tutta quella scena che ha cambiato l’hardcore negli ultimi anni che è tuttora è un’onda che avanza. I riff sono molto precisi e colpiscono nel segno, le canzoni sono costruite e sono sviluppate bene. La furia di questi ragazzi non è cieca, è incanalata nella via giusta e viene espressa al meglio, attraverso questo hardcore pesante ed incalzante. La tensione rimane alta per tutto il disco, il minutaggio è adeguato ad esprimere quello che vogliono questi russi, ovvero la descrizione di una società che sta morendo e questo è il suono del coltello che la seziona. Gli Anna Havoc riescono a non essere derivativi perché hanno un’alta qualità nel loro sound e l’esprimersi in lingua madre è segno di forte personalità e di voglia di non farsi omologare, il messaggio lo si capisce benissimo. Ci sono momenti intensi e molto coinvolgenti, ma tutto il disco si attesta su buoni livelli: anche nei pezzi più lenti e sofferti gli Anna Havoc si esprimono molto bene e riescono sempre a costruire cose interessanti. E’ sempre piacevole ascoltare dell’hardcore nuova scuola suonato in questa maniera, peraltro il disco è in offerta libera sul loro bandcamp e ne vale davvero la pena.

Tracklist
1.Тишина
2.Вольта
3.Птица
4.Очаг
5.Весна

Caustic Vomit – Festering Odes to Deformity

I Caustic Vomit, rispetto a molti dei validi interpreti del death doom più incompromissorio, mostrano spunti di varietà che ben si inseriscono all’interno di un contesto che, comunque, mette la melodia decisamente in secondo piano a favore dei risvolti più ruvidi del genere.

La Redefining Darkness Records, etichetta specializzata nella ricerca di realtà nascoste nei meandri più reconditi del sottosuolo musicale porta in superficie i russi Caustic Vomit i quali si rendono protagonisti di un demo d’esordio davvero notevole.

Il monicker scelto lascia pochi dubbi sul sound offerto che è un death doom primordiale soffocante, con il growl rantolante tipico delle forme più estreme del genere.
I tre brani si snodano mediamente per una decina di minuti ciascuno con il primo, Immured in Devouring Rot, che pare attingere maggiormente dalla scuola britannica dei primi anni novanta per gli accentuati rallentamenti nel finale, il secondo, Churning Bowel Tunnels, che risulta invece un esempio del più putrido death, ed il terzo, Once Coffined Malformities, che oscilla infine tra queste diverse pulsioni regalando anche intriganti parti di chitarra solista nel finale. I Caustic Vomit, rispetto a molti dei validi interpreti del death doom più incompromissorio, mostrano spunti di varietà che ben si inseriscono all’interno di un contesto che, comunque, mette la melodia decisamente in secondo piano a favore dei risvolti più ruvidi del genere.

Tracklist:
1. Intro / Immured in Devouring Rot
2. Churning Bowel Tunnels
3. Once Coffined Malformities

Line-up:
M. – Bass
L. – Drums, Lyrics
R. – Guitars
S. – Guitars, Vocals

0N0 – Cloaked Climax Concealed

Gli 0N0 sono una band che merita un approfondimento retrospettivo alla luce di quanto offerto in questa concisa ma interessante uscita.

Gli slovacchi 0N0 mi erano fino ad oggi sconosciuti nonostante la loro attività sia piuttosto consistente.

Questo 7″ arriva dopo due full length ed alcune altre uscite di minor minutaggio ed è una buona opportunità per fare la conoscenza di un gruppo che prova ad interpretare la materia death doom inserendovi massicce dosi di industrial, andando così a costruire due brevi quanto incisivi monoliti sonori in cui le due componenti confluiscono in maniera soddisfacente e abbastanza fluida.
Cloaked Climax Concealed non contiene memorabili aperture melodiche o un riffing cadenzato ed avvolgente, bensì offre dieci minuti di austera e gelida incomunicabilità resa al meglio da un buon operato strumentale e da una produzione che evita al tutto di apparire un un’inintelligibile coacervo di suoni.
Il primo brano The Crown Unknown è decisamente più urticante e squadrato mentre nel successivo Hidden In The Trees (Sail this Wrecked Ship) fanno capolino barlumi melodici nel finale, complice un diverso uso della voce rispetto al corrosivo growl offerto fino a quel momento.
Gli 0N0 sono una band che merita un approfondimento retrospettivo alla luce di quanto offerto in questa concisa ma interessante uscita.

Tracklist:
1. The Crown Unknown
2. Hidden In The Trees (Sail this Wrecked Ship)

Line-up:
S – Vocals
A – Guitars, Vocals
T – Guitars, Vocals, Programming

0N0 – Facebook

 

Vorga – Radiant Gloom

Il black dei Vorga è sì melodico, come lo loro stesso lo definiscono, ma è altrettanto furioso ed urticante per graffiare lasciando segni anche piuttosto profondi.

I Vorga sono una nuova band tedesca che prova ad inserirsi con forza nell’affollata scena black metal planetaria.

Il gruppo è in realtà germanico solo per tre quarti in quanto il vocalist Пешо Спейса è bulgaro, ma in fondo poco importa, anche perché quanto offerto in questo caso abbraccia con grande sapienza le diverse sfumature del genere provenienti un po’ da tutte le maggiori scuole, convogliandolo in un sound che alla fine convince non poco.
Il black dei Vorga è sì melodico, come lo loro stesso lo definiscono, ma è altrettanto furioso ed urticante per graffiare lasciando segni anche piuttosto profondi, grazie a tracce di potente e roboante ferocia come The Black Age e Hunger, mentre Argil e Divine, pur non abbassando di molto il tiro, sono pervase da linee melodiche davvero intriganti e capaci di connotarne i contenuti in maniera importante.
L’interpretazione vocale è di quelle che piacciono, in quanto lo screaming è corrosivo il giusto senza divenire gracchiante, mentre il lavoro del trio composto da Jervas (batteria), Volker (chitarra) e Atlas (chitarra e basso, oltre che autore di tutte le musiche e dei testi) è intenso e preciso allo stesso tempo, avvalendosi peraltro di una produzione decisamente buona.
In questa ventina di minuti abbondanti i Vorga ci comunicano con convinzione e capacità quanto il black metal sia in grado di rigenerarsi in maniera costante, non solo attraverrso elementi innovativi (che in Radiant Gloom non sono affatto rinvenibili) ma anche e soprattutto con rielaborazioni magistrali di quelle sonorità che ormai da circa trent’anni continuano a lasciare il segno.

Tracklist:
01 The Black Age
02 Argil
03 Divine
04 Hunger

Line-up:
Jervas – Drums
Atlas – Guitars (rhythm), Bass, Songwriting, Lyrics
Volker – Guitars (lead)
Пешо Спейса – Vocals

VORGA – Facebook

Witherfall – Vintage ep

Tornano a distanza di pochi mesi dal mai troppo lodato A Prelude To Sorrow, quella che in soli due album è diventata la band cardine di un cero modo di fare progressive metal, erede di Nevermore e Symphony X, ma dal talento talmente enorme da diventare un punto di riferimento nello spazio di un paio d’anni, gli Witherfall.

Tornano a distanza di pochi mesi dal mai troppo lodato A Prelude To Sorrow gli Witherfall, quella che in soli due album è diventata la band cardine di un certo modo di fare progressive metal, erede di Nevermore e Symphony X, ma dal talento talmente grande da diventare un punto di riferimento nello spazio di un paio d’anni.

La tragica storia del gruppo ormai è conosciuta ed abbiamo avuto modo di scriverne sui precedenti articoli che riguardavano Nocturnes And Requiems, debutto licenziato nel 2017, ed appunto il masterpiece A Prelude To Sorrow; nel frattempo il singer Joseph Michael è entrato a far parte della line up dei Sanctuary, chiudendo il cerchio che lo vedeva come unico erede del grande Warrel Dane.
Accompagnato dallo splendido artwork, sulla scia di quelli precedenti ma di diverso colore (questa volta il tono dominate è il verde), Vintage è un ep di otto brani per quaranta minuti di grande musica acustica, dove a farla da padrini sono le prestazioni dei due leader, Michael al microfono e Jake Dreyer alla chitarra, lasciando alla versione originale della title track il compito di ricordarci lo spettacolare, drammatico e tragico crescendo emozionale che la band ha saputo creare sul precedente capolavoro.
Il nuovo tastierista Alex Nasla è l’unica novità che Vintage si porta dietro, il resto è l’ennesima prova della grandezza di questa band, spettacolare nelle parti metal progressive, da brividi nell’atmosfera acustica ed ancora più intimista di Vintage Medley e di Ode To Despair diventata ormai un classico.
Le cover presenti più il singolo The Long Walk Home (December), fanno di questo lavoro l’ennesima prova del valore assoluto di una straordinaria band, fabbrica di emozioni che travolgono, turbano e ci avvolgono nelle loro spire per non lasciarci più.

Tracklist
Vintage Medley (Tracks 1-3)
1. Vintage I
2. Nobody Sleeps Here…
3. Vintage II
4. A Tale That Wasn’t Right (Helloween cover)
5. Ode To Despair (Acoustic)
6. The Long Walk Home (December)
7. I Won’t Back Down (Tom Petty cover)
8. Vintage (album version)

Line-up
Joseph Michael – Vocals/Guitar/Keyboards
Jake Dreyer – Guitars
Anthony Crawford – Bass
Alex Nasla – Keyboards
Steve Bolognese- Drums

WITHERFALL – Facebook

Open Door Of Doom – Open Door Of Doom

L’esordio degli Open Door Of Doom non è nulla di epocale ma sicuramente conserva sapori ed aromi di un tempo, sempre graditi a chi ama queste sonorità.

Gli Open Door Of Doom sono una band nata dalla collaborazione del trio australiano Eldritch Rites (Shayne Joseph, Trevor Scott e Adam Holmes) ed il cantante britannico Craig Capps (Cloak Of Shadows).

Ovviamente il monicker prescelto, al di là del background dei protagonisti, non lascia dubbi sul genere offerto, ovvero una doom che attinge alla tradizione del genere prendendo quali dichiarati punti di riferimento i Reverend Bizarre e i Pagan Altar.
L’operazione, risalente alla scorsa primavera e riproposta oggi formato digitale dalla Loneravn Records,  riesce piuttosto bene a questo inedito quartetto, visto che l’innesto della particolare voce di Craig (che in altri contesti esibisce anche un cognome d’arte come Osbourne, tanto per non lasciare dubbi di sorta sulle sue fonti di ispirazione) si rivela più funzionale ad un contesto che ripropone in maniera efficace la quintessenza del doom rispetto a quanto avvenuto recentemente con i meno convincenti Cloak Of Shadows.
In effetti, il trio australiano dimostra la sua competenza in materia ed in particolare un brano come Buried Alive sorprende con un finale incalzante, dopo essersi trascinato indolente per nove dei suoi tredici minuti e passa di durata, ma anche Deemed a Sinner tiene altra la soglia di attenzione dell’ascoltatore in virtù del buon lavoro chitarristico di Joseph.
Il nostro emulo di Ozzy non è sicuramente il miglior vocalist del pianeta ma in questo specifico ambito ci sta benissimo, forse perché la sua timbrica ben si inserisce in un contesto che rifugge qualsiasi idea di modernità per privilegiare un sound essenziale ma piuttosto efficace, soprattutto quando trova sfogo in repentine cavalcate oppure nei momenti in cui, come nel finale di These Confessions, prende piede un’indole psichedelica.
L’esordio degli Open Door Of Doom non è nulla di epocale ma sicuramente conserva sapori ed aromi di un tempo, sempre graditi a chi ama queste sonorità.

Tracklist:
1. Buried Alive
2. Ode2m
3. Deemed a Sinner
4. These Confessions

Line-up:
Trevor Scott – Bass
Adam Holmes – Drums
Shayne Joseph – Guitars
Craig Osbourne – Vocals

IX-The Hermit – Present Days, Future Days

Dei IX-The Hermit ne sentiremo ancora parlare, nel frattempo si può ascoltare Present Days, Future Days per farsi un’idea sulle buone potenzialità messe in mostra dal gruppo.

Chi è abituato a frequentare l’underground metallico sa che le sorprese sono sempre dietro l’angolo e diventa quasi un’urgenza scovare nuove realtà, sorprendendosi piacevolmente all’ascolto di demo, ep o primi full length che potrebbero diventare l’inizio di qualcosa d’importante.

Ovviamente, quando si parla di underground si intende quello mondiale, lasciando ad altri antipatici confini da proteggere, per abbracciare ogni impulso musicale che riesca ad emozionare.
In questo caso rimaniamo nel nostro paese per presentare questa ottima nuova band, i IX-The Hermit, fondata da musicisti dal diverso background e con l’intento di creare qualcosa di nuovo ed originale, inglobando in unico sound i diversi generi musicali da cui provengono.
Dopo diversi cambi di line up, la formazione si stabilizza lo scorso anno così che, la band si può concentrare sui sei brani che compongono questo primo lavoro, un ep dal titolo Present Days, Future Days.
Sei buoni motivi per dare un ascolto alla proposta dei IX-The Hermit sono racchiusi nel sound di questo album che parte con Party Animal, titolo dai richiami street metal, ma pesante come un macigno seppur devota ad un hard & heavy che non manca di potenza e groove.
Ma già dal secondo brano la band lascia le strade dirette e hard rock del brano di apertura per salire su per tornanti progressivi, alternati da ripartenze pesanti come nella decisa You’re Not Worth e nel crescendo di Boston.
Buona tecnica unita ad una non facile catalogazione, fanno di Your Pain e soprattutto della conclusiva The Hermit, brani che uniscono metal estremo, sfumature alternative ed atmosfere progressive.
Dei IX-The Hermit ne sentiremo ancora parlare, nel frattempo si può ascoltare Present Days, Future Days per farsi un’idea sulle buone potenzialità messe in mostra dal gruppo.
Tracklist
1.Party Animals
2.Beyond All My Days
3.You’Re Not Worth
4.Boston
5.Your Pain
6.The Hermit

Line-up
Fabrizio Vindigni – Vocals
Fabrizio Miceli – Guitars
Luigi Gabriele – Guitars
Matteo De Franco – Bass
Giacomo Marsiglia – Drums

IX THE HERMIT – Facebook

Heathen Beast – 2 Singles (Fuck All Religions Equally / Bloody Sabarimala)

Chi si schiera contro il potere, tanto più quando, come in questo caso, vive di un intreccio politico-religioso, otterrà sempre la nostra simpatia ed il relativo sostegno; se poi ciò avviene tramite una proposta musicale di grande efficacia tanto meglio.

Ritorna il terrorismo sonoro degli Heathen Beast, voce di forte dissenso nei confronti della lobby induista che da anni governa la nazione indiana trascurando gli interessi del popolo a favore di quelli della potente oligarchia religiosa.

L’azione di disturbo verso questo pachiderma dai piedi di argilla non può che essere rapida, veloce ed imprevedibile ed è così che da anni fanno gli Heathen Beast, colpendo repentinamente per poi sparire altrettanto velocemente in attesa di tornare nuovamente e in azione.
Anche il sound offerto risente di tale modus operandi, per cui all’interno di questo breve ep troviamo due brani molto diversi tra loro: il primo è un travolgente esempio di groove metal dagli iniziali richiami etnici mentre il secondo è un più furioso grind metal.
Come sempre in questi casi il contenuto musicale tende a passare in secondo piano rispetto alla veemente opera di denuncia della band, ma sarebbe ingiusto sottovalutare anche tale aspetto in virtù proprio della sua corrosiva ed efficace sintesi.
Chi si schiera contro il potere, tanto più quando, come in questo caso, vive di un intreccio politico-religioso, otterrà sempre la nostra simpatia ed il relativo sostegno; se poi ciò avviene tramite una proposta musicale di grande efficacia tanto meglio.

Tracklist:
1.Fuck All Religions Equally
2.Bloody Sabarimala

Lineup:
Carvaka – Vocals/Guitars
Samkhya – Bass
Mimamsa – Drums

HEATHEN BEAST – Facebook

Teverts/El Rojo – Southern Crossroads

Southern Crossroads è uno split da non perdere per gli amanti dello stoner doom rock che vogliono approfondire la conoscenza della scena tricolore.

Questo split curato dalla Karma Conspiracy Records ci presenta due realtà psych/stoner provenienti dalle calde terre del sud Italia, Teverts ed El Rojo.

I due gruppi ci invitano ad una passeggiata nelle aride terre dove si respira l’afosa atmosfera del deserto americano che tanto ha ispirato le band storiche del genere.
I Teverts, con più di dieci anni di attività, un paio di lavori pubblicati ed una esperienza live che li ha portati a dividere il palco con nomi importanti della scena stoner/doom nazionale, ci ipnotizzano con il loro stoner rock venato di psichedelia.
Road to Awakeness ipnotizza con le sue sfumature che evidenziano una vena pinkfloydiana su un tappeto di rock duro proveniente dagli angoli più remoti della Sky Valley.
Un sound lavico, un sinuoso discendere lungo aridi crinali come micidiali serpi, questo risulta lo stoner rock dei Teverts.
Gli El Rojo arrivano dalla provincia di Cosenza, hanno pubblicato il loro debutto lo scorso anno (16 Inches Radial) e con The Longest Ride si avvicinano di più al doom classico rispetto ai loro compagni di split.
Un doom chiaramente pregno di umori stonati, potente, pachidermico, venato da ispirazioni settantiane e dalle band di casa Hellhound Records, è quello che troviamo in The Longest Ride, magnifico brano che in coppia con il precedente vanno a formare uno split da non perdere per gli amanti del genere che vogliono approfondire la conoscenza della scena tricolore.

Tracklist
01. Road to Awakeness (Teverts)
02. The Longest Ride (El Rojo)

Line-up
Teverts :
Phil – Guitars/voices
Mario – Bass
Angela – Drums

El Rojo:
Evo Borruso – Vocals
Luigi Grisolia – Guitar 2016 – 2018
Fabrizio Miceli – Guitar 2019 – now
Fabrizio Vuerre – Guitar
Pasquale Carapella – Bass
Antonio Rimolo – Drums

TEVERTS – Facebook
EL ROJO – Facebook

À Répit / Inféren / Malauriu / Vultur – Teschi Ossa Morte

Teschi Ossa Morte si rivela uno split album di un certo pregio perché riesce a far convergere in un’unica opera realtà di diversa estrazione, esperienza e stile, restituendo un risultato di notevole interesse per chi segue in maniera assidua le gesta della scena black metal tricolore.

Teschi Ossa Morte è uno split album scaturito dalla sforzo congiunto di sette diverse etichette e capace di fornire uno spaccato della scena black metal nazionale, grazie alla partecipazione di quattro brand provenienti da diverse regioni del paese.

L’apertura del lavoro spetta ai valdostani À Répit, autori di un black cantato in italiano e dalle sfumature pagan folk, dalla buona impronta melodica che viene contrastata da uno screaming quanto mai arcigno: dei due brani, La Roccia Di Jean Grat si snoda più diretto ed incalzante ma non privo di spunti atmosferici che vengono maggiormente approfonditi nella più evocativa Ventre Di Lupo.
Arrivano dalla Lombardia gli Inféren , la cui interpretazione del genere è più essenziale ma ugualmente convincente: anche in questo caso liricamente si opta per la lingua italiana, con qualche spunto dialettale in Volti Di Pietra, traccia che assieme a Descensio Ad Inferos raffigura al meglio gli intenti di una band volta ad offrire un sound privo di fronzoli ma decisamente efficace.
La seconda parte dello split viene occupata da due gruppi isolani: prima i siciliani Malauriu ci portano su un terreno ancor meno propenso a squarci melodici o atmosferici, con il loro black metal claustrofobico ed incalzante, senz’altro più aderente ai dettami del genere nella sua primissima incarnazione; Narcotic Cult e Sacramentum sono brani trituranti che non lasciano spazio a divagazioni di alcun tipo.
Chiudono il lavoro i sardi Vultur, band che tra quelle presenti può vantare una storia già abbastanza consistente, essendo l’unica delle quattro formatasi nello scorso decennio; a differenza dei compagni di avventura il trio contribuisce con un solo brano che, per converso, è anche il più lungo del lotto.
Animas Dannadas è come consuetudine dei Vultur, cantata in lingua sarda e testimonia ampiamente di una band collaudata e di sicuro spessore, capace di interpretare il genere con padronanza dei propri mezzi per tutti i dodici minuti del brano, tra furiose accelerazioni, ottimi squarci di chitarra solista e un’inquietante chiusura ambient.
Teschi Ossa Morte si rivela così uno split album di un certo pregio perché riesce a far convergere in un’unica opera realtà di diversa estrazione, esperienza e stile, restituendo un risultato di notevole interesse per chi segue in maniera assidua le gesta della scena black metal tricolore.

Tracklist:
SIDE A:
1.à Répit – La Roccia Di Jean Grat
2.à Répit – Ventre Di Lupo
3.Inféren – Volti Di Pietra
4.Inféren – Descensio Ad Inferos
SIDE B:
1.Malauriu – Narcotic Cult
2.Malauriu – Sacramentum
3.Vultur – Animas Dannadas

Line-up:
À Répit
Gypaetus – Guitars/Bass/Lyrics
Skarn – Vocals, Synth, Drums

Inféren
Enyalios – Vocals
Al Azif – Guitars
Eihort – Bass
Schins – Drums

Malauriu
A. Schizoid – Guitars
A. Venor – Vocals
S.T. – Bass
R.C. Drums
Felis Catus – Keyboards

Vultur
Attalzu – Vocals, Guitars
Luxferre – Bass
Vorago – Guitars
L.B. – Drums

MALAURIU – Facebook

INFEREN – Facebook

VULTUR – Facebook

À REPIT – Facebook

Simulacro – SuperEgo

Mai come in questo caso si può affermare che la riedizione di un lavoro sia ben più che opportuna, non fosse altro che per il fatto di poter ascoltare da parte dei Simulacro brani che per certi versi si possono considerare quasi degli inediti.

Nel 2016 i Simulacro non pubblicarono solo il loro secondo full length Echi dall’Abisso, ma non troppo tempo prima vide la luce anche l’ep SuperEgo che, sia per la sua reperibilità solo in formato digitale, sia per la quasi sovrapposizione con l’altro album finì in qualche modo per essere ignorato.

La Third I Rex, etichetta che ha curato l’ultima uscita della band sarda, colma questa lacuna offendo il formato fisico di quel lavoro che ne diviene un valore aggiunto all’interno della discografia.
In poco più di venti minuti il trio isolano offre due magnifici brani come SuperEgo e Et in arcadia ego che fotografano al meglio lo stile di un gruppo capace di manipolare al meglio la materia black aggiungendovi anche sentite e mai banali liriche in italiano (utilizzate in tale occasione per la prima volta). Queste due tracce dimostrano anche la varietà stilistica dei Simulacro, in grado di muoversi nell’alveo più tradizionale del genere così come spaziare su lidi più atmosferici e melodici senza perdere le coordinate di base e, soprattutto, facendolo con spiccata personalità. La stessa cover che chiude questo breve ep la dice lunga sull’approccio del gruppo sardo, visto che Roma Divina Urbs è un magnifico brano inciso originariamente dagli Aborym quando questi erano ancora, seppure sui generis, un gruppo black prima di trasformarsi nell’obliqua entità dark industrial attuale.
Pertanto, mai come in questo caso si può affermare che la riedizione di un lavoro sia ben più che opportuna, non fosse altro che per il fatto di poter ascoltare da parte dei Simulacro brani che per certi versi si possono considerare quasi degli inediti.
Se Echi dall’Abisso era stata nel 2016 una delle uscite più interessanti in ambito estremo nazionale, SuperEgo giunge a puntellare il valore di un band che potrebbe avere in serbo ancora molte sorprese in futuro.

Tracklist:
1. SuperEgo
2. Et in arcadia ego
3. Roma Divina Urbs

Line-up:
Xul – Lead Screaming and Clean Vocals/Guitars/Synthesizers/Programming
Ombra – Bass/Backing Vocals
Anamnesi – Drums/Backing Vocals/Lyrics in “Et In Arcadia Ego”

Guests:
Stefano Porcella – Tromba
Dora Scapolatempore – Arpa in “Roma Divina Urbs”

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The Voices & Aries – La Tua Mano Dà, La Tua Mano Prende

La Tua Mano Dà, La Tua Mano Prende è un lavoro assolutamente fuori dal comune, in cui accadono molte cose in un’ambientazione fortemente minimalista e soprattutto dall’approccio musicale pressoché inedito.

Fruttuosa collaborazione fra i The Voices e Pierluigi “Aries” Ammirate, usando solo chitarre, voci sintetizzatori.

Il risultato è un disco che va ben oltre la musica, molto neoclassico a partire dalla copertina, sembra quasi di sentire composizioni create quasi fossero parte di un’opera o del rito di qualche culto ancora a noi sconosciuto. La Tua Mano Dà, La Tua Mano Prende è un lavoro assolutamente fuori dal comune, in cui accadono molte cose in un’ambientazione fortemente minimalista e soprattutto dall’approccio musicale pressoché inedito.
Pierluigi è un chitarrista molto dotato tecnicamente, fortemente metal e creativo, che qui usa la chitarra come se fosse un’orchestra, creando scale, fughe e droni, il tutto molto ben composto e di grande effetto. Un discorso a parte lo merita la voce, una polifonia che sale al cielo come una preghiera, una forza alla quale ci si arrende molto volentieri e che estrania totalmente dalla realtà. Infatti The Voices nasce come progetto sperimentale di musica a cappella, ma dimenticatevi di ciò che avete sentito fino ad ora in materia. Infine i sintetizzatori vengono usati come moderni organi, che innalzano il resto del contesto e lo rendono molto neoclassico. Il disco è in modalità download ad offerta libera sul bandcamp della bresciana Masked Dead Records, una delle etichette italiane di metal e molto altro più innovative. Scorrendo il suo ampio catalogo, di cui abbiamo già trattato sulle nostre pagine, si possono ascoltare dischi che vanno ben oltre il significato e la forma del metal, per un viaggio che speriamo continui ancora a lungo. Questo ep è una vera e propria inusuale esperienza sonora, ad esempio la conclusiva Entrambe Le Mani è un manifesto di un qualcosa che tocca la nostra vera intimità, ed è molto esplicativa su cosa sia questo progetto. Innovazione ma anche molta antichità, in una connessione fra futuro ed origini molto fertile ed interessante.

Tracklist
1.Creatura Angelica
2.Per Queste Strade
3.Complice Eterea
4.Entrambe Le Mani

The Magik Way & Malvento – Ars Regalis

Ars Regalis va ben oltre la somma dei valori (già molto consistenti) dei due gruppi coinvolti, perpetuando nel migliore dei modi la tradizione musicale di matrice esoterico/occulta che vede l’italia sicuramente tra le nazioni guida.

E’ davvero molto difficile parlare di lavori come questo che riunisce due realtà, a loro modo uniche, della scena musicale italiana come The Magik Way e Malvento.

Questo perché, se già l’approccio stilistico mostra tratti non comuni alla luce di una vis sperimentale che rende arduo l’inserimento in uno specifico genere di una tale offerta, un aspetto tutt’altro che secondario (anzi) è costituito da testi profondamente intrisi di quell’esoterismo al quale tutti i musicisti fanno capo.
Nello specifico, parliamo di quell’entità denominata L’Ordine della Terra, la cui anima è la dottoressa Roberta Rossignoli, la quale ha contribuito anche alla stesura dei testi in tre dei quattro brani.
Tutto questo rende Ars Regalis molto più di un semplice album rispetto al quale poter disquisire sull’aspetto prettamente musicale perché, ovviamente, quello concettuale in simili casi diviene pressoché preponderante e immergersi in certe tematiche senza possederne le conoscenze necessarie sarebbe un imperdonabile atto di presunzione.
A tale riguardo, pertanto, mi limiterò a dire che anche per i non iniziati sicuramente il contenuto lirico riveste un fascino al quale difficilmente si può restare indifferenti, e non è affatto escluso che molti, semmai, possano essere spinti ad approfondire tali tematiche, il cui rivestimento musicale diviene l’ideale strumento divulgativo.
Per il resto va specificato che, nonostante le apparenze esteriori, questo non è un classico split album bensì una collaborazione che vede The Magik Way e Malvento fondersi in una sola entità, scambiandosi le parti a livello esecutivo e compositivo. Del resto, parlando due anni fa di Pneuma, ultimo lavoro della band campana, avevo fatto cenno delle affinità proprio con la band fondata da Nequam a metà degli anni novanta, e Ars Regalis finisce per essere una sorta di naturale punto di confluenza tra due maniere oblique e peculiari di intendere una materia musicale che prende le mosse dal black metal per approdare, infine, ad una affascinante forma in costante divenire.
Tutto ciò rende l’album un qualcosa di unico, qualora non bastassero tutti gli elementi precedentemente descritti, in quanto le sonorità dark esibite nelle quattro tracce ammaliamo, ipnotizzano e comunque sia non possono lasciare indifferente alcun ascoltatore. Va detto che il lavoro cresce progressivamente in intensità per toccare il suo apice in un brano come Babalon Iridescente, il più composito musicalmente ed il più criptico a livello lirico, con il mantra conclusivo che resta a lungo impresso nella mente (come felce, come fiera, come muschio al calar della sera).
Ars Regalis va ben oltre la somma dei valori (già molto consistenti) dei due gruppi coinvolti, perpetuando nel migliore dei modi la tradizione musicale di matrice esoterico/occulta che vede l’italia sicuramente tra le nazioni guida.

Tracklist:
1. Malvento – V.I.T.R.I.O.L. (Lyrics by R. Rossignoli, music by The Magik Way)
2. Malvento – Eterno (Lyrics & music by Malvento)
3. The Magik Way – Secondo Natura (Lyrics by R. Rossignoli, music by The Magik Way)
4. The Magik Way – Babalon Iridescente (Lyrics by Nequam, music by Malvento)

Line-up:
Zin: bass & vocals
Lutrum: keyboards, synth
Nequam: vocals, bass
Azàch: drums & percussions
Nefastus: guitars
Incinerator: drums
Tlalocàn: double bass, noises
Maniac of Sacrifice: guitars
Gea Crini: female vocals