Intervista con L’esperimento del Dr. K: alle radici dell’horror punk

Nel 1958, diretto da Kurt Neumann per la 20th Century Fox, usciva negli Stati Uniti The Fly, prima versione cinematografica de La mosca, tradotta da noi in Italia come L’esperimento del dottor K. A quel mitico horror fantascientifico si ispira il quasi omonimo gruppo genovese, che ha pubblicato da pochissimo il suo primo lavoro, in formato CD + 45 giri. Un autentico gioiellino di horror punk che guarda ai Misfits di Glenn Danzig e alla gloriosa tradizione dei B-Movies americani anni Cinquanta e primi Sessanta, non senza poi un giusto orgoglio amorevolmente underground. I brani del singolo sono quattro e diventano sei nel compact, entrambi pubblicati dalla Flamingo Records di Genova (flamingorecords@outlook.com). I pezzi del quartetto sono di una notevole intensità e freschezza, genuinità e forza, essenzialità e bellezza. Abbiamo incontrato colui che è il fondatore e vocalist de L’esperimento, Dario Gaggero, per realizzare l’intervista che segue. Chi volesse intanto acquistare questo debutto, può rivolgersi al Disco Club di Genova, oppure scrivere a kleppini@gmail.com.

Il tuo gruppo suona horror punk. Cosa sono per te horror e punk?

‘Horror Punk’ è una definizione di comodo che ho usato per far capire a un potenziale ascoltatore cosa avrebbe potuto aspettarsi, magari sbagliando. Non sono molto affezionato al termine e – francamente – non apprezzo particolarmente nessuno dei gruppi associati al genere. L’horror, in tutte le sue forme, è una mia grande passione sin dalla tarda infanzia; una passione che mi accomuna a molti degli amanti del metal, tra l’altro. Faccio parte della generazione che è cresciuta con Dylan Dog, Stephen King e H/M, quindi immagino di avere diverse affinità con i lettori di Metal Eyes. Persino la mia ‘iniziazione’ musicale è legata inscindibilmente al tema – la mia fascinazione adolescenziale con gli Iron Maiden parte dalle bellissime copertine degli album e dalle mille trasformazioni di Eddie. Se all’epoca mi accontentavo di quel che passava il convento (improbabili film dell’orrore su Italia 1, qualche raro classico che passava a tarda notte su Rai 3) col tempo ho visto (quasi) tutto il campionario horror disponibile – dal ‘Gabinetto del Dr.Caligari’ a ‘Cannibal Holocaust’, dai film messicani tipo ‘Santo vs. las Momias de Guanajuato’ al vituperato ‘Nekromantik’, da ‘Tempi duri per i Vampiri’ a ‘Le Facce della Morte’. Ancora oggi mi butto su tutto quello che trovo, nuovo o vecchio che sia: anche se molti fanno veramente pena e non hanno nessuna qualità redimente manco a cercarla col microscopio va benissimo così. A volte capita un tesoro inaspettato e ti ripaga di tutte le ore perse a guardare mostri di gomma e attori da film porno. Per fortuna alcune case specializzate stanno facendo uscire sul mercato italiano classici ‘minori’ dell’horror in edizioni curate e rispettose (penso soprattutto alle nostrane Home Movies e Midnight Factory). Diverso il caso per la letteratura di genere: a parte i superclassici tipo Edgar Allan Poe e H.P.Lovecraft – letti e riletti in italiano e in originale sino alla nausea – e l’occasionale ritorno a Stephen King e Clive Barker non mi sono tenuto particolarmente aggiornato e faticherei a citarti uno scrittore horror contemporaneo. Idem per i fumetti: gli unici che riesco a leggere con grande divertimento sono i vecchi classici della EC Comics.
Arrivati al punk, invece, la cosa si fa più complicata: diciamo che per me è la forma più immediata, grezza e vitale di rock che si possa immaginare. Potrei dirti che del punk ho sposato solo l’estetica musicale ma non sarebbe completamente onesto, anche perché dipende di che punk stiamo parlando. Se da un lato L’Esperimento del Dr.K è effettivamente un gruppo distante dallo pseudo-situazionismo alla ‘épater le bourgeois’ dei Sex Pistols (seminali e mai abbastanza lodati, checché se ne dica), dalla rabbia barricadera di Clash e derivati o dal neofascismo di gente che non voglio manco citare (vergogna!), dall’altro è molto vicino all’autoproduzione, agli spazi autogestiti e al Do It Yourself che da sempre contraddistinguono l’etica – più che l’estetica – del punk come lo intendo io. A te le conclusioni.

So che hai un grande amore per Misfits e Danzig…

Nel 1990 ho comprato ‘Legacy of Brutality’ dei Misfits (una specie di compilation di inediti remixata e in parte risuonata da Danzig stesso) e la mia vita non è più stata la stessa! Spinto inizialmente da una fascinazione solo superficiale (ah, quelle foto dei Metallica!) sono stato risucchiato in un mondo misterioso e affascinante dal quale non sono più uscito. Quelle grafiche rubate ai film horror degli anni ’50, la voce alla Elvis, il basso distorto, le foto in bianco e nero…non riuscivo a sentire altro, parlare d’altro, pensare ad altro. All’epoca per uno come me – senza fratelli maggiori e con amici che ascoltavano tutt’altro – recuperare qualche straccio di informazione su discografie e formazioni è stato tutt’altro che facile e comprare tutto quello che vedevo (e potevo permettermi) era l’unica soluzione. Come unica arma avevo nel portafogli il ritaglio di un articolo scritto da Heintz Zaccagnini per Metal Shock e cercavo inutilmente di usarlo per orientarmi in un mare magnum di bootleg e live tarocchi.
L’Esperimento del Dr.K è principalmente un mio tributo, a volte smaccato, ai Misfits e alla loro discografia. Credo fermamente che Glenn Danzig abbia creato una band senza precedenti e che il suo percorso artistico (pur con qualche appannamento, comprensibile in una carriera quarantennale) mantenga una cifra stilistica sorprendentemente valida e riconoscibile. Potete dire quel che volete sull’uomo e sul personaggio (e il suo prendersi molto sul serio a volte ha ottenuto esattamente l’effetto contrario) ma i suoi dischi sono veramente belli e la (mia) sensazione è che abbia fatto il cazzo che ha voluto sino a oggi, facendo anche un bel po’ di soldi. Non tutti i musicisti possono dire lo stesso.

Vuoi raccontarci la vostra storia?

La formazione originale de ‘L’esperimento del Dr.K’ (un trio con me alla voce e batteria) nasce nel 1997 o giù di lì. Non abbiamo mai inciso nulla e fatto un solo, disastroso, concerto. Ma l’idea di cantare i MIsfits in italiano o giù di lì mi è sempre rimasta nel cuore e dopo mille false partenze alla fine del 2017 ho tirato su una formazione nuova. La band oggi è composta da Matteo Pascotto alla chitarra, Stefano Pecchio al basso, Paolo Bottiglieri alla batteria. E da me alla voce, ovvio.

Cosa rappresenta per voi questo disco?

Per me è la concretizzazione di un sogno, realizzatosi grazie all’entusiasmo dei miei compagni di cordata e a quello – importantissimo – dei ragazzi di Flamingo Records che lo hanno co-prodotto e hanno investito tempo, denaro e tanta passione nel realizzarlo.

I tuoi progetti passati e futuri?

Anni fa cantavo nelle Formiche Atomiche (due album e un 7” all’attivo), un gruppo di pop-punk cantato in italiano che si è sciolto nel 2003. Dopo molte incertezze ho intrapreso la dura e difficile strada del blues: ho registrato un paio di dischi e collaboro tuttora con i Big Fat Mama (uno dei più antichi gruppi blues italiani, fondati nel 1979) e ho un mio progetto più vicino al rock’n’roll, gli Snake Oil Ltd (due dischi anche per loro). Mi piacerebbe registrare a breve un full lenght con L’Esperimento del Dr.K e farli suonare dal vivo il più possibile. Contattateci!

Le vostre top ten?

Invece di scriverti una roba noiosissima e dispersiva come i nostri dischi preferiti (4 x 10 = 40. Mi annoia il solo pensarci!) preferisco citarti i dieci dischi che ritengo più importanti per la realizzazione del nostro 7” d’esordio, in rigoroso ordine cronologico.

The Doors: ‘Strange Days’ (1967) – Danzig come Evil Elvis? Evil Morrison, semmai! Avvolto da un’atmosfera cupa e decadente, dalla copertina circense in poi.
Iggy & the Stooges: ‘Raw Power’ (1973) – proto-punk, proto-metal, proto-tutto. Il terzo album degli Stooges è un tale massacro sonoro che si fatica a ricordare l’anno nel quale è stato inciso.
Ramones: ‘Ramones’ (1976) – che dire? Il capolavoro del punk rock e uno degli album più influenti di tutti i tempi. Brutale nella sua primitiva separazione basso/chitarra, perfetto nella sua reinvenzione del pop e molto più ‘artistico’ di quanto comunemente si creda.
Damned: ‘Damned Damned Damned’ (1977) – dirompente esordio del quartetto inglese. Mai più così duri, mai più così efficaci.
The Misfits: ‘Static Age’ (1978) – potevo barare e citare l’opera omnia, invece mi sono trattenuto. Uscito postumo nel 1997 questo rimane il loro capolavoro.
The Cramps: ‘Songs the Lord Taught Us’ (1980) – Voodoobilly? Psychobilly? Imitati da molti ma mai eguagliati condividevano con i Misfits l’immaginario da b-movie anni ’50. Incredibili. Non se ne parla abbastanza.
Bauhaus: ‘In the Flat Field’ (1980) – primo, ossessivo, album per Peter Murphy & co. Anche se nessuno lo dice non così distanti da certi Samhain, ad esempio. Undead! Undead! Undead!
The Fuzztones: ‘Leave your mind at home’ (1984) – mini-album live per gli specialisti del garage-revival. Perfetto nella sua acida dissolutezza.
Samhain: ‘Initium’ (1984) – terminata l’esperienza Misfits Danzig opera un netto cambiamento di rotta e dimentica le accelerazioni in odor di thrash metal di ‘Earth A.D./Wolfsblood’. Non è punk, non è metal. Ma convince lo stesso.
The Mummies: ‘Never Been Caught’ (1992) – i re del lo-fi. Un’idea geniale, un disco perfetto.
a cura di Dazagthot

LE INTERVISTE DI OVERTHEWALL: AIRBORN

Grazie alla reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare la versione scritta delle interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni domenica alle 21.30 su Witch Web Radio.
Questa volta è il turno degli Airborn.

MC Con noi Alessio Perardi voce e chitarra degli Airborn.
Le radici della band affondano già negli anni 90. Ci parli degli inizi degli Airborn e da dove avete tratto ispirazione per il nome della band?

La band è nata nel 1995 e l’ispirazione per il nome viene dal titolo di un brano di Mike Oldfield tratto dall’album Platinum. Il nucleo principale degli Airborn, composto da me, il bassista originale Alberto Leschi e il chitarrista Roberto Capucchio, è stato l’inizio di tutto. Dopodiché sono venuti i primi demo, la formazione completa col batterista Tony Serra e dopo qualche anno il debutto con l’album Against The World.

MC Nel 2009 la band rinasce con una nuova line up. Quali sono stati i cambiamenti più significativi rispetto la formazione precedente?

Dopo il nostro secondo album D-Generation la formazione ha subito l’unico cambiamento in quasi 25 anni, cosa abbastanza incredibile. Dall’album Legend Of Madog in avanti, entrano Domenico Buratti al basso e Roberto Gaia alla batteria. Una ventata di gioventù e una nuova sezione ritmica! Secondo me con questa formazione abbiamo trovato la combinazione perfetta sia a livello musicale che umano. Ormai da oltre 10 anni!

MC Lizard Secrets – Part One è l’ultimo album da voi pubblicato nel 2018. Il titolo lascia presagire che ci sarà un seguito. Quali sono le tematiche contenute in quest’album?

Come hai intuito ci saranno altri due capitoli di Lizard Secrets, infatti il progetto è pensato come una trilogia. Non si tratta di un vero e proprio concept, ma le canzoni hanno una filosofia di fondo simile e raccontano storie fantascientifiche o riflessioni sui problemi dell’umanità legati al futuro.

MC Qual è il vostro approccio compositivo? Come nasce un vostro brano?

I compositori principali siamo io e Roberto Capucchio, in media io scrivo 8-9 pezzi per album e lui 2 o 3. Solitamente da me arrivano i brani più melodici e da lui i momenti piú duri degli album. Ma non è una regola fissa che ci autoimponiamo, semplicemente sembra che le cose si sviluppino così in modo naturale. Gli arrangiamenti poi sono a cura di tutta la band e ognuno aggiunge un po’ del suo gusto e inventiva.

MC Mi parli dell’artwork della copertina? Chi l’ha realizzato e a cosa vi siete ispirati?

La copertina è stata disegnata dall’artista britannico Trevor Storey. Lui è specializzato in queste atmosfere cyberpunk ed è proprio quello che volevamo per l’album, anzi per gli album, visto che il misterioso uomo lucertola tornerà anche nelle prossime puntate.
Siamo molto contenti della collaborazione con Trevor, è un grande artista e dona un gran valore aggiunto alla trilogia, sia con le copertine che con le illustrazioni all’interno del libretto.

MC In uno spettacolo dal vivo quanto l’illuminotecnica del palco e i vari effetti influenzano lo show?

Questa è una domanda interessante! Secondo me, molta. Il problema è che nel nostro genere, in cui si suona in piccoli locali o in festival, cioè con cambiamenti di attrezzature e situazioni tecniche notevolissimi, diventa difficile poter studiare uno spettacolo costante di luci per tutti gli spettacoli. Dal lato positivo, devo dire che la qualità degli impianti luce della maggior parte dei locali dove abbiamo suonato è quasi sempre molto valida.

MC Sono previsti dei live in Italia in questo periodo?

In estate ci chiuderemo in studio per finire le registrazioni di Lizard Secrets – Part Two, ma a settembre ripartiremo subito col nostro festival Born To Fly a Torino, con ottime band italiane e straniere e in seguito avremo qualche show con i nostri vecchi amici Iron Savior fra Italia e Germania. Notizie piú dettagliate arriveranno in seguito. Se passate dai nostri concerti, non fatevi problemi e venite a salutarci! C’è sempre tempo per una birra e due chiacchiere!

MC Dove i nostri ascoltatori possono seguirvi?

Ti elenco un po’ di link sui social:
http://www.facebook.com/airbornband
http://www.youtube.com/airbornband
http://www.twitter.com/airbornmetal
http://www.instagram.com/airbornband

…e il nostro shop online:
http://airborn.bigcartel.com

Grazie mille per questa chiacchierata e per l’occasione di parlare della nostra band!

LE INTERVISTE DI OVERTHEWALL: TENEBRA

Grazie alla reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare la versione scritta delle interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni domenica alle 21.30 su Witch Web Radio.
Questa volta è il turno dei bolognesi Tenebra.

MC Ci raccontate la genesi della band?

Emilio: I Tenebra si formano ufficialmente alla fine del 2017, ma già 5 o 6 anni prima io e Mesca, il nostro batterista, avevamo provato a mettere su un gruppo heavy rock, senza però riuscire mai a trovare un cantante che ci convincesse.
Senza speranza misi un annuncio su Villaggio Musicale con allegati dei demo. Dopo qualche tempo si fece avanti Silvia e la sua voce ci convinse subito. Claudio era uno del nostro giro e ci piaceva come suonava il basso. Il resto è storia! 😀

MC Come definireste il vostro genere musicale e quali sono le tematiche che affrontate?

Silvia: Lo definirei heavy rock. Il tessuto tematico interpreta la mia dimensione interiore, ed è intimamente connesso al mondo dell’occultismo, della letteratura e della poesia.

MC Parliamo dell’album. Com’è stato l’impatto con il pubblico e la critica? E’ andato tutto secondo le vostre aspettative?

Emilio: Abbiamo registrato il disco con l’aiuto di Bruno Germano, mio ex socio alle chitarre nei Settlefish, in presa diretta, al Vacuum Studio: what you hear is what you get.
Spedì dei premix in giro e ci rispose qualche etichetta, ma i più entusiasti sembravano quelli di BloodRock di Genova.
Purtroppo è stata una fregatura, perché BloodRock, dopo mille rinvii ci ha lasciati al nostro destino senza darci particolari spiegazioni. La fregatura fu doppia perché rifiutammo altre offerte dato che BloodRock si era dimostrata così entusiasta.
Insomma, per farla breve, convinti anche da Marco Gargiulo, che adesso ci sta dando una mano con la promozione di Gen Nero, abbiamo optato per una autoproduzione, un sistema che comunque riteniamo sempre valido, dato anche il nostro passato nel giro hardcore/punk diy.
Il disco è uscito solo in vinile, siamo contenti delle reazioni che sta suscitando, le recensioni sono buone e anche dopo i live riceviamo sempre parecchi complimenti. Insomma non possiamo lamentarci.

MC Chi scrive i testi e le melodie?

Silvia: Io.
Emilio: La parte musicale nasce spesso dall’idea di un singolo, ma poi viene ampiamente sviluppata da tutta la band, è assolutamente un lavoro collettivo.

MC Si parla spesso di supporto alle band underground e molto di questo sostegno è dato dai fans. Che rapporto avete con il pubblico che vi segue?

Emilio: siamo ancora molto agli inizi per poterti rispondere. Come dicevo prima la risposta ai pezzi è buona ed è divertente, per uno come me che ha iniziato a suonare in epoca pre-internet e pre-social vedere che c’è gente che ti conosce negli stati uniti o in giappone solo perché hai postato il tuo pezzo da qualche parte.

MC Ci saranno dei live a supportare il nuovo album?

Emilio: Abbiamo già fatto una piccola tranche di concerti, ma si avvicina l’estate e il disco è uscito troppo tardi, “grazie” a BloodRock per essere inseriti nei festival estivi. Ad ottobre faremo altre date tra cui sicuramente una delle più importanti è la nostra partecipazione al Krakatoa Fest IV che si terrà a Bologna al TPO. Un festival molto bello organizzato dai ragazzi del Freakout.
Poi più in là, in inverno, probabilmente torneremo a registrare.

MC Dove i nostri ascoltatori possono seguirvi?

Emilio: Abbiamo una pagina Facebook e una pagina Bandcamp.
Presto saremo anche sulle altre piattaforme, poi ovviamente ci sono i concerti!

LE INTERVISTE DI OVERTHEWALL: ELEVATORS TO THE GRATEFUL SKY

Grazie alla reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare la versione scritta delle interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni domenica alle 21.30 su Witch Web Radio.
Questa volta è il turno dei siciliani Elevators To The Grateful Sky.

MC Su Overthewall gli Elevators to the Grateful Sky: con noi Sandro, leader e portavoce della band. Partiamo dalle origini: ci racconti la genesi della band?

Ciao Mirella, anzitutto grazie mille per il supporto e per questa intervista. Gli Elevators to the Grateful Sky nascono nella primavera/estate del 2011, da un’idea mia e del bassista, Giuseppe Ferrara. Entrambi avevamo in quegli anni un progetto brutal death chiamato Omega, ma l’amore per certe sonorità di matrice rock ci ha portato, per fortuna, a virare verso qualcosa di estremamente diverso. Ricordo ancora la prima volta che ascoltai Whitewater dei Kyuss, probabilmente fu quello il momento che ci diede maggior stimolo nel suonare stoner. In seguito si sono uniti al progetto, Giulio Scavuzzo alle pelli e Giorgio Trombino alle chitarre (con cui suonavo già in un progetto swedish death, gli Undead Creep e poi con i grinders Cavernicular).

MC Ci sono band del passato che hanno influenzato il vostro modo di comporre?

Sicuramente la scena rock 90’s ha avuto l’impatto maggiore per quanto concerne la composizione delle nostre canzoni. Lo stoner della soleggiata Palm Desert, il grunge della piovosa Seattle. Ovviamente, un ruolo determinante l’ha avuto anche il rock e la psichedelia dei 70’s, su tutti i sempiterni Black Sabbath. Sarebbe davvero arduo citare tutte le band a cui ci ispiriamo, ma a questo giro (e per questo album) sento di nominare le seguenti: Soundgarden, Alice in Chains, Queens of the Stone Age, Kyuss, Yawning Man, Goatsnake, Mastodon, Dead Meadow, Earth, Cathedral, Tool e ovviamente i già citati Black Sabbath.

MC Citiamo la line up completa?

Alle chitarre e alle seconde voci abbiamo Giorgio Trombino del quale, consiglio caldamente di ascoltare e seguire tutti i suoi svariati progetti: Assumption, Haemophagus, Furious Georgie, Dolore, Sixcircles (con Sara dei Messa) ecc… al basso Giuseppe Ferrara, alla batteria Giulio Scavuzzo e alla voce il sotto scritto, Sandro Di Girolamo.

MC Nude è il vostro nuovo album. Chi ha scritto i testi e le melodie?

Il processo compositivo è gestito principalmente da me e Giorgio, ma anche Giuseppe scrive molti riff che hanno avuto un ruolo determinante. Per quanto riguarda i testi, sono tutti quanti “farina del mio sacco”. Giorgio suole dire sempre che: “gli Elevators sono il diario personale di Sandro”. Metto tutto me stesso e l’amore per la musica nel scriverli. Sono veramente parte di me e spero che gli ascoltatori riescano a percepirlo. Se penso ai versi scritti da Chris Cornell, Layne Staley, Scott Weiland, Peter Steele, Mark Lanegan, Josh Homme ecc… non posso fare a meno di dire quanto mi abbiano davvero formato e aiutato, soprattutto in periodi della mia vita non proprio così esaltanti.

MC Voi siete siciliani, di Palermo. Riuscite a trovare facilmente spazi dove esibirvi?

La situazione a Palermo è stata difficile in questi anni, ma grazie all’impegno e alla dedizione di persone come Vincenzo Frisella (Krust, Alibi), Marco Bianco (Rocket) e a tutti i ragazzi della V.O.V. Eventi le cose stanno cambiando.

MC Ci saranno dei live a supportare il nuovo album?

Ahimè viviamo una situazione complessa a livello di band. Giuseppe vive a Malta, Giorgio a Treviso e Giulio (pur se a Palermo) è molto impegnato con i suoi impegni al Conservatorio e con la band jazz di Palermo. Cercheremo sicuramente, di organizzare una data a Palermo e un mini tour in Italia, nei prossimi mesi.

MC Dove i nostri ascoltatori possono seguirvi?

Principalmente sulla nostra pagina facebook e profilo bandcamp, ma anche su itunes, spotify, youtube ecc…

MC Grazie di essere stato con noi.

Grazie mille e spero che vi piaccia il nostro Nude, mi raccomando, sempre comfort e rock!

LE INTERVISTE DI OVERTHEWALL: BLOOD THIRSTY DEMONS

Grazie alla reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare la versione scritta delle interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni domenica alle 21.30 su Witch Web Radio.
Questa volta è il turno della one man band horror metal Blood Thirsty Demons.

MC Nuovo album per la storica band horror metal Blood Thirsty Demons: con noi Cristian! Bentornato su Overthewall.

Ciao e grazie per questo spazio che mi dedichi.

MC Circa vent’anni fa ti affacciavi sulla scena metal italiana, ci racconti i primi passi della band?

Allora, i Blood Thirsty Demons nascono nel 1997, periodo in cui la band non aveva un genere ben definito, ma univamo tutto quello che più ci piaceva, dal thrash,al heavy classico.
Poi ci fu un momentaneo scioglimento e in quel periodo iniziai ad interessarmi allo studio dell’occulto. Da qui la rinascita della band con un genere ben definito, ovvero l’horror metal, ispirato da band come Death SS, Mercyful Fate, King Diamond ecc…; da lì i primi demo, poi ristampati dalla danese Horror Records che fu la prima etichetta a credere in noi e ci aiutò a farci conoscere un po’ in tutta Europa. Da quel momento non mi sono più fermato, neanche dopo l’ennesimo scioglimento che mi ha portato a trasformare il progetto in una One Man Band.

MC Tu sei leader anche di un progetto parallelo, gli Human Degrade. E’ da un po’ che non ne sento parlare.Ti sei dedicato esclusivamente ai Blood Thirsty Demons?

Per non metterci troppo tempo a fare uscire questo disco, ho dovuto mettere un attimo in stand by la lavorazione del nuovo Human Degrade, ma al momento sto andando avanti a lavorarci. E’ un progetto in cui suono thrash e dalle tematiche più di disagio sociale, rispetto a quelle esoteriche che tratto con Blood Thirsty Demons.

MC Circa tre anni fa pubblicavi Voices From The Dark, quest’anno nuova etichetta discografica e nuovo disco,l’ottavo per la precisione. Ci parli della gestazione di In Death We Trust?

Allora, nel penultimo lavoro ero sotto contratto con la Barbarian Wrath, ma per problemi di salute di chi la gestiva l’etichetta ha dovuto chiudere e ho dovuto guardarmi in giro alla ricerca di un’altra label.
A questo punto ho trovato nella The Triad quella giusta per quello che stavo cercando, anche per il fatto di avermi già seguito in passato dimostrandomi sempre di apprezzare la mia musica, cosa che per me è molto importante; quindi abbiamo deciso una co-produzione con la mia C.M. Releases.

MC Le tematiche ricorrenti nei tuoi dischi sono alquanto orrorifiche ed inquietanti. Da dove arriva questa tua passione per l’occulto?

E’ nata da ragazzino, dalla passione per la demonologia. Da lì e anche dall’ascolto di determinate band del genere horror, mi venne questa curiosità, questa voglia di conoscere meglio questi determinati argomenti, cosa che negli anni mi è stata molto d’aiuto anche per trovare un mio personale equilibrio nella vita di tutti i giorni.

MC Otto album sono un bel bagaglio per un artista. Che consiglio daresti a chi si cimenta a fare horror metal?

Innanzi tutto di capire cos’è davvero l’horror metal, di studiarne le origini e di capire che non basta un semplice face painting per farsi definire horror. L’horror classico, che tutto il mondo ci invidia perché solo in Italia sappiamo comporre determinate atmosfere, è legato a una certa cultura musicale che bisogna studiare prima di mettersi a suonarlo. Aggiungere suoni elettronici o sonorità moderne non serve in questo genere e non bisogna avere paura di essere paragonati a band storiche per questo. Modernizzarsi non vuol dire sempre evolvere, anzi, spesso ha rovinato tutto.

MC Quali sono i tuoi progetti futuri? C’è qualcosa che vorresti realizzare con la musica?

Ogni giorno mi alzo e penso a un possibile progetto… amo troppo la musica e farei mille cose, ma il tempo non sempre si trova. Sicuramente andrò avanti con Blood Thirsty Demons e Human Degrade, ma mi piacerebbe in futuro
avere anche un progetto doom, vediamo cosa partorirà la mia mente.

MC Secondo te qual’è il danno maggiore e la miglior qualità della scena metal italiana?

Il danno sicuramente è quello di non unirsi. L’unione fa la forza, ma qui tutti si mettono in competizione. Molti musicisti hanno più interesse a voler essere considerati migliori di altri piuttosto che pensare a far
apprezzare la propria musica ed essere contenti del loro seguito, sempre che riescano ad averlo. La miglior qualità sta forse nelle band storiche che hanno scritto pagine importanti e che potevano competere benissimo con le band inglesi.
Nell’horror, invece, credo che gli italiani facciano da sempre scuola a tutti.

MC Dove i nostri ascoltatori possono seguirti?

Possono seguirmi principalmente sulla pagina Facebook, oltre che su Bandcamp e tra poco troveranno su tutte le piattaforme digitali anche il nuovo album in tutti i formati. Grazie per l’intervista e per lo spazio che mi hai dedicato.

LE INTERVISTE DI OVERTHEWALL: MADHOUSE

Grazie alla reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare le interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni domenica alle 21.30 su Witch Web Radio.
Questa volta vi diamo la possibilità di ascoltare l’audio intervista di Mirella con Federica Tringali e Filippo Anfossi della rockband Madhouse per la pubblicazione del loro primo full length Madhouse Hotel.

LE INTERVISTE DI OVERTHEWALL: UNA STAGIONE ALL’INFERNO

Grazie alla reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare le interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni domenica alle 21.30 su Witch Web Radio.
Questa volta vi diamo la possibilità di ascoltare l’audio intervista di Mirella (coadiuvata in questa occasione da Diego Banchero) con il gruppo genovese Una Stagione all’Inferno.

LE INTERVISTE DI OVERTHEWALL: FREDDY DELIRIO

Grazie alla reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare le interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni domenica alle 21.30 su Witch Web Radio.
Questa volta vi diamo la possibilità di ascoltare l’audio intervista di Mirella con un altri dei nomi di culto della scena metal italiana, Freddy Delirio, da oltre vent’anni tastierista degli storici Death SS e reduce da un magnifico album con il monicker Freddy Delirio and The Phantoms.

LE INTERVISTE DI OVERTHEWALL: ENIO NICOLINI

Grazie alla reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare la versione scritta delle interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni domenica alle 21.30 su Witch Web Radio.
Questa volta facciamo un’eccezione e vi diamo la possibilità di ascoltare l’audio intervista di Mirella con uno dei nomi di culto della scena metal italiana, Enio Nicolini.

LE INTERVISTE DI OVERTHEWALL: MARIO GAZZOLA

Grazie alla reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare la versione scritta delle interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni domenica alle 21.30 su Witch Web Radio.
Questa volta Mirella ha intervistato lo scrittore Mario Gazzola.

MC E’ uscito a dicembre il primo saggio che esplora a 360° le connessioni della musica pop rock con l’immaginario di fantascienza, autori Mario Gazzola ed Ernesto Assante. Con noi Mario Gazzola. Ciao Mario e benvenuto su Overthewall.
Per prima cosa ti chiedo di te. Tu hai scritto di rock e di cinema per diverse testate cartacee, web e radio, hai scritto libri, saggi e racconti. Ci parli della tua attività di scrittore ?

MG Volentieri: è iniziata verso il 2007 con la pubblicazione del mio primo racconto sulla rivista di s/f Robot. Avevo fatto il giornalista rock free lance, un programma radio e un paio di mostre di foto di musicisti live, ma non era mai diventato il mio lavoro principale. Ho pensato che Tom Waits e Nick Cave erano dei grandi anche senza il mio modesto contributo e che, se volevo continuare a scivere, forse era meglio che mi dedicassi a qualcosa di più MIO che l’intervista per il nuovo disco di XX. Così nel 2009 è uscito (per Mursia) il mio primo romanzo ‘Rave di Morte’, ma alla musica non si scappa: anche se è un thriller cyberpunk ambientato nel 2025, il protagonista è un critico rock che hackera un’anteprima e così si caccia nei guai!
Poi, dopo aver girato con amici il cortometraggio un po’ cronenberghiano ‘Con gli occhi di domani’ (con musiche degli Iconoclast), è nato il mio sito Posthuman.it che lo ospita: così pian piano sono ricaduto nel “vizio” di scrivere recensioni di dischi, ora anche film, teatro etc., per una testata tutta mia, quindi alla fine – da buon tossicodipendente – sono ritornate anche le collaborazioni esterne con Nocturno Cinema, col Mediatrek di Assante etc. Si vede che dal destino non si sfugge!

MC Com’è nata l’idea di scrivere Fantarock? Parlaci di quest’opera.

MG L’idea l’ha buttata lì Ernesto un giorno mentre ci parlavamo al telefono: un’analisi della musica da quel punto di vista particolare non esisteva e consentiva di mettere insieme un po’ della cultura che m’ero fatto nel genere fantastico (da narratore, ma anche in campo di cinema e fumetti) con l’immortale passione musicale. Ho annaspato in affanno per alcuni giorni, soffocato dal terrore di non saper come fare a racchiudere tutta la multiforme materia in un unico testo, in che ordine, che struttura, come non dimenticare questo ma anche quello e poi… pian piano è cominciata a nascere una bozza d’indice. Se c’è una cosa in this life di cui bene o male riesco sempre a venire a capo è un testo scritto, quindi… volere è potere. Alla fine son venute fuori ben 460 pagine di rock che guarda al futuro!

MC Fantarock segue l’intero corso della musica rock, dagli anni Cinquanta a oggi. Com’è strutturato il libro e quali sono state le maggiori difficoltà nella sua realizzazione?

MG E’ strutturato in capitoli cronologici, circa uno per decennio, introdotto da una legenda che suggerisce al lettore non esperto una lista di libri, film e fumetti per inquadrare quel che conta nell’evoluzione della s/f in quella decade. Anche se poi non è detto che per es. i musicisti degli anni ’80 s’ispirino tutti al cyberpunk perché quella è stata la corrente letteraria forte di quel periodo. Come ricorderete, nell’84 sono usciti film come appunto 1984 di Orwell (con musiche degli Euryhtmics), il quale peraltro aveva scritto il romanzo nel 1948, di lì influenzando schiere di musicisti di ogni epoca, da Bowie a Rick Wakeman degli Yes fino ai Queensrÿche, ai Radiohead e l’anno scorso gli italiani La Fabbrica dell’Assoluto. Oppure Dune, film di Lynch (con musiche di Toto e Brian Eno) dal romanzo di Herbert, che però è del ’65 e anch’esso ha influenzato altri musicisti, da Klaus Schulze agli iron Maiden.
Quindi seguire il corso del tempo non è sempre facile né lineare, ci si tira dietro un sacco di connessioni incrociate (musica-cinema-letteratura-fumetto) e crosstemporali ma per me è fondamentale seguire l’evoluzione di un segno nel tempo: quando compro un disco io guardo sempre in che anno è stato pubblicato, per inserirlo nella mia ‘storia personale’: mi dico magari “ah guarda, Miles Davis nel ’75 già anticipava il funk no wave”. E comunque… in fondo è bello farsi travolgere da questa valanga, no? Se no che appassionati saremmo?!

MC C’è un artista di cui avresti parlato all’infinito o per il quale hai una particolare predilezione?

MG Beh, il vero fantarocker non può sfuggire all’importanza di David Bowie che, oltre ad essersi rinnovato a più riprese spaziando in generi musicali molto diversi, ha attinto a diverse correnti del fantastico: dall’Odissea nello spazio di Kubrick al citato 1984 al cyberpunk burroughsiano di Outside. E poi ha pure interpretato personaggi alieni (L’Uomo che cadde sulla Terra), horror (Miriam si sveglia a mezzanotte), fantasy (Labyrinth) e per così dire steampunk (The Prestige) nella sua parallela carriera d’attore cinematografico. Nel bene nel male, nessuno è stato così poliedrico.

MC Qual’è il periodo della storia del rock che ti ha incantato maggiormente?

MG Credo che il più intenso sia ancora quello che va dal ’67 a circa metà dei ’70, perché è quello in cui il rock ha alzato il tiro culturalmente (e anche ideologicamente) dando vita a un’evoluzione strepitosa, sia musicale che nei testi, nelle copertine, nei live show, come mai più dopo. In quell’epoca, in cui infatti si sono svolti il festival di Woodstock e il primo allunaggio, anche il rapporto con la s/f è stato intenso e concettualmente importante (una collana di s/f come Urania in Italia tirava numeri oggi impensabili): i giovani musicisti psichedelici di allora – Byrds, Hendrix, Floyd, Bowie stesso, Hawkind e poi Blue Öyster Cult, Tangerine Dream, Eno, Kraftwerk, fino alle primizie del punk – guardavano allo spazio e alla s/f con l’entusiasmo della ‘corsa allo spazio’ dell’epoca e la brama di scoprire nuovi mondi con l’ambizione di rivoluzionare quello attuale. Una carica che difficilmente ritroviamo intorno a noi oggigiorno.

MC Oltre alle band che hanno fatto la storia del Rock ne citi altre contemporanee. Chi sono gli artisti dei giorni nostri che segui con più interesse?

MG Beh, si cerca di seguire il corso del tempo senza rimanere affezionati ai miti del passato, per quanto glorioso: ultimamente ho visto bellissimi concerti degli immortali King Crimson e dei Flaming Lips, che sono sempre dei miti; lì per es. ho scoperto come supporter gli ottimi Universal Sex Arena veneti. L’ultimo disco di Jack White l’ho trovato originalissimo, come anche il Something Weird dei bresciani Mugshots, insieme a molte cose della Black Widow, che in campo di fantarock è l’arca della scienza italiana. Ho trovato molto originale il metal-electro-blues di Zeal and Ardor e quello più jopliniano dei Blues Pills, il nu jazz psichedelico di Kamasi Washington, quello di Yazz Ahmed e quello di Caterina Palazzi in Italia. Le canzoni di resistenza rivisitate da Marc Ribot & vari ospiti e il funk avanguardistico degli I hate my village, il revival psichedelico dei tedeschi Vibravoid e il prog-wave moderno degli italiani Twenty Four Hours… si potrebbe continuare per ore, la buona musica è tutt’altro che morta! Se mai temo la pigrizia del pubblico attuale d’andarsela a scoprire, pur nell’epoca del tutto disponibile subito online…

MC Parliamo della copertina del libro. A cosa ti sei ispirato?

MG Ah, dall’averla vista su Facebook, in un gruppo di fan di Kubrick: questo grafico dilettante, Eytan Wronker, aveva fuso in una sola immagine gli astroanuti di 2001 Odissea nello spazio colle strisce pedonali più famose del mondo di Abbey Road. Gli ho subito chiesto se ce la lasciava usare perché avevo trovato per caso la sintesi iconografica perfetta dei due mondi su cui stavo lavorando!

MC Dove i nostri ascoltatori possono acquistare Fantarock?

MG In libreria, naturalmente: Arcana è distribuita in tutt’Italia. Oppure ordinandolo online su Amazon, come oggi va di moda. O ancora… invitando l’autore a una presentazione live nella propria città, per garantirsi la propria copia autografata!

MC Ci sono progetti immediati di cui vuoi parlarci?

MG Stiamo faticosamente producendo un album in cui gruppi attuali interpretano brani d’ispirazione fantascientifica citati nel libro. Non so ancora preannunziarvi esattamente quando uscirà (ma spero entro l’anno), ma posso dirvi che i Mugshots hanno registrato una cover degli Stranglers, Maurizio Marsico Satellite of Love di Lou Reed, e il trio Edna una bellissima versione jazz di The Man Machine dei Kraftwerk. Il resto è ora in ebollizione. Poi in autunno uscirà sempre per Arcana (nella nuova collana dedicata alla narrativa) ‘Oblique strategie sonore’, un’antologia di racconti fantamusicali tratti da spunti scritti da Brian Eno proprio per le session del citato Outside di Bowie. Insieme a me ci saranno ancora Assante, che debutterà qui come narratore, insieme anche al musicista Marsico, e poi scrittori navigati del pulp italiano come Danilo Arona, Andrea C. Cappi, Giovanni De Matteo, Lukha B. Kremo e Claudia Salvatori. E lì sarà un delirante supertrip in cui la narrativa di s/f offrirà il suo omaggio alle visioni che da sempre ci ha ispirato la musica.

MC Ti ringrazio di essere stato con noi.

MG Grazie a te e a tutti i lettori/ascoltatori!

LE INTERVISTE DI OVERTHEWALL: SCALA MERCALLI

Grazie alla reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare la versione scritta delle interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni domenica alle 21.30 su Witch Web Radio.
Questa volta Mirella ha intervistato gli Scala Mercalli.

MC Nuovo album per una delle heavy metal band tra le più seguite ed amate in Italia, sto parlando degli Scala Mercalli e con noi abbiamo Sergio, il batterista, e Clemente il chitarrista, i due portavoce della band.
Percorriamo le tappe principali degli Scala Mercalli, siete sulla scena metal già dal 1992! Ci parlate della genesi della band?

Sergio – Eravamo tutti ragazzi sui 18-20 anni circa e con qualche piccola esperienza precedente in formazioni non ufficiali, provavamo qualche cover in garage o nelle prime sale prove che si trovavano nei rarissimi spazi a disposizione. Dopo qualche prova insieme ci è venuta la voglia di iniziare a tirare fuori qualcosa di nostro, e cosi pian piano nel ‘92 abbiamo deciso di formare una band ufficiale che cantasse in inglese, lingua madre dell’Heavy Metal, ma mantenendo un nome italiano da cui poi è uscito Scala Mercalli, un nome che doveva scuotere l’animo delle persone che ci ascoltavano e ci ascoltano!

MC Citiamo la line up attuale degli Scala Mercalli?

Sergio Ciccoli-batteria
Christina Bartolacci -voce
Clemente Cattalani- chitarra
Cristiano Cellini-chitarra
Giusy Bettei – basso

MC Il nuovo album “Indipendence” è stato pubblicato a Gennaio di quest’anno per la Alpha Omega Records ed è incentrato sulla prima parte del Risorgimento italiano. Come negli album precedenti la storia d’Italia è al centro delle vostre tematiche. Qual’è il messaggio contenuto in quest’album?

Sergio:  il messaggio base è quello di ricordare con quanto coraggio, sacrificio e amor di patria siamo nati, quanto valore hanno dimostrato i nostri avi per darci la libertà che molti di loro hanno pagato con la vita. In effetti questa volta l’album non parla solo delle eroiche vittorie riportate in quel periodo, come a Calatafimi dai Mille di Garibaldi che si unirono alla rivolta popolare, ma parla anche di dolorose sconfitte sulle quali però sono state gettate le basi delle future vittorie che hanno unificato il nostro paese. Un esempio è la canzone dedicata alla battaglia di Tolentino del 1815 dove il Re di Napoli Murat venne sconfitto dagli Austriaci, un’altra canzone invece racconta della battaglia per la difesa delle Repubbica Romana del 1849, avvenuta sul colle del Gianicolo dove molti non si arresero e vi morirono attaccati dalle truppe Francesi a tradimento nella notte. Ogni canzone, insomma, ha il suo messaggio che vi consigliamo di leggere attentamente!

MC Parliamo anche del videoclip che ha preceduto l’uscita dell’album. Come è stato realizzato?

Clemente- Abbiamo girato il video di Be Strong in una villa ottocentesca vicino a Potenza Picena (MC). Abbiamo giocato molto sulle stanze e sull’ambientazione in generale della villa per poter realizzare qualcosa di originale. Ovviamente con le nostre divise ispirate ai corpi militari di inizio/metà 1800.

MC Una domanda che immagino vi faranno in tanti. Vi ispirate alla nostra Italia storica, raccontando battaglie e vittorie, come mai il cantato è in inglese? avete mai pensato di cantare in italiano?

Sergio: Sì ci abbiamo pensato, e in infatti in questo disco abbiamo fatto due canzoni con ritornelli in italiano, ma sappiamo bene che se vogliamo essere compresi in tutto il mondo bisogna cantare nella lingua madre e ufficiale dell’Heavy Metal, cioè in inglese. In questo modo le storie italiane che narriamo possono essere ben comprese da tutti!

MC Ho avuto la fortuna di assistere ad un vostro live e mi complimento con voi per la bravura e la professionalità, oltre all’energia che esprimete con le vostre esibizioni. Che rapporto avete con il pubblico che vi segue?

Clemente: In zona sono chiaramente per lo più amici o comunque persone del giro che si conoscono; anche quando suoniamo fuori dalle Marche,vuoi non vuoi, dopo anni, le persone sono spesso le stesse, quindi diciamo che siamo una grande famiglia!

MC Come promuoverete Indipendence? Ci sono già delle date previste per i live degli Scala Mercalli?

Clemente: Abbiamo confermato diverse date per quest’estate in diversi festival ed in diverse zone d’Italia, sicuramente ne vedremo delle belle!!
Sergio: Cercheremo poi pian piano di coprire tutta la penisola da qui a fine anno come abbiamo sempre fatto, speriamo di tornare anche all’estero, anche se un nostro desiderio sarebbe suonare anche in Sicilia e Sardegna che ancora purtroppo ci mancano.

MC Quali sono i vostri contatti sul web?

Sergio: oltre al sito ufficiale www.scalamercalli.com potete trovare tutte le informazioni anche sulla nostra pagina Facebook e su Istagram.

MC Grazie di essere stato qui con noi!

Sergio: Grazie a voi per lo spazio che ci date e che date al Metallo Italiano!! Still United \m/,
Clemente: Grazie a tutto lo staff di Overthewall e Metal Eyes e grazie a tutti quelli che ci supportano, a presto live!!

LE INTERVISTE DI OVERTHEWALL: LA JANARA

Grazie alla reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare la versione scritta delle interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni domenica alle 21.30 su Witch Web Radio.
Questa volta Mirella ha intervistato Raffaella Cangero, vocalist della magnifica band campana La Janara.

MC Primo full length per la Janara, come ho già detto attesissimo perché dalla pubblicazione del primo ep autoprodotto avete suscitato molto interesse nella scena underground…

La sfida di comporre musica che fosse “italiana” sotto tutti i punti di vista e sulla quale nessuno avrebbe scommesso è stata vinta a testa alta. Abbiamo sempre creduto strenuamente nelle nostre capacità, ma soprattutto nel nostro obbiettivo e nei nostri propositi: è stato arduo perché nessuno riusciva a dare fiducia o intravedere delle potenzialità in un tipo di metal cantato esclusivamente in italiano che andava a fondersi col genuino prog italico anni ‘60/’70, e che peraltro affrontava temi fortemente centralizzati come quelli del folklore di una terra semi sconosciuta come l’Irpinia. Tra i pochi che hanno avuto fiducia in noi e che hanno percepito qualcosa di “magico” nella nostra musica c’è stato il guru e mentore della Black Widow Records, Massimo Gasperini, e se qualcuno ci avesse detto che di lì a poco anche La Janara sarebbe stata annoverata tra i grandi nomi della scuderia della storica label genovese non ci avremmo mai creduto. Abbiamo promosso con i nostri lavori (una demo del 2015 ed un EP del 2017) la personale novità di un metal italiano per italiani e quella che all’inizio risultava una stonatura, è stata via via sempre più apprezzata ed accolta con grande fervore. Abbiamo diffuso, per quanto consentissero i pochi mezzi a disposizione, la nostra proposta senza mai demordere, conquistandoci in questo modo un piccolo posto all’interno della grande e prolifica scena metal italiana.

MC Le tematiche di Tenebra, questo il nome del nuovo album, trattano appunto le tenebre dell’anima e il ricorrere delle donne a poteri occulti per affermare la propria dignità. L’ambientazione è l’Irpinia antica ma quanto sono ancora attuali queste tematiche?

Le tematiche che affrontiamo sono radicate in un’Irpinia magica e rurale, dove agiscono diversi spiriti e personaggi del folklore popolare che ancora oggi suscitano interesse e curiosità, catturando l’immaginario comune grazie al loro ancestrale fascino. I miti e le leggende tuttavia sono e sono sempre stati lo specchio della realtà attuale e la rappresentano metaforicamente: le streghe – allegoria dei deboli – che dominano la nostra proposta artistica bramano il sangue dei carnefici e lottano per la loro rivalsa; questa è una tematica quanto mai attuale, affrontata in canzoni come Mater Tenebrarum (secondo singolo estratto dall’album), Mephis o Tenebra, canzone che dà il titolo all’album. Altre canzoni affondano le loro radici nel folklore più puro ed autentico, come Malevento o Cera, mentre Il Canto dei Morti (primo singolo) affronta dell’inscindibile dicotomia di Eros e Thánatos, Amore e Morte, concludendosi con la definitiva vittoria della prima Potenza che travalica e sconfigge i limiti imposti dal Termine della vita. In particolare per questo brano ci siamo volutamente ispirati ad un grande capolavoro del cinema horror italiano (che insieme al metal e rock italici è il nostro grande punto di riferimento, ovvero Dellamorte Dellamore di Michele Soavi che affronta, tra gli altri, anche questo argomento.

MC A chi è stata affidata la stesura dei testi e la composizione?

La composizione dell’album ha una storia singolare: a differenza dell’EP dove ognuno di noi ha contribuito alla scrittura delle tracce, in questo primo album ogni canzone, compresa di testi e musica, è stata composta ed arrangiata esclusivamente dal chitarrista, il Boia, che di volta in volta ci proponeva le sue idee, già ben chiare e definite. È stato poi compito di ognuno di noi interiorizzare ed interpretare i brani in modo tale da apportare un contributo alla musica e a trarre fuori ed esprimere il meglio di ogni brano.

MC “Tenebra” si avvale della presenza di diversi special guest. Ci parli di queste collaborazioni?

I diversi guest che hanno collaborato all’album sono, oltre che cari amici, dei musicisti fantastici e piuttosto noti: il brano Or Poserai per sempre si avvale della collaborazione di Giulian Latte, fondatore e compositore della band partenopea Scuorn, molto nota nell’underground black metal italiano, che ha inserito dei cori, e di Alessandro Liccardo chitarrista, fondatore e compositore della band hard rock napoletana Hangarvain, che ha inserito un assolo; un altro solo di Liccardo è presente all’interno della canzone Mephis. Altro special guest è Riccardo Studer, tastierista degli Stormlord, che ha inserito gli arrangiamenti orchestrali; infine c’è Alessio Cattaneo degli Onryo che ha programmato i bassi e le batterie in Ver Sacrum. Non so se può essere considerato in toto un guest, ma lo cito egualmente: il ritornello di Or Poserai per sempre è una sezione di versi della poesia “A se stesso” del grande Giacomo Leopardi, special guest decisamente fuori dagli schemi!

MC Dal primo ep al full lenght. Quali differenze tra il primo lavoro e l’ultimo?

Nei soli due anni che separano questo primo album dal precedente EP del 2017 sono cambiate molte cose, non solo all’interno della band, ma anche a livello personale e compositivo. Siamo cresciuti e maturati molto in questo breve lasso di tempo, abbiamo compiuto un percorso che ci ha portati ad un costante miglioramento e a nuove concezioni o approcci alla musica e questo lo si può evincere confrontando, anche distrattamente, le sonorità dei due diversi lavori. Siamo cresciuti come musicisti ed abbiamo percorso un iter artistico che ci ha spronati a dare sempre il massimo, a ricercare nuove ispirazioni e a migliorare noi stessi. Non sono mancati anche cambiamenti all’interno della band dal momento che c’è stato un piccolo cambio di line up: il vecchio batterista (Stefano Pelosi, in arte l’Alchimista) è stato sostituto dal Mercenario, Antonio Laurano.

MC Una curiosità, ogni membro della band ha un soprannome. Citiamo tutti i componenti e il relativo appellativo?

Come ho spiegato diverse volte, i soprannomi che ci siamo affibbiati (e con i quali oggi tutti ci identificano) all’inizio sono stati un gioco attraverso il quale poter diventare protagonisti delle storie che raccontiamo con la nostra musica. Ognuno di essi, prendendo spunto dalle nostre caratteristiche personali, ha trasceso la finzione ed è diventato parte di noi: io, ad esempio, sono La Janara, rappresento la volontà di riscatto dei deboli e degli oppressi, di chi è stato schiacciato dalla Superbia e dalla Prepotenza ma che reclama a gran voce riscatto e vendetta, argomento che mi sta particolarmente a cuore e che in un certo senso rappresenta delle mie esperienze di vita.
Gli altri membri della band sono il chitarrista ovvero il Boia (alias Nicola Vitale), il bassista, l’Inquisitore (Rocco Cantelmo) e il nuovo barrerista (Antonio Laurano) il Mercenario.

MC Ci saranno live a promuovere la nuova uscita discografica?

Sono numerosi i live in programma, attualmente solo in Campania. Il release party avrà luogo il giorno stesso dell’uscita del disco, il 27 marzo, nella “nostra” Avellino, al Tilt! Tattoo bar events; ad aprile torneremo nel salernitano con due date, la prima a Battipaglia (Bar Capri, 15/04) e a Fisciano (Periferica Konnection, 19/04). Per ora stiamo promuovendo solo live nella nostra regione, ma non escludiamo di spostarci in tutto il Sud, in particolare in Basilicata e Puglia.

MC Diamo dei riferimenti ai nostri ascoltatori per trovarvi nei meandri del web?

La Janara è presente su tutti i social (Facebook, Instagram, YouTube) oltre che su diversi store digitali come Bandcamp, Bigcartel, Spotify ed Apple Music. Insomma… non potrete scampare all’incantesimo de La Janara!

LE INTERVISTE DI OVERTHEWALL: CROWN OF AUTUMN

Grazie alla reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare la versione scritta delle interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni domenica alle 21.30 su Witch Web Radio.
Questa volta Mirella ha intervistato Emanuele Rastelli, leader fondatore degli storici Crown Of Autumn.

MC La band si forma per tua idea già nel 1996 e insieme a Marco Ibba e Diego Balconi realizzate un demo che fu immediatamente apprezzato. Ci racconti com’è andata?

In quegli anni stavo maturando l’idea di un progetto che riunisse i due aspetti musicali che prediligevo; quello più epico e maestoso da una parte, e quello malinconico ed oscuro dall’altra.
Nacque così il progetto Crown Of Autumn che, nei primi mesi, prevedeva un unico cantante growl (Marco, alias Sagittifer) con qualche aperura alla Nick Holmes (Paradise Lost) di “Shades of God” o alla Taneli Jarva (Sentenced) di “Amok”. In seguito, pensai di aggiungere Diego (alias Antares), con il quale avevo già suonato in una cover-band, per prendersi cura di tutte le parti più melodiche, dividendo così in maniera più netta le due anime dei Crown Of Autumn. Non a caso, sul demo Ruins, i due cantanti sono accreditati come “Chant of the Wizard” (Marco) e “Chant of the Warrior” (Diego). Andammo a registrare in uno studio professionale (Malibu Studio, Milano) che non aveva mai avuto a che fare con nessuna Metal Band. Il tecnico del suono però, comprese immediatamente dove volevamo arrivare e fece un lavoro assolutamente egregio, specialmente se inquadrato nel contesto di quegli anni. “Ruins” ci fece conoscere nell’underground nostrano e non solo, vendendo più di 1000 copie in pochi mesi (una buona cifra per un demo-tape metal nel 1996), e ci fece guadagnare una certa credibilità artistica all’interno della scena.

MC Dopo il successo del primo demo è la volta, nel 97, del full length The Treasures Arcane che mette d’accordo tutti, pubblico e critica, raccogliendo consensi in tutto l’ambiente underground. lo stesso anno però la band si stoppa per un lungo periodo e tu ti dedichi ad altri progetti musicali. Come mai, visto il successo ottenuto?

The Treasures Arcane è il coronamento di un processo iniziato ben prima del demo Ruins, fu una ricerca personale che passava attraverso la musica, ma investiva anche aspetti più interiori.
Da una parte mi sentivo molto appagato dal risultato ottenuto, anche se ovviamente non si è mai soddisfatti al 100% dei propri lavori, dall’altra però ero un po’ stufo di certi stilemi e di certi cliché del mondo metal, sia da un punto di vista artistico che da quello antropologico. Tutto ciò, in quel periodo, finì per provocarmi una certa nausea; so che è una parola poco galante, ma è anche la parola più giusta. Per cui scelsi di andare ad esplorare altri lidi e mi misi a lavorare ad un nuovo progetto che potesse rappresentare uno sviluppo artistico e di contenuti, senza però gettare al vento o rinnegare quanto fatto in precedenza. Fu così che nacque Magnifiqat.

MC Dopo tredici anni il ritorno con un nuovo cantante e un nuovo full length, e nel 2013 l’annuncio di Byzantine Horizons, che sarà pubblicato ad Aprile per la My Kingdom Music. Un lavoro che aggiunge al tipico medieval dark metal dei Crown Of Autumn, nuovi elementi più folk ed etnici. cosa ci riserva questo nuovo album?

Byzantine Horizons ha davvero moltissime sfaccettature. Come hai giustamente notato, gli elementi più folk/neo-Folk ed etnici (mutuati dall’esperienza con i Magnifiqat) trovano un maggiore spazio rispetto ai lavori precedenti, andanfosi parzialmente a sostituire ai passaggi di chitarre acustiche medievaleggianti dei primi lavori. Ci sono anche elementi più progressivi, ispirati ad un certo death metal anni ’90 oppure ad alcune cose di Devin Townsend. C’è inoltre una maggiore presenza della lingua italiana, proveniente da un più massiccio ascolto di musica cantautorale nostrana; mi riferisco ad artisti come Franco Battiato, Juri Camisasca, Angelo Branduardi, Vinicio Capossela o Giovanni Lindo Ferretti. Forse però, l’elemento di maggior novità rispetto al passato è l’influenza di alcune rock-band americane che ascoltavo moltissimo durante la fase compositiva di Byzantine Horizons. Parlo soprattutto di progetti come Tool, A Perfect Circle e Ashes Divide, ma anche di System of a Down e del Marilyn Manson più pacato. Sinceramente non so se nel risultato finale del nuovo disco questi ascolti traspaiano o meno, poiché è nostra abitudine tirare dritti per la nostra strada senza cercare di imitare questo o quell’altro musicista, inoltre facciamo un genere molto diverso dal loro ed anche l’orizzonte dei contenuti lirici è spesso agli antipodi rispetto a quel mondo. Senz’altro però la loro importantissima lezione ha contribuito a sviluppare in me una più matura idea di “canzone”, cosa che si può applicare a qualsiasi genere musicale.

MC Citiamo la line up attuale della band?

Gianluigi Girardi: voce maschile solista
Milena Saracino: voce femminile solista
Emanuele Rastelli: chitarre, basso, tastiere, voci growl e pulite
Mattia Stancioiu: batteria e percussioni
I testi e le musiche sono stati scritti da me e arrangiati insieme agli altri membri dei Crown Of Autumn.
Mattia si è inoltre preoccupato di registrare, mixare e masterizzare l’album presso il suo Elnor Studio (Magnago – MI), ma soprattutto si è occupato della produzione artistica di Byzantine Horizons. Diciamo che dopo eterni scambi di opinioni e proposte astruse (le mie), l’ultima parola era sempre sua.
Per fortuna.

MC La copertina dell’album è opera tua. un’immagine suggestiva, un orizzonte inquietante direi, molto cupo e nebbioso…come l’hai scelta e realizzata?

Non lo so nemmeno io 🙂
E’ infatti la prima volta che mi cimento con Photoshop. Anche la cover, come del resto l’album, ha subito una gestazione di anni; continue modifiche, aggiornamenti, ripensamenti, ecc. ecc.
In ogni caso l’idea era quella di creare un “luogo – non luogo” inserito in un “tempo – non tempo”, se così si può dire. Ci sono elementi architettonici di varie città orientali ed occidentali, antichi e moderni, tutti miscelati insieme per dare un effetto si sospensione quasi metafisica alla scena…

MC Quali sono i progetti futuri della band? Sono previsti live per promuovere il nuovo lavoro discografico?

Noi non suoniamo dal vivo, perché siamo TRVE… come i Darkthorne! 🙂
Scherzi a parte, la cosa è piuttosto difficile perché viviamo in città diverse, tutti noi abbiamo i consueti impegni della vita quotidiana e nel poco tempo che possiamo ricavare per la musica, la priorità è sempre riservata alla dimensione dello studio di registrazione che è il nostro habitat naturale. Personalmente mi piacerebbe poter fare alcune date, anche 1 o 2 all’anno, però fatte in un certo modo, nel contesto giusto, altrimenti sarebbe una delusione sia per noi che per chi ci segue. Al momento non escludo nessuna possibilità…

MC Quali sono i vostri contatti sul web per i nostri ascoltatori?

Per contattare la band potete trovarci su Facebook alla nostra pagina ufficiale:
https://www.facebook.com/crownofautumn/
Per acquistare i nostri album potete rivolgervi alla My Kingdom Music:
https://mykingdommusic.net/

MC Grazie per essere stato con noi

Grazie di cuore a voi per il supporto che ci date!

LE INTERVISTE DI OVERTHEWALL: DEATH WALTZ

Grazie alla reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare la versione scritta delle interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni domenica alle 21.30 su Witch Web Radio.
Questa volta Mirella ha intervistato Mirko, fondatore della metal band bresciana Death Waltz.

MC Il vostro progetto musicale si forma nel 2014, quali sono state le vostre precedenti esperienze musicali?

Le nostre precedenti esperienze sono state per me i BigNamy’s Knowledge (Inediti Stoner), per Diego e Jacopo i Bound To Bleed (Inediti Hardcore), per Alberto i Damn (Inediti Hard Rock) e per Stefano tributi metal vari.

MC Vogliamo citare la line up completa attuale?

Jacopo Polonioli (Batteria), Diego Dangolini (Basso), Stefano Comensoli e Mirko Scarpellini (Chitarre) e Alberto Scolari (Voce).

MC Chi scrive musica e testi e quali sono gli argomenti da cui traete maggior ispirazione?

La musica di questo disco è stata scritta da tutti, o partendo da un riff creato in sala prove, poi successivamente lavorato oppure partendo da bozze pre-registrate da me, mentre per quanto riguarda i testi sono tutti opera di Alberto.

MC Nel giugno del 2018 è uscito ufficialmente sia in formato fisico che digitale Born to Burn. Ci parli di questo disco?

Questo disco parla di ribellione e protesta, nel senso che “oggi” con questa vita frenetica si è portati a pensare o peggio a lasciarsi andare, mentre il nostro messaggio è Born to Burn (nati per bruciare), quindi “lasciati scivolare un po’ tutto addosso e combatti, affronta le difficoltà e vivila fino alla fine!”

MC Ai giorni nostri è abbastanza facile avere visibilità, soprattutto per le band underground, tramite i social e le varie piattaforme musicali. Secondo la vostra esperienza è un’opportunità in più rispetto al passato o per certi versi il web può penalizzare?

Ci sono vari pensieri al riguardo: nel nostro caso specifico diciamo che ci stanno aiutando e non poco, infatti dall’uscita del video ufficiale (https://www.youtube.com/watch?v=X-LOB3ZzCPk) abbiamo avuto un picco di follower e ci sono arrivati messaggi da tante parti del mondo (Giappone, Germania, Ungheria, USA). Però non a tutti va bene, diciamo che come per tutte le cose, se ci lavori funziona se non fai nulla diventa complicato; noi, per fare un altro esempio, tramite i social abbiamo trovato Ad Noctem Records di Muriel Saracino che ci sta aiutando molto nella promozione di questo disco!

MC Dove possono seguirvi i nostri ascoltatori?

Su Facebook https://www.facebook.com/deathwaltz.band, su Instagram https://www.instagram.com/deathwaltzband/?hl=it, su YouTube https://www.youtube.com/channel/UC_s4eYbIB-Ei4Nr0WyQtW2A … e in giro per locali.

MC Grazie di essere stati su Overthewall! A voi l’ultima parola!

Grazie mille per lo spazio che ci avete dedicato, continuate a seguirci se lo fate già sui social, altrimenti iniziate a farlo!
Stay Metal, Stay Death Waltz \m/

LE INTERVISTE DI OVERTHEWALL – THE MAGIK WAY

Grazie alla reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare la versione scritta delle interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni domenica alle 21.30 su Witch Web Radio.
Questa volta Mirella ha intervistato Nequam, mente dell’esoterico progetto musicale The Magik Way.

MIRELLA Il progetto The Magik Way nasce nel 1996 ad Alessandria da un’idea di alcuni componenti dei Mortuary Drape, black metal band attiva già dal 1986; ci racconti com’è sorto l’intento di esplorare ancora più a fondo il lato esoterico della musica?

NEQUAM A quell’epoca avevamo dai 20 ai 24 anni di età e già da un po’ di tempo frequentavamo gli ambienti esoterici alessandrini. Ci sembrava arrivato il momento di esplorare nuovi territori musicali e a partire dal 1997, anno in cui abbiamo musicato il “Dracula” del regista teatrale Hermes Beltrame, non abbiamo più abbandonato l’idea di adottare un approccio alla scrittura non dissimile da quello dei compositori di musica applicata. Noi abbiamo maturato l’idea, al netto di 22 anni di attività, che le tematiche esoteriche necessitino di un ventaglio di suoni il più variegato possibile. Ad ogni storia, ad ogni tema, corrisponde il tentativo di trovare i suoni giusti, come se dovessero essi stessi tradurre dei colori o degli odori. Così è nata l’esigenza di creare concept album, ma anche di servirci di altre forme d’arte per il raggiungimento dell’obiettivo. Osservare i metodi di applicazione della musica nel mondo del teatro o dell’arte contemporanea ci ha aiutati molto.

MC Subito dopo la formazione, come ad affermare che The Magik Way non è solo musica ma qualcosa di più ampio e complesso, create “L’Ordine della Terra”, una fondazione che aggrega cultori dell’esoterismo che si confrontano su vari temi in totale anonimato. Potresti spiegare di cosa si tratta?

Risponde la dott.sa Roberta Rossignoli (L’Ordine della Terra):
Accomuna i membri dell’Ordine un regime psichico notturno. Ci guida, inconsciamente, da sempre, un pensiero mitico primordiale il quale ci insegna che la Natura, regolata dalla legge inesorabile della Necessità, è il regno della Morte. Ad ispirarci e condurci verso il suo grembo oscuro è l’ancestrale e archetipica spiritualità della Grande Madre, la Terra, che presiede al ciclo naturale di morte e rinascita: rifugio e nutrimento, sepolcro e culla, elemento primordiale da penetrare e scavare, materia primitiva, luogo del mistero, cavità ed anfratto, grembo abissale negli antichi culti misterici. In questa prospettiva, i misteri eleusini, l’orfismo, il pitagorismo, l’esoterismo sono percorsi di conoscenza e riflessione imprescindibili dove l’iniziazione è di per sè una morte simbolica, mimetica della catabasi di Demetra, della discesa nelle profondità ctonie della Grande Madre. Conoscere e riconoscere uno stato di coscienza originario, la cui realtà è eterno divenire, crescere e sfiorire, splendere per spegnersi, è un’indagine conoscitiva a circuito chiuso; è il nostro alambicco per un’alchimia interiore. Nella nostra claustrofilia, cultori di una religione della morte, intesa come ritorno al sè, come restituzione intima e profonda in un dialogo incessante con le leggi della natura, ci rivoltiamo contro maschere e menzogne per ritrovarci.

MC La band muove i primi passi nel mondo underground in maniera schiva, misteriosa, come a non volersi immediatamente rivelare al pubblico. Una sorta di rifiuto a concedersi totalmente? Come si svolgevano le prime esibizioni dei The Magik Way?

NEQUAM  Le performance, specie nel periodo 2000-2010 non erano pubblicizzate ma rientravano in un’idea di happening improvvisato… i nostri punti di riferimento in quegli anni erano il Living Theatre, La Fura dels Baus, la più radicale Marina Abramovic del periodo pre-Ulai e un certo metodo “anarchico casuale”, per dirla alla John Cage. Non eravamo interessati a mostrarci, se non nell’atto creativo. Questo atteggiamento, molto lontano dall’idea classica di band (che fa concerti, realizza dischi, si mostra) ha comportato un sostanziale allontanamento dalle “scene”, se intese nell’accezione più tradizionale appunto. In realtà abbiamo prodotto tantissimo: in campo musicale (performance improvvisate, rumorismo, commenti sonori per mostre), pittorico (leggendarie le opere realizzate da Azàch, con sangue e bile di pollo, commentati da suoni disturbanti), numerose video-installazioni, performance sul limite umano, alla stregua della body art e i linguaggi post-human, ma sempre in chiave esoterica. Ogni nostro lavoro, musicale e non, ha sempre evidenziato il nostro desiderio e la nostra necessità di creare habitat, luoghi contenitore dove creare. Famigerati sono i siti dove siamo stati stanziali, in aree dismesse o sotterranee, vere e proprie scatole cosmiche, macchine teatrali dove agire indisturbati. Chiunque li abbia visti li ricorda come luoghi particolari, energetici, densi. La sperimentazione è continuata in quella chiave per circa 10 anni, sino al 2012 anno in cui Marco Cavallini (Sad Sun Music) e Francesco Palumbo (My Kingdom Music) non ci hanno contattati per riportarci alla produzione discografica, nel senso più o meno canonico.

MC Nel 2017 la grande svolt: in un Auditorium presentate il DVD Ananke, mostrandovi finalmente dopo vent’anni di mistero. Come mai questa decisione?

NEQUAM  Ananke è un’opera importante. Intanto perché vede la partecipazione della dott. sa Alexandra Rendhell, medium e antropologa portatrice di un’energia positiva e potentissima. La sua presenza non è casuale, ma accade per i festeggiamenti durante il Ventennale dell’Ordine della Terra. Il suo lavoro, così come quello dell’illustre padre Magister Fulvio Rendhell, è stato di fondamentale importanza nella creazione dei The Magik Way. Sul DVD appare in qualità di voce monitante, impegnata nelle letture e citazioni selezionate dalla dott.sa Rossignoli. Inoltre presentiamo al pubblico una nostra nuova concezione, antitetica rispetto al passato dove ogni cosa era celata… e cioè mostrarsi in toto, manifestando la necessità di aprire il sipario, con l’obiettivo di essere visti. Il DVD è infondo una grande installazione a forma di quadrato, centripeta e avvolgente. Risente della perentorietà del titolo, laddove Ananke in greco indicava la forza esercitata dalla Natura nell’autodeterminarsi degli eventi.

MC Da allora cos’è cambiato nella band?

NEQUAM La nostra band è un organismo vivente in continua mutazione. In 22 anni nessun membro ha abbandonato sbattendo la porta, ma talvolta sospendendo per esigenze personali. Ad oggi comunque, ogni membro partecipa, anche a distanza, ad ogni lavoro. Uniti da una grande amicizia e vivo desiderio di sperimentazione, siamo disposti a trasformarci, mutando strumenti, talvolta persino costruendoceli e in definitiva costruendo noi stessi. L’obiettivo è solo e sempre la resa finale. Da quando nel 2012 abbiamo ripreso l’attività discografica indubbiamente c’è più lavoro, anche di comunicazione. Non ci spaventa, lo facciamo (io in prima persona) con entusiasmo e ben consapevoli della fortuna che abbiamo ad avere un seguito di veri appassionati dai quali riceviamo rispetto e stima. Non smetteremo mai di ringraziarli per questo.

MC Come nascono i brani dei The Magik Way? C’è una fonte d’ispirazione costante per le vostre opere?

NEQUAM A seconda dell’opera. Il regno animale, la natura, l’introspezione: qualunque cosa possa risvegliare il nostro “daimon”. Attraverso le nostre opere noi poniamo domande a noi stessi. Creiamo scenari nel tentativo di descrivere le forze che ci circondano e che di tanto in tanto ci compenetrano.

MC Chi scrive la musica e i testi?

NEQUAM La musica la scrivo io (salvo alcune eccezioni, ad esempio l’uso dell’improvvisazione). Ho un approccio, specie ultimamente, molto essenziale. In casa ho uno studiolo dove compongo, dove realizzo sostanzialmente la pre-produzione. Il mio rapporto con la musica è a dir poco maniacale. Nonostante io abbia un lavoro, degli affetti, una vita come chiunque altro, quando sono in fase ideativa vivo in una dimensione alterata (o chissà, forse l’unica dimensione reale che io possa provare). Giorno, notte, ogni momento è buono per rimuginare. Potrei forse definirmi così: un rimuginatore di musiche, più che un autore! I testi invece possono provenire da me, come dall’Ordine della Terra (vedi nel caso dello Split-cd con i Malvento uscito il 23 dicembre) dove sono stati scritti da Roberta Rossignoli in prima persona. Credo sia pensiero comune in noi, il desiderio di utilizzare la lingua italiana in una chiave evocativa. Come i greci usavano le gutturali per descrivere qualcosa che sfuggisse al controllo dell’uomo, anche la lingua italiana è ribollente di termini possenti e schioccanti. Proviamo ad usarli, a tramarli, così da sempre.

MC Quali sono i progetti futuri della band? So che ci saranno parecchie novità.

NEQUAM Il 23 dicembre è uscito lo split-cd con i Malvento dal titolo Ars Regalis, un bellissimo esperimento di fusione tra due band che hanno in comune la voglia di sperimentare… e a tal proposito vorrei ringraziare Zin e i Malvento così come Roberto Mura dell’etichetta Third I Rex, tutte persone molto in gamba con le quali è stato bello creare! Un lavoro a quattro mani incentrato sul tema del Mercurio Alchemico. Poi ci sarà, verso febbraio/marzo circa, un’altra sorpresa che però non posso proprio svelare, un altro esperimento che ci ha permesso di collaborare con un grande nome della musica oscura. E poi avremo i restanti mesi del 2019, dove saremo impegnati nella registrazione del disco nuovo. Insomma, ne vedrete e sentirete delle belle!

MC C’è un sogno, o forse è meglio dire un obiettivo che vi siete prefissi e che vorreste si realizzasse con la musica?

NEQUAM Il nostro unico sogno è sempre stato di poter fare al meglio quello che stiamo facendo ora. Speriamo di poter continuare così, con qualcuno disposto ad emozionarsi ascoltando la nostra musica. Sinceramente non chiediamo di meglio.

MC Grazie di essere stato con noi

NEQUAM Grazie a voi per lo spazio concessoci, un saluto e un abbraccio a tutti quelli che ci seguono.

NECRODEATH

Tutti i colori del buio: intervista ai Necrodeath

Di recente, abbiamo avuto la bella possibilità di scambiare quattro chiacchere con Peso, il drummer dei Necrodeath: un pezzo di Storia dell’heavy italiano. E ne sono venute cose molto interessanti.

Dire Necrodeath è dire storia del metal italiano, non solo black: volete ripercorrerla dagli inizi?

Rientrammo nel febbraio del 1984 dal concerto dei Venom (con Special guest i Metallica) e durante il tragitto decidemmo che anche noi dovevamo avere una band e fare tutto quel casino! Nacquero cosi i Ghostrider, con i quali registrammo un demo-tape. L’anno dopo iniziammo ad avere le idee più chiare su cosa volevamo comporre e cosa volevamo esprimere: decidemmo così di cambiare nome in Necrodeath, per mostrare tutta la nostra rabbia attraverso la musica estrema, prendendo spunto dalle ondate Black e Thrash che arrivavano dall’estero, e con il primo demo tape ufficiale The Shining Pentagram ricevemmo la prima recensione positiva su Rockerilla, l’unica testata nazionale che in quel tempo trattava il metal. All’estero fummo parzialmente stroncati, come i nostri colleghi italiani Bulldozer e Schizo, ma alla fine riuscimmo a imporre nel metal underground internazionale anche la nostra personalità.

Quale è la vostra formazione musicale e da quali ascolti provenite?

Tutti i componenti dei Necrodeath, sia i vecchi che quelli che hanno seguito poi la formazione negli anni, hanno tutti una formazione prevalentemente rock-metal, nessuno viene dal jazz o dal rap. Io personalmente nasco come fan degli AC-DC, degli Iron Maiden, dei Kiss e poi, piano piano, mi sono avvicinato a sonorità più veloci ed oscure, partendo dai Raven, dai Motorhead, per poi innamorarmi dei mitici Venom! Avere avuto Mantas nei nostri studi di Rapallo, qualche anno fa, a registrare con noi un singolo, è stato per me molto emozionante: mentre pranzavamo, gli ho detto che quel 4 febbraio del 1984, mentre andavo a vederli all’allora Palatenda di Milano, mi ha cambiato la vita e lui mi ha risposto che la stessa cosa l’ha provata andando da ragazzo a vedere i Judas Priest. Comunque, ritornando alla tua domanda, sì: siamo tutti dei rockettari incalliti…

L’oscurità in musica: quali sono, secondo voi, i capisaldi assolutamente da avere del dark sound?

Beh, innanzitutto l’oscurità nella musica la trovi nelle atmosfere, ma anche nelle note che vai a utilizzare: le dissonanze, gli accordi minori, ma soprattutto per quanto ci riguarda il tritono, sono chiaramente le armi migliori che puoi utilizzare se vuoi proporre un sound del genere; ma i Necrodeath non sono fatti solo di queste prerogative, perché anche la velocità dei riff in contropennata è sempre stata una nostra caratteristica. Chi ha fatto partire queste idee, magari senza eccedere nella velocità – ma, da lì in poi, una volta imparata la lezione, si sarebbe iniziato a correre – sono i Black Sabbath, di sicuro i capisaldi del genere Heavy Metal in generale.

Cosa pensate della scena black italiana di oggi (ligure, italiana e mondiale)?

Beh, non seguo più molto la scena, se devo essere sincero; le mie preferenze rimangono ancorate ai gruppi degli anni ’80, in particolare del thrash, come Slayer, Exodus, Destruction, Voivod, Kreator, Celtic Frost, Possessed, senza dimenticare comunque i già citati Venom e i primi Metallica. A livello ligure ti posso citare però i Damnation Gallery di Chiavari, che hanno sicuramente sonorità molto scure e, invece, il ritorno degli amici Hate di Genova, per quanto riguarda un sound piu hard rock / metal.

Quali ricordi della Brignole anni Ottanta portate con voi?

Ecco, proprio i ricordi che ho li condivido con gli Hate: allora loro erano i caposcuola del metal e con loro abbiamo appunto debuttato nel 1986 al Teatro Verdi di Sestri Ponente, facendo ben 700 paganti, cose impensabili oggigiorno. Comunque, la cosa che ricordo più volentieri era proprio il rituale del sabato pomeriggio, dove ci si ritrovava per acquistare il disco che sapevi era uscito: vi era una cultura musicale molto spessa e ognuno sapeva bene di cosa parlare, se ci si inoltrava in un discorso. Purtroppo la stessa cultura musicale di allora non puoi paragonarla, oggi, alle nuove generazioni, che, nonostante abbiano la potenzialità di sapere tutto con un clic (cosa per noi allora impossibile, ma era forse la ricerca la nostra forze) alla fine non sanno un cazzo, e i risultati si vedono…

The Dark Side of the Moon: che cosa rappresenta per voi?

Un grande disco: insieme a Pier (Gonella) dei Necrodeath abbiamo progettato, tempo fa, una rivisitazione, ribattezzata The Black Side of the Moon, la parte oscura di ognuno di noi. Dovremmo esporla al sole di più sinceramente, invece di nasconderla sempre di fronte a tutti e tutto

Quali sono i vostri progetti futuri?

Attualmente finire le date del tour di The Age of Dead Christ, il nostro album uscito quest’anno, e poi a febbraio daremo una simpatica news che svelerà i nostri planning.

Grazie e a presto!

Grazie a te e per chiunque volesse seguirci il nostro sito è: www.necrodeath.net.

LE INTERVISTE DI OVERTHEWALL – LAST RITES

Grazie alla reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare la versione scritta delle interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni domenica alle 21.30 su Witch Web Radio.
Questa volta tocca i savonesi Last Rites.

MC Su Overthewall ospiti i Last Rites: con noi Dave, leader e portavoce della band. Partiamo dall’inizio, quando i Last Rites si formano a Savona già nel 1997. Com’è nata l’idea della band? Avevate già avuto esperienze precedenti nell’underground?

La band è stata formata da me e Jan, il primo chitarrista; si suonicchiava in qualche piccola band improvvisata, ma nulla di serio: i Last Rites sono nati sulla scia di album quali “Somewhere out in space”, “Glory to the brave”… suonavamo Power Metal agli esordi poi, dopo l’abbandono del cantante, io passai anche al microfono ed il suono si spostò verso il Thrash, la nostra passione principale.

MC Nel corso degli anni sono arrivate parecchie soddisfazioni ( nel 2001 vincete un concorso per band emergenti e nel 2004 siete stati selezionati tra le 10 Thrash Metal band più promettenti del panorama italiano) e queste sono senza dubbio degli input che vi hanno permesso di credere sempre di più in ciò che stavate facendo. Qual’è stata la più grande gratificazione che avete ricevuto in questi anni?

Non saprei, ma sicuramente l’articolo su Metal Hammer è stata una piacevole sorpresa; comunque la soddisfazione più grande penso sia ricevere dei bei complimenti per il proprio lavoro.

MC Nemesis è il vostro terzo full-length e celebra i vent’anni di attività della band. Mi parli di questo nuovo lavoro discografico?

Nemesis segna un traguardo importante per la band! E’ stato voluto fortemente da me principalmente per festeggiare in maniera degna i nostri vent’anni di attività.
Contiene cinque pezzi inediti e tre canzoni nuovamente registrate per l’occasione. Tra gli inediti, Fallen Brother è un brano particolare perché è stato scritto in origine da me e Vic Mazzoni, amico e talentuoso chitarrista che non c’è più…

MC Nemesis parla di angoscia e oppressione ma racconta anche del ruolo che ricopre l’uomo all’interno dell’universo, della lotta tra il bene ed il male. Chi ha scritto i testi e da che cosa avete tratto ispirazione per le tematiche?

I testi sono stati scritti da me, Fens ed il Bomber: principalmente parlano del male di vivere, della lotta tra il bene e il male ma anche di morte, depressione, del mondo che ci circonda; il testo che ha ispirato la copertina (Ancient Spirit) parla della ricerca di uno stadio superiore dell’uomo, attraverso un percorso spirituale, fisico e mentale.

MC Ci saranno live a promuovere Nemesis?

Stiamo già promuovendo l’album da un annetto ormai, ma sicuramente ci saranno altre date.
Abbiamo suonato il 23 novembre all’Exenzia club di Prato, il 15 dicembre saremo a Savona al Raindogs Club, in compagnia degli amici Sex’n’Violence e Perceverance, ed il 2 febbraio saremo nuovamente in Toscana al Circus di Scandicci per il primo MASD Records Festival.

MC Che rapporto avete con il pubblico che vi segue? Vedete dei riscontri tra il numero dei followers sui social e il pubblico presente ai vostri live? Sono realmente attivi a sostenere la band anche dal vivo?

I social sono un po’ “aria fritta”, perché non rispecchiano assolutamente la realtà delle cose, anche se sono sicuramente potenti mezzi di comunicazione. In generale la situazione non è delle più rosee, i live sono spesso semi deserti ma noi stringiamo i denti!

MC Dove i nostri ascoltatori possono seguirvi?

Principalmente su facebook (http://www.facebook.com/lastrites0), sul notro canale youtube (http://www.youtube.com/user/lastrites0) e su bandcamp (http://lastrites0.bandcamp.com), dove si può trovare anche molta musica scaricabile gratuitamente!
Iscrivetevi ai nostri canali per ricevere tutte le news!

MC Grazie di essere stato con noi. A te l’ultima parola per chi ci ascolta.

Grazie per l’opportunità ed il supporto, invito tutti a dare un ascolto alla nostra musica, non ne rimarrete delusi!
Belin Metal Rules!

Ieri e oggi: intervista agli Hate

Un pezzo di storia del metal italiano. Questo sono gli Hate, esponenti oltretutto di una scena (quella ligure, e genovese nella fattispecie) da sempre viva e florida. Abbiamo potuto incontrarli e parlare con Enzo Vittoria.

ME Prima di tutto, la vostra storia: il vostro primo lavoro sulla lunga distanza è uscito in questo 2018, ma i vostri primi due demo risalgono alla seconda metà degli anni Ottanta…

Siamo nati come trio nel 1983: Enzo, Luca e Dido e dopo un esordio come supporto ad un gruppo più avviato abbiamo aggiunto Daniele alla formazione. Tra il 1984 e ’85 abbiamo sfornato pezzi e live a Genova e in festival fuori Genova poi nell’86 registrammo il primo demo formato da 8 tracce. Qualche live e nell’87 entrammo in studio per un altro demo di sole 4 tracce. Ci fu poi uno stop per la mia partenza per la leva obbligatoria a marzo ’87 e riprendemmo a fine ’88. Purtroppo la morte prematura di Daniele a giugno ’89 chiuse il capitolo Hate. A distanza di tanti anni abbiamo avuto la necessità di ritornare sui nostri passi perché, se pur breve, la nostra carriera aveva lasciato un segno e un seguito. Ci siamo riuniti io e Dido e abbiamo creato questo album con pezzi più maturi rispetto a quando avevamo tra i 15 e i 18 anni. Luca è rientrato nel gruppo rimettendosi in gioco dopo anni di stop ed è ripartito il motore Hate.

ME Volete parlarci della lavorazione di Useful Junk? In particolare, che cosa rappresenta questo disco per voi e nel vostro percorso artistico?

È stata una lavorazione lunga iniziata due anni fa, in quanto i tempi da dedicare al progetto erano limitati. Principalmente io componevo la tracce e le elaboravamo e registravamo nel nostro home studio. Dopo circa un anno e più di registrazioni siamo arrivati al mixing in studio. Sinceramente io volevo regalare ai vecchi fans un prodotto nuovo e registrato bene (a differenza dei nostri demo). Il gruppo (a parte io e Dido) era ancora da creare per eventuali live ma l’arrivo di Luca ha scatenato la macchina Hate e siamo ripartiti alla grande.

ME Che cosa sono per voi hard rock e metal? Qual è stata la vostra formazione musicale e oggi quali dischi preferite ascoltare?

Fondamentalmente l’hard rock ha significato più ampio e origini più vecchie rispetto al metal prettamente anni ’80 e più circoscritto. Personalmente ci reputiamo una hard rock band perché non facciamo il classico metal tipo Judas priest, Dio, Iron Maiden, ma vestiamo un genere derivato dal rock n roll e delineato da gruppi come Kiss, Motley Crue, Ratt, per arrivare a toccare generi più verso gli anni ’90 come gli Audioslave. La nostra formazione è: Enzo Vittoria basso e voce, David Caradonna chitarra, Luca Lopez batteria e Sebastiano Rusca chitarra. In aggiunta alla line up abbiamo due coriste per i live sessions: Martina Nuovo e Stefania Prian.

ME Cosa ricordate della scena heavy – italiana e genovese – degli anni ’80?

Abbiamo bellissimi ricordi vissuti. Erano gli anni in cui il genere spaziava anche in Italia, spinto ovviamente dal fenomeno mondiale. Si riempivano i teatri nonostante non esistessero social o vetrine, solo con la pubblicità ed il passaparola. C’erano tanti festival che radunavano il popolo metal e compagnie di metallari e rocker ovunque e si viveva di prepotenza.

ME Se doveste dare consigli ad un giovane ascoltatore che sta iniziando adesso a appassionarsi, quali sono i dieci dischi fondamentali che gli suggerireste?

Beh, per me il pezzo hard rock per eccellenza che mi ha cambiato la vita è stato Helter Skelter dei Beatles… da lì in poi Led Zeppelin e via di seguito fino ad arrivare agli anni ’80, quando ho preso coscienza che amavo quei suoni distorti. Diciamo che i 10 dischi che devi avere sono: 1) AC/DC, Highway to hell e Back in black; 2) il primo degli Iron Maiden (anche se non li apprezzo tanto); 3) Ratt, Out of the cellar; 4) Wasp, omonimo; 5) Van Halen, omonimo 1978; 6) Aerosmith, Rocks; 7) Motley Crue, Shout at the devil; 8) Kiss, Detroit rock city e 10) Def Leppard, Hysteria.

ME I vostri progetti futuri?

Per il futuro cercheremo di mettere in cantiere un altro album prima possibile, dobbiamo solo iniziare le registrazioni ma non facendolo di lavoro i tempi si allungano. Abbiamo alcune date live anche insieme ai Necrodeath, vecchi amici che avevano esordito come nostro gruppo di supporto nel ’86.

LE INTERVISTE DI OVERTHEWALL – FANTASIMA

Grazie alla reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare la versione scritta delle interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni domenica alle 21.30 su Witch Web Radio.
Questa volta è il turno dei romani Fantasima.

MC Stasera ospite un band con un sound molto particolare. Con noi Chris portavoce de i Fantasima. Come nasce questo progetto e quali sono le vostre precedenti esperienze musicali?

Il progetto nasce dal bisogno di raccontare,di raccontarsi e di dedicare uno o più momenti di silenzio e condividerli con spiriti leggeri che non hanno paura di fermarsi ed ascoltare

MC I Fantasima sono composti da tre musicisti. Citiamo anche gli altri membri del trio?

Artifex alla batteria e Maxbax al basso completano la band insieme a me, Chris, alla chitarra

MC In dialetto siciliano “fantasima” sta ad indicare uno spettro o comunque una presenza inquietante. Anche da voi è così e perché avete scelto questo nome per la band?

La “nostra” Fantasima ha le sue radici in Molise ed è molto legata alla figura della donna vampiro, questo molto prima che Bram Stoker scrivesse il suo Dracula. La donna prendeva i viandanti od i contadini i quali, impossibilitati a tornare a casa per questioni meteorologiche a tarda sera o per mettere in sicurezza i propri animali, si attardavano, trovandosi costretti a dormire all’aperto. Nelle altre regioni la sua figura è molto più leggera ma in Molise ha un forte contenuto spettrale. Artifex ed io poi siamo di famiglia sannita e questi luoghi li conosciamo e li rispettiamo da sempre.

MC Chi vi ascolta si immerge inevitabilmente in un’atmosfera quasi mistica, questa è la sensazione immediata che ho provato. Come nascono le vostre melodie e da cosa sono ispirate?

Sembrerà strano ma non nascono da jam. Parliamo molto tra noi riguardo il concept dell’album ed a questo segue un’idea che può partire dalla mia chitarra, dal basso o dalla batteria. Molto del lavoro però viene fatto da ciascuno di noi in solitudine e poi riportato e discusso durante le prove.

MC Notte è il vostro secondo lavoro discografico, pubblicato quest’anno. Parliamo di questo album che oserei definire un viaggio…

Viaggio è il termine esatto. Il viaggio notturno su un sentiero sino alle luci dell’alba, circondati dal buio, dal nulla. Resta una metafora della vita, fondamentalmente non siamo soli? Alla fine di tutto la vita non ha lieto fine. Perdiamo amici, persone care, tutto è provvisorio ma, nonostante questo, ci alziamo e lottiamo tutti i giorni. Un’incomprensibile senso di rivalsa nei confronti della decadenza di ciò che ci circonda è insita nell’animo umano. Il coraggio è nel non fermarsi, nel continuare a camminare anche nei momenti più bui, di Notte.

MC Nel brano “Dea Mia” si aggiunge al trio un altro musicista. Ci parli di questa collaborazione? Com’è nata?

Si tratta di Peter Verwimp, anima del progetto solista Ashtoreth e chitarrista dei deathers belgi Emptiness. Ci siamo incontrati online e da subito è nata una forte sintonia. La sua ambient è introspettiva, profonda, meravigliosamente pagana. Impossibile non chiedergli una sua presenza su un nostro brano. L’ha ascoltato ed accettato subito. Ne siamo felici, sembra davvero parte integrante della band. Cercate lui o Ashtoreth su Facebook, non ve ne pentirete .

MC Cosa vorreste fosse maggiormente percepito da chi ascolta la vostra musica?

Non vogliamo influenzare sensazioni ma vorremmo dall’ascoltatore che avesse la pazienza di farlo chiudendo gli occhi e lasciandosi andare. Doniamo una quarantina di minuti fuori dalla quotidianità. Quaranta minuti di benvenuto in un mondo altro.

MC Cosa c’è nel futuro dei Fantasima?

Date in promozione per il nuovo album, sicuramente, e da dopo l’estate cominceremo a pensare al terzo lavoro .

MC Dove i nostri ascoltatori possono seguirvi?

Su www.facebook.com/lafantasima troverete tutto ciò che riguarda la band. Un vostro Mi Piace e la condivisione della pagina nel suggerirla agli amici per noi sarebbe un grosso aiuto, davvero. Scriveteci, noi rispondiamo a tutti senza problemi e le sensazioni di chi ascolta o si interessa alla band vanno oltre alle vendite del nostro lavoro.

MC Grazie di essere stato con noi! A te l’ultima parola!

Grazie Mirella, grazie davvero. Permettimi di segnalare anche il link della nostra label del buon Daniele Uncino, la Hellbones Records, la quale ci ha dato una fiducia che speriamo di ripagare piano piano.

LE INTERVISTE DI OVERTHEWALL – POWERDRIVE

Grazie alla reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare la versione scritta delle interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni domenica alle 21.30 su Witch Web Radio.
Questa volta è il turno dei rockers liguri Powerdrive.

MC I Powerdrive nascono nel 2013 in Liguria e iniziano immediatamente a comporre musica originale. Ci raccontate com’è andata?

PD A dir la verità nel 2013 eravamo tutta un’altra formazione, sono rimasto solo io che sono il cantante. I primi pezzi erano più doom, stile primi Black Sabbath, Saint Vitus.
Poi nel 2015, per diverse vicissitudini, ci siamo sciolti per qualche mese e poi si sono uniti Robertino e Paolino provenienti dagli Sfregio e abbiamo cambiato genere, ci siamo avvicinati più all’hard rock/metal primi anni 80, tipo Saxon e simili.

MC Nel 2015 alcuni membri della line up originaria se ne vanno e la band si ferma per un breve periodo ma nello stesso anno subentrano nuovi musicisti a sopperire alla perdita. Citiamo la line-up attuale dei Powerdrive?

PD Machinegun Miche alla voce, Ylme alla batteria, Grinder al basso, Dr. Rock chitarra e ultimo aggiunto Jacopo sempre alla chitarra.

MC Vi distinguete per il vostro stile hard & heavy che è stato paragonato gli Ac/Dc,ai Motorhead e ai Wasp. Brani immediati che entrano immediatamente in testa. Come nasce un brano dei Powerdrive?

PD Di solito i chitarristi, o in questo caso anche in bassista, portano dei riff in sala prove: si sentono tutti assieme e si fanno modifiche per creare corpo al futuro pezzo.
E’ un lavoro comune che facciamo in sala prove, ci riesce facilmente perché abbiamo una buona intesa fortunatamente e poi non ci piace ricamare troppo, rimaniamo semplici e grezzi.

MC Dopo “On the run”, vostro primo mini cd pubblicato nel 2016, arriva quest’anno il vostro primo full length “Rusty Metal” che ha fatto il pieno di recensioni positive. Ci parlate della realizzazione di quest’album?

PD Innanzitutto salutiamo Cristiano, il nostro ex chitarrista il quale ha composto diversi brani che sono presenti in Rusty Metal.
Le registrazioni sono state abbastanza rapide, abbiamo deciso di registrarlo in presa diretta (praticamente un live in studio), a parte le voci, gli assoli e gli arrangiamenti delle due chitarre che sono stati aggiunti in un secondo momento. In 4 o 5 giorni abbiamo completato tutto, non è stato facilissimo me ci siamo riusciti.

MC Ci sono già delle date stabilite per vedervi suonare dal vivo?

PD Sì queste: 8 dicembre @ Genova – Crazy Bull; 15 dicembre @ Verona – The Factory; 4 maggio @ Padova – Dakota; 11 maggio @ Genova – L’Angelo Azzurro; 18 maggio @ Imperia – Babilonia

MC Si parla spesso di supporto alle band. Che rapporto avete con il pubblico che vi segue?

PD Abbiamo un ottimo rapporto con i nostri fans in Liguria e speriamo a breve di ampliare le nostre conoscenze anche in altre regioni.

MC Vi faccio questa domanda ma credo di sapere già la risposta: qual’è la dimensione ideale per i Powerdrive? In studio o il palco?

Chiaramente il palco, la versione live è quella che preferiamo! Questo, ovviamente, comporta un lavoro importante in sala prove, così da arrivare sui palchi carichi e preparati.

MC Quali sono i contatti sul web per seguirvi?

PD Ci trovate su Facebook scrivendo Powerdrive Savona, su Bandcamp e a breve anche su Instagram e ITunes.