TREVOR AND THE WOLVES

Quando si intervistano personaggi come Trevor, non bisogna nemmeno introdurli, ma solo mettersi comodi e leggere cosa dicono, e Trevor ha molto da dire, sia sul suo ultimo progetto che sul resto.
Buona lettura.

ME Ciao. Ci racconti come nasce questo progetto ?

TREVOR: Ciao ragazzi, intanto grazie per quest’opportunità. Un saluto a tutto lo staff di MetalEyes e a tutti i lettori.
Trevor and the Wolves è il mio progetto solista, lontano dai miei Sadist. Ho voluto mettere in piedi questa nuova avventura con lo scopo di fare qualcosa di alternativo alla mia band principale, pur restando consapevole che sono nato come cantante death metal e voglio restare tale. L’hard rock, l’heavy classico appartengono a tutti noi che ascoltiamo musica da fine anni settanta, era mia intenzione fare qualcosa che fosse legato a quegli anni e credo che Road to Nowhere rispecchi appieno tali sonorità. Si tratta del mio album solista, ma che al tempo stesso richiedeva il supporto di una band che potesse sposare il progetto stesso, e così sono nati i “miei Wolves”, musicisti di ottima caratura tecnica, scelti non sono per le loro capacità sul singolo strumento ma perché si tratta di grandi amici prima di essere esecutori. Da subito c’è stato buon feeling e anche in sede live abbiamo sperimentato l’amalgama e l’amicizia che ci portiamo sul palco. Avere buona attitudine e il giusto approccio è basilare per una band rock.

ME Quali sono state le influenze musicali che sono confluite nel lavoro?

TREVOR: Come detto, Road to Nowhere è un album hard’n’heavy che rispecchia i canoni del genere, sia musicalmente parlando che attitudine. I rimandi sono quelli che ci portano indietro nel tempo, nonostante la produzione curata da Tommy Talamanca nei Nadir Studios sia da considerarsi assolutamente odierna. Gli stilemi dell’hard rock richiedevano un mixing acustico, suonato con cuore e passione. Sono davvero soddisfatto del lavoro venuto fuori, non ho nulla da recriminare e questo è ciò che più conta. Devo fare i miei più sinceri complimenti alla band e a tutte le persone che hanno lavorato duro per la realizzazione di questo disco. Road to Nowhere è da considerarsi un album a km 0, visto che tutti i miei collaboratori, oltre ad essere persone preparate e professionalmente parlando molto serie, sono anche ottimi amici e che non sono solo vicini affettivamente. Matteo Siri ha diretto il video di Burn at Sunrise così come il secondo che uscirà a breve, di cui non voglio svelare altro, Ennio Parodi si è preso cura di tutto il set fotografico, mentre Eloisa Parodi e Manuel Del Bono hanno lavorato a quattro mani su tutta la parte grafica. Ne è scaturito un gran lavoro da parte di tutti che mi rende orgoglioso. Infine la produzione esecutiva del disco fatta da Nadir Music S.R.L. Ad arricchire il disco sono intervenuti alcuni super musicisti che hanno voluto partecipare alla realizzazione di questo mio sogno, grandi nomi come quelli di Christian Meyer batterista di Elio e le Storie Tese, Stefano Cabrera violoncello dei Gnu Quartet, Paolo Bonfanti, chitarrista e bluesman apprezzato anche oltreoceano, Grazia Quaranta con la sua voce blues/soul (ascoltare per credere), Francesco Chinchella e Daniele dei Winterage, rispettivamente alla ghironda medioevale e cornamusa. Ne è scaturito un gran lavoro grazie anche a loro.

ME Dopo anni di permanenza e di duro lavoro in campo musicale cosa pensi della musica e dell’industria musicale?

TREVOR: Purtroppo non penso bene, sono un pessimista di natura e ovviamente spero di sbagliarmi. Questo non vuol dire che bisogna gettare la spugna anzi, siamo tutti tenuti a fare di più, tuttavia temo che per troppi anni nel nostro paese si sia pensato che il metal fosse divertimento, sono stati persi almeno vent’anni di lavoro e questo si ripercuote sulla nostra scena musicale. L’industria musicale è in netta crisi ormai da anni, non crediamo però che il nemico numero uno sia la masterizzazione, il download o i siti digitali, anzi la fortuna del nostro genere è quella che il feticcio fisico tiene ancora. Il male peggiore è il cambiamento storico e generazionale oltre che l’over offerta, negli anni ottanta le nuove uscite erano venti/trenta l’anno, mentre oggi parliamo di centinaia in un solo mese, è una cosa scontata, la carcassa è divisa da più predatori. Poco importa, ho le spalle larghe e non ho assolutamente voglia di alzare la bandiera bianca, anzi il vessillo col teschio pirata è sempre issato.

ME Se dovessi dare la definizione di metal cosa diresti?

TREVOR: Cuore, passione, fede, spirito di sacrificio, ore di sala prove, adrenalina incontenibile che sconvolge il tuo modo di essere. Credetemi, il metal non è per tutti, bisogna averlo dentro, non si è mai trattata di una moda. Il mio modo di vivere il metal è sempre stato molto viscerale, così come per la squadra del cuore, non puoi concederti alcun tradimento.

ME La musica può essere quindi uno stile di vita?

TREVOR: Assolutamente sì, specie come detto nel caso del metal, e comunque nelle forme di rock. Sono sempre più felice e soddisfatto di appartenere ormai da tanti anni a questo mondo, appartengo al metal e il metal appartiene a me!

ME Quali obiettivi ti poni con questo nuovo progetto?

TREVOR: Sto raggiungendo i miei primi cinquant’anni, sarebbe stupido vivere di sogni e illusioni, questo non significa essere disincantati, a volte sognare è bello ma bisogna sempre avere almeno un occhio aperto che ti possa far vivere le emozioni con i piedi saldi a terra. Non mi sono posto alcun obiettivo se non quello di fare le cose al meglio e di lavorare sodo sulla promozione dell’album. Una cosa è certa, Road to Nowhere non sarà un capitolo isolato, anzi a dire il vero sto già pensando a un nuovo full length anche se ora è forse prematuro, visto che oltre alla promozione del disco appena uscito sono impegnato anche con la stesura dei brani relativi al nuovo album Sadist; insomma si tratta di una bellissima catena di montaggio!

ME Il bellissimo video di Burn At Sunrise è stato girato in posti a te molto cari…

TREVOR: Il progetto Trevor and the Wolves da una parte nasce per soddisfare la mia voglia di fare qualche passo indietro nella mia storia di musicista, di metalkids, di ascoltatore, dall’altra posso confermare che si tratta di un omaggio alla mia terra. Il videoclip di Burn at Sunrise ne è la prova: nonostante a tratti alcune riprese ci rimandino al Nord America in realtà siamo sull’Appenino Ligure in luoghi a me molto cari, avvolti da un fascino incredibile. Ma non è tutto, il brano di chiusura Unforgivable Mistake si riferisce al “Road to Nowhere”, lungo viaggio che mi ha portato in giro per il mondo, a visitare posti incantevoli ma che, al tempo stesso, mi ha ricordato ancora una volta che non c’è partenza più bella del ritorno a casa!

ME In Italia è possibile fare metal di buon livello?

TREVOR: Assolutamente sì, il metal è arte e non dobbiamo dimenticarci che l’Italia è un paese di grande cultura e arte. Purtroppo non abbiamo supporto dai media di maggior rilevanza ma questa è storia vecchia, fortuna che abbiamo imparato a camminare con le nostre gambe. Nel nostro paese abbiamo grandissime band che suonano ogni giorno in anguste sale prova. Dovremmo solo cercare di essere più uniti, specie tra le band più giovani. Quello che di certo fa male alla scena musicale è l’assenza quasi totale di cooperazione, l’unione fa la forza non è solo un proverbio.

ME Grazie mille. Ciao.

TREVOR: Grazie a te e tutta la redazione, un forte abbraccio a tutti voi e ai lettori di MetalEyes, ci si vede on stage e come sempre… In alto il nostro saluto!!
Trevor

GABRIELS

I progetti musicali che sondano territori ancora inesplorati, se coadiuvati da una spiegazione risultano ancora migliori, come l’opera del siciliano Gabriels, Concerto For Syntherziers And Orchestra in D minor Op.1, uscito per Diamonds Prod.
Prog, musica classica e tanto altro, come ci spiega bene lo stesso Gabriels nelle righe qui sotto.
Grazie a Gabriels e a Nadir Music.

ME Come nasce l’idea di questa prima opera al mondo per synth ed orchestra?

In conservatorio, durante le lezioni di Storia degli Strumenti Elettronici, si parlava del famoso Minimoog e di come aveva reso possibile avere grande portabilità nei live. Al contrario, il Moog Modulare era molto difficile da trasportare essendo veramente enorme. Poi non nego che pensai molto al Concerto Suite per chitarra elettrica e Orchestra di Malmsteen, e allora l’idea si concretizzò.

ME L’opera contiene molti suoni che rimandano al prog italiano, è corretto?

Si è vero, possiamo affermare che in sostanza non si tratti solo di musica classica come potrebbe far sembrare il titolo. Già dal primo ascolto si percepisce un sound molto vario che richiama parecchi stili ed era quello che volevo ottenere … una Rock Opera dei giorni nostri ma come la avrebbero suonata nell’antichità, un connubio tra tecnologia e non.

ME Porterai la tua opera dal vivo in giro per l’Italia?

Eh … domanda molto complicata e credo che al momento attuale non sia fattibile. E’ stata già un’impresa molto ardua la registrazione e una situazione del genere dal vivo lo sarebbe ancora di più, senza contare che organizzarlo mi porterebbe via parecchio tempo che. invece. per adesso sto dedicando alla composizione e registrazione della collana su Hokuto No Ken. Ne approfitto per dare la notizia che il Secondo Atto uscirà a breve nel 2018.

ME Il gusto è barocco ma le tematiche trattate sono classiche, tutto ciò è conciliabile?

Credo che al giorno d’oggi qualsiasi cosa sia conciliabile se saputa fare, basta darle una forma … con la forma tutto può funzionare bene anche se, apparentemente, i pezzi che compongono il tuo puzzle appartengono a mondi diversi.

ME Ci puoi descrivere la registrazione del disco?

E’ stato molto complicato e il mio lavoro era già iniziato mentre pubblicavo altri miei dischi. Dapprima registrai tutto suonato da me, anche le parti orchestrali, per sentire come tutto funzionava e suonava (parliamo del 2009 circa), ma avendo a che fare con un’ orchestra dovevo necessariamente scrivere tutte le parti. Durante la scrittura della partitura cambiai molte cose, alcune le eliminai e altre le aggiunsi; alcune tracce sono state addirittura cancellate di sana pianta e di altre ne ho preso solo alcuni pezzi per poi aggiungerne altri. Poi è stata la volta di cercare tutti gli elementi dell’orchestra e non nascondo che, a volte, mi sono scoraggiato; nel frattempo gli anni passavano e iniziai a pubblicare altri dischi come “Prophecy” e l’idea del Concerto non sapevo se abbandonarla o meno. Dopo tanto attendere, e in questo momento di pausa dal lavoro su Hokuto, decisi di mettere un punto a questa storia, contattai il mio collega e amico Mistheria, che si dimostrò subito entusiasta dell’opera, e in seguito anche il mio amico Styx Synthmmonster, entrambi ospiti speciali nel disco. Inviai le partiture ad un direttore d’orchestra nipponico che riuscì a mettere insieme una, anche se modesta, orchestra di giovani allievi molto volenterosi e in poco tempo mi inviarono le registrazioni.

ME Progetti futuri?

Per adesso voglio continuare la saga su Hokuto no Ken: nel 2018 uscirà il secondo atto ma non vi nascondo che già sono al lavoro al terzo e sulla stesura del quarto. All’inizio avevo pensato di farne una trilogia ma, in corso d’opera, mi accorsi che non era possibile, credo che almeno arriverò ad una Pentalogia.

ME Ciao e grazie.

Grazie mille a voi dello spazio dedicatomi. Vorrei lasciare solo un ultimo messaggio ai lettori; vi prego di supportare tutta la musica acquistando il prodotto fatto con tanto sudore e passione, solo così noi possiamo veramente continuare a produrre nuova musica …GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE!!!!

OMEGA

Eve, l’opus prima degli Omega da Rimini, è un disco notevole e che ha uno scopo ben più profondo rispetto alla musica normale. Scopriamolo con loro in questa intervista

ME Il black metal può essere un mezzo per destrutturare la nostra realtà e trovare qualcosa di vero?

Vero o irreale sono concetti totalmente relativi. Per un folle le visioni sono reali quanto per chiunque altro lo è il mondo che ci circonda. La musica può aprire il velo di questa realtà, quel che si trova oltre può essere reale o intangibile, dipende tutto da chi sta da questa parte del velo e quanto è disposto ad andare oltre.

ME Che obiettivi ha Eve?

Lo scopo di Eve è quello di liberare la mente dalla dimensione materiale che ci circonda e portarla ad un livello differente dove può muoversi senza vincoli di spazio e tempo, la negazione totale dell’io materiale in favore di un io più ampio.

ME Il sovrannaturale in musica ha senso?

Per sovrannaturale in musica si intende qualcosa che va oltre l’ascolto, qualcosa che può tessere una dimensione che diventa quasi reale all’interno della mente di chi sta ascoltando. Questo è lo scopo degli Omega.

ME Perchè vi siete ispirati al libro di Voynich e cosa ne pensate di tale libro?

Il manoscritto Voynich è un enigma che è rimasto intatto per oltre 500 anni, un opera visionaria e geniale a prescindere da tutto. Sin dai tempi più antichi l’uomo è attratto dall’ignoto, da ciò che è ermetico; il manoscritto è molto più che un libro, è la rappresentazione fisica di tutto questo.

ME Ci sono artisti con il quale vi piacerebbe collaborare?

Ci sono artisti che stimiamo, altri che ci ispirano, che siano essi musicisti o artisti in senso più ampio, fino ad oggi non abbiamo mai pensato ad una collaborazione, gli Omega sono una realtà estremamente ermetica, per ora le collaborazioni non sono nei nostri progetti.

ME Cosa vi ha spinto a suonare black metal?

Cercavamo una dimensione sonora concettuale che andasse oltre alla musica, cercavamo qualcosa che potesse condurre la mente in una dimensione differente rispetta a quella alla quale siamo abituati, il Black, il Doom, l’Ambient sono la naturale inclinazione musicale di chi vuol raggiungere questo scopo.

ME Se Eve dovesse essere un libro a chi affidereste le illustrazioni?

In un certo senso Eve è un libro, è la nostra personale interpretazione del Manoscritto Voynich, non solo musicale, ma anche visiva. Se non fosse morto da almeno cinque secoli, il misterioso autore del libro stesso sarebbe l’artista più adatto a tale scopo. Attualmente abbiamo deciso di rielaborare personalmente le illustrazioni del manoscritto e trasportarle all’interno della nostra visione, sfogliando il booklet del disco si può capire di cosa sto parlando.

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Eve, the opus from Omega from Rimini, is a remarkable record and has a goal far deeper than normal music. Let’s find out with them in this interview

ME Can black metal be a means of destroying our reality and finding something real?

True or unreal are totally related concepts. For a fool the visions are as real as anyone else is the world around us. Music can open the veil of this reality, what is beyond it can be real or intangible, it depends entirely on who is on this side of the veil and how much is willing to go further.

ME What is Eve’s goal?

The purpose of Eve is to free the mind from the material dimension that surrounds us and bring it to a different level where it can move without constraints of space and time, the total negation of the material in favor of a larger ego.

ME Does the supernatural in music make sense?

For supernatural in music, something that goes beyond listening, something that can weigh a dimension that becomes almost real within the mind of those who are listening. This is the purpose of Omega.

ME Why did you inspire Voynich’s book and what do you think of that book?

The Voynich manuscript is an enigma that has remained intact for over 500 years, a visionary and ingenious work regardless of everything. From the earliest times man is attracted to the unknown, from what is hermetic; the manuscript is far more than a book, it is the physical representation of all this.

ME Are there artists with whom you would like to collaborate?

There are artists we estimate, others that inspire us, whether they are musicians or artists in the broader sense, to date we have never thought of a collaboration, Omega is an extremely hermetic reality, for now collaborations are not in our projects .

ME What made you play black metal?

We were looking for a conceptual sound dimension that went beyond music, we were looking for something that could lead our mind to a different dimension respects what we are accustomed to, Black, Doom, Ambient are the natural musical inclination of those who want to achieve this goal .

ME Should Eve be a book to whom you would like the illustrations?

In a sense, Eve is a book, it is our personal interpretation of the Voynich Manuscript, not just musical, but also visual. If he had not died for at least five centuries, the mysterious author of the book himself would be the artist most suitable for that purpose. Currently we have decided to personally rework the manuscript illustrations and carry them inside of our vision, browsing the booklet can understand what I’m talking about.

HALLATAR

Il metal è un mondo fantastico, l’unico dove si conciliano sangue e amore, forse perché noi metallari abbiamo una sensibilità molto forte, e ciò è testimoniato da questa intervista nella quale Juha Ravio, già nei Swallow The Sun e Trees Of Eternity, e fondatore degli Hallatar che hanno appena pubblicato lo splendido No Stars Upon The Bridge, ci parla del suo disco e della morte della sua amata Aleah Stanbridge, primo motore di tutto ciò.

ME Può la musica essere una maniera per lenire il dolore di una perdita?

La musica è una cosa che può causare o togliere il dolore. Dopotutto tutta la musica è il migliore antidolorifico esistente, è la cura per l’anima.

ME La musica metal è una forma d’arte?

Assolutamente. La musica metal è una delle più potenti forme artistiche al mondo. Non ci sono molte altre forme di arte che possano essere così tenebrose, oscure, meravigliose ed ispiranti contemporaneamente come il metal. Può generare emozioni profondissime sia nell’ascoltarlo che nel leggere i testi.

ME Come è nato il disco?

Ho scritto l’album degli Hallatar in una settimana, e non ho cambiato quasi nulla in seguito.
Ho trovato un sacco di testi e poesie inedite di Aleah (Aleah Stanbridge, la compagna mancata recentemente, nda), e ho scritto le canzoni intorno a questi componimenti. In seguito ho chiesto ai miei amici Tomi Joutsen e Gas Lipstick di suonare nel disco e lo abbiamo registrato.

ME La morte della tua amata come ha cambiato la tua visione del mondo?

Ha cambiato ben di più della mia personale visione del mondo. Non ho frequentato né parlato granché con le persone per un anno e mezzo, tutto ciò mi ha spinto a non affrontare le persone. Vivo nella foresta profonda con i miei gatti e i miei cavalli e trovo la mia pace da qui.

ME Quali sono le tue fonti di ispirazione?

La natura del nord e le quattro stagioni sono le cose che mi ispirano maggiormente, e lo hanno sempre fatto. Anche la musica pensante, come Type O Negative, Duran Duran, Iron Maiden, Rush e i Marillion.

ME Per quale motivo la Finlandia ama così visceralmente il metal?

In realtà non saprei. Forse una delle ragioni è che quando siamo bambini i nostri genitori ci suonano e cantano filastrocche molto oscure e macabre. Esse sono molto metal.

ME Grazie mille per il tuo tempo e per la tua musica

Grazie a te per il supporto.

Metal is a fantastic world, the only one where blood and love are mixed, perhaps because we metallers have a very strong feeling, and this is evidenced by this interview, where Juha Ravio, already in Swallow The Sun and more, founder of Hallatar who just published the beautiful No Stars Upon The Bridge, tells us about his record and the death of his beloved Aleah Stanbridge, the first engine of all this.

ME Can music be a painkiller?

Music is the thing that can cause a lot of pain or it can heal the pain. But after all music is the best painkiller of them all, its the cure for the soul.

ME Metal music is a form of art?

Absolutely. Metal music can be one of the most powerful forms of art in this world. There is not many forms of art that can be such dark, painful, beautiful and uplifting at the same time than metal music. It can release deepest emotions by listening the music and reading the lyrics.

ME How is born the album?

I wrote the Hallatar album in one week and I didnt change anything on it afterwards. I found a lot of Aleah’s unreleased lyrics and poems and wrote the songs around them. Than I asked my friends Tomi Joutsen and Gas
Lipstick to play on the album and we recorded it together.

ME The death of your beloved how has changed your vision of the world?

It has changed much more the world inside me than my vision of the surrounding world. I have not seen people or talked much to anyone in a year and a half now, all of this has made me even more not wanting to face the people. I live in the deep woods with my cats and horses and find my peace from there.

ME What are your inspirations?

Nordic nature and the four seasons are the most inspiring things for me, always have been. Music wise it has always been Type O Negative, Duran Duran, Iron Maiden, Rush and Marillion.

ME Why Finland loves so much the metal music?

I really don’t know. But maybe one of the reason is that when we are children our parents play and sing us very dark and gloomy Finnish children bed time songs. They are very metal in many ways for sure.

ME Thank you very much for your time, and for your music.

Thank you for the support Massimo. All the best to you.

ACID DEATH

Intervista alla storica band greca Acid Death

Here we are with a very interesting interview with the guys from Greece, the mortal Acid Death. From the past comes the storm.

ME Tell us something about some very young greek boys that played metal…

Hahaha! Yes, actually we are young boys! It is really cool to be in this circus for so many years and sometime this gives you some kind of “wisdom”. Especially when you meet young guys who try to make their first steps in music and ask things all the time!

ME The story of Balance Of Power is hard and long…

Yes, actually it is. “Balance Of Power” was Acid Death’s very first album, recorded back in 1990. Production problems delayed and finally cancelled the release. In 1993 the first label we had contract with, decided to take 3 songs and release them as 7″ ep, that was Acid Death’s first official release, the EP “Apathy Murders Hope” after 25 years that first album released in March/2017 on its original form (vinyl/cassette)

ME What were the differences between then and now?

There are many differences from those years. At first technology can help musicians today. Everyone can have really good results on recording, mixing, mastering… The promotional services today are of course more professional; there are many ways that a band or musician can promote its work… On the other hand all those “goodies” make the fans not to pay enough attention to the new bands. There are many cases that new and good recordings find their way only in youtube and not to a record label since everyone knows that a new band is really hard to get out in the light…

ME What are your influences in music?

At first American Death Metal of early 90’s. European Thrash metal, today’s Gent and on the other hand, Jazz/fusion and Progressive Rock. As you can see we are not a typical Death Metal band…

ME Why in Greece the metal scene is different?

Yes, actually it is not “different” it is a up-and-coming scene. There are really many good bands from all music genres. Everyone who has the ability and the time to check our bands, he will see that.

ME How is the situation now in Greece?

After some years under really hard circumstances, economical, political etc, it seems that things are on a good way. Everyone is working hard everyone has the opinion that only with good and hard work we can have good results..

ME Do you have any future projects?

We are preparing the songs for Acid Death’s new album. Hopefully we will enter studio in October/2017. The new album will be out in 2018, so there is a lot of work to be done!

www.aciddeath.net
www.facebook.com/aciddeathgr
www.youtube.com/aciddeathgr
www.reverbnation.com/aciddeathgr
www.twitter.com/aciddeathgr
https://aciddeath.bandcamp.com

https://mail.google.com/mail/u/0/#inbox/15cc9d351d09f0c6?projector=1

Exhume To Consume

Gianluca Lucarini (Rome In Monochrome, Degenerhate) ci presenta la sua nuova temibile creatura chiamata Exhume To Consume.

ME Ciao Gianluca. Degenerhate, Rome In Monochrome ed ora Exhume To Consume, non ti fermi mai …

GL Ciao Alberto, ben trovato! No, non mi fermo mai, ho sempre bisogno di esplorare nuovi orizzonti musicali. E poi, come dicono nei paesi anglosassoni: rest is rust!

ME Una nuova avventura, un nuovo sound e altri ottimi musicisti da presentare ai lettori di MetalEyes.

GL I miei compagni d’avventura sono musicisti che conoscete molto bene: Alessio Reggi alla chitarra (suona con me anche nei Rome In Monochrome), Marco Paparella al basso (suona con me nei Rome In Monochrome e nei Degenerhate), Flavio Castagnoli alla batteria (batterista anche nei Rome In Monochrome) e Sergiu Mircescu alla voce. Il feeling che ho con questi eccezionali musicisti, che sono anche ottimi amici, è straordinario! Quando ho deciso di creare gli Exhume To Consume, sono state le prime persone alle quali ho pensato.

ME Il sound di questa nuova e temibile creature estrema è orientato su un brutal death metal impreziosito da un gran lavoro melodico delle sei corde: è tutta farina del tuo sacco o c’è qualcuno in particolare con cui hai lavorato in fase di scrittura dei brani?

GL I quattro brani che compongo il nostro mini cd d’esordio, Let The Slaughter Begin, sono stati scritti da me. Successivamente, in fase d’arrangiamento, Alessio ha creato quelle linee melodiche, alle quali accennavi tu.

ME Quali sono le band che vi hanno maggiormente influenzato, oltre ovviamente ai Carcass, (Exhume To Consume è il titolo di un brano presente su Symphonies of Sickness, secondo lavoro dello storico gruppo estremo inglese) ai quali  vi siete ispirati per il nome del gruppo?

GL Come tutti oramai sapranno, i Carcass sono la mia band preferita di sempre. Anche se musicalmente, lo stile degli Exhume To Consume è stato ispirato da band statunitensi come Internal Bleeding, Devourment, Pyrexia, Broken Hope. Il nostro è un mix tra brutal death metal old school e quello che odiernamente viene chiamato slam, con qualche passaggio melodico a stemperare il tutto.

ME Lo splatter/gore offre al metal estremo, così come nel cinema, una miriade di sfumature ed ispirazioni, eppure continua ad essere considerato un genere di serie b (per molti solo spazzatura): tu come ti sei avvicinato a questo mondo?

GL Io sono appassionato di splatter/gore da sempre, e cinefilo amante del genere fin da tenera età. Sono sempre stato terribilmente attratto da qualsiasi forma artistica (musica, cinema, libri, fumetti, dipinti) che abbia una connotazione orrorifica. Colleziono dvd splatter/gore di serie b da moltissimi anni. Ho formato gli Exhume To Consume proprio come tributo a questa mia passione.

ME Degenerhate, Rome in Monochrome ed Exhume To Consume sono tre realtà musicali profondamente diverse: in quale, tra queste, come musicista ti ritrovi di piu?

GL Avendo formato io tutte e tre le band, mi ritrovo in ognuna di essa. Sono tre proiezioni del mio essere musicista, in tre diverse maniere, ma sono sempre io.

ME Porterete Let The Slaughter Begin dal vivo?

GL Ci stiamo pensando seriamente, perché parecchie persone ce lo stanno chiedendo. Ora valuteremo la cosa, comunque per essere sempre informati sulle attività della band, vi consiglio di seguire la nostra pagina Facebook: www.facebook.com/exhumetoconsumeofficial

ME Ci puoi anticipare le prossime mosse sul versante Degenerhate e Rome In Monochrome?

GL Con i Rome In Monochrome, abbiamo appena terminato le registrazioni del nuovo album, che si chiama “Away from light”. Inoltre, seguiteci in giro per l’Italia, perché faremo diverse date nello stivale. Con i Degenerhate, ho appena iniziato a scrivere il nuovo full lenght album, che uscirà nel 2018. Stay tuned!

TETHRA

Like Crows For The Earth è stato decisamente uno dei migliori lavori usciti in assoluto in questi primi due mesi del nuovo anno: ne sono autori i Tethra, band del nord ovest italico guidata oggi da Clode, il solo musicista rimasto nella band rispetto alla formazione che diede alle stampe l’album d’esordio quattro anni fa.
Gli abbiamo posto così alcune domande per cercare di sapere qualcosa di più sulla genesi del nuovo disco e su altri argomenti riguardanti lo stato di salute del metal nel nostro paese.

MetalEyes: Like Crows For The Earth è il vostro secondo album, a quattro anni di distanza da Drown Into The Sea Of Life e con una line-up completamente rivoluzionata rispetto ad allora: oltre alle facce, cosa è cambiato nei Tethra in questo lasso di tempo?

Sicuramente è cambiato l’approccio a livello umano, anche se la vita può assestare duri colpi la band reagisce ora come una famiglia, infatti parliamo spesso delle nostra quotidianità e cerchiamo di aiutarci l’uno con l’altro. La musica ha subito lo stesso cambiamento perché in fase compositiva tutti danno il massimo, aggiungendo elementi personali che vanno ad arricchire il sound della band.

ME L’ascolto di Like Crowns For The Earth mi ha lasciato sensazioni diverse rispetto al suo predecessore, che era senz’altro un bellissimo lavoro, ma questo mi sembra ancora più maturo, completo e soprattutto vario. L’impressione è quella che abbiate voluto esplorare diverse sfaccettature del doom, dal gothic al classico fino a quello dalle venature death, sei d’accordo?

Certamente, abbiamo passato un periodo difficile perché ci hanno lasciato persone a noi molto care e questa cosa, oltre ad averci unito umanamente, ha portato il nostro sound ad essere più intimista e riflessivo senza dover essere a tutti i costi più accessibile. Infatti, non ci siamo fatti troppi problemi sul fatto che la nostra musica stava cambiando perché a livello umano stavamo facendo la stessa cosa e perché, personalmente, ritengo assolutamente normale che il nuovo lavoro differisca da quello vecchio in qualche modo. Io la vedo un po’ come un viaggio: c’è sicuramente qualcosa che non va se spostandoti continui a vedere sempre lo stesso panorama, no?

ME Ho notato che hai cercato di variare ulteriormente anche il tuo range vocale, inserendo anche delle parti in screaming. In general quali sono i cantanti che ti ispirano maggiormente?

Io nasco come screamer e solo successivamente arrivo a cantare anche in pulito e growl, nei Tethra questa caratteristica era stata messa un po’ da parte in favore di un approccio più cupo ma in questo nuovo lavoro ci sono state un paio di occasioni in cui questo particolare tipo di voce era la cosa giusta da fare, ai miei compagni la cosa è piaciuta molto quindi ho deciso di tornare alle mie origini con grande piacere. Più che farmi ispirare da una voce quello che mi colpisce di più di un’artista è il suo modo di stare sul palco, prediligo quei cantanti che vivono in modo intenso i loro brani e che hanno un approccio introspettivo e passionale con questo importante aspetto dell’essere musicista. Nel metal non posso non ricordare Aaron Stainthorpe dei My Dying Bride e Fernando Ribeiro dei Moonspell, mentre sono sempre rimasto affascinato dalla teatralità e dal linguaggio del corpo di Piero Pelù dei Litfiba, di Bjork, di Dave Gahan dei Depeche Mode e di Edith Piaf.

ME A livello lirico anche il nuovo album ha un suo filo conduttore, come accadeva con Drown Into The Sea Of Life dove il tratto comune era l’elemento acquatico?

Come ho già avuto modo di dire è stato un anno molto duro nel quale ci hanno lasciato persone a noi molto care, inevitabilmente buona parte delle liriche del nuovo album girano attorno a tematiche come il senso di perdita e abbandono ma, come ormai sa chi ci segue fin dall’inizio, siamo persone tutt’altro che depresse e infatti queste canzoni nascondono sempre un messaggio positivo, se si ha la voglia di cercare oltre la superficie. L’intro dell’album racchiude un po’ la filosofia che ci accompagna durante gli ultimi tempi: la resilienza … che, per dirla in modo semplicistico, è la capacità di una persona (ma anche di un materiale) di far fronte ad un trauma in maniera positiva adattandosi alla situazione senza “spezzarsi”. In questo nuovo lavoro c’è spazio anche per una tematica ecologica che mi è sempre stata a cuore ma che non ho avuto mai la possibilità di trattare: infatti, i “Corvi per la Terra” sono gli esseri umani che, proprio come fanno questi uccelli, depredano il suolo e le specie che ci vivono fino a quando non è rimasto nulla da sfruttare. La nostra speranza è che si possa arrivare a prendere coscienza del problema, tentando di invertire la rotta di marcia che ci sta portando inesorabilmente vicini ad una catastrofe di massa.

ME Dei ragazzi che fanno parte dei Tethra oggi non è che si sappia molto, ci puoi raccontare qualcosa di loro, come sono entrati a far parte della band e quale è stato il loro contributo a livello compositivo?

Dopo la fuoriuscita di buona parte dei membri della prima line up della band ho cercato di trovare dei musicisti che avessero, grossomodo, le stesse qualità che hanno reso il suono dei Tethra così caratteristico, dovevano avere oltre ad una buona tecnica anche la voglia di sperimentare in un genere a loro quasi sconosciuto. Infatti, anche se tutti i nuovi membri della band amano le sonorità Death/Doom dai primi anni novanta fino ad oggi, nessuno di loro si era mai cimentato con questo genere. È un po’ come se stessimo creando ed idealizzando il Doom perfetto per noi, mai troppo lento e monotono, con le chitarre tipiche di un certo Death Metal e la voce che spazia fino al Gothic. Tutti noi, arriviamo di base dal Death, anche se c’è chi ha suonato Brutal, Depressive Black e persino Epic: tutte queste differenze non fanno altro che rafforzare il sound della band apportando delle continue migliorie, pur rimanendo coerenti con il nostro passato. La composizione dei brani nasce sempre dal un riff di chitarra dove poi ogni elemento è libero di inserire le parti che ritiene più appropriate al momento, a volte un brano nasce in modo spontaneo e risulta già praticamente perfetto fin dall’inizio, mentre altre volte abbiamo bisogno di più tempo per poter avere il risultato che cerchiamo, ma il tutto procede sempre con lo stesso aplomb che potrebbero avere vecchi amici e compagni di bevute.

ME Chi ama il doom non può fare a meno di sentirsi una specie di alieno in una società come quella che ci circonda , così sbilanciata verso tutto ciò che è effimero e di immediata fruibilità, ovviamente in antitesi rispetto ad un genere musicale che fa della profondità il suo punto di forza. Secondo te siamo una specie inesorabilmente in via d’estinzione?

Certo, il Doom non è un genere per molti, visto le sue tematiche che ti obbligano a guardarti dentro ed alla sua musica che sembra creata apposta per questo scopo, con i suoi momenti di grande introspezione, ma secondo me siamo arrivati ad una fase di grande cambiamento non solo per questo particolare genere ma per tutto il Metal. Complice la grande espansione di internet, siamo ormai troppo abituati ad ascoltare ottima musica in modo così facile che abbiamo dimenticato che, una volta, quello che ci faceva amare questo genere era la sua aura di mistero, quando per avere un cd dovevi magari prendere il treno ed andare nella città più vicina e, nel momento in cui arrivava il momento di ascoltare l’album ti approcciavi alla cosa con un rituale quasi religioso, fatto di oscurità, cuffie e stereo e al massimo qualcosa di giusto da bere. Ora ci sono una marea di ottimi gruppi che rilasciano album competitivi, girando video tutto sommato professionali e suonando in giro con regolarità. Una volta a questi tre step ci arrivavi dopo anni di gavetta ed arrivarci voleva dire che la band aveva raggiunto il successo, da qualche anno a questa parte c’è confusione in questo campo e in questo modo si perdono nel marasma di gruppi nella media anche quelli veramente ottimi, e questo è un peccato. Aggiungici poi il problema dei live in Italia, e le poche persone che sembrano dare ancora il giusto peso a questo rituale di aggregazione, ed avrai il quadro completo di una situazione che sta peggiorando di anno in anno e che, se non cambierà nulla, porterà il metal ad una crisi mai vista o più probabilmente ad un’inaspettata trasformazione.

ME Se i Germania primi in classifica sono i Kreator e qui da noi nomi che neppure voglio citare, è solo “colpa di Sanremo” oppure c’è qualcosa da rivedere in profondità a livello di cultura musicale nel nostro paese?

Per come la vedo io ognuno di noi è libero di ascoltare quello che vuole, il metal più di altri stili musicali è un genere elitario perché chi lo ascolta ha attraversato (o almeno dovrebbe averlo fatto) una fase della sua vita di solito particolarmente triste, dove alla fine si ha una specie di epifania che porta ad una maggiore introspezione e ad una più profonda conoscenza di sé. Ovviamente non succede a tutti e c’è chi ascolta questo genere per passare il tempo o per darsi la carica e, ovviamente, va benissimo così. Questo genere musicale non sarà mai mainstream fino a quando sarà più semplice spegnere il cervello davanti alle brutture della vita, magari facendosi aiutare dalla canzonetta del momento al posto di fronteggiare realmente i problemi di tutti i giorni e i nostri fantasmi; sarebbe comodo dare la colpa a Sanremo o alla chiesa ma purtroppo non è così, è una questione che ognuno deve risolvere da sé e che, per qualcuno, porta sulla nostra stessa strada musicale.

ME A proposito di thrash tedesco, in questi giorni è esplosa la querelle sui Destruction, relativa al loro comportamento poco elegante più consono a capricciose rockstar del pop piuttosto che a truci e sporchi metallari come vorrebbero apparire. Al di là dell’episodio specifico, l’attenzione di promoter e locali italiani nei confronti di chi suona è davvero mediamente inferiore rispetto a quanto avviene all’estero, oppure si tratta di un pregiudizio nei confronti di una nazione che purtroppo, in campo metal, non è mai riuscita ad avere un ruolo rilevante come altre, anche per tutti i motivi di cui abbiamo parlato prima?

Credo che non sapremo mai la verità sul “caso Destruction” perché avremmo dovuto essere fisicamente sul posto quella sera per poter giudicare ma, per esperienza personale, posso dire che da una parte le band a volte hanno delle pretese che esulano in modo eccessivo dal lato prettamente musicale, mentre dall’altro alcuni locali, pur avendo tutto l’impianto che serve per far suonare una band di medio livello, sono inseriti in un contesto che storicamente non è nato per far musica e immagino che questo possa far storcere il naso a chi della musica fa il proprio mestiere e ha bisogno di certe condizioni per poter suonare uno show degno del proprio nome. In Italia ci sono promoter e locali assolutamente all’altezza di quelli esteri, ovviamente, ma come in tutte le cose si trova sempre qualcuno senza troppi scrupoli che cerca di tagliare su qualcosa per aumentare la propria fetta di guadagno, per fortuna sono la minoranza.

ME Un musicista che si dedica ad un genere di nicchia come il doom, quali aspettative ha, realisticamente, dopo la realizzazione di un disco di grande valore come Like Crows For The Earth?

Ti ringrazio per le belle parole, noi siamo tutte persone con i piedi per terra e sappiamo che il genere che proponiamo non arriverà mai al grande pubblico e che è un periodo davvero pessimo per la musica underground. Procediamo a piccoli passi, rilasceremo quante più interviste possibili e cercheremo di suonare dove ancora non siamo stati per portare la nostra musica a chi ancora non l’ha sentita; l’album è appena uscito e fino ad ora le reazione di critica e pubblico sono state unanimemente entusiastiche quindi, realisticamente parlando, cercheremo di bissare e se possibile superare il successo del precedente album.

ME La serata dedicata alla presentazione del nuovo album , in quel di Cassano d’Adda, è stata pressoché perfetta, a parte i problemi che hanno parzialmente inficiato la prestazione degli Abyssian, non per loro colpa. Questo è solo l’inizio di una serie di concerti per i Tethra?

In questo momento la nostra booking agency, la Red Mist, è all’opera per trovarci il maggior numero di date possibili sui palchi di tutta Europa più adatti a noi. Come dicevo prima, tutti i giorni nascono gruppi eccellenti che vogliono suonare live ed ogni giorno in Europa chiude qualche locale dedicato alla nostra musica. Il risultato è che è sempre più difficile, persino rispetto ad un paio di anni fa, trovare il posto adatto per suonare, se poi aggiungiamo che le persone preferiscono vedersi un video su Youtube piuttosto che uscire ed andare ad un concerto capirai quanto la situazione sia drammatica.

ME Per chiudere, ci saranno da attendere ancora diversi anni prima di ascoltare un nuovo album dei Tethra, oppure questo nuovo corso darà i suoi frutti anche a livelli di fertilità compositiva?

Mai dire mai, solo il tempo potrà rispondere a questa domanda, certo con questa line up ci sono tutti i presupposti tecnici ed umani per avere quella stabilità che abbiamo sempre cercato. Posso dire che per un po’ ci concentreremo nel trovare sempre nuovi modi affinché  la nostra musica possa raggiungere il maggior numero di fan del Doom, del Death e del Gothic Metal; poi, come abbiamo fatto per questo disco, raggiungeremo il nostro eremo montano per comporre il successore di Like Crows for the Earth. Aspettatevi di vederci spesso in giro durante il prossimo periodo e fino ad allora abbiate cura di voi stessi.

THE CHASING MONSTER

L’ultimo album dei viterbesi The Chasing Monster ha rappresentato, personalmente, una sorta di folgorazione, soprattutto per la loro capacità di produrre un post rock coinvolgente ed emozionante in ogni suo singolo passaggio.
Abbiamo chiesto alla band di rivelarci qualche dettaglio in più sul magnifico Tales.

ME Come si è evoluta la vostra musica dagli esordi fino ad arrivare a questa altissima espressione rappresentata da Tales?

Grazie innanzitutto per l’”altissima”:)!
La musica si è evoluta naturalmente grazie a tutti noi, passo dopo passo cercando una forma comune a tutti i componenti cercando di mantenere sempre in rilievo le parole la dove ci sono.

ME Da dove è scaturita la scelta di non utilizzare un/una cantante, optando per parti recitate?

Non è stata una vera e propria scelta di non avvalerci di un cantante, ma bensì un voler raccontare storie invece che scrivere testi e cantarli… fin dal primo Ep dove la formazione non era quella attuale comunque i parlati e il voler raccontare storie era sempre il concetto alla base della nostra musica.

ME Come mai avete pubblicato una doppia versione di Tales? Sarà perché ho ascoltato prima quella “deluxe” (con Today, Our Last Day On Earth), ma mi sembra che senza questi ottimi spoken word rischia di venire meno un ideale collante tra le varie tracce strumentali.

Lo abbiamo fatto semplicemente per dare due versioni dell album, una classica fatta di canzoni singole ed un altra invece un po’ più narrativa in modo da creare un unica storia e legare i testi e le canzoni, sempre perché ci piace molto creare storie. All’inizio eravamo indecisi su quale versione pubblicare, poi con la nostra etichetta Antigony Records abbiamo deciso di farle uscire entrambi per dare l’opportunità all’ascoltatore di scegliere poi la preferita.

ME La storia che raccontate è completamente di vostra stesura e, se sì, a quale autore vi siete ispirati?

-Si la storia è esclusivamente di nostra invenzione. Non ci siamo ispirati a nessun autore, diciamo che le influenze sono tantissime: da film a libri ad anime a qualsiasi cosa. Nello specifico dei brani hanno riferimenti a storie o trattati filosofici come ad esempio The Porcupine Dilemma oppure Albatross, che sono ispirate rispettivamente a Schopenhauer e Coleridge.

ME A chi sono state affidate le voci recitanti ? Mi pare che abbiano fatto un ottimo lavoro.

Le voci sono di due nostri amici molto bravi, quella maschile è di Toby Dogana e quella femminile di Francesca Quatrini. Cogliamo l’occasione per ringraziarli ancora una volta:)

ME Rispetto alle varie realtà che operano nel vostro settore musicale, mi sembra che voi abbiate la capacità di sintesi che a molti manca. In Tales non c’è una sola nota sprecata o che non sia funzionale alla resa finale. Quanto tempo e quali sforzi sono stati necessari per raggiungere un simile risultato?

Non so… ci sono tantissime band che non sprecano note:)!
Per noi tutto quello che è uscito fuori in Tales è qualcosa di spontaneo, su cui abbiamo lavorato, ma in fondo tutto è venuto grazie al lavoro svolto insieme.

ME Giro a voi la considerazione che faccio ad un certo punto dell’articolo, ovvero se abbiate la percezione reale del valore del vostro disco e se non siate disposti ad accontentarvi solo di riscontri positivi che, spesso, restano solo sulla carta senza diventare qualcosa di tangibile.

– Sinceramente non sappiamo quale sarà il responso del pubblico, fino ad’ora tra amici, addetti ai lavori e tramite la nostra etichetta Antigony Records abbiamo notato che i pareri sono molto positivi e non possiamo che esserne contenti.

ME Come è nata la vostra collaborazione con Theodore Freidolph degli Acres ?

La collaborazione è avvenuta in primis perché siamo dei fan degli Acres ovviamente… poi grazie anche al canale Dreambound che ci ha dato l’opportunità di entrare a far parte di un grande canale Youtube di cui fanno parte anche loro. Inoltre gli siamo piaciuti ed è subito nata un rapporto di stima e amicizia reciproca, non potevamo non includerlo nel progetto.:)

ME Nella recensione uso proprio la band inglese come ideale termine di paragone a livello di popolarità: è vero che il loro sound è parzialmente più convenzionale e dotato della più tradizionale forma canzone, ma sembrerebbe che per loro trovare spazi importanti nella scena musicale albionica sia un qualcosa di naturale. Secondo voi perché in Italia, per raggiungere un tale obiettivo, le cose sono dannatamente più difficili?

Forse perché in Italia questi generi sono un po’ più marginali rispetto ad altri paesi… forse perché di gruppi Post-Rock non ce ne sono molti… ma comunque siamo qui e continuiamo a fare quello che ci piace fare, il resto non conta.

ME Mi citate alcune delle vostre band di riferimento, anche per fornire qualche buon consiglio a chi ci legge?

Le band di riferimento sono tantissime, per citare le più importanti sicuramente Mono, Explosions In The Sky, If These Trees Could Talk, Echoes, God is An Astronaut… ma la lista sarebbe infinita:)!

ME A questo punto non mi resta chiedervi quali programmi abbiate per quest’anno, in particolare per quanto riguarda l’attività live.

Abbiamo già delle date pronte ma aspettiamo i dovuti tempi per annunciarle, di sicuro già è nota la nostra partecipazione al Dunk Festival in Belgio a fine Maggio. Tutte le altre verranno pubblicate nei giusti tempi sia sulla nostra pagina Facebook sia sul nostro sito internet.
Ne approfitto per ringraziarvi di nuovo per questa opportunità

Madness Of Sorrow – NWO – The Beginning

Resoconto dell’ascolto in anteprima del nuovo lavoro dei Madness Of Sorrow, NWO – The Beginning, seguito da uno scambio di battute con il mastermind Muriel Saracino ed il nuovo cantante Prophet.

Ad un mese circa dall’uscita , prevista per i primi giorni di marzo abbiamo avuto l’onore di ascoltare in anteprima il nuovo lavoro dei Madness Of Sorrow, band estrema capitanata dal mastermind Muriel Saracino.

Oltre a raccontarvi del disco troverete una breve intervista fatta dal sottoscritto a Muriel ed al nuovo cantante Prophet, una delle novità di questo ottimo NWO – The Beginning.
E iniziamo proprio dal neo entrato, amico di vecchia data di Saracino ed ottimo cantante, bravissimo nel saper variare la sua voce tra toni dark, parti aggressive tra scream e growl, ed una voce pulita usata con parsimonia, ma perfetta nel contesto atmosferico dei brani; per la prima volta nella storia del gruppo il concept non è frutto di Saracino che, questa volta, si è dedicato alla musica ed ha lasciato al cantante carta bianca per la scrittura di testi che tratteggiano un quadro oscuro del sistema in cui abbiamo vissuto e viviamo tutt’ora.
Molto bella la copertina creata dall’artista Graziano Roccatani e davvero brillante il songwriting, che rende l’album più vario dei pur bellissimi precedenti capitoli, in un viaggio temporale tra il metal più oscuro e dark, dall’heavy thrash al black, fino a quelle che è lo stile peculiare del gruppo nostrano, l’horror/dark con sfumature nu metal tanto care a Muriel.
E, probabilmente, il fatto di doversi occupare esclusivamente della musica ha giovato non poco a Saracino che, questa volta, ha dato libero sfogo a tutte le sue influenze, creando un’opera varia, ispirata e più estrema delle precedenti.
Atmosfere oscure che aleggiano su sfuriate thrash/black, le tastiere in stile Death SS che aumentano l’inquietudine tipica delle opere horror metal (You’re Not Alone), vengono spazzate un attimo dopo da brani di scuola Manson, una delle massime ispirazioni del gruppo (Necrophilia), che Prophet interpreta però con un piglio estremo da vocalist death.
Il dark rock è presente ma in modo più subdolo, nascosto dalla vena metallica di NWO, anche se talvolta i Sisters Of Mercy si incontrano con i Rammstein per regalare sfumature industriali dalle tinte nere come la pece (Slut e Zombified).
Keep Your Head Down è un brano malato e sofferto, dalle melodie introspettive create dai tasti d’avorio ad accompagnare l’interpretazione magnifica di Prophet, posseduto subito dopo da un demone black nella violentissima DNA che porta l’ascoltatore verso il finale, composto dalla diretta SOS e dall’outro che chiude l’album con un’atmosfera apocalittica ed oscura.
NWO – The Beginning è l’ennesimo ottimo album che conferma i Madness Of Sorrow come una delle migliori realtà nostrane per quanto riguarda il genere suonato, e questo punto non ci rimane che lasciare la parola ai protagonisti.

MetalEyes Allora ragazzi, un nuovo lavoro che porta con se importanti novità!

MURIEL – Si, la più importante è senza dubbio l’entrata nel gruppo di Prophet, aka Diego Carnazzola, che reputo un ragazzo pieno di talento. Da quando presi la decisione di lasciare il ruolo di cantante dei Madness of Sorrow, non ho avuto dubbi nel pensare che fosse la persona giusta per questo ruolo. Abbiamo una voce simile, ma lui sa aggiungere sfumature per me non fattibili. Questo mi ha lasciato libero nel concentrarmi solo ed
esclusivamente sul songwriting, senza paranoie su liriche e melodie vocali. Dopo i primi live, dove si è cimentato alla grande sui brani che cantavo io in precedenza, tutte le paure sono svanite, e qui ha fatto un gran bel lavoro.

ME Concept e testi sono stati scritti da Prophet, potete parlarcene più dettagliatamente?

PROPHET – Ho tratto ispirazione dagli avvenimenti che accadono ogni giorno in tutto il mondo da secoli.
In questo concept ho trattato temi che variano dalla religione al sesso, dalla politica alle corporation, dalla scienza all’evoluzione della società, sino al materialismo ed alla spiritualità.
Mi sono divertito nel mandare un messaggio criptico ed allo stesso tempo diretto, con qualche nota malinconica e poetica.

ME NWO – The Beginning risulta più vario rispetto ai precedenti lavori, mantenendo una sua anima horror/dark, ma passando con disinvoltura dal metal estremo moderno a quello più classico, con ritmiche di stampo thrash metal che sferzano alcuni brani: come siete approdati a queste sonorità?

M – Ovviamente, scrivendo e suonando il tutto, ho tratto giovamento dal fatto di non dover dedicare energia anche all’aspetto visuale ed alle liriche.
Concentrandomi al 100% sulla musica ho potuto tirare fuori veramente tutte quelle che sono le mie influenze, dall’adolescenza (Europe, Iron Maiden e Guns’n’Roses) sino all’attualità (Korn, Cradle of Filth e Rammstein).
A livello di batteria, invece, mi piace fondere anche nello stesso brano passaggi differenti tratti dal black metal, dall’industrial e dal rock classico.

ME Parlatemi della copertina, che ho trovato molto metal anni ottanta: il riferimento è palese, ma possiede un significato più profondo?

M – Innanzitutto ringraziamo Graziano Roccatani per lo splendido lavoro svolto, ce ne siamo innamorati subito. Sul metal anni ’80 non saprei, a me è sempre piaciuto avere copertine più fumettistiche anziché fredde e digitali, e questo senz’altro è un punto in comune.

P – La copertina ha in effetti un messaggio più profondo, nasconde una domanda che porta ad una scelta: cosa siamo disposti a sacrificare? Cosa siamo disposti ad accettare?
Vogliamo continuare ad essere manipolati, usati, torturati, privati della reale felicità?
Vogliamo continuare ad essere il capro espiatorio che giustifica il genocidio della razza umana, solo per arricchirsi di denaro?

TRACKLIST
1.N.W.O
2.Salomon
3.Inside The Church
4.You’re Not Alone
5.Necrophilia
6.Slut
7.Rip
8.Zombified
9.Keep Ypur Head Down
10.DNa
11.SOS
12.Outro

LINE-UP
Prophet – Vocals
Murihell – Guitars
Hades – Bass
Kronork – Drums

MADNESS OF SORROW – Facebook

ABORYM

Interloquire con Fabban non è mai banale, così come non lo sono i dischi degli Aborym: l’ultimo Shifting.Negative è un’opera che, inevitabilmente, spariglia le carte in un ambiente musicale talvolta rannicchiato su sé stesso.
Al musicista pugliese va dato atto di non essere certo uno che misura le parole col bilancino del farmacista e, se spesso e volentieri non ci si trova d’accordo con le sue affermazioni (per esempio, la mia visione riguardo al black metal e a chi lo suona è decisamente diversa), non si può non apprezzarne la franchezza e la lucidità. Alle domande ha risposto anche il chitarrista Dan V, rendendo il tutto, se possibile, ancor più interessante …

MetalEyes Credo che ogni musicista abbia sempre la perfetta percezione di quello che è l’effettivo valore delle proprie opere, al di là di quelle che possano essere le sue dichiarazioni di facciata: quali sono le vostre reali aspettative riguardo all’accoglienza nei confronti di Shifting.Negative, confrontandole anche con i riscontri ricevuti in passato dagli Aborym ?

Fabban Le aspettative sono state appagate nel momento in cui ho ascoltato il master del disco che mi ha inviato Marc Urselli. Sull’utima nota di Big H ho buttato giù il mio bicchiere di whiskey, cosa che faccio sempre ogni qual volta che chiudo un disco. Devo essere sincero: mi aspettavo pessimi feedback, soprattutto da parte di radio, magazines, web-mag e fanzines, soprattutto perchè Agonia Records lavora in promozione sui classici canali di musica estrema. Mi aspettavo di vedere questo disco annichilito da recensioni di merda invece ho letto grandi cose su Shifting.negative. Ho letto grandi cose da parte dei nostri fans, ho letto grandi cose da parte di nuovi fans, ho constatato con enorme piacere quanto questo disco sia piaciuto alle donne e mi hanno fatto enormemente piacere i commenti di diversi musicisti con cui sono in contatto, produttori, sound-designers e sound-engineers di grossi studi di registrazione inglesi, americani, tedeschi… Ovviamente il disco è stato stroncato in alcuni casi, ma stiamo parlando di gente che si è improvvisata a critico musicale su webzine amatoriali, sai quelle piccole entità editoriali che osannano tutto ciò che è black metal con una cultura musicale pari a zero. Pertanto come se non esistessero. Va bene così.

Dan V Sapevamo di aver inciso un disco di rottura con il vecchio, Fab ed io ne abbiamo parlato spesso, ci confrontavamo su quelli che secondo noi sarebbero stati gli scenari possibili.
Da un lato ci aspettavamo di perdere alcuni fan affezionati più alle sonorità black, d’altro canto la speranza era di affacciarsi ad un pubblico più ampio ed eterogeneo, e per adesso i riscontri che stiamo avendo sembrano confermare in parte questo pronostico. Se avessi il dono della premonizione, come suggerisci tu nella domanda, probabilmente mi occuperei più di lottomatica che di musica.

ME Con questo lavoro il percorso evolutivo degli Aborym ha raggiunto a mio avviso il suo punto più alto: secondo voi ci sono margini ulteriori per andare oltre e, se sì come immagino, spingendovi in quale direzione?

D Sono d’accordo con te dal punto di vista della maturità che abbiamo raggiunto con Shifting.negative. E’ anche il mio album preferito di Aborym, e non necessariamente perché è il primo in cui sono coinvolto personalmente, eh eh In realtà per certi versi crediamo sia una specie di nuovo inizio, un punto di svolta. Fab ed io ci siamo trovati subito d’accordo sul voler provare qualcosa di nuovo per noi, entrambi ammiriamo gli artisti che riescono ad evolvere continuamente non riproponendo necessariamente un restyling di un determinato lavoro, che magari ha riscontrato i favori di pubblico e critica. E’ difficile pronosticare in che direzione ci muoveremo, sicuramente proseguiremo in questa nuova strada , ma posso dirti che già solo da quando ne discutevamo insieme durante le registrazioni di Shifting.negative (meno di un anno fa) ad oggi, le prospettive e quello che immaginavamo sarebbe stato il nuovo sound, sono cambiate costantemente. Come sempre, bisognerà aspettare di avere in mano il prossimo album.

F Smetterò di fare musica nel momento in cui mi renderò conto di non poter andare oltre. Non so in quale direzione andremo, di sicuro non torneremo indietro. Prevedo grandi cose per il futuro, in considerazione del fatto che ora c’è una line-up completa, ci sono 5 musicisti, 5 professionisti; abbiamo un producer, Andrea Corvo, che ci segue in fase di prove, in pre-produzione, recording e post-produzione; abbiamo uno staff di professionisti che ci seguono (Teo di Braingasm, Marc Urselli, Guido Elmi); abbiamo il nostro studio, Synthesis Studios, dove possiamo lavorare con le nostre macchine, una regia, la nostra strumentazione, senza limiti. Anche di notte. Queste sono le premesse.

ME So che si tratta di un quesito al quale non è sempre facile rispondere, ma sono curioso di sapere come prende vita la fase compositiva negli Aborym. Partite con un obiettivo ben definito e quello perseguite finché non viene ottenuto il risultato prefissato, oppure vi affidate maggiormente all’istinto e alle sensazioni del momento, in una sorta di costante work in progress?

F Dipende. Io lavoro molto con le demo in fase di pre-produzione. A volte le idee arrivano da un testo… e da un concetto quindi, che in alcuni casi decido di approfondire e di spostare su un tappeto musicale. In altri casi alcuni brani prendono forma durante vere e proprie sessioni di improvvisazione, jam session quindi… Le macchine, i softwares, i synth e il mondo dell’Eurorack mi permettono di poter fissare idee con una certa immediatezza, quindi allo stesso modo ho la possibilità di plagiare, combinare, smontare, rimontare, patchare, fare morphing, equalizzare fino ad ottenere delle demo. Queste demo sono il punto di partenza, gli input che consegno agli altri, ai fonici e ai produttori e su queste demo si inizia a lavorare insieme. Su Shifting.negative, rispetto ai dischi precedenti, ho lasciato molto spazio a soluzioni accidentali, a cose capitate casualmente, soprattutto sui modulari. Sbagliando, ricominciando da capo, sbagliando ancora… fino ad ottenere qualcosa che suonava. Io dico sempre: se una cosa suona bene, usala.

D Ho conosciuto Fab un paio di mesi prima di entrare in studio, lui aveva in mano i dieci pezzi che sarebbero diventati Shifting.negative, cui mancavano le chitarre. La mattina del primo giorno di riprese (chitarra) entro in macchina e Fab mi fa “ti do una buona notizia, le chitarre le fai tutte te; contento?” . Fino a quel momento non era ancora chiaro (a me) quale sarebbe stato l’assetto definitivo del gruppo; sapevo ci sarebbero state molte collaborazioni ma non avevo idea se sarei stato l’unico chitarrista a scrivere ed arrangiare le parti. Shifting.negative è praticamente composto per intero da Fabban in un periodo in cui la vecchia line-up iniziava a scricchiolare, probabilmente è stato uno dei motivi per cui ha deciso di occuparsi personalmente di tutto. Leggo spesso di lui appellativi del tipo “mastermind” : ora so perché.
Con la formazione attuale l’idea è quella di ritornare a fare “gruppo”, a scrivere ed arrangiare in sala nel più tradizionale dei modi. Fab resta comunque uno dei compositori più incontinenti che conosco, quindi so che ha sempre tra le mani del materiale appena sfornato, il che non lo nascondo, oltre che essere molto stimolante infonde anche una certa tranquillità.

ME Mi ha sorpreso piacevolmente scoprire che alla realizzazione di Shifting.Negative avrebbe preso parte Davide Tiso, un musicista che personalmente ritengo fra i più talentuosi in circolazione, anche se l’impressione è che non sempre sia riuscito ad esprimere del tutto il suo potenziale: quanto è stato importante il suo contributo, nonostante le sue parti siano state registrate al di là dell’oceano?

F Un po’ tutti in Aborym siamo suoi grandi fans. Personalmente lo considero un autentico genio e sono stato felicissimo di aver ospitato Davide su questo disco. Ha registrato poche cose, ma mirate, studiate, e di forte impatto. La cosa è nata in via del tutto casuale… Karyn, sua moglie, era ospite a casa mia per qualche giorno. Era in giro in Italia per lavorare ad un documentario e così ho avuto modo di parlare con Davide, che ogni tanto telefonava da San Francisco. Non lo sentivo da anni. E’ stato bello.

D Ho sempre stimato moltissimo Davide per le sue doti chitarristiche e compositive. La cosa che più mi piace di lui è la personalità e la voce unica che ha sviluppato sulla chitarra; quando riesci a riconoscere un musicista dalla prima nota che suona, si può dire che quel musicista ha raggiunto l’obiettivo forse più importante, a mio avviso. Mi sarebbe piaciuto averlo con noi in studio, le parti di chitarra che ha composto mi hanno fatto l’effetto del “ecco, questa è una soluzione a cui non avrei mai pensato“. Il tempo e la distanza sono stati per certi versi un po’ limitanti, soprattutto nell’economia di un disco così strutturato e complesso che richiedeva una costante presenza e un confronto continuo in fase di arrangiamento/recording. Magari in futuro avremo tempo e disponibilità per poter collaborare più a stretto contatto, anche solo in studio, sono certo che Davide avrebbe modo di impreziosire ulteriormente il sound di Aborym.

ME Nella lunga storia degli Aborym si sono succeduti molti musicisti, anche di grande nome, ma immagino che quelli attuali ti soddisfino in pieno, alla luce anche dei risultati ottenuti: pensi che siano finalmente le persone giuste per garantire una maggiore stabilità anche in proiezione futura?

F Io, da sempre, sono stato abituato ad essere autosufficiente. Ho sempre pensato che se voglio fare qualcosa devo contare sempre e comunque su me stesso e mi sono sempre fidato poco della gente, in generale. Quando in passato mi sono fidato di qualcuno sono sempre stato ricambiato con tanti calci su per il culo. Pertanto non consegno le chiavi di Aborym a nessuno. Ho sempre fatto in modo di essere autonomo, in tutto. Detto questo ora esiste un bel combo di musicisti, che sono anche ottimi amici, con cui posso lavorare e mi auguro che questa alchimia non si deteriori perché sento solo vibrazioni positive con questi ragazzi.

ME Le tematiche trattate negli ultimi lavori tratteggiano una realtà ostile ed opprimente per chi sia in grado di sviluppare i propri pensieri al di là dei beni effimeri e dei bisogni quotidiani: immagino che ciò sia frutto di una forma di reazione a tutto questo e, allora, vi chiedo se la trasposizione in musica di un tale sentire possa avere degli effetti catartici nei confronti di chi la compone e di chi ne fruisce.

F Non ho mai avuto la presunzione di voler profetizzare o deprogrammare qualcuno che legge le cose che scrivo. Io scrivo ciò che penso senza nessun fine specifico. Scrivo e basta. Sono le mie visioni, le mie paure, le mie sensazioni, le mie invettive e considerazioni. Considero un testo come considero la musica, metto le due cose sullo stesso livello, perché l’uno enfatizza l’altro e viceversa. Quando chi ascolta un disco è particolarmente ricettivo anche su quelli che sono i testi riesce a percepire la musica su un altro livello, con una certa completezza, e si crea empatia tra l’ascoltatore e il musicista.

D Uno dei motivi per cui mi ostino a fare musica, è quella sorta di stato meditativo in cui mi ritrovo quando suono. Non so spiegare bene le dinamiche coinvolte, non ho la presunzione di affiancare personaggi illustri che hanno detto molto di più e molto prima di me. Suono perché l’ho sempre fatto, perché mi sembra di stare meglio e sentirmi una persona migliore, e perché ci sono cose che non riesco davvero a dire con le parole. La prima volta che mi è capitato di scrivere un pezzo che parlava di un evento personale che ha cambiato la mia vita tanti anni fa si, avevo la percezione che quel suono risultante fosse stata la mia catarsi, che mi avrebbe aiutato a guarire. Negli anni le percezioni cambiano, mi sento più cauto su certi argomenti. Ciò che spero veramente, è che in un qualche modo chi ascolta Shifting.negative possa non solo immergersi nell’aspetto formale, inteso come forma, e cioè il linguaggio che abbiamo usato, dal songwriting alla scelta dei suoni; mi piace pensare che qualcuno da qualche parte del mondo possa ascoltare questo disco nella propria intimità casalinga magari, e scorgere non solo la realtà opprimente di cui parli, che è credo più o meno sotto gli occhi di tutti per certi versi, ma che possa anche intravedere la luce in fondo al tunnel. Questo perché credo che il compito della musica, ma dell’arte in generale, sia quello di descrivere sì il mondo che ci circonda, ma anche e soprattutto quello di suggerire una via, una strada, una soluzione. Ecco “soluzione” forse è una parola troppo pesante perché in ogni caso qui nessuno di noi ha mai eseguito un intervento a cuore aperto o annullato il debito pubblico dei paesi poveri, o rivelato le tre prove dell’esistenza di dio.

ME Devo ammettere d’essere stato colpito da un brano come Precarius, dalla potenza smisurata pur se racchiusa in un involucro per lo più soffuso: è stato scelto per essere accompagnato da un video proprio perché lo ritenete in qualche modo emblematico dell’umore dell’album , benché non ne sia in effetti la traccia più rappresentativa a livello strettamente musicale?

F Bartek, ovvero la persona che si occupa della promozione di Aborym e di questo disco, ha fortemente premuto per rilasciare “Precarious” come apripista. Io non ero molto d’accordo ma mi sono fidato della sua esperienza. Mi ha chiesto se fosse possibile realizzare un teaser video.. così ho pensato di girare delle sequenze a Taranto. Durante il montaggio mi sono accorto che musica e immagini funzionavano perfettamente così ho deciso di trasformare il teaser in un vero e proprio videoclip. Ho filmato tutti i luoghi in cui ho vissuto, le strade che percorrevo per andare a scuola, i luoghi di quella città che frequentavo la sera. Mentre filmavo mi sentivo bene… pochi minuti dopo mi sentivo male… poi di nuovo bene… Era un dondolare continuo tra stati d’animo discordanti: rabbia, malinconia, delusione, solitudine, ira, depressione, felicità… Ho cercato di parafrasare in immagini tutto questo, sulla musica e sul testo di “Precarious”. Il disagio e quel terribile senso di vuoto che provano in tanti, ogni giorno. Quella sensazione terribile che si prova quando hai la consapevolezza che quello che avevi non è più tuo. Quello che era non è più come prima. Quando realizzi che una cosa è bella solo quando l’hai persa.

ME Le personalità forti di solito provocano divisioni profonde nell’audience musicale: gli Aborym sono una di quelle band che, a giudicare da certi commenti che si leggono in rete, non lasciano indifferenti, provocando sentimenti di amore ed odio apparentemente in uguale misura; al riguardo vi chiedo cosa ne pensate di questo fenomeno, comune anche ad altre band o musicisti, che parrebbe essere un problema soprattutto italiano.

F Il mio compito è fare musica e dedico il mio tempo a questo. Queste storielline tutte italiane non mi hanno mai interessato. Penso che la musica possa essere amata e basta; non trovo molto sensato l’odio verso la musica… Se un disco o una band non ti piacciono non l’ascolti e basta… Perché odiare un disco o una band? Trovo la cosa veramente infantile e poco intelligente.

D Credo sia normale. Che la gente si esprima, intendo. Personalmente non sono un fan delle chiacchiere da bar, men che meno di quelle da bar virtuale, online. Ovviamente non mi aspetto che Shifting.negative debba piacere a tutti, ciò non toglie che il fenomeno del blogger sia qualcosa che, mio malgrado, non posso condividere. Internet era partito come cosa buona e giusta, come una fonte pressoché illimitata di informazioni e possibilità; troppo spesso ho come la sensazione che ci limitiamo solo ad usarlo come protesi del nostro ego, ed ecco che fioccano comunità intere di tuttologi e profeti, che millantano onniscienza e capacità di analisi fuori dal comune. Ecco, credo che se dedicassimo più tempo a noi stessi, leggendo un libro, ascoltando un disco, andando al cinema o facendo una passeggiata mano nella mano col proprio partner (e non mano nella mano col fottuto i-fuck) potremmo concederci il lusso di goderci la vita quella vera, e semmai impreziosirla col grande miracolo di interattività e comunicazione che apple e soci ci hanno “regalato” da qualche anno a questa parte. Del resto quando ci capita di imbatterci in una persona scostante o nervosa la prima raccomandazione che gli facciamo è di usare più spesso la zona pelvica no? Non credo sia una storia solo italiana, anche se devo ammettere che in qualche modo riusciamo sempre a distinguerci dagli altri. E non parlo di buone maniere…

ME In tutta sincerità, l’accostamento degli Aborym ai Nine Inch Nails è un qualcosa che ritenete lusinghiero o, piuttosto, alla lunga limitante o fuorviante?

D Che i NIN siano stati e siano una fonte di ispirazione non è un mistero; credo che dal punto di vista compositivo la differenza tra emulazione e “acquisizione” (ascoltare imparare metabolizzare) sia la chiave. Anche in questo senso credo, come spero, che chi ascolterà il disco possa riuscire a cogliere questo percorso: stando ai primi riscontri di critica e pubblico, sembra che ci siamo riusciti.

F Ho scoperto con enorme piacere che da quando è uscito Shifting.negative tutti si sono scoperti grandi conoscitori dei Nine Inch Nails ahahah ahha.. Sarà una casualità… eh ehh… Scherzi a parte, rispondo in questo modo: meglio essere avvicinanti ad una band come Nine Inch Nails che ai Mayhem o ai Cannibal Corpse o a centinaia di band che da decenni sono copie di copie di copie di copie… Inoltre, credo che in molti abbiano ibernato la band di Reznor negli anni ’90, perché gli ultimi lavori dei NIN non hanno grossi punti in comune con Shifting.negative… Ad ogni modo per me è un enorme complimento.

ME Nonostante faccia parte del tuo background musicale, da diverso tempo hai tagliato i ponti con il black metal e da tutto ciò che rappresenta: questo perché lo ritieni un genere a suo modo anacronistico o piuttosto perché non condividi l’approccio attuale di chi continua a suonarlo ?

F E’ una moda, per lo più adolescenziale, destinata al dimenticatoio. La vera musica è altro, gli artisti che rimarranno impressi nella memoria nel futuro sono altri. Faccio fatica a visualizzare la band blackvomitkillchristfuckthisandfuckthat666 proiettata tra vent’anni… Tra vent’anni ricorderò altre band… continuerò a ricordare band come Pink Floyd, Massive Attack, Alice in Chains, gente come Brian Eno, Trent Reznor, Steven Wilson… Vedo un sacco di merda in giro, ci sono pochissimi nomi che potenzialmente potrebbero essere un valido ricambio a livello generazionale. Figuriamoci se parliamo di black metal e di quattro stronzi conciati da clown. La musica è altro. Non ho mai visto tanta ridicolaggine attitudinale e comportamentale come nel black metal e ultimamente mai così tanta scarsità di talento e di gusto musicale.

ME La storia degli Aborym ha preso il via quando eri appena maggiorenne e negli anni novanta hai anche scritto per alcuni dei più noti magazine di settore: si può affermare, quindi, che hai attraversato in varie vesti gli ultimi 25 anni di storia del metal nel nostro paese. Secondo te quale è lo stato di salute attuale del movimento, alla luce di quanto hai potuto toccare con mano in un lasso di tempo sicuramente significativo?

F Da quando esiste internet, o meglio da quando è stato concesso a tutti di poterne usufruire, tutto si è quintuplicato a discapito della qualità. Solo su facebook esistono milioni di band, molte delle quali non avrebbero neanche motivo di esistere, molte delle quali non avremo neanche la possibilità di conoscere… e magari tra queste ci sono i nuovi Kiss, i nuovi Motley Crue o i nuovi Ozric Tentacles. Tutto è divenuto troppo accessibile da un lato e assolutamente impenetrabile dall’altro. La qualità si è abbassata notevolmente e oggi chiunque è in grado di registrarsi un disco con il proprio Pc, disco che inizia a girare e che magari vende decine di migliaia di copie solo perché spinto su canali preferenziali. Sono scomparsi i cultori di musica e le grandi firme a livello giornalistico. Oggi chiunque è in grado di improvvisarsi giornalista o critico musicale, mettere su una webzine ed inanellare idiozie su idiozie, recensioni, critiche… decretando il successo o l’insuccesso di una band. Molti di questi non sono neanche in grado di scrivere in italiano correttamente. Internet ha iniziato a manufatturare e divulgare una quantità di imbecilli spaventosa. Inimmaginabile. Oggi, attraverso internet, giornali e major decidono cosa deve vendere e cosa no, cosa deve esplodere e cosa no, cosa deve diventare trend e cosa no. E la gente zitta li sotto, ad ingoiare con la bocca spalancata. Internet ha democraticamente spalancato tante bocche rimaste per anni in silenzio e ora c’è un chiasso assordante. Chiunque si sente libero di aprire la propria fottuta bocca standosene comodamente seduto davanti al Pc. Vedo poche cose interessanti e tanta merda li fuori.

ME Per finire non posso che chiedervi qualcosa sui programmi futuri degli Aborym , inclusa la possibile attività live per presentare dal vivo il magnifico Shifting.Negative.

F Abbiamo iniziato a provare insieme. Ci vorrà del tempo. Non so quanto, ma preferiamo fare le cose per bene. Di sicuro tra qualche mese ci sarà nuova musica di Aborym in giro. Questo è quanto al momento.

D E’ un periodo molto florido per Aborym, abbiamo moltissimo da fare; come ti anticipavo, la line-up è completa da pochi mesi, attualmente siamo impegnati su più fronti. Da un lato stiamo lavorando sul live, suonare e arrangiare il disco in formazione estesa è il primo obiettivo che ci eravamo proposti. Parallelamente siamo impegnati alla lavorazione di nuovo materiale, ci sono molte novità in cantiere, per ora non posso anticiparti nulla di ufficiale, ma molto probabilmente sentirete parlare di nuovo di pubblicazioni a nome Aborym nel corso di questo anno solare. E presto, dobbiamo ancora sistemare alcuni dettagli, saremo on the road, non vediamo l’ora di proporre Shifting.negative dal vivo e tastare con mano che effetto fa nella VITA REALE. A buon intenditor…

TERRA

Qualche domanda ai Terra, uno dei migliori gruppi attuali di atmospheric black metal.

Interessante chiacchierata con Ryan dei Terra, uno dei migliori gruppi attuali di atmospheric black metal. Un sentire che va oltre, come abbiamo già scritto parlando del loro Mors Secunda.

MetalEyes: Come nascono le vostre canzoni, che sono molto più di semplice musica?

Ryan: Quando scriviamo facciamo delle jam, fino a che non acquistano una forma coerente. Ho molte idee quando vado a correre o anche solo a camminare, che poi finiscono in sala prove. Da qui partiamo con le jam, fino a che diventano una canzone o possono morire lì.

ME Per voi il black metal cosa significa?

R Per me significa qualcosa di meditativo, il black metal ha diversi significati per molta gente, è un genere dalle mille sfaccettature. Per me è perdersi totalmente nella sua atmosfera.

ME Quali sono le vostre ispirazioni?

R Nel black Emperor, Burzum, Ulver e Krallice. Fuori dal genere direi quasi tutto, se mi piace qualcosa la ascolto abbastanza da provocare in me ispirazione, o un qualcosa di simile.

ME La musica può diventare un lavoro come un altro o può rimanere un luogo per le emozioni?

R Lo scopo è di fare musica che ci diverta nel suonarla. Non ci aspettiamo certo di riuscire a viverci, forse avremmo dovuto sceglierci qualcosa di più lucroso! Vogliamo solo suonare e fare rumore, se la gente vuole ascoltarci è un di più benvenuto. Ultimamente stiamo cercando di suonare il più possibile.

ME Nel vostro disco c’è un distacco totale dalla realtà, portate l’ascoltatore lontano dalla realtà, come ci riuscite?

R Grazie per averlo notato. E’ lo scopo finale della nostra musica, ovvero quello di ipnotizzare qualcuno, spero che quelli che sono trasportati dalla musica si creino una loro rappresentazione visiva su di essa incentrata: non funziona con tutti, ma spero che chi faccia il viaggio se lo gusti.

ME Progetti futuri ?

R Ci piacerebbe lavorare alla colonna sonora di un film, sia come gruppo che  come un’altra entità. Vorrei anche fare un progetto di drone, ma non riesco a trovare il tempo. Luke ha una nuova band grindcore che si chiama Triangle Face e Olly ha un progetto elettronico (https://soundcloud.com/septicproductions).

ANCESTRAL

Intervista con Jo Lombardo, vocalist dei siciliani Ancestral, band autrice dell’ottimo Master Of Fate.

MetalEyes: Un silenzio lungo dieci anni alla fine ha portato gli Ancestral alla firma per Iron Shields e al nuovo lavoro, Master Of Fate: si tratta per voi di un vero e proprio nuovo inizio ?

Jo Lombardo: Beh, penso proprio che sia un nuovo inizio anche perché, con il mio ingresso nella band, stiamo per rimetterci in carreggiata. “Un nuovo inizio”, un motore che si sta riscaldando! penso che tutto questo sia servito a maturare molto, soprattutto sotto l’ aspetto musicale al punto da riuscire a richiamare l’ attenzione dell’ Iron Schields Records!!

ME Master Of Fate è un esempio notevole di power metal classico, potente, veloce e melodico: è stato scritto nell’arco di tutto questo tempo o i brani sono nati soprattutto nell’ultimo periodo?

JL Master of Fate a mio parere è una porta che si apre e che direziona la band ad una maggiore consapevolezza per il raggiungimento di un feeling musicale perfetto. I brani sono nati nell’arco di tutto questo tempo, ma ce ne sono altri nati qualche anno fa, mentre alcuni risalgono proprio all’ultimo periodo. Io ho trovato tutto pronto per inserire le tracce vocali avendo avuto comunque modo di dare la mia impronta, dando qualche idea su di un lavoro già definito.

ME La componente speed è ben presente tra i solchi delle varie canzoni: si tratta di un ritorno voluto alle sonorità old school degli anni ottanta?

JL Posso dire sicuramente che gli Ancestral prediligono la componente speed, siamo sintonizzati sulla stessa frequenza inevitabilmente “old school” quindi miscelando speed, power, prog e anche trash, dai vita a quello che poi personalizzi facendolo diventare tuo. Sicuramente il lavoro rispecchia quelli che sono poi i nostri gusti musicali e credo che, anche se maturato dopo tanto tempo, Master of Fate sia stato un lavoro non schematizzato a tavolino ma con melodie e riff di chitarre che son venuti fuori in modo molto naturale e con grande voglia di fare.

ME Senza nulla togliere al resto della band, è indubbio che la riuscita di un album come Master Of Fate stia molto nella tua performance vocale, Jo, tu dai prova di essere un cantante sopra la media: come sei arrivato a far parte degli Ancestral?

JL E’ stato, come dire, un fulmine a ciel sereno! Nel ’96 ho cominciato ad avvicinarmi al metal avendo varie cover band, tra cui una in particolare degli Iron Maiden, poi Dream Theater e Helloween; insomma ho cominciato a “svezzarmi”.
Dopo tanti anni, tra concerti nei pub e piazze, nel 2002 ho cominciato le mie prime registrazioni professionali con i miei amici Metatrone e Orion Riders.
Nel 2013 gli Ancestral fecero un concerto a Catania con Fabio Lione ed io non potevo mancare: vedere Fabio dal vivo è sempre un piacere, è una potenza!!
Dopo il concerto mi ricordo questo particolare: mentre aspettavo in fila per incontrare Fabio per una foto, mi fecero entrare direttamente nei camerini; allora non ci conoscevamo ancora, se non musicalmente, e da li è nata una simpatia e un’amicizia.
Qualche tempo dopo mi contattarono chiedendomi se volessi fare parte degli Ancestral! Già c’era una certa sintonia a prescindere, poi ascoltando qualche traccia del cd ho detto “cazzo questa é roba seria”, e da lì è cominciata la nostra avventura assieme!!!

ME I brani mantengono una furia metallica impressionante, lasciando ad altri gli ormai abusati ghirigori orchestrali e puntando sull’impatto e la forza dirompente del power metal classico: è questa la forma di metal che prediligete o ce ne sono altre che vi affascinano in maniera particolare?

JL E’ proprio questo il punto, Ancestral uguale impatto e forza dirompente!!! Assenza di parti orchestrali e tastiere, classico suono di chitarre, basso batteria, voce, per avere comunque un impatto molto live!!
Quindi, sicuramente, penso che al di là dei nostri gusti personali, tra i quali non manca anche il power sinfonico o il classic metal, credo che lo stile Ancestral rimanga sempre questo, ovvero brani molto speed abbinati a una voce dall’impronta power, cosa che io adoro personalmente!

ME Dieci anni dopo, come avete trovato lo stato di salute della scena metal nazionale?

JL Il metal made in Italy è fantastico, nulla da invidiare al resto del mondo. Le band sono tutte di alto livello e i cantanti tutti mostruosamente preparati come Fabio Lione, Roberto Tiranti, Michele Luppi, Morby, Alessandro Conti, ma la lista è davvero lunga!!
Comunque posso dire che ci sono stati periodi di alti e bassi nella scena power italiana, ma credo che oggi sia in ripresa, perché stare al passo coi tempi non è per niente facile: si cerca di sperimentare e ricercare nuovi suoni, a volte estremizzando e sbagliando magari direzione, ed è facile a volte deludere le aspettative di chi ti ascolta o che si aspetta qualcosa di diverso. Magari può succedere il contrario, cioè di cadere nell’errore di essere troppo ripetitivi. Io penso che si debba cercare la formula giusta, è facile a parole ma non impossibile.

ME A proposito di scena, non possiamo fare a meno di constatare quante siano le band di grande livello, un po’ in tutti generi, che stanno emergendo in questo periodo in Sicilia: c’è una certa coesione, se non altro nell’ambito dei singoli filoni stilistici, oppure le varie realtà sono tutte a sé stanti?

JL Penso che la Sicila sia un vulcano pronto ad esplodere di gruppi di vario genere. Ce ne sono davvero una miriade e magari molto bravi. Al di là di quelli già affermati, io penso che ogni band sia portatrice di stili e generi differenti, ciascuna con la propria storia, con i propri bagagli pieni di esperienze personali

ME Per finire, quali sono i piani futuri degli Ancestral, specialmente sul versante live?

JL I piani futuri sono quelli di riuscire a realizzare un nuovo album al più presto e fare tanti live, magari suonare in festival metal importanti, calcare i palchi dei big. Sarebbe davvero bello, quello che posso dire e di ascoltare Master of Fate e di seguirci perchè di sorprese future e collaborazioni ce ne saranno!!
vi auguro un 2017 ancestrale!!

NOVERIA

Intervista con Francesco Mattei, chitarrista dei Noveria, autori di uno migliori album del 2016.

ME Sono passati due anni dal vostro bellissimo debutto, siete soddisfatti dei riscontri avuti da Risen?

Francesco Mattei: Ciao ragazzi di MetalEyes, grazie innanzitutto per averci ospitato qui sulle vostre pagine e per le belle parole dette sul nostro conto. Ora veniamo a noi!
Assolutamente si, per essere una band venuta fuori a ciel sereno e senza preavvisare nessuno, con il nostro debut Risen abbiamo avuto subito un boost positivo, sia per quanto riguarda la critica sui vari portali e riviste di settore, sia per quanto riguarda l’appeal della band, inquadrata subito come un gruppo di ragazzi che sanno quel che fanno e non come una band che ha bisogno di “rodaggio”. In pratica, siamo partiti in quinta come al volante di una Ferrari! In ogni caso direi che siamo pienamente soddisfatti, Risen resta per noi un ottimo album e trovo sempre piacere nel riascoltarlo.

ME Non era facile ripetersi, eppure siete riusciti a creare un’opera che supera l’enorme lavoro svolto con il debutto: quale è il segreto?

FM In realtà la lavorazione di Forsaken è stata diversa nell’approccio. Sicuramente avere Risen alle spalle ti fa riflettere sul fatto che non puoi prendere determinate cose alla leggera e soprattutto, che hai creato in qualche maniera delle aspettative nei confronti della fan base. Da un lato sai che puoi sperimentare, ma dall’altro sai anche che non puoi allontanarti troppo dal sound che ti ha caratterizzato, quindi il segreto vero e proprio credo si trovi nel duro lavoro e nella buona dose di sana autocritica nel processo di composizione. Bisogna valutare bene quali sono gli elementi che funzionano e quelli che non vanno, ed in Forsaken abbiamo avuto a che fare con diverse situazioni musicali che non avevamo affrontato in passato.

ME Quali sono le maggiori differenze a livello di sound tra il primo album e Forsaken?

FM In Forsaken c’è stato un inserimento più massiccio di pianoforti e di brani più lenti e cadenzati per poter esprimere al meglio il concept, caratterizzato dai diversi stadi psicologici. Ci vogliono tempo e pazienza. In generale lo consideriamo un album molto più dinamico rispetto a Risen … più largo, ricco di atmosfere e con una forte componente emotiva incentrata sulle voci di Frank, che secondo me ha raggiunto un ottimo livello sia tecnico che interpretativo in ogni brano dell’album. Un’altra differenza sostanziale è che Risen non aveva ballad, mentre qui ne abbiamo due, When Everything Falls ed Acceptance. Forsaken è sicuramente un album che necessita di più ascolti per essere apprezzato appieno.

ME Forsaken non è solo un grande album prog-metal, perché il tema trattato porta inevitabilmente ad alzare l’asticella emozionale: potete descrivere il concept che ha ispirato la musica di Forsaken?

FM Ti ringrazio per le belle parole. Il concept, purtroppo, prende vita da una triste storia che ha toccato la nostra famiglia un paio di anni fa, quando abbiamo avuto un pesante lutto per la perdita di una giovane ragazza a causa di un cancro molto aggressivo. Ho visto i miei familiari cadere nella disperazione e depressione per la perdita della propria figlia che, con tutte le sue forze, ha lottato nella battaglia contro il cancro.
Ho sempre ammirato la sua tempra e la sua forza di reagire positivamente alla malattia. Era suo tipico venirsene fuori con frasi del tipo “Dai usciamo, che vuoi che sia, tutto si supera”, come se in realtà non ci fossero problemi. Una grande forza ed una voglia di vivere unica. Forsaken nasce proprio da questa brutta avventura. Dopo aver proposto il concept ai ragazzi della band, abbiamo tutti scelto di tributare la sua vita e non solo … abbiamo deciso di allargare il tributo anche a tutte le persone stroncate da questa infida malattia. Il modello della psichiatra Elizabeth Kubler Ross è arrivato di lì a poco, dopo aver fatto delle ricerche sul campo e mi ha dato l’ispirazione per comporre la musica attraverso i vari stadi.

ME Suonate un genere musicale in cui la tecnica individuale è importantissima, ma riuscite a mantenere un equilibrio perfetto con la componente emotiva, una virtù non così scontata, specialmente nel vostro genere, siete d’accordo?

FM Sono pienamente d’accordo. Oggi come oggi con Youtube e la rete si hanno a disposizione tutte le informazioni necessarie a diventare un musicista tecnicamente impressionante e con l’ausilio di un pc si possono fare i dischi in camera … Non che sia un male, assolutamente, ma spesso e volentieri si tende a trascurare il lato melodico della musica, soprattutto con la chitarra. E’ indubbio che suonare veloce “faffiga” come dice il buon Mick Jagger di Fabio Celenza, ma non bisogna dimenticarsi che la tecnica è solo un mezzo per raggiungere le note giuste. Sono quelle che fanno la differenza: sviluppare un tema efficace è impegnativo e richiede del tempo. Oggi purtroppo tutti corrono e hanno fretta, ma non voglio assolutamente sminuire nessuno, anzi, in giro ci sono dei grandi talenti e sono orgoglioso di conoscerne una buona parte e di poter scambiare idee con loro.

ME I Symphony X sono il gruppo a cui venite più frequntemente accostati: quali altre band vi hanno ispirato per creare il sound presente nei vostri due full length?

FM L’accostamento ai grandi Symphony X è indubbio che venga fuori, in quanto tutti noi siamo dei grandi fan della band americana e, personalmente, Michael Romeo è uno dei miei miti da quando ho iniziato a suonare la chitarra. Non è quindi una novità! Personalmente mi ispiro anche a band come i Children of Bodom, Arch Enemy e Rammstein per quanto riguarda il flow dei brani e le parti più aggressive, mentre mi piacciono molto gli Evergrey, Dgm e, ultimamente, i Katatonia per le cose più melodiche. Soprattutto per quanto riguarda i Katatonia mi piace il loro modo di essere dark e melancolici, che è proprio il mood che cercavamo per un album poliedrico come Forsaken.

ME A mio parere la scena underground nazionale negli ultimi tempi è cresciuta moltissimo, non solo per quanto riguarda il metal progressivo, ed anche quest’anno le opere di valore non sono certo mancate: voi che idea vi siete fatti della scena italiana degli ultimi tempi?

FM Sono d’accordo con te, la scena italiana sta crescendo e diventa sempre più competitiva se non addirittura superiore qualitativamente alle produzioni europee e americane.
Ci avviciniamo sempre di più alla punta dell’Olimpo e questo non può che farmi piacere e ben sperare. Di qualità e talento ne abbiamo da vendere ed è solo questione di tempo prima che tutti se ne accorgano. Ci sono band come Dgm, De La Muerte e Helslave, giusto per citarne alcune, che stanno alzando l’asticella qualitativa di bel po’ di punti in quanto a freschezza e proposta musicale nei loro generi diversi. Ognuno di noi contribuisce alla crescita della scena.
L’unico problema vero, secondo me molto grave, è che qui in Italia non giochiamo mai di squadra: le band non si aiutano e spesso e volentieri i proprietari dei locali non investono nella proposta di musica originale e preferiscono puntare sulle cover band.
Fuori dalla nostra penisola c’è un interesse maggiore ed un’organizzazione più efficace per gli eventi di questo tipo.
Peccato.

ME Vi lascio spazio per eventuali date e news e vi saluto a nome di tutto lo staff di MetalEyes!

FM Vi ringrazio vivamente per lo spazio concesso! Per quanto riguarda noi Noveria, tra gennaio e febbraio saremo in giro in Belgio e Olanda e stiamo aspettando delle conferme per un’altra manciata di date qui in casa. Abbiamo ricevuto proposte per suonare in Grecia e stiamo attualmente valutando la situazione. Nel frattempo, a febbraio rilasceremo, tramite Scarlet, un lyric video per un brano di Forsaken e probabilmente gireremo un altro video! Rimanete sintonizzati, ce ne saranno delle belle! Ringrazio tutta la nostra fan base per il supporto costante! You Rock!

TENEBRAE

Abbiamo sottoposto colui che dei Tenebrae è fondatore ed anima musicale, Marco “May” Arizzi, ad una serie di quesiti che, mi auguro, dovrebbero consentire di saperne di più su una band per molti ancora da scoprire.

I Tenebrae li ho scoperti per davvero al momento dell’uscita del loro secondo album, lo splendido Il Fuoco Segreto, venendo folgorato dalla loro originalità derivante da un sound di non semplice collocazione, reso ancor più affascinante dal ricorso a liriche poetiche, profonde e, all’epoca, rigorosamente in italiano.
Da allora ho sempre seguito la band ed ho avuto la possibilità di conoscere anche in maniera più approfondita alcuni suoi membri (nello specifico Marco Arizzi e Paolo Ferrarese), favorito dal fatto di vivere nella stessa città (Genova).
L’uscita recente di un altro pesante tassello nella carriera dei Tenebrae, come My Next Dawn, album che potrebbe/dovrebbe consacrare definitivamente la band ligure, mi offre lo spunto di fare un’intervista cercando di andare oltre alla schematica sequenza di domande e risposte all’apparenza preconfezionate.
Ho sottoposto, così, colui che dei Tenebrae è fondatore ed anima musicale, Marco “May” Arizzi, ad una serie di quesiti che, mi auguro, dovrebbero consentire di saperne di più su una band per molti ancora da scoprire.

ME Ciao Marco. Non posso negare che ritrovarvi a questi livelli dopo tutte le vicissitudini seguite all’uscita di Il Fuoco Segreto, sotto forma di stravolgimenti di line-up e assenza del supporto di una label, è stata davvero una piacevole sorpresa. Penso che ti sia venuta voglia di mandare tutto al diavolo più di una volta, eppure i Tenebrae sono ancora qui, con il loro miglior lavoro di sempre: dove hai trovato l’energia per andare avanti e conseguire questo risultato?

Ciao Stefano, grazie mille innanzitutto per l’opportunità che tu e la redazione di MetalEyes mi state dando.
Allora, è proprio come hai detto tu, ci sono stati momenti molto difficili, alcuni addirittura critici, ma alla fine, soprattutto negli ultimi mesi, si è trovato il modo di remare tutti nella stessa direzione ed insieme ai miei compagni di viaggio, componente sempre indispensabile per la realizzazione di ogni cosa, intendo ovviamente tra questi anche Antonella Bruzzone (autrice di tutti i testi) e Sara Aneto (che si è occupata della grafica facendo il solito lavorone), siamo riusciti ad arrivare alla fine del tunnel, rinforzati nello spirito e come band.

ME My Next Dawn ha avuto una gestazione lunga, oltre che problematica, come detto. Quand’è che hai cominciato ad avere la sensazione che finalmente tutti i tasselli fossero andati al loro posto?

La realizzazione del disco in sé è stata abbastanza lineare come tempistiche, e con un po’ di fatica e l’aiuto di Rossano Villa in studio, siamo riuscito a realizzare il tipo di disco che avevamo in mente: devo dire che, nonostante qualche difficoltà fisiologica, visto che per alcune persone si trattava della prima volta in studio, sono stati tutti molto disponibili e pronti a voler arrivare a fine percorso.
Massimiliano (Zerega, batteria) e Fulvio (Parisi, tastiere)sono stati molto bravi a prendere quello che avevano fatto i loro predecessori, personalizzarlo e completarlo con il loro punto di vista, poi ovviamente tante parti sono state completamente ripensate e rifatte da loro, ed hanno svolto entrambi un lavoro impeccabile.

ME La prima volta che ho ascoltato Careless, in versione demo, ho pensato subito che ne stesse per venire fuori un gran bel disco ma, nel contempo, ho temuto che avreste finito per snaturarvi, perdendo il vostro particolare tratto stilistico: i fatti per fortuna hanno dissipato questa sensazione, però in te non sono mai balenati dubbi dello stesso genere mentre l’album prendeva vita?

Ti ringrazio per la stima che hai sempre avuto nei nostri confronti.
Diciamo che la Stella Polare con cui ci approcciamo al disco è sempre la storia che vogliamo raccontare, non è mai un insieme di riff una nostra canzone ma un tentativo di comunicare le sensazioni che in quel momento proviamo a descrivere, non ci siamo mai posti un vero problema di genere, di poter piacere o meno o di appartenere a un filone piuttosto che ad un altro.
Gli unici dubbi che per settimane ci hanno tormentato fino alla decisione finale, e da lì in poi siamo andati dritti, era se proseguire con l’italiano o tentare con l’inglese, e il risultato lo avete tutti sotto gli occhi …

ME Rispetto ai precedenti album, My Next Dawn non presenta appunto solo la novità del ricorso integrale alla lingua inglese, ma anche un deciso cambio di rotta che vi ha visti approdare a sonorità più cupe, per certi versi vicine al doom, ma difficilmente classificabili in maniera netta. Prima definivi la musica dei Tenebrae come “art-rock”, ed oggi?

La lingua per me è sempre stato qualcosa di importante, perché mi permette di entrare in simbiosi e di “vivere” quello che si sta provando a suonare, anche per questo il lavoro inestimabile di Antonella su brani e storia ci vedeva un po’ tutti lavorare gomito a gomito: non c’è un solo passaggio in cui noi ci si chieda: ma qui cosa stiamo dicendo, e cosa vogliamo comunicare?
Ad essere sincero non saprei come classificare la nostra musica: a mio parere, se guardo indietro, tutti e tre i lavori non li vedo così diversi, forse raccontano cose diverse e lo fanno persone diverse, ma con lo stesso identico approccio, e ognuno con il proprio stile, cuore e mezzi.
Poi, se proprio mi chiedi in che scaffale mi cercherei, proverei a dirti gothic metal, doom metal … Oppure meglio ancora sotto la lettera T …

ME Ma quale è in effetti il tuo background musicale? Tanto per capirlo meglio, quali sono i chitarristi che più ti hanno ispirato e spinto prendere in mano lo strumento?

Non ho mai amato di per sé la chitarra come strumento musicale, è sempre stato il mio mezzo per poter dire qualcosa, e ovviamente ho sempre tentato di avere la capacità tecnica di essere in grado di poterlo fare, difatti non so suonare una cover che sia una perché non avrei voglia di mettermi a tirarla giù, sono pigro, nerd e testone.
Ho sempre ascoltato di tutto, dalla musica più commerciale al death metal e, se proprio devo trovare dei chitarristi che mi hanno emozionato sarebbero veramente troppi, ma metto su un mio personale podio emotivo David Gilmour, Yngwie Malmsteen, Andres Segovia ma, ripeto, in realtà sono solo alcuni di un elenco interminabile.
A livello di gruppi ho amato da morire i Pink Floyd, i Radiohead, qualche lavoro degli Smashing Pumkins e Gianmaria Testa, cantautore piemontese scomparso quest’anno; nel metal i Megadeth di Countdown To Extinction e Rust In Peace, i Sepultura e, più di tutti, i miei amatissimi Pain of Salvation fino a Remedy Lane, poi un po’ meno amatissimi ma grandi lo stesso (stessa mia valutazione sui P.O.S., peraltro … ndr)
Ascolto tantissima musica underground e molti gruppi underground mi hanno emozionato tanto quanto i “professionisti”.

ME Tutto sommato le novità a livello musicale coincidono anche con l’approdo ad un diverso immaginario lirico, che trova una sua corrispondenza in sonorità più cupe. Le vostre passate produzioni brillavano anche per testi poetici e profondi , un aspetto che non viene meno neppure stavolta, nonostante i temi trattati siano tutt’altro che intrisi di romanticismo. Sempre a proposito dell’idioma usato nel corso del disco, quanto è risultato complesso questo adattamento, sia per Antonella Bruzzone, nella stesura dei testi, sia per Paolo Ferrarese per quanto riguarda le linee vocali?

Questa è una domanda che mi sarebbe piaciuto poter girare ad Antonella e Paolo, ma posso dire con sicurezza che loro due sono, oltre che una bellissima coppia, una simbiosi molto rara dal punto di vista creativo, quindi trovata una strana alchimia per andare avanti con il resto del gruppo, interfacciarsi ed essere produttivi non diventa complicato.
Antonella ha fatto un lavoro inestimabile, penso, appoggiandosi anche a Ilaria Testa (precedente tastierista dei Tenebrae, ndr) e talvolta a Vanessa Christillin (ex House Of Ashes, label per la quale uscì Il Fuoco Segreto, ndr) , per fare in modo che i testi risultassero perfetti.
Per quanto riguarda invece la vocalità, le sessioni di studio sono state seguite in maniera spietata sempre da Antonella che, con un bastone da fare invidia a Lucille di Negan in The Walking Dead, serviva a motivare adeguatamente il nostro cantante …
Invece, scherzi a parte e ad onor del vero, hanno fatto entrambi un lavoro veramente buono e di livello, al meglio delle loro possibilità, cosa che abbiamo fatto tutti noi del resto.

ME Ho sempre avuto la sensazione che i Tenebrae, nonostante il loro valore oggettivo, pagassero in passato un equivoco di fondo: quello di far parte dell’ambiente metal pur suonando un genere che, per la sua peculiarità, finiva più per avvicinarsi al sentire dei fruitori del progressive, ancor meno propensi dei metallari, però, ad aprirsi alle proposte attuali, preferendo continuare a consumare i loro vecchi vinili degli anni ’70 o a vedere per la millesima volta la stessa cover band dei Genesis … My Next Dawn dovrebbe risolvere la questione, risultando a tutti gli effetti un lavoro più radicato nel metal, pur con tutte le distinzioni del caso. Ti ritrovi in questa chiave di lettura?

Secondo me, e lo dico senza falsa modestia, siamo dove abbiamo meritato di essere, alla fine, cioè un gruppo underground che si è tolto qualche bella soddisfazione: se fossimo stati qualcosa di meglio, come gentilmente sostieni, penso che in qualche modo avremmo raccolto o girato di più su questo “gnucco” minerale chiamato Terra.
A mio parere la “colpa” non è mai di chi ascolta, ma sta a chi suona dover coinvolgere in qualche modo, con quello che fa, l’ascoltatore e se non ci riesce, se il suo obiettivo è quello di arrivare al grande pubblico, beh deve cambiare qualcosa.
Poi capitano casi eccezionali e rari in cui talento e mercato si incontrano, ma non è stato mai il nostro 😉
Abbiamo sempre provato a divertirci nel suonare e raccontare storie, al meglio delle nostre possibilità, ad alcuni siamo piaciuti e hanno gridato al miracolo, altri se ne sono andati annoiati, è giusto che sia così..
Comunque My Next Dawn è un disco che non classificherei ancora del tutto metal, anche se ci sono degli evidenti spunti rispetto al passato, ma un disco dei Tenebrae in cui trovi un po’ di tutto, mescolato ad un anima decisamente più cupa rispetto agli altri due.

ME Volendo considerare comunque My Next Dawn uno spartiacque nella vostra storia, quale altri consuntivi puoi tracciare riguardo al percorso che avete seguito fino ad oggi?

In tanti anni , più di dieci di Tenebrae, posso dire d’esserci tolti delle belle soddisfazioni, per quanto commisurate alla realtà di un piccolo gruppo underground.
Abbiamo diviso il palco e siamo in ottimi rapporti con musicisti come Terence Holler, Rudy Ginanneschi, e tanti tanti altri … la musica mi ha permesso di stringere amicizie con persone dal talento enorme e conoscerne altrettante, ed ottenere quasi sempre, come band, un certo apprezzamento.
Ma la cosa migliore è che, guardandomi alle spalle e stringendo tra le mani i tre dischi fatti fino adesso, mi tornano alla mente tutti gli sforzi fatti con i compagni di viaggio dell’epoca, le litigate le speranze, e le emozioni dello stare sul palco assieme, e aver conosciuto persone che sono ancora oggi parte della mia vita e che non potrei sostituire in nessun modo.
Avere una band è ancora, oggi, una delle poche cose vere, che può far ritenere fortunata una persona.
Come gruppo, invece, non saprei dirti cosa ci aspetta, il futuro è sempre più complicato e dispendioso.
Sicuramente proveremo a trovare qualche data per poter portare in giro il nostro disco, tra mille difficoltà lavorative, di situazione e di opportunità.
Ogni sceltà sarà ben ponderata e la prenderemo insieme, come avviene quasi sempre …

ME Per quanto riguarda l’annoso problema del reperimento di una label, alla fine ha prevalso la soluzione più logica, ovvero quella di affidarsi a qualcuno che si conosce bene da molto tempo, come Daniele Pascali e la sua Black Tears …

Daniele è un caro amico ed una persona affidabile, e siamo subito entrati in sintonia su quello che si potrà fare insieme: speriamo che la nostra collaborazione possa durare nel corso degli anni, visto che segue con grande professionalità le band con cui collabora.
Si è sempre dimostrato una persona di cuore e con una passione infinita per la musica, ed essendo anch’io un accanito fan di band underground, è una delle poche persone che si incontrano in tutti i contesti, sia come spettatore che come titolare della Black Tears.

ME Cosa ne pensi, spassionatamente, della scena musicale rock e metal a Genova e in Italia ?

Genova è una piazza dove le persone sono molto dotate e difficili, e i gruppi validi e con tante cose da dire.
Il mugugno impera, infatti quando a Genova qualcosa va bene ci si lamenta perché poteva andare meglio e assicuro che i luoghi comuni sui genovesi e la loro ospitalità, beh,  sono tutti veri …
Purtroppo non si può parlare di scena vera e propria, perché manca una coesione tra i gruppi (a parte rarissimi casi) e mancano i locali in cui proporla: ad oggi è sopravvissuto solamente l’Angelo Azzurro, e il sindaco purtroppo, con una ordinanza senza senso, ha impedito di fatto al 261, altro locale di Genova che manteneva viva la linfa della musica rock e metal in città, di continuare l’attività.
Ho visto tanto tanto amore per la musica, invece, soprattutto da parte di chi non suona, partecipando con sorriso e affetto alle serate e divertendosi senza farsi troppi problemi.
Le esperienze che ho avuto con i gruppi da fuori Liguria sono state sicuramente molto buone e ricordo con grande piacere Lenore’s Fingers e Shores of Null, con i quali abbiamo condiviso tre splendide date.

ME A proposito, ritengo che un disco come My Next Dawn renda anche più semplice e meno forzata la vostra convivenza sul palco con altre band di natura più estrema: penso che oggi, tanto per restare a Genova, non sfigurereste se vi trovaste a suonare con i Desecrate piuttosto che con gli Abysmal Grief. A tale riguardo, avete già avuto qualche abboccamento per portare l’album dal vivo anche fuori dai confini cittadini e regionali?

Penso che tu abbia ragione: da questo punto di vista My Next Dawn ci rende più accostabili anche ai gruppi da te sopra citati, che peraltro sono carissimi amici e con i quali condivideremmo stra-volentieri qualche data o tour.
Saremo comunque onoratissimi ospiti dei Tethra, per la loro data di presentazione del nuovo album a Cassano D’Adda l’11 febbraio (una data da non perdere visto che ci sarà anche un’altra magnifica band ligure, i Plateau Sigma, ndr)  dopo di che chissà, per adesso viviamo alla giornata …

ME Concludendo questa chiacchierata ti faccio una domanda difficile: ritieni che questa line-up possa considerarsi finalmente stabile, consentendo così una pianificazione dell’attività dei Tenebrae a lungo termine ?

Hai ragione è una domanda difficile, ma alla quale non posso che rispondere … beh speriamo, me lo auguro di cuore!
Ormai elementi come Paolo e Fabrizio (Garofalo, basso) sono parte storica della band: entrambi hanno due dischi alle spalle fatti come Tenebrae e penso abbiano a cuore il progetto tanto quanto me, e anche Massimiliano e Fulvio, soprattutto ultimamente, penso che stiano facendo bene.
Credo che da subito proveremo in saletta a metterci subito al lavoro per cercare di scrollarci di dosso mesi e mesi di My Next Dawn che, per voi che ascoltate sarà anche una novità, per noi che abbiamo sviscerato ogni secondo del disco (e visto che mi conosci sai proprio che è così che è andata) molto meno, quindi ci metteremo subito con le pance ancora piene dalle festività recenti a tirar giù qualche idea.
Cambieremo di nuovo faccia, o rimarremo su questa falsariga?
Sinceramente non ne ho la minima idea.
Ma sicuramente racconteremo un’altra storia e in base a quella imbracceremo gli strumenti e cercheremo di emozionarci ed emozionarvi al meglio delle nostre possibilità.
Finché esisteranno questi presupposti, in qualche modo si riuscirà ad andare avanti, tutti insieme.
Grazie mille Stefano per questa bella chiacchierata.

ALMASSACRO

La rabbia è sempre interessante e soprattutto viva nell’underground, e nei gruppi che continuano a prendere gli strumenti dopo il lavoro e vanno in sala prove per gridare la loro rabbia. Qui di seguito abbiamo intervistato un gran gruppo sardo, gli Almassacro, rapcore di qualità, fatto con cuore e coglioni.

iye Come nascono gli Almassacro ?

La band nasce nel 2010 come side project, la formazione era diversa e comprendeva membri dei Reminiscenza e Isojada e dei Sangue e Feccia.
Il nome Almassacro (scritto tutto attaccato) viene fuori dallo stato d’animo del momento, di fatto rappresenta una condizione,un modo di affrontare le cose di petto, mettendo in conto anche lo scontro fisico di chi affronta la vita e le avversità senza timori della serie ….pronti a tutto, Almassacro!
Nel 2012 a causa di avvenimenti indipendenti dalla band il progetto si ferma totalmente e finisce in cantina.
Nonostante le difficoltà, la band non muore, anche grazie all’ostinazione di Ese e Sgrakkio nel voler proseguire, e nel 2013 si rientra in sala con un cambio di elementi: dei membri fondatori restano appunto solo Ese e Sgrakkio ,che contattano il resto della formazione.
Si ricomincia in silenzio, con nuove idee e con tanta voglia di fare e dopo 6 mesi di prove si esce allo scoperto.
Abbiamo iniziato a fare un bel po’ di concerti con la nuova formazione e siamo stati molto fortunati, dobbiamo ammetterlo, perché abbiamo condiviso il palco con i Madball, GBH, Kaos One, Strenght Approach, Mezzosangue, Moscow Death Brigade, Ensi e tanti altri.
Nel 2015 registriamo Ostilità, il nostro primo EP, e lo portiamo in tour suonando anche in Francia e Svizzera.

iye Cosa vi ha spinto a fare musica ?

Lo stato delle cose, la realtà in cui siamo cresciuti, la necessità di esprimere il nostro dissenso e dire la nostra senza volerci omologare, la passione per ciò che facciamo, la volontà di essere e non di apparire .

iye A quale gruppo o musicista vi sentite più vicini ?

Nessuno in particolare, abbiamo tutti altri progetti musicali e tutti siamo cresciuti con diverse influenze e ascolti.
Sicuramente siamo legati alla scena rap italiana e statunitense anni ’90, quella che portava con sé un messaggio,
dd alcuni rapper europei di livello e a tutti quelli che di quella scena hanno preso il meglio e la portano avanti, alla scena hardcore tutta, compresa quella Italiana con cui siamo cresciuti, è parte del nostro sound e ci ha influenzato e continua a farlo anche nella vita di tutti i giorni.

iye La musica può essere uno strumento politico ?

Certamente lo è in quanto la musica è un linguaggio universale rivolto alle masse, spesso può portare con se anche un messaggio politico o politicizzato.
Chiunque salga su un palco o scriva dei dischi di fatto sta comunicando verso chi guarda e ascolta in maniera implicita.
Ma la politica è una cosa i partiti sono ben altro.
Facendo un distinguo, per noi i partiti politici non rappresentano che organizzazioni a delinquere legalizzate, nessuno escluso, non ci interessano, li odiamo tutti; la musica è un linguaggio che guarda oltre e abbatte ogni barriera ed è incontrollabile, questo per noi è il messaggio politico più importante che ci sia

iye E’ possibile in Italia fare musica da strada ?

E’ un amara constatazione, in Italia suonare in giro è sempre più difficile.
Mancano i posti e la scena ma, per fortuna, c’è chi resiste …
Oggi le nuove generazioni passano più tempo sui social che a vivere le loro esistenze, è molto triste ma
l’avvento di internet, nel bene e nel male, ha dato a tutti ampia scelta di vedere i concerti su Youtube e la gente non segue più i concerti: magari si scaricano il tuo pezzo ma non verranno mai ad un tuo concerto se prima sui social media non hanno fatto di te un fenomeno.
I ragazzi hanno saltato la fase più bella, quella adolescenziale: non hanno vissuto i concerti, lo sbattimento, il diy, la voglia di fare concerti e fare aggregazione, è sempre più raro vedere gente per strada o in cantine e capannoni in campagna a tirare su eventi … si è perso lo spirito e il tramandare i valori più sani, mancano lo stare insieme e la voglia di fare gruppo.

iye Cosa pensate del vostro paese e come immaginate il suo futuro ?

Ascoltando Colpo di grazia e A.C.A.B. ti puoi fare un idea del nostro pensiero …
Viviamo in una democrazia sospesa, in un paese che va a rotoli e nessuno che scenda in strada e reagisca … sono tutti leoni su Facebook … Noi a nostro modo cerchiamo di far capire, anche attraverso la nostra musica, che il fondo lo si sta grattando già da tempo: è il nostro piccolo contributo per tentare un risveglio delle coscienze!

iye Prossimi concerti ?

Noi siamo in giro … ovunque e comunque!

iye Progetti futuri ?

Siamo sul pezzo, lanceremo a breve il video on the road di Attitude, stiamo scrivendo e provando roba nuova e, salvo imprevisti, per il 2017 prevediamo di fare uscire il prossimo lavoro seguito da un tour promozionale.

Grazie mille agli Almassacro.
La lotta continua.

CALLIGRAM

I Calligram sono una band emergente, di stanza a Londra ma composta da musicisti dalle diverse nazionalità. Il fatto che, tra questi, il vocalist sia l’italiano Matteo Rizzardo, ci ha offerto l’occasione di fare un interessante botta e risposta nella nostra lingua. Ecco cosa ne è scaturito.

iye Ciao Matteo, il fatto di potermi rapportare con te in italiano mi consentirà di porti probabilmente qualche domanda intelligente, cosa che con il mio inglese scolastico non sarei riuscito a fare …
Il primo quesito, però, temo mi smentisca subito, per quanto doveroso: come sei finito a Londra? Lavoro, affetti o semplicemente l’Italia di oggi ti sta stretta ?

Ciao Stefano. In tutta sincerità non l’ho ancora capito. Sai, credo che i percorsi che la vita intraprende a volte sfuggano del tutto alla possibilità di comprenderli a pieno, figli come sono del caos che tutti portiamo dentro. Certo, è innegabile che l’Italia, in cui le opportunità di lavoro per i giovani non sono affatto idilliache e in cui non ci sono segnali a breve termine che facciano pensare ad un cambio di rotta, possa stare un po’ stretta, come dici tu, ma non mi sento affatto di identificare in questo il motivo che mi ha spinto a partire. La verità è che a Londra ci sono finito quasi d’improvviso, un po’ per gioco e un po’ per caso; è il viverci, come sempre, che ti frega, perché col tempo ti si attacca sulla pelle la sensazione che la città in cui ti trovi senza nemmeno sapere come in realtà non abbia fatto altro che chiamarti a sé da tutta una vita. È magia pura.

iye Dopo la famigerata “Brexit” se ne sentono di tutti i colori, spesso distorti da un’informazione daltonica e, detto con molta benevolenza, superficiale. Mi piacerebbe sapere, da qualcuno che vive la situazione dall’interno, come stanno effettivamente le cose e come sono cambiate, nel caso.

Il clamore dei primi giorni è decisamente sfumato, e con esso pure l’accozzaglia di voci profetiche che ad esso si accompagnavano, e finalmente è arrivato il silenzio. Non sono un tecnico ma credo che un’analisi lucida e oggettiva sulla questione Brexit non possa che mettere in risalto l’impossibilità di azzardare alcuna previsione su quello che potrà accadere al Regno Unito (e all’UE), perché si è trattato di un evento senza precedenti le cui conseguenze si sottraggono a qualsiasi pronostico. Vissute dall’interno, da italiano residente a Londra, Brexit non ha cambiato di una virgola la vita di tutti i giorni. Anche perché, aldilà della sterlina in discesa fin dal primo giorno post-referendum, i veri contraccolpi si potranno sperimentare solo quando l’uscita sarà effettiva, fra due anni. Da musicista, però, ho ben chiari in mente i possibili problemi che potrebbero sorgere all’atto di porre barriere in un mondo, come quello della musica, dove il contatto costante e il flusso continuo sono vitali: ripercussioni negative sulla possibilità per le band straniere indipendenti di poter venire a suonare in UK, e viceversa, e sulla capacità di distribuzione per le piccole etichette discografiche sono solo alcuni dei problemi che si dovrebbe affrontare. Ma, di nuovo, sono solo supposizioni.

iye Veniamo ai Calligram. Dai vostri cognomi (Polotto, Desbos, Smittens, Cotones, Rizzardo) si evince una provenienza geografica piuttosto eterogenea, e mi incuriosisce non poco scoprire quali strane combinazioni astrali vi abbiano fatti incontrare nella capitale inglese.

Sì, questa effettivamente è la caratteristica che balza all’occhio non appena si legge la nostra biografia: due brasiliani, un francese, un inglese e un italiano, pare quasi l’incipit di una storiella divertente. E invece è una storia fatta di sacrifici e di sudore, di cinque ragazzi che pur provenendo da parti del mondo opposte amano scrivere musica e provano a portarla in giro il più possibile. In un certo senso la band rispecchia il multiculturalismo proprio di Londra, che è un crogiolo di etnie che convergono da tutti i continenti. Ardo e Bruno erano amici fin dai tempi in cui vivevano ancora in Brasile, l’idea della band è partita da loro, poi gli annunci di ricerca su internet hanno fatto il resto, portando all’arrivo immediato di Tim, e poi al mio e a quello di Smittens. É la rete che ci ha fatti incontrare, quindi, ma è la forte alchimia creatasi da subito ad averci tenuti insieme e addirittura rafforzati.

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iye In sede di presentazione siete stati descritti come una band black metal, ed è un qualcosa che definire fuorviante è poco: basta vedere una vostra foto ed ascoltare poche note per uscire dall’equivoco, rinvenendo la corposa componente hardcore punk. Le etichette sono un male necessario per inquadrare in qualche modo l’offerta musicale di una band: voi come vi definireste, effettivamente?

La definizione più frequente nelle recensioni che finora abbiamo ricevuto è blackened hardcore, che mi trova d’accordo per sommi capi, ma immagino che qualsiasi neologismo che connetta il black metal con il crust core possa centrare il punto. Mi diverte molto la definizione che ha dato Dom Lawson di Metal Hammer, descrivendo la nostra musica come un “Flesh-flaying black metal punk rock”: in fin dei conti quello che facciamo è musica furiosa, veloce e incazzata ma la nostra attitudine, specie dal vivo, è assolutamente punk.

iye A seguito di tutto questo, quando vi esibite dal vivo, con quali tipi di band vi trovate a condividere normalmente il palco?

Nell’ultimo anno abbiamo condiviso il palco con band assolutamente fantastiche, che mi hanno aperto gli occhi su una scena underground inglese di qualità eccelsa e molto variegata – Art of Burning Water, Harrowed, Dead Harts, Ba’al, Mt Hell, Grappler, Svalbard, Surya, solo per citare alcuni esempi. I concerti in cui ci sentiamo più a nostro agio, e che fortunatamente sono sempre più frequenti in questi ultimi tempi, sono comunque quelli in cui ci troviamo a condividere il palco con band dai suoni pesanti e molto sporchi, siano essi veloci e impazziti come quelli tipici delle band crust-core oppure più lenti come quelli che caratterizzano le band doom e sludge. In fin dei conti ci lega, credo, lo stesso filo conduttore, la stessa idea di musica, la stessa ricerca sonora: la volontà di togliere groove a favore di una maniacale distorsione sonora.

iye Da dove nasce questo intreccio, comunque non così scontato, tra due generi che veicolano la rabbia in maniera opposta, l’uno (il black) tramite un atteggiamento misantropico e l’altro (l’hardcore/punk) attraverso una rabbia furente scagliata verso l’esterno?

L’idea di fondo è quella di suonare musica nel modo più violento possibile, senza fronzoli, imprecisa quel che basta per perdere ogni groove, portando la distorsione a livelli disumani. Ma perché ciò possa funzionare, senza apparire un ammasso informe di caos e rumore, serve dinamicità, e in questo senso il connubio tra punk e black metal fa esattamente al caso nostro. Con la componente punk innestiamo la furia d-beat, che è rabbia cieca, furente, scagliata in tutte le direzioni; la componente black metal invece entra in gioco nell’ibernare questa furia dentro le maglie di blastbeat asfissianti, e veicolandola attraverso le sue melodie essenziali e minimali, creando, almeno nelle intenzioni, un effetto claustrofobico devastante. Poi, ovviamente, queste sono riflessioni a posteriori, tutta filosofia spicciola che non entra in gioco, almeno consciamente, in fase di scrittura. Quello che facciamo, quando componiamo un pezzo nuovo, è semplicemente fare attenzione alla struttura e all’equilibrio della canzone, assicurandoci che le varie parti formino davvero un tutto coerente e non piuttosto un ammasso di pezzi attaccati con la colla. Penso che questa sia la sfida più grande per un musicista, far coesistere più cambi di ritmo e di sonorità in uno stesso brano facendoli apparire come naturali evoluzioni della canzone affinché essa possa mantenere così intatta la sua identità: in questo senso abbiamo ancora molto da imparare, anche se i risultati finora raggiunti fanno ben sperare, e se dovessi dire il nome di una band che al momento padroneggia alla perfezione quest’arte nominerei senza alcun dubbio gli Oathbreaker.

iye Quali sono i vocalist ai quali ti ispiri maggiormente ?

Ammiro molto George Clarke dei Deafheaven, Ryan McKenney dei Trap Them, Tompa Lindberg di At the Gates e Disfear, Jacob Bannon dei Coverge e Phil Anselmo, nonostante le infinite polemiche cui dà vita ogni vota con le sue affermazioni sempre discutibili, ma non credo di poter dire di ispirarmi a loro, perché quando canto, ispirazioni e modelli vengono meno e ciò con cui mi trovo ad aver a che fare è il mio timbro vocale, il mio modo di essere, anche sul palco: è lì che sei sempre solo con te stesso, e te la devi sbrigare coi tuoi mezzi.

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iye Anche se risiedi a Londra continui a seguire le vicende musicali italiane? Se sì, c’è qualche band che ritieni meritevole di maggiore attenzione?

Seguo sempre con attenzione lo sviluppo delle vicende musicali in Italia, che a livello di realtà underground non ha nulla da invidiare a nessuno. The Secret, ad esempio, è una band crust-grind italiana che amo alla follia, e che sta avendo anche all’estero il meritato riconoscimento, come del resto anche gli Ufomammut e i Deadly Carnage. Riferendomi più precisamente alla mia zona d’origine, la scena è viva e sempre più in salute, sono nati negli ultimi anni collettivi davvero interessanti come TrevisoPunx e VeneziaHC dalle quali sono uscite band fenomenali come gli Zeit, che vi consiglio caldamente di andarvi ad ascoltare se amate l’hardcore ultraviolento da calci sui denti, o i Messa, che sono una delle realtà più promettenti del panorama doom italiano. C’è anche un festival in provincia di Treviso, il Disintegrate your Ignorance, dedicato alle sonorità pesanti, da tenere d’occhio perché sta ottenendo anno dopo anno una caratura sempre più internazionale.

iye Ammetto d’aver curiosato sul tuo profilo facebook dove ho trovato una serie di frasi e di considerazioni , immagino di tuo esclusivo conio, che rappresentano degli assoluti lampi di genialità con un forte retrogusto amaro … Nella visione di Matteo Rizzardo il mondo è così brutto come lo si dipinge, o è anche peggio?

In realtà no, ho solo un senso dell’umorismo un po’ cinico e non mi piace prendermi sul serio. Certo, ho una vena profondamente nichilista ma mi piace anche prendermi per il culo e più in generale prendere in giro chi su facebook cerca di dare un’immagine di sé da vincenti. Prima che lo diciate voi, lo dico io: ovviamente la mia è invidia in quanto sono un perdente nato.

iye La storia dei Calligram è ancora all’inizio, sostanzialmente, ed i buoni riscontri ottenuti da Demimonde sono evidentemente uno stimolo in più per continuare su questa strada: quali saranno i vostri prossimi passi ?

A febbraio entreremo in studio di registrazione per il prossimo album, che sta già prendendo forma e ci vede tutti eccitatissimi a riguardo. Collaboreremo con Lewis Johns, che è un produttore navigato che ha già lavorato, e molto bene, con altre band che stimiamo e che riesce a dare ai lavori che produce quel tocco in più che li rende infallibili. I nuovi brani, inoltre, sono più strutturalmente maturi rispetto a quelli di Demimonde, e la ricezione avuta nei live, finora, è andata oltre ogni aspettativa. Per il resto, suonare il più possibile e interagire con nuove band rimane il nostro costante obiettivo, e possibilmente riuscire ad organizzare un tour per quest’estate.

LECTERN

iye Siete già da molti anni in attività e, dopo soli tre ep licenziati, negli ultimi due anni siete esplosi con un paio di album fenomenali come Fratricidal Concelebration e Precept Of Delator!

Fabio “Hey, grazie per i complimenti! Mi fanno davvero molto piacere! Sì è almeno dal 2012, che i Lectern hanno ritrovato, e direi finalmente, una continuità come band, quindi, anche a livello discografico. Siamo stati fermi per molto tempo, adesso ho trovato i ragazzi giusti, che sono la miglior benzina nel motore che i Lectern abbiano mai avuto fino ad ora!
Prima, e agli esordi, era molto più complicato anche solo provare, c’era chi aveva più band e cose simili. Quindi scrivere ed arrangiare nuovi brani era un processo a dir poco pachidermico, come solo pensarli di andare a registrare!
Spesso, mi sono fidato della gente sbagliata, che credevo adatta alla band mentre non faceva altro che remarmi contro, e tramare addirittura alle mie spalle. Avevo dei sospetti, che ho poi scoperto in seguito rivelarsi esatti e fondati!”.

iye L’ultimo lavoro si può considerare un concept incentrato sull’eterna lotta tra bene e male, volete spiegarlo ai lettori di Metaleyes?

Fabio “Direi proprio di sì. In realtà, la storia che ho ideato è quella del sottrarre a Dio il segreto dell’onnipotenza! Bilocazione e miracoli maligni: davvero mi sono spinto molto oltre, anche stavolta, riguardo al concept del disco e dei testi. I demoni spiano le schiere del Bene per scovarlo, ed essendoci riusciti, sulla copertina si vede che sul trono siede il Demonio che, sotto pelle, rivela le facezie di Dio! Una trasformazione dal Bene al Male! Se guardi il simbolo del Tao cinese, che mi ha sempre affascinato, riscontri che in ognuno c’è l’altro! Ultimamente sentiamo parlare del male della Chiesa! Ma la Chiesa è il Male!”.

Marco “Non lo affronta solo a livello concettuale ma anche, a livello ben più pratico. Esempio ne è la canzone Palpation Of Sacramentarian. Senza contare che i concetti di Bene e Male sono strettamente soggettivi, sta a noi decidere quale lato sia quello buono durante l’ascolto”.

iye Il vostro è un death metal dall’approccio old school che richiama la scena statunitense ed in particolare i Morbid Angel, siete d’accordo?

Fabio “Assolutamente sì sulla definizione sul death metal a stelle e strisce, sui Morbid Angel no! Li adoro, ma sono troppo lenti per accostarli ai Lectern! Noi non abbiamo e mai avremo, la componente slow and doom metal!”.
Pietro “Old school americano in generale con ottime influenze del death metal floridiano. Ma oltre a questo, anche un death metal moderno”.
Marco “Senza dubbio, ma le influenze thrash metal non mancano di certo, e nemmeno quelle black metal. Tanto quanto basta per creare un sound che sembri old school, ma senza esserne completamente fedeli”.

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iye Il vostro sound, brutale, oscuro e cattivissimo, è valorizzato da un’ottima tecnica strumentale e i brani mantengono una forma canzone che, nel genere, non è così facile da riscontrare: il vostro segreto?

Fabio “Grazie ancora per il tuo commento a dir poco lusinghiero! Comunque, non siamo un gruppo di technical death metal, non ci riguardano quegli ambiti, anche se vogliamo migliorare, e se proprio dovessimo rientrare nella categoria, ben venga!
Io al basso non valgo un emerito cazzo, lo suono per riempire, mi diverte e mi aiuta nel concentrarmi meglio sul vomitare i miei testi senza pietà! Nel death metal il basso non conta, nelle band old school sono pochi i bassisti che sanno davvero suonarlo decentemente! Prendi il signor Tony Choi degli Atheist ad esempio, o il maestro assoluto Steve Di Giorgio!
Lo sconfinamento sul tecnico, mi piaceva quando, nel 1991, i Death con Human, o i Pestilence con Testimony Of The Ancients, che altro non era se non un Consuming Impulse meno grezzo, avevano ancora una conformazione compositiva abbastanza classica e standard. Basti ricordare che questi ultimi andarono in tour con i Monstrosity quell’anno! Già i Death con Individual Thought Patterns ed i Pestilence con Spheres, erano entrati nel technical progressive death metal! Una sorta di Dream Theater di Images And Words, Awake e When Dream And Day Unite aumentati, per quei tempi, che rileggevano in chiave Rush la musica più estrema del pianeta! Il jazz entrava nel death metal ed anche la lezione, data dai Metallica con …And Justice For All, trovava seguito e veniva incattivita. Ma a tratti, era tecnica troppo fine a se stessa, sembravano esercizi matematici, fatti attraverso degli strumenti musicali! Poi sono arrivati i Meshuggah ed i Fear Factory, e la degenerazione è proseguita con chitarre a sette e otto corde, l’industrial, il nu metal o il djent, che dal death metal hanno ripreso il detuning delle accordature ad esempio. Il sound del nuovo disco l’ho curato io personalmente, volevo che le chitarre fossero un qualcosa il più vicino possibile ad un’esplosione nucleare! Il segreto mi chiedi? Semplice! L’odio per Cristo, un dio senza credenti!”.

Pietro ” L’album è stato creato canzone per canzone, e penso che il sound si mantenga, anche grazie
all’impegno che abbiamo dato tutti e tre insieme”.

Marco” Non mi considero un batterista tecnico, e penso che mai lo sarò. Penso stia tutto, comunque, nella dedizione allo strumento e alla dose massiccia di musica alla quale siamo da sempre esposti ogni giorno. Da qui poi parte l’esperienza condivisa insieme e la consapevolezza delle potenzialità reciproche, che ci portano a creare qualcosa che sappiamo già che suonato tutti assieme, risulterà devastante”.

Fabio “In poche parole, ci interessa essere brutali e basta, non puoi essere entrambe le cose! Il veleno è più
importante di quanto si possa saper suonare, se non lo fai con passione, e senza il sangue negli occhi, come puoi
pensare di definirlo death metal anche un po’?”.

iye Giuseppe Orlando, come nel precedente lavoro, si è occupato della produzione, e Precept Of Delator esce come un’opera dal taglio internazionale e professionale sotto tutti i punti di vista: che traguardi vi siete posti a lavoro finito?

Fabio “Lui è il nostro produttore. Punto! Giuseppe è il quinto elemento dei Lectern, nell’ombra come Satana! Lui ci guida in studio, ed ogni volta ci rende dei musicisti e dei ragazzi migliori! In poche parole, quell’uomo spacca il culo a tutti dietro al mixer, è a dir poco una furia! E’ un metronomo umano, ad ogni errore, si registra di nuovo! Lo facciamo incazzare come un professore del liceo, ogni volta! E se Scott Burns se n’era andato io ne ho trovato il rimpiazzo! Un altro aspetto fondamentale, è stato secondo me, il cambio di etichetta. Via Nocturna non ha nulla a che vedere proprio, con Sliptrick Records. Adesso siamo sotto gli occhi di tutti, con una promozione migliore e capillare!”.

Pietro “Sicuramente migliore del precedente. Un’ampia sponsorizzazione e lavorare sodo per suonare quest’album in vari posti e far conoscere a tutti la nostra potenza”.

Marco “Io avevo già scritto tre video diversi e steso un piano promozionale, che attualmente sta dando i frutti sperati. In una settimana siamo finiti a girare cinque video di cui uno già uscito, Precept of Delator, un altro in arrivo a dicembre e altri tre in fase di montaggio, sempre curato da me. Volevamo che questo album fosse notato, che ci portasse alle orecchie di tanti nuovi fan. E sfruttando tutti i media che abbiamo potuto, ci stiamo riuscendo alla grande”.

iye La Capitale è covo di una scena estrema di assoluto valore e nel death metal sta regalando band e opere di altissimo livello, ma in generale è tutto il paese che ormai può guardare le scene d’oltralpe direttamente negli occhi: voi che ne pensate?

Fabio “Non c’è dubbio! Ormai in Italia passa almeno l’ottanta percento del metal su scala mondiale, ed il novanta del death metal! Gruppi chiamati nei maggiori festival estremi, per restare nel nostro ambito, costantemente in tour europeo ed americano! Qualche nome? Deceptionist, Hideous Divinity, Corpsefucking Art, Dr. Gore, Helslave, Degenerhate, Airlines Of Terror, Devangelic, Bloodtruth, Blasphemer, Electrocution, Profanal, Antropofagus e tutti gli altri che non ho nominato, ovviamente!”.

iye Quali sono i piani dei Lectern per il 2017, ormai alle porte?

Fabio “Concerti, festival, magari un tour vero e proprio, provare come dei forsennati e comporre nuove tracce!”.

Pietro “Molti concerti e forse anche qualche canzone nuova, o album, se ne abbiamo le capacità ed il tempo per fare tutto il lavoro necessario”.

Marco “Non abbiamo smesso comunque di scrivere nuovo materiale, stiamo già componendo. Stiamo anche creando una nuova sinergia con il neo entrato Gabriele, che sarà fondamentale per l’anno a venire. Ci stiamo preparando a dei concerti all’estero e ad un probabile mini tour con una band giapponese chiamata Defiled, che si è dimostrata interessata e entusiasta di condividere il palco con noi”.

Fabio Bava: vocals, bass
Pietro Sabato: guitar
Gabriele Cruz: guitar
Marco Valentine: drums

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Discografia:
Bisbetical (1999)
Salvific Of Perhaps Lambent (2010)
Lectern (2013)
Fratricidal Concelebration (2015)
Precept Of Delator (2016)

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Argonauta Records – Skulls from the Sky

M Ciao Gero, ci racconti qualcosa della serata di domenica ?

Ciao Massimo, domenica sarà una data importante, l’inaugurazione di questi nuovi eventi denominati Skulls from the Sky. L’idea è quella di organizzare eventi satellite a quello che è l’appuntamento annuale dell’Argonauta Fest in primavera. L’occasione era propizia, in quanto gli svedesi Suma, fuori ora su Argonauta con il loro nuovo album, erano pronti per il loro tour europeo, così li abbiamo invitati a questo evento “apripista”, sarà la loro unica data italiana e presenteranno per intero il loro album. E poi il contorno non sarà da meno con i Nibiru pronti a mettere su un nuovo rituale live, gli Infection Code sempre sul pezzo a devastare tutto con il loro noisecore d’assalto, e poi i “miei” Varego con i quali suoneremo tutto il nostro CD dalla prima all’ultima canzone.

M Cosa ti aspetti da una serata come questa?

Mi aspetto al solito un bel riscontro da parte di chi ci segue tutti i giorni e che permette ad Argonauta Records di crescere di anno in anno, tutti coloro che comprano i nostri cd in sostanza, senza questi ragazzi Argonauta non sarebbe ciò che è oggi.

M Puoi fare un bilancio dell’ Argonauta Records fino a qui ?

Argonauta vive un periodo intensissimo di uscite, contatti, collaborazioni e quant’altro. Sono particolarmente soddisfatto di come si sono mosse e si stanno muovendo le cose. In giro c’è un forte interesse per le nostre uscite e soprattutto in ambito internazionale si iniziano ad avere riscontri importanti. In pochi anni siamo arrivati a oltre 50 uscite, vantando collaborazioni importanti con moltissime realtà, giovani e meno giovani con cui siamo sempre in stretto contatto. Ci sono tanti obiettivi da raggiungere ben definiti in agenda e altri ancora da definire. Il 2017 poi sarà un anno molto particolare, che segnerà già il nostro quinto anno di attività (la prima uscita Argonauta risale infatti a Settembre 2012).

M Come è nata la collaborazione con i Suma ?

Come nella maggior parte dei casi, è stata una cosa molto semplice, una collaborazione tra gentlemen, se mi passi il termine. Sono da tempo fan della band e quando mi è capitata l’occasione, l’ho presa al volo ristampando il loro precedente album Ashes. Le cose sono andate talmente bene che con i Suma abbiamo rinnovato l’accordo, “vincendo” la concorrenza di alcune label blasonate, ed oggi eccoci qui a promuovere e distribuire il loro attesissimo album dopo ben sei anni di silenzio.

M Farete altri festival del genere?

Sicuramente sì, non posso al momento anticiparti nulla, ma stiamo già lavorando al nuovo Skulls from the Sky che si terrà nei prossimi mesi.

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PLATEAU SIGMA

Intervista ai liguri Plateau Sigma, una delle migliori espressioni odierne del doom metal italiano.

Intervista ai liguri Plateau Sigma, una delle migliori espressioni odierne del doom metal italiano. Ha risposto alle nostre domande il bassista Maurizio Avena.

iye Cominciamo dalla fine: qualche settimana fa ci siamo visti in occasione del vostro concerto al Pinelli ed io, per assurdo, sembravo più incazzato di voi per la carenza di pubblico. Non essendo un musicista, mi sono sempre chiesto cosa si prova a suonare per pochi intimi, specialmente quando si ha consapevolezza del valore della propria proposta, certificata per di più da pareri unanimemente positivi. In questo casi cosa passa per la testa a chi sta sul palco ?

Beh, direi che alla fine ci si fa l’abitudine, peccato per la serata perché era organizzata bene, comunque la Liguria in generale è “ahimè” da scartare per la scena live, vuoi per lo scarso interesse a generi più estremi e vuoi anche al nullo legame che collega le band “Metal” liguri (e italiane).
Comunque non è la prima volta che succede, ovvio che magari rimani un po’ imbarazzato a suonare davanti a pochi eletti, qualcuno si scoccia pure, però si tira avanti perché sai che vale la pena fare un bel live anche davanti a “quattro gatti”.

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iye Mi riallaccio alla domanda precedente chiedendovi, in base alle esperienze maturate in questi anni, se la relativa ricettività del pubblico è un problema circoscritto alla “tipica accoglienza ligure”, oppure se anche altrove la risposta è più meno la stessa.

No beh ahaha! La “tipica accoglienza ligure” è un mito che a volte espatria dalla regione.
Parlerei però di “pigrizia musicale” e di altre robe per cui potrei esser tacciato per “Trve”.
Le date coi Novembre sono state contraddistinte da un pubblico caldissimo, soprattutto a Bologna dove abbiamo trovato un riscontro che ci ha lasciati spiazzati in positivo, e poi a Pescara all’Orange e in altre realtà!
Ci sono ancora vari barlumi di speranza!

iye Indubbiamente, suonare un genere complesso e sicuramente non “divertente”, nell’accezione più banale del termine, fa il resto, specie in una nazione dove la cultura musicale sembra essere ormai uno sbiadito ricordo. Ecco, quando e come nasce, in voi, la passione per il doom ?

Il doom ci ha sempre accompagnati, diciamo che nasce grazie al filo conduttore dei Katatonia/Paradise Lost per arrivare al funeral doom degli Ahab/Evoken.
Certo non possiamo dimenticare il doom più classico (Black Sabbath/Saint Vitus), alcuni di noi si sono avventurati poi in generi diversi tralasciando un po’ il filone centrale e conduttore.
Comunque è indiscutibile che il doom in ogni sua forma sia il sottogenere più variopinto ed espressivo.

iye La genesi dei Plateau Sigma risale all’inizio del decennio e da allora ne sono scaturite tre opere (un ep e due album su lunga distanza) segnate da un continuo crescendo artistico e compositivo. Come ho già sostenuto in altre sedi, la vostra collocazione all’interno di un genere non è poi così definita oggi, anche se le sonorità pesanti e sovente rallentate riconducono per forza di cose al doom. Un percorso evolutivo di questo tipo avviene sempre in maniera naturale o è in qualche modo condizionato dalla “musica che gira intorno” ?

Direi che la “musica che gira intorno” condiziona eccome le nostre sonorità e penso sia un bene. Come collocazione ci sentiamo “doom e qualcosa”, ma alla fine le etichettature sono molto soggettive, o forse no?

iye Anche se non siete attivi da moltissimi anni, non si può fare a meno di notare che la vostra line-up fino ad oggi è rimasta immutata: siete davvero così affiatati oppure ogni tanto capita anche a voi di mandarvi reciprocamente al diavolo ? E come vi suddividete i ruoli a livello compositivo ed organizzativo

La line-up rimarrà questa finché gli dei ci propizieranno, ahahah.
A parte gli scherzi direi che si è creato un forte legame e ognuno di noi ha dei ruoli chiave in tutto.
Chi si getta più sulla composizione (in primis Manuel che è il nostro motore compositivo principale) e chi nell’organizzare live, suoni, merchandising e a propagare il nostro verbo sul web (e non).
Ogni tanto ci si manda al diavolo ma con quell’amore fraterno da sorrisi e schiaffoni!

iye E’ sicuramente intrigante lo scambio di ruoli, sia alla voce che allo strumento, che vede protagonisti Francesco e Manuel. E’ un’intesa che è sgorgata in maniera naturale oppure ha avuto bisogno di diversi aggiustamenti nel tempo?

Nacque durante delle prove, serviva una voce “sporca” e Manuel non riusciva a interpretare entrambi i ruoli vocali: Francesco allora provò a cimentarsi da zero e da lì nacque il suo soprannome “Holy Growl” perché difatti fu una manna dal cielo.

iye Non siete i soli, tra le band italiane, ad essere affascinati dalla mitologia e dalla cultura latina; nel vostro caso il connubio tra il genere musicale ed i testi è piuttosto inusuale, visto che di solito certe tematiche sono più frequenti nella band che suonano black o epic/folk metal. Da dove nasce questa vostra passione ?

La storia sempre ha legato il nostro interesse, soprattutto per me e Manuel.
Da qui nasce la voglia di tramandare le gesta e la cultura della nostra storia. I testi sono comunque sognanti e ritualistici e metafisici, non saranno mai diretti come quelli dei sopracitati generi.

iye Si può parlare dell’esistenza di una scena doom, a livello nazionale, oppure tra le varie band i rapporti sono occasionali e legati solo alle occasioni live ?

Esiste eccome una scena doom a livello nazionale, i rapporti sono occasionali e non molto scontati: come sempre alcune band tengono a tirare il naso all’insù o forse a ignorare la presenza di altre realtà.

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iye In questi anni di intensa attività avete avuto l’occasione di dividere il palco con band di riconosciuta levatura (ultimi in ordine di tempo i redivivi Novembre): qual è stato il concerto che vi ha dato le maggiori soddisfazioni e chi, tra i vostri occasionali compagni di avventura, vi ha più impressionato per qualità artistiche ed umane ?

Sicuramente uno dei concerti più belli è stato quello di Bologna coi nostri amici Novembre!! Un riscontro così caloroso e un pubblico fomentato ci hanno ripagati della strada, sono nate anche varie amicizie, è stata una bellissima esperienza. Come compagni di avventure non possiamo dimenticare i nostri amici (EchO) con cui abbiamo stretto legami che vanno anche al di fuori della musica.

iye L’approdo alla Avantgarde Music per una band costituisce una sorta di imprimatur qualitativo: per un musicista quanto è importante avere alle spalle un’etichetta strutturata ad un livello più professionale ?

E’ estremamente importante, è una sicurezza, con Roberto abbiamo un ottimo rapporto e abbiamo trovato una grande professionalità.

iye In assoluto, nel panorama musicale mondiale, quale è stata la band emersa negli ultimi anni che vi ha maggiormente impressionato per impatto e potenziale innovativo ? Mentre, per quanto riguarda il solo ambito doom, quali sono state le principali fonti di ispirazione ?

Ultimamente non mi viene in mente nulla di rilevante e impressionante … sarà la memoria lenta del mio database. In ambito doom, le maggiori influenze derivano dalla scena di Albione (ovvero Anathema, Paradise Lost, My Dying Bride), dagli svedesi Katatonia e da classici come Black Sabbath.
Ovviamente anche il funeral degli Evoken, Ahab, Mournful Congregation, diSEMBOWELMENT e Thergothon e altro.

iye Per curiosità, quando avete deciso di intitolare Rituals il vostro ultimo album, eravate a conoscenza che un mese prima sarebbe uscito con lo stesso titolo anche il nuovo lavoro deii Rotting Christ, oppure lo avete scoperto solo a giochi fatti?

No, non ne eravamo a conoscenza (ahah) però la coincidenza ci lasciò sorpresi e divertiti.

iye Prossimi impegni ? So che suonerete il 27 novembre a Misano con Ahab e The Foreshadowing e poi, come mi ha anticipato Manuel, comincerete a pensare al nuovo disco. Cosa ci dobbiamo aspettare ?

Stiamo organizzando un paio di date e siamo in cerca di live! Dal nuovo lavoro ci si può attendere un disco ulteriormente migliorato nella compattezza, nelle atmosfere e nel songwriting, rispettando sempre le nostre influenze.

SUBLIMINAL FEAR

Il panorama metal attuale include molti gruppi validi e nei più disparati sottogeneri possibili, segno che il metal ha due tendenze principali: quella conservatrice e quella innovativa. In quest’ultima vanno assolutamente ascritti i Subliminal Fear, un gruppo italiano che ha raccolto il testimone dei Fear Factory e l’ha portato molto oltre gli usuali confini.
Qui di seguito un’intervista con Carmine Cristallo, cantante dei Subliminal Fear.

iye Potete spiegarci come nasce il vostro suono?

Carmine: Un saluto a tutti voi! Quando ci siamo decisi a discutere di un nuovo album, abbiamo subito fissato come principale obiettivo un maggiore sforzo verso la personalizzazione della nostra proposta musicale. Il nostro lavoro si è quindi focalizzato sul ricercare un “nostro sound” moderno e soprattutto multi sfaccettato, che ci identificasse in questo momento, abbandonando i cliché di un genere come il melodic death metal, che non ci apparteneva più. “Escape from Levithan” presenta queste novità: l’inserimento della musica elettronica, una sezione ritmica più groove-oriented e un lavoro particolarmente attento sulle melodie. Questi sono stati alcuni degli elementi sui quali ci siamo concentrati maggiormente nella fase di composizione. Dopo aver iniziato a sperimentare tra strutture ed equilibri tra i vari elementi, i brani sono venuti fuori con molta naturalezza, poiché a differenza degli altri album, avevamo le idee molto chiare sui nostri obiettivi.

iye Quali sono le vostre influenze?

Carmine: Le nostre influenze negli ultimi anni sono state molte e provenienti da sottogeneri del metal anche distati tra loro. Ognuno di noi singolarmente ha assorbito nel corso di questi anni da fonti differenti e non avendo più schemi abbiamo cercato di inserire e poi equilibrare più elementi che sentivamo vicini al nostro gusto e alla nostra idea di metal moderno. Vogliamo portare aventi questo discorso anche sui prossimi album, cercando di inserire sempre qualcosa di nuovo. Mi sento di dire che la strada tracciata con “Escape from Leviathan” ci ha davvero entusiasmato per questa motivazione. Gli ultimi lavori di band come Mnemic, Meshuggah Fear Factory e Sybreed hanno molto influenzato il nostro nuovo corso, ognuno di loro per un aspetto differente, ma mi sento di citare anche la musica pop anni 80 tra le influenze, specialmente per alcune melodie e per i synth.

iye Come componete i pezzi?

Per quest’album abbiamo utilizzato molto le nuove tecnologie e quindi software e computer sono stati fondamentali per permetterci di ottimizzare il songwriting e di lavorare da più postazioni. Partiamo sempre da una nostra idea oppure da una melodia principale di voce per poi costruire altre parti intorno ad essa. Gli arrangiamenti dei singoli strumenti poi, sono aggiunti e completati in seguito procedendo a diverse versioni, sino alla soluzione definitiva. Il “mood” di un testo oppure l’idea di comporre un brano che possa trasmettere una determinata atmosfera ci permette di creare anche le parti degli altri strumenti adatte all’esigenza. Grande importanza ha avuto l’apporto di Botys Beezart che ha composto tutti i synth e le parti di musica elettronica, arrangiati in maniera simultanea agli altri strumenti, costituendo un corpo unico, compatto e a volte anche da protagonista.

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iye Come vedete il futuro della razza umana?

La nostra visione futura dell’umanità su Escape From Leviathan non è molto ottimistica. Tutti i testi dei brani sono collocati in una società distopica e sottomessa alle tecnologie. Il titolo Escape From Leviathan è nato prendendo spunto dall’omonimo libro di J.C. Lester, che è un’opera molto critica sul libertarismo, cioè esprime un giudizio negativo sulla possibilità dell’uomo di autogovernarsi. Mentre il filosofo inglese Thomas Hobbes, nella sua opera “Leviatano”, descrive lo stato come una creatura primordiale disposto a divorarci, le cui membra sono i cittadini. Da questi due concetti siamo partiti per lavorare al concept del nostro album, immaginando la nostra società nel futuro e in una fase conclusiva di un processo degenerativo che ha portato le macchine a governarci. Quindi la principale paura di divenire vittime del nostro stesso progresso è divenuta realtà. In questo scenario apocalittico la società è incapace di autogovernarsi e tutti noi sono quindi schiavi delle nostre scelte sbagliate e dall’incapacità di riconoscere il male. Una forte influenza sono poi stati film fantascientifici come Terminator, Blade Runnner e Matrix, per citarne alcuni, di cui siamo appassionati.

iye Vi sentite più adatti al mercato italiano o a quello estero?

Oggi, i Subliminal Fear propongono un metal contaminato e proiettato verso le sonorità moderne. Sappiamo tutti quanto il mercato italiano sia difficile ed esigente, magari per tradizione anche poco incline alle novità. Abbiamo deciso di ascoltare solo la nostra esigenza e non pensare a quale mercato la nostra musica fosse adatta. Confidiamo che molti abbiamo apprezzato la nostra scelta di svecchiare la nostra proposta e comunque i riscontri sul nuovo album finora, sono piuttosto positivi sia in Italia sia all’estero.

iye Progetti futuri?

Dopo aver ultimato la produzione di quest’album sia proiettati verso la promozione e l’aspetto live, che in passato ahimè, è stato posto in secondo piano a causa dei problemi personali e di line-up. Adesso con questa formazione abbiamo raggiunto stabilità e certezze tecniche individuali, che metteremo in pratica nelle occasioni che ci saranno date. Vogliamo suonare il più possibile nei prossimi mesi e sicuramente vogliamo portare la nostra musica oltre confine. All’inizio del prossimo anno ci dedicheremo a comporre altro materiale continuando il percorso intrapreso con Escape from Leviathan, dando quindi continuità musicale e concettuale a questa seconda fase della storia della nostra band.

iye Ciao e grazie.

Grazie a voi è stato un piacere, ringraziamo la redazione e i lettori, che invitiamo ad ascoltare il nostro nuovo album e a lasciarci un feedback sulle nostre pagine social. A presto!

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