Heads For The Dead – Serpent’s Curse

Serpent’s Curse è un album dannato e bellissimo, puro male e terrore che si insinua sottopelle, un rettile infernale che ci stritola a colpi di metal estremo di altissimo livello emotivo, risultando uno dei migliori lavori dell’anno in corso.

Prendete una manciata di musicisti storici della scena underground estrema di stampo death metal, riuniteli sotto lo stesso monicker ed avrete in mano una bomba da sganciare sulle teste degli amanti del genere.

Una manciata di band che nel corso degli ultimi anni hanno dato nuova linfa al death metal classico, un gruppo di musicisti dal talento per la musica estrema di altissimo livello, ed un lavoro che sicuramente non sorprenderà chi sa con chi ha a che fare ma mieterà vittime come un virus letale.
La Transcending Obscurity licenzia il debutto degli Heads For The Dead, band composta dal duo Jonny Pettersson (Henry Kane, Wombbath, Ursinne) e Ralf Hauber (Revel In Flesh), aiutati in questo progetto da Matt Moliti (Sentient Horror), Hakan Stuvemark (Wombbath) e Erik Bevenrud (Down Among The Dead Men) in veste di ospiti speciali.
Serpent’s Curse riunisce nello stesso sound una manciata di generi per formare un muro sonoro diabolico e marcio, come una pozza dentro alla quale galleggiano da millenni i resti di necropoli dimenticate nel tempo.
Un labirinto di gallerie e cunicoli pregni di note malvagie ed atmosfere evocative, tra death metal, doom, crush e groove, mentre l’aria satura di gas mortiferi alimenta il profondo terrore che brani come la title track e le gli altri capitoli di questo Necronomicon in musica riescono ad alimentare.
Note decadenti che nell’ombra imprimono sfumature oscure in un contesto violento e brutale, con un Ralf Hauber cantore di storie horror, tra occultismo e misticismo, nascosto in una cripta dove serpenti letali danzano in mezzo al fango brulicante di vermi .
L’inferno, l’anticamera di un mondo dove il male trionfa, evocato da sacerdoti risvegliati dopo millenni e nutriti dal sangue che sgorga copioso dallo spartito di Deep Below, The Awakening e Return Of The Fathomless Darkness.
Serpent’s Curse è un album dannato e bellissimo, puro male e terrore che si insinua sottopelle, un rettile infernale che ci stritola a colpi di metal estremo di altissimo livello emotivo, risultando uno dei migliori lavori dell’anno in corso.

Tracklist
1.Serpent’s Curse
2.Heads For The Dead
3.Deep Below
4.Post Mortem Suffering
5.The Awakening
6.Death Calls
7.Of Wrath And Vengeance
8.Gate Creeper
9.Return To fathomless Darkness
10.In Darkness You Feel No Regrets (Wolfbrigade Cover)

Line-up
Ralph Hauber – Vocals, Lyrics
Jonny Pettersson – All Music And productions

HEADS FOR THE DEAD – Facebook

Krisiun – Scourge of the Enthroned

I Krisiun non deludono le aspettative e ci consegnano l’ennesimo devastante lavoro, confermandosi quale punto fermo di un certo modo di fare metal estremo.

Tornano con un nuovo lavoro i brasiliani Krisiun, una delle più importanti metal band verde oro, almeno per quanto riguarda i suoni estremi.

Lo storico trio arriva all’undicesimo lavoro di una carriera iniziata nel 1990, periodo in cui il genere ha avuto il suo momento d’oro sia in termini di popolarità che di sviluppo.
La band ha quindi continuato a sfornare opere estreme con buona costanza per quasi trent’anni e questo nuovo album, intitolato Scourge of the Enthroned, la conferma come garanzia di continuità per gli amanti dei suoni death metal tradizionali, con otto brani per quasi quaranta minuti di assalto sonoro alla Krisiun, con Alex Camargo, Max Kolesne e Moyses Kolesne a dettare le regole di un sound a suo modo riconoscibile.
La title track apre l’album, facendo capire che le ritmiche tambureggianti, la chitarra che si staglia melodica ed epica su una struttura tellurica, l’assalto senza soluzione di continuità sono ancora i punti fermi del suono Krisiun anche nel 2018, magari senza picchi assoluti, ma comunque in grado di soddisfare i fans che segue la band da anni, così come quelli dell’ultima ora.
Prodotto da Andy Classen, Scourge of the Enthroned ha nel suo approccio diretto un’arma micidiale: la band spara otto mitragliate senza soluzione di continuità mirando al cuore dell’ascoltatore maciullato dai colpi inferti da Demonic III, Whirlwind Of Immortality e A Thousand Graves.
I Krisiun non deludono le aspettative e ci consegnano l’ennesimo devastante lavoro, confermandosi quale punto fermo di un certo modo di fare metal estremo.

Tracklist
1. Scourge of the Enthroned
2. Demonic III
3. Devouring Faith
4. Slay the Prophet
5. A Thousand Graves
6. Electricide
7. Abysmal Misery (Foretold Destiny)
8. Whirlwind of Immortality

Line-up
Alex Camargo – Vocals / Bass
Moyses Kolesne – Guitar
Max Kolesne – Drums

KRISIUN – Facebook

The Outsider – The Outsider

The Outsider ha nelle parti folk il vero punto di forza, mentre il death metal melodico che struttura il sound risulta abbastanza anonimo.

The Outsider è una one man band proveniente dal Messico e attiva da un paio d’anni.

Partendo da questo debutto omonimo, il polistrumentista che dà il nome al gruppo ha dato vita in due anni a due full lenght, con il secondo uscito lo scorso anno ed intitolato Orchestral Renditions from the Unknown.
Il 2018 ha portato un nuovo ep (Ancient Beast of the Apocalypse) e la riproposizione del primo album, un buon esempio di death metal sinfonico, ispirato in molte parti alla musica popolare del paese di origine ed attraversato da melodie che creano suggestive atmosfere symphonic/folk.
Il musicista messicano si fa aiutare da una serie di ospiti come Nalle Påhlsson eThomas Vikström dei Therion, Antony Hämäläinen, Joey Concepcion e Rick Loera che ha registrato, mixato e masterizzato l’album, che presenta un death metal sinfonico con ancora molti dettagli da limare, ma in gradi di suscitare interesse negli amanti del genere: The Outsider ha nelle parti folk il vero punto di forza, mentre la componente più estrema che struttura il sound risulta abbastanza anonima.
E’ ottimo il growl, vario ed interpretativo, e spiccano un paio di brani (The Invocation e la progressiva The Worst Comes At Night) per una cinquantina di minuti persi nei meandri di un death metal che lascia alle sinfonie il compito di trascinare l’ascoltatore in un mondo lontano, tra incedere metallico e arabeggianti rimandi folk.
The Outsider appare così un lavoro discreto: nel genere si trova sicuramente di meglio, ma la strada è lunga ed il musicista messicano sembra assolutamente pronto alla sfida.

Tracklist
1.The Outsider
2.The Introduction
3.The Invocation
4.Carnage of the Gods
5.My Grave
6.The Race That Failed
7.Ancient Beast of the Apocalypse
8.The Worst Comes at Night
9.Under the Pyramids

Line-up
The Outsider – All instruments, Vocals

THE OUTSIDER – Facebook

Autotheism – Dogma Sculptured In The Flesh

Quello degli Autotheism è un progetto che farà sicuramente parlare di sé in futuro, se amate il death metal tradizionale ricamato con perizia tecnica attorno ad un concept maturo, Dogma Sculptured In The Flesh è assolutamente consigliato.

Nella scena estrema nazionale il death metal tradizionale ha regalato ultimamente grosse soddisfazioni ai fans, sia per quanto riguarda le nuove uscite dei gruppi storici, sia per le nuove leve, sputate fuori da covate malefiche nascoste nell’underground su e giù per la penisola.

Gli Autotheism sono un progetto nato nel 2016 nel quale suonano membri provenienti da altre realtà della scena come (EchO), Quantum Hierarchy (di cui vi abbiamo parlato pochi mesi fa in occasione dell’uscita del loro lavoro, Neutron Breed) ed Atomic Factory.
Dopo un primo ep uscito lo scorso anno (Hives MMXVII) arriva ora questo nuovo lavoro, sviluppato lungo un unico brano di diciassette minuti, che tratta della decadenza dell’umanità a livello filosofico e morale.
Il concept è impegnativo così come il sound, un death metal molto tecnico impreziosito da parti atmosferiche che portano verso lidi post metal e progressivi, con sfumature di tragico ed oscuro metal estremo, violento e drammatico.
La band si muove tra partiture rabbiose ma tecnicamente ineccepibili e le parti più dirette del sound lasciano ad accelerazioni devastanti o a sfumature più pacate il compito di variare un sound che in così risulta molto coinvolgente.
Il growl è un urlo animalesco di livore verso questo senso di disfacimento, mentre parti doom/death a metà del brano lasciano poi spazio al finale che torna tellurico come nella sua prima metà.
Quello degli Autotheism è un progetto che farà sicuramente parlare di sé in futuro, se amate il death metal tradizionale ricamato con perizia tecnica attorno ad un concept maturo, Dogma Sculptured In The Flesh è assolutamente consigliato.

Tracklist
1.Dogma Sculptured In The Flesh

Line-up
P. – Vocals
R. – Guitars
L. – Bass
N. – Drums

AUTOTHEISM – Facebook

Dischordia – Binge/Purge

Caotico e completamente fuori da schemi prefissati, il sound dei Dischordia è volutamente estremo fino al parossismo, il che per il gruppo vuol dire accavallare note su note, decine di cambi di tempo e dissonanze che a tratti sembrano non fermarsi più.

I Dischordia sono un terzetto dell’Oklahoma che del brutal death metal, tecnico e progressivo, ne ha fatto una missione dal 2010, anno di inizio attività che ha visto la band licenziare due full length e tre ep di cui questo Binge/Purge risulta l’ultimo delirio sonoro.

Caotico e completamente fuori da schemi prefissati, il sound dei Dischordia è volutamente estremo fino al parossismo, il che per il gruppo vuol dire accavallare note su note, decine di cambi di tempo e dissonanze che a tratti sembrano non fermarsi più.
Disturbante, tecnicamente ineccepibile ma fuorviante se non seguito con la giusta dose di concentrazione, l’ep inizia la sua devastante distruzione di spartiti con Binge, un assalto sonoro di matrice old school che non segue una linea precisa ma ci investe con un twister di suoni violentissimi, mentre più lineare e cadenzata risulta Purge, che a tratti ricorda le parti più tecniche di Morbid Angel ed Hate Eternal in un contesto progressivo e brutale.
Di non facile assimilazione, le due tracce hanno nella durata che supera abbondantemente i dieci minuti l’ennesimo elemento per garantire un ascolto sicuramente impegnativo per chi si avvicina alla musica dei Dischordia.
Album sperimentale e di non facile assimilazione anche per chi non è nuovo a questo genere, Binge/Purge si archivia come opera rivolta ad un audience piuttosto ristretta.

Tracklist
1.Binge
2.Purge

Line-up
Keeno – Vocals, Guitars, Ukulele
Josh Fallin – Guitars, Drums, Piano
Josh Turner – Bass, Marimba, Flute

DISCHORDIA – Facebook

Deceptionist – Initializing Irreversible Process

Spettacolare esordio di una band laziale dedita a un brutal tecnicissimo e futuristico, zeppo di idee e soluzioni avveniristiche, davvero entusiasmante.

Con colpevole ritardo, recensiamo questo CD d’esordio di una band nostrana veramente fenomenale e preparatissima.

I romani Deceptionist – fondati da ex membri di Novembre, Hideous Divinity e dei Fleshgod Apocalypse – sono un vero e proprio super-gruppo (come si diceva una volta), che in (purtroppo) poco più di mezz’ora sciorina un techno-death brutale e pieno di soluzioni ed inserti di carattere industriale e cibernetico, che trova una perfetta controparte lirica nei temi trattati nei testi (biomeccanica e mutazioni umane). Di rado si esordisce con un capolavoro, ma questo è il caso, alla luce anche della caratura dei musicisti coinvolti. Le dieci tracce di Initializing Irreversible Process, spaziali e futuristiche, marziali e chirurgiche, sperimentali e pesantissime ad un tempo, incanteranno gli amanti di Atheist, primi Fear Factory, Necrophagist e ultimi Sadus. Siamo come detto a livelli di altissima qualità, con suoni pazzeschi, una produzione sopraffina (così vuole il genere, del resto) e capacità di scrittura – oltre che di esecuzione – nettamente al di sopra della media. Il discorso resta il solito: se fossero americani o tedeschi, riscontri ed attenzione sarebbero di altro segno. Ma siamo in Italia. Al di là di questo, comunque, i Deceptionist – che attendiamo fiduciosi e trepidanti a nuove ed ulteriori prove – sono un autentico spettacolo di valore internazionale, e non solo per chi ama il techno-brutal, l’industrial metal e il cyber-death mutante. Cangianti, cinematici e dai mille colori: da avere senza discussioni.

Tracklist
1. It’s Just Begun
2. Through the Veil
3. Quest For Identity
4. When Humans Began to Be Machines
5. Final Innovation / Automatic Time
6. The Confession
7. Irreversible Process
8. Sunshine
9. Industrivolutionaction
10. Operation Nr. 3

Line-up
Andrea Di Traglia – Vocals
Claudio Testini – Drums
Fabio Bartoletti – Guitars
Antonio Poletti – Guitars

Stefano Franceschini – Bass Section

DECEPTIONIST – Facebook

Phalloplasty/Slamophiliac – This Split Sucks

Due esempi di brutale violenza in musica, molto simili tra loro e quindi tutti e due da annoverare tra le proposte di nicchia del mercato estremo underground statunitense: per gli amanti dello splatter gore musicale questo dovrebbe risultare comunque uno split interessante.

La CDN Records, con questo violentissimo split ,ci presenta due one man band statunitensi dedite al brutal death metal e al gore grind: i Phalloplasty e gli Slamophiliac.

Quattro devastanti brani a testa per un concentrato di operazioni chirurgiche, violenze e torture varie, un decadente e brutale esempio di perversione in musica che ha in Zack “Plasty” Shaw, in arte Phalloplasty, il primo esempio di totale e folle decadimento.
Il polistrumentista proveniente da Las Vegas ha iniziato la sua attività nel 2010 ed in otto anni ha dato alle stampe tre lavori sulla lunga distanza più un buon numero di ep e split: il suo approccio al genere è malatissimo ed insano, con un brutal death metal dai rimandi grind e gore per un assalto frontale che risulta puro delirio estremo.
Non sfigura sicuramente al suo cospetto Darryn Palmer, alle prese con altri quattro esempi di assalto senza compromessi firmato Slamophilliac.
Nominare i titoli di questi quattro deliri, tra torture, arti tagliati e sangue a go go rimane superfluo, ed anche per gli Slamophiliac vale il discorso del suo compare di torture e violenze varie.
Attivo dal 2013, in meno di cinque anni il nostro torturatore seriale ha licenziato otto album di cui Slam Rehab è l’ultimo abominevole parto targato 2017, più una serie di split ed ep per una discografia davvero imponente visto il poco tempo trascorso.
Due esempi di brutale violenza in musica, molto simili tra loro e quindi tutti e due da annoverare tra le proposte di nicchia del mercato estremo underground statunitense: per gli amanti dello splatter gore musicale questo dovrebbe essere uno split interessante, mentre gli altri ne stiano alla larga per non dover raccogliere le proprie viscere sparse sul pavimento di una cantina dai muri color porpora.

Tracklist
1.Phalloplasty – A Glorious Symphony Of Grinding Teeth
2.Phalloplasty – Ball Peen 2017
3.Phalloplasty – Psychosomatic Putrification
4.Phalloplasty – The Architecture Of Suffering
5.Slamophiliac – Imprisoned Within Reflective Glass
6.Slamophiliac – Cadaverous Flesh Revered
7.Slamophiliac – Immersed in Fecal Opulence
8.Slamophiliac – Mallet

Line-up
Phalloplasty:
Zack “Plasty” Shaw – All Instruments

Slamophiliac:
Darryn Palmer – All Instruments

PHALLOPLASTY – Facebook

SLAMOPHILIAC – Facebook

Pyre – Human Hecatomb

Il quartetto di San Pietroburgo suona death old school e Human Hecatomb è un deflagrante esempio di metal estremo che esplode dalle casse con una forza dirompente.

La Redefining Darkness Records ristampa questo ottimo lavoro uscito originariamente nel 2014 e del quale ci eravamo occupati a suo tempo sulle pagine metal di In Your Eyes.

La band in questione si chiama Pyre, proviene dalla Russia e questo Human Hecatomb risulta per ora il loro unico full length all’interno di una discografia che comprende anche un ep e un paio di split.
La nuova edizione dell’album contiene molti contenuti speciali, tra cui una manciata di demo mai pubblicati e la cover di Nocturnal Hell dei canadesi Slaughter.
Il quartetto di San Pietroburgo suona death old school e Human Hecatomb è un deflagrante esempio di metal estremo che esplode dalle casse con una forza dirompente.
Stop and go a iosa, rallentamenti pesanti come macigni ed un growl echeggiante come nelle produzioni di vent’anni fa, fanno di questo lavoro un monolite sonoro, con il gruppo che dimostra di aver imparato perfettamente la lezione dei maestri le cui opere nascevano nell’oscurità dei primi anni novanta.
Le due scuole principali, scandinava e statunitense, sono ben rappresentate nel sound di questo lavoro con Entombed e Dismember da una parte ed Obituary dall’altra, ma potrei nominarvi almeno una decina di gruppi che hanno fatto la storia del genere e che vengono rappresentate con la giusta personalità dai Pyre.
I momenti salienti di questo lavoro sono sicuramente l’opener Mercyless Death, Flesh To Poles e la conclusiva Disturbia che lascia spazio ai contenuti extra che valorizzano ancora di più questa ristampa.
Inutile dire che se vi siete persi la prima pubblicazione, ora la Redefining Darkness Records vi regala l’occasione per rimediare, approfittatene.

Tracklist
1.Merciless Death
2.Far beyond The Unknown
3.Last Nail In Your Coffin
4.Possessed
5.Flesh To Poles
6.Under The Death Reign
7.We Came To Spill Thy Blood
8.Cursed Bloodline
9.Disturbia
10.Far Beyond The Unknown (demo)
11.Flesh To Poles (demo)
12.Cursed Bloodline (demo)
13.We Came To Spill Thy Blood (demo)
14.Nocturnal Hell (Slaughter cover)

Line-up
Dym Nox – Bass, Vocals
Kannib Maledik – Drums
Roman Rotten – Guitars
Fred Obsinner – Guitars

PYRE – Facebook

Opprobrium – Supernatural Death

Il duo della Louisiana ci investe con la sua furia, i ritmi serratissimi, i mid tempo rocciosi e le cavalcate devastanti che portano alle band storiche del genere, quelle che a metà degli anni ottanta muovevano i primi passi nel mondo del metal estremo.

Nuova riedizione di Supernatural Death degli Opprobrium, compilation a cura della Brutal Records, uscita originariamente un paio di anni fa.

La band della Louisiana, conosciuta dal 1986 come Incubus, cambiò monicker nel 1999 e nel 2000 esordì con l’album Discerning Forces, seguito da altri quattro lavori, l’ultimo licenziato nel 2016 ed intitolato Serpent Temptation
Il duo è composto da Moyses M.Howard alla batteria e Francis M.Howard alla chitarra e voce: il sound tracima violenza death/thrash come da tradizione, quindi siamo nel metal estremo di metà anni ottanta.
Il duo di Metairie ci investe con la sua furia, i ritmi serratissimi, i mid tempo rocciosi e le cavalcate devastanti che portano alle band storiche del genere, quelle che a metà degli anni ottanta muovevano i primi passi nel mondo del metal estremo.
Gli Slayer sono la band alla quale il duo si rapporta, anche se alcune soluzioni più death metal oriented sono ispirate dai primissimi Obituary e la produzione risulta in linea con la proposta old school del combo in un delirante massacro estremo.
Sessanta minuti sono tanti per un sound che non si discosta dalla solita formula, anche se una manciata di brani alza il valore di questa compilation (Voices From The Grave, Underground Killer, Sadistic Sinner ed Hell’s Fire).
Quella del gruppo statunitense è una proposta adatta solo ed esclusivamente ai fans del death/thrash metal vecchia scuola, uno dei generi underground per antonomasia, ma se vi piacciono i primissimi Slayer un ascolto è d’obbligo.

Tracklist
1. The Battle Of Armageddon
2. Voices From The Grave
3. Blaspheming Prophets
4. Underground Killer
5. Serpent Temptation
6. Hunger For Power
7. Blind Vengeance
8. Sadistic Sinner
9. Rigor Mortis
10. Cataleptic
11. Hell’S Fire
12. Assault
13. Incubus
14. Death
15. Curse Of The Damned City
16. Fear Of The Unknown

Line-up
Moyses M.Howard – Drums
Francis M.Howard – Guitars, Vocals

OPPROBRIUM – Facebook

Autoblastindog – Pornophorno

PornoPhorno è un disco grind hardcore molto free e quasi jazz, che taglia in profondità la carne grassa e dopata di questa inutile realtà, piena zeppa di orpelli del nulla.

Questo disco ha la migliore intro del mondo, ovvero Cicciolina aka Ilona Staller che illustra il suo programma elettorale che dice, tra l’altro,”di lottare con tutte le nostre forze contro la criminalità organizzata, ma facciamolo con tutto il nostro amore”.

E dopo questo inizio geniale c’è un disco molto bello e che come fa spessissimo il grindcore/hardcore centra benissimo il punto, meglio di tanti trattati e super cazzole varie che scrive il vostro guru di fiducia. Gli Autoblastindog sono di Grosseto e dintorni e hanno capito benissimo come va il Belpaese, dove le macchine volano giù dai viadotti e si parla di progresso, e Dio ci guarda sempre bonario per un buon 5 x mille o quel che cazzo è. Questo è il loro secondo disco, il primo si chiama Batracomiomachia e lo potete trovare in download libero sul loro bandcamp, anche se è doveroso donare dei fondi a questi ragazzi assetati. A parte le facezie, questo disco è uno scrigno che contiene tanti tesori, ogni canzone a partire dai titoli geniali ha in sé qualcosa di fantastico ed entusiasmante, perché questa realtà quotidiana è talmente sconfortante che quando te la sbattono in faccia alla maniera del gruppo toscano ti viene fin da ridere, mentre tutto intorno caga sangue.
PornoPhorno è un disco grind hardcore molto free e quasi jazz (si dice così quando si va a cazzo però si sa dove si vuole andare, o almeno lo si sapeva), che taglia in profondità la carne grassa e dopata di questa inutile realtà, piena zeppa di orpelli del nulla. L’album non è solo pars distruens ma anche è anche dare testate contro il muro a ritmo di chitarre distorte e batterie impetuose, che è poi un gran bel destino. Uno dei migliori dischi del cosiddetto underground italiano, in cui ogni secondo è da ascoltare nell’attesa di diventare anziani e cacarsi addosso in piena libertà.

Tracklist
1.La morte di Eraclito
2.Italia’s got Amen
3.Stairway to ENEL
4.M’asciuga
5….e il Sommo decadde
6.Luddismo mon amour
7.Selfie=Sega
8.L’attore Porno
9.Gli oscuri segreti di Eternia
10.Tattakkialkazzo
11.#soppartito
12.Diffusa illegalità e confusione religiosa
13.Vulvevolvendo
14.S.C.C. (Sodomia CULturale cOllettiva)

Line-up
Guerra – Berci, fiatella ed effetti ganzi
Andrea – Chitarre sbagliate
Isacco – Bassi a manetta
Ale – Batterismi ingannevoli

AUTOBLASTINGDOG – Facebook

Wombripper – From The Depths Of Flesh

I Wombripper sorprendon con questo ottimo e devastante lavoro, fatto di un death metal vecchia scuola di matrice nord europea: un pezzo di granito estremo che vi seppellirà sotto una valanga di note.

Una devastante prova di forza estrema arriva dalla madre Russia con il primo full length dei Wombripper, band attiva dal 2012 e che fino ad ora aveva dato alle stampe un demo, un ep, ed uno split con i colleghi Torn Apart.

Passato un anno, la band torna con questo massacro intitolato From The Depths Of Flesh, una mazzata old school senza compromessi violentissima, feroce ed ispirata allo swedish death metal.
Scuola nordica, dunque, per i Wombripper i quali, senza timori reverenziali travolgono, distruggono e schiacciano tutto quanto si para di fronte, con un lotto di brani che risultano pura violenza in musica.
Le chitarre sanguinano, mentre i riff di scuola Entombed/Dismember provocano terremoti e la distruzione si concretizza con una serie di brani che ha nella coppia Restless e The Suicidal Recreation un perfetto esempio di death metal scandinavo.
Niente di nuovo quindi, ma una scarica di adrenalinica violenza che non ha pause nei suoi quaranta minuti di durata, valorizzata dalla terza splendida traccia del lotto, Godless Slaughter (In The Name Of Doom), mastodontica death metal song potenziata da un tellurico e melodico riff.
Quello che ad oggi è un trio, proveniente da Nizhny Novgorod, sorprende con questo ottimo e devastante lavoro, fatto di un death metal vecchia scuola di matrice nord europea: un pezzo di granito estremo che vi seppellirà sotto una valanga di note.

Tracklist
1.Still Unborn
2.Immolation Rites
3.Torn By The Nails
4.Frantic Exhumation
5.Restless
6.The Suicidal Recreation
7.Locked In The Iced Coffin
8.Godless Slaughter (In The Name Of Doom)
9.Prenatal Death

Line-up
Dan – Guitars, Vocals
Ivan – Guitars
A.V – Drums

WOMBRIPPER – Facebook

Coldbound – The Gale

In un genere in cui l’originalità è meno rilevante del potenziale emotivo, The Gale è uno scrigno che aperto ci travolge con la sue drammatiche e coinvolgenti trame tra Dark Tranquillity, Insomnium, Draconian e Swallow The Sun.

I Coldbound sono la band del polistrumentista e compositore Pauli Souka: The Gale è il quarto full length dal 2012, e con altri due ep forma una discografia di tutto rispetto in soli sei anni.

Il musicista finlandese, aiutato questa volta da Paulina Medepona (voce femminile in The Eminent Light) e Andras Miklosvari (tastiere ed orchestrazioni), dà vita a The Gale, un lavoro intenso sviluppato su un doom/death metal melodico e struggente.
Musica oscura che prende in considerazione il lato oscuro di ognuno di noi: la depressione, il suicidio ed in generale il male di vivere, temi che Souka racconta con la sua musica, a volte più vicina al black metal, in altri frangenti lontana dalla furia estrema e più ragionata ed atmosferica.
Nove brani per un’ora di male interiore raccontato attraverso mid tempo che si trasformano in lente litanie doom/death, con la chitarra che crea riff di sofferto metal melodico ed il growl che fa trasparire la tragica disperazione di un’anima alle prese con il suo travaglio interiore.
La title track si ricorda del passato black del nostro, con ritmiche più accentuate, ma è quando il sound si stabilizza su tempi più lenti e sofferti che The Gale offre il meglio di sé, con Endurance Through Infinity, My Solace e la conclusiva Towards The Weeping Sky ad emozionarci con le loro trame suggestivamente oscure e melodiche.
In un genere in cui l’originalità è meno rilevante del potenziale emotivo, The Gale è uno scrigno che aperto ci travolge con la sue drammatiche e coinvolgenti trame tra Dark Tranquillity, Insomnium, Draconian e Swallow The Sun.

Tracklist
1. 61° 43′ N 17° 07 E
2. The Invocation
3. Endurance Through Infinity
4. The Eminent Light
5. My Solace
6. The Gale
7. Winters Unfold
8. Shades of Myself
9. Towards the Sweeping Skies

Line-up
Pauli Souka- All Instruments/ Vocals
Andras Miklosvari- Keyboards tracks 4,5,6,7
Paulina Medepona- Vocals on The Eminent Light

COLDBOUND – Facebook

The National Orchestra of the United Kingdom of Goats – Huntress

Storie e musica come queste fanno respirare il cuore ed il cervello e lasciano spazio alla fantasia, e qui di fantasia e di voglia di sognare ce n’è moltissima.

Quartetto assolutamente fuori dal comune proveniente dal Sud Tirolo, che propone una musica che ha mille riferimenti e davvero tanto da raccontate.

Nei The National Orchestra of the United Kingdom of Goats non si può scindere l’aspetto musicale da quello visivo ed artistico, questo è il loro terzo album su lunga distanza e continua la narrazione iniziata con il primo ep The Chronicles of Sillyphus e proseguita con gli altri episodi discografici, di cui questo è il terzo lp. Protagonista di questa saga è la misteriosa Kolepta, della quale vediamo dipanarsi le gesta accompagnate dalla musica del gruppo. La proposta musicale viene descritta come symphonic grind pop extravaganza, e potrebbe andare benissimo, ma c’è di più. La costruzione della canzone è sicuramente progressiva, con una forte ossatura pop ed una grande attenzione quasi gotica alla drammatizzazione, che è una delle cose più rimarchevoli di questo gruppo. I nostri suonano dal vivo con costumi e pitture facciali, ognuno ha il suo ruolo nella grande storia che stanno narrando e la musica lascia il segno. Tutto scorre bene, anche se ci sono alcuni passaggi ancora acerbi che, contrastando con altri momenti davvero notevoli del disco, indicano che c’è ancora qualcosa da migliorare. Però questi piccoli difetti non si notano quasi nel quadro d’insieme che è molto originale ed unico, almeno in Italia, dove l’art rock ha avuto grandi episodi ma non una gloriosa storia. Nel libretto del disco c’è anche un fumetto che spiega il concept, disegnato molto bene da Digitkame e scritto da Thomas Torggler; inoltre sul sito della The National Orchestra of the United Kingdom of Goats compaiono ulteriori passi del racconto. Huntress è un disco piacevolmente fuori dal comune, che regala piacere nelle mattinate terse e fredde in cui il mondo appare sotto una luce diversa e forse è davvero qualcosa di diverso da quello che siamo abituati a vivere e vedere. Storie e musica come queste fanno respirare il cuore ed il cervello e lasciano spazio alla fantasia, e qui di fantasia e di voglia di sognare ce n’è moltissima.

Tracklist
1.Beast
2.Scent
3.Thrill
4.Attunement
5.Kill

Line-up
The Admiral
The Coachman
The Seer
The Insane

THE NATIONAL ORCHESTRA OF THE UNITED KINGDOM OF GOATS – Facebook

Torn The Fuck Apart – A Genetic Predisposition To Violence

A Genetic Predisposition To Violence risulta un lavoro più che riuscito, nel quale si alternano con sagacia violenza e tecnica progressiva, senza rinunciare ad una melodica forma canzone che facilita l’ascolto anche a chi non è amante fedele del death metal più estremo.

A Genetic Predisposition To Violence è il quarto full length dei Torn The Fuck Apart, quartetto attivo da una quindicina d’anni nella scena estrema statunitense, condividendo diverse volte il palco con alcuni mostri sacri del death metal.

Questo ed una manciata di lavori di buona qualità fanno dei Torn The Fuck Apart un gruppo interessante, specialmente per gli amanti del death tecnico e dai rimandi brutal.
Gore a manetta, quindi, e tanta tecnica strumentale, fortunatamente mai fine a se stessa, anche per quanto riguarda questo nuovo album composto da dieci tracce che formano un massiccio esempio di metal estremo pregno di cambi di tempo, accelerazioni devastanti ed un mood progressivo che valorizza l’istinto violento e brutale che anima il gruppo americano.
I Torn The Fuck Apart hanno il pregio di non fermarsi alla sola violenza musicale, i brani sono tutti strutturati in modo che l’impatto venga alternato con l’uso di melodie chitarristiche di stampo prog/death, evitando il solito attacco frontale devastante abituale nel genere.
It Jammed The Woodchipper è il classico muro sonoro tecnico e brutale, un benvenuto nel mondo della band di Kansas City, che continua con la successiva Invitation Homicide.
Il crescendo progressivo è però in continua ascesa, e l’album prende una piega molto diversa dalle prime avvisaglie estreme, toccando corde atmosferiche già nella strumentale In The Confines Of Fear che funge da intro alla devastante e tecnicissima Dad’s Head For Dinner.
Il picco di questo lavoro arriva con il secondo brano strumentale dell’album, The Object Of Obsession traccia oscura e progressiva di stampo heavy metal, sorprendente nel contesto brutal death dell’album.
A Genetic Predisposition To Violence risulta perciò un lavoro più che riuscito, nel quale si alternano con sagacia violenza e tecnica progressiva, senza rinunciare ad una melodica forma canzone che facilita l’ascolto anche a chi non è amante fedele del death metal più estremo.

Tracklist
1.It Jammed The Woodchipper
2. Invitation Homicide
3.These Pliers Are Terrible For Pulling Teeth
4.In The Confines Of Fear
5.Dad’s Head For Dinner
6.Abhorrent Existence
7.Boiled, Chopped And Slopped
8.Collection Complete
9.The Object Of Obsession
10.Compulsion To Torture

Line-up
Mitchell – Bass
Jake Page – Drums
Michael langner – Guitars, Vocals
Nick Yeates – Guitars

TORN THE FUCK APART – Facebook

Abhorrence – Megalohydrothalassophobic

In un periodo di ritorni più o meno illustri gli Abhorrence fanno parte di quelli più cult e preferiti dai fans del death metal underground, testimoni anche loro di quella che fu la scena estrema all’alba degli anni novanta.

Old school death metal: con questa abusata, ma in questo caso perfetta definizione potrei già concludere l’articolo e passare ad altro, in quanto per questo nuovo ritorno degli storici deathsters finlandesi Abhorrence il tempo si è davvero fermato al 1991, anno che ha visto la band licenziare l’ultima testimonianza in quanto a musica inedita.

La band infatti nasce nel 1990, nel periodo che definire leggendario per il genere risulta un eufemismo.
Purtroppo l’attività del gruppo si sviluppa in un solo anno, tra il 1990 ed il 1991, vengono dati alle stampe, oltre all’ep, un demo ed uno split, poi il silenzio durato circa vent’anni ed il ritorno nel 2012 con la compilation Completely Vulgar e la testimonianza live, Totally Vulgar: Live at Tuska Open Air 2013, licenziata lo scorso anno prima di questo granitico ed oscuro mini cd.
Megalohydrothalassophobic è composto da quattro brani più intro, quattro tellurici esempi di death metal vecchia scuola che ricalcano il sound dei gruppi cardine del metal estremo.
Un clima malvagio ed oscuro, accompagnato da una forza d’impatto che ricorda le battaglie sonore dei Bolt Thrower, così come le malefiche note di Morbid Angel e Suffocation, incarnate in brani devastanti e da una componente “scandinava” comunque presente come Anthem for the Anthropocene o Hyperobject Beneath the Waves.
In un periodo di ritorni più o meno illustri, gli Abhorrence fanno parte di quelli più cult e preferiti dai fans del death metal underground, testimoni anche loro di quella che fu la scena estrema all’alba degli anni novanta.

Tracklist
1.Intro: The Mesh
2.Anthem for the Anthropocene
3.The Four Billion Year Dream
4.Hyperobject Beneath the Waves
5.The End Has Already Happened

Line-up
Tomi Koivusaari – guitar
Kalle Mattsson – guitar
Jukka Kolehmainen – vocals
Jussi “Juice” Ahlroth – bass
Waltteri Väyrynen – drums

ABHORRENCE – Facebook

Brutal Kraut – Brutal Kraut

Brutal Kraut è composto da otto brani nei quali death metal tecnico, thrash progressivo e gothic rock uniscono le forze per creare musica di spessore, melodica ed estrema, violenta e dark, in un contrasto di atmosfere che rimangono ovviamente confinate in un quadro musicale dai toni scuri, drammatica e teatrale.

Debutto molto interessante questo dei Brutal Kraut, quartetto tedesco dedito ad un death metal vario, progressivo e melodico, attraversato da umori gotici e dark, così da alternare atmosfere estreme classiche e melodie oscure.

La band arriva all’esordio sulla lunga distanza dopo il classico demo di rodaggio ed un ep (III Pieces) licenziato tre anni fa, entrando nel vasto mondo del metal estremo underground dalla porta principale, grazie ad un sound fresco e con quel tocco personale che fa la differenza.
Brutal Kraut è composto da otto brani nei quali death metal tecnico, thrash progressivo e gothic rock uniscono le forze per creare musica di spessore, melodica ed estrema, violenta e dark, in un contrasto di atmosfere che rimangono ovviamente confinate in un quadro musicale dai toni scuri, drammatica e teatrale.
La bravura dei musicisti coinvolti alza non poco l’asticella, i brani mantengono un’anima progressiva che permette di godere di ricami tecnici sopra la media, mentre si susseguono spumeggianti partiture heavy/thrash alternate a potenti esplosioni death metal ed atmosfere gotiche.
I Brutal Kraut hanno confezionato un piccolo gioiello metallico, composto da una serie di brani che si lasciano ascoltare con vivo interesse dalla prima nota dell’opener Layers Of Mind, passando per le sfumature doom/death di Release, il death melodico di matrice scandinava con cui è composta Breaker, ed il thrash progressivo di Criminal.
Dark Tranquillity, Crematory e Slayer vengono shakerati producendo un cocktail estremo molto interessante e coinvolgente: date una chance a questa ottima band tedesca, ne vale la pena.

Tracklist
1.Layers Of Mind
2.Release
3.Manic
4.Breaker
5.Face To Face
6.Facades
7.Criminal
8.Legends Never Die

Line-up
Rouven Constantin – Vocals,Guitars
Lukas Ludwig – Guitars
Marlin Constantin – Drums
Henry Ludwig – Bass

BRUTAL KRAUT – Facebook

Angry Nation – Embracing The Collapse

Il thrash/death deglI Angry Nation solo in alcuni episodi supera il livello di guardia in quanto a velocità, avanzando potente e pesantissimo come uno schiacciasassi metallico, valorizzato da ottime melodie incastonate in armonie chitarristiche piazzate perfettamente nel contesto dei brani.

Thrash/death roccioso, potente e melodico è quello che suona il quartetto chiamato Angry Nation e formato dagli italiani Alessandro Vagnoni (batteria) e Jacopo Rossi (basso) e da due musicisti austriaci, Walter Oberhofer (chitarra) e Wolfgang Süssenbeck (voce).

Embracing The Collapse è il secondo lavoro del gruppo, dopo l’esordio licenziato un paio d’anni fa intitolato The Fail Decade, sul mercato tramite la Woolfblood Productions.
Il thrash/death degli Angry Nation solo in alcuni episodi supera il livello di guardia in quanto a velocità (Trail Of Dead Bodies, Dead World Empire), avanzando potente e pesantissimo come uno schiacciasassi metallico, valorizzato da ottime melodie incastonate in armonie chitarristiche piazzate perfettamente nel contesto dei brani (Universal Seduction), così che Embracing The Collapse non esibisca solo doti distruttive, dimostrandosi invece un buon lavoro di metal estremo tra tradizione e input moderni.
I tre musicisti ci sanno fare, l’esperienza c’è e si sente, messa al servizio di deflagrazioni musicali come Supremacy Of Reason o State Of Deception; il thrash metal lascia il comando del sound al death e viceversa, mantenendo inalterata l’atmosfera apocalittica dell’album.
Quasi cinquanta minuti in balia delle atmosfere da fine del mondo, incubo che il carillon e le voci infantili della devastante Black Ink Terrorists, opener dell’album, accentuano invitandoci nel mondo post nucleare di Embracing The Collapse.
Se amate i due generi confluenti nel sound del quartetto italo austriaco, questo nuovo lavoro non mancherà di stupirvi positivamente, riunendo sotto lo stesso cielo oscurato dai fumi di morte Asphyx, primi Machine Head, Obituary e Kreator.

Tracklist
1.Black Ink Terrorists
2.Universal Seduction
3.Armed Revolution
4.Supremacy Of Reason
5.Trail Of Dead Bodies
6.Embracing The End
7.State Of Deception
8.Dead World Empire
9.Automaton Mentality
10.America Has Traps
11.Freedoms Origin

Line-up
Jacopo Rossi – Bass
Alessandro Vagnoni – Drums
Walter Oberhofer – Guitars
Wolfgang Süssenbeck – Vocals

ANGRY NATION – Facebook

Zombiefication – Below The Grief

Il duo messicano, come da tradizione, ha dato vita ad un lavoro di matrice death metal, apocalittico e distruttivo in ogni sua nota, che si colloca tra le opere consigliate particolarmente ai fans del metal estremo.

Un’apocalisse zombie si abbatte sulla Terra con la forza del giudizio universale, i morti camminano e si cibano dei vivi mentre intorno il mondo brucia, accompagnato dalla colonna sonora del duo messicano Zombiefication, band attiva da quasi dieci anni e con tre full length già editi ai quali si aggiunge questo devastante lavoro intitolato Below The Grief.

Mr.Jacko (basso e chitarra) e Mr.Hitchcock (voce) tornano, a quattro anni esatti dal precedente Procession Through Infestation, con questo massacro death metal scarno ed essenziale, tra devastanti accelerazioni e potenti parti cadenzati, un canto che più che un growl tipico del genere risulta un urlo belluino che attraversa sette brani a formare un’opera senza compromessi.
Riff apocalittici formano un sound estremo che non lascia speranza, l’atmosfera che si respira all’ascolto è quella di un disperato ed ormai inutile grido di aiuto, mentre il death metal del duo si potenzia di veloci parti thrash e le parti rallentate disegnano nella mente le lunghe marce in cerca di cibo delle centinaia di migliaia di zombie che vagano per città distrutte.
Il sound risulta un death metal old school di matrice statunitense, una letale mazzata inferta senza pietà, con l’atmosfera di orrore apocalittico che dà vita ad insano metallo estremo con cui il duo crea brani devastanti come l’opener Blood Falls, Death To Its Son e Hunger Undying.
Il duo messicano, come da tradizione, ha dato vita ad un lavoro di matrice death metal, apocalittico e distruttivo in ogni sua nota, che si colloca tra le opere consigliate particolarmente ai fans del metal estremo.

Tracklist
1.Blood Falls
2.Deliverance From The Astral Sea
3.Echoes Of Light
4.From death To Its Son
5.Heavy Is The Crown
6.Hunger Undying
7.Sky Burial

Line-up
Mr.Jacko – Bass Guitars
Mr.Hitchcock – Vocals

ZOMBIEFICATION – Facebook

Le Ceneri – Demo

Ispirazioni ed influenze che toccano lidi tradizionali ed importanti ed un impatto volto a distruggere nella più malvagia oscurità, depongono a favore di un esordio che fa ben sperare per il futuro.

Proposta assolutamente underground consigliata da MetalEyes agli appassionati di death metal: Le Ceneri sono un gruppo proveniente da Belluno e questo demo di quattro pezzi è il loro primo devastante atto di forza.

Un death metal che, per forza ed impatto, si può senza dubbio definire brutal: il sound del gruppo infatti è un uragano estremo massiccio e compatto, con l’uso sia dell’idioma inglese che italiano (Smirne Brucia, notevole brano tra violente raffiche di vento atomico e pachidermiche sfumature vicine al doom).
La band è nata da pochi mesi ed è formata da Alvise Cappello (voce e basso), Guglielmo Cappello (chitarra) e Carlo Guadalupi (Chitarra): il loro lavoro, oltre alla già citata Smirne Brucia, si compone di altre tre tracce, l’opener Apostasia, primo urlo bestiale, la brutale Novit Dominus Qui Sunt Eius e la tellurica Scared To Death.
Ispirazioni ed influenze che toccano lidi tradizionali ed importanti (Morbid Angel/Hate Eternal in primis) ed un impatto volto a distruggere nella più malvagia oscurità, depongono a favore di un esordio che fa ben sperare per il futuro.

Tracklist
1.Apostasia
2.Novit Dominus Qui Sunt Eius
3.Scared To Death
4.Smirne Brucia

Line-up
Alvise Cappello – Vocals, Bass
Guglielmo Cappello – Guitars
Carlo Guadalupi – Guitars

LE CENERI – Facebook

Psychotomy – Aphotik

Aphotik dimostra come non bisogna andare troppo distante dai confini nazionali per ascoltare death metal classico di ottimo livello: gli Psychotomy offrono un album potente, purulento e devastante degno delle band migliori del genere.

Una mazzata niente male questo nuovo lavoro degli Psychotomy, band veneta attiva da otto anni e con due lavori alle spalle, l’ep Transcend the Absolution del 2012 ed il primo full length licenziato nel 2015 ed intitolato Antinomia.

Il trio proveniente dal nord est italico veneto ci travolge con il suo dissonante metal estremo: Aphotik risulta infatti un muro sonoro invalicabile a base di death metal old school, con le sue influenze bel delineate, ma con una forza espressiva che convince già dalle prime battute.
Dalla prima note dell’opener Towards the Pillars of Chaos/Kenosis ci si imbatte in un unico e devastante ammasso di carne putrescente, l’album non concede pause, i rallentamenti si alternano con sfuriate estreme, riff per nulla scontati formano altissimi ed impenetrabili muri di note estreme valorizzati da un songwriting di ottimo livello.
Una quarantina di minuti è la durata perfetta per seguire senza distrarsi la musica offerta da autentici e penetranti esempi di death metal di scuola Incantation/Immolation come Evidence Of Tyranny, Blood Red Kvlt, o la monumentale Ascent Through Malevolent.
Aphotik dimostra come non bisogna andare troppo distante dai confini nazionali per ascoltare death metal classico di ottimo livello: gli Psychotomy offrono un album potente, purulento e devastante degno delle band migliori del genere.

Tracklist
1.Towards the Pillars of Chaos/Kenosis
2.Evidence of Tyranny
3.Witness of Void
4.Blasphemous Inception
5.Blood Red Kvlt
6.Ascent Through Malevolence
7.Conjuring the Abyss
8.Beyond the Eternal Omega
9.Lethe

Line-up
L.D.R – Guitars & Vocals
I.B. – Guitars
M.V. – Drums

PSYCHOTOMY – Facebook