Chaos Magic – Furyborn

Questa alternanza tra possente metallo, eleganza melanconica e raffinato rock contribuisce alla riuscita di Furyborn nella sua interezza, i brani si susseguono tra esaltanti scorribande heavy/power e ruffiane melodie.

Un album creato per non fare prigionieri tra i fans del metal sinfonico, power e gotico, il nuovo lavoro dei Chaos Magic, band capitanata dalla singer cilena Caterina Nix, singer bella e brava, scoperta da Timo Tolkki qualche anno fa, ospite nel progetto Avalon prima e poi onorata della presenza del chitarrista e produttore finlandese sul primo album licenziato nel 2015.

Ancora con una manciata di ospiti di prestigio a valorizzare quanto fatto dal gruppo e dal nuovo produttore Nasson, alle prese con chitarra e tastiere, vera icona del metal in patria (anche lui proveniente dal paese sudamericano) che ha donato al sound dei Chaos Magic un tocco moderno, potenete e ammiccante quanto basta per prendere al lazo più fans possibili.
La bellezza della cantante, la sua voce assolutamente perfetta e gli ospiti di livello assoluto come Tom Englund degli Evergrey, Ailyn Gimenèz (ex Sirenia), Ronald Romero (nuovo cantante dei Rainbow) ed il tastierista nostrano Giuseppe Iampieri (Mistheria), contribuiscono a rendere Furyborn un lavoro vincente, la band non le manda a dire e picchia da par suo quando le atmosfere gothic/rock, lasciano spazio a sfuriate di potente power metal di matrice nordica.
Questa alternanza tra possente metallo, eleganza melanconica e raffinato rock contribuisce alla riuscita di Furyborn nella sua interezza, i brani si susseguono tra esaltanti scorribande heavy/power e ruffiane melodie, con la voce della Nix a dispensare valanghe di appeal.
Tra i brani presenti quelli più metallici rendono al massimo e alzano non poco il giudizio sull’intero lavoro, con l’opener You Will Breathe Again, la title track e Path Of The Brave che piaceranno anche ai fans dai gusti relativamente più massicci.

1.You Will Breathe Again
2.Furyborn
3.Like Never Before
4.Beware Of hìThe Silent Waters
5.Falling Apart
6.Bravely Beautiful
7.Throw Me To The Wolf
8.I’d Give It All
9.path Of The Brave
10.My Affliction
11.I’m Your Cancer

Caterina Nix – Vocals
Nasson – Guitars, Keyboards
Franco Lama – Keyboards
Hermaunt Folatre – Bass
Carlos Hernandez – Drums

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Rockin’ Engine – Midnight Road Rage

Midnight Road Rage è un album che si fa ascoltare con piacere e che, in quanto ad attitudine ed impatto, dice sicuramente la sua nell’affollato mondo del rock duro.

Hard & heavy potente e tagliente come un rasoio è quello proposto dal quartetto canadese dei Rockin’ Engine provenienti da Ottawa ed attivi dal 2015.

Il loro debutto autoprodotto si intitola Midnight Road Rage ed è composto da otto esplosive tracce di rock duro che amalgama con buon esito hard rock ed heavy metal old school.
Un grande lavoro chitarristico (Steve O Leff e Ste Vy Leff ) e ritmiche telluriche e pregne di un buon groove (Joel Bilodeau alla batteria e JP Buzzard al basso) sono il leit motiv di Midnight Road Rage, un album classico nel suo approccio (ma ben inserito in questi tempi in cui i suoni classici stanno trovano nuovamente buoni riscontri rispetto a qualche anno fa, merito anche dell’underground e di band come i Rockin’ Engine), che nei suoi quaranta minuti circa di durata non molla la presa grazie ad una ricetta semplice ma assolutamente vincente.
Unj rock duro di origine controllata che tra i solchi di tracce dinamitarde come Let’s Roll The Dice, When Engines Collide e la spettacolare Road Rage Boogie non manca di farci divertire a suon di rock’n’roll potenziato da un’overdose di watt, tra Van Halen, Gotthard e modern hard rock dal groove micidiale.
Midnight Road Rage è un album che si fa ascoltare con piacere e che, in quanto ad attitudine ed impatto, dice sicuramente la sua nell’affollato mondo del rock duro.

Tracklist
1.Shake That Ass
2.Let’s Roll The Dice
3.Livin’ A Lie
4.When Engines Collide
5.Never Surrender
6.The State Of Nature
7.Hiding In Darkness
8.Road Rage Boogie

Line-up
Steve O Leff – Vocals, Guitars
Ste Vy Leff – Guitars
JP Buzzard – Bass
Joel Bilodeau – Drums

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Aether – In Embers

In Embers si rivela un album piacevole, di maniera per molti, ma molto interessante per chi ama queste sonorità e le band di riferimento degli Aether.

L’underground metallico è sempre ricco di sorprese e quando meno te lo aspetti riesce ancora a sorprendere con inaspettati doni musicali come questo bellissimo lavoro intitolato In Embers, dei polacchi Aether.

Il giovane gruppo proveniente da Łódź, attivo dal 2015, dà alle stampe il suo primo lavoro su lunga distanza dopo l’ep Tale Of Fire uscito tre anni fa, accolto molto bene dagli addetti ai lavori.
L’album si destreggia tra i cliché di un genere che poco ha da dire in termini di originalità ma che, in mano ad un gruppo come quello polacco riesce ancora a dire la sua, tra ritmiche death/power, tappeti di tastiere a donare un tocco symphonic e tanta metallica epicità.
Con la prima traccia veniamo trasportati nelle fredde lande dell’est, tra venti scandinavi che scendono a diminuire ulteriormente la temperatura, la successiva Wildfire Within risulta la classica power metal song che solo l’uso del growl avvicina al death metal melodico, mentre Tale Of Fire alza l’atmosfera epica, seguita da Valhalla.
L’atmosfera maestosa di Last Battle macchia di sangue il manto nevoso tra non pochi riferimenti ai vari Wintersun, Insomnium, Omnium Gatherum e Stratovarius, con l’aggiunta dei nostri Rhapsody Of Fire a portare fiera la bandiera del symphonic power.
In conclusione In Embers si rivela un album piacevole, di maniera per molti, ma molto interessante per chi ama queste sonorità e le band di riferimento degli Aether.

Tracklist
1.Golden Eyed Fox
2.Wildfire Within
3.Elements
4.Tale of Fire
5.Valhalla
6.Last Battle
7.Forest
8.Insomnia
9.Dream

Line-up
All guitars and vocals by Michał Miluśki
Bass by Michał Górski
Keyboards by Krzysztof Wiedeński

Drums performed by Rolf Pilve (Stratovarius, Wintersun, Solution 0.45)
Guest vocals by Vincent Jackson Jones (Aether Realm)
Choirs/backing clean vocals by Artur Rosa Rosiński (Lux Perpetua)
Orchestrations by Topias Kupiainen (Arion)
Female vocals by Aneta Sikorska

Michał Miluśki – guitars and vocals
Michał Górski – bass
Krzysztof Wiedeński – keyboards
Krzysztof Grochowski – guitars
Maksym Steć – drums

https://www.facebook.com/aethermelodeath/?fref=ts

Lord Dying – Mysterium Tremendum

Il tema della morte ed il mistero della vita accentuano la sensazione di essere al cospetto di un album particolare, un gioiello che dà la possibilità ai Lord Dying di entrare nelle play list di fine anno a colpi di possente ed imperdibile metallo d’autore.

Bellissimo, affascinante e suggestivo, il terzo album dei Lord Dying incorona la band di Portland come una tre le massime espressioni odierne per quanto riguarda lo sludge/doom metal, anche se alla luce di quanto ascoltato su Mysterium Tremendum imprigionare la musica del combo in un solo genere diventa alquanto difficile.

Metal di non facile classificazione dunque, anche se la matrice è assolutamente sludge, le atmosfere passano in attimi veloci come battiti di ciglia tra sfumature vicine al post rock, sferzate metalliche e lente marce di musica del destino, venate da un’anima progressive ed heavy classiche.
Il gruppo statunitense, attivo dal 2010 e con due full length alle spalle, arriva al suo capolavoro grazie ad un indovinato attingere alle sue ispirazioni, lontano da facili strutture e carico di attitudine ed impatto, tellurico nei passaggi pesanti come macigni, splendido in quelli in cui le armonie rock prendono il sopravvento sulla forza bruta.
La band non sbaglia un passaggio, perfetta in ogni dettaglio a cominciare dall’opener Envy The End e i picchi qualitativi che fanno di questo lavoro un’opera d’arte come Nearing the End of the Curling Worm, la magnifica Severed Forever e Split from a World Within, Devoid of Dreams Death, The Final Loneliness.
Il tema della morte ed il mistero della vita accentuano la sensazione di essere al cospetto di un album particolare, un gioiello che dà la possibilità ai Lord Dying di entrare nelle play list di fine anno a colpi di possente ed imperdibile metallo d’autore.

Tracklist
1. Envy the End
2. Tearing at the Fabric of Consciousness
3. Nearing the End of the Curling Worm
4. The End of Experience
5. Exploring Inward (An Unwelcome Passenger)
6. Severed Forever
7. Even the Darkness Went Away
8. Freed from the Pressures of Time
9. Lacerated Psyche
10. Split from a World Within, Devoid of Dreams Death, The Final Loneliness
11. Saying Goodbye to Physical Form

Line-up

Erik Olson-guitar/vocals
Chris Evans-guitar
Matt Price-bass
Chase Manhattan-drums

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Sad Iron – Chapter II: The Deal

Ritmiche scagliate a velocità della luce, solos taglienti come rasoi, e refrain da pogo infernale sotto qualunque palco in giro per locale e festivals, niente di più e niente di meno, una garanzia la track list di questo lavoro per i fans di queste sonorità.

Heavy, speed, thrash metal old school, una corsa a tutta velocità nel sound che ha fatto storia, questo è il terzo album in uscita per Wormholedeath dei Sad Iron, una macchina da guerra metallica fieramente old school.

Il gruppo olandese risulta attivo dai primi anni ottanta, con il primo album, intitolato Total damnatio targato 1983, quindi siamo al cospetto di gente che ha scritto un pezzo di storia l’ha scritta nell’underground metallico europeo.
Un lungo silenzio interrotto tre anni fa con la pubblicazione di The Antichrist ed ora questo nuovo album intitolato Chapter II: The Deal, composto da una decina di canzoni veloci come il vento, dirette e tradizionalmente old school, che ci catapultano in quelle atmosfere ottantiane mai dimenticate, soprattutto se si hanno un bel po’ di capelli bianchi sulla ormai rada chioma.
Ritmiche scagliate a velocità della luce, solos taglienti come rasoi, e refrain da pogo infernale sotto qualunque palco in giro per locale e festivals, niente di più e niente di meno, una garanzia la tracklist di questo lavoro per i fans di queste sonorità.
Suonate dai Sad Iron, le varie The Deal (The Story Of Miss Betty), Revolution e la magnifica Fighting For Revenge si rivelano esplosioni di metal adrenalinico vecchia scuola e Chapter II: The Deal, nella sua interezza, un lavoro heavy/speed/thrash metal convincente su tutta la linea.

Tracklist
1.The Deal (The Story of Miss Betty)
2.Revolution
3.Raise Hell
4.Warmonger
5.Now It’s Dark
6.Fighting for Revenge
7.F.O.B
8.Murder of Crows
9.Weaponized
10.We Play to Kill

Line-up
Marc van den Bos – Guitar, vocals
Bernard Rive – Guitar
Bjorn Hylkema – Bass, backing vocals
Marco Prij – Drums

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Metalian – Vortex

Vortex è devastante, melodico ed irresistibile, come il pogo a cui vi esporrete sotto il palco calcato da questi quattro canadesi.

Un sound che corre veloce come il vento sulle ali di un heavy/speed metal di matrice old school: questo è Vortex, ultimo album dei Metalian, quartetto di Montreal arrivato al terzo lavoro in oltre quindici anni di carriera.

Con i Judas Priest a fare da padrini all’heavy metal suonato dal gruppo, Vortex si lascia ascoltare che è un piacere, colmo di cavalcate tali da far saltare gli autovelox e solos che sono temporali metallici scatenanti lampi e tuoni.
Trenta minuti in balia del metal classico dei Metalian, otto brani che non trovano ostacoli, di genere, assolutamente derivativi ma spettacolari, almeno per chi è cresciuto a pane ed heavy metal.
The Sirens Wail, Land Of The Brave, la title track non escono di un millimetro dai canoni dell’heavy metal anni ottanta, new wave of British heavy metal e speed si alleano nel sound dei Metalian per portare il verbo del true metal old school nel nuovo millennio: Vortex è devastante, melodico ed irresistibile, come il pogo a cui vi esporrete sotto il palco calcato da questi quattro canadesi.

Tracklist
1. Prologue
2. The Sirens Wail
3. Full Throttle
4. Vortex
5. Land of the Brave
6. Liquid Fire
7. Broke Down
8. No Home

Line-up
Ian – vocals / guitar
Simon – guitar
Andres – bass
Tony – drums

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Diamond Head – The Coffin Train

I Diamond Head hanno dato vita ad un lavoro per nulla nostalgico, pur rimando in un ambito classico, dove le varie tracce (bellissime The Messeger, Shades Of Black e The Sleeper) formano un muro musicale dove potenza, eleganza metallica e forza espressiva costituiscono la miscela che cementa il sound di The Coffin Train.

Otto album non sono certo tantissimi, considerato che la data di nascita dei Diamond Head si perde nella seconda metà degli anni settanta, eppure dopo alti e bassi e lunghi silenzi uno dei gruppi più influenti della new wave of British heavy metal è tornata nel nuovo millennio con una costanza che gli ha permesso di licenziare ben quattro lavori con il precedente distante “solo” tre anni da questo nuovo album intitolato The Coffin Train.

La band più progressive di tutto il movimento che cambiò la storia della musica rock, tornata a far parlare di se anche grazie alle parole di stima dei Metallica che non hanno mai nascosto l’amore per il gruppo di Stourbridge, dà alle stampe un album di notevole impatto, roccioso, travolgente ed assolutamente classico nel seguire i dettami del genere che loro stessi hanno contribuito a diffondere, mantenendo le peculiarità che ne hanno consacrato il nome nell’olimpo del metal.
Trentanove anni dal debutto i Diamond Head targati 2019, forti di un cantante di razza come Rasmus Bom Andersen, arrivato alla corte di Brian Tatler cinque anni fa.
Produzione moderna e sfavillante, songwriting vario e sopra le righe in tutte le sue sfaccettature, fanno di The Coffin traina un lavoro dotato degli attributi giusti per trovare un posto al sole nelle classifiche di fine anno, alla voce Heavy Metal.
Si parte alla grandissima con Belly Of The Beast e non si scende più da una qualità di altissimo livello, puro heavy metal che si crogiola nell’hard & heavy nato nei sobborghi inglesi a cavallo tra gli anni settanta e ottanta, reso appunto moderno ed in linea con i nostri giorni da produzione ed arrangiamenti che ringiovaniscono il sound rendendolo appetibile anche per i giovani kids nati nel nuovo millennio.
I Diamond Head hanno dato vita ad un lavoro per nulla nostalgico, pur rimando in un ambito classico, dove le varie tracce (bellissime The Messeger, Shades Of Black e The Sleeper) formano un muro musicale dove potenza, eleganza metallica e forza espressiva costituiscono la miscela che cementa il sound di The Coffin Train.

Tracklist
01. Belly Of The Beast
02. The Messenger
03. The Coffin Train
04. Shades Of Black
05. The Sleeper (Prelude)
06. The Sleeper
07. Death By Design
08. Serrated Love
09. The Phoenix
10. Until We Burn

Line-up
Rasmus Bom Andersen – Vocals
Brian Tatler – Guitars
Andy Abberley – Guitars
Dean Ashton – Bass
Karl Wilcox – Drums

https://www.facebook.com/DiamondHeadOfficial

Astral Doors – Worship Or Die

Worship Or Die mette ben in evidenza tutte le caratteristiche del suono Astral Doors, quindi difficilmente riuscirà ad entrare nelle grazie di chi ha sempre ignorato la band, ma di contro saprà come soddisfare i propri fans e gli amanti dei suoni classici di matrice britannica.

Ennesimo lavoro degno di nota per gli svedesi Astral Doors, arrivati con Worship Or Die al nono album di una carriera che ha portato loro, in termini di notorietà, meno di quello avrebbero meritato, in quanto sicuramente non originali ma dotati di un talento per l’hard & heavy che li ha portati negli anni ad essere considerati come una delle band più accreditate a prendere l’eredità di quel suono legato alla triade Rainbow/Dio/Black Sabbath (era Dio/Martin), oggi saldamente in mano a Jorn Lande.

I primi anni per il gruppo guidato dalla carismatica voce del cantante Nils Patrik Johansson, avevano fatto gridare al miracolo più di un addetto ai lavori, grazie ad una serie di album bellissimi come Of the Son and the Father e Evil Is Forever, spuntati sul mercato nei primi anni del nuovo secolo e che mettevano in luce un gruppo che andava oltre ai suoni power e seguiva le orme del leggendario heavy rock britannico riletto in chiave più potente e metallica.
Il nono album degli Astral Doors non delude chi ne ha seguito le sorti, essendo melodico e diretto come già gli ultimi lavori: si parte con una coppia di brani spettacolari come Night Of The Hunter e This Must Be Paradise, le coordinate stilistiche non cambiano di una virgola, piuttosto le atmosfere tendono a dilatarsi di meno rispetto ai primi lavori e l’ascolto ne giova grazie ad una serie di tracce che cercano fin da subito appeal ed immediatezza.
Ne esce un album che ha ben in evidenza tutte le caratteristiche del suono Astral Doors, quindi difficilmente riuscirà ad entrare nelle grazie di chi ha sempre ignorato la band, ma di contro saprà come soddisfare i propri fans e gli amanti dei suoni classici di matrice britannica.

Tracklist
01. Night Of The Hunter
02. This Must Be Paradise
03. Worship Or Die
04. Concrete Heart
05. Marathon
06. Desperado
07. Ride The Clouds
08. Light At The End Of The Tunnel
09. St. Petersburg
10. Triumph And Superiority
11. Let The Fire Burn
12. Forgive Me Father

Line-up
Nils Patrik Johansson – Vocals
Joachim Nordlund – Guitars
Mats Gesar – Guitars
Jocke Roberg – Keyboards
Ulf Lagerstroem – Bass
Johan Lindstedt – Drums

https://www.facebook.com/Astraldoorssweden/

Ravensire – A Stone Engraved in Red

I Ravensire regalano un altro buon esempio di heavy metal old school, epico ed incentrato su riff scolpiti nella roccia, cavalcate dai natali maideniani ed impatto hard & heavy che richiama il sound di Heavy Load e Slough Feg.

Dei Ravensire vi avevamo parlato tre anni fa in occasione dell’uscita di The Cycle Never Ends, secondo lavoro su lunga distanza dopo il debutto rilasciato nel 2013 ed intitolato We March Forward.

Il quartetto proveniente da Lisbona, ora formato da Nuno (chitarra), Rick (basso e voce), Mário (chitarra) e Alex (batteria), regala un altro buon esempio di heavy metal old school, epico ed incentrato su riff scolpiti nella roccia, cavalcate dai natali maideniani ed impatto hard & heavy che richiama il sound di Heavy Load e Slough Feg.
Come nell’album precedente sono le atmosfere epiche a farla da padrone, in brani che alternano cavalcate di heavy metal classico e mid tempo epic metal, dove il gran lavoro delle due chitarre si staglia su otto brani che fin dall’opener Carnage at Karnag sono pregne di atmosfere fiere ed evocative.
Licenziato dalla Cruz del Sur Music, A Stone Engraved in Red risulta un’opera suggestiva, tra inni alla gloria metallica, solos che illuminano il campo di battaglia, ritmiche che danno il tempo a marce ed assalti verso la gloria o la morte, mentre tutto si colora di rosso del sangue di chi soccombe al suo nemico.
I Ravensire hanno trovato la loro definitiva strada: il loro sound, pur derivativo. non manca di potenza e forza metallica e le atmosfere epiche che incontrano il classico heavy metal anni ottanta sono racchiuse in una serie di brani in cui l’acciaio diventa rosso per la potenza di fuoco espressa da tracce come la splendida After The Battle, brano che riassume il credo musicale di questi portoghesi.

Tracklist
1. Carnage at Karnag
2. Thieves of Pleasure
3. Gabriel Lies Sleeping
4. Dawning in Darkness
5. Bloodsoaked Fields
6. After the Battle
7. The Smiting God
8. The Games of Titus

Line-up
Nuno – Guitars
Rick – Bass / Vocals
Mário – Guitars
Alex – Drums

https://www.facebook.com/Ravensire

Demons & Wizards – Demons & Wizards

In versione rimasterizzata, il debutto omonimo dei Demons & Wizards, pur non raggiungendo l’altissimo livello degli album delle band di Schaffer e Kursch si conferma un buon lavoro di power metal che guarda più al nuovo continente che alla vecchia Europa

Nella seconda metà degli anni novanta il clamoroso ritorno in auge del metal di stampo classico avvenne grazie anche due gruppi lontani geograficamente e musicalmente tra loro, ma uniti dai due carismatici leader e da una manciata di lavori che ne decretarono l’immortalità.

Iced Earth e Blind Guardian, Stati Uniti e Germania, power/thrash americano e power metal tedesco, più semplicemente Jon Schaffer ed Hansi Kursch, due dei musicisti e compositori più importanti di tutto il mondo del metal classico, autori con le loro band di autentici classici come The Dark Saga e Something Wicked This Way Comes o Imaginations from the Other Side e Nightfall in Middle-Earth.
I due, amici da tempo, decisero verso il finire del decennio che li vide protagonisti del mercato metallico internazionale di unire le forze in un progetto chiamato Demons & Wizards e che portò in dote due lavori: questo esordio omonimo licenziato nel 1999 e Touched By The Crimson King stampato nel 2005.
Questa nuova ristampa targata Century Media arriva in occasione di un tour estivo che il duo affronterà prima di rilasciare il nuovo album previsto nel 2020 e prevede artwork rinnovato, Limited Edition Digipak e limited Deluxe 2LP.
Rimasterizzato da Zeuss (Iced Earth, Queensrÿche, Sanctuary), il debutto omonimo dei Demons & Wizards, pur non raggiungendo l’altissimo livello degli album delle band madri, risulta un buon lavoro di power metal che guarda più al nuovo continente che alla vecchia Europa: i brani scritti da Schaffer in passato mantengono un taglio Iced Earth nei quali la voce di Kursch non sfigura di certo, anche se è l’oscurità ed il classico taglio drammatico del musicista statunitense a prevalere.
Chiunque si consideri un fan del genere e delle band in questione conoscerà perfettamente questo storico lavoro, in questa versione ricco di alcune bonus track (tra cui la famosa White Room dei Cream), quindi il consiglio è di non perdersi le date live del duo, raggiunto per l’occasione da Jake Dreyer (Iced Earth, Witherfall) alla chitarra, Frederik Ehmke (Blind Guardian) alla batteria, Marcus Siepen (Blind Guardian) al basso e Joost Van Den Broek (Ayreon) alle tastiere a formare un vero e proprio super gruppo power/thrash/heavy metal.

Tracklist
1. Rites of Passage
2. Heaven Denies
3. Poor Man’s Crusade
4. Fiddler on the Green
5. Blood On My Hands
6. Path of Glory
7. Winter of Souls
8. The Whistler
9. Tear Down the Wall
10. Gallows Pole
11. My Last Sunrise
12. Chant
13. White Room
14. The Whistler
15. Heaven Denies

Line-up
Hansi Kürsch – vocals
Jon Schaffer – guitars

https://www.facebook.com/demonsandwizardsofficial/

Spirit Adrift – Divided By Darkness

Gli Spirit Adrift hanno scritto un album molto ispirato e convincente, un passo avanti deciso per conquistare i cuori degli appassionati.

Se il precedente lavoro (Curse Of Conception), uscito un paio d’anni fa aveva lasciato buone sensazioni, nonostante non fossero ancora del tutto sfruttate le potenzialità in mano al gruppo Dell’Arizona, questo nuovo album registra un notevole passo avanti compiuto dagli Spirit Adrift.

Giunto al terzo album, la band statunitense mette in campo tutta la sua forza d’urto e Divided By Darkness può sicuramente rivelarsi un’ottima sorpresa per gli amanti dell’heavy doom di matrice sabbathiana.
Oltra alla leggendaria band di Birmingham, il gruppo mette in campo tutte le sue maggiori influenze creando un sound roccioso e imprreziosito da uno stato di grazia compositivo che fa brillare queste otto nuove tracce.
Anche Iron Maiden, Cathedral, Pentagram e Trouble confluiscono nel sound di Nathan Garrett e soci in quello che è sicuramente il picco qualitativo da quando ha avuto inizio la parabola degli Spirit Adrift.
Brani potenti, con cascate di riff e solos che portano l’acciaio a temperature altissime, mid tempo e cavalcate si alternano ad atmosferiche parti rallentate (bellissima Angel & Abyss), con un’epicità di fondo sempre presente, collocando Divided By Darkness tra le opere più interessanti degli ultimi tempi in ambito underground nel genere, grazie a bordate metalliche come l’opener We Will Not Die, Tortured By Time e la conclusiva The Way Of Return.
Gli Spirit Adrift hanno scritto un album molto ispirato e convincente, un passo avanti deciso per conquistare i cuori degli appassionati.

Tracklist
1.We Will Not Die
2.Divided by Darkness
3.Born into Fire
4.Angel and Abyss
5.Tortured by Time
6.Hear Her
7.Living Light
8.The Way of Return

Line-up
Divided By Darkness Recording Credits:
Nathan Garrett – Lead and Harmony Vocals / Guitar / Bass
Marcus Bryant – Drums
Synth & Wurlitzer – Preston Bryant
Choral Vocals on ‘Living Light’ – Kayla Dixon

SPIRIT ADRIFT – Facebook

Riot City – Burn The Night

Nel suo genere Burn The Night risulta un album senza pecche, ma è chiaro che si tratta di un lavoro consigliato ai fans dell’heavy metal tutto borchie e chiodo d’ordinanza, ignorante il giusto per chiudere gli occhi e convincersi d’essere ancora negli anni ottanta.

Il primo lavoro su lunga distanza dei Riot City è in linea con la tradizione per il metallo tutto acciaio, fuoco e fiamme nord americano.

Burn The Night, benedetto dai Judas Priest, conserva intatte le caratteristiche peculiari dell’heavy metal anni ottanta, tra cascate di ritmiche e solos, taglienti come rasoi, voce in linea con il genere e produzione che segue l’atmosfera ottantiana dell’opera.
Si viaggia veloci su e giù per lo spartito, con in bella mostra la devozione che la band ha per tutto il movimento metallico di scuola classica e le otto tracce che formano la tracklist ne sono la conferma.
Nel suo genere Burn The Night risulta un album senza pecche, ma è chiaro che si tratta di un lavoro consigliato ai fans dell’heavy metal tutto borchie e chiodo d’ordinanza, ignorante il giusto per chiudere gli occhi e convincersi d’essere ancora negli anni ottanta.

Tracklist
1. Warrior Of Time
2. Burn The Night
3. In The Dark
4. Livin’ Fast
5. The Hunter
6. Steel Rider
7. 329
8. Halloween At Midnight

Line-up
Cale Savy – Guitars & Vocals
Roldan Reimer – Guitars
Dustin Smith – Bass
Chad Vallier – Drums

https://www.facebook.com/RIOTCITYOFFICIAL

Timo Tolkki’s Avalon – Return To Eden

Nel nuovo lavoro firmato Timo Tolkki’s Avalon si ritrovano gli spunti e le caratteristiche peculiari che fecero risplendere la musica del musicista finnico nella scena classica della seconda parte degli anni novanta, grazie ad una serie di tracce convincenti, suonate e cantate benissimo, dal grande appeal e dotate di raffinata eleganza metallica.

La rinascita dei suoni classici nella seconda metà degli anni novanta passa anche dalla chitarra di Timo Tolkki, per anni leader degli Stratovarius, band di punta del power metal di matrice scandinava.

Basterebbero i due capolavori Episode e Visions per mettere tutti d’accordo riguardo al talento del funambolico chitarrista finlandese, poi perso tra i molteplici problemi di salute e tornato con alterne fortune con il mondo di Avalon.
Il suo progetto chiamato Timo Tolkki’s Avalon, infatti, ha dato alla luce due lavori, ma mentre il primo (The Land of New Hope), uscito nel 2013, si segnalava come un buon ritorno dopo anni di assenza dalle scene, il secondo album (Angels of the Apocalypse) non aveva mantenuto le promesse risultando un’opera scialba e senza nerbo.
Quindi è ovvio che un nuovo album di Tolkki susciti non poco interesse nella scena classica odierna e questa volta, grazie alle truppe tricolori corse in aiuto del chitarrista e ad una gruppo di ospiti titolati si può sicuramente affermare che Return To Eden è un album all’altezza della reputazione del musicista scandinavo.
Licenziato dalla nostrana Frontiers, Return To Eden vede la band formata da un manipolo di musicisti italiani, da Aldo Lonobile, chitarrista e co-produttore dell’album insieme a Tolkki, ad Andrea Buratto al basso e Antonio Agate alle tastiere e Giulio Capone alla batteria.
Come ospiti questa volta siamo davvero nel gotha del metal classico mondiale, con diversi talenti che si danno il cambio dietro al microfono come Zachary Stevens, Todd Michael Hall, Eduard Hovinga, Anneke Van Giersbergen e Mariangela Demurtas.
Savatage, Riot V, Elegy, The Gathering, Tristania: Timo come si dice oggigiorno “l’ha toccata piano” e, grazie ad una ritrovata ispirazione e all’aiuto di cantanti di livello superiore, dà vita ad un album convincente nel quale il power diretto, melodico e neoclassico ritrova la sua originaria forza.
Nel nuovo lavoro firmato Timo Tolkki’s Avalon si ritrovano gli spunti e le caratteristiche peculiari che fecero risplendere la musica del musicista finnico nella scena classica della seconda parte degli anni novanta, grazie ad una serie di tracce convincenti, suonate e cantate benissimo, dal grande appeal e dotate di raffinata eleganza metallica.
Dopo le tante reunion che hanno coinvolto gruppi storici della scena metal mondiale, le voci che vorrebbero un ritorno di Timo Tolkki negli Stratovarius si fanno sempre più insistenti: vedremo, nel frattempo godiamoci questo ottimo Return To Eden.

Tracklist
01. Enlighten
02. Promises
03. Return To Eden
04. Hear My Call
05. Now And Forever
06. Miles Away
07. Limits
08. We Are The Ones
09. Godsend
10. Give Me Hope
11. Wasted Dreams
12. Guiding Star

Line-up
Todd Michael Hall – Vocals
Anneke Van Giersbergen –Vocals
Mariangela Demurtas – Vocals
Zachary Stevens – Vocals
Eduard Hovinga – Vocals
Timo Tolkki – Guitars
Aldo Lonobile – Guitars
Antonio Agate – Keyboards
Andrea Buratto – Bass
Giulio Capone – Drums

https://www.facebook.com/avalonopera

Cremisi – Dawn of a New Era

I Cremisi raccontano tutto ciò attraverso l’unica musica in grado di fagocitare altri generi e rigettarli sotto forma di arte delle sette note, il metal, sottovalutato ed ignorato dai suoi detrattori, ma fonte inesauribile di emozioni in tutte le sue forme.

Un esordio che sicuramente non passerà inosservato quello dei Cremisi, quartetto proveniente dall’Emila Romagna (Bologna/Ravenna) che si presenta sul mercato metallico forte di una personalità debordante ed un album maturo, sia per le tematiche trattate che per il sound espresso.

La storia del nostro paese raccontata da un metal sinfonico, epico ed evocativo che accomuna prog metal, heavy classico e metal estremo sinfonico di matrice scandinava, è una delle caratteristiche principali di Dawn of a New Era e delle sue dieci composizioni, un viaggio nel tempo tra la scoperta delle Americhe e Leonardo Da Vinci, la caccia alle streghe e la peste del 1300, senza dimenticare l’arte e le sue opere, patrimonio della nostra storia.
I Cremisi raccontano tutto ciò attraverso l’unica musica in grado di fagocitare altri generi e rigettarli sotto forma di arte delle sette note, il metal, sottovalutato ed ignorato dai suoi detrattori, ma fonte inesauribile di emozioni in tutte le sue forme.
Nei brani che i Cremisi hanno creato per dare vita a Dawn Of A New Era proliferano diverse anime musicali, a formare un sound vario ed estremamente affascinante: non manca nulla tra lo spartito di brani come The Black Death, Confession, In The Name Of The lord o la splendida Battle Of Lepanto, che tanto sa di ultimi Amorphis in una versione più epica e meno progressiva.
E poi Symphony X, Iron Maiden, Sabaton, Omnium Gatherum, ma finire l’articolo con i soliti paragoni non darebbe il giusto risalto al grande lavoro svolto dai quattro musicisti nostrani che hanno dato vita ad un’opera davvero molto suggestiva e matura già al debutto.

Tracklist
1.Dark Winds
2.The Black Death
3.Dawn of a New Era
4.Captain’s Log
5.Confession
6.In the Name of the Lord
7.Waves of Sorrow
8.Battle of Lepanto
9.The Hanged Man
10.On the Moon

Line-up
Federico Palmucci – Guitars
Davide Tomazzoni – Vocals
Francesco Messina – Bass
Rolando Ferro – Drums

CREMISI – Facebook

Abrahma – In Time for the Last Rays of Light

Illustrato da una copertina che rievoca atmosfere bibliche, l’album si snoda in otto brani medio lunghi, ma non prolissi: la band riempie lo spazio di musica colta, usando tutte le armi in possesso per trasformare l’ascolto in un’esperienza pregna di sacrali sfumature epico evocative.

Licenziano il loro terzo lavoro sulla lunga i parigini Abrahma, quintetto dal sound personale che molto bene aveva fatto in passato, specialmente con il precedente album uscito ormai quattro anni fa (Reflections In The Bowels Of A Bird).

La musica del combo non segnala grossi cambiamenti rispetto al passato, anche questa nuova opera, intitolata In Time for the Last Rays of Light si muove su coordinate stoner/doom, dalle sfumature evocative e a tratti vivacizzate da spartiti rock ed alternative metal.
Sempre illustrato da una copertina che rievoca atmosfere bibliche, l’album si snoda in otto brani medio lunghi, ma non prolissi: la band riempie lo spazio di musica colta, usando tutte le armi in possesso per trasformare l’ascolto in un’esperienza pregna di sacrali sfumature epico evocative.
L’opener Lost Forever risulta il brano più diretto, usato non a caso come singolo e video, poi da Lucidly Adrift in poi veniamo catapultati in un’atmosfera in cui i vari generi esposti formano un altare musicale dal quale gli Abrahma decantano il loro verbo.
Band dal sound personale, il quintetto transalpino mostra i muscoli in brani come Last Epistle, dove si concentrano le anime più alternative in seno al gruppo, tra The God Machine ed Alice In Chains, mentre lo sludge/doom della monolitica Wander In Sedation riporta l’album in territori desertici.
Se non conoscete ancora la band francese, immaginate una lunga jam composta da Orange Goblin, Yob, Monster Magnet e gli altri nomi precedemente citati, ed avrete un’idea di quello che ascolterete in questo affascinante lavoro.

Tracklist
1.Lost Forever
2.Lucidly Adrift
3.Eclipse of the Sane Pt.1: Isolation Ghosts
4.Dusk Contemplation…
5….Last Epistle
6.Wander in Sedation
7.Eclipse of the Sane Pt. 2: Fiddler of the Bottle
8.There Bears the fruit of Deceit

Line-up
Sébastien Bismuth – Vocals, Guitars
Florian Leguillon – Guitars, Vocals
Benoit Carel – Guitars, Synths & Effects
Romain Hauduc – Bass, Vocals
Baptiste Keriel – Drums, Vocals

ABRAHMA – Facebook

Chaos Factory – Horizon

Settantacinque minuti di musica e parole divisi in due cd, Perception e Myth, per un’opera mastodontica e sorprendente per una band al debutto, di non facile assimilazione proprio a causa della durata e degli interventi vocali che spezzano il ritmo e la scorrevolezza della parte musicale.

Ambiziosa e oltremodo coraggiosa la proposta dei nostrani Chaos Factory, al debutto per Underground Symphony con Horizon, opera metal che unisce power, heavy e spunti sinfonici progressivi in un concept “raccontato” da Luca Ward, voce di Russel Crowe nel Il Gladiatore, capolavoro cinematografico di Ridley Scott.

Settantacinque minuti di musica e parole divisi in due cd, Perception e Myth, per un’opera mastodontica e sorprendente per una band al debutto, di non facile assimilazione proprio a causa della durata e degli interventi vocali che spezzano il ritmo e la scorrevolezza della parte musicale.
Sono dettagli, questi, che potrebbero far perdere qualche punto ad un lavoro che merita la giusta attenzione, perché la band ha creato un sound che, pur evidenziando le sue molteplici influenze, ha la personalità per uscire dall’anonimato in un genere nel quale in termini musicali si è detto tutto o quasi.
Concept a parte (una serie di riflessioni sulla condizione umana), Horizon musicalmente è un piccolo gioiello di metal classico, i brani sono tutti benedetti da un ottimo appeal, trattandosi di una serie di cavalcate power alternate a magniloquenze sinfoniche, atmosfere progressive e hard & heavy, con il gruppo sugli scudi sia per la ricerca del chorus e del refrain perfetto che per il buon uso degli strumenti.
Human Orogeny, We Believe, Juggernaut Is Coming e Running Wild valorizzano il primo cd, mentre sul secondo la band si lascia prendere la mano dalla parte recitata, atmosferica e sinfonica di cui si compone l’album.
Horizon rimane comunque un lavoro da ascoltare con l’impegno che merita, ricco com’è di atmosfere e sfumature che avvicinano la band a icone del genere come Rhapsody, Stratovarius, Labyrinth ed alle colonne sonore di Ennio Morricone.

Tracklist
CD1
01. Human Orogeny
02. Crystalline
03. We Believe
04. Juggernaut Is Coming
05. Affinità Morenti
06. Whispers in the Dark
07. Universal Flow
08. Horizon
09. Come Lacrime Nella Pioggia
10. Running Wild
11. Sins of the Lambs
12. Polychrome Glows
CD2
01. And Zarathustra Said: Horizon
02. Sento La Morte Nel Sogno Che Viene
03. Drying Her Tears
04. In the Depths of the Void
05. L’ultima Madre
06. The Doom of Destiny
07. Nel Profondo Dell’universo
08. Blue Steams
09. Al Calar Della Luce
10. Chaos Variation XVIII

Line-up
Francesco Vadori – Vocal
Luca Moser – Guitar
Mattia “HeadMatt” Carli – Guitar
Diana Aprile – Drums
Fabio Sartori – Bass

CHAOS FACTORY – Facebook

Bullet – Bullet Live

Bullet Live è un album che una volta schiacciato il tasto play vi tiene per le palle, vi obbliga con la sua forza ed energia a rimanere incollati allo stereo mentre una per una passano le varie tracce, in un tripudio di note già sentite migliaia di volte ma irrinunciabili anche questa volta.

Questo live è un inno all’hard & heavy, un rito di cui non potrete esimervi di presenziare se vi considerate true metallers di origine controllata.

D’altronde la missione degli svedesi Bullet è sempre stata quella di portare in giro per i palchi il loro tributo ad un genere e ad uno stile di vita consolidati, una sfacciata e alquanto riuscita riproposizione di cliché abusati all’infinito ma di cui non potremmo farne a meno ogni tanto.
E allora buttatevi con birra in mano e pugno alzato tra le prime file di questo live che ripercorre le gesta del gruppo svedese, attivo da quasi vent’anni e con il suo bottino di sei album di cui l’ultimo uscito un annetto fa.
Il quintetto scandinavo mantiene quello che promette, con il palco messo a ferro e fuoco grazie ad una energia liberata in diciotto dei brani più significativi e riusciti del loro repertorio che, chiariamolo, non si scosta di un millimetro dal tributare il sound leggendario di Ac/Dc e Accept, con un tocco qua e là di Judas Priest ad aumentare la temperatura quando le chitarre si lanciano in solos che sono il pane e la birra del genere.
Una serie di inni che non lasciano scampo, ci investono in tutta la loro metallica forza, tra sudore, alcool ed attitudine così come il genere esige.
Bullet Live è un album che una volta schiacciato il tasto play vi tiene per le palle, vi obbliga con la sua forza ed energia a rimanere incollati allo stereo mentre una per una passano le varie tracce, in un tripudio di note già sentite migliaia di volte ma irrinunciabili anche questa volta.
Storm Of Blade, Turn It Up Loud, Speed And Attack, Ain’t Enough, Highway Love e Bite The Bullet, prima di essere canzoni, sono inni e questo live è un tributo imperdibile all’hard & heavy e al suo mondo.

Tracklist
CD1
1. Uprising
2. Storm Of Blades
3. Riding High
4. Turn It Up Loud
5. Dusk Til Dawn
6. Dust To Gold
7. Rambling Man
8. Bang Your Head
9. Hammer Down

CD2
1. Speed And Attack
2. Ain’t Enough
3. Rolling Home
4. Heading For The Top
5. Stay Wild
6. Fuel The Fire
7. Highway Love
8. The Rebels Return
9. Bite The Bullet

Line-up
Hell Hofer – Vocals
Hampus Klang – Lead Guitar
Alex Lyrbo – Lead Guitar
Gustav Hector -Bass
Gustav Hjortsjö – Drums

BULLET – Facebook

Narnia – From Darkness to Light

Contenuto musicale (link youtube – codice bandcamp – codice soundcloud)
I Narnia odierni sono un’ottima band classic metal, la cui maggiore caratteristica è fondere il power metal di matrice svedese con l’hard & heavy tradizionale, mettendo in risalto l’aspetto melodico di cui sono ricche le tracce che compongono l’album.

Nuovo lavoro anche per i Narnia, band dalle sonorità power neoclassiche che gli amanti del genere dovrebbero conoscere, almeno per gli ottimi lavori usciti nella seconda metà degli anni novanta, sulla scia del ritorno sul mercato dei suoni metal tradizionali.

E’ in quel periodo infatti che il gruppo capitanato dal polistrumentista Carl Johan Grimmark diede alle stampe le sue opere migliori, con in testa l’epico Long Live The King, uscito nel 1998.
Una carriera a singhiozzo ha in parte frenato i Narnia, tornati con il precedente album omonimo in buona forma, confermata dopo “soli” tre anni da questo nuovo album intitolato From Darkness to Light che, seguendo la scia del disco uscito nel 2016, continua a cavalcare la strada di un power robusto e diretto, pregno di mid tempo dal flavour epico, ricamato da tastiere hard rock e chitarre ispirate al metal neoclassico, anche se non più come in passato.
I Narnia odierni sono un’ottima band classic metal, la cui maggiore caratteristica è fondere il power metal di matrice svedese con l’hard & heavy tradizionale, mettendo in risalto l’aspetto melodico di cui sono ricche le tracce che compongono l’album.
Per chi non ha mai avuto il piacere di imbattersi nel quintetto svedese, From Darkness to Light rappresenta un buon esempio di musica metal ispirata da Rainbow e Royal Hunt, con qualche impennata più possente di matrice Stratovarius, elegante e raffinata quel tanto che basta per piacere anche agli amanti dell’hard rock melodico nato tra le nevi scandinave.
Ottima anche su questo lavoro la prova di Christian Liljegren dietro al microfono e di alto livello la tracklist, che trova nell’opener A Crack In The Sky, nel mid tempo epico Has The River Run Dry, nella aor oriented I Will Follow e nelle due parti della title track delle ottime ragioni per rendere From Darkness to Light un album raccomandato agli amanti dei suoni classici.

Tracklist
1.A Crack in the Sky
2.You Are the Air That I Breathe
3.Has the River Run Dry
4.The Armor of God
5.MNFST
6.The War That Tore the Land
7.Sail On
8.I Will Follow
9.From Darkness to Light (Part 1)
10.From Darkness to Light (Part 2)

Line-up
Carl Johan Grimmark – Guitar & backing vocals
Christian Rivel-Liljegren – Vocals
Andreas Johansson – Drums
Martin Härenstam – Keyboards
Jonatan Samuelsson – Bass

NARNIA – Facebook

Holy Tide – Aquila

Aquila ha tutte le carte in regola per fa innamorare gli amanti dei suoni hard & heavy, melodici e dal taglio sinfonico e progressivo.

Un’altra notevole opera di metallo classico, melodico e progressivo licenziato dalla My Kingdom Music arriva dagli Holy Tide , band internazionale che vede il compositore e bassista italiano Joe Caputo coadiuvato dai brasiliani Gustavo Scaranelo (chitarra) e Fabio Caldeira (voce) e dal britannico Michael Brush (batteria).

Con la collaborazione di un buon numero di ospiti tra cui Tilo Wolf, singer dei dark/gothic tedeschi Lacrimosa, sul brano Lamentation, e Don Airey, tastierista dei Deep Purple, su The Shepherd’s Stone, Aquila ha tutte le carte in regola per fa innamorare gli amanti dei suoni hard & heavy, melodici e dal taglio sinfonico e progressivo; si tratta di un’opera a sfondo biblico che, se nulla aggiunge alle tante uscite che si sono succedute nel corso degli anni a livello di originalità, merita un plauso per un songwriting molto ben bilanciato tra potenza e melodia, drammaticamente teso nelle atmosfere ricche di sfumature evocative e di epici quadri musicali.
Aperto da una suggestiva intro orchestrale, Aquila prosegue con l’epica cavalcata Exodus, tra ritmiche power che accompagnano un hard & heavy valorizzato da splendidi arrangiamenti orchestrali che non inficiano la potenza del brano.
L’album viaggia su coordinate non lontane dal power sinfonico di Rhapsody et similia, anche se gli Holy Tide dalla loro hanno una maggiore predisposizione per melodie di stampo melodic hard rock, anche quando la forza metallica esce prorompente come in Chains Of Enoch.
L’hammond di Don Airey in The Sheperd’s Stone e la voce di Tilo Wolf nell’oscura Lamentation sono i valori aggiunti di un lavoro affascinante e suggestivo, da gustare in tutti i suoi settanta minuti intrisi di ottimo metallo classico.

Tracklist
1. Creation – The Divine Design
2. Exodus
3. Chains Of Enoch
4. Godincidence
5. Curse And Ecstasy
6. Eagle Eye
7. The Crack Of Dawn
8. Lord Of The Armies
9. Sunk Into The Ground
10. The Age Of Darkness
11. The Shepherd’s Stone
12. Lamentation
13. Return From Babylon
14. The Name Of Blasphemy

Line-up
Joe Caputo – bass
Michael Brush – drums
Fabio Caldeira – vocals
Gustavo Scaranelo – guitars

Guests:
Tilo Wolff (LACRIMOSA): voice on “Lamentation”
Don Airey (DEEP PURPLE): hammond on “The Shepherd’s Stone”
Assunta Caputo: Harp on “Curse And Ecstasy” & “The Crack Of Dawn”
Gabriele Stotuti: Trumpet on “Curse And Ecstasy”
Peppe Frana: Oud on “Return From Babylon”
Patricia Klein Caputo: Speaking voice on “Sunk Into The Ground”
Nico Falco: Orchestrations
Kris Laurent: Arrangements. Kris Laurent played all guitars on “Aquila”

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Majestica – Above The Sky

Una dozzina di brani spettacolari, tra epiche cavalcate power, melodie hard rock, tappeti di tastiere ben posizionati e cori dal grande appeal, rendono Above The Sky l’album melodic power metal che i fans aspettavano da anni.

C’era una volta una band power metal svedese chiamata Reinxeed che incise sei full length tra il 2008 ed il 2013.

Tommy Johansson, chitarrista e cantante nonché leader del gruppo un giorno fu chiamato alla corte dei Sabaton, una delle band odierne più famose al mondo, almeno per quanto riguarda le sonorità power.
I Reinxeed si fermarono per un paio d’anni con un album nel cassetto in attesa di vedere la luce, cosa che finalmente avviene tramite la Nuclear Blast in questo periodo.
La novità più importante da registrare è il cambio di monicker in Majestica ed un sound molto più diretto e melodico che ne fa decisamente l’album power metal dell’anno.
Above The Sky risulta così uno straordinario esempio di quel metal che conquistò i cuori dei true defenders nella seconda metà degli anni novanta, tra scuola tedesca e scandinava.
Un’ora in compagnia di quelle melodie che fecero la fortuna artistica e commerciale di Gamma Ray e Stratovarius, ed in seguito Edguy e Freedom Call, un ritorno in pompa magna delle gesta scritte e suonate da Hansen e Tolkki su album epocali come Land Of The Free, Somewhere Out In Space, Episode e Visions, o anche su Vain Glory Opera (Edguy) e Stairway To Fairyland (Freedom Call).
Una dozzina di brani spettacolari, tra epiche cavalcate power, melodie hard rock, tappeti di tastiere ben posizionati e cori dal grande appeal, rendono Above The Sky l’album melodic power metal che i fans aspettavano da anni.
Dalla title track in poi è un susseguirsi di melodia e velocità, colpi di genio come la parentesi ispirata al can can su Father Time (Where Are You Now) o le tastiere che ricordano gli Edguy, della title track dell’album citato in precedenza, nell’epica The Legend.
Si preme sull’acceleratore delle emozioni con una tracklist senza pause, supportata dalla locomotiva Uli Kusch alla batteria e da un sound che trova nelle melodie e nella facile presa dei brani i suoi punti di forza.
Il 2019 è pieno di piacevoli sorprese e di molte conferme che danno lustro al mondo metallico in toto, e ciò avviene grazie anche a lavori di spessore come Above The Sky, che potrebbe diventare un punto di riferimento per un ritorno del power metal ai fasti passati.

Tracklist
01. Above The Sky
02. Rising Tide
03. The Rat Pack
04. Mötley True
05. The Way To Redemption
06. Night Call Girl
07. Future Land
08. The Legend
09. Father Time (Where Are You Now)
10. Alliance Forever

Line-up
Tommy Johansson – Vocals, Guitars
Alex Oriz – Guitars
Chris David – Bass
Uli Kusch – Drums (studio)
Daniel Sjoegren – Drums (live)

MAJESTICA – Facebook