Decline Of The I – Inhibition

Questo è il classico lavoro che va ascoltato dall’inizio alla fine e con la giusta predisposizione mentale, pena l’impossibilità di insinuarsi nella sua spessa coltre di impenetrabilità

Capita, a volte, di avere un rapporto complesso con un disco fin dal suo primo ascolto: nella grande maggioranza dei casi le difficoltà nel riuscire a cogliere appieno i contenuti musicali che racchiude lasciano spazio alla soddisfazione d’essere riusciti a trovarne finalmente la giusta chiave di lettura.

Tutto ciò mi è capitato in parte anche nell’avvicinarmi a questo Inhibition, opera d’esordio dei francesi Decline Of The I; infatti, nonostante i ripetuti ascolti ci sono ancora diversi aspetti di quest’opera che non riesco a mettere del tutto a fuoco.
Del resto un genere particolare come l’avantgarde metal dalle svariate sfumature (black, depressive, sludge, post-metal, elettronica) messo in scena dalla band guidata da A.K. (attivo anche in Vorkreist e Merrimack, per citare solo i gruppi più noti) nasce proprio con l’intento di spiazzare e sorprendere l’ascoltatore più che cullarlo con sonorità rassicuranti.
Il disco costituisce il primo atto di una trilogia incentrata sul disagio esistenziale e sulle forme di reazione messe in atto da ciascun individuo per svincolarsi da una realtà opprimente: a Inhibition dovrebbero seguire, quindi, “Rebellion” e “Escape”.
Bisogna dire che il sound dei Decline Of The I veste alla perfezione i contenuti lirici dell’album grazie al suo incedere disturbante, apparentemente schizofrenico, ma che in realtà ricopre tutti i brani di una patina fatta di soffocante angoscia.
Questo è il classico lavoro che va ascoltato dall’inizio alla fine e con la giusta predisposizione mentale, pena l’impossibilità di insinuarsi nella spessa coltre di impenetrabilità entro la quale A.K. ha pensato bene di custodire la sua creatura; tra episodi affascinanti e sconcertanti nello stesso tempo ne citerei due oggettivamente sopra la media: Art or Cancer, uno sludge catramoso screziato da estemporanee quanto efficaci derive elettroniche, e la conclusiva Keeping The Structure, traccia degna degli Shining più claustrofobici.
Il voto potrebbe essere anche più elevato ma, come detto, l’esito finale del mio personale duello con le sonorità dei Decline Of The I è rimandato all’ascolto del loro prossimo lavoro; al riguardo cito con piacere la massima dell’indimenticato Peter Steele riportata sul retro di copertina di “Bloody Kisses”: “don’t mistake lack of talent for genius”.
Ecco, per me Inhibition al momento va catalogato alla voce “genius” ma, per averne la certezza assoluta, preferisco attendere il prossimo giro ….

Tracklist :
1. Où Se Trouve La Mort ?
2. The End of a Sub-Elitist Addiction
3. Art or Cancer
4. The Other Rat
5. Mother and Whore
6. Static Involution
7. L’indécision d’être
8. Keeping the Structure

Line-up :
A.K. – guitars, keyboards, programming, samples, vocals
N. – drums
G. – vocals
S. – vocals

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