Hastur – The Black River

L’impressione e quella d’essere al cospetto di un gruppo esperto, che va subito al sodo e spara nove mazzate estreme con la facilità di chi nelle torbide acque del death metal ci sguazza già da un po’.

Tornano a far parlare di loro gli Hastur, dal 1993 realtà estrema della scena genovese che, dopo una storia travagliata arrivano al debutto su lunga distanza a quasi vent’anni dall’ep Dance Macabre dove, dietro al microfono, si posizionò in tutta la sua mole Trevor, ormai da anni vocalist degli storici Sadist ed uno dei personaggi più importanti di tutta la scena estrema nazionale.

Con il solo batterista Hayzmann a rappresentare la line up originale, il gruppo torna con The Black River, licenziato dalla Black Tears ed una formazione che vede anche il chitarrista Docdeath, il bassista Grinder ed il vocalist-chitarrista Napalm, in questo che ha tutti i crismi di un nuovo inizio.
The Black River è una devastante opera estrema, che della scuola classica prende impatto ed attitudine, un monolite di death metal old school dal songwriting fresco, perfettamente in linea con le produzioni dai richiami alla scena statunitense, ma senza perdere un’oncia in personalità.
E questa è la maggior virtù dell’album, l’impressione d’essere al cospetto di un gruppo esperto, che va subito al sodo e spara nove mazzate estreme con la facilità di chi nelle torbide acque del death metal ci sguazza già da un po’.
E The Black River, con queste premesse, non può che risultare un album potentissimo, un massacro senza compromessi con più di un brano che nel suo feroce estremismo si fa ascoltare con grande piacere.
Le sei corde garantiscono solos efficaci, perfettamente inseriti su di una struttura portante che non fa prigionieri, con la batteria protagonista e ben supportate da un basso pieno e vario.
Il growl cattivo e aggressivo è perfettamente inserito nel sound, che alterna velocità e parti più moderate, dove assoli gustosamente melodici fanno la differenza rispetto ad interpretazioni del genere più ripetitive.
Un death metal d’alta scuola, dunque, con almeno la metà dei brani davvero entusiasmanti (l’opener Black River, Infamous, l’eccezionale The Clock Of Evil e la devastante Prisoner Of Christ), ma è tutto l’insieme che gira alla perfezione e ci consegna una band rinata ed un lavoro sopra le righe.
Come già scritto ci troviamo in ambito death metal classico, con la scena statunitense come punto di riferimento e la Riviera Ligure a sostituirsi alla Bay Area: per gli amanti del genere un album imperdibile.

TRACKLIST
1. Black River
2. Consumer of Souls
3. Infamous
4. Possessed
5. The Clock of Evil
6. Hate Christians
7. Brain Buried
8. Prisoner of Christ
9. Purgatory

LINE-UP
Napalm – Vocal, guitar
Docdeath – guitar
Grinder – Bass
Hayzmann – Drums

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