Imindain – The Enemy of Fetters and Dwellers in the Woods

Per gli Imindain un ritorno gradito e tutt’altro che superfluo, con la ragionevole speranza che questo ep sia il logico antipasto di un nuovo lavoro su lunga distanza dal quale, oggettivamente, ci si aspetta molto.

Gli inglesi Imindain si erano palesati all’attenzione degli appassionati di doom alla metà dello scorso decennio con due demo, seguiti dal full length And the Living Shall Envy the Dead…

Due split album nel 2009 sembravano aver chiuso l’avventura della band che, invece, dopo otto anni di silenzio si ripresenta con questo lungo ep, fatto di un’intro, due brani inediti ed una cover dei Disembowelment.
Il death doom del trio di Stoke On Trent è ostico ma non privo di spunti melodici, oscillando tra ruvidezze death e il malinconico abbandono del funeral, delineato da una dolente chitarra solista che, sicuramente, aumenta il potenziale evocativo del lavoro.
A livello di riferimenti vengono citati in sede di presentazione quasi tutti i numi tutelari del settore, dai quali gli Imindain attingono con giudizio e mettendoci molto della loro ineccepibile attitudine.
Così, tra accenni all’imprescindibile scuola funeral finlandese (il chitarrista D.L., peraltro, ha fatto parte dei Profetus fino a pochi anni fa), e a quella australiana, omaggiata appunto con la cover dei seminali Disembowelment, The Enemy of Fetters and Dwellers in the Woods scorre in maniera tutt’altro che indolore, lasciando sul campo la giusta dose di fosca mestizia con i due inediti The Final Godhead e A Paean to the Vermin, entrambi caratterizzati da suoni più aspri  nella prima parte per poi aprirsi alle emozioni destate da un sapiente uso delle sei corde nella fase discendente.
La stupenda cover di Cerulean Transience of All My Imagined Shores è la ciliegina sulla torta piazzata al termine di un opera convincente: la traccia è resa ottimamente dal terzetto senza snaturarne l’essenza e anzi, mantenendo pressoché intatte le caratteristiche di un pezzo di storia del doom composto quasi un quarto di di secolo fa.
Un ritorno gradito e tutt’altro che superfluo, quindi, per gli Imindain, con la concreta speranza che questo ep sia il logico antipasto di un nuovo lavoro su lunga distanza dal quale, oggettivamente, ci si aspetta molto.

Tracklist:
1. To Meditate upon the Face of Forgotten Death
2. The Final Godhead
3. A Paean to the Vermin
4. Cerulean Transience of All My Imagined Shores (Disembowelment cover)

Line up:
M.W. – Guitars (formerly Bass)
D.L. – Guitars, Vocals
L.B. – Vocals

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