Les Discrets – Prédateurs

Prédateurs si va a collocare in una sorta di terra di mezzo, dove la rinuncia alle passate sonorità non ha portato con altrettanta decisione all’approdo verso un sound maggiormente definito, facendo ragionevolmente pensare che possa trattarsi di un passo interlocutorio

Sono già passati cinque anni dall’uscita di Ariettes Oubliees, anche se a livello temporale non sembra, visto che i Les Discrets hanno comunque continuato a lanciare frequenti segnali, pur se concretizzati a livello discografico dall’uscita del solo Live At Roadburn nel 2015 e del singolo Virée Nocturne la scorsa estate.

Questo periodo appare, invece, molto più lungo alla luce delle novità riscontrabili in questo lavoro che prende le distanze, in maniera abbastanza evidente, rispetto a quanto fatto in precedenza dalla creatura musicale partorita dalla mente di Fursy Teyssier.
Se almeno fino al disco precedente, pur trattandosi di una semplificazione forse anche superficiale, non era del tutto azzardato considerare i Les Discrets come autori di una sorta di versione alleggerita dello shoegaze degli Alcest, realtà con la quale esiste da sempre un legame a doppio filo, con Prédateurs il musicista transalpino ha imboccato con risultati alterni una strada il cui possibile approdo è tutto da definire, potendo risultare un’intrigante forma di trip hop (emblematico appunto il brano Virée Nocturne) ma anche un pop intimista e spruzzato di elettronica, indubbiamente di buona qualità esecutiva ed altrettanta pulizia sonora, ma in diversi momenti piuttosto inoffensivo.
In effetti, il rischio più grande che corre Teyssier (come sempre accompagnato nella sua avventura da Audrey Hadorn), con questa sua svolta, è quello di non incidere come dovrebbe/potrebbe, pur proponendo un lavoro di indiscutibile perizia e gradevolezza; la totale assenza di qualsivoglia accelerazione o cambio di ritmo rende oggettivamente difficile esprimere qualcosa che vada oltre un blando apprezzamento da parte dell’ascoltatore.
Forse Teyssier aveva voluto lanciare un indizio, definendo la musica dell’album come cinematografica e, alla luce di diversi ascolti, viene proprio da pensare che la musica contenuta in Prédateurs potrebbe risultare più efficace se abbinata alle immagini di una pellicola ambientata nello scenario decadente di una periferia parigina, immortalata nelle sue ore notturne.
Definire brutto questo lavoro non sarebbe né giusto né corretto, perché l’artista francese ha perlomeno il merito di non aver voluto ripercorrere, con il pilota automatico inserito, la stessa strada che gli aveva regalato un certo successo al’inizio del decennio e, come già detto, la gradevolezza di certi passaggi depone a favore delle sue doti di compositore.
Resta il fatto che Prédateurs si va a collocare in una sorta di terra di mezzo, dove la rinuncia alle passate sonorità non ha portato con altrettanta decisione all’approdo verso un sound maggiormente definito, facendo ragionevolmente pensare che possa trattarsi di un passo interlocutorio, anche se forse dopo un quinquennio sarebbe stato lecito attendersi qualcosa di differente.
Poi, quando si ascoltano canzoni come la già edita Virée Nocturne, Le Reproche o Rue Octavio Mey, appare palese quale sia il talento e la sensibilità artistica di cui dispone Fursy Teyssier, e forse anche per questo è difficile non restare parzialmente delusi e perplessi di fronte a quest’ultima fatica targata Les Discrets.

Tracklist:
1.Prédateurs
2.Virée Nocturne
3.Les Amis De Minuit
4.Vanishing Beauties
5.Fleur Des Murailles
6.Le Reproche
7.Les Jours D’Or
8.Rue Octavio Mey
9.The Scent Of Spring (Moonraker)
10.Lyon – Paris 7h34

Line up:
Audrey Hadorn – Vocals & Lyrics
Fursy Teyssier – Guitars, bass, vocals, visuals

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