Loss – Horizonless

Un bel ritorno, dopo “Despond” del 2016, con un lavoro ispirato, ricco di suggestioni e sfumature.

Gli statunitensi Loss giungono finalmente, dopo ben sei anni dall’ esordio in full con Despond, a farci riascoltare la loro arte con un bel secondo lavoro, Horizonless, per la mai troppo lodata Profound Lore.

Nel genere proposto dal quartetto, il funeral doom, bisogna aver pazienza, saper attendere la giusta ispirazione, essere nel mood adatto  sia per chi propone tale arte sia anche per chi la ama ascoltare: il songwriting della band è ispirato, ben lavorato sui suoni delle due chitarre che ricercano con gusto sopraffino atmosfere dolenti, intense e coinvolgenti fino dall’ opener The joy of all who sorrow dove un growl disperato e convincente accompagna il lento incedere del brano; il viaggio prosegue con altri brani significativi, ricchi di sfumature, aiutati anche da un notevole drummin,g abbastanza vario e non solo ancorato agli stilemi classici.
Intermezzi brevi dai tratti ambient (Moved Beyond Murder) e noise-acustici con mandolino (I.O.) stemperano in parte la tensione aprendo per brani suggestivi come All Grows on Tears (titolo che è un programma) dove il lirismo tocca, nel suo maestoso incedere, vette veramente di primo livello (…bury me in a lonely place and plant thorns on my grave…); struggente l’inizio di Naught dove la melodia (chitarra e piano) crea un mondo notturno e lontano dove si staglia il growl pieno e melanconico del singer Michel Meacham ricordando in parte i magnifici Mornful Congregation. Altre delizie attendono chi si vorrà avventurare in questo piccolo intarsio di arte, dall’andatura simil liturgica di The End Steps Forth, con un cupo organo all’immane muro della title track dove il growl si inasprisce in un acido scream, per poi stemperarsi in un madrigalesco gioco di chitarre accompagnato infine da clean vocal suggestive. Ultima nota di menzione per il closing di When Death Is All, dove la band dà un ulteriore prova della forza della sua ispirazione, facendo salire il suo suono su chitarre che creano un fiume in piena introspettivo e melanconico … veramente magnifico!
In definitiva un ottimo ritorno che conferma la buona salute del funeral doom nel 2017 … cari Loss prendetevi tutto il tempo che volete, se i frutti sono cosi carichi e buoni.

Tracklist
1. The Joy of All Who Sorrow
2. I.O.
3. All Grows on Tears
4. Moved Beyond Murder
5. Naught
6. The End Steps Forth
7. Horizonless
8. Banishment
9. When Death Is All

Line-up
John Anderson – Bass
Jay LeMaire – Drums
Timothei Lewis – Guitars
Mike Meacham – Vocals, Guitars

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