Airborn – Lizard Secrets: Part One – Land of the Living

Questo 2018 in casa Airborn è un anno che potrebbe regalare grandi soddisfazioni, alla luce di questo bellissimo lavoro intitolato Lizard Secrets: Part One – Land of the Living, che va a rimpinguare una discografia di alta qualità,

E’ tempo per una nuova uscita targata Airborn, power band tricolore che gli amanti del genere ricorderanno attiva già dalla metà degli anni novanta, periodo che preparò la scena metal ad un ritorno in grande stile delle sonorità classiche, almeno in Europa.

E il gruppo piemontese era lì ad infiammare una scena nazionale che poteva contare su ottimi talenti a discapito di mezzi non ancora al top come in questi anni; questo 2018 in casa Airborn è un anno che potrebbe regalare grandi soddisfazioni, alla luce di questo bellissimo lavoro intitolato Lizard Secrets: Part One – Land of the Living, che va a rimpinguare una discografia di alta qualità.
L’album, come si intuisce, è il primo capitolo di una trilogia e vede all’opera graditi ospiti (Claudio Ravinale dei Disarmonia Mundi, Jan Bertram dei Paragon, Alexis Woodbury degli Instanzia e Marius Danielsen dei Darkest Sins) ma soprattutto tanto power metal melodico, di quello che in arrivo dalla Germania attraversò le Alpi e fece innamorare orde di metal fans, resi piacevolmente schiavi dalle opere di Gamma Ray, Iron Savior e Blind Guardian.
La band, che con Piet Sielck ci ha lavorato ai tempi del debutto Against The World, spara una serie di brani di eccellente power metal melodico, spettacolare nelle ritmiche, straordinario nei cori e nelle linee vocali, talmente perfetto nel suo incedere verso la gloria metallica che lascia senza fiato.
Non esiste un attimo che non si focalizzi nella mente con una semplicità straordinaria, Lizard Secrets non lascia scampo e torna a far rivivere le atmosfere di capolavori come Land Of The Free e mi fermo qui, perché dovrei andare a scomodare anche chi fino a poco tempo fa riposava negli anni ottanta ed è resuscitato grazie ad una reunion che ha fatto la gioia del popolo metallico mondiale.
Dopo la classica intro d’ordinanza si parte sull’ottovolante Airborn e ci si fermerà solo dopo una cinquantina di minuti di melodie classiche suonate a velocità proibitive, oppure rimarcate da mid tempo dove chorus di scuola Gamma Ray fanno alzare pugni al cielo nel salotto di casa, come sicuramente avverrà sotto ai palchi dei live in giro per un’estate che per la band si preannuncia ricca di soddisfazioni.
Who We Are, la title track, Wolf Child, Land of The Living, Defenders Of Planet Earth, ma potrei nominarvele tutte, tanto sicuramente non sbaglierei la scelta tra i brani che compongono questo gioiello metallico da non perdere per nessun motivo.
Nel genere difficile trovare di meglio, anche fuori dai confini nazionali.

Tracklist
01. Immortal Underdogs (intro)
02. Who We Are
03. Lizard Secret
04. We Realize
05. Brace For Impact
06. Wolf Child
07. Here Comes the Claw
08. Land of the Living
09. Meaning of Life
10. Metal Haters
11. Defenders of Planet Earth
12. My Country is the World
13. Cosmic Rebels 2018 (Bonus)

Line-up
Alessio Perardi – Vocals/Guitars
Roberto Capucchio – Guitars
Domenico Buratti – Bass
Roberto Gaia – Drums

AIRBORN – Facebook

GENUS ORDINIS DEI

Il video di ‘You Die in Roma’, dall’album “Great Olden Dynasty”.

Il video di ‘You Die in Roma’, dall’album “Great Olden Dynasty”.

I Genus Ordinis Dei tornano sulla scena ed oggi vi presentano il video della track ‘You Die in Roma’. Le riprese son state fatte al Live Music Club, alle porte di Milano, durante il tour del 2017; la direzione artistica è a cura di Giovanni Bottalico e Diego Alberghini del MelaZstudio. Questo è il terzo video estratto dall’ultimo full-length album Great Olden Dynasty pubblicato via Eclipse Records il 24 Novembre 2017.

“La canzone ‘You Die in Roma’ parla di un gladiatore che entra nell’arena” dice il cantante Nick K. “volevamo descrivere i suoi sentimenti, i suoi pensieri e quello che poteva provare; molti gladiatori venivano strappati alle loro famiglie, erano trattati come oggetti di proprietà e usati per intrattenere il pubblico in situazioni mondane… Abbiamo deciso di mantenere il nome della città in italiano “Roma”, prima di tutto per rimarcare la nostra origine e secondo per onorare la grandezza dell’impero romano e la supremazia di Roma su quello che era il mondo conosciuto all’epoca.” Richard Meiz batterista, a proposito del girato “abbiamo deciso di riprendere il concerto di Milano all’ultimo minuto, dopo esser stati in giro più di quaranta giorni, in Europa / UK, per il Delirium World Tour in apertura ai Lacuna Coil. Eravamo carichissimi ed eccitati di dover suonare davanti a familiari, amici strettissimi e fans in una venue così prestigiosa.”

Tour
17 Giugno, 2018 – Milan (ITALIA) @ Legend Club Milano con i SUFFOCATION & more
15 Luglio, 2018 – Cava Roselle (ITALIA) @ Rock in Park Open Air Grosseto con i STRANA OFFICINA & more

Discografia
Great Olden Dynasty (LP) – 2017
EP 2016 (EP) – 2016
The Middle (album) – 2015

ARGONAUTA FEST FIFTH EDITION – 12 maggio Vercelli

Manca ormai pochissimo al consueto appuntamento annuale con l’Argonauta Fest, che si terrà sabato 12 maggio alle Officine Sonore di Vercelli.

Per festeggiare il quinto anniversario dell’etichetta, il Fest vedrà sul palco come ospite speciale e headliner la carismatica cantante statunitense JEX THOTH, autrice di un sensazionale e sciamanico Doom dai forti connotati ritualistici ed occulti.

A completare la serata tre band della scuderia Argonauta, ognuna delle quali porterà sul palco i brani dei loro ultimissimi lavori: i DI’AUL presentando il loro nuovo album “Nobody’s Heaven” (Stoner Doom Metal dai risvolti apocalittici, non mancano i richiami ai KILLING JOKE!), i RANCHO BIZZARRO fuori in questi giorni con il nuovo EP “Mondo Rancho” (tra KARMA TO BURN e… MC5!) e i SATOR che stanno portando in giro per l’Italia e l’Europa il loro ultimo lavoro “Ordeal” (Sludge Metal ultra abrasivo!).

Vi aspettiamo sabato 12 maggio a partire dalle ore 20, con possibilità di cenare presso il locale!

Prevendite disponibili: https://bit.ly/2HQAQhD
EVENTO: https://www.facebook.com/events/1680174002098272/
INFO: www.argonautarecords.com

Daylight Silence – Threshold Of Time

Il sound sprigionato da questo forzato esilio nello spazio è un hard & heavy dal piglio melodico e progressivo, tagliente e graffiante il giusto per non perdere contatti con i fans terrestri del metal old school, nobile nelle sue trame e duro nell’impatto.

Una nuova band è in arrivo dallo spazio profondo, con la Red Cat ad interagire tra la terra e la navicella spaziale su cui viaggiano i Daylight Silence, quintetto romano al debutto con Threshold Of Time, concept fantascientifico nel quale i nostri sono cinque mercenari in un mondo portato allo stremo da guerre, ribellioni e lotte intestine, fino alla repressione da parte di un governo totalitario.

Il progetto Daylight Silence prevedeva di oltrepassare i limiti di spazio e tempo tramite l’utilizzo di una “cronosfera”: un veicolo in grado di creare un mini buco nero, una singolarità, con la quale spostarsi da un luogo all’altro eludendo la velocità della luce.
Il test, con un equipaggio sacrificabile tra i condannati per vari reati politici e sociali, non andò come previsto e la navicella si perse nello spazio, con l’equipaggio che, senza speranza di tornare sulla terra cominciò a suonare.
E il sound sprigionato da questo forzato esilio è un hard & heavy dal piglio melodico e progressivo, tagliente e graffiante il giusto per non perdere contatti con i fans terrestri del metal old school, nobile nelle sue trame e duro nell’impatto.
Threshold Of Time è il frutto di un sodalizio obbligato, una voce metallica che arriva dallo spazio sotto forma di otto brani di buona fattura, grintosi, ma raffinati quel tanto che basta per concedersi spunti progressivi tra Crimson Glory e Queensryche. in un contesto al passo con i tempi.
Heavy metal dallo spazio per il nuovo millennio, così si potrebbe definire il sound creato per The Power Of Speech, grintosa opener dell’album e splendido biglietto da visita spedito dai Daylight Silence.
L’album mantiene le premesse poste con il primo brano e regala ancora ottime trame tra l note delle varie Dreaming Of Freedom, Making Up my Mind e la conclusiva title track.
Una band interessante e un buon debutto consigliato agli amanti dell’heavy metal progressivo e nobile, fatto di chitarre taglienti e splendide melodie.

Tracklist
1. The Power Of Speech
2.Dreaming Of Freedom
3.Live As One
4.Falling To The Ground
5.Making Up My Mind
6.Someone I Know
7.Sleep
8.Threshold Of Time

Line-up
MR.Wolf – Drums
M.T.Drake – Guitars
Von Braun – Vocals
Doctor X – Bass
El Diablo – Guitars

DAYLIGHT SILENCE – Facebook

Original Sin – Story Of A Broken Heart

Una raccolta di brani molto interessanti e dalle ottime melodie, neanche troppo nascoste sotto l’armatura formata da un hard & heavy che ha le sue radici negli anni ottanta, melodico ma senza smarrire il suo impatto, potenziato da ritmiche hard rock ed epicità.

Vi presentiamo Story Of A Broken Heart, debutto sulla lunga distanza dei ravennati Original Sin, uscito lo scorso anno in regime di autoproduzione.

Attiva da tre anni, dopo un paio di apparizioni in concorsi canori tra cui il Sanremo Rock, la band prova a conquistare i cuori del rockers con questa raccolta di brani molto interessanti e dalle ottime melodie, neanche troppo nascoste sotto l’armatura formata da un hard & heavy che ha le sue radici negli anni ottanta, melodico ma senza smarrire il suo impatto, potenziato da ritmiche hard rock ed epicità.
Matteo Axis Berti (voce e chitarra), Federico Fede Maioli (chitarra), Manuel Mana Montanari (basso) e Luca Canna Canella (batteria) ci fanno partecipi del loro tributo a queste sonorità e Story Of Broken Heart si presenta come un album vario, passando da brani heavy metal a ballad semi acustiche suonate sui marciapiedi delle strade americane.
Gli States chiamano Londra e Londra risponde con brani che tanto hanno dell’epicità di Dio e del classic rock britannico, mentre l’hard rock melodico si insinua tra lo spartito per donare un tocco raffinato al songwriting di brani piacevoli come l’opener Cry With Me.
Non ci sono cadute di tono, l’album mantiene una buona qualità per tutta la sua durata con le chitarre sugli scudi, protagoniste di gustosi solos dal flavour epico (Fighting For Your Love), con lampi che si disegnano nel cielo alternati alle luci che all’imbrunire illuminano le strade metropolitane (I’m Waiting).
Story Of A Broken Heart è sicuramente una partenza convincente per gli Original Sin, con qualche dettaglio da perfezionare come la produzione e la voce migliorabile nei brani più heavy ed epici.

Tracklist
1.Cry With Me
2.Living Life
3.I’m Still Burnin
4.Mr. Danger
5.Rebellion
6.Fighting for Your Love
7.Story of a Broken Heart
8.For Ever
9.I’m Waiting

Line-up
Matteo Berti – Vocals, Guitars
Federico Maioli – Guitars
Manuel Montanari – Basso
Luca Canella – Drums

ORIGINAL SIN – Facebook

Fister – No Spirit Within

I Fister esibiscono quella che è l’essenza stessa dello sludge, una musica che è l’ideale punto d’incontro tra la rabbia del noise e dell’hardcore e l’immaginario cupo del doom.

I Fister sono esponenti dell’affollata scena sludge doom statunitense: attivi da una decina d’anni hanno già immesso sul mercato una miriade di ep e split album, oltre a quattro full length dei quali l’ultimo è questo No Spirit Within.

Il trio di Saint Louis aveva ulteriormente scaldato motori già sufficientemente rodati con la recente uscita in coppia con i Chrch e, con questo album, conferma ampiamente quanto abbiamo imparato a conoscere in questi anni: lo sludge doom dei Fister è ruvido, sporco e cattivo, ogni parvenza melodica viene bellamente disconosciuta lasciando semmai a sporadici e dissonanti assoli chitarristici il compito di delineare qualcosa che non sia solo un ottundente assalto sonoro.
I Fister sono decisamente meglio quando decidono di rallentare parzialmente i ritmi, facendo sì che i brani assumano una consistenza più densa e ben più minacciosa rispetto a quando viaggiano a velocità più sostenute: emblematico in tal senso è un brano come I Am Kuru, episodio di terrificante potenza che dal vivo immagino possa creare un’onda d’urto degna della deflagrazione di un ordigno.
Per finezze e ricami stilistici meglio rivolgersi altrove: i Fister esibiscono quella che è l’essenza stessa dello sludge, una musica che è l’ideale punto d’incontro tra la rabbia del noise e dell’hardcore e l’immaginario cupo del doom: quando il tutto si traduce in un album come No Spirit Within, per quella fascia di ascoltatori selezionata ma fedele la gratificazione è assicurata.

Tracklist:
1. Frozen Scythe
2. Disgraced Possession
3. Cazador
4. I Am Kuru
5. No Spirit Within
6. Heat Death
7. Star Swallower

Line-up:
Kirk Gatterer – Drums
Marcus Newstead – Vocals (additional), Guitars
Kenny Snarzyk – Vocals (lead), Bass

FISTER – Facebook

HELL OBELISCO

Il video di “Voodoo Alligator Blood”, dall’album “Swamp Wizard Rises” (Argonauta Records).

Il video di “Voodoo Alligator Blood”, dall’album “Swamp Wizard Rises” (Argonauta Records).

Il supergruppo bolognese heavy sludge metal HELL OBELISCO è orgoglioso di presentare il video ufficiale di “Voodoo Alligator Blood”.

Il singolo è tratto dall’album di debutto “Swamp Wizard Rises” uscito il 23 aprile su Argonauta Records.

La canzone e il videoclip vedono la partecipazione di Tony J. Jelencovich dei TRANSPORT LEAGUE.

“Siamo da sempre grandi fan dei TRANSPORT LEAGUE e Doc è in contatto con Tony J.J. da svariati anni, quindi ci è venuto spontaneo chiamarlo come ospite in ‘Voodoo Alligator Blood’, sia su disco che nel video. Ha fatto un eccellente lavoro, ma non avevamo dubbi in merito, ed è una persona veramente squisita!”, racconta il frontman Andrew.

“Swamp Wizard Rises” e il merchandise esclusivo degli HELL OBELISCO possono essere acquistati qui http://hellobelisco.bandcamp.com

Registrato con Para (Boat Studio) e Paso (Studio 73) “Swamp Wizard Rises” contiene nove canzoni, tra cui il primo singolo “Earth Rage Apocalypse”, il cui lyric video è disponibile qui: https://youtu.be/RCKQBB21Zng

Il disco vede la partecipazione, oltre che di Tony J.J. dei TRANSPORT LEAGUE, anche di Carmelo Orlando dei NOVEMBRE.

La copertina è stata realizzata dall’artista Roberto Toderico, già autore del merchandise della band.

La tracklist di “Swamp Wizard Rises” è la seguente:
1. Voodoo Alligator Blood
2. Teenage Mammoth Club
3. Escaping Devil Bullets
4. Earth Rage Apocalypse
5. Biting Killing Machine
6. Death Moloch Rising
7. Dead Dawn Duel
8. High Speed Demon
9. Black Desert Doom

HELL OBELISCO line-up:
Andrew – Front Row Mammoth
Doc – Six Sludge Strings
Fraz – Seven Doomed and Lowered Strings
Alex – Behind The Skins

Info:
facebook.com/hellobelisco
hellobelisco.bandcamp.com
argonautarecords.com

V-8 Compressor – Don’t Break My Fuzz

I V-8 Compressor indagano un altro lato della musica pesante, producendo un disco molto divertente, che è un misto di stoner, fuzz, southern metal e tanto hard rock, con momenti maggiormente psichedelici.

Album di debutto per gli imperiesi V-8 Compressor, un gruppo che fa stoner metal a mille all’ora, con tanta velocità ed amore per sua maestà Lemmy Kilmeister.

Fra i componenti possiamo trovare Pixo, che suona anche nei mitici e mefitici Carcharodon, uno dei migliori gruppi rumorosi della costa ovest ligure e non solo. I V-8 Compressor indagano un altro lato della musica pesante, producendo un disco molto divertente, che è un misto di stoner, fuzz, southern metal e tanto hard rock, con momenti maggiormente psichedelici. I membri della band non sono dei novellini e non devono dimostrare nulla, e la loro missione è quella di divertire il pubblico e loro stessi. La produzione li supporta benissimo, perché lascia una patina di sporcizia al suono, che pur essendo limpido ha quel speciale sapore di fango e sudore che calza molto bene. Il disco funziona ottimamente e ha molti livelli, dato che passa agevolmente da un genere all’altro senza mai perdere la sua coerenza ed identità. Il suono del trio ligure è molto ben definito e tutto va nella direzione voluta: verso l’inferno, perché è lì che siamo diretti. Le radici del suono dei V-8 Compressor sono da ricercarsi molto lontano, in quel rock blues di figli maledetti della grande terra oltre l’oceano, ma forse anche prima, in quel milieu di diseredati che vivevano molto veloce e morivano giovani. Don’t Break My Fuzz è un disco che può durare molto nelle orecchie degli ascoltatori, perché ha tante cose da dire e da sentire, il tutto fatto da persone che hanno una passione vera, e che non hanno paura di alzare il volume, senza tante pose o proclami, ma con testa bassa e corna in alto. Ennesima conferma che la provincia dell’impero è sempre prolifica e fa ottime cose, ma sopratutto prova a divertirsi.

Tracklist
1.Don’t Break My Fuzz
2.Stray Hound Dogs
3.No Sissies
4.Loud Knocks
5. Sgrunt Cow
6.Aniridia
7.Snake Charmer
8.Grey City
9.Appaloosa

Line-up
Pixo: bass/vocals
Matt Lithium: guitar/vocals
Doktor T: drums/bardot game

V-8 COMPRESSOR – Facebook

Daemonheim – Widerwelt

Ciò che rende il lavoro meritevole d’attenzione è il suo essere frutto del lavoro di una band credibile, capace di trasmettere all’ascoltatore le sensazioni che ricerca da un black metal dai tratti pregiati come quello che proviene abitualmente dalla Germania.

I Daemonheim sono un duo bavarese che si disimpegna da l’inizio del secolo con un black metal di marcata matrice tedesca.

Atmosfere algide, aperture acustiche, l’uso della lingua madre sono il marchio di fabbrica che riporta alle band più influenti della nazione germanica, ma va detto che i Daemonheim hanno uno stato di servizio che scongiura il rischio di trovarsi di fronte solo a dei validi epigoni.
Widerwelt è il quarto full length per questa consolidata coppia di musicisti formata da TH e b., per cui non ci si può attendere nulla di diverso se non una prova convincente, anche se magari priva di particolari picchi o inedite peculiarità.
Ciò che rende il lavoro meritevole d’attenzione è, appunto, il suo essere frutto del lavoro di una band credibile, capace di trasmettere all’ascoltatore le sensazioni che ricerca da un black metal dai tratti pregiati come quello che proviene abitualmente dai diversi länder: l’intero album esibisce tratti oscuri, malinconici ma a suo modo anche melodico, specie quando si lascia che la chitarra solista disegni passaggi tutt’altro che banali (come accade nella bellissima opener Siechtum).
Non solo questo, visto che pregevoli fraseggi acustici sono disseminati all’interno di brani che mantengono la loro algida aura, a testimoniare la volontà del duo di non accodarsi del tutto agli stilemi del genere, ampiamente integrato da pulsioni death e e folk. Tra le sette tracce va segnalata doverosamente Sinnbild des Winters, per assurdo uno dei momenti più aspri dell’album, ma forse quello che meglio rappresenta l’immaginario musicale e concettuale dei Daemonheim .
Widerwelt è in definitiva un altro gran bel disco di black metal proveniente dalla Germania, a perpetuare quella che sta diventando una piacevole consuetudine.

Tracklist:
1. Siechtum
2. Todesheil
3. Illusion
4. Kalte Rast
5. Wundenschrift
6. Sinnbild des Winters
7. Utopias Fall

Line-up:
TH – Guitars, Bass, Drums
b. – Guitars, Vocals

DAEMONHEIM – Facebook

Vesta – Vesta

I Vesta ci spiegano, portandoci le prove, del perché il post rock sia un genere molto bello se fatto bene come lo fanno loro.

I Vesta sono un trio viareggino di post rock e molto altro, dal bel tiro musicale per un disco che vi renderà devoti di questo suono.

La copertina è molto bella ed aperta ad interpretazioni soggettive, e rende molto bene ciò che è questo disco : un viaggio bello robusto verso qualcosa di molto lontano. I riferimenti sarebbero quelli del post rock classico e meno classico, ma i Vesta rielaborano il tutto in maniera molto personale ed originale. Il gruppo viareggino costruisce una narrazione musicale e cerebralmente visiva, con risultati entusiasmanti che lasciano il segno. Musica e sensazioni che suonano, e ci sono anche pause e silenzi che valgono davvero molto, qui conta l’insieme, anche se ogni episodio è notevole. I Vesta rompono gli schemi del genere, forse perché non decidono di appartenere in maniera ortodossa a nessun genere, decidendo di fare un percorso tutto loro, e la scelta è più che mai giusta. Questo disco omonimo piacerà a tante persone dai differenti gusti musicali, a chi ama il post rock, ma anche a chi apprezza sonorità più pesanti, mentre lo potrà gradire anche chi è abituato a cose più soft. Per apprezzare al meglio questo album lo si deve ascoltare e lasciarlo fluire dentro di noi, perché è un fluido che scorre e porta i pensieri di ognuno, e ci fa vedere le nostre azioni dall’alto. I Vesta ci spiegano, portandoci le prove, del perché il post rock sia un genere molto bello se fatto bene come lo fanno loro.

Tracklist
1. Signals
2. Resonance
3. Constellations
4. Ethereal
5. Nebulae
6. Aurora pt.1
7. Aurora pt.2

Line-up
Giacomo Cerri – Guitar & Drones
Sandro Marchi – Drums & Cymbals
Lorenzo Iannazzone – Bass & Noise

VESTA – Facebook

Spellblast – Of Gold And Guns

Tornano gli Spellblast, band che coniuga il power metal con atmosfere western: il loro nuovo Of Gold And Guns, senza toccare le vette del precedente lavoro, si rivela comunque un buonissimo album.

Tornano i power metal/cowboy Spellblast dopo il sontuoso Nineteen, album licenziato dal gruppo quattro anni fa.

La band, abbandonato il power/folk delle origini, ha dato alle stampe un buon lavoro che, se non raggiunge le vette artistiche del precedente album, si assesta su un buon esempio di power metal dai richiami western, questa volta anche nei titoli dei brani, ognuno dedicato ad un personaggio della frontiera americana, dai fumetti di Bonelli (Tex Willer) ai pistoleri realmente esistiti come Wyatt Earp o Billy The Kid.
Ovviamente i riferimenti musicali al mondo del Far West sono i maggiori responsabili dell’attenzione dovuta al gruppo, bravo nel saper coniugare il power metal con sfumature tipiche delle colonne sonore di Ennio Morricone, il più grande compositore di musiche da film ed assoluto genio nel trasformare in note la polvere, il caldo, il tintinnio dei penny sul tavolo da gioco dei saloon.
L’album parte con Tex Willer, brano che fatica a decollare, mentre il trittico Wyatt Earp, Billy The Kid e Jesse James risulta uno splendido esempio del sound del gruppo, con il power metal valorizzato dalle atmosfere western che toccano lidi epici da duelli all’O.K. Corral.
Si continua a schivare pallottole in mezzo alla strade polverose fino a Goblins In Deadwood, tributo ai Goblin, ai quali il gruppo aveva già dedicato un brano sul debutto Horns Of Silence (Goblins’ Song), mentre la cover di Wanted Dead Or Alive dei Bon Jovi chiude questo tuffo nel mondo della cultura western in salsa power metal. Come detto, Of Gold And Guns risulta leggermente inferiore al suo splendido predecessore, ma rimane comunque un buonissmo lavoro.

Tracklist
1. Tex Willer
2. Wyatt Earp
3. Billy The Kid
4. Jesse James
5. Sitting Bull
6. William Lewis Manly
7. Crazy Horse
8. Goblins In Deadwood
9. William Barret Travis
10. Wanted Dead Or Alive

Line-up
Luca Arzuffi – Guitars
Xavier Rota – Bass
Dest Ring – Vocals
Manuel Togni – Drums

SPELLBLAST – Facebook

17Crash – Hit The Prey

Si può vestire di abiti eleganti l’hard’n’heavy di ispirazione Motley Crue? Sì, e i 17Crash lo insegnano con Hit The Prey e le sue dieci composizioni più intro, un bellissimo esempio di hard rock ottantiano perfettamente inserito nel nuovo millennio.

Tornano i glamsters toscani 17Crash, con il secondo album sotto l’ala della Volcano Records,centrando il bersaglio a livello qualitativo.

Hit The Prey segue di tre anni il precedente lavoro, e sembra passata una vita, non perché Reading Your Dirty Minds non fosse già un buon lavoro, ma questa raccolta supera le più rosee aspettative e ci regala una band in stato di grazia.
Saranno le tastiere sempre presenti di Alessio Lucatti (Vision Divine, Deathless Legacy), che conferiscono ai brani un tocco aor originalissimo in un contesto sleazy rock, sarà il lavoro in studio sempre all’altezza del mai troppo osannato Simone Mularoni, ricordato spesso per la sua presenza nei DGM ma sempre più protagonista nel suo operato dietro la consolle, ma Hit The Prey si rivela un irresistibile esempio di hard rock melodico, un insieme di singoli che formano un album che definire perfetto è un eufemismo: i 17Crash prendono l’hard rock americano in auge tra i locali del Sunset e lo rivestono di suoni tastieristici da arena rock e tanta melodia da sfiorare, appunto, il più elegante e raffinato aor.
Si può vestire, quindi, di abiti eleganti l’hard’n’heavy di ispirazione Motley Crue? Sì, e i 17Crash lo insegnano con Hit The Prey e le sue dieci composizioni più intro, un bellissimo esempio di hard rock ottantiano perfettamente inserito nel nuovo millennio.
Ros Crash (cantante che fa la differenza) e compagni alternano impennate grintose e dalle graffianti atmosfere sleazy (Can’t Touch, Scream My Name) a brani nati per le radio rock delle università di metà anni ottanta (Don’t You Break My Life, Brighter Day), e ballad che lasciano trasparire ispirate note alla Bon Jovi (In The Eyes Of A Woman).
Su tutto questo ben di Dio i tasti d’avorio ricamano, cuciono, legano le tracce con arrangiamenti altamente melodici, donando un raffinato tocco aor che risulta la carta vincente di questo splendido lavoro.
Hit The Prey è così un degli album più riusciti di questa prima metà dell’anno nel suo genere, e faticherà ad uscire dal vostro lettore per tanto tempo.

Tracklist
1.Approaching
2.Lies
3.Can’t Touch
4.Don’t You Break My Life
5.Out Of Hit
6.Rum All Night
7.Scream My Name
8.In The Eyes Of A Woman
9.Brighter Day
10.Dead City
11.Hit The Prey

Line-up
Ros Crash – Vocals
Frankie – Guitars
Steve “Poison” – Guitars
Lawrence kaos – Bass
Phil Hill – Drums

17CRASH – Facebook

KANSEIL

Il lyric video di “Densilòc”, dall’album “Fulìsche” in uscita a maggio (Rockshots Records).

Il lyric video di “Densilòc”, dall’album “Fulìsche” in uscita a maggio (Rockshots Records).

Italian folk metal KANSEIL have posted a new lyric video for their track “Densilòc” in support of their second full length “Fulìsche” due out on May 25th in Europe and June 8th in North America via Rockshots Records.

Formed in 2010, KANSEIL are a 21st century version of their land’s rich-story telling tapestry, they are bards with instruments, musical archaeologists, excavating the sounds and stories of their country’s past to create something new, beguiling and beautiful.

Inspired by Eluveitie, Skyforger, Arkona, Agalloch and Alcest plus having performed with the likes of Korpiklaani, At The Gates, Enslaved, Folkstone, Manegarm, Arkona, and Omnia, KANSEIL’s second full length “Fulìsche” follows their 2015 debut “Doin Earde” released on Nemeton Records.

The band comments:
“’Fulìsche’ are the sparks of a fire moving away from the element they were born from, they shine in their own glow and you can watch them for a few instants before they disappear forever in the dark…In the same way mankind’s stories live in the collective memory until they take flight and you have a limited time to look at them and catch their beauty before they’re lost.”

Pre-order of “Fulìsche” available at the following link: http://bit.ly/Fulìsche_PREORDER

Track Listing:
1. Ah, Canseja! (1:10)
2. La Battaglia del Solstizio (5:10)
3. Ander de le Mate (4:52)
4. Pojat (5:23)
5. Orcolat (8:27)
6. Serravalle (4:05)
7. Vallòrch (4:48)
8. Il Lungo Viaggio (4:56)
9. Densilòc (5:55)
Album Length: 44:51

Kanseil is:
Andrea Facchin (Lead Vocals)
Federico Grillo (Guitars)
Davide Mazzucco (Guitars, Bouzouki)
Dimitri De Poli (Bass)
Luca Rover (Drums)
Luca Zanchettin (Bagpipes, Kantele)
Stefano (Herian)
Da Re (Whistles,Rauschpfeife)

For more info:
http://www.Rockshots.eu
https://www.facebook.com/Kanseil/
https://twitter.com/KanseilOfficial
https://www.instagram.com/kanseil_official/

Metamorphosis – The Secret Art

Quello che impressiona, nell’operato del bravo Boris, è la non comune capacità di disseminare ogni brano di passaggi di grande impatto, siano essi sfuriate di matrice black, piuttosto che assoli chitarristici eleganti e melodici o irresistibili progressioni di stampo prog death/thrash.

Se dopo oltre vent’anni di attività e cinque full length prima di questo The Secret Art, Boris Ascher è ancora qui a proporre un black metal di qualità con il suo progetto solista Metamorphosis, qualcosa vorrà pur dire.

Il fatto che alla guida ci sia un musicista esperto lo si percepisce subito, perché la capacità di manipolare la materia estrema rendendola varia e accattivante senza ricorrere a trucchi da avanspettacolo si manifesta fina dalle prima note della title track, degna apertura di un lavoro che sorprende, perché nonostante il considerevole stato di servizio, i Metamorphosis prima di oggi erano solo una delle molte band che si avvalgono di questo monicker, due delle quali anch’esse tedesche, sia pure del tutto marginali e non più attive da tempo.
A ben vedere il black metal è solo una delle componenti principali di un sound che spazia non poco tra i vari generi estremi, regalando anche ottimo sprazzi di death melodico così come di thrash, ma questo non deve far pensare ad uno scorrimento farraginoso dell’album, visto che l’orecchiabilità è uno dei sui massimi pregi, in virtù di un lavoro chitarristico davvero incalzante e gradevolissimo in ogni frangente.
Quello che impressiona, nell’operato del bravo Boris, è la non comune capacità di disseminare ogni brano di passaggi di grande impatto, siano essi sfuriate di matrice black, piuttosto che assoli chitarristici eleganti e melodici o irresistibili progressioni di stampo prog death/thrash; il tutto viene poi arricchito da una prestazione vocale convincente e da una produzione che non sacrifica alcun elemento dell’album.
The Secret Art è un lavoro che dovrebbe essere apprezzato non poco da chi predilige un black death melodico che abbraccia un ampio spettro sonoro, comprendente Amorphis e Catamenia per sfiorare anche gli Edge Of Sanity, restando nel Nord Europa o, spostandoci più a sud, Rotting Christ e Septic Flesh di inizio millennio, tutte band accomunate da uno spiccato gusto melodico che non va mai a limitare l’impatto del metal estremo che ne costituisce la base fondante.
Non essendoci un solo brano trascurabile nell’album, cito quelli che meglio restano ancorati alla memoria, ovvero God Of The Dead (dalla magnifica progressione chitarristica) e Invictus (trascinante ed in linea con la citata scena ellenica), episodi che trainano agevolmente un resto di tracklist capace di regalare ulteriori soddisfazioni all’ascoltatore.

Tracklist:
1. The Secret Art
2. The Beckoning
3. Night on Bare Mountain
4. As Legions Rise
5. God of the Dead
6. A Fateful Night
7. Holy Wounds
8. Invictus
9. The Crypt
10. Domine Lucifere

Line-up:
Boris Ascher – All instruments, Vocals

METAMORPHOSIS – Facebook

Quantum Hierarchy – Neutron Breed

Neutron Breed, considerando la sua breve durata (11 minuti), può essere visto come un succulento antipasto per un qualcosa di gradito agli amanti dei Morbid Angel e delle storiche band del death metal più oscuro e sinistro.

Oscuro, devastante e pesantissimo il sound di questo duo lombardo, un death metal potentissimo e morboso, come angeli caduti dal cielo e finiti inghiottiti da un suolo fatto di fanghiglia nauseabonda.

I Quantum Hierarchy sono si muovono nei meandri purulenti del death metal di scuola Morbid Angel/Hate Eternal, il loro ep si compone di tre brani più intro e si rivela assolutamente monolitico e feroce.
Mid tempo ed accelerazioni variano l’atmosfera, gli assoli che ricordano il chitarrismo deviato di Trey Azagthoth imprimono una blasfema marcia in più alla title track e alle sue consorelle (The Third Of Capricornus e Mausoleum Of Eternal Absence) e l’aria che si respira sa di morte e putrefazione.
Neutron Breed, considerando la sua breve durata (11 minuti), può essere visto come un succulento antipasto per un qualcosa di gradito agli amanti dei Morbid Angel e delle storiche band del death metal più oscuro e sinistro.

Tracklist
1.Frequency Disturbance Through Spheres
2.Neutron Breed
3.The Third Of Capricornus
4.Mausoleum Of Eternal Absence

Line-up
S.M. – all guitars, vocals
M.C. – bass

QUANTUM HIERARCHY – Facebook

STRIKE AVENUE

Il video di “Cranium”, dall’album “Human Golgotha”.

Il video di “Cranium”, dall’album “Human Golgotha”.

“Crainum” official music video and track of the album “Human Golgotha”. Composed, arranged, recorded, mixed and mastered at Blackrain Studio (Cosenza, Italy – 2017) by Strike Avenue.
Video shoot by John. Editing, video production and postproduction by Phil.

Beesus – Sgt. Beesus And The Lonely Ass Gangbang

Sgt. Beesus And The Lonely Ass Gangbang è un disco dalle mille sfaccettature, possiede un amplissimo respiro vitale, e riporterà indietro ai fasti degli anni novanta, quando questo noise bastardo ha sfornato opere molto particolari, con i Beesus che non avrebbero sfigurato nemmeno allora.

I Beesus sono un gruppo che suona un noise grunge con attitudine punk hardcore, ed il risultato è molto buono e vario, come si usava fare ai tempi dei dischi dei Primus o compagnia rumoreggiante.

Il bello di questo disco è il suo essere sinuoso, totalmente musicale ed immediato, anche se ha soluzioni sonore davvero originali e di altro livello. I Beesus non suonano solo per stupire con repentini cambi di genere o di tempo, ma fanno musica per generare sensazioni, e lo fanno in maniera zappiana, portando l’ascoltatore su di un livello lisergico e di piacere, dove la percezione cambia e si amplia. I riferimenti musicali sono moltissimi, da Zappa appunto ai Beastie Boys, ma il tutto è molto Beesus. Il gruppo ci porta in un territorio caleidoscopico, che cambia come in un viaggio psichedelico, ma non c’è tanto di questo ultimo genere, quanto una musicalità molto pronunciata che si espande ad ogni ascolto, tanto da far diventare davvero difficile eleggere un genere prevalente, e non sarebbe nemmeno giusto farlo. Il presente disco è stato scritto e prodotto soprattutto in tour, dopo l’uscita di Rise Of The Beesus, e quindi riporta molta della caoticità che viene introdotta anche dal titolo. L’uscita è stata possibile grazie alla campagna di raccolta fondi fatta su Pledgemusic, e bisogna dire che gli ascoltatori ci hanno visto molto bene, premiando gli sforzi di un grande gruppo. Sgt. Beesus And The Lonely Ass Gangbang è un disco dalle mille sfaccettature, possiede un amplissimo respiro vitale, e riporterà indietro ai fasti degli anni novanta, quando questo noise bastardo ha sfornato opere molto particolari, con i Beesus che non avrebbero sfigurato nemmeno allora.

Tracklist
1.Intro
2.El Dude
3.Dubblegum Boom Metla
4.Ñuña Y Freña
5.Reichl
6.I Don’t Wanna Be
7.Junk Around
8.Beaux
9.Outro

Line-up
Jaco – Vocals
Pootchie – Guitars/Vocals
Johnny – Bass
Mudd – Drums/Vocals

BEESUS – Facebook

Ekpyrosis – Primordial Chaos Restored

Una bomba doom/death metal ispirata dai primi anni novanta e dalle cose migliori delle due principali scene estreme: quella statunitense e quella scandinava.

Una bomba doom/death metal ispirata dai primi anni novanta e dalle cose migliori delle due principali scene estreme: quella statunitense e quella scandinava.

Gli Ekpyrosis sono un combo estremo proveniente dalla Lombardia, hanno iniziato la loro attività cinque anni fa e hanno dato alle stampe due demo un ep e soprattutto il full length Asphyxiating Devotion, licenziato lo scorso anno.
Tornano con un nuovo ep, composto da quattro brani più la cover di Devoured Death degli Incantation (una delle maggiori ispirazioni del gruppo), di monolitico doom/death metal intitolato Primordial Chaos Restored, in uscita per la Terror From Hell Records.
Il quartetto nostrano è protagonista di una prova che conferma tutto il bene scritto per il precedente lavoro sulla lunga distanza, il nuovo ep può senz’altro essere considerato come un’appendice delle nove tracce che componevano Asphyxiating Devotion.
Anche quest’opera mostra ancora una volta le capacità di questa creatura estrema, bravissima nel ripercorrere le strade battute dai gruppi storici con personalità ed un impatto straordinario.
Monolitici e pesantissimi passaggi doom sono investiti da tempeste di death metal classico: Abyssal Convergence, opener di questo ep, ne è l’esempio lampante, un lento prepararsi alle scudisciate che arrivano inesorabili, in un altalena tra l’incedere di un moloch musicale di stampo doom e le accelerazioni di stampo death. La sezione ritmica detta tempi ed atmosfere, assecondata dal growl catacombale e dalla chitarra che vomita riff serrati e lunghe litanie, lungo le quali le corde sanguinano come in un interminabile via crucis estrema (Instigation Of Entropy).
Primordial Chaos Restored è un buon modo per non perdere l’attenzione degli amanti del genere, in attesa del nuovo album che probabilmente non tarderà ad arrivare.

Tracklist
1. Abyssal Convergence
2. Instigation Of Entropy
3. Conception From Nothingness
4. Chaos Condensing
5. Devoured Death (Incantation cover)

Line-up
Nicolò Brambilla – Vocals, Guitar
Marco Teodoro – Vocals, Guitar
Gianluca Carrara – Bass, Backing Vocals I
Ilaria Casiraghi – Drums

EKPYROSIS – Facebook

Encircling Wolves – Equinoctial Manifestation

Gli Encircling Wolves propongono un black metal di buona fattura, piuttosto tradizionale nelle due tracce poste sul lato A, mentre sull’altro versante il sound si fa più composito, ricercato e meglio prodotto.

Bisogna ammettere che la scena black metal britannica, per quanto abbastanza consistente dal punto di vista numerico, fatica non poco a produrre band capaci di farsi ricordare sul lungo termine e, se vogliamo, questo è davvero molto strano, se paragoniamo quanto accade altrove, anche in nazioni dalla tradizione metallica molto meno consolidata.

Alla luce di questo Equinoctial Manifestations, ep edito su musicassetta dalla Antitheus Productions, che segna il primo passo ufficiale degli Encircling Wolves, dopo il demo del 2016, riesce difficile pensare che il duo di Telford possa riuscire a colmare questa lacuna.
Monslyht (voce, chitarra e basso) e Isern (batteria) propongono un black metal di buona fattura, piuttosto tradizionale nelle due tracce poste sul lato A, mentre sull’altro versante il sound si fa più composito, ricercato e meglio prodotto.
La spiegazione a tutto ciò deriva dal fatto che Zionist ed Altar of Tolerance sono tratte dal succitato demo, mentre gli altri due brani sono di composizione più recente: in entrambe le configurazioni gli Encircling Wolves offrono comunque una valida interpretazione del genere, a mio avviso preferibile quando i ritmi vengono rallentati, come già accade in Altar of Tolerance e all’inizio del lato B con Imperious Nature. In questi due brani, ed in genere nell’ intero ep, va rimarcato un utilizzo del basso non così comune in ambito black e, in generale, quella che si percepisce è un’aura misantropica che rende senz’altro Equinoctial Manifestations un prodotto apprezzabile per integrità e genuinità, ma per il momento mancante di quei picchi capaci di far salire di qualche livello lo status della band.
Nel frattempo è uscito anche il primo full length , del quale non siamo ancora in possesso, e questo fornirà senz’altro qualche indizio più attendibile sull’effettivo valore effettivo degli Encircling Wolves.

Tracklist:
Side A
1. Zionist
2. Altar of Tolerance
Side B
3. Imperious Nature
4. Remnants

Line-up:
Isern – Drums
Monslyht – Vocals, Guitars, Bass

ENCIRCLING WOLVES – Facebook

Pryapisme – Epic Loon OST

Sono più pazzi i Pryapisme o quelli che, elaborando un nuovo video game da lanciare sul mercato, hanno pensato di affidare loro la composizione della soundtrack?

Sono più pazzi i Pryapisme o quelli che, elaborando un nuovo video game da lanciare sul mercato, hanno pensato di affidare loro la composizione della soundtrack?

Un quesito destinato a restare irrisolto, visto che anche chi ascolta periodicamente le bizzarre espressioni musicali della band francese non è che se la passi benissimo in quanto a sanità mentale: del resto in occasione del loro ultimo album, per così dire “normale”, mi ero trovato a citare tra le varie pulsioni che ne animavano il sound l’utilizzo di passaggi davvero molto simili a quelli dei primi giochi per Pc degli anni ’90, per cui nonostante l’elevato rischio di essere trascinati nel gorgo del fallimento preconizzato per sé stessi dai cinque disturbatori, quelli dei Macrales Studio sono voluti andare fino in fondo per vedere cosa sarebbe successo.
Quindi i nostri hanno elaborato una trentina di brani (dai titoli insensati quanto esilaranti) della durata oscillante tra i due ed i tre minuti, distribuendoli su due cd affidandone la diffusione alle sapienti mani di Jehan Fillat della Apathia Records.
Ovviamente, se già il contenuto dei precedenti lavori dei Pryapisme era un emblema di geniale schizofrenia musicale, figuriamoci cosa può essere scaturito da un occasione particolare come questa: del resto qui, se si vogliono fare le pulci ai nostri, non abbiamo neppure la scusa dell’inesistenza della forma canzone, dato che per forza di cose non viene neppure richiesta.
Nonostante (o forse grazie a) tali premesse, la follia dei Pryapisme trova quasi una sua sublimazione, anche se mi riesce difficile pensare a qualcuno che possa ascoltare un tale frullato di musica in maniera disgiunta dalle immagini del video game.
Il risultato è che, benché sia da qualche era geologica che non mi piazzo più davanti al computer per cimentarmi in un videogioco, mi sta venendo una voglia insopprimibile di comperare Epic Loon solo per potervi giocare accompagnato dalla musica dei Pryapisme, consapevole del fatto che smetterei solo quando l’essere dominante della casa, il gatto, salirà sulla tastiera interrompendo il gioco facendomi regredire al primo livello (a livello mentale la regressione a livello più basso è già avvenuta da tempo…).

Tracklist:
1.Epic Loon Theme
2.In space, no one can hear you make yourself a sandwich
3.Nostromo cryo system : fresh ice cream guaranteed !
4.An S.O.S from LV426 takes 6M years to reach Belgium
5.Acheron, the Calpamos moon, is also the name of our cat
6.Xenomorphs are just big chickens after all
7.For the smile of a child with a dolphin t-shirt
8.Evil nutshells with hay fever vs all people named Renee
9.Did prehistoric giraffes wear long ties ?
10.It’s way too hot to drink rustproof engine oil
11.The best vacuum cleaners were produced during the Cenozoic era
12.Tyrannosaure+Châlet/7=Taupiniere-(n/Saumon)²
13.Damned raptors !
14.Programming naughty pictograms in Python
15.Epic Boss Theme
16.Un quadrilobe à palmette fleurdelysé, ça a du chien
17.Even in the Carpathians, taking a train is still faster than riding a ghoul
18.What would Chester Copperpot have to say about this ?
19.A quantum mirror may generate self-petrified gorgons
20.Tidal energy through a rat’s perspective
21.Cette année, on anticipe les mites avec un inhibiteur de la pompe à proton
22.Fishermen’s villages usually hide ninjas
23.Luckily, reptiles use condoms. Phew ! No chlamydia this time…
24.Bubbles will be crapped in glue over Tokyo’s harbour
25.Muzzle, snout, fire, muzzle
26.Death by uranium hexafluoride
27.Mullet haircut Grand finale
28.Score Theme Extended (Bonus Track)
29.Epi the Clown (Bonus Track)

Line-up:
Nicolas Sénac: Guitars
Antony Miranda: Bass, Moog, Guitars
Ben Bardiaux: Keyboards
Aymeric Thomas: Drums, Percussions, Keyboards, Electronic
Nils Cheville: Guitars, Keyboards

PRYAPISME – Facebook

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