Dustin Behm – The Beyond

Behm, cresciuto a pane e James Murphy, con contorno di Satriani e Gilbert, licenzia un debutto che ricorda più un testo didattico che un’opera musicale e che potrebbe piacere solo a chi si trastulla con i guitar heroes ed i virtuosi degli strumenti.

Una cascata di note allucinanti tra dischi volanti e mostri usciti dalla cultura horror degli anni settanta, un vorticoso incedere tra prog metal e technical death che porta alla totale distruzione, mentre gli incubi del musicista ci appaiono confusi e nebulosi.

Dustin Behm, chitarrista e polistrumentista americano, ex Lumus ed in forza ai prog metallers Increate, debutta con il primo lavoro solista interamente strumentale, un “mappazzone” (come lo definirebbe lo chef Barbieri, davanti ad un piatto presentato da uno dei cuochi dilettanti nel noto programma culinario di Sky) estremo di note suonate alla velocità della luce, tra death metal, prog e sfumature jazz.
Il problema di questo lavoro è l’assoluta mancanza di feeling, trattandosi di una cinquantina di minuti (e non sono pochi) di musica suonata da un mostro di tecnica (su questo non ci piove) che ben poco a chi ascolta e ancora meno se non si è un musicista, per cui l’attenzione rimane alta solo per trovare qualche difetto al collega di turno.
Lo shredding è portato all’estremo, la forma canzone manca totalmente e l’interesse comincia a svanire dopo il terzo brano, travolti da un’interminabile ghirigoro elettrico che affoga nel mare in burrasca dell’ego di un musicista prigioniero della propria inattaccabile tecnica.
Behm, cresciuto a pane e James Murphy, con contorno di Satriani e Gilbert, licenzia un debutto che ricorda più un testo didattico che un’opera musicale e che potrebbe piacere solo a chi si trastulla con i guitar heroes ed i virtuosi degli strumenti.
Le emozioni, che sono il fulcro di qualsiasi forma d’arte, non abitano tra questi solchi, peccato.

Tracklist
01. Mechanization
02. Poltergeist
03. Alien Voodoo
04. Interdimensional Travel
05. The Beyond
06. Genesis
07. Rituals
08. Descent Into The Unknown
09. Haunted Labyrinth
10. Obelisk
11. Last Resort
12. Awakening
13. Towers Of Glass

Line-up
Dustin Behm – All Instruments

DUSTIN BEHM – Facebook

SONS OF APOLLO

Il video di Alive, dall’album Psychotic Symphony (InsideOut Music).

Il video di Alive, dall’album Psychotic Symphony (InsideOut Music).

I SONS OF APOLLO, la super band formata dagli ex-Dream Theater Mike Portnoy e Derek Sherinian, Ron “Bumblefoot” Thal (ex-Guns N’ Roses), Billy Sheehan (The Winery Dogs, Mr. Big, David Lee Roth) e Jeff Scott Soto (ex-Journey, ex-Yngwie Malmsteen’s Rising Force), presenta il video di “Alive”, diretto da Vicente Cordero.

La band sarà in Italia il 24 giugno 2018 per un’unica data presso il Teatro Degli Arcimboldi di Milano.

In touring news, SONS OF APOLLO launched their much-anticipated world tour in Tampa, FL at the beginning of February as part of the “Cruise To The Edge.” The band have also added UK & European headline dates, in addition to the already announced Summer festivals plus extensive North American shows. For more information about tickets and on sale dates, fans should visit SonsOfApollo.com

As Mike Portnoy declares, “Ever since this line-up assembled to make PSYCHOTIC SYMPHONY, the thing I’ve been most excited about is anticipating how insane I know this band is going to be on stage. Well, the wait is almost over! Here are the first U.S. dates that will get to witness this ‘five-headed musical spectacle’ live on stage in February. We plan on being on tour all year long, all over the globe, with plenty of dates now being announced for summer festivals throughout Europe, but these are the very first shows that will get to witness this amazing lineup in person for the first time. We can’t wait!”

You can find the full list of confirmed European dates below, new additions in bold:

Fri 6/22 Clisson, France; Hellfest
Sat 6/23 Dessel, Belgium; Graspop
Sun 6/24 Milan, Italy; Teatro Degli Arcimbodi
Wed 6/27 Leipzig, Germany; Hellraiser
Sat 6/30 Barcelona, Spain; Be Prog My Friend
Sun 7/1 Maidstone, England; Rambling Man Festival
Mon 7/2 Motherwell, England; Motherwell Concert Hall
Tue 7/3 Belfast, England; Limelight
Wed 7/4 Dublin, Ireland; Tivoli Variety Theatre
Sun 7/14 Eindhoven, Netherlands; Dynamo MetalFest
Fri 8/3 Wacken, Germany; Wacken Open Air
Sat 8/18 Warsaw, Poland; Prog In Park
Sun 8/19 Budapest, Hungary; Barba Negra Track
Wed 9/19 Moscow, Russia; Glavclub
* Sat 9/22 Plovdiv, Bulgaria; Roman Amphitheater
Mon 9/24 Athens, Greece; Fuzz Club

* A Very Special Evening with SONS OF APOLLO and the Plovdiv Psychotic Symphony.

The band will also play a very special show at the Roman Amphitheatre in Plovdiv, Bulgaria on the 22nd September, including a ‘By-Request’ covers set alongside the orchestra of Plovdiv State Orchestra.

22nd September – Roman Amphitheatre, Plovdiv, Bulgaria

You can also watch the video for ‘Coming Home’, which recently broke the 1 million views mark here:

PSYCHOTIC SYMPHONY is available as a 2CD Mediabook (featuring a second disc of instrumental mixes and extended booklet with an exclusive Studio Diary), Gatefold 2LP vinyl + CD (which comes with an etching on side D and the entire album on the CD), Standard Jewelcase CD & digital download. It was produced by the dynamic production duo of Portnoy and Sherinian, also affectionately known as “The Del Fuvio Brothers,” which is the nickname given to them over 20 years ago during their time together in Dream Theater. Order it here: http://smarturl.it/SonsOfApolloPS.

PSYCHOTIC SYMPHONY has racked up some fantastic reviews:
“Fuck the term ‘supergroup’, that’s not what this is about. Sons of Apollo are simply a group that are super.” – Classic Rock
“Psychotic Symphony is fierce, loud, bewildering, brilliantly performed and monstrously entertaining.” – Prog Magazine
“God-like in conception, stellar in ambition and perfection in delivery.” – Metal Talk

SONS OF APOLLO online:
www.sonsofapollo.com
www.facebook.com/SonsOfApollo1
www.Twitter.com/SonsOfApollo1

INSIDEOUTMUSIC ONLINE:
www.insideoutmusic.com
www.youtube.com/InsideOutMusicTV
www.facebook.com/InsideOutMusic
www.twitter.com/insideouteu

Naxatras – III

Non ci sono davvero punti deboli per un viaggio che è molto piacevole e che pone i Naxatras fra i primi gruppi strumentali di questi anni in ambito psichedelico.

Tornano i greci Naxatras per portarci nuovamente lontano con la loro fantastica psichedelia pesante.

III parte da un viaggio attraverso una terra sconosciuta, un antico meccanismo ed una profezia. Con queste premesse arriva la musica del gruppo ellenico, un misto di psichedelia, fuzz e stoner non convenzionale. I Naxatras dipingono paesaggi con la loro musica strumentale, narrando i suoni che ne sono al centro della poetica. La loro musica nasce in assenza di canto, ed è un gran bel sentire che porta molti punti a favore della musica strumentale, per molti un valore aggiunto e non una sottrazione. III è un disco molto ben composto e suonato in maniera eccellente e che va molto oltre i generi, per immergersi in acque sconosciute attingendo molto da fertili jam. Le canzoni viaggiano tra sospensioni, momenti di intensità e tante dilatazioni, la perfetta produzione coglie nel segno i vari passaggi che costellano questa opera, che cattura fin da subito l’attenzione dell’ascoltatore e non tradisce mai le sue aspettative. Questo disco può essere letto come un libro o approcciato come quando ci si ascolta chiudendo gli occhi, essendo un variegato cosmo che abita dentro e fuori di noi. Non ci sono davvero punti deboli per un viaggio che è molto piacevole,  che pone i Naxatras fra i primi gruppi strumentali di questi anni in ambito psichedelico. Ci sono giri di chitarra assolutamente ipnotici, una sezione ritmica che puntella il tutto con fare davvero fine ed adeguato: tutto è al servizio di una particolare idea di suono, che viene portata avanti dall’inizio alla fine senza cedimenti. Un viaggio potente e raffinato, una grande affermazione di classe e bravura senza alcuna paura dell’ignoto.

Tracklist
1.You Won’t Be Left Alone
2.On the Silver Line
3.Land of Infinite Time
4.Machine
5.Prophet
6.White Morning
7.Spring Song

Line-up
John Delias – Guitar
Kostas Harizanis – Drums
John Vagenas – Bass & Vocals

NAXATRAS – Facebook

WOWS

Il video di “Chakpori”, dall’album “Aion” (Argonauta Records).

Il video di “Chakpori”, dall’album “Aion” (Argonauta Records).

Italian doom/post-metal band WOWS have teamed up with Decibel to reveal their video for “Chakpori”. The song is taken from their album Aion which was released via Argonauta Records.

The band commented “The first time we saw this video, we couldn’t believe what we were looking at, we just knew that is the best video we have so far. “The music totally fuses with the images and the storyline is just thrilling throughout all the length of the song. The locations are familiar because that’s where we all live, it’s the Garda Lake, but the story takes the whole thing magically back in the past. Maybe it all happened for real!”

Listen to Aion here: https://thewows.bandcamp.com/

WOWS is:
Paolo Bertaiola (vocals)
Marco Bressanelli (guitar)
Matteo Baldi (guitar)
Fabio Orlandi (drums)
Pierluca Esposito (bass guitar)
Kevin Follet (keyboards, samples)

Aorlhac – L’Esprit des Vents

Di questo lavoro va apprezzato soprattutto il risultato d’insieme, perché i brani si concatenano tra loro proprio per la continuità stilistica e per un’intensità che non si placa, travolgendo l’appassionato di turno per il suo impatto ritmico e melodico.

Il black metal proveniente dalla Francia non sempre è sinonimo di sonorità complesse e dalle venature sperimentali e dissonanti: in questi ultimi tempi ci stiamo imbattendo in diverse band che, al contrario, offrono un’interpretazione molto accattivante grazie all’inserimento di una pesante componente epica , ponendosi come obiettivo un coinvolgimento emotivo immediato dell’ascoltatore.

E’ questo il caso per esempio dei Nydvind (dei quali si parlerà tra qualche giorno) e degli Aorlhac, gruppo che nella sua decina d’anni di attività arriva al terzo full length, L’Esprit des Vents, a otto anni di distanza dal precedente, La cité des vents, e appunto a dieci dal quello d’esordio, À la croisée des vents.
Con il vento quale termine ricorrente nei titoli, la band di Aurillac omaggia la propria città utilizzandone il nome in occitano quale monicker, mentre musicalmente l’immaginario medioevale si traduce in una musica dal potente impatto evocativo, con sfumature che vanno dal pagan/epic al folk metal, il tutto eseguito con notevole maestria.
Di questo lavoro va apprezzato soprattutto il risultato d’insieme, perché i brani si concatenano tra loro proprio per la continuità stilistica e per un’intensità che non si placa, travolgendo l’appassionato di turno per il suo impatto ritmico e melodico.
L’Esprit des Vents è il classico lavoro il cui ascolto sicuramente tiene alla larga dalla noia: il piede batte furiosamente mentre Spellbound recita aspramente in lingua madre testi che raccontano di vicende del passato, facendoci realmente vivere in maniera credibile questi sbalzi temporali; all’interno del sound degli Aorlhac si trovano anche diversi passaggi che rimandano all’heavy metal, per cui non si disdegnano neppure ottimi assoli chitarristici (La révolte des tuchins), anche se la sei corde viene impiegata di norma in tremolo per tessere incessantemente linee melodiche bellissime (valgano per tutti brani magnifici come Ode à la croix cléchée e un’esaltante L’ora es venguda).
L’Esprit des Vents è un album che merita davvero il plauso di chiunque ami il metal, perché nonostante la sua base black possiede tutti i crismi per trovare favori anche in chi predilige di norma altri generi e, aggiungerei, è del tutto in linea con l’elevata qualità del materiale normalmente offerto dalla piccola ma attivissima etichetta transalpina Les Acteurs de L’Ombre Productions.

Tracklist:
1. Aldérica
2. La révolte des tuchins
3. Infâme Saurimonde
4. Ode à la croix cléchée
5. 1802-1869 | Les méfaits de Mornac
6. Mandrin, l’enfant perdu
7. La procession des trépassés
8. Une vie de reclus (quand les remparts ne protègent plus)
9. L’ora es venguda
10. L’esprit des vents

Line-up:
NKS – Guitars, Bass
Spellbound – Vocals
Lonn – Lead Guitars
Ardraos – Drums

AORLHAC – Facebook

Nekhen – Akhet

Quella offerta da Nekhen è musica che possiede tutte le caratteristiche per far breccia in chi dalle note ricerca nutrimento per la mente e l’anima.

Dopo il riuscito esordio intitolato Entering the gate of the western horizon, ritroviamo Nekhen, musicista italiano alle prese con la il proprio intrigante mix di doom, ambient e musica egizia.

La fascinazione per le sonorità tipiche del paese dei faraoni non è una novità in ambito metal, con i Nile a fare da capiscuola ed una serie di band a seguirne le tracce, sempre però all’insegna di sporadiche contaminazioni che vanno ad inserirsi all’interno di una struttura comunque estrema, death o black che sia.
In questo caso, invece, la musica tradizionale è la base sulla quale poi si diramano le varie pulsioni di Nekhen, il quale in questo caso, rispetto al lavoro precedente introduce maggiori contributi vocali, inclusi quelli femminili a cura di Eleonora B., mentre l’insieme appare ancora più vario e coinvolgente dal primo all’ultimo minuto.
Ovviamente questa mezz’ora di musica è divisa in quattro tracce che richiedono preferibilmente un ascolto continuato, in quanto i brani possiedono un forte legame tematico e musicale che porta a considerarli in maniera naturale come un corpo unico; di fatto, però, la suddivisione tra episodi consente di dire che Invocating Khentiamentiu rappresenta una sorta di lunga ed avvolgente introduzione acustica ad Invocating Bat, vero climax emotivo dell’album grazie a magnifiche intuizioni melodiche, con Invocating Kherti e la conclusiva title track che portano infine sound ad esplorare terreni più cupi, sotto forma di uno sludge doom che si fa più pesante proprio in quest’ultima traccia.
La bravura di Nekhen risiede nella capacità di mantenere stretto il legame con le sonorità etniche esibendo grande competenza e continuità, ed evitando quindi che le due componenti si presentino quasi come dei corpi separati.
Quella offerta in Akhet è musica che possiede tutte le caratteristiche per far breccia in chi dalle note ricerca nutrimento per la mente e l’anima.

Tracklist:
1.Invocating Khentiamentiu
2.Invocating Bat
3.Invocating Kherti
4.Akhet

Line-up:
Nekhen – all isntriuments

Eleonora B. – vocals

NEKHEN – Facebook

NUCLEUST

Il video di The Symphony Of Revenge, dall’album Terra Cerebral (Rockpit Records).

Il video di The Symphony Of Revenge, dall’album Terra Cerebral (Rockpit Records).

Perth based Australian progressive metal band Nucleust have dropped a new and hard hitting video for The Symphony Of Revenge, warning – it’s pretty graphic!

This track comes from the bands debut album Terra Cerebral which was released July last year.

“The instrumental of the track was written by guitarist Max Palizban with the story in mind, and vocalist Shannon Marston and Max wrote the lyrics together that tells the story of a fictional girl who is raped and her life is affected dramatically by this awful event. Her father who is unhappy with the result of an investigation decides to take matters into his own hands resulting in the demise of the rapist only to find that his vigilante justice, although momentarily satisfying did not remove the pain from his daughter’s life. This changed all their lives forever not necessarily for the better. Some wounds will never heal.” – Nucleust

Meet the Band

Shay William Graham Smith (Drums), Shannon Marston (Vocals), Max Palizban (Guitars & Back Vocals) and Josh Fox (Bass).

Nucleust are a progressive metal band from Perth, Australia who strive to deliver what can be classified as heavy odd music comprising of unpredictable combinations of metal riffs and motives. Having been inspired by a diverse range of genres from Classical Music to Doom/Goth Metal, from Thrash to Death Metal, and from Jazz to Progressive Rock/Metal; Nucleust creates music, which is a reflection of what is happening in the real world through their own screaming critique, backed by a distinctive sound of extreme 7 & 6 string guitar riffs, massive crunchy bass sounds and groovy heavy drum patterns.

Sotz’ – Tsak’ Sotz’

La band portoghese si destreggia con maestria tra le intricate ispirazioni che il death metal melodico ha prodotto in questi ultimi anni, lasciando intravedere un buon talento e confermando così il valore delle nuova generazione dei musicisti metal nati all’estremo ovest della penisola iberica.

Ci hanno messo praticamente dieci anni i portoghesi Sotz’ prima di dare alle stampe Tsak’ Sotz’, primo ep sotto l’ala della Raising Legends Records, label già apparsa sulle pagine di MetalEyes in occasione dell’uscita dell’ultimo splendido parto dei thrashers Wrath Sins.

Il quintetto proveniente da Oporto suona un metal estremo che tanto deve al death metal e al thrash moderno in parti uguali, creando un muro sonoro di notevole potenza.
Cinque brani oggi bastano ai Sotz’ per convincere gli amanti del genere, anche se così tanti anni hanno inciso negativamente su un minimo di notorietà per un gruppo meritevole d’attenzione, per l’impatto di cui si fregiano i brani, la buona alternanza di melodie e devastanti partenze di death/thrash duro come l’acciaio.
Scream e growl si danno il cambio in questo esempio di estremismo sonoro che difficilmente troverà un’etichetta adatta per spiegare i continui passaggi tra i vari generi da cui è ispirato.
La band schiaccia il piede sull’acceleratore e solo a tratti lo alza: tra le trame chitarristiche delle varie Apocalyptic Machine e The End Of Civilization troverete suoni già adottati dalle maggiori band del genere (Lamb Of God e Soilwork), quindi assolutamente nulla di nuovo ma bilanciato quel tanto che basta per ben figurare.
La band portoghese si destreggia con maestria tra le intricate ispirazioni che il death metal melodico ha fatto suo in questi ultimi anni, lasciando intravedere un buon talento e confermando così il valore delle nuova generazione dei musicisti metal nati all’estremo ovest della penisola iberica.

Tracklist
1.Apocalyptic Machine
2.Within the Evil Empire
3.The End of Civilization
4.Reborn
5.Tzak’ Sotz’

Line-up
João “Jisus” Rocha – Guitar
Pedro Magalhães – Guitar
Emanuel Ribeiro – Bass
Dan Vesca – Vocals
Tiago Silva – Drum

SOTZ’ – Facebook

OVERACTIVE

Il track stream video di “The Call Of The Grave”, dall’album di prossima uscita “The Opponent”.

Il track stream video di “The Call Of The Grave”, dall’album di prossima uscita “The Opponent”.

I Deathsters Italiani OVERACTIVE hanno rivelato in anteprima un track stream video per il brano “The Call Of The Grave”, dal loro prossimo debut album “The Opponent”.

Il loro sound contemporaneo è il risultato di un mix di tecnica, brutalità e velocità che prende ispirazione dalle forme di metal più tecnico.
Il concept della band è incentrato su una storia di ribellione, evoluzione ed esaltazione del disvalore nella spiritualità e nell’autorità morale, i cui fautori si pongono come cavalieri in lotta contro la decadenza di un sistema imputridito, annunciatori di un mondo nuovo in cui le credenze metafisiche sono un lontano ricordo …

“The Opponent” è in uscita nel 2018, ed è stato registrato, mixato e masterizzato ai 16th Cellar Studio (Fleshgod Apocalypse, Hour Of Penance, Decrepit Birth) da Stefano “Saul” Morabito.
Lyric video prodotto da Cult Of Parthenpe.

Max Blam Jam – Blowup Man

Un album assolutamente da avere se siete amanti dei suoni noventiani, divenuti fondamentali per la crescita del rock dell’ultimo trentennio e che i Max Blam Jam tributarono al meglio.

La label statunitense Roxx Records ci regala l’ennesima chicca che va a rimpinguare un roster formato da band che in comune hanno solo l’appartenenza all’ala cristiana del metal, mentre per quanto riguarda il sound la parola d’ordine è varietà.

Questo è un bellissimo album di christian rock, fuori dai soliti schemi risulta, perso nel tempo e ritrovato in tempo per deliziare i palati dei rockers dai gusti funky e blues.
Blowup Man, mai pubblicato fino ad oggi, è stato creato dalla coppia Glenn Rogers e Brian Khairullah dei Deliverance nel lontano 1991, con il monicker Max Blam Jam, gruppo che vedeva all’opera, oltre ai due musicisti, l’ex bassista degli Steel Vengeance Cesar Ceregatti e il polistrumentista Dan Ceregatti alle prese con batteria e tastiere.
L’album è un bellissimo esempio della varietà di stili che le band di quegli anni usavano per creare la loro musica, senza vincoli e barriere, prima che alternative o crossover diventassero generi abituali nel rock di quel decennio.
Un album cristiano atipico ma sicuramente pregno di quel modo di fare musica che ha influenzato il rock del nuovo millennio e che nasconde ancora oggi perle come Blowup Man, nascoste nelle soffitte delle casette indipendenti lungo le vie alberate dove i giovani rockers crescevano ascoltando Red Hot Chili Peppers, Aerosmith, Primus, Metallica e Jimi Hendrix.
Un album assolutamente da avere se siete amanti dei suoni di quell’epoca, divenuti fondamentali per la crescita del rock dell’ultimo trentennio e che i Max Blam Jam tributarono con splendidi brani come l’opener I Wasn’t Ready, Desert Flower, Everybody (Needs Love) e Apathy’s Child.

Tracklist
1. I Wasn’t Ready
2. Burning Deep Inside
3. Desert Flower
4. I Love My Gun
5. Standing Alone
6. Everybody (Needs Love)
7. Wild Billy
8. Apathy’s Child
9. Rescue Me
10. Because

Line-up
Glenn Rogers – guitars
Brian Khairullah – Vocals
Cesar Ceregatti – Bass
Dan Ceregatti – Drums, Keyboards

ROXX PRODUCTIONS – Facebook

Visionoir – The Waving Flame of Oblivion

Un album frizzante e dal grande charme: l’ascolto che ne risulta è incredibilmente piacevole e di assoluto trasporto.

La musica dei Visionoir non è sicuramente di quella che trovi da tutte le parti. Il progetto nasce da un’idea di Alessandro Sicur, che fonda il progetto nel 1998 e lavora duramente a The Waving Flame of Oblivion, quest’album che esce solamente a fine 2017 dopo anni di rielaborazioni e nuovi contenuti.

Attesa lunga in stile (ormai) Tool, ma possiamo piangere da un solo occhio ascoltando i grandi risultati prodotti dal musicista friulano: il suo è un sound non inquadrabile in nessun genere preciso, e nemmeno identificabile da un singolo aggettivo. Questo è certamente il punto di forza del progetto, che propone uno sperimentalismo musicale variegato al 100% , prendendo elementi di post rock, avvertibile in pezzi come Coldwaves e A Few More Steps, progressive e space rock, ma non solo. Il sintetizzatore collabora nella creazione di tutto un universo musicale che schizza in mille direzioni e non è inquadrabile solamente nella categoria rock, per quanto già vastissima: basti ascoltare brani emblematici in tal senso come Shadowplay e Distant Karma.
L’artista esplora tutte le atmosfere possibili provocando nell’ascoltatore qualsiasi emozione meno che la noia. C’è sempre da aguzzare le orecchie durante l’ascolto, per cogliere ogni nuova sonorità introdotta nel viaggio musicale. L’unica band più rinomata, il cui sound è avvicinabile a ciò che il musicista italiano ha fatto, sono gli Arcane Alchemists, accompagnati da altri meno noti al grande pubblico.
Per il momento il nome Visionoir si trova tra questi ultimi ma siamo solo al primo vero e proprio album. Ci auguriamo solo che questo sia l’inizio una produzione più frequente negli anni a venire ma, ovviamente, senza mai cadere nell’errore opposto di sfornare album a raffica, come talvolta vediamo accadere ad altre one-man band.

Tracklist
1. Distant Karma
2. The Hollow Men
3. 7even
4. The Discouraging Doctrine of Chances
5. Shadowplay
6. Electro-Choc
7. Coldwaves
8. A Few More Steps
9. Godspeed Radio Galaxy

Line-up
Alessandro Sicur – Vocals, Keyboards, Piano, Bass, Programming

VISIONOIR – Facebook

Desolation Angels – King

Vecchi guerrieri che non mollano mai, che vogliono essere salvati dal loro “demon inside”. Gran bel ritorno di una leggenda minore della NWOBHM.

Vecchi guerrieri che non mollano mai, che vogliono essere salvati dal loro “demon inside”! Il ritorno di questa leggenda minore della NWOBHM, già avvenuto con l’EP del 2014 Sweeter the meat, si compie completamente per Dissonance Records che commercializza King, uscito l’estate scorsa sul sito della band.

Via ogni dubbio, il disco è bello, molto bello, ricco di freschezza, ricco di atmosfera, dove i due chitarristi originali (Robin Brancher e Keith Sharp) assemblano magnifiche canzoni nelle quali si mescolano antichi suoni con un tocco di modernità; il senso melodico dei Desolate Angels dà vita a brani trascinanti, energetici (Doomsday) e nei quali la voce espressiva e sentita del singer Paul Taylor (qualcuno lo ricorderà negli Elixir di Son of Odin) riempie la scena di emozioni importanti, come in Another turn of the screw, dove il lavoro intrecciato delle chitarre srotola note vibranti fino al delizioso assolo. Queste due songs che aprono l’opera ci fanno capire che la band ci crede, è convinta, se ne frega delle mode e ci vuole far viaggiare con la memoria ai primi anni 80, quando la band emerse in U.K.: due full length nel 1986 (Desolation Angels) e nel 1990 (While the flame still burns), poi il silenzio, interrotto dal box del 2008 Feels like thunder, ricco di demo, live e inediti. I musicisti hanno gusto, sanno suonare e il disco non conosce momenti di stanca: quarantacinque minuti di buone vibrazioni anche quando si rallentano i ritmi, ma non il coinvolgimento (Devil Sent); i toni convulsi di Your Blackened Heart e l’urgenza vocale di Taylor infiammano i cuori e già me la immagino in sede live far esplodere i piccoli locali dove presumo possano fare sfracelli. Le delicate e malinconiche note di Find your life esplodono in momenti di rabbia dove ci ammoniscono che è necessario …find your life, or be lost forever… mentre le killer song Hellfire e Sky of pain rammentano che l’arte del riff non è cosa per tutti. I toni più cupi di My demon inside  suggellano un gran ritorno che consiglio caldamente.

Tracklist
1. Doomsday
2. Another Turn of the Screw
3. Devil Sent
4. Rotten to the Core
5. Your Blackened Heart
6. Find Your Life
7. Hellfire
8. Sky of Pain
9. My Demon Inside

Line-up
Keith Sharp – Guitars
Robin Brancher – Guitars
Clive Pearson – Bass
Chris Takka – Drums
Paul Taylor – Vocals

DESOLATION ANGELS – Facebook

Iron Angel – Legions of Evil

Nastro di culto, per un gruppo chiave del thrash tedesco anni Ottanta, appena dietro la sacra triade rappresentata da Kreator-Sodom-Destruction.

Nel 1980 nacquero ad Amburgo i Metal Gods, sin dal nome devoti al verbo della NWOBHM e dei Judas Priest in particolare.

Tre anni dopo, al momento del loro scioglimento, alcuni membri diedero vita ad una nuova formazione, gli Iron Angel. Questi ultimi – amici dei Kreator di Mille Petrozza, a fianco dei quali suonarono diverse volte in concerto – prima di rilasciare il capolavoro d’esordio, dal titolo Hellish Crossfire, nel 1985, incisero tre demo tape, tutti registrati nel 1984: il migliore rimane senza dubbio Legions of Evil. Il gruppo, capitanato dal cantante Dirk Schroeder, suonava uno speed-thrash cupo ed occulto, non troppo dissimile da quello di molti connazionali di allora (Risk, Living Death, Vendetta, Paradox, Angel Dust, primissimi Blind Guardian), ma aperto anche ad influenze di ascendenza americana (principalmente Laaz Rockit, Flotsam and Jetsam e Nasty Savage, peraltro a quell’epoca anche loro appena agli inizi). L’intro Return From Hell, con i suoi rintocchi funerei, ben rappresentava il potenziale dark del quintetto germanico – messo poi da parte dalla svolta molto più melodic-power del secondo disco (Winds of War, 1987) – e lasciava presto il posto ad autentici inni, quali Metallian, la title-track, Heavy Metal Soldiers, la più priestiana Sinner e l’oscura e sabbathiana Church of the Lost Souls. Chiudeva infine la cassetta Rush of Power, incisa dal vivo durante uno dei molti gig che la band teneva in quel periodo in patria. Legions of Evil – abbinato all’altro demo tape, Power Metal Attack, sempre del 1984 e in realtà di puro thrash – è stato ristampato su CD dalla HR Records nel 2017, con la stessa grafica meravigliosamente spartana del nastro originario. Una vera e propria chicca per intenditori.

Track list
– Opener: Return From Hell
– Metallian
– Legion of Evil
– Church of the Lost Souls
– Sinner
– Heavy Metal Soldiers
– Rush of Power (live)

Line up
Dirk – Vocals
Sven – Guitars
Peter – Guitars
Thorsten – Bass
Mike – Drums

1984 – Autoproduzione

TREVOR AND THE WOLVES

Quando si intervistano personaggi come Trevor, non bisogna nemmeno introdurli, ma solo mettersi comodi e leggere cosa dicono, e Trevor ha molto da dire, sia sul suo ultimo progetto che sul resto.
Buona lettura.

ME Ciao. Ci racconti come nasce questo progetto ?

TREVOR: Ciao ragazzi, intanto grazie per quest’opportunità. Un saluto a tutto lo staff di MetalEyes e a tutti i lettori.
Trevor and the Wolves è il mio progetto solista, lontano dai miei Sadist. Ho voluto mettere in piedi questa nuova avventura con lo scopo di fare qualcosa di alternativo alla mia band principale, pur restando consapevole che sono nato come cantante death metal e voglio restare tale. L’hard rock, l’heavy classico appartengono a tutti noi che ascoltiamo musica da fine anni settanta, era mia intenzione fare qualcosa che fosse legato a quegli anni e credo che Road to Nowhere rispecchi appieno tali sonorità. Si tratta del mio album solista, ma che al tempo stesso richiedeva il supporto di una band che potesse sposare il progetto stesso, e così sono nati i “miei Wolves”, musicisti di ottima caratura tecnica, scelti non sono per le loro capacità sul singolo strumento ma perché si tratta di grandi amici prima di essere esecutori. Da subito c’è stato buon feeling e anche in sede live abbiamo sperimentato l’amalgama e l’amicizia che ci portiamo sul palco. Avere buona attitudine e il giusto approccio è basilare per una band rock.

ME Quali sono state le influenze musicali che sono confluite nel lavoro?

TREVOR: Come detto, Road to Nowhere è un album hard’n’heavy che rispecchia i canoni del genere, sia musicalmente parlando che attitudine. I rimandi sono quelli che ci portano indietro nel tempo, nonostante la produzione curata da Tommy Talamanca nei Nadir Studios sia da considerarsi assolutamente odierna. Gli stilemi dell’hard rock richiedevano un mixing acustico, suonato con cuore e passione. Sono davvero soddisfatto del lavoro venuto fuori, non ho nulla da recriminare e questo è ciò che più conta. Devo fare i miei più sinceri complimenti alla band e a tutte le persone che hanno lavorato duro per la realizzazione di questo disco. Road to Nowhere è da considerarsi un album a km 0, visto che tutti i miei collaboratori, oltre ad essere persone preparate e professionalmente parlando molto serie, sono anche ottimi amici e che non sono solo vicini affettivamente. Matteo Siri ha diretto il video di Burn at Sunrise così come il secondo che uscirà a breve, di cui non voglio svelare altro, Ennio Parodi si è preso cura di tutto il set fotografico, mentre Eloisa Parodi e Manuel Del Bono hanno lavorato a quattro mani su tutta la parte grafica. Ne è scaturito un gran lavoro da parte di tutti che mi rende orgoglioso. Infine la produzione esecutiva del disco fatta da Nadir Music S.R.L. Ad arricchire il disco sono intervenuti alcuni super musicisti che hanno voluto partecipare alla realizzazione di questo mio sogno, grandi nomi come quelli di Christian Meyer batterista di Elio e le Storie Tese, Stefano Cabrera violoncello dei Gnu Quartet, Paolo Bonfanti, chitarrista e bluesman apprezzato anche oltreoceano, Grazia Quaranta con la sua voce blues/soul (ascoltare per credere), Francesco Chinchella e Daniele dei Winterage, rispettivamente alla ghironda medioevale e cornamusa. Ne è scaturito un gran lavoro grazie anche a loro.

ME Dopo anni di permanenza e di duro lavoro in campo musicale cosa pensi della musica e dell’industria musicale?

TREVOR: Purtroppo non penso bene, sono un pessimista di natura e ovviamente spero di sbagliarmi. Questo non vuol dire che bisogna gettare la spugna anzi, siamo tutti tenuti a fare di più, tuttavia temo che per troppi anni nel nostro paese si sia pensato che il metal fosse divertimento, sono stati persi almeno vent’anni di lavoro e questo si ripercuote sulla nostra scena musicale. L’industria musicale è in netta crisi ormai da anni, non crediamo però che il nemico numero uno sia la masterizzazione, il download o i siti digitali, anzi la fortuna del nostro genere è quella che il feticcio fisico tiene ancora. Il male peggiore è il cambiamento storico e generazionale oltre che l’over offerta, negli anni ottanta le nuove uscite erano venti/trenta l’anno, mentre oggi parliamo di centinaia in un solo mese, è una cosa scontata, la carcassa è divisa da più predatori. Poco importa, ho le spalle larghe e non ho assolutamente voglia di alzare la bandiera bianca, anzi il vessillo col teschio pirata è sempre issato.

ME Se dovessi dare la definizione di metal cosa diresti?

TREVOR: Cuore, passione, fede, spirito di sacrificio, ore di sala prove, adrenalina incontenibile che sconvolge il tuo modo di essere. Credetemi, il metal non è per tutti, bisogna averlo dentro, non si è mai trattata di una moda. Il mio modo di vivere il metal è sempre stato molto viscerale, così come per la squadra del cuore, non puoi concederti alcun tradimento.

ME La musica può essere quindi uno stile di vita?

TREVOR: Assolutamente sì, specie come detto nel caso del metal, e comunque nelle forme di rock. Sono sempre più felice e soddisfatto di appartenere ormai da tanti anni a questo mondo, appartengo al metal e il metal appartiene a me!

ME Quali obiettivi ti poni con questo nuovo progetto?

TREVOR: Sto raggiungendo i miei primi cinquant’anni, sarebbe stupido vivere di sogni e illusioni, questo non significa essere disincantati, a volte sognare è bello ma bisogna sempre avere almeno un occhio aperto che ti possa far vivere le emozioni con i piedi saldi a terra. Non mi sono posto alcun obiettivo se non quello di fare le cose al meglio e di lavorare sodo sulla promozione dell’album. Una cosa è certa, Road to Nowhere non sarà un capitolo isolato, anzi a dire il vero sto già pensando a un nuovo full length anche se ora è forse prematuro, visto che oltre alla promozione del disco appena uscito sono impegnato anche con la stesura dei brani relativi al nuovo album Sadist; insomma si tratta di una bellissima catena di montaggio!

ME Il bellissimo video di Burn At Sunrise è stato girato in posti a te molto cari…

TREVOR: Il progetto Trevor and the Wolves da una parte nasce per soddisfare la mia voglia di fare qualche passo indietro nella mia storia di musicista, di metalkids, di ascoltatore, dall’altra posso confermare che si tratta di un omaggio alla mia terra. Il videoclip di Burn at Sunrise ne è la prova: nonostante a tratti alcune riprese ci rimandino al Nord America in realtà siamo sull’Appenino Ligure in luoghi a me molto cari, avvolti da un fascino incredibile. Ma non è tutto, il brano di chiusura Unforgivable Mistake si riferisce al “Road to Nowhere”, lungo viaggio che mi ha portato in giro per il mondo, a visitare posti incantevoli ma che, al tempo stesso, mi ha ricordato ancora una volta che non c’è partenza più bella del ritorno a casa!

ME In Italia è possibile fare metal di buon livello?

TREVOR: Assolutamente sì, il metal è arte e non dobbiamo dimenticarci che l’Italia è un paese di grande cultura e arte. Purtroppo non abbiamo supporto dai media di maggior rilevanza ma questa è storia vecchia, fortuna che abbiamo imparato a camminare con le nostre gambe. Nel nostro paese abbiamo grandissime band che suonano ogni giorno in anguste sale prova. Dovremmo solo cercare di essere più uniti, specie tra le band più giovani. Quello che di certo fa male alla scena musicale è l’assenza quasi totale di cooperazione, l’unione fa la forza non è solo un proverbio.

ME Grazie mille. Ciao.

TREVOR: Grazie a te e tutta la redazione, un forte abbraccio a tutti voi e ai lettori di MetalEyes, ci si vede on stage e come sempre… In alto il nostro saluto!!
Trevor

Lucky Bastardz – Be The One

I Lucky Bastardz in Be The One giocano con almeno quarant’anni di rock duro, tra richiami agli anni settanta/ottanta, sferzate di metallo graffiante e splendide melodie ai confini con l’aor, riuscendoci benissimo.

Il nuovo hard rock che qualche hanno fa ha attraversato l’Atlantico, ha trovato nel bel paese una terra ricca e florida per lasciar cadere i suoi preziosissimi semi prima di continuare la sua migrazione.

Il risultato è ben visibile nella qualità altissima delle uscite discografiche Made in Italy e nella bravura dei gruppi che da diversi anni si affacciano sul mercato, come per esempio i piemontesi Lucky Bastardz, dal 2008 a suonare hard rock in giro per lo stivale e con tre album alle spalle, prima dell’arrivo di Be The One a confermare quanto detto in precedenza.
Successore dell’ottimo Alwayz On The Run licenziato tre anni fa, l’album porta con sé un cambio nella line up, con l’entrata di Pietro “Pacio” Baggi (Anticlock Wise, Black Oceans) alla chitarra, ed il prezioso lavoro di Simone Mularoni nei suoi Domination Studio, un certificato di garanzia e qualità.
Be The One è un lavoro molto bello, che conferma il talento del singer Tiziano “Titian” Spigno alla voce (Extrema, Kings Of Broadway), arrivato nel gruppo alla viglia del precedente album, ed un songwriting scintillante, con il quartetto che gioca con almeno quarant’anni di rock duro, tra richiami agli anni settanta/ottanta, sferzate di metallo graffiante e splendide melodie ai confini con l’aor, riuscendoci benissimo.
Non c’è una sola canzone che non sia perfettamente in bilico tra queste importanti ispirazioni e neppure una nota fuori posto, e questo fa di Be The One una vera bomba hard & heavy, con il gruppo che quando spinge lo fa senza limitarsi (Shed Your Skin) alternando sfuriate metalliche, mid tempo potenti, e ballad che ci svelano la parte più melodica dell’anima dei Lucky Bastardz senza scadere mai nella banalità.
My Best Enemy, The House By The Sea, Sail Away, No One Else But Me, fanno parte di un album convincente, formato da dieci brani di valore, ed esempio fulgido di come deve suonare un album hard rock nel 2018: fatevi sotto e perdetevi neanche una nota di Be The One, sarebbe un peccato mortale.

Tracklist
1. Holy War
2. Shed Your Skin
3. My Best Enemy
4. Match My Rhyme
5. The House By The Sea
6. Not Your Idol
7. Sail Away
8. No One Else But Me
9. Tear In The Wind
10. Be The One

Line-up
Tiziano “Titian” Spigno – lead vocals
Pietro “Pacio” Baggi – guitars
Paolo Torrielli – bass guitar
Marco Lazzarini – drums

LUCKY BASTARDZ – Facebook

OCEANS OF SLUMBER

Il video di “No Color, No Light”, dall’album “The Banished Heart”(Century Media Records).

Il video di “No Color, No Light”, dall’album “The Banished Heart”(Century Media Records).

I progger texani OCEANS OF SLUMBER presentano oggi il video del nuovo singolo “No Color, No Light”. Il singolo è estratto dal nuovo album “The Banished Heart”, in uscita il 2 marzo 2018 su Century Media Records e vede la partecipazione come ospite dietro al microfono il cantante degli Evergrey Tom Englund.
Il video di “No Color, No Light” è stato creato da Costin Chioreanu.

Di seguito la tracklist di “Banished Heart”:

The Decay of Disregard
Fleeting Vigilance
At Dawn
The Banished Heart
The Watcher
Etiolation
A Path to Broken Stars
Howl of the Rougarou
Her in the Distance
No Color, No Light
Wayfaring Stranger

Drummer Dobber comments, “‘No Color, No Light’ was the last song the band wrote for the album and our answer to love’s deathly bellows. A song about crossing into the darkness and chasing the shadows to find her or him. Would you answer the call? Don’t wait….”

“No Color, No Light” is available as a digital single on all download and streaming platforms and as an Instant Grat Track on iTunes and Amazon. Preorders for all physical formats of the album are also available.

OCEANS OF SLUMBER live
02.03.2018 Houston, TX (USA) – White Oak Music Hall (album release show)
03.03.2018 Brooklyn, NY (USA) – Saint Vitus Bar (album release show)
06.04.2018 Nottingham (UK) – Rock City
07.04.2018 Glasgow (UK) – ABC1
08.04.2018 Bristol (UK) – O2 Academy
10.04.2018 Dublin (Ireland) – Tivoli
12.04.2018 Manchester (UK) – O2 Ritz
13.04.2018 London (UK) – O2 Forum
14.04.2018 Tilburg (Netherlands) – 013 Poppodium

OCEANS OF SLUMBER is
Cammie Gilbert – Vocals
Anthony Contreras – Guitar
Sean Gary – Guitar
Keegan Kelly – Bass
Dobber Beverly – Drums

OCEANS OF SLUMBER online
http://www.oceansofslumber.com
https://www.facebook.com/oceansofslumber
https://twitter.com/oceansofslumber
https://instagram.com/oceansofslumber

Vojd – The Outer Ocean

Puntualmente, come avevamo preannunciato in sede di recensione dell’ep Behind The Frame uscito pochi mesi fa, gli svedesi Vojd rilasciano il primo full length e confermano le buone impressioni suscitate.

Puntualmente, come avevamo preannunciato in sede di recensione dell’ep Behind The Frame uscito pochi mesi fa, gli svedesi Vojd rilasciano il primo full length e confermano le buone impressioni suscitate.

La band nata dalle ceneri dei Black Trip si rivolge ai vecchi rockers che hanno sugli scaffali le discografie di Kiss e Thin Lizzy, sterzando leggermente verso un approccio più vintage rispetto a quello proposto sui due brani che componevano il mini cd, lasciando le sfumature stoner per strada e facendo proprio l’hard rock classico suonato nei seventies.
The Outer Ocean risulta così un viaggio a ritroso nel tempo, di moda in questi tempi, quindi simile a molte altre uscite che saturano il mercato odierno.
Che sia un bene o un male sono dettagli, la verità è che l’album è davvero bello, una raccolta di canzoni semplice ma ben suonate, dirette e con quella vena blues che valorizza il rock ‘n’ roll duro e puro suonato dai Vojd.
I primi Kiss sono sicuramente una delle influenze maggiori del gruppo scandinavo, il sound che ha fatto la fortuna del quartetto mascherato più famoso della storia del rock è spogliato dal patinato mood anni ottanta e rivestito di jeans a zampa d’elefante e maglietta con Phil Lynott in bella mostra: ne esce una raccolta di brani che faranno lacrimare più di un rocker stagionato, strappato dalla realtà di questo tempo da brani intensi e brucianti passione come Break Out, Delusions In The Sky, il blues della title track e l’irruente Heavy Skies.
Con Dream Machine si torna a fare lento, sensuale e tragico blues rock, mentre il giradischi gratta, la vecchia puntina ormai allo stremo rilascia note di nostalgico rock ‘n’ roll, e il telefono a rotella esplode nel suo fastidiosissimo, amorevole squillo … Bentornati negli anni settanta.

Tracklist
1. Break Out
2. Delusions In The Sky
3. Secular Wire
4. The Outer Ocean
5. Vindicated Blues
6. On An Endless Day Of Everlasting Winter
7. Heavy Skies
8. On The Run
9. Dream Machine
10. Walked Me Under
11. To The Light

Line-up
Peter Stjärnvind – Lead guitar
Joseph Tholl – Bass and lead vocals
Linus Björklund – Lead guitar
Anders Bentell – Drums and percussion

VOJD – Facebook

Therion – Beloved Antichrist

Tirando le somme dell’operazione, appare evidente come Christofer Johnsson fosse uno dei pochi in possesso della caratura artistica e della credibilità necessarie per cimentarsi in un impresa di questa dimensioni: ciò che resta, però, è la sensazione d’essere al cospetto di una profusione di energie che ha prodotto un risultato di livello rispettabile, ma inferiore a quelle che potevano esser le ragionevoli aspettative.

Dopo una lunga gestazione, finalmente la rock opera che è sempre stata nelle corde e nelle intenzioni di Christofer Johnsson ha visto la luce con il titolo Beloved Antichrist, rappresentando il sedicesimo full length della brillante carriera dei suoi Therion.

Certo che, in questo caso, più che di full sarebbe il caso di parlare di “excessive length”, perché tre ore di musica spalmate su altrettanti cd sono un qualcosa che va decisamente in direzione ostinata e contraria alle modalità di ascolto e di consumo della musica in voga nel terzo millennio: del resto Johnsson è da tempi non sospetti un artista che volge il suo sguardo molto più al passato, perlomeno a livello di immaginario, e a questo va aggiunto il fatto che una simile operazione non possa essere tacciata in alcun modo di commercialità.
Confesso che l’idea stessa di parlare di un’opera di tali dimensioni crea diversi imbarazzi, perché per riuscire a raccontare con dovizia di particolari i contenuti di Beloved Antichrist è necessario un impegno orario complessivo che fa sicuramente e onore a chi ci ha provato: dal canto mio, più che di parlare di questa o quella traccia (essendocene ben 47 non sarebbe difficile citare, nel bene e nel male, 4 o 5 titoli presi a caso) preferisco tentare di fare un ragionamento più ampio, partendo dall’assunto di base che i Therion sono una delle creature musicali più importanti e peculiari della sorta del metal e, come tali, vanno trattati con la dovuta dose di rispetto e riconoscenza.
Però, prendendo in esame la storia della band svedese, se dovessi disegnare un grafico farei ascendere la linea fino al picco corrispondente a Theli, per poi farle iniziare una graduale discesa che ne mantiene le coordinate sempre al di sopra di un livello medio, con una nuova lieve impennata corrispondente all’accoppiata Lemuria / Sirius B.
E’ anche vero che lo steso Christofer Johnsson ci avverte che Beloved Antichrist non deve essere trattato alla stregua di un nuovo album dei Therion, bensì come una vera e propria rock opera sulla falsariga, almeno a livello di intenti, dei capolavori settantiani come Jesus Christ Superstar o Tommy. Un’affermazione che non deve essere letta come un atto di presunzione perché, probabilmente, il musicista svedese ha inteso puntualizzare come il lavoro possa trovare una sua dimensione più efficace nella trasposizione sul palco.
Beloved Antichrist in fondo scorre via piuttosto bene, considerata la lunghezza, ma manca di un brano capace di stupire l’ascoltatore per la sua bellezza (chi immagina che mi possa riferire a qualcosa di simile a The Siren Of The Woods ci ha preso in pieno, ma mi sarei accontentato anche di molto meno a livello di intensità emotiva).
Queste tre ore di musica scivolano, infatti, lasciando sensazioni complessivamente gradevoli, ma venendo meno quei due o tre elementi di traino fatico ad immaginare qualcuno che decida di ascoltare ogni giorno l’intera opera, ben sapendo che non vi rinverrà quei momenti topici che giustificano la presenza di tutto il restante contenuto; inoltre, trovandosi a dover assegnare una voce diversa a buona parte dei quasi trenta personaggi, a Johnsson è venuta meno l’intuizione (o semplicemente non ha ritenuto opportuno farlo) di affidare alcuni ruoli a vocalist di un certo nome, a differenza di quanto, magari un po’ ruffianamente, hanno fatto in passato i vari Lucassen o Sammet, lasciando campo libero a cantanti bravi ma sconosciuti (a parte Lori Lewis e Tomas Vikstrom, e Chiara Malvestiti limitatamente all’ambito italiano) e in quanto tali privi del carisma necessario per attirare ulteriormente l’attenzione dell’ascoltatore.
Tirando le somme dell’operazione, appare evidente come Christofer Johnsson fosse uno dei pochi in possesso della caratura artistica e della credibilità necessarie per cimentarsi in un’impresa di questa dimensioni: ciò che resta, però, è la sensazione d’essere al cospetto di una profusione di energie che ha prodotto un risultato di livello rispettabile, ma inferiore a quelle che potevano esser le ragionevoli aspettative.
Resta l’apprezzamento per il coraggio e la visionarietà del musicista scandinavo, oltre che per l’oggettiva bravura nell’essere riuscito a rielaborare in maniera attendibile la novella “Un breve racconto dell’Anticristo” dello scrittore russo Vladimir Soloviev, nonché a comporre una simile quantità di materiale senza mai scadere al di sotto di certi standard; come detto, se si considerasse Beloved Antichrist solo come un normale album (ma di fatto non può esserlo), il giudizio complessivo non potrebbe essere del tutto favorevole, mentre, provando ad immaginare a quale potrebbe esserne la resa a livello di vera e propria rappresentazione teatrale, allora le impressioni potrebbero essere riviste se non del tutto ribaltate.

Tracklist:
Disc 1 – Act I
1. Turn from Heaven
2. Where Will You Go?
3. Through Dust Through Rain
4. Signs Are Here
5. Never Again
6. Bring Her Home
7. The Solid Black Beyond
8. The Crowning of Splendour
9. Morning Has Broken
10. Garden of Peace
11. Our Destiny
12. Anthem
13. The Palace Ball
14. Jewels from Afar
15. Hail Caesar
16. What Is Wrong?
17. Nothing but My Name

Disc 2 – Act II
1. The Arrival of Apollonius
2. Pledging Loyalty
3. Night Reborn
4. Dagger of God
5. Temple of New Jerusalem
6. The Lions Roar
7. Bringing the Gospel
8. Laudate Dominum
9. Remaining Silent
10. Behold Antichrist
11. Cursed by the Fallen
12. Ressurection
13. To Where I Weep
14. Astral Sophia
15. Thy Will Be Done

Disc 3 – Act III
1. Shoot Them Down
2. Beneath the Starry Skies
3. Forgive Me
4. The Wasterland of My Heart
5. Burning the Palace
6. Prelude to War
7. Day of Wrath
8. Rise to War
9. Time Has Come / Final Battle
10. My Voyage Carries On
11. Striking Darkness
12. Seeds of Time
13. To Shine Forever
14. Theme of Antichrist

Line-up:
Christofer Johnsson – Guitars (rhythm), Guitars (baritone), Keyboards, Programming
Sami Karppinen – Drums (CD1 tracks 15, 16)
Björn Nalle Påhlsson – Bass, Guitars (rhythm), Guitars (baritone), Guitars (acoustic)
Thomas Vikström – Vocals (as Antichrist)
Christian Vidal – Guitars (lead), Guitars (rhythm), Guitars (12 string)
Chiara Malvestiti – Vocals (as Johanna)
Lori Lewis Vocals (as Helena)
Johan Kullberg – Drums

Role, Voice and Singer
Antichrist – Tenor – Thomas Vikström
Johanna – Soprano – Chiara Malvestiti
Helena – Soprano – Lori Lewis
Agnes – Mezzo – Ulrika Skarby
Mare – Soprano – Lydia Kjellberg
Sophia – Soprano – Melissa Verlak
Appolonius – Baryton – Markus Jupiter
Professor Pauli – Tenor Barytone – Linus Flogell
Satan – Bass – Erik Rosenius
Priest – Bass – Mikael Schmidberger
President – Tenor – Kaj Hagstrand
President’s wife – Mezzo – Matilda Wahlund
Male voter – Baritone – Samuel Jarreck
Female voter – Alto – Matilda Wahlund
Messenger – Dramatic soprano – Karin Fjellander
Pope – Barytone – Samuel Jarreick
Building Master – Tenor – Kaj Hagstrand
Female servant 1 – Sopran – Linnea Vikström
Female servant 2 – Mezzo – Matilda Wahlund
Male servant 1 – Baryton – Samuel Jarrick
Male servant 2 – Bass – Mikael Schmidberger
Lead Succubi – Mezzo – Matilda Wahlund
Woman/Congress – Mezzo – Matilda Wahlund
Congress woman 2 – Sopran – Linnea Vikström
Antichrist soldier – Barytone- Samuel Jarrick
Demon – Bass – Mikael Schmidberger
Angel – Dramatic soprano – Karin Fjellander
3 demons – Baritone – Mikael/Samuel/Linus

THERION – Facebook

DEADLY CARNAGE

Il video trailer del nuovo album “Through the Void, Above the Suns” (ATMF).

Il video trailer del nuovo album “Through the Void, Above the Suns” (ATMF).

Gli italiani Deadly Carnage (Post-Black / Doom) hanno pubblicato un trailer del nuovo album “Through the Void, Above the Suns” in uscita a fine Marzo su ATMF (www.atmf.net). Le riprese del video sono state effettuate nel 2017 durante le registrazioni al Domination Studio.

PAGINA FACEBOOK UFFICIALE: www.facebook.com/DeadlyCarnage
PAGINA UFFICIALE BANDCAMP: deadlycarnage.bandcamp.com
PAGINA UFFICIALE INSTAGRAM www.instagram.com/deadlycarnageband

BLACK ROYAL

Il video di “The Chosen”, dall’album “Lightbringer” di prossima uscita (Suicide Records).

Il video di “The Chosen”, dall’album “Lightbringer” di prossima uscita (Suicide Records).

Finland’s sludge metal four-piece group Black Royal have just shared the official video for “The Chosen” off their forthcoming debut full-length album “Lightbringer”.

Produced by Black Royal, mixed by Jussi Kulomaa and mastered by Jaakko Viitalähde, “Lightbringer” features the artwork of Samu Peltola and is set for release on March 9th via Suicide Records. Physical pre-orders are now available here.

Black Royal will embark on a European tour in March in support of “Lightbringer”. A list of confirmed dates is included below, more dates will be announced soon.

8.3. Lepakkomies, Helsinki
9.3. Dog´s Home, Tampere
10.3 Street Bar 95, Turku
22.3 Ravintola Torvi, Lahti
23.3 Rockstar´s, Tallinn (EE)
24.3 Kärä Kants, Rakvere (EE)
7.4. Bar Rock Bear, Vantaa
11.4 Bar Loose, Helsinki
20.4. Panama Bar, Valkeakoski
3.5. nArautti, Vilnius (LT)
4.5. Lemmys, Kaunas (LT)
5.5. Rockstar’s, Tallinn (EE)
19.5. Baarikaappi, Pori
8.6. Tuiskula Tattoo + Rock, Nivala

Formed in 2013 in Tampere – Finland, Black Royal play an highly infectious combination of Scandinavian death metal with a crushing sludge. The band has released two EPs and a digital single since their formation and just recently they’ve signed a record deal with Suicide Records for the release of their debut album “Lightbringer”, due out on March 9th 2018.

“Lightbringer” track-listing:
1. Cryo-Volcalnic
2. Self-Worship
3. Salvation
4. Denial
5. Pentagram Doctrine
6. Lightbringer
7. The Chosen
8. Dying Star
9. New World Order
10. Ou[t]roboros

http://www.blackroyal.fi
https://www.facebook.com/blackroyalmusic
http://www.suiciderecords.se

childthemewp.com