Soror Dolorosa – Apollo

Apollo si rivela un’ideale riproposizione di queste sonorità che continuano ad albergare nel cuore delle anime più inquiete, nonché sensibili al richiamo dell’oscurità che si fa musica.

Terzo album per i Soror Dolorosa, i quali si propongono in maniera autorevole come portabandiera di quel modo di far musica che in molti (anche noi adepti del metal) abbiamo amato negli anni ’80 e ’90 grazie a band come The Cure e Bauhaus prima, e Sisters Of Mercy e The Mission poi.

Come tutti i generi musicali neppure quello che viene comunemente chiamato post punk appare fuori tempo massimo: ciò che realmente conta sono la bellezza della musica e l’attendibilità di chi la propone, due aspetti che la band francese rispetta in pieno, anche dal punto di vista estetico e tematico.
Apollo è un album magnifico, che ha il solo difetto d’essere eccessivamente lungo, con i suoi quattordici brani tra i quali inevitabilmente si finisce per rinvenirne qualcuno non proprio fondamentale, ma si tratta oggettivamente di un qualcosa molto vicino alla ricerca del classico pelo nell’uovo: qui abbiamo una serie di canzoni che riescono ad essere nel contempo eleganti e profonde, restituendo tutte le pulsioni del genere in una veste comunque moderna senza che ne venga snaturata l’essenza.
Pur nella sua complessiva uniformità stilistica, la tracklist offre canzoni dagli umori sfaccettati, passando da tonalità più cupe e rarefatte ad altre contaminate da una misurata componente elettronica: anche per questo l’album non perde in interesse pur nella sue robuste dimensioni, agevolato anche da diversi brani di grande spessore, a partire dall’opener e title track, “sisteriana” anche come da ragione sociale.
The End ha le classiche stimmate del singolo, trattandosi di un brano arioso, dal chorus memorizzabile pur senza essere smaccatamente ruffiano, e con quell’andamento a tratti indolente che riporta dalle parti di Disintegration, mentre A Meeting stende un velo di malinconia dalle tonalità color pastello ed Everyway è ancora lanciata su ritmi piuttosto andanti, con Andy Julia che fornisce un’interpretazione tipica del genere, tramite una voce che ai puristi potrà apparire stonata ma che in realtà possiede una notevole forza evocativa.
In effetti, il vocalist si disimpegna sempre ottimamente, mantenendo un proprio marchio ma esibendo anche una certa versatilità, rinunciando ad “eldritchiane” tonalità tenebrose ed optando, invece, per un approccio meno forzato. E lo stesso si può dire per una band che lo asseconda al meglio, nel rievocare tutti e nessuno allo stesso tempo, impresa per nulla scontata quando si approccia uno stile musicale in vita da oltre un trentennio.
Apollo si rivela quindi un’ideale riproposizione di queste sonorità che continuano ad albergare nel cuore delle anime più inquiete, nonché sensibili al richiamo dell’oscurità che si fa musica.

Tracklist:
1. Apollo
2. Locksley Hall
3. That Run
4. Everyway
5. Night Is Our Hollow
6. Another Life
7. Breezed & Blue
8. Yata
9. The End
10. Long Way Home
11. A Meeting
12. Deposit Material
13. Golden Snake
14. Epilogue

Line up:
Hervé Carles : Bass guitar
Nicolas Mons: Guitar
David-Alexandre Parquier: Guitar
Frank Ligabue : Drums
Andy Julia : Vocals

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