Abrahma – In Time for the Last Rays of Light

Illustrato da una copertina che rievoca atmosfere bibliche, l’album si snoda in otto brani medio lunghi, ma non prolissi: la band riempie lo spazio di musica colta, usando tutte le armi in possesso per trasformare l’ascolto in un’esperienza pregna di sacrali sfumature epico evocative.

Licenziano il loro terzo lavoro sulla lunga i parigini Abrahma, quintetto dal sound personale che molto bene aveva fatto in passato, specialmente con il precedente album uscito ormai quattro anni fa (Reflections In The Bowels Of A Bird).

La musica del combo non segnala grossi cambiamenti rispetto al passato, anche questa nuova opera, intitolata In Time for the Last Rays of Light si muove su coordinate stoner/doom, dalle sfumature evocative e a tratti vivacizzate da spartiti rock ed alternative metal.
Sempre illustrato da una copertina che rievoca atmosfere bibliche, l’album si snoda in otto brani medio lunghi, ma non prolissi: la band riempie lo spazio di musica colta, usando tutte le armi in possesso per trasformare l’ascolto in un’esperienza pregna di sacrali sfumature epico evocative.
L’opener Lost Forever risulta il brano più diretto, usato non a caso come singolo e video, poi da Lucidly Adrift in poi veniamo catapultati in un’atmosfera in cui i vari generi esposti formano un altare musicale dal quale gli Abrahma decantano il loro verbo.
Band dal sound personale, il quintetto transalpino mostra i muscoli in brani come Last Epistle, dove si concentrano le anime più alternative in seno al gruppo, tra The God Machine ed Alice In Chains, mentre lo sludge/doom della monolitica Wander In Sedation riporta l’album in territori desertici.
Se non conoscete ancora la band francese, immaginate una lunga jam composta da Orange Goblin, Yob, Monster Magnet e gli altri nomi precedemente citati, ed avrete un’idea di quello che ascolterete in questo affascinante lavoro.

Tracklist
1.Lost Forever
2.Lucidly Adrift
3.Eclipse of the Sane Pt.1: Isolation Ghosts
4.Dusk Contemplation…
5….Last Epistle
6.Wander in Sedation
7.Eclipse of the Sane Pt. 2: Fiddler of the Bottle
8.There Bears the fruit of Deceit

Line-up
Sébastien Bismuth – Vocals, Guitars
Florian Leguillon – Guitars, Vocals
Benoit Carel – Guitars, Synths & Effects
Romain Hauduc – Bass, Vocals
Baptiste Keriel – Drums, Vocals

ABRAHMA – Facebook

Majesty Of Revival – Timeless

Timeless è un’autentica sorpresa e non può mancare nel lettore degli amanti della musica progressiva fuori dai soliti cliché.

I Majesty Of Revival sono un gruppo ucraino in attività da una decina d’anni e giunto con questo ottimo Timeless al quarto lavoro sulla lunga distanza.

Fresco di firma con Wormholedeath, il quartetto prende le distanze dal sound classico dei primi album per dedicarsi ad una sorta di crossover progressivo che rende questo nuovo lavoro a suo modo originale nell’universo metallico underground.
Timeless è composto da una decina di brani per quaranta minuti abbondanti di saliscendi compositivi, tra venature alternative, anima progressive e metal che sicuramente guarda più al futuro che al glorioso passato.
Dimitriy Pavlovskiy e compagni danno vita ad un caleidoscopio di note e suoni, violenti ed estremi, crepuscolari o progressive di notevole bellezza, passando da atmosfere ed ispirazioni diverse senza mai perdere il filo di un discorso che trova nelle spettacolari scale musicali tra melodia e furia estrema di S7 e della title track i suoi apici.
In Timeless si trova più di un richiamo a band distanti tra loro ma dalla genialità compositiva quale comune denominatore, un mix spettacolare e che lascia senza fiato di Voivod, Primus, Mars Volta e Devin Townsend, tutto racchiuso in un unico sound.
Timeless è un’autentica sorpresa e non può mancare nel lettore degli amanti della musica progressiva fuori dai soliti cliché.

Tracklist
01. Destroy Space
02. Disposable Clown
03. Void
04. S7
05. Dream Dealer
06. Sinners & Saints
07. Doppelgänger
08. Consciousness Beyond..
09. Timeless
10. Bury Me

Line-up
Dimitriy Pavlovskiy – Guitars, Vocals
Vladimir Yakubovsky – Keyboards
Tom Penzel – Bass
Vasiliy Irzak – Drums

MAJESTY OF REVIVAL – Facebook

The Damned Things – High Crimes

Non fatevi ingannare dalla presenza del leader degli Anthrax, perché il sound dei The Damned Things non ha nulla a che spartire con la storica band americana, quindi lasciate che punk, alternative, qualche riff stonato qua e là e tanta melodia vi travolgano per una quarantina di minuti scarsi di rock moderno a stelle e strisce.

Quando ormai ci eravamo dimenticati di questa sorta di super gruppo (o progetto parallelo, a seconda dei punti di vista) chiamato The Damned Things, arriva dopo nove anni tramite Nuclear Blast il successore di Ironiclast.

High Crimes torna a far parlare di questa band composta oggi da Scott Ian (Anthrax), Joe Trohman e Andy Hurley (Fall Out Boy) , Keith Buckley (Everytime I Die) e Dan Adriano (Alkaline Trio).
L’album propone dieci brani, melodici, accattivanti e a tratti irresistibili che miscelano in un unico sound, punk rock melodico ed alternative metal con la giusta spinta ed una cura per melodie radiofoniche che non passerà sicuramente inosservata.
Non si tratta solo di nomi importanti della scena rock metal messi insieme a casaccio, ma di una band che sa divertire, bilanciando perfettamente energia punk/metal e melodie dal grande appeal.
D’altronde l’esperienza dei musicisti, il cosiddetto mestiere, non manca di certo e i brani più rappresentativi della tracklist (Something Good’, Invincible, Young Hearts e Keep Crawling) ne sono l’esempio.
Non fatevi ingannare dalla presenza del leader degli Anthrax, perché il sound dei The Damned Things non ha nulla a che spartire con la storica band americana, quindi lasciate che punk, alternative, qualche riff stonato qua e là (Keep Crawling) e tanta melodia vi travolgano per una quarantina di minuti scarsi di rock moderno a stelle e strisce.

Tracklist
1. Cells
2. Something Good
3. Invincible
4. Omen
5. Carry A Brick
6. Storm Charmer
7. Young Hearts
8. Keep Crawling
9. Let Me Be (Your Girl)
10. The Fire Is Cold

Line-up
Scott Ian – Guitar
Joe Trohman – Guitar
Keith Buckley – Vocals
Dan Adriano – Bass
Andy Hurley – Drums

THE DAMNED THINGS – Facebook

Forever Still – Breathe In Colours

Album dedicato dunque ai più giovani fruitori di musica rock, Breathe In Colours riuscirà sicuramente a conquistare molti cuori alternative dark.

Secondo lavoro per i Forever Still, band danese composta dalla cantante e tastierista Maja Shining e dal polistrumentista Mikkel Haastrup, raggiunti per questo album dal batterista Rune Frisch e dal chitarrista Inuuteq Kleemann (quest’ultimo solo in sede live).

Breathe In Colours è un concept futuristico, in stile Blade Runner, raccontato per mezzo di un sound nervoso, alimentato da energiche scosse alternative metal ed oscurato da atmosfere dark/gothic.
Ottima e varia la prova della cantante, ad alzare il livello di un’opera che si sviluppa per trentacinque minuti di metal moderno,con dieci brani che raccolgono ispirazioni ed influenze che vanno dai Lacuna Coil ad una versione elettronica degli Evanescence, il tutto giocato sull’alternanza tra sfumature pop e sferzanti schiaffi nu metal.
L’album, prodotto alla perfezione, è il classico lavoro studiato per entrare nelle grazie dei ragazzi sotto i vent’anni, con la vocalist che spazia tra urla metalliche e linee melodiche ruffiane, al sound che non si scosta da quanto descritto in precedenza.
Trentacinque minuti bastano e avanzano, anche perché le tracce seguono tutte la via intrapresa dal gruppo con l’opener Rewind e la successiva Fight!.
Album dedicato dunque ai più giovani fruitori di musica rock, Breathe In Colours riuscirà sicuramente a conquistare molti cuori alternative dark: in campo ci sono tutte le armi per riuscire nell’impresa, vedremo se la Nuclear Blast ci avrà visto giusto anche questa volta.

Tracklist
1. Rewind
2. Fight!
3. Breathe In Colours
4. Is It Gone?
5. Survive
6. Do Your Worst
7. Pieces
8. Rising Over You
9. Say Your Goodbyes
10. Embrace The Tide

Line-up
Maja Shining – Vocals, piano, theremin, additional synths
Mikkel Haastrup – Guitar, bass, synths, piano
Rune Frisch – Drums
Inuuteq Kleemann – Live guitar

FOREVER STILL – Facebook

The Morganatics – The Love Riot Squad VS The F-World

The Love Riot Squad VS The F-World è un album che cresce notevolmente con gli ascolti e merita sicuramente l’attenzione di chi nel genere cerca qualcosa di più che la solita minestra alternativa ad uso e consumo delle radio rock.

Terzo lavoro sulla lunga distanza per questo gruppo alternative rock transalpino, al secolo The Morganatics.

The Love Riot Squad VS The F-World segue We Come From The Stars, licenziato nel 2015 ed il debutto uscito due anni prima ed intitolato, Never Be Part Of Your World, tutti in regime di autoproduzione e che hanno regalato al quintetto parigino una discreta fama a livello underground.
Il nuovo lavoro è un’opera ambiziosa in cui confluiscono atmosfere e sfumature abitualmente trovate in molti dei generi che formano il sound variopinto dei The Morganatics.
Più di un’ora e undici brani a formare un’opera che non manca di toccare corde emozionali come amore, melancolia e dolore, sentimenti che si scontrano con un sound che alterna graffiante metallo alternativo, ed accenni ad un post rock progressivo moderno.
Elettronica e pop rock completano questo caleidoscopio musicale creato dal quintetto francese in un’atmosfera di tensione emotiva che rimane il punto di forza dell’album .
Splendido il brano Gloria, dove la band unisce il post metal progressivo dei Leprous con accenni al sound dai rimandi new wave degli Editors, per tornare al più graffiante alternative rock con Hannah, pezzo legato al rock più popolare negli ultimi anni, mentre la conclusiva OMDB (Il faudra me passer sur le corps) risulta la traccia più progressiva dell’opera in un crescendo di emozioni melanconiche.
I The Morganatics hanno confezionato un ottimo lavoro, il loro metal alternativo risulta adulto, melodico, mai banale, ricco di atmosfere intimiste e melanconiche senza cadere mai nello scontato.
The Love Riot Squad VS The F-World è un album che cresce notevolmente con gli ascolti e merita sicuramente l’attenzione di chi nel genere cerca qualcosa di più che la solita minestra alternativa ad uso e consumo delle radio rock.

Tracklist
1. Table 9
2. Hannah
3. Shark Or Tank
4. 18´44
5. Done With The Wings (Video bei YouTube)
6. The Bitter Strife
7. Gloria
8. Stubborn Girl
9. Square One
10. Can´t Rise (to your expectations)
11. OMDB (Il faudra me passer sur le corps)

Line-up
Seb – Vocals, rhythm guitars, keyboards
Chris – Vocals, samples
Lauris – Lead guitars
PM – Bass, unclean vocals
Franck – Drums

THE MORGANATICS – Facebook

Sidechain – Sidechain

In questo lavoro c’è un po’ tutto quello che il rock ha regalato a cavallo dei due secoli, che il gruppo marchigiano fa suo e con sagacia lo amalgama in una ricetta musicale vincente e matura.

Altro nome di cui risentiremo parlare in futuro è quello dei marchigiani Sidechain.

La band, dopo gli iniziali aggiustamenti nella line up, trova l’assetto definitivo nel quartetto composto da Simone Tedeschi alla voce, Matteo Nardinocchi alla chitarra, Mario Bianchini al basso e Danilo Innocenti alla batteria.
L’ep omonimo licenziato tramite la Volcano Records presenta cinque brani molto interessanti, poco inclini a facili melodie ed incentrati sulla parte più metallica e progressiva del rock alternativo degli anni novanta.
Chi si aspetta una manciata di canzoni dal ritornello carino, magari dal taglio post grunge ed in linea con il sound radiofonico alla Nickelback, verrà invece travolto da un sound potente, che non manca di pesanti note stoner e valorizzato da un grande lavoro ritmico dai rimandi progressivi.
In questo lavoro c’è un po’ tutto quello che il rock ha regalato a cavallo dei due secoli, che il gruppo marchigiano fa suo e con sagacia lo amalgama in una ricetta musicale vincente e matura.
Si parte dal metal al moderno rock progressivo, attraverso l’alternative rock tra lo spartito dell’opener My Master, di Horrible Tentacle e soprattutto della conclusiva Flame, brano simbolo del sound Sidechain, tra Tool, Alice In Chains ed Alter Bridge.
Cinque ottimi brani (l’ep si completa con Wars Today e Last Redemption Of My Soul) che ci presentano una band avviata a dire la sua nella scena underground rock odierna.

Tracklist
1. My Master
2. Horrible Tentacle
3. Wars Today
4. Last Redemption of My Soul
5. Flame

Line-up
Simone Tedeschi – Vocals
Matteo Nardinocchi – Drums
Mauro Bianchini – Bass
Danilo Innocenti – Drums

SIDECHAIN – Facebook

Shuffle – Won’t They Fade?

Won’t They Fade? è un album che ha bisogno però di orecchie allenate all’ascolto di generi diversi tra loro per essere apprezzato, pena il rischio di apparire un minestrone fine a sé stesso: a voi l’ardua sentenza…

Secondo lavoro sulla lunga distanza per gli Shuffle, quintetto transalpino che ha già all’attivo un ep di debutto licenziato nel 2012 (Desert Burst), ed il primo full length datato 2015 (Upon The Hill).

Il gruppo cerca di uscire dai soliti cliché del metal moderno creando un sound vario ed alternativo, partendo da una base post rock e progressiva e ristrutturandola con iniezioni neanche troppo velate di metal alternativo, post rock e nu metal.
Ne esce un lavoro vario con i brani che si differenziano uno dall’altro uscendo dai confini di un genere preciso, a volte forzando un po’ troppo nel variare a tutti i costi la formula.
Gli Shuffle convincono di più quando l’anima progressiva prende il sopravvento e ne escono brani potenti ed a loro modo estremi, con uno scream dai rimandi core che violenta l’elegante spartito di cui può vantarsi questo lavoro.
Won’t They Fade? risulta così un ascolto piacevolmente vario nel suo mescolare input e generi di cui si compone il metal/rock degli ultimi anni, passando per brani come Paranoia Of The Soul, brano che dal nu metal in stile P.O.D. ed Hed PE passa agevolmente all’alternative progressivo di band come A Perfect Circle e Porcupine Tree.
Won’t They Fade? è un album che ha bisogno però di orecchie allenate all’ascolto di generi diversi tra loro per essere apprezzato, pena il rischio di apparire un minestrone fine a sé stesso: a voi l’ardua sentenza.

Tracklist
1. Spoil The Ground
2. Switch To The Otherside
3. Checkmate Fool
4. Faded Chalk Lines
5. Oh Glop D’Eternitat
6. Paranoia Of The Soul
7. Behind Ur Screen
8. Wintertide
9. Virtual Hero

Line-up
Jordan – Lead Voice, Guitars
Sullivane – Keyboards, Backing Vocals
Jonathan – Bass, Backing Vocals
Antoine – Samples, Backing Vocals, Percussions
Grantoine – Drums, Percussions

SHUFFLE – Facebook

Avem – Meridiem

Meridiem dei progsters austriaci Avem è un lavoro collocabile tra quelli di matrice progressiva, moderna e pregna di umori che alternano sfumature alternative, metal e dark.

I viennesi Avem firmano per Wormholedeath che licenzia il loro primo album sulla lunga distanza intitolato Meridiem, un lavoro collocabile tra quelli di matrice progressiva, moderna e pregna di umori che alternano sfumature alternative, metal e dark.

Dietro al microfono la voce grintosa della singer Nora Bendzko a cui alle sue spalle agiscono quattro musicisti che sanno unire una buona tecnica strumentale, obbligatoria se si suona il genere e feeling di stampo rock, per un risultato che in generale soddisfa.
Potrebbero storcere il naso gli ormai obsoleti puristi del genere, fuorviati dall’atmosfera alternative di molti dei brani presenti, ma è un dettaglio che non inficia le buone sensazioni che lasciano brani come l’opener Sun-Chaser, Bermuda o Whispers On The Wind.
Progressive metal moderno dunque, un ramo dell’immenso albero progressivo che sta regalando ottimi lavori in questi ultimi anni e che viene alimentato da band come gli Avem, andando oltre ai soliti schemi e confezionando lavori di grande respiro, freschi, metallici e maturi.
Il piglio aggressivo e drammatico di Lost Cosmonaut si scontra con il rock progressivo attraversato da ritmiche sapientemente congegnate di Earth-Shaker o le sfumature tooliane di Sonder in un’alternanza di suoni ed atmosfere che rendono questa ora di musica un ascolto ampiamente soddisfacente per chi ama il genere.
Gli Avem risultano una band dalle potenzialità enormi, vedremo in futuro la direzione che prenderà la loro musica, aperta a qualsiasi tipo di evoluzione, per ora promossi senza riserve.

Tracklist
01.Sun Chaser
02.How I Got My Wings
03.Bermuda
04.Star Gazer
05.Lost Cosmonaut
06.Phantoms
07.Earth Shaker
08.Whispers On The Wind Feat. Andreas Gammauf
09.Chernobyl
10.Storm Facer Feat. Alexander Hirschmann
11.Sonder
12.LDV

Line-up
Reece Tyrrell – Guitars
Florian Uhl – Bass
Seppo Uhari – Drums
Nora Bendzko – Vocals
Manu Sharma – Keyboards

AVEM – Facebook

Beneath The Hollow – Nihilist

Nihilist è composto da sei brani che nulla aggiungono e nulla tolgono al metal moderno, un modo per spaccarsi il testone in headbanging sfrenati se si è fans del genere, da ignorare se questo modo di fare metal non raggiunge corde scaldate dai suoni classici e old school.

Quello che alcuni anni fa veniva descritto come alternative metal, definizione generica e non propriamente esatta per certe realtà, si è trasformato in groove metal, etichetta molto più modaiola ed ancora più astratta.

Alla fine anche i Beneath The Hollow, band in arrivo da Chicago, suonano metal moderno diviso tra un’anima thrash ed un altra core ed il loro ep, intitolato Nihilist, non fa altro che seguire i soliti cliché del genere, un metal estremo che non manca di melodie, sia in qualche passaggio strumentale che nell’alternanza tra scream/growl e voce pulita.
Nihilist è composto da sei brani che nulla aggiungono e nulla tolgono al metal moderno, un modo per spaccarsi il testone in headbanging sfrenati se si è fans del genere, da ignorare se questo modo di fare metal non raggiunge corde scaldate dai suoni classici e old school.
Il groove ovviamente non manca in brani come Killing Floor e Our Own Hell, con il quintetto statunitense che raggiunge lidi nu metal con Omens.
I Machine Head del controverso The Burning Red e i Pantera sono i gruppi che più ispirano i Beneath The Hollow, mentre le parti propriamente alternative ricordano note fuoriuscite nell’ultimo decennio del secolo scorso in quel di Seattle.

Tracklist
1.Killing Floor
2.Our Own Hell
3.Spineless
4.Nihilist
5.Omens
6.Doom

Line-up
Aaron Revels- Vocals
Jesse DeGroot- Guitar
Tyler Williams- Bass
Matt DeGroot- Drums
URL Facebook

BENEATH THE HOLLOW – Facebook

Svanzica – Red Reflection

Nel suo insieme Red Reflection si può senz’altro definire un album riuscito, le idee ci sono e diversi brani lasciano intravedere potenzialità ancora parzialmente inespresse dagli Svanzica.

Gli Svanzica sono un quartetto proveniente dalla provincia di Verona la cui storia musicale è iniziata nell’ormai lontano 2005 da un’idea della coppia di musicisti formata da Marco De Bianchi e Luca Modenese (rispettivamente chitarra e voce).

Passata da una serie di cambi in formazione, un demo, ed il primo full length intitolato Eos (2009), la band veneta si assesta con la formazione attuale che vede i due membri fondatori raggiunti da Alessandro Merlin alla batteria e Alessandro Pettene al basso.
Il sound si ispira ad un melodic death metal progressivo che vede tra le maggiori influenze la melanconica attitudine dei nostrani Novembre, qualche spunto estremo di matrice melodica scandinava e cenni al rock alternativo.
La doppia voce trova sicuramente i meritati apprezzamenti nei vocalizzi estremi, mentre la clean dal taglio alternative non incide, così come la produzione che non valorizza il pur buon lavoro offerto a livello strumentale dal gruppo.
Nel suo insieme Red Reflection si può senz’altro definire un album riuscito, le idee ci sono e brani come l’opener Through Oceans of Quiet, Spirit Of The Valley e Whisper Of Light, lasciano intravedere potenzialità ancora parzialmente inespresse dagli Svanzica.
Limando qualche difetto come l’uso delle clean e la produzione, il prossimo passo potrebbe regalare ancor più soddisfazioni al gruppo veronese.

Tracklist
1.Through Oceans of Quiet
2.First Step
3.Lunar Verbs
4.Spirit of the Valley
5.Brotherhood
6.Graffiti
7.Whisper of Light
8.Distortion
9.Eternal Noontrip
10.Jupiter

Line-up
Luca “Mayo” Modenese – Vocals
Marco “Debo” De Bianchi – Guitars
Alessandro “Merlo” Merlin – Drums
Alessandro “Ketchup” Pettene – Bass

SVANZICA – Facebook

Ferris Mc – Wahrscheinlich Nie Wieder Vielleicht

Ferris Mc confeziona un ottimo disco crossover, mischiando hip hop, punk, hardcore ed elettronica, il tutto in maniera orecchiabile ma con testi abrasivi, ironici e fuori dal comune.

Munitevi di traduttore, ancora meglio se sapete il tedesco, perché vale davvero la pena di capire i testi del disco di Ferris Mc, con un nuovo lavoro solista fuori dai Mongo Clikke, un collettivo hip hop che ha fatto scuola nella florida scena rap di lingua tedesca.

Ferris Mc confeziona un ottimo disco crossover, mischiando hip hop, punk, hardcore ed elettronica, il tutto in maniera orecchiabile ma con testi abrasivi, ironici e fuori dal comune. Per questo suo nuovo disco solista Ferris Mc è tornato alle origini, ripescando nella tradizione punk hc tedesca, con riferimenti ai Die Toten Hosen, Die Artze, e anche anglosassone come Exploited e Ramones. La decisione di fare cose diverse rispetto all’hip hop nasce dalla considerazione che con quel genere Ferris ha raggiunto la saturazione e quindi non riuscirebbe più a proporre cose interessanti come in questo disco in cui ripesca dal passato per proiettarsi nel futuro. Il lavoro è molto piacevole, con melodie gradevoli che sono alla base di ritornelli che rimangono impressi nella mente, tutto è al suo posto. Wahrscheinlich Nie Wieder Vielleicht è un disco che parla delle contraddizioni che sono nella nostra società, facendolo con una maturità assai rara, e soprattutto della Germania come in un pezzo come Fuer Deutschland Reicht’s, che analizza la pericolosa voglia di sovranismo in voga in Germania come altrove. Il disco è molto fresco, ben prodotto e ha la caratteristica molto importante di parlare ai giovani in maniera molto particolare, con una musica che piacerà a pubblici diversi, perché ha molte soluzioni sonore diverse. Molto importante è anche la questione del titolo, che significa Probabilmente Mai Più: anni fa si sarebbe detto solo “Mai Più”, e sappiamo tutti cosa non si vorrebbe accadesse mai più in Germania e non solo, ma visto come sta andando in tutto il mondo oggi si deve aggiungere il “probabilmente” e questo non è affatto una bel segnale. Un disco musicalmente molto potente e piacevole, con una marcia in più nei testi.

Tracklist
01. Allianz Der Außenseiter
02. Wahrscheinlich Nie Wieder Vielleicht
03. Was Ist Aus Mir Geworden
04. Die Normalen
05. Für Deutschland Reicht’s
06. Shitstorm
07. Der Teufel Tanzt weiter
08. Scherben Bringen Glück
09. Krank
10. Mein Herz Hat ‘Ne Knarre
11. Amok Amok Amok
12. Niemandsland
13. Friedhof Der Kuscheltiere
14. Fake News

FERRIS MC – Facebook

I Pazzi Del Riformatorio – About Life (In The Rubbish)

About Life (In The Rubbish) è un lavoro vario e formato da generi diversi, perciò entrare in sintonia con il sound del gruppo non è facilissimo, ma una volta trovatane la chiave di lettura si scoprirà un mondo di note liberate da confini e barriere.

I Pazzi Del Riformatorio sono un gruppo progressive/alternative metal siciliano nato nel 2011 e questo lavoro venne pubblicato la prima volta tre anni dopo.

La band, dopo qualche anno di pausa, ritorna con una line up rivoluzionata e di fatto a tre, con i due membri fondatori, Marco Blandini (voce e chitarra) e Lorenzo Giannì (chitarra e voci) raggiunti da Francesco Zanotti (batteria).
Il primo passo dei “nuovi” I Pazzi Del Riformatorio è la riedizione dell’album d’esordio con l’aggiunta di due brani inediti (Centro Nichilista, Inri) e da uno in versione live (Atracrar).
About Life (In The Rubbish) è un lavoro originale che amalgama in modo sorprendente, progressive rock, alternative metal, indie ed attitudine punk rock: la band si supera in quei momenti dove il tutto è perfettamente inglobato in brani che non lasciano letture precise sulla strada intrapresa ma giocano a sorprendere chi ascolta.
La cosa buona è che il tutto riesce in brani e attimi in cui il progressive metal di scuola Dream Theater viene violentato da scariche alternative/indie per poi tornare a trame progressive addirittura di stampo settantiano.
In tutto questo ben di dio musicale il metal è il collante che tiene i generi ben saldi tra loro nell’economia di brani come God Is A Woman, la suite Democracy’s Slave e la thrash/punk Escape The Grave.
About Life (In The Rubbish) è un lavoro vario e formato da generi diversi, perciò entrare in sintonia con il sound del gruppo non è facilissimo, ma una volta trovatane la chiave di lettura si scoprirà un mondo di note liberate da confini e barriere.

Tracklist
1.Frankenstein
2.God Is Woman
3.I Pazzi Del Riformatorio
4.Democracy’s Slave
5.Last Chance
6.Green
7.Unforgivable
8.Escape The Game
9.Centro Nichilista (Bonus Track 2019)
10.Inri (Bonus Track 2019)
11.Atracar (Bonus Track 2019 – Live)

Line-up
Marco Blandini – Voci, Chitarre
Lorenzo Giannì – Chitarre, Basso, Tastiere, Voci
Francesco Zanotti – Batteria

Line-up 2014:
Marco Blandini – Voci, Chitarre
Lorenzo Giannì – Chitarre, Voci
Salvo Ilacqua – Basso
Vincenzo Fiorilla – Tastiere
Francesco Zanotti – Batteria

Line-up 2012:
Marco Blandini – Voci, Chitarre
Lorenzo Giannì – Chitarre, Voci
Elena Giudice – Basso
Francesco Zanotti – Batteria
Roberto Ferrara – Tastiere

I PAZZI DEL RIFORMATORIO – Facebook

Bleed Someone Dry – Unorthodox

Unorthodox torna a far parlare dei Bleed Someone Dry in modo assolutamente positivo grazie ad un deathcore di alta qualità offerto da una band che ha una sua ben chiara identità: per gli amanti del genere perdere un lavoro come sarebbe imperdonabile.

A rivalutare una scena core che, parafrasando termini sportivi, rischia di restare sulle ginocchia ci pensa la Wormholedeath, licenziando l’ultimo album dei Bleed Someone Dry, gruppo toscano con una reputazione da consolidare dopo le buone prove passate.

La label aveva già ristampato in precedenza il secondo lavoro del gruppo, quel Subjects uscito originariamente nel 2012 e reimmesso sul mercato un paio d’anni dopo.
Chris Donaldson (produttore e chitarrista dei Cryptopsy) si è preso cura dell’album come già accaduto in passato e Unorthodox non delude sicuramente le attese degli appassionati di un genere dall’equilibrio delicatissimo, specialmente per quanto riguarda il songwriting.
La band, infatti, se ne esce con una decina di brani freschi, estremi e progressivamente moderni, valorizzati da una tecnica in grado di permettere qualsivoglia spunto che possa rendere al meglio un sound che rimane fortemente legato al deathcore.
Attenzione, di deathcore appunto si tratta, perchè in Unorthodox i Bleed Someone Dry picchiano duro, lasciando ad altri facili soluzioni pulite, e ci maltrattano con una serie di detonazioni estreme, supportate da un istinto progressivo grazie al quale brani come la title track, l’opener Vexation, la violenta Plague Of Broken Dreams, il mid tempo Agoraphobia risultano appunto freschi e vari quanto basta per non far perdere l’attenzione di chi ascolta.
La parte elettronica è meno pressante rispetto al passato ma presente, così come l’atmosfera che pervade l’album è assolutamente moderna e slegata da possibili parentele con qualsivoglia genere tradizionale.
Unorthodox torna a far parlare dei Bleed Someone Dry in modo assolutamente positivo grazie ad un deathcore di alta qualità offerto da una band che ha una sua ben chiara identità: per gli amanti del genere perdere un lavoro come sarebbe imperdonabile.

Tracklist
1.Vexation
2.Deceiver
3.Unorthodox
4.The Worst Has Yet To Come
5.Plague Of Broken Dreams
6.All That We’ll Never Have
7.The Modern Dissident Movement
8.Agoraphobia
9.Elysium
10.Mephistophelian

Line-up
Alessio Bruni – Vocals
Jonathan Mazzeo – Guitars
Niccolò D’Alario – Guitars
Mattia Baldanzi – Bass
Alan Syo James – Drums

BLEED SOMEONE DRY – Facebook

IX-The Hermit – Present Days, Future Days

Dei IX-The Hermit ne sentiremo ancora parlare, nel frattempo si può ascoltare Present Days, Future Days per farsi un’idea sulle buone potenzialità messe in mostra dal gruppo.

Chi è abituato a frequentare l’underground metallico sa che le sorprese sono sempre dietro l’angolo e diventa quasi un’urgenza scovare nuove realtà, sorprendendosi piacevolmente all’ascolto di demo, ep o primi full length che potrebbero diventare l’inizio di qualcosa d’importante.

Ovviamente, quando si parla di underground si intende quello mondiale, lasciando ad altri antipatici confini da proteggere, per abbracciare ogni impulso musicale che riesca ad emozionare.
In questo caso rimaniamo nel nostro paese per presentare questa ottima nuova band, i IX-The Hermit, fondata da musicisti dal diverso background e con l’intento di creare qualcosa di nuovo ed originale, inglobando in unico sound i diversi generi musicali da cui provengono.
Dopo diversi cambi di line up, la formazione si stabilizza lo scorso anno così che, la band si può concentrare sui sei brani che compongono questo primo lavoro, un ep dal titolo Present Days, Future Days.
Sei buoni motivi per dare un ascolto alla proposta dei IX-The Hermit sono racchiusi nel sound di questo album che parte con Party Animal, titolo dai richiami street metal, ma pesante come un macigno seppur devota ad un hard & heavy che non manca di potenza e groove.
Ma già dal secondo brano la band lascia le strade dirette e hard rock del brano di apertura per salire su per tornanti progressivi, alternati da ripartenze pesanti come nella decisa You’re Not Worth e nel crescendo di Boston.
Buona tecnica unita ad una non facile catalogazione, fanno di Your Pain e soprattutto della conclusiva The Hermit, brani che uniscono metal estremo, sfumature alternative ed atmosfere progressive.
Dei IX-The Hermit ne sentiremo ancora parlare, nel frattempo si può ascoltare Present Days, Future Days per farsi un’idea sulle buone potenzialità messe in mostra dal gruppo.
Tracklist
1.Party Animals
2.Beyond All My Days
3.You’Re Not Worth
4.Boston
5.Your Pain
6.The Hermit

Line-up
Fabrizio Vindigni – Vocals
Fabrizio Miceli – Guitars
Luigi Gabriele – Guitars
Matteo De Franco – Bass
Giacomo Marsiglia – Drums

IX THE HERMIT – Facebook

Ewigkeit – DISClose

James Fogarty è un musicista in possesso di un grande talento che con il monicker Ewigkeit viene espresso in maniera compiuta e senza alcun filtro.

Ewigkeit è il progetto solista di James Fogarty, alias Mr. Fog, musicista attivo nella scena metal da oltre un ventennio nel corso del quale ha fatto parte di diverse band di spicco, tra le quali risalta di gran lunga l’ultima in ordine di tempo, i leggendari In The Woods.

La riuscita di un album come DISClose è motivata anche dal versatile lavoro vocale di Fogarty, uno di quei cantanti capaci di passare con disinvoltura da tonalità aspre ad evocative clean vocals senza lasciare spazio a perplessità di sorta.
Il primo full length a nome Ewigkeit risale addirittura al 1997 e quello in questione è il decimo della serie, considerando la riedizione nel 2017 dell’esordio Battle Furies in occasione del suo ventennale.
Il black metal che forniva la base stilistica dei primi lavori si è stemperato nel tempo in un metal decisamente melodico, pur se a tratti sempre doverosamente aspro, e così DISClose gode di una certa orecchiabilità che ne rende sicuramente l’ascolto non tropo arduo, a fronte comunque di una certa irrequietezza stilistica.
Questo se vogliamo rappresenta due facce della medaglia di un’opera valida in ogni sua fase, ma poco connotata in uno specifico genere per ritagliarsi magari un audience dedicata: il vantaggio, che va ben oltre ogni altra considerazione, è comunque rappresentato dal fatto che Fogarty in tal modo tiene ben lontano il rischio di annoiare gli ascoltatori con un sound eccessivamente ripetitivo. Le aperture verso sonorità più moderne ci sono ma avvengono in maniera molto fluida e senza snaturare un sound caleidoscopico che unisce melodia e note estreme in maniera esemplare.
DISClose offre grandi aperture melodiche inserite all’interno di strutture che, per lo più, di estremo hanno soprattutto lo screaming (anche se in questo caso avrei preferito per gusto personale un più frequente ricorso anche all’efficace growl che James ha sicuramente nelle sue corde), veleggiando tra progressive death, gothic doom, black avanguardistico e alternative rock/metal senza mai restituire il sound in una forma frammentata.
Ogni brano vive di squarci memorabili, sotto forma di chorus di grande impatto ed esaltati per lo più dall’evocativa voce pulita che Fogarty esibisce in maniera magistrale.
Disclosure e Resonance sono le due tracce del loto che preferisco, ma il bello di DISClose è che ognuno potrà trovare un proprio brano ideale che non deve necessariamente coincidere con quelli prediletti da altri: James Fogarty è un musicista in possesso di un grande talento che con il monicker Ewigkeit viene espresso in maniera compiuta e senza alcun filtro.

Tracklist:
1 – 1947
2 – Disclosure
3 – Oppenheimer’s Lament
4 – Guardians of the High Frontier
5 – Resonance
6 – KRLLL
7 – Moon Monolith

Line-up:
James Fogarty

EWIGKEIT – Facebook

In Flames – I, The Mask

Ribadire quanto grandi fossero gli In Flames di The Jester Race, Whoracle e Colony risulta ormai quantomeno superfluo, perché la band continua imperterrita per la sua strada e a noi tutti non resta che prenderne atto e decidere se seguirla o rivolgerci altrove.

Non era certo un’impresa per gli In Flames riuscire a pubblicare un album più convincente del precedente Battles, che aveva deluso fans e addetti ai lavori per una eccessiva atmosfera nu metal che cancellava completamente le ultime scorie melodic death.

I, The Mask risolleva in parte le sorti dello storico gruppo svedese grazie ad un sound che, se rimane assolutamente “americano”, vede comunque in una scaletta di buone canzoni l’arma per riscattarsi.
Sia chiaro una volta per tutte: la band che negli anni novanta, contribuì a mettere a ferro e fuoco l’Europa amalgamando lo swedish death con il metal classico ed inventando di fatto uno dei generi più popolari tra le truppe metalliche, non esiste più da quasi vent’anni e la separazione con il suo fondatore (Jesper Strömblad) è stato lo strappo definitivo con tutto quello che il gruppo ha rappresentato fino al masterpiece Clayman.
Gli In Flames odierni sono un gruppo in continua evoluzione, per assurdo più rock che metal, capitanato da un Anders Fridén diventato probabilmente il miglior cantante in circolazione nei confini dell’alternative metal.
Lo screaming/growl è una garanzia e le clean fanno piazza pulita dei vocalist alle prese con la doppia voce in giro per il circuito: Fridén si è calato completamente nei nuovi In Flames che ha contribuito in maniera importante a modellare, insieme ai chitarristi Björn Gelotte e Niclas Engelin.
Il nuovo lavoro è dunque un passo avanti in termini qualitativi, la band questa volta ha azzeccato tutto o quasi, completando una tracklist che convince dall’inizio alla fine, con una serie di brani che vivono di melodie ruffiane inserite in un metal alternativo che non dovrebbe trovare ostacoli aldilà dell’oceano, anche se ha un’impronta leggermente meno nu metal rispetto al suo predecessore.
Ci sono brani dove ritornelli rock la fanno da padrone, altri in cui le chitarre alzano la testa, addirittura tre ballad ed un’atmosfera radiofonica che riempie di appeal le varie Voices, (This Is Our) House, In This Life e Stay With Me.
Ribadire quanto grandi fossero gli In Flames di The Jester Race, Whoracle e Colony risulta ormai quantomeno superfluo, perché la band continua imperterrita per la sua strada e a noi tutti non resta che prenderne atto e decidere se seguirla o rivolgerci altrove.

Tracklist
1. Voices
2. I, The Mask
3. Call My Name
4. I Am Above
5. Follow Me
6. (This Is Our) House
7. We Will Remember
8. In This Life
9. Burn
10. Deep Inside
11. All The Pain
12. Stay With Me

Line-up
Anders Fridén – Vocals
Björn Gelotte – Guitars
Bryce Paul – Bass
Niclas Engelin – Guitars
Joe Rickard / Tanner Wayne – Drums

IN FLAMES – Facebook

Slot – 200 кВт

200 кВт è composto da una dozzina di brani che ripercorrono l’alternative nu metal in tutti i suoi cliché, animati dalla giusta grinta e da una Nookie indomabile, con titoli e testi rigorosamente in lingua madre e un impatto da band navigata.

La Sliptrick Records, dopo il best of con il meglio dei sette album pubblicati dalla band, licenzia il nuovo album degli Slot, gruppo alternative metal capitanato dalla cantante Nookie, famosa in patria per aver partecipato con successo alla versione russa di The Voice, nonché leader della band che porta il suo nome.

Il nuovo album, intitolato 200 кВт, vede sempre la talentuosa singer duettare con il suo alter ego Cache in quaranta minuti che si specchiano nel nu metal di matrice statunitense, un modern che si allontana dal metalcore di moda in questo periodo per tornare a suonare rock su parti campionate, accenni rap e groove a palla.
Nookie è ancora una volta l’arma in più del quintetto russo, una tigre dalla versatilità sorprendente, una vera calamita per l’ascoltatore, comunque tenuto per le palle da un sound elettrizzante, moderno, melodico, cattivo e graffiante il giusto per non restare ad appannaggio di fans under quattordici.
200 кВт è composto da una dozzina di brani che ripercorrono l’alternative nu metal in tutti i suoi cliché, animati dalla giusta grinta e da una Nookie indomabile, con titoli e testi rigorosamente in lingua madre e un impatto da band navigata.

Tracklist
01. 200 кВт
02. Кукушка
03. ЗОЖ
04. Я выберу солнце
05. Естественный отбор
06. Сколько денег
07. На марс!
08. Не все равно
09. #ЯЩЕТАЮ
10. Система
11. Ильич (Son Of A Bitch)
12. Вселенная

Line-up
Nookie – Female Vocal
Cache – Male Vocals, Programming
ID – Guitar
Vasiliy GHOST Gorshkov – Drums
Nikita Muravyov – Bass

SLOT – Facebook

Crystal Lake – Helix

In questo disco ci sono in dosi fortissime, potenza, melodia, qualche stiloso accenno di rap e tanto metal moderno.

Definire metalcore i giapponesi Crystal Lake è alquanto riduttivo, anche se il genere di partenza è quello, però la potenza che sprigionano questi giapponesi è assai notevole.

Nati nell’ormai lontano 2002, provenienti dalla fertile scena punk hardcore di Tokyo, i Crystal Lake non hanno nemmeno quasi il tempo di rilasciare il loro demo Freewill che vengono subito contattati per un concerto in Corea Del Sud, paese che condivide con il Giappone un’immensa passione per i fumetti e il metalcore. Nel 2006 esce il loro primo disco su lunga distanza Dimension, e continuano a suonare molto in giro per l’estremo Oriente. Dopo altri dischi, cambi di formazione e moltissimi concerti pubblicano questo Helix che è il punto più alto della loro carriera. In questo disco ci sono in dosi fortissime, potenza, melodia, qualche stiloso accenno di rap e tanto metal moderno. Ascoltando i Crystal Lake si recupera molto fiducia nel metal dei giorni nostri, cosa che con tanti altri gruppi non è proprio possibile. Il loro suono è una mazzata con spiragli melodici, e quando riescono ad amalgamare i due aspetti si raggiunge un risultato molto vicino all’ottimo. La centralità è riservata alla potenza e alla nitidezza del suono come quello della parola, dato che si distingue ogni nota e ogni verso scritto, e arriva tutto all’ascoltatore. Inoltre Helix è un disco che può essere ascoltato ed apprezzato anche da chi non è più giovane e quindi un ascoltatore medio di metalcore, perché contiene molti elementi che piaceranno a chi ha un po’ di mentalità aperta e amore per il metal moderno. Una delle cose migliori dei Crystal Lake è che da buoni giapponesi creano un suono pieno che funziona anche scenicamente, e infatti dal vivo sono molto apprezzati, sia in patria che all’estero. Come detto prima ci sono anche elementi di hip hop che spuntano qui e là, non dimentichiamoci che il Giappone è un paese dove il nu metal è ancora ben vivo, come nella traccia Outgrow che dimostra che questo gruppo può fare molte cose diverse, e tutte bene. Un notevole disco di metal moderno, da parte di un gruppo assolutamente peculiare.

Tracklist
1. Helix
2. Aeon
3. Agony
4. +81
5. Lost In Forever
6. Outgrow
7. Ritual
8. Hail To The Fire
9. Devilcry
10. Just Confusing
11. Apollo
12. Sanctuary

Line-up
Ryo – Vocals
YD – Guitar
Shinya – Guitar
Bitoku – Bass / Support
Gaku – Drums / Support

CRYSTAL LAKE – Facebook

New Disorder – Mind Pollution

Potente e melodico, questa è la caratteristica principale del nuovo lavoro, che conferma dunque la buona qualità della proposta di un gruppo dalle molte anime unite in un sound moderno e vincente, grazie ad un talento melodico che emerge tra aggressività metal, graffiante alternative rock e pulsioni elettro/industriali, presenti ma mai invadenti.

L’inizio di ogni anno porta sempre molte novità in campo musicale con i nuovi lavori di band storiche e le nuove leve delle quali fanno sicuramente parte i romani New Disorder.

All’indomani dell’uscita del riuscito secondo lavoro che vedeva la band riprendere in mano brani del disco precedente (Straight To Pain, ormai introvabile) con l’aggiunta di due tracce inedite, i New Disorder hanno firmato per la label spagnola Art Gates Records e licenziano Mind Pollution, nuovo album composto da dieci tracce di potente e melodico modern metal.
E’ appunto questa la caratteristica principale del nuovo lavoro, che conferma dunque la buona qualità della proposta di un gruppo dalle molte anime unite in un sound moderno e vincente, grazie ad un talento melodico che emerge tra aggressività metal, graffiante alternative rock e pulsioni elettro/industriali, presenti ma mai invadenti.
Aiutati non poco dal notevole talento del cantante Francesco Lattes, i brani di Mind Pollution alternano quindi un approccio melodico ancora più convincente ad un impatto metallico moderno ed alternative.
Funziona questo lavoro, sorretto da una tecnica che permette ai New Disorder di creare un qualcosa che va al di là di un semplice muro sonoro, sfoggiando raffinate sfumature heavy ricamate in una una serie di brani che trovano nell’opener Riot, nella title track, nel groove di Going Down e nelle melodie di Get Out gli episodi migliori.
Ottimo lavoro e band da seguire con attenzione se si è amanti dell’alternative e del modern metal di un certo spessore.

Tracklist
1.Riot
2.News From Hell
3.Mind Pollution
4.W.T.F.(Spreading Hate)
5.Going Down
6.Room With A View
7.Scars
8.Get out
9.The Beast
10.No Place For Me

Line-up
Francesco Lattes – Vocals
Ivano Adamo – Bass
Lorenzo Farotti – Guitar
Giovanni Graziano – Guitar
Luca Mancini – Drums

NEW DISORDER – Facebook

Childrain – The Silver Ghost

Il gruppo è in definitiva molto interessante e ha ancora ampi margini di miglioramento: questo quarto disco potrebbe essere quello che li impone all’attenzione mondiale, anche se l’attenzione del pubblico dura poco e bisogna agire in fretta.

Portando avanti la fertile tradizione basca, i Childrain sono un gruppo di metal potente e moderno, guidato dai due fratelli Ini e Iker.

Nato nel 2008 a Gasteiz, fin dagli inizi questo gruppo ha saputo coniugare potenza e melodia, usando i canoni del metal moderno, portando una propria sceneggiatura originale. Fra le loro peculiarità c’è quella di riuscire a fare ritornelli che sono degli autentici inni da concerto. I riff di chitarra hanno assorbito molto da molti generi differenti come il metalcore, il groove metal e anche cose più southern, non sbilanciandosi mai, ricercando sempre una sintesi originale. I Childrain sono un gruppo da ascrivere a quella corrente di giovani metallari che partendo dal passato prossimo riescono a portare il suono pesante in uno dei futuri possibili. Tutto ciò grazie ad una struttura sonora ben composta che porta l’ascoltatore a provare diverse emozioni. I Childrain hanno ben presente dove vogliono andare e tutto rientra in un disegno ben preciso. The Silver Ghost è il loro quarto album, il primo con dichiarate aspirazioni internazionali, e ascoltandolo si comprende subito il grande potenziale di questo gruppo basco e la sua capacità di inserirsi nell’agone mondiale. Infatti nel mese di aprile faranno delle date a supporto dei Six Feet Under in Europa, come riconoscimento del loro lavoro e come trampolino per nuove avventure. Il disco è piacevole e ben bilanciato e mostra uno degli sviluppi possibili del metal moderno, incentrato sulla potenza e su richiami al passato. Il gruppo è in definitiva molto interessante e ha ancora ampi margini di miglioramento: questo quarto disco potrebbe essere quello che li impone all’attenzione mondiale, anche se l’attenzione del pubblico dura poco e bisogna agire in fretta.

Tracklist
1. Wake The Ghost
2. Saviors of the Earth
3. The Valley of Hope
4. Saturnia
5. The Silver Walker
6. Interstellar
7. Eon
8. Ten Thousand Moons
9. Omega

CHILDRAIN – Facebook