Minor Poet – The Good News

Questo gruppo ha un tiro maledettamente affascinante molto anni ottanta, come se di quegli splendidi anni si fosse preso solo il buono per fondare un movimento tropical statunitense molto debitore ai Beatles, a cavallo fra le diapositive rock e quelle psichedeliche.

Visione musicale superiore di in qualcosa che si situa tra il pop di alta qualità, il rock e uno strano senso per la bossanova.

I Minor Poet sono una creazione della fervida mente musicale di Andrew Carter da Richmond, Virginia, il quale, con il disco del 2017 And How! ha dato vita a questo progetto diventato con il tempo un vero e proprio gruppo che si esibisce con successo in giro. In definitiva questa band ha un tiro maledettamente affascinante molto anni ottanta, come se di quegli splendidi anni si fosse preso solo il buono per fondare un movimento tropical statunitense molto debitore ai Beatles, a cavallo fra le diapositive rock e quelle psichedeliche. Il loro suono è ora dolce e malinconico ma sempre con un fondo di speranza, ora più scanzonato ma consapevole di cosa siamo e di cosa possiamo fare, ovvero poco, ma in questo poco perché non gustarci canzoni bellissime come queste? Ecco, queste sono canzoni molto belle, eleganti e di ottimo aspetto, ben composte e ben suonate. Questa eleganza in musica è qualcosa che si sta perdendo sempre di più, e i Minor Poet sono qui per ricordarcelo. In questi sovraffollati tempi manca qualcosa che un tempo veniva regalato, ad esempio, da un David Bowie o un Marc Bolan, quel cambiare atmosfera con una canzone. Ecco i Minor Poet lo fanno, sebbene in una scala minore, con il sax che entra alla fine di Nude Descending Staircase con un assolo che non dura molto ma cambia un disco. E questo album è pieno di particolari come questo, piccole chicche disseminate in un disegno già valido e molto bello.
Un disco che respira e fa respirare bene, non fa guardare davanti od indietro, ma verso lo specchio, per una nostra immagine finalmente sostenibile.

Tracklist
1.Tabula Rasa
2.Tropic of Cancer
3.Museum District
4.Reverse Medusa
5.Bit Your Tongue / All Alone Now
6.Nude Descending Staircase
Line-up
Andrew Carter, Jeremy Morris, Micah Head, Erica Lashley.

https://www.facebook.com/minorpoetmusic/

Baroness – Gold And Grey

Diciassette pezzi di grande carisma e di ottima musica, con granate musicali che esplodono spargendosi in ogni dove. Inoltre è un disco che permette molteplici ascolti, possedendo una ricchezza musicale loto vasta.

I Baroness da anni sono un nome molto importante nel giro del rock alternativo statunitense e non solo, in particolare per la loro personale fusione fra il rock e la musica pesante.

Con questo Gold And Grey il gruppo americano trova la sublimazione alchemica di questo processo fin dal titolo, e propone un disco eccellente. Che i Baroness siano sempre stati un gruppo fuori dal comune lo si era compreso fin dai loro inizi, ma andando avanti la cosa è progredita a tal punto che sono arrivati a questo disco mostrano una maturità ed una profondità davvero uniche. I Baroness sono un gruppo speciale, hanno una poetica musicale che nessuno possiede, ogni loro album è particolare, ma questo ha un passo in più, anche perché è deputato a chiudere un’epoca, nel senso che sarà l’ultimo disco che tratterà il tema cromatico, già dalla copertina realizzata come sempre dal chitarrista John Baizley, un dipinto bellissimo che rappresenta il viaggio che ha compiuto fino a qui il gruppo. Gold And Grey sviluppa temi fino ad ora quasi inediti nel suono del gruppo, salutando l’ingresso nel gruppo della chitarrista Gina Gleason, e arrivando a proporre una quasi perfetta sintesi fra pop e rock pesante. Innestandosi nel solco degli ultimi Mastodon, sotto le sapienti mani del produttore Dave Fridmann già con Mogwai e The Flaming Lips, i Baroness propongono un lavoro musicale assai esaustivo, melodico e musicalmente molto profondo, con dei momenti di assoluta commozione come in I’d Do Anything, una canzone quasi impensabile per i Baroness qualche tempo fa, resa possibile da una sensibilità musicale fuori dal comune, e anche dettata dal coraggio, nel senso che escono dalla loro zona di comfort per andare in territori pressoché inesplorati da loro. Gold And Grey è un disco radiofonico, orecchiabile nel senso più nobile del termine, non è uno scadimento commerciale, ma un’ulteriore maturazione di un gruppo che va sempre avanti, guardandosi indietro quel poco che basta per prendere la spinta per lanciarsi oltre il nuovo ostacolo.
Diciassette pezzi di grande carisma e di ottima musica, con granate musicali che esplodono spargendosi in ogni dove. Inoltre è un disco che permette molteplici ascolti, possedendo una ricchezza musicale loto vasta.

Tracklist
01. Front Toward Enemy
02. I’m Already Gone
03. Seasons
04. Sevens
05. Tourniquet
06. Anchor’s Lament
07. Throw Me An Anchor
08. I’d Do Anything
09. Blankets of Ash
10. Emmett-Radiating Light
11. Cold Blooded Angels
12. Crooked Mile
13. Broken Halo
14. Can Oscura
15. Borderlines
16. Assault on East Falls
17. Pale Sun

Line-up
Sebastian Thomson – Drums
Gina Gleason – Guitar, Back Vocals
Nick Jost – Bass, Keyboard
John Baizley – Vocals, Guitar

BARONESS – Facebook

The Damned Things – High Crimes

Non fatevi ingannare dalla presenza del leader degli Anthrax, perché il sound dei The Damned Things non ha nulla a che spartire con la storica band americana, quindi lasciate che punk, alternative, qualche riff stonato qua e là e tanta melodia vi travolgano per una quarantina di minuti scarsi di rock moderno a stelle e strisce.

Quando ormai ci eravamo dimenticati di questa sorta di super gruppo (o progetto parallelo, a seconda dei punti di vista) chiamato The Damned Things, arriva dopo nove anni tramite Nuclear Blast il successore di Ironiclast.

High Crimes torna a far parlare di questa band composta oggi da Scott Ian (Anthrax), Joe Trohman e Andy Hurley (Fall Out Boy) , Keith Buckley (Everytime I Die) e Dan Adriano (Alkaline Trio).
L’album propone dieci brani, melodici, accattivanti e a tratti irresistibili che miscelano in un unico sound, punk rock melodico ed alternative metal con la giusta spinta ed una cura per melodie radiofoniche che non passerà sicuramente inosservata.
Non si tratta solo di nomi importanti della scena rock metal messi insieme a casaccio, ma di una band che sa divertire, bilanciando perfettamente energia punk/metal e melodie dal grande appeal.
D’altronde l’esperienza dei musicisti, il cosiddetto mestiere, non manca di certo e i brani più rappresentativi della tracklist (Something Good’, Invincible, Young Hearts e Keep Crawling) ne sono l’esempio.
Non fatevi ingannare dalla presenza del leader degli Anthrax, perché il sound dei The Damned Things non ha nulla a che spartire con la storica band americana, quindi lasciate che punk, alternative, qualche riff stonato qua e là (Keep Crawling) e tanta melodia vi travolgano per una quarantina di minuti scarsi di rock moderno a stelle e strisce.

Tracklist
1. Cells
2. Something Good
3. Invincible
4. Omen
5. Carry A Brick
6. Storm Charmer
7. Young Hearts
8. Keep Crawling
9. Let Me Be (Your Girl)
10. The Fire Is Cold

Line-up
Scott Ian – Guitar
Joe Trohman – Guitar
Keith Buckley – Vocals
Dan Adriano – Bass
Andy Hurley – Drums

THE DAMNED THINGS – Facebook

Forever Still – Breathe In Colours

Album dedicato dunque ai più giovani fruitori di musica rock, Breathe In Colours riuscirà sicuramente a conquistare molti cuori alternative dark.

Secondo lavoro per i Forever Still, band danese composta dalla cantante e tastierista Maja Shining e dal polistrumentista Mikkel Haastrup, raggiunti per questo album dal batterista Rune Frisch e dal chitarrista Inuuteq Kleemann (quest’ultimo solo in sede live).

Breathe In Colours è un concept futuristico, in stile Blade Runner, raccontato per mezzo di un sound nervoso, alimentato da energiche scosse alternative metal ed oscurato da atmosfere dark/gothic.
Ottima e varia la prova della cantante, ad alzare il livello di un’opera che si sviluppa per trentacinque minuti di metal moderno,con dieci brani che raccolgono ispirazioni ed influenze che vanno dai Lacuna Coil ad una versione elettronica degli Evanescence, il tutto giocato sull’alternanza tra sfumature pop e sferzanti schiaffi nu metal.
L’album, prodotto alla perfezione, è il classico lavoro studiato per entrare nelle grazie dei ragazzi sotto i vent’anni, con la vocalist che spazia tra urla metalliche e linee melodiche ruffiane, al sound che non si scosta da quanto descritto in precedenza.
Trentacinque minuti bastano e avanzano, anche perché le tracce seguono tutte la via intrapresa dal gruppo con l’opener Rewind e la successiva Fight!.
Album dedicato dunque ai più giovani fruitori di musica rock, Breathe In Colours riuscirà sicuramente a conquistare molti cuori alternative dark: in campo ci sono tutte le armi per riuscire nell’impresa, vedremo se la Nuclear Blast ci avrà visto giusto anche questa volta.

Tracklist
1. Rewind
2. Fight!
3. Breathe In Colours
4. Is It Gone?
5. Survive
6. Do Your Worst
7. Pieces
8. Rising Over You
9. Say Your Goodbyes
10. Embrace The Tide

Line-up
Maja Shining – Vocals, piano, theremin, additional synths
Mikkel Haastrup – Guitar, bass, synths, piano
Rune Frisch – Drums
Inuuteq Kleemann – Live guitar

FOREVER STILL – Facebook

Monovine – D.Y.E

Il sound dei Monovine risulta influenzato dal rock alternativo di primi anni novanta e dal grunge dei Nirvana, la band che influenza ogni nota di D.Y.E.

L’impatto che il rock di Seattle ha avuto sugli ultimi venticinque anni di musica è probabilmente andato oltre alle aspettative di detrattori e non, continuando ad influenzare generazioni di band ispirate dal sound conosciuto ai più come grunge.

Che poi il grunge non fosse solo un modo per fare rock, ma un vero movimento generazionale è un dettaglio, almeno per chi ancora oggi continua a creare rock ispirandosi alle grandi band uscite in quel periodo.
I Monovine arrivano da Patrasso, si sono trasferiti nella scena alternativa di Atene e sono giunti con D.Y.E al loro terzo lavoro, dopo il debutto intitolato Cliche ed uscito nel 2011 ed il precedente Swallow, licenziato nel 2014.
Il loro sound risulta influenzato dal rock alternativo di primi anni novanta e dal grunge dei Nirvana, la band che influenza ogni nota di D.Y.E, album nel quale confluiscono undici brani devoti ala band di Kurt Cobain, tra Bleach ed In Utero, lasciando fuori dallo spartito le sfumature commerciali del must Nevermind ed inserendo scosse noise di matrice Sonic Youth.
I Monovine non lasciano dubbi sull’origine del loro stile che, prendendo in prestito una definizione abusata nel metal classico ed estremo, potremmo chiamare old school.
Brani scarni, produzione minimale ed attitudine punk conferiscono alle varie Mellow, Void, Burn It quell’atmosfera nichilista e tristemente perdente che la rendono adatta a un paesaggio rock bagnato dalla pioggia di Seattle.

Tracklist
1.Mellow
2.Throw Me A Bone
3.For A Sun
4.Void
5.Your Figure Smells
6.Messed Up
7.Burn it
8.Me (Raphe Nuclei)
9.Ring A Bell?
10.Why Don’t You Shoot Me In The Head
11.Haunt

Line-up
Stratos – Voice, Guitars
Xeno – Bass
Sotiris – Drums

MONOVINE – Facebook

The Morganatics – The Love Riot Squad VS The F-World

The Love Riot Squad VS The F-World è un album che cresce notevolmente con gli ascolti e merita sicuramente l’attenzione di chi nel genere cerca qualcosa di più che la solita minestra alternativa ad uso e consumo delle radio rock.

Terzo lavoro sulla lunga distanza per questo gruppo alternative rock transalpino, al secolo The Morganatics.

The Love Riot Squad VS The F-World segue We Come From The Stars, licenziato nel 2015 ed il debutto uscito due anni prima ed intitolato, Never Be Part Of Your World, tutti in regime di autoproduzione e che hanno regalato al quintetto parigino una discreta fama a livello underground.
Il nuovo lavoro è un’opera ambiziosa in cui confluiscono atmosfere e sfumature abitualmente trovate in molti dei generi che formano il sound variopinto dei The Morganatics.
Più di un’ora e undici brani a formare un’opera che non manca di toccare corde emozionali come amore, melancolia e dolore, sentimenti che si scontrano con un sound che alterna graffiante metallo alternativo, ed accenni ad un post rock progressivo moderno.
Elettronica e pop rock completano questo caleidoscopio musicale creato dal quintetto francese in un’atmosfera di tensione emotiva che rimane il punto di forza dell’album .
Splendido il brano Gloria, dove la band unisce il post metal progressivo dei Leprous con accenni al sound dai rimandi new wave degli Editors, per tornare al più graffiante alternative rock con Hannah, pezzo legato al rock più popolare negli ultimi anni, mentre la conclusiva OMDB (Il faudra me passer sur le corps) risulta la traccia più progressiva dell’opera in un crescendo di emozioni melanconiche.
I The Morganatics hanno confezionato un ottimo lavoro, il loro metal alternativo risulta adulto, melodico, mai banale, ricco di atmosfere intimiste e melanconiche senza cadere mai nello scontato.
The Love Riot Squad VS The F-World è un album che cresce notevolmente con gli ascolti e merita sicuramente l’attenzione di chi nel genere cerca qualcosa di più che la solita minestra alternativa ad uso e consumo delle radio rock.

Tracklist
1. Table 9
2. Hannah
3. Shark Or Tank
4. 18´44
5. Done With The Wings (Video bei YouTube)
6. The Bitter Strife
7. Gloria
8. Stubborn Girl
9. Square One
10. Can´t Rise (to your expectations)
11. OMDB (Il faudra me passer sur le corps)

Line-up
Seb – Vocals, rhythm guitars, keyboards
Chris – Vocals, samples
Lauris – Lead guitars
PM – Bass, unclean vocals
Franck – Drums

THE MORGANATICS – Facebook

Sidechain – Sidechain

In questo lavoro c’è un po’ tutto quello che il rock ha regalato a cavallo dei due secoli, che il gruppo marchigiano fa suo e con sagacia lo amalgama in una ricetta musicale vincente e matura.

Altro nome di cui risentiremo parlare in futuro è quello dei marchigiani Sidechain.

La band, dopo gli iniziali aggiustamenti nella line up, trova l’assetto definitivo nel quartetto composto da Simone Tedeschi alla voce, Matteo Nardinocchi alla chitarra, Mario Bianchini al basso e Danilo Innocenti alla batteria.
L’ep omonimo licenziato tramite la Volcano Records presenta cinque brani molto interessanti, poco inclini a facili melodie ed incentrati sulla parte più metallica e progressiva del rock alternativo degli anni novanta.
Chi si aspetta una manciata di canzoni dal ritornello carino, magari dal taglio post grunge ed in linea con il sound radiofonico alla Nickelback, verrà invece travolto da un sound potente, che non manca di pesanti note stoner e valorizzato da un grande lavoro ritmico dai rimandi progressivi.
In questo lavoro c’è un po’ tutto quello che il rock ha regalato a cavallo dei due secoli, che il gruppo marchigiano fa suo e con sagacia lo amalgama in una ricetta musicale vincente e matura.
Si parte dal metal al moderno rock progressivo, attraverso l’alternative rock tra lo spartito dell’opener My Master, di Horrible Tentacle e soprattutto della conclusiva Flame, brano simbolo del sound Sidechain, tra Tool, Alice In Chains ed Alter Bridge.
Cinque ottimi brani (l’ep si completa con Wars Today e Last Redemption Of My Soul) che ci presentano una band avviata a dire la sua nella scena underground rock odierna.

Tracklist
1. My Master
2. Horrible Tentacle
3. Wars Today
4. Last Redemption of My Soul
5. Flame

Line-up
Simone Tedeschi – Vocals
Matteo Nardinocchi – Drums
Mauro Bianchini – Bass
Danilo Innocenti – Drums

SIDECHAIN – Facebook

Good Moaning – The Roost

La dolcezza qui è presente, ma è più un leccarsi le ferite, un cercare di andare avanti cercando strade alternative, che è poi ciò che fanno questi ragazzi con la loro musica, cercare altro.

Album di esordio per i baresi Good Moaning che fanno un bellissimo dream pop a tinte psichedeliche, molto intimo e delicato.

The Roost è un disco che non lascia indifferenti, innanzitutto per la capacità di entrare dentro al nostro cuore e di non lasciarlo più, con il suo incedere trasognato e comunque disilluso: ci sono i sogni ma bisogna fare bilanci e stare attenti, molto attenti. Si guarda alla grande tradizione americana, che è certamente la prima fonte di ispirazione, ma ci sono molte cose fluttuanti in questo album. Il gruppo barese è pressoché inedito a queste latitudini perché fa un dream pop che in Italia non siamo molto capaci a proporre, mentre a loro riesce benissimo aggiungendoci anzi molto di loro, ad esempio con una psichedelia latente che esplode quando meno te lo aspetti ad arricchire il tutto. Ascoltando The Roost si capisce che questi ragazzi hanno una conoscenza molto ferrata della materia, ma sono al contempo dei notevoli creatori di musica e il loro disco di esordio funziona come un film, in cui si procede sceneggiatura per sceneggiatura e non ci si riesce a staccare molto facilmente. La dolcezza qui è presente, ma è più un leccarsi le ferite, un cercare di andare avanti cercando strade alternative, che è poi ciò che fanno questi ragazzi con la loro musica, cercare altro. Ogni canzone ha più di un motivo di interesse, e tutto il disco è ben al di sopra della media, proprio perché nella media non ci rientra, è ostinatamente altro, anche nell’uso di qualche elemento di elettronica. C’è una canzone quasi alla fine del disco, Curtain, che è uno dei migliori esempi di come si possa creare un’atmosfera raccontando in poco più di tre minuti di come giocavamo a calcio sotto la pioggia, e di come ora nidifichiamo in angoli che cerchiamo di tenere al riparo dall’acqua che monta, ma non è facile. Ecco, The Roost è una raccolta di momenti così, che ognuno interpreterà come vuole, perché questa in fondo è musica evocativa. E non è poco.

Tracklist
1. mother-door
2. suitcase
3. incubus
4. the roost
5. cornwall
6. scarecrow
7. curtain
8. yousuck

Line-up
Edoardo Partipilo – vocals / guitar
Lorenzo Gentile – guitar
Marco Menchise – bass
Davide Fumai – drums / keyboards

GOOD MOANING – Facebook

Shuffle – Won’t They Fade?

Won’t They Fade? è un album che ha bisogno però di orecchie allenate all’ascolto di generi diversi tra loro per essere apprezzato, pena il rischio di apparire un minestrone fine a sé stesso: a voi l’ardua sentenza…

Secondo lavoro sulla lunga distanza per gli Shuffle, quintetto transalpino che ha già all’attivo un ep di debutto licenziato nel 2012 (Desert Burst), ed il primo full length datato 2015 (Upon The Hill).

Il gruppo cerca di uscire dai soliti cliché del metal moderno creando un sound vario ed alternativo, partendo da una base post rock e progressiva e ristrutturandola con iniezioni neanche troppo velate di metal alternativo, post rock e nu metal.
Ne esce un lavoro vario con i brani che si differenziano uno dall’altro uscendo dai confini di un genere preciso, a volte forzando un po’ troppo nel variare a tutti i costi la formula.
Gli Shuffle convincono di più quando l’anima progressiva prende il sopravvento e ne escono brani potenti ed a loro modo estremi, con uno scream dai rimandi core che violenta l’elegante spartito di cui può vantarsi questo lavoro.
Won’t They Fade? risulta così un ascolto piacevolmente vario nel suo mescolare input e generi di cui si compone il metal/rock degli ultimi anni, passando per brani come Paranoia Of The Soul, brano che dal nu metal in stile P.O.D. ed Hed PE passa agevolmente all’alternative progressivo di band come A Perfect Circle e Porcupine Tree.
Won’t They Fade? è un album che ha bisogno però di orecchie allenate all’ascolto di generi diversi tra loro per essere apprezzato, pena il rischio di apparire un minestrone fine a sé stesso: a voi l’ardua sentenza.

Tracklist
1. Spoil The Ground
2. Switch To The Otherside
3. Checkmate Fool
4. Faded Chalk Lines
5. Oh Glop D’Eternitat
6. Paranoia Of The Soul
7. Behind Ur Screen
8. Wintertide
9. Virtual Hero

Line-up
Jordan – Lead Voice, Guitars
Sullivane – Keyboards, Backing Vocals
Jonathan – Bass, Backing Vocals
Antoine – Samples, Backing Vocals, Percussions
Grantoine – Drums, Percussions

SHUFFLE – Facebook

Artemisia – Anime Inquiete

Per chi non conoscesse ancora questa splendida realtà tricolore il consiglio è di non perdersi questo live dalla resa sonora che esalta la prestazione della band e la qualità dei brani: un salto a ritroso nella discografia passata sarà il passo successivo.

Arriva per gli Artemisia il momento di suggellare una carriera che li ha visti protagonisti di quattro lavori sulla lunga distanza, con la prima testimonianza in sede live, racchiusa in questo ottimo documento sonoro dal titolo Anime Inquiete.

Praticamente un best of questo live, registrato durante il tour in supporto all’ultimo bellissimo lavoro (Rito Apotropaico) ma che copre tutte le opere fin qui licenziate dal gruppo capitanato dalla cantante Anna Ballarin e dal chitarrista Vito Flebus.
Con Ivano Bello al basso e Gabriele “Gus” Gustin alla batteria, gli Artemisia non perdono un’oncia dell’atmosfera rituale che ha valorizzato sempre di più la loro musica, anche dal vivo dove ovviamente i suoni sono più diretti e metallici.
Ne esce un live da vivere come sotto ad un palco in una delle tante date che la band ha sostenuto dopo l’uscita dell’ultimo lavoro e che ci avvolge in un’atmosfera antica in cui testi mai banali accompagnano il metal/rock della band che si nutre di rock alternativo, come di doom/stoner e di dark rock della tradizione tricolore.
Il gruppo sciorina una prestazione convincente, alternando brani nuovi ad altri presi dagli album precedenti tra cui brillano Corpi Di Pietra e La Strega di Port’Alba, dal precedente album Stati Alterati Di Coscienza o L’Aliante, opener del debutto omonimo targato 2008.
La parte del leone la fanno i brani più recenti, dalla resa perfetta anche dal vivo, grazie alla prestazione super della vocalist e l’impatto metal che la prestazione dal vivo dei musicisti valorizza, permettendo ad Anime Inquiete di risultare un ottimo sunto della musica espressa dagli Artemisia in questi anni.
Per chi non conoscesse ancora questa splendida realtà tricolore il consiglio è di non perdersi questo live dalla resa sonora che esalta la prestazione della band e la qualità dei brani: un salto a ritroso nella discografia passata sarà il passo successivo.

Tracklist
1.Apotropaico
2.Corpi Di Pietra
3.Nel Dipinto (Artemisia Gentileschi)
4.Umana Forma
5.Il Giardino Violato
6.La Preda
7.L’aliante
8.La Sterga Di Port’Alba
9.Una Maschera Rosa
10.Tavola Antica
11.Artemisia

Line-up
Anna Ballarin – Voce
Vito Flebus – Chitarra
Ivano Bello – Basso
Gabriele “Gus” Gustin – Batteria
Elettra Medessi – Cori

ARTEMISIA – Facebook

Uncledog – Passion Obsession

Gli Uncledog ripartono per un excursus musicale sul rock alternativo che ha caratterizzato gli ultimi venticinque anni di musica, tramite dieci brani, assolutamente perfetti, convincenti, zeppi di melodie e urla elettriche che tornano a far parlare di grunge rock, senza per forza trasformarsi in copie sbiadite di più famose e riconoscibili canzoni provenienti dall’altra parte dell’oceano.

Tornano i grunge rockers padovani Uncledog con il secondo lavoro sulla lunga distanza, successore di Russian Roulette licenziato nel 2014.

Prodotto da Pietro Foresti e sul mercato sempre tramite la Vrec, Passion Obsession è un concept sulle passioni, come ben evidenziato dal cuore in copertina, strapazzato da chi appunto vive di emozioni in una vita sempre più piatta e materiale.
Da qui il gruppo riparte per un excursus musicale sul rock alternativo che ha caratterizzato gli ultimi venticinque anni di musica, tramite dieci brani, assolutamente perfetti, convincenti, zeppi di melodie e urla elettriche che tornano a far parlare di grunge rock, senza per forza trasformarsi in copie sbiadite di più famose e riconoscibili canzoni provenienti dall’altra parte dell’oceano.
Gli Uncledog invero le loro personali influenze le manipolano facendo proprie quelle caratteristiche che permettono a Passion Obsession di tenerci ben salde le cuffie alle orecchie, componendo una tracklist che non trova ostacoli, per cui sembra proprio che il cuore in copertina cominci a battere sotto i nostri occhi, mentre O.E.K.E., i ritmi di matrice Funky/reggae del singolo Four Leaf Clover, Wow (brano bellissimo, ed apice del disco) e il crescendo di tensione che si respira in Anything Else ci accompagnano in questo sunto sul rock alternativo firmato dal gruppo padovano.

Tracklist
1.O.E.K.E.
2.Let Me Dive
3.Four Leaf Clover
4.First Time
5.Wow
6.Take a Look
7.Anything Else
8.Blush
9.Thoughtful
10.Her

Line-up
Nico – Lead and Backing Vocals, Guitar
Karma – Lead Guitar, Backing Vocals
Fiore – Keyboards, Backing Vocals
Lele – Bass, Backing Vocals
Silvio – Drums & Percussions

UNCLEDOG – Facebook

Final Coil – The World We Left Behind For Others

Tool, Leprous e Pink Floyd, in salsa alternative, questo è The World We Left Behind For Others, circa sessanta minuti di emozioni che si tingono di atmosfere introspettive come nella migliore tradizione del rock nato a Seattle, che la band inglese fa sua nelle note di questa notevole raccolta di brani.

Che i britannici Final Coil avessero dimostrato di possedere delle potenzialità ancora inespresse era scontato dopo l’ascolto del precedente e primo lavoro sulla lunga distanza intitolato Persistence of Memory, ma forse non avremmo mai pensato di ritrovarci con un album di tale portata già da questa successiva opera, licenziata sempre da Wormholedeath ed intitolata The World We Left Behind For Others.

Quello che di fatto è rimasto un trio con Phil Stiles alla voce e chitarra, Richard Awdry alla chitarra solista e Jola Stiles al basso, ci consegna un monumentale lavoro che si nutre come il precedente di progressive e di rock alternativo, post rock e metal, amplificando la parte emozionale in maniera esponenziale.
Quello che al primo impatto poteva sembrare l’ennesima band ispirata dai Tool è riuscita ad andare oltre, guardandosi in giro ed accodandosi al filone progressivo di matrice Leprous che con le suddette influenze aprono una via progressiva personale ed assolutamente vincente.
Anche in The World We Left Behind For Others si vive di atmosfere crepuscolari come nel precedente lavoro, ma se Persistence of Memory mostrava qualche dettaglio da limare all’interni di un debutto comunque ottimo, il nuovo album regala attimi di musica rock da manuale, almeno nel campo del post rock progressivo, personalizzato e valorizzato da un non comune talento nel saper manipolare materia ed influenze.
Tool, Leprous e Pink Floyd, in salsa alternative, questo è The World We Left Behind For Others, circa sessanta minuti di emozioni che si tingono di atmosfere introspettive come nella migliore tradizione del rock nato a Seattle, che la band inglese fa sua nelle note di questa notevole raccolta di brani che ha nella conclusiva title track il suo apice.
Album di un’altra categoria, The World We Left Behind For Others risulta un’altra scommessa vinta dai Final Coil e dalla Wormholedeath.

Tracklist
1. Ash’s
2.The Last Battle
3 .Scattered Dust
4.Take Me For A Walk
5.Empty Handed
6.Keeping Going
7.Convicted Of The Right
8.Ashes
9.One More Drink…
10…And I’ll Leave
11.One More Trip
12.The World We Left Behind For Others

Line-up
Phil Stiles – Lead Vocals / Rhythm Guitars
Richard Awdry – Lead Guitars / Backing Vocals
Jola Stiles – Bass / Design

FINAL COIL – Facebook

Ferris Mc – Wahrscheinlich Nie Wieder Vielleicht

Ferris Mc confeziona un ottimo disco crossover, mischiando hip hop, punk, hardcore ed elettronica, il tutto in maniera orecchiabile ma con testi abrasivi, ironici e fuori dal comune.

Munitevi di traduttore, ancora meglio se sapete il tedesco, perché vale davvero la pena di capire i testi del disco di Ferris Mc, con un nuovo lavoro solista fuori dai Mongo Clikke, un collettivo hip hop che ha fatto scuola nella florida scena rap di lingua tedesca.

Ferris Mc confeziona un ottimo disco crossover, mischiando hip hop, punk, hardcore ed elettronica, il tutto in maniera orecchiabile ma con testi abrasivi, ironici e fuori dal comune. Per questo suo nuovo disco solista Ferris Mc è tornato alle origini, ripescando nella tradizione punk hc tedesca, con riferimenti ai Die Toten Hosen, Die Artze, e anche anglosassone come Exploited e Ramones. La decisione di fare cose diverse rispetto all’hip hop nasce dalla considerazione che con quel genere Ferris ha raggiunto la saturazione e quindi non riuscirebbe più a proporre cose interessanti come in questo disco in cui ripesca dal passato per proiettarsi nel futuro. Il lavoro è molto piacevole, con melodie gradevoli che sono alla base di ritornelli che rimangono impressi nella mente, tutto è al suo posto. Wahrscheinlich Nie Wieder Vielleicht è un disco che parla delle contraddizioni che sono nella nostra società, facendolo con una maturità assai rara, e soprattutto della Germania come in un pezzo come Fuer Deutschland Reicht’s, che analizza la pericolosa voglia di sovranismo in voga in Germania come altrove. Il disco è molto fresco, ben prodotto e ha la caratteristica molto importante di parlare ai giovani in maniera molto particolare, con una musica che piacerà a pubblici diversi, perché ha molte soluzioni sonore diverse. Molto importante è anche la questione del titolo, che significa Probabilmente Mai Più: anni fa si sarebbe detto solo “Mai Più”, e sappiamo tutti cosa non si vorrebbe accadesse mai più in Germania e non solo, ma visto come sta andando in tutto il mondo oggi si deve aggiungere il “probabilmente” e questo non è affatto una bel segnale. Un disco musicalmente molto potente e piacevole, con una marcia in più nei testi.

Tracklist
01. Allianz Der Außenseiter
02. Wahrscheinlich Nie Wieder Vielleicht
03. Was Ist Aus Mir Geworden
04. Die Normalen
05. Für Deutschland Reicht’s
06. Shitstorm
07. Der Teufel Tanzt weiter
08. Scherben Bringen Glück
09. Krank
10. Mein Herz Hat ‘Ne Knarre
11. Amok Amok Amok
12. Niemandsland
13. Friedhof Der Kuscheltiere
14. Fake News

FERRIS MC – Facebook

Eva Can’t – Febbraio

Febbraio conferma appieno il valore degli Eva Can’t, la cui nuova veste assume contorni sempre più definiti, tali da non lasciare spazio a fraintendimenti riguardo al fatto che il percorso artistico di questa band bolognese sia sfociato in un sound a suo modo unico nel nostro panorama per stile e contenuti musicali e lirici.

Gravatum è stato in assoluto uno degli album cantati in italiano che, personalmente, ho più amato all’epoca della sua uscita, per cui riguardo a questa nuova produzione offerta dalla band guidata da Simone Lanzoni le aspettative erano notevoli.

Febbraio, ep contenente cinque brani per un totale di circa venticinque minuti di musica, vede un’ulteriore evoluzione verso una forma di cantautorato progressivo che ormai del metal degli esordi conserva solo poche ma ben inserite tracce.
L’intro strumentale Februus è ben più di quello che sovente è un semplice frammento volto a preparare il terreno al resto del lavoro, visto che il suo sviluppo consistente avvince ed avvolge fin da subito, rivelandosi l’ideale e non banale per premessa per l’episodio chiave Vermiglia, una canzone superba a livello lirico e musicale, con la quale Lanzoni sembra trarre linfa vitale dalla rinomata scuola cantautorale della sua Bologna, con il tutto ovviamente rivisto ed attualizzato con il background della band.
Di fronte ad un simile gioiello intriso di emotività, i restanti brani rischiano di venire offuscati ma questo non succede perché il livello di intensità del lavoro si mantiene elevatissimo, prima con Candele, in cui certi passaggi strumentali più evocativi quanto aspri rievocano nella parte conclusiva i migliori Primordial, poi con la title track, il cui avvio leggermente in sordina viene ampiamente compensato da una seconda parte nelle quale la chitarra solista si prende la scena e, infine, con il rock movimentato anche dal growl di Finale, degna chiusura di un lavoro di grande spessore.
Febbraio conferma appieno il valore degli Eva Can’t, la cui nuova veste assume contorni sempre più definiti, tali da non lasciare spazio a fraintendimenti riguardo al fatto che il percorso artistico di questa band bolognese sia sfociato in un sound a suo modo unico nel nostro panorama per stile e contenuti musicali e lirici.

Tracklist:
1. Februus
2. Vermiglia
3. Candele
4. Febbraio
5. Finale

Line-up:
Simone Lanzoni: guitars, vocals
Diego Molina: drums
Luigi Iacovitti: guitars
Andrea Maurizzi: bass

EVA CAN’T – Facebook

Former Friends – Late Blossom

In Late Blossom c’è tutto ciò che potrebbe essere l’indie alternative in Italia se fatto con umiltà e talento, con uno sguardo deciso oltre i nostri confini, tenendo ben presente cosa sia la nostra tradizione.

Freschezza, potenza e un gran bell’intuito per melodie e ritornelli irresistibili.

I Former Friends sono un giovane gruppo di Cosenza, non si inventano nulla di nuovo ma lo fanno a modo loro e ciò è già molto importante. I nostri hanno un inizio di carriera molto inusuale, dato che la loro prima uscita è Friends For A Week, un ep che ha marcato un confine netto fra ciò che erano e ciò che sono e saranno. A seguito di questo ep esce un disco di loro brani rivisti e suonati dal vivo in saletta per The Garage Session, Behind Closed Doors. I Former Friends vibrano, sono uno di quei gruppi che quando si allineano tutti come se fossero dei pianeti le cose esplodono e vanno benissimo. Questi ragazzi hanno un grandissimo intuito per fare musica e lo si sente subito, la materia indie nelle loro mani scorre molto bene. Il tiro è notevole, e i riferimenti li troviamo nella scuola inglese degli ultimi anni, con una spruzzata di suoni a stelle e strisce. In Late Blossom c’è tutto ciò che potrebbe essere l’indie alternative in Italia se fatto con umiltà e talento, con uno sguardo deciso oltre i nostri confini, tenendo ben presente cosa sia la nostra tradizione. Un disco come questo è difficile da ignorare, ci sono dei difetti, ma le potenzialità della band sono davvero tante e quello che si sente qui è qualcosa che non si ascolta con facilità, perché l’incedere è profondo, si cambia spesso registro e le cose non sono mai quello che sembrano. Un difetto è la produzione troppo piatta, in quanto con suoni più potenti questi ragazzi farebbero piangere i nostri amplificatori, ma è solo un particolare. Il passaggio più arduo per i Former Friends, dopo un disco come questo, sarà continuare andando avanti con gli anni, perché questo disco ha una forte spinta derivante dalla loro giovane età per cui vediamo come andrà. Nel frattempo, nel qui ed ora va molto bene.

Line-up
Andrea Alberti
Marco Pucci
Luca Parise
Lorenzo Gagliardi

FORMER FRIENDS – Facebook

Orango – Da Per Terra Di Sicuro Non Cado

Il tutto è molto interessante e piacevolmente spigoloso, si crea un senso di tranquillità e di sincerità, impossibile da trovare altrove.

Gli Orango sono un duo di math rock bolognese.

La peculiarità di questo gruppo è la perfetta associazione musica e parole, sbalzi umoral-musicali, distorsioni, giri di stomaco e giri di chitarra, con la batteria che dà testate su di noi. Le parole sono dette non per piacere, descrivere cosa sia dire e fare cose antipatiche ma sincere, andando ben oltre il politicamente corretto che domina la nostra era. Gli Orango vogliono lo scontro, perché siamo talmente falsi che a poca distanza diciamo ben altro, mentre in faccia diciamo ben poco. Potrebbe sembrare un flusso di coscienza, in realtà è un cercare di orientarsi in un flusso di merda. Gli Orango fanno qualcosa che nel sottobosco si ascolta molto raramente, ovvero produrre un ep come si vuole e dire “ecco qui cosa abbiamo fatto, vi piace ? Bene. Non vi piace ? Va bene lo stesso, ciao grazie”. Il tutto è molto interessante e piacevolmente spigoloso, si crea un senso di tranquillità e di sincerità, impossibile da trovare altrove. “Voglio un confronto, non un consenso…” è l’incipit della terza canzone, Cepre, e potrebbe dare un’idea di cosa sia questo ep. Le cinque tracce sono da ascoltare come se si facesse un dialogo con un amico che prima di tutto è sincero, e per questo non deve piacere per forza, anzi. Questo discorso è estremamente difficile da portare avanti in un’epoca in cui si è in continua ricerca di mi piace e di consenso. Musicalmente il disco è vivace, vario e fresco. La produzione fa rendere al meglio il tutto e il suono e le parole arrivano molto bene. Anche il titolo Da Per Terra Sicuro Non Cado ha un suo significato sul quale bisogna ragionare. Una delle sorprese di questo inizio di 2019, una bella supposta musicale.

Tracklist
1) Mostaco
2) Ay948km
3) Cepre
4) Strame
5) Gomma

Line-up
Carlo Berbellini – batteria
Diego Comis – chitarra
Orango – voce

ORANGO – Facebook

Ewigkeit – DISClose

James Fogarty è un musicista in possesso di un grande talento che con il monicker Ewigkeit viene espresso in maniera compiuta e senza alcun filtro.

Ewigkeit è il progetto solista di James Fogarty, alias Mr. Fog, musicista attivo nella scena metal da oltre un ventennio nel corso del quale ha fatto parte di diverse band di spicco, tra le quali risalta di gran lunga l’ultima in ordine di tempo, i leggendari In The Woods.

La riuscita di un album come DISClose è motivata anche dal versatile lavoro vocale di Fogarty, uno di quei cantanti capaci di passare con disinvoltura da tonalità aspre ad evocative clean vocals senza lasciare spazio a perplessità di sorta.
Il primo full length a nome Ewigkeit risale addirittura al 1997 e quello in questione è il decimo della serie, considerando la riedizione nel 2017 dell’esordio Battle Furies in occasione del suo ventennale.
Il black metal che forniva la base stilistica dei primi lavori si è stemperato nel tempo in un metal decisamente melodico, pur se a tratti sempre doverosamente aspro, e così DISClose gode di una certa orecchiabilità che ne rende sicuramente l’ascolto non tropo arduo, a fronte comunque di una certa irrequietezza stilistica.
Questo se vogliamo rappresenta due facce della medaglia di un’opera valida in ogni sua fase, ma poco connotata in uno specifico genere per ritagliarsi magari un audience dedicata: il vantaggio, che va ben oltre ogni altra considerazione, è comunque rappresentato dal fatto che Fogarty in tal modo tiene ben lontano il rischio di annoiare gli ascoltatori con un sound eccessivamente ripetitivo. Le aperture verso sonorità più moderne ci sono ma avvengono in maniera molto fluida e senza snaturare un sound caleidoscopico che unisce melodia e note estreme in maniera esemplare.
DISClose offre grandi aperture melodiche inserite all’interno di strutture che, per lo più, di estremo hanno soprattutto lo screaming (anche se in questo caso avrei preferito per gusto personale un più frequente ricorso anche all’efficace growl che James ha sicuramente nelle sue corde), veleggiando tra progressive death, gothic doom, black avanguardistico e alternative rock/metal senza mai restituire il sound in una forma frammentata.
Ogni brano vive di squarci memorabili, sotto forma di chorus di grande impatto ed esaltati per lo più dall’evocativa voce pulita che Fogarty esibisce in maniera magistrale.
Disclosure e Resonance sono le due tracce del loto che preferisco, ma il bello di DISClose è che ognuno potrà trovare un proprio brano ideale che non deve necessariamente coincidere con quelli prediletti da altri: James Fogarty è un musicista in possesso di un grande talento che con il monicker Ewigkeit viene espresso in maniera compiuta e senza alcun filtro.

Tracklist:
1 – 1947
2 – Disclosure
3 – Oppenheimer’s Lament
4 – Guardians of the High Frontier
5 – Resonance
6 – KRLLL
7 – Moon Monolith

Line-up:
James Fogarty

EWIGKEIT – Facebook

The Shiver – Adeline

L’ultimo lavoro dei The Shiver, uscito originariamente nel 2017, viene oggi ristampato dalla Wormholedeath con l’aggiunta di una bonus track, una collaborazione importante che si spera porterà ad un nuovo album di inediti.

Nel rock alternativo tricolore i gruppi dal taglio internazionale, cioè quelli che possono competere con i più sopravvalutati artisti provenienti da oltre confine, non mancano di certo e tra questi ci sono sicuramente i The Shiver.

La band che cala l’asso con la cantante Federica Faith Sciamanna, risulta attiva da ormai quattordici anni, ha stampato tre full length, un demo ed un ep acustico, prima di cominciare a girare l’Europa insieme a band ed artisti di un certo spessore.
L’ultimo lavoro della band, uscito originariamente nel 2017, viene oggi ristampato dalla Wormholedeath con l’aggiunta di una bonus track, una collaborazione importante che si spera porterà ad un nuovo album di inediti
Ma lasciamo che sia il tempo a parlare e presentiamo a chi non conosce ancora la musica dei The Shiver l’album che ha concesso loro tante opportunità.
Adeline mette in risalto un sound che viaggia distante dai soliti cliché dell’alternative rock, mostrandosi ricco di soluzioni anche lontane tra loro, come una certa predisposizione per spunti dark/new wave che richiamano i Cure, in un contesto che alterna grinta rock e melodia, con la cantante che viaggia una spanna sopra a molte sue colleghe, per personalità interpretativa, graffiante impatto e delicati spunti melodici.
Adeline ha nella sua varietà intrinseca di stili e sfumature il punto di forza, e i The Shiver sorprendono con un bagaglio di ispirazioni enorme che rende la musica varia e fruibile, con chitarre che graffiano e lasciano profondi solchi rock a tratti distorti, per poi tornare su armonie dark/wave, mentre la voce fa il bello e cattivo tempo in brani che non perdono mai la loro naturale orecchiabilità.
Il rock’n’roll del futuro passa anche da lavori come questo e da brani come Rejected, How Deep Is Your Heart, How Dirt Is Your Soul o Miron-Aku: se lo si era perso all’epoca, non va commesso lo stesso errore.

Tracklist
1.Awaiting
2.Adeline
3.Rejected
4.Wounds
5.How Deep Is Your Heart, How Dirt Is Your Soul
6.Light Minutes
7.High
8.Pray
9.Miron-Aku
10.Electronoose
11. Light Minutes live @ Manchester Academy***

Line-up
Federica “Faith” Sciamanna
Francesco “Finch” Russo
Mauro “Morris” Toti
Giacomo “Jack” Pasquali

THE SHIVER – Facebook

Il Vaso Di Pandora – L’Astronaufrago

Con influenze ed ispirazioni che convergono in un sound maturo e personale, il terzo album dei Il Vaso Di Pandora non delude e conferma la band come punto fermo di un certo modo di fare rock nell’underground tricolore.

Sono passati quattro anni dall’uscita di Massacri Per Diletto, secondo full length del quartetto bolognese Il Vaso Di Pandora, tornato sul mercato con L’Astronaufrago, nuovo lavoro composto da otto brani di rock alternativo maturo e con quel tocco d’autore che le sottovalutate band italiane si portano nel dna da sempre.

Sempre con la voce di Antonella Farace a guidare le atmosfere cangianti del sound creato dai nostri, anche L’Astronaufrago si fregia di una riuscita altalena tra momenti più introspettivi e graffianti esplosioni di rock dalle origini statunitensi ed incastonate nell’ultimo decennio del secolo scorso.
I testi maturi, interpretati con personalità da vendere dalla cantante, accompagnano questo nuovo album in cui la tensione rimane sempre alta, anche quando sembra che la chitarra dia un po’ di tregua prima di tornare a ruggire.
Splendida la cover di Vacanze Romane dei Matia Bazar, con la chitarra che, insieme alla voce, ci portain giro per la capitale in una versione alternative rock che, con il singolo Il Signor Distruggile (hard/rock/punk/alternative micidiale), è cuore pulsante di questo lavoro.
Come in passato la musica del gruppo bolognese non si ferma a reinterpretare il rock alternativo, ma dentro di sé porta scorie hard rock, post grunge e noise in un vortice di suoni rock moderni e valorizzati dall’interpretazione della singer ne LUrlo Di Munch, nel grunge diretto di Eva e in Crisalide, brano che ricorda i Sonic Youth di Dirty.
Con influenze ed ispirazioni che convergono in un sound maturo e personale, il terzo album dei Il Vaso Di Pandora non delude e conferma la band come punto fermo di un certo modo di fare rock nell’underground tricolore.

Tracklist
1.L’Urlo Di Munch
2.Eva
3.Nulla Cambia
4.Crisalide
5.Vacanze Romane
6.Il Signor Distruggile
7.PJ
8.Luna

Line-up
Antonella Farace – Vocals
Francesco Scaglioni – Drums
Mirco Massarelli – Guitars
Lorenzo Vermeti – Guitars
Gianbattista Mastropierro – Bass

IL VASO DI PANDORA – Facebook

Tacobellas – Total 90

La musica delle Tacobellas è veloce e distorta, ma oltre alla velocità ed incisività riesce anche a creare situazioni surreali e psichedeliche che arricchiscono il tutto.

Le Tacobellas sono un power duo femminile dalla provincia di Modena che vi prenderà felicemente a calci nel sedere.

Le coordinate sono quelle del punk rock e dell’indie più corrosivo e bastardo, con molte influenze e soprattutto tante cose da dire. La loro musica è veloce e distorta, ma oltre alla velocità ed incisività riesce anche a creare situazioni surreali e psichedeliche che arricchiscono il tutto. Chitarra, batteria e voce per un attacco sonoro che in certi momenti lascia senza fiato, e non si può far riferimento all’insulsa storia delle rrriot girls. Il femmineo è uno degli elementi principali, e forse il più bello e perfettamente incompleto dell’universo, la sua rabbia è sacra e la sua furia si abbatte su di noi in maniera giusta ed equa, senza tirare fuori stupide parole in inglese. Questo femmineo e questa rabbia è ben rappresentata da Total 90, un disco che mancava alle nostre latitudini e che abbraccia molte situazioni notevoli e piacevoli. Le Tacobellas ripercorrono molto della storia dell’indie, ma lo fanno per ampliare il proprio bagaglio narrativo, e proprio quest’ultimo possiede un’ampiezza ed una profondità notevole. Otto tracce che vanno ben oltre le classificazioni per un debutto che riesce a meravigliare, cosa non facile di questi tempi. La struttura è minimale, eppure dentro ad essa ci sono moltissime cose. Alcune tracce sono concepite come furiose jam, ma non c’è solo la rabbia, perché il duo modenese riesce anche a lasciarci un po’ di speranza. Total 90 è anche un grande omaggio alla scena indie americana degli anni novanta, dove gruppi come i The Pavement o gli Sonic Youth, ma più per esteso ad una certa maniera di fare indie, con un piglio più abrasivo e moderno rispetto ad oggi. Insomma è un gran bel debutto, ascoltatelo perché sta nascendo qualcosa di molto bello.

Tracklist
1. Cut
02. Elephanttt
03. Hangover
04. Rays Gig
05. Honey
06. Spin
07. Total 90
08. TTF&F

Line-up
Valentina Gallini – Guitar and Voice
Greta Lodi – Drums

TACOBELLAS – Facebook