Sektarism – La Mort de l’Infidèle

Pur non essendo e non volendo essere facile, La Mort De L’Infidele è un disco che colpirà al cuore gli amanti del funeral doom e della musica rituale, quindi chi segue i Dark Buddha Rising, i nostri Nibiru, perché la linea è quella, usare la musica come era utilizzata nell’antichità, ad esempio nei riti orfici.

I Sektarism non sono solo un gruppo musicale, ma usano la musica come tramite per celebrare il Signore, facendo dei veri e propri riti sia su disco che dal vivo.

Questi estremisti francesi provengono dalle fila della fratellanza chiamata Apostles of Ignominy, una setta assai misteriosa. Nel 2012 dopo tre ep demo arriva il primo disco Le Son Des Stigmates, che è paradigmatico di cosa vogliono fare. La loto intenzione è di indurre il pubblico e loro stessi in una trance, per portare ad un livello ancora più alto il loro messaggio. Per fare ciò usano un doom molto funeral, ma questa è soprattutto musica rituale, poiché sono molti i passaggi che sono declamati con una jam sotto a spaziare. Come detto poc’anzi qui la musica è un mezzo per produrre qualcosa di superiore ad essa, e in maniera ancora più importante i Sektarism non fanno intrattenimento ma anzi vogliono dare una vera esperienza a chi li si avvicina. Il disco quindi è molto particolare ed affascinante, ed è di per stesso un rito, come lo sarà il concerto, dato che la produzione fonografica è appunto il punto di partenza del rito. Pur non essendo e non volendo essere facile, La Mort de l’Infidèle è un disco che colpirà al cuore gli amanti del funeral doom e della musica rituale, quindi chi segue i Dark Buddha Rising, i nostri Nibiru, perché la linea è quella, usare la musica come era utilizzata nell’antichità, ad esempio nei riti orfici. I pezzi sono lunghissimi e ci si deve immergere dentro e ovviamente non è musica per tutti, ma chi riconosce cosa è questo lavoro lo apprezzerà moltissimo.

TRACKLIST
1.Ô Seigneur
2.Brûle L’Hérétique
3.Conscience, Révolte, Perte de Moi

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Progenie Terrestre Pura – oltreLuna

I Progenie Terrestre Pura fanno davvero un genere a sé stante, non valgono i parametri con altri gruppi, perché è tutto speciale.

I Progenie Terrestre Pura non sono umani, vengono dalla nostra vera casa, che è persa lontano nelle stelle.

La Terra è solo un luogo dove soffriamo immensamente, non è il nostro luogo, e lo sentiamo chiaramente quando avvertiamo continuamene che c’è qualcosa che non va. Il gruppo italiano ci conduce in un immenso viaggio interstellare, dove il black e il death metal sono i propulsori per raccontare una storia mai sentita prima. Il suono di oltreLuna è ancora più potente e magnifico di quello dei dischi precedenti, La bravura tecnica e compositiva del gruppo è seconda solo alle sensazioni che suscitano. OltreLuna come e più degli altri dischi è un qualcosa di coinvolgente, come uno sguardo gettato su di un presente futuro che non riusciamo a cogliere imprigionati nelle nostre veste attuali. I Progenie Terrestre Pura con il loro suono monolitico, con sprazzi di black metal atmosferico molto potente ed evocativo, e persino con frequenti intarsi di voce lirica e strumenti antichi, tracciano una traiettoria che non può essere descritta se non tramite l’ascolto. E oltreLuna non è solo un disco ma è molto di più. Le immagini evocate con il cantato in italiano, lo splendido lavoro grafico di Alexander Preuss, e soprattutto la loro musica sono un film, è il racconto di un viaggio che forse l’uomo ha già compiuto ma del quale se n’è persa la memoria. I Progenie Terrestre Pura fanno davvero un genere a sé stante, non valgono i parametri con altri gruppi, perché è tutto speciale. I brani sono composti in maniera progressiva, non esiste la stantia forma canzone, perché questo è un viaggio verso le stelle più lontane. Le esperienze musicali sono molteplici e si basano soprattutto sui gusti dell’ascoltatore, ma oltreLuna è un vissuto musicale e poetico che è vivamente consigliato a chi ha una mente aperta e vuole continuare il viaggio. Forse all’estero hanno capito che questo gruppo è davvero una cosa incredibile e forse irripetibile. Oltre la Luna, perché noi siamo ben più di questo.

TRACKLIST
01 [.Pianeta.Zero.]
02 [.subLuce.]
04 [.Deus.Est.Machina.]
05 [.Proxima-B.]
03 [.oltreLuna.]

LINE-UP
Davide Colladon – Guitars/Composition
Emanuele Prandoni – Vocals/Lyrics
Fabrizio Sanna – Bass/Production

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Pryapisme – Diabolicus Felinae Pandemonium

Ben venga il profetizzato dominio dei gatti sul mondo, per cui abituiamoci quanto prima alla musica dei Pryapisme, che diverrebbero schiavi privilegiati in quanto ufficiali cantori della razza felina …

Dopo quasi due anni rieccoci nuovamente alle prese con i folli Pryapisme e le loro bizzarre teorie riguardo al futuro dominio dei gatti sull’umanità (cosa che peraltro già avviene in ogni dimora abitata dai nostri amici felini …)

Rispetto a Futurologie, se non lo ritenessi azzardato, mi spingerei ad parlare di una relativa normalizzazione del sound, se non fosse che qui, come da copione, di ordinario non c’è nulla, a partire dal nome della band, passando per i titoli dei brani e arrivando alla copertina.
L’impressione è che la creatività disturbata e bulimica della band francese appaia in qualche modo più organica (un vecchio allenatore di calcio italiano definiva il proprio credo tattico “caos organizzato” …), soprattutto quando a predominare sono le pulsioni fusion e progressive attraverso le quali i nostri piazzano repentini cambi di tempo che sono una gioia per le orecchie, prima che il percorso musicale si rifaccia nuovamente lineare come l’elettroencefalogramma di un individuo afflitto da disturbi neurologici.
Elettronica, metal, jazz, folk, suoni che paiono scaturire da tastierine giocattolo, mentre sotto si intuiscono arpeggi chitarristici degni di John McLaughlin, accelerazioni, rallentamenti, brusche pause, miagolii di gatti e chi più ne ha più ne metta: la fantasia dei Pryapisme non va mai in vacanza e, a mio avviso, con questa nuova fatica potrebbero conquistare qualche attenzione in più a parte di chi non teme di perdere la bussola nell’oceano asimmetrico immaginato dalla band transalpina.
Tre tracce spiccano su tutte in Diabolicus Felinae Pandemonium: Un max de croco, Tau Ceti Central e Totipotence d’un erg, ma non mi si chieda una motivazione logica, sarà forse perché in queste emerge con più forza un potenziale espressivo che avrebbe ottenuto l’approvazione totale di un agitatore musicale come Frank Zappa.
E comunque, ben venga il profetizzato dominio dei gatti sul mondo, per cui abituiamoci quanto prima alla musica dei Pryapisme, che diverrebbero schiavi privilegiati in quanto ufficiali cantori della razza felina …

Tracklist:
1. Un max de croco
2. La Boetie stochastic process
3. 100 % babines, pur molossoïde !
4. A la Zheuleuleu
5. Tau Ceti Central
6. Tête de museau dans le boudoir ( Intermezzo )
7. Myxomatosis against architektür vol IV
8. Carambolage fillette contre individu dragon non-décortiqué
9. C++
10. Totipotence d’un erg

Line-up:
Benjamin Bardiaux : Keyboards
Nils Cheville : Guitar
Antony Miranda : Bass, Guitar, Moog, Vocals
Nicolas Sénac : Guitar
Aymeric Thomas : Drums, Clarinet(s), Keyboards, Machines

Guests:
Adrien Daguzon (Zibeline) : Sax on #2, #5
Matthieu Halberstadt (Ogino, Please lose battle) : Contrabass on #1, #5, #10
Gautier Lafont (Sebastockholm) : Smashed door on #6

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Kzohh – Trilogy: Burn Out The Remains

Trilogy: Burn Out The Remains è un lavoro di sicuro interesse, che consiglierei però più ai fruitori di musica dai tratti sperimentali o a chi ascolta il black comunque con una propensione lontana da integralismi di matrice “true”.

Gli ucraini Kzohh nascono nel 2014 quale unione tra membri di diverse band della scena black metal nazionale e, con Trilogy: Burn Out The Remains, chiudono quella che è, appunto, una trilogia dedicata alla peste.

Il marchio black metal che aleggia su questa band va preso assolutamente con le pinze, perché se è vero che si tratta del background musicale dei cinque musicisti (la cui iniziale dei rispettivi nickname va a formare l’anomalo monicker), questo lavoro si può associare del tutto al genere solo in alcuni passaggi del secondo brano Ñrom Conaill, episodio invero impressionante e che esprime al meglio le potenzialità dei Kzohh.
Le altre due tracce, al contrario, mostrano un volto ritual/ambient di sicuro fascino ma, per forza di cose, meno d’impatto, rendendo quest’ultima parte della trilogia la più ostica all’ascolto e, nel contempo, la più ambiziosa dal punto di vista compositivo.
Trilogy: Burn Out The Remains è un lavoro di sicuro interesse, che consiglierei però più ai fruitori di musica dai tratti sperimentali o a chi ascolta il black comunque con una propensione lontana da integralismi di matrice “true”: i Kzohh propongono musica oscura alla quale riesce difficile dare una definizione precisa, facendola sembrare in diversi passaggi la vera e propria colonna sonora di uno dei peggiori incubi ai quali ogni tanto si è soggetti, anche se la caratteristica interlocutoria di molti di questi momenti ne rendono relativa l’appetibilità.
Ma, del resto, se i componenti di diverse band dedite al black metal si fossero riuniti per suonare a loro volta del black metal, sarebbe stato lecito pensare a qualcosa di riduttivo se non di superfluo: l’idea di musica proposta dai Kzohh è condivisibile e terrificante il giusto, anche se non appare sempre focalizzata al meglio. Probabilmente i dischi precedenti erano più lineari ed incisivi, pur se non scevri di passaggi sperimentali  nel loro ondeggiare tra il black ed il doom, ma anche Trilogy è senz’altro un’opera più che degna della massima attenzione.

Tracklist:
01. Panoukla DXLII
02. Ñrom Conaill
03. H19N18

Line-up:
Khorus – bass
Zhoth – vocals
Odalv – drums
Helg – guitars
Hyozt – guitars, keys and samples

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