Carnal Decay – You Owe You Pay

Metal estremo confezionato a dovere, per niente noioso e sviluppato su di una forma canzone che rende adatto l’ascolto anche a chi ama generi estremi più moderni o non legati per forza alla tradizione brutal.

Ottimo lavoro questo You Owe You Pay dei Carnal Decay, gruppo svizzero dedito ad un convincente e vario brutal death metal.

Per chi non conoscesse il quartetto di Hütten ricordo che la band è attiva fin dall’alba del nuovo millennio (2002) e che, con questo lavoro, arriva al quarto full length di una discografia iniziata nel 2003 con il classico primo demo e proseguita con uno split ed il primo album targato 2006 (Carnal Pleasures) a segnare l’inizio delle vere e proprie ostilità, segnate dalla costante uscite ogni due/tre anni.
Per Rising Nemesis Records esce dunque questo nuovo lavoro che, come da tradizione per il gruppo svizzero, si contraddistingue per un brutal death segnato da accelerazioni e potentissimi mid tempo, dove vengono aggiunte dosi massicce di hardcore e metalcore.
In particolare nei cori i Carnal Decay abbondano di sfumature prese dai generi sopracitati ed il sound se ne giova, trovando nei cambi repentini tra le voci e in molte delle ritmiche il suo punto di forza.
Poco più di mezz’ora alle prese con un assalto sonoro dalle ritmiche che prendono per il collo e ci strattonano, ma non mancano a tratti di farci battere il piede, prima che l’anima brutale torni a farci scapocciare sulle note di Until You Die, Not Worth a Bullet e le loro compagne di carneficina.
You Owe You Pay risulta così un devastante esempio di metal estremo confezionato a dovere, per niente noioso e sviluppato su di una forma canzone che rende adatto l’ascolto anche a chi ama generi estremi più moderni o non legati per forza alla tradizione brutal.

TRACKLIST
1.No Sequel
2.Until You Die
3.Decimating the Living
4.Show Your Fucking Face
5.Murder a la carte
6.Not Worth a Bullet
7.Your Guts My Glory
8.Freed from the Leash
9.I Crush Your Dreams
10.Trick or Treat

LINE-UP
Michael Kern – Bass, Vocals
Isa Iten – Guitars
Nasar Skripitskij – Bass
Markus Röthlisberger – Drums

CARNAL DECAY – Facebook

Wormhole – Genesis

La mezz’ora regalataci dai Wormhole rispecchia in toto la tradizione brutal death americana.

Brutal death metal da Baltimore con questo devastante trio chiamato Wormhole, che unisce al metal estremo liriche che richiamano il mondo dello sci-fi.

Genesis è il primo lavoro sulla lunga distanza del gruppo, nato nel 2015 e con due singoli già editi: il suo metal brutale di matrice slamming risulta un assalto sonoro senza soluzione di continuità, anche se il gran lavoro delle sei corde lascia intravedere in qualche assolo scorci di luce melodica in un mondo di totale devastazione ed oscurità.
Mezz’ora scarsa basta al trio del Maryland per vomitarci addosso una serie inumana di blast beat, momenti altamente tecnici ed intricati e massacri musicali veloci e debordanti, le due chitarre fanno il bello e cattivo tempo con una serie di diavolerie sul manico che non lasciano indifferenti.
Il growl animalesco, affiancato da uno scream di matrice black, fa il resto e Genesis si rivela un lavoro soddisfacente per gli amanti di queste sonorità.
Inutile scrivere che dall’opener Nurtured in a Poisoned Womb in poi è un susseguirsi di cambi di tempo, velocità al limite, con una serie di brani estremi di buona fattura di cui almeno due brani a spiccare: Battle Logic Disrupted e la conclusiva Existence Gap.
Niente di nuovo, il genere è questo e la mezz’ora regalataci dai Wormhole rispecchia in toto la tradizione brutal death americana, con tutte le band storiche del genere ben presenti nel sound di questo debutto che dovrebbe risultare gradito ai fans del genere.

TRACKLIST
1.Nurtured in a Poisoned Womb
2.Battle Logic Disrupted
3.Symbiotic Corpse Possession
4.Automated Distress Signal
5.Geoform 187
6.Gravity Manipulation Unit
7.Genesis Chamber
8.Existence Gap

LINE-UP
Sanil Kumar – Guitars
Sanjay Kumar – Guitars, Bass
Calum Forrest – Vocals
Duncan Bentley – Vocals

WORMHOLE – Facebook

Death Worship – Mass Extermianation

Mass Extermination può essere una delle migliori uscite dell’anno, sicuramente una delle più violente e tipicamente death metal underground.

L’atteso debutto di questo supergruppo era atteso da tempo, è finalmente arrivato mantenendo fede alle promesse, ed è un massacro.

I brani sono sette ed includono anche un’intervista telefonica che chiarisce bene il progetto e che spiega molto bene i rapporti nel death metal underground. La formazione a tre prevede DeathLörd of Abomination & War Apocalypse (Conqueror, Blasphemy) alla chitarra, al basso e alla prima voce, Nocturnal Grave Desecrater and Black Winds (Blasphemy) alla seconda voce e J.Read (Conqueror, Blasphemy) alla batteria. Dovendo gestire la lontananza e gli impegni dei componenti del gruppo il disco ha subito dei ritardi, ma ne è valsa la pena. In Mass Extermination possiamo trovare il vero spirito del metal underground, picchiare durissimo, divertirsi e fare qualcosa di anti commerciale. I tre si divertono molto nel suonare questa musica e lo si può notare, e ciò è il valore aggiunto che fa di Mass Extermination un gran disco, bilanciato e molto potente. La produzione è adeguata al suono dei Death Worship, poiché non è troppo lo fi ma nemmeno troppo fedele, e rende il giusto calore a questo suono pesante. Ci sono echi dei gruppi di provenienza, ma qui c’è ancora di più, perché i musicisti hanno carta bianca e possono dare vita ad un’altra bestia immonda. Mass Extermination può essere una delle migliori uscite dell’anno, sicuramente una delle più violente e tipicamente death metal underground.

TRACKLIST
1.Abomination Storm
2.Evocation Chamber
3.Holocaust Altar
4.Superion Rising
5.Desolation Summoning
6.The Chaos Trance
7.Death Worship interview

DEATH WORSHIP – Facebook

Acranius – Reign Of Terror

Un buon lavoro, consigliato sia agli amanti del genere sia a chi si aggira per il mondo estremo con totale naturalezza.

Le tribù degli Acranius hanno invaso la foresta e hanno massacrato ogni essere vivente che nel sottobosco vi dimorava, hanno distrutto tutto, mentre gli abitanti sono stati uccisi tra atroci tormenti, impalati, bruciati e seviziati dagli abominevoli mostri.

Benvenuti nel mondo degli Acranius, brutal death metal band tedesca, attiva dal 2009 e con una già buona discografia alle spalle che vanta un ep e tre full length. compreso questo ultimo guerresco e brutale Reign of Terror.
Il brutal death metal del quartetto di Rostock risulta alimentato da ottime ritmiche hardcore che si alternano ai blast beat e ai rallentamenti di disumana potenza, rendendo il lavoro vario e di ottima presa.
La devastante atmosfera da massacro che aleggia sui brani mantiene, insieme al growl da orco sadico del buon Kevin, quella brutalità insita nel sound del gruppo ma che viene addomesticata dalle ottime ritmiche chitarristiche di stampo hardcore, che sulla maggior parte dei brani fa la differenza.
Quando poi sono i mid tempo a prendere possesso della trama musicale del disco, sono dolori, schiacciati da tonnellate di note pregne di estremismo al limite dell’umano.
Si passa così da brani di genere come Kingmaker, a rallentamenti mostruosi che debordano da Return To Violence, a tracce che lasciano trasparire la vena hardcore del gruppo come Built On Tradition.
Il resto continua su questa falsariga, rendendo l’ascolto di Reign Of Terror alquanto interessante e sicuramente non noioso.
Un buon lavoro, consigliato sia agli amanti del genere sia a chi si aggira per il mondo estremo con totale naturalezza.

TRACKLIST
1.Born a King
2.Kingmaker
3.Return to Violence
4.Outlaw
5.Built on Tradition
6.The True Reign
7.Warpath
8.Battle Scars
9.The Executioner
10.Died a Liar

LINE-UP
Lars Torlopp – Bass
Björn Frommberger – Guitars
Rob Hermann Arndt – Drums
Kevin Petersen – Vocals

ACRANIUS – Facebook

DESCRIZIONE SEO / RIASSUNTO

Pighead – Until All Flesh Decays

Per gli amanti del metal estremo di matrice brutal che amano Suffocation, Dying Fetus e compagnia omicida, l’album è assolutamente consigliato.

Giovani e dannatamente brutali, i Pighead licenziano il nuovo devastante e marcissimo album in questo tramonto dell’anno di grazia 2016.

Il trio tedesco (il bassista Clemens figura come ospite), al terzo lavoro sulla lunga distanza è protagonista di un brutal death metal molto ben strutturato, tra lo slamming ed il technical death.
Terzo lavoro si diceva, con i primi due album usciti rispettivamente nel 2010 (Cadaver Desecrator) e nel 2012 (Rotten Body Reanimation), quindi il gruppo berlinese si è preso quattro anni per dare alle stampe questo notevole pezzo di brutalità in musica, prodotto bene e dal songwriting che in alcuni casi risplende di cattiveria e malignità, ma che sa esaltare con soluzioni ritmiche molto ben congegnate (Revengeful Strife).
Il genere non promette originalità ovviamente, influenze ed ispirazioni sono uguali a tante giovani band in giro per il mondo, ma i Pighead hanno qualcosa in più, le canzoni.
Infatti, nella loro brutalità, i brani di Until All Flesh Decays non mancano di mantenere una loro forma canzone, e l’album ne giova risultando ostico, violento, terremotante ma a tratti pregno di morboso appeal.
Per gli amanti del metal estremo di matrice brutal che amano Suffocation, Dying Fetus e compagnia omicida, l’album è assolutamente consigliato.

TRACKLIST
1.Transcend the Unknown
2.Twitching Xenomorphic Shades
3.Eliminate Alien Elements
4.State of Absolute Misery
5.Corrupted
6.Indoctrinate
7.Revengeful Strife
8.Until All Flesh Decays
9.A Swamp of Dark Crimson Sludge
10.Siamese Spawn
11.Exterminating the Unworthy
12.The Piggrinder

LINE-UP
PHIL – Vocals
CONOR – Drums
DENNY – Guitar
CLEMENS – Sessionbass

PIGHEAD – Facebook

Endless Curse – Slave Breeding Industry

Gli Endless Curse offrono una mezz’ora di discreto massacro, niente che faccia gridare al miracolo ma apprezzabile non poco per genuinità e immediatezza, oltre ad una sempre gradita componente di critica sociale racchiusa nella maggior parte dei brani

Il trio tedesco Endless Curse arriva al primo full length dopo diversi anni di carriera con una proposta che si muove sui labili confini che dividono il death tradizionale, il brutal e il grind, senza dimenticare un approccio assimilabile al thrash hardcore (la stessa copertina in tal senso accredita tale sensazione).

I nostri offrono una mezz’ora di discreto massacro, niente che faccia gridare al miracolo ma apprezzabile non poco per genuinità e immediatezza, oltre ad una sempre gradita componente di critica sociale racchiusa nella maggior parte dei brani, che hanno come argomento principale l’asservimento dell’uomo ai dettami del consumismo, visto nelle sue diverse forme.
Ma, nonostante i testi che non si lasciano andare ad improbabili cazzeggi alcoolico-orrorifici, non è che gli Endless Curse si prendano troppo sul serio: si percepisce quanto la loro produzione derivi dalla voglia di divertirsi e di far divertire, senza abbandonarsi a soluzioni troppo cervellotiche dal punto di vista compositivo.
Le tracce vanno via, così, belle sparate ma sufficientemente varie, e in tal senso si rivela azzeccata la scelta di utilizzare la doppia voce, una in canonico growl, e l’altra in screaming di matrice thrash: poco spazio viene lasciato a parti melodiche o più ricercate, affidate a pochi assoli di chitarra ed altrettanto rari rallentamenti.
La durata di poco inferiore alla mezz’ora fa il resto, donando ulteriore sintesi ad una proposta che, pur nella sua prevedibilità, lascia solo buone impressioni, che non vengono scalfite neppure da una produzione non proprio cristallina, ma probabilmente più voluta che accidentale.
Slave Breeding Industry ha soprattutto il grosso pregio di non annoiare, il che lo rende ancor più un ascolto sicuramente consigliato agli estimatori più accaniti del genere.

Tracklist:
1. We Lived In Chains
2. Get Free
3. Boiling Blood
4. Listen
5. I’m Too Old
6. Breathe Greed
7. False Flag
Line-up:
Alex – drums
Will – guitars, vocals
Erik – bass, vocals

ENDLESS CURSE – Facebook

Saturno – Thou Art All

La buona tecnica permette alla band avventurose e velocissime arrampicate su e giù per lo spartito, senza sacrificare la forma canzone, assolutamente imprescindibile per la riuscita dei brani.

Con il primo lavoro dei ferraresi Saturno ci troviamo al cospetto di un’opera di death metal tecnico e brutale, racchiusa in cinque brani per quindici minuti di musica dal titolo Thou Art All.

Il quartetto nostrano confeziona questo antipasto alla propria carriera mettendo subito in chiaro che qui si fa death metal tripallico, progressivamente brutale e squisitamente tecnico, dai rimandi ai gruppi storici statunitensi (padri del genere) , ma con una personalità da veterani.
Non manca nulla a Thou Art All per farsi apprezare: buona tecnica esecutiva, impatto enorme, blast beat alternati a parti dalle ottime varianti ritmiche, vorticosi solos, il tutto accompagnato da un growl come il genere richiede.
La buona tecnica permette alla band avventurose e velocissime arrampicate su e giù per lo spartito, senza sacrificare la forma canzone, assolutamente imprescindibile per la riuscita dei brani, anche nel metal estremo, così che l’opener Creator e l’accoppiata Preserver/Birthrope non mancano di lasciare un’ ottima impressione sulle potenzialità in mano ai Saturno.
Il gruppo merita il giusto supporto ed una spinta verso il traguardo importantissimo del primo full length, parola di MetalEyes!

TRACKLIST
1.Creator
2.Devotion
3.Preserver
4.Birthrope
5.Destroyer

LINE-UP
Tommaso Pellegrini – Guitars
Alessio Giberti – Guitars
Nicola Donegà – Bass
Nico Malanchini – Drums

SATURNO – Facebook

Infecting the Swarm – Abyss

Un meteorite brutal death in picchiata sul pianeta, potrete provare ad ignorarlo ma senza evitare d’esserne vittime.

Un’apocalisse sonora di matrice brutal arriva con la sua tonnellata di potenza devastante a riempire le serate dei deathsters estremi.

La causa di questo armageddon è il secondo lavoro della one man band tedesca Infecting The Swarm, creatura del polistrumentista Hannes S., che esce dall’abisso per portare il suo carico di morte Sci-Fi tramite la Lacerated Enemy records.
Hannes ha fatto le cose a modo, la produzione scintillante rende l’ascolto un’apoteosi di suoni violenti e senza soluzione di continuità, più di mezz’ora tra furia cieca, annichilenti parti rallentate e growl mostruosi, per un album che risulta, nel genere, una buona alternativa ai lavori delle band storiche del genere (forse) più estremo in circolazione.
Abyss non molla la presa sui testicoli, schiacciati dalla potenza e dal groove che brani devastanti come Perennial Ruins, The Bleak Abyss e Obscuring the Seventh Sun hanno sull’ascoltatore, con riff schiacciasassi, ritmiche dal groove maligno e le forti atmosfere di catastrofe imminente.
Un meteorite brutal death in picchiata sul pianeta, potrete provare ad ignorarlo ma senza evitare d’esserne vittime: consigliato agli amanti di Deeds Of Flesh e Cannibal Corpse, nel suo genere un buon lavoro.

TRACKLIST
1.Entropy
2.Perennial Ruins
3.Hypogean Awakening
4.Innate Divinity
5.The Bleak Abyss
6.Hollow Sphere
7.Obscuring the Seventh Sun
8.Spiral Fragmentation
9.Descension

LINE-UP
Hannes S. – Vocals, Guitars, Bass, Drums

INFECTING THE SWARM – Facebook

Deranged – Struck by a Murderous Siege

Otto monumenti al genere più estremo della corrente death, niente di più, niente di meno … ma è un bel sentire.

Gruppo cult della scena estrema svedese, i Deranged tornano con un nuovo devastante lavoro tramite Agonia Records e sono dolori.

Non solo black e death melodico, dal lontano 1991 i Deranged portano alta la bandiera insanguinata del death metal brutale, la loro discografia conta (oltre a qualche lavoro minore) ben nove full length, compreso questo nuovo album, registrato presso Berno Studio di Malmö (Amon Amarth, The Crown, Witchery).
Struck by a Murderous Siege segue le coordinate stilistiche che da anni sono le caratteristiche del gruppo, un brutal dath metal efferato, tecnicamente sopra la media contraddistinto da una velocità tenuta a freno da muri di potentissimo metal estremo.
In città sgorga sangue, le acque del fiume si colorano di rosso porpora e in questa visuale distruttiva il quartetto di Hjärup ci va a nozze, infliggendo colpi mortali, pesanti deflagrazioni di metal estremo sulla scia dei soliti nomi affiancati al genere.
Il sound come al solito si avvicina alla tradizione statunitense e per i fans di Cannibal Corpse, Malevolent Creation anche questo nuovo album non può che riservare una quarantina di minuti di pura e violenta goduria.
Il gruppo, anche se sempre all’ombra delle band di punta, ha raggiunto un’esperienza tale da non sbagliare un colpo, il livello medio si mantiene buono e per chi predilige cambi di ritmo, pesanti mid tempo, solos urlati e growl da orso ferito, non può perdersi questo brutale ed ennesimo capitolo di una storia lunga più di venticinque anni.
Otto brani, otto cannonate senza soluzione di continuità, otto monumenti al genere più estremo della corrente death, niente di più, niente di meno … ma è un bel sentire.

TRACKLIST
1. The Frail Illusion of Osteology
2. Hello from the Gutters
3. Reverent Decomposition
4. Shivers Down Your Broken Spine
5. Cold Icy Hands
6. Struck by a Murderous Siege
7. Toy Box Torture Chamber
8. Undead Instrument by Grim Ascendancy

LINE-UP
Rikard Wermén – Drums
Thomas Ahlgren – Guitars
Andreas Johansson – Bass
Anders Johansson – Vocals

DERANGED – Facebook

Hierophant – Mass Grave

Mass Grave è la realizzazione delle promesse seminate nelle precedenti uscite, ed è un disco davvero notevole.

A chi ha occhi e soprattutto voglia di vedere la situazione appare in tutta la sua chiara gravità: siamo fottuti, e bisogna che qualcuno come gli Hierophant ce lo ricordi.

Il gruppo ravennate è in giro dal 2010 e fa musica violenta, pesante e maledettamente affascinante, musica catartica. Nel loro terzo disco gli Hierophant raggiungono forse la loro maturazione definitiva, anche se si spera che le loro sepolture di massa continuino per molto tempo ancora. Il loro stile è un misto di death metal, hardcore furioso e un’aggressività simile a quella dei compianti The Secret ma più intelligibile e maggiormente metal. Il loro intento è quello di scuotere l’ascoltatore, e di farlo muovere per tutta la durata del disco o del concerto. La bravura degli Hierophant ha già da tempo travalicato i confini patri, ed infatti sono molto apprezzati sia in Europa che nel mondo. Maggiore effetto ed efficacia al massacro è data dalla produzione di Taylor Young, uno che con Nails ed altri gruppi ha già provocato diversi denti rotti in giro per il mondo. Rispetto ai precedenti e già ottimi album degli Hierophant questo forse è il più strutturato, il più violento ed il più death metal, e non c’è davvero un attimo di tregua. Mass Grave è la realizzazione delle promesse seminate nelle precedenti uscite, ed è un disco davvero notevole.
Tenebre, cenere e rumore, è quello che siamo.

TRACKLIST
01. Hymn of Perdition
02. Execution of Mankind
03. Forever Crucified
04. Mass Grave
05. Crematorium
06. In Decay
07. Sentenced to Death
08. The Great Hoax
09. Trauma
10. Eternal Void

LINE-UP
Giacomo – Bass, Vocals
Ben – Drums
Lollo – Guitars, Vocals
Steve – Guitars

HIEROPHANT – Facebook

Vulvodynia – Psychosadistic Design

Nel loro tremendo estremismo sonoro i brani si fanno apprezzare grazie e soprattutto ai vari vocalist che si danno il cambio, raccontando le macabre esecuzioni e torture perpetrate.

Vai a spiegare la bellezza di un album brutal death metal a chi pensa che gli Iron Maiden facciano solo casino.

Come qualsiasi forma d’arte, anche la più estrema ha i suoi picchi qualitativi, magari poco capiti dalla massa ed esclusiva per gli amanti del genere, come per esempio questo bellissimo secondo lavoro dei Vulvodynia, slam brutal death metal sudafricana, al secondo full length e creatrice di un’opera che, nel suo genere, risulta un piccolo capolavoro.
Hanno bruciato le tappe i death metallers sudafricani, fondati nel 2014 e nel giro di due anni con una discografia alle spalle di tutto rispetto che annovera il primo full length (Cognizant Castigation), due ep ed un paio di split.
Aiutati da un nugolo di psicopatici musicisti della scena slam (Martin Funderud degli Kraanium, Don Campan dei Waking the Cadaver e Luke Griffin degli Acrania, ma anche altri cantanti facenti parte di gruppi meno famosi come Chrissy Jones dei Clawhammer) e tanti altri appartenenti al mondo deathcore, la band crea questo devastante esempio di opera brutal, con tanto di cantanti che si danno il cambio dietro al microfono, in un susseguirsi di atmosfere horror/splatter da applausi.
Colmo di atmosfere al limite della pazzia, death metal e brutal si alleano con ritmiche hardcore che a tratti rendono il sound ancora più estremo, in un’aurea di terrore profondo, una discesa nell’abominio raccontata tramite terribili ripartenze, attimi di ragionata sadismo in un’orgia di corpi sventrati e torture varie.
Il bello sta nel songwriting sopra la media, una buona tecnica esecutiva e nell’appeal che, nel loro tremendo estremismo sonoro i brani rilasciano, grazie e soprattutto ai vari vocalist che si danno il cambio raccontando le macabre esecuzioni e torture perpetrate.
Un monolito estremo che ha almeno tre/quattro tracce notevoli, spetta a voi scoprirle nel mezzo della carneficina metallica creata dai Vulvodynia.
Psychosadistic Design sale di diritto sul gradino più alto del podio nel genere il questo brutale 2016, sicuramente un album per pochi affezionati … ma che album.

TRACKLIST
1.Psychosadistic Design
2.Drowned in Vomit
3.King Emesis
4.Catration Mutilation
5.Flesh Tailor
6.Unparalleled Insubordination
7.Grotesque Schizophrenia
8.Lord of Plagues
9.Depraved Paraphilia
10.Forced Fecal Ingestion
11.Umthakathi
12.Bestial Insemination
13.Wall of Corpses
14.Triple O.G. Slamdown

LINE-UP
Duncan Bentley-Vocals
Luke Haarhoof-Guitars
Byron Dunwoody-Drums. bass, gutars

Vocals :
Alex Terribile
Som Pluijmers
Don Campan
Martin Funderud
Adam Warren
Chrissy Jones
Chris Butterworth
Luke Griffin
Jason Evans

VULVODYNIA – Facebook

Segregacion Primordial – I

Il loro è un death metal furioso e senza compromessi, fortemente e volontariamente underground.

Death metal brutale dal Cile, in cassetta e piena di morte analogica.

Quattro canzoni di lunga durata e di invocazioni all’apertura di neri portali nel vostro cervello. Attivi nell’underground del Cile dal 2011, i Segregacion Primordial hanno pubblicato prima di questo un album, due demo ed un ep. Questa cassetta fa parte di un attacco ai nostri padiglioni auricolari lanciato questa estate dalla Signal Rex, un’etichetta portoghese che sta pubblicando cose molto rimarchevoli, e questa cassetta è death metal di alto livello. Canzoni lunghe ed ossessive, che grattano con le loro distorsioni primordiali, il cantato cavernoso, che aiutano a comporre un quadro macabro e potente. I cileni si lanciano in cavalcate di sette e più minuti, con ristagni paludosi, o furiose accettate su teste ignavi. Il loro è un death metal furioso e senza compromessi, fortemente e volontariamente underground, sena fronzoli ed invenzioni ulteriori, ma solo tanta sostanza e fantasia, componente fondamentale del death metal. Gran bella cassetta di furia distorta per la band di Temuco.

TRACKLIST
01. Intro
02. Autocontemplacion
03. Inmersion
04. Bonus

SIGNAL REX – Facebook

Human Vivisection – The Perpetual Gap

Oscuro e pesantissimo, The Perpetual Gap vive su un impatto che non manca di fare danni, accontentando in quanto ad efferatezza sonora gli amanti dei genere

The Perpetual Gap è l’esordio discografico della band belga Human Vivisection, arrivata al primo full length a quattro anni dalla sua fondazione.

Brutal death metal in puro delirio di blast beat, un monolito di metallo estremo che ha nei classici cliché del genere la propria forza e non rinuncia a soluzioni che si avvicinano al grindcore, The Perpetual Gap vive di queste sensazioni estreme, senza compromessi e dall’impatto violentissimo.
Un’altra opera targata Rising Nemesis, label specializzata nel metal estremo di cui ci siamo occupati nella recensione riguardanti gli olandesi Korpse, band che si avvicina al sound del gruppo belga, anche se The Perpetual Gap come detto richiama specialmente nelle ritmiche il classico sound grind.
Il quintetto di Bree, opera un massacro a tutto tondo, sfoderando una prestazione al limite dell’umano nella potentissima sezione ritmica e lasciando al vocalist il compito di vomitare puro odio per il genere umano, violenze ed altre atrocità.
Trentacinque minuti di massacro sonoro che, anche in questo caso, non mancano di stancare un po’, complici soluzioni usate in tutti i brani così che, ad un approccio distratto, sembra di ascoltare lo stesso brano ripetuto all’infinito, questo è il difetto maggiore che si riscontra in questo ennesimo devastante lavoro in arrivo dal nord Europa.
Oscuro e pesantissimo, The Perpetual Gap vive su un impatto che non manca di fare danni, accontentando in quanto ad efferatezza sonora gli amanti dei genere, ma canzoni come Age of Disgust, la mastodontica Birth of a Defective Race e la super grindcore song che risulta Consumed by the 4th Dimension, faranno la gioia dei fans accaniti del death metal estremo, per tutti gli altri è consigliato di stare alla larga dagli Human Vivisection.

TRACKLIST
1. The Enigma of Subsistence
2. Age of Disgust
3. The Perpetual Gap
4. The Transmutation Program
5. Feed the Warmachine
6. From Blaspheme to Viscera
7. Birth of a Defective Race
8. Consumed by the 4th Dimension
9. Indulging in the Downfall
10. Creation of the Spiritual Machines
11. The Inevitable Confine of Existence

LINE-UP
Roy Feyen – Guitar
Sonny Hanoulle – Guitar
Yenthe Meeus – Vocals
Robbie Cuypers – Bass
Olivier Smeets – Drums

HUMAN VIVISECTION – Facebook

Korpse – Unethical

Unethical scarica dosi letali di violenza, i brani si succedono uno dopo l’altro in un’atmosfera di delirio, dove torture, abominevoli amputazioni e blasfemie varie sono il pane quotidiano.

Rientriamo dopo un po’ di tempo nei meandri insani del death metal estremo con il brutale combo olandese dei Korpse, quartetto di Bussum foriero di un devastante slam brutal death metal.

Il gruppo attivo dal 2013 licenzia il suo secondo lavoro, successore del debutto omonimo uscito un paio di anni fa, e conferma tutto il suo impatto anche su questo nuovo lavoro, un assalto brutale senza soluzione di continuità per oltre mezzora di carneficina in musica.
I musicisti che formano la band sono tutti di buona esperienza avendo militato in molte realtà della scena e si sente, l’aggressione è più di quanto violento e brutale si possa immaginare, sempre perennemente ancorato ai cliché del genere, ma valorizzato da una carica a dir poco esplosiva.
Come un vento atomico che travolge senza pietà il sound del gruppo alterna passaggi in blast beat a rallentamenti e slamming potentissimi, il growl animalesco fa il resto valorizzando l’approccio senza compromessi dei Korpse.
Unethical scarica dosi letali di violenza, i brani si succedono uno dopo l’altro in un’atmosfera di delirio, dove torture, abominevoli amputazioni e blasfemie varie sono il pane quotidiano.
Ottima la prova di una sezione ritmica che avanza come un carro armato (Mart Wijnholds al basso e Marten van Kruijssen alle pelli) e dove la sei corde di Floor van Kuijk lancia grida lancinanti torturate dall’axeman olandese.
Sven van Dijk vomita rabbia e crudeltà nel microfono con il suo growl da orco indemoniato, mentre siamo già arrivati all’ultimo brano in uno tsunami di sangue e arti.
Un difetto, che è molto facile riscontrare nei gruppi dediti a queste sonorità, è la somiglianza tra le canzoni che fa di Unethical un unico blocco di brutale metal estremo ed un lavoro che, comunque, gli amanti del genere sicuramente apprezzeranno.

TRACKLIST
1. Conquer
2. Collateral Casualties
3. Incinerate
4. Deformed to the Extreme
5. Stoneage
6. Cleaning the Aftermath
7. Cannibal Warlords
8. Unethical
9. Retaliation
10. Monastery Waste
11. Eternal Misery

LINE-UP
Mart Wijnholds – Bass
Marten van Kruijssen – Drums
Sven van Dijk – Vocals
Floor van Kuijk – Guitars

KORPSE – Facebook

Hellsworn – Repulsive Existence

Un ottimo debutto per un grande disco di death metal.

Carneficina death metal vecchia scuola per questo gruppo inglese proveniente dalle Midlands, formato da membri di gruppi provenienti dall’underground duro e puro.

Repulsive Existence è un attacco sonoro perpetrato con grande cattiveria ed altissima intensità da musicisti che amano suonare death metal e non lo fanno per moda od altro. Il disco non dura molto ma il giusto, anche perché sarebbe stato stucchevole aggiungere canzoni. Gli Hellsworn fanno ottimo death metal, veloce e devastante, con punte di vera gioia per gli amanti della scena classica svedese, ma non sono certo imitatori dei grandi maestri, bensì propongono una loro personale visione del tutto. Il disco scorre molto bene, e lascia quel retrogusto di violenza rappresentata che rende la vita migliore, senza far del male a nessuno, ma solo alle nostre orecchie. La produzione è un giusto compromesso tra bassa ed alta fedeltà, in modo che si possa gustare il tutto, ma l’alta fedeltà farebbe torto allo spirito death metal. Un ottimo debutto per un grande disco di death metal.

TRACKLIST
1.Repulsive Existence
2.Voices From Beyond The Grave
3.Lifeless
4.Sons Of Serpents
5.Serial Misanthropy
6.In Eternal Darkness

LINE-UP
Tom Hinksman – Vocals, Guitar
Tom McKenna – Guitar
Neil Williams – Bass
Ryan Wakelam – Drums

HELLSWORN – Facebook

Bizarre – Inner Necropolis

Un altro ottimo esempio di brutal death metal licenziato dalla Xtreem music, label che annovera nelle proprie fila una marea di succulente e abominevoli realtà estreme.

Un altro ottimo esempio di brutal death metal licenziato dalla Xtreem music, label che annovera nelle proprie fila una marea di succulente e abominevoli realtà estreme.

I Bizarre sono una nuova band spagnola, composta da membri di altri devastanti e quanto mai eccellenti gruppi che gravitano nell’underground metallico come Onirophagus, Famishgod e Elderdawn; Inner Necropolis è il loro debutto in formato ep, un sanguinario ed oscuro platter dove il death metal scandinavo si nutre di atmosfere oscure e brutali, prendendo ispirazione dalle cult band della scena finlandese come Adramelech e Demigod, ed in parte da nomi di punta del death metal classico come Avulsed e Grave.
Oscuro, pesantissimo e mai troppo veloce, il sound si arricchisce come da tradizione di uno splendido lavoro chitarristico, vario e straordinariamente pregno di brutali melodie (Obsezen ed Evilead) creando atmosfere di malvagio e apocalittico metallo di morte, con la sezione ritmica che alterna pesanti parti monolitiche e rabbiose accelerazioni (Uretra alle pelli e Funedëim al basso e mostro primordiale al microfono).
Tecnica al servizio del sound, produzione perfetta e tanto metal estremo dall’alta qualità, fanno di Inner Necropolis un gran bel lavoro, i brani sono uno più bello dell’altro, un’assoluta goduria per deathsters sparsi per il mondo.
Damp Earth, il lento incedere di Moldy And Decomposed e Fleshless, la furia distruttrice della title track, vi faranno rotolare giù per l’oscuro abisso dove vi aspetta la creatura Bizarre, un mostro di violenza sonora, animata da queste cinque perle più intro di cui si compone il suo crudele e malvagio cuore.
Inner Necropolis è un antipasto succulento prima del piatto forte, un full length sicuramente atteso dai death metal fans.

TRACKLIST
1. Dying Existence
2. Damp Earth
3. Asphyxiating Dark Memories
4. Moldy And Decomposed
5. Fleshless
6. Inner Necropolis

LINE-UP
Funedëim – Vocals, Bass
Obsezen – Guitars
Evilead – Guitars, Vocals
Uretra – Drums

BIZARRE – Facebook

Epidemia – Leprocomio

Dalle viscere di Quito tornano ad infettare i nostri padiglioni auricolare con il virus nauseabondo e mortale del death metal i terrificanti Epidemia

Dalle viscere di Quito, capitale dell’Ecuador, tornano ad infettare i nostri padiglioni auricolare con il virus nauseabondo e mortale del death metal i terrificanti Epidemia, band attiva già dai primi anni del nuovo millennio.

Dieci anni sono passati dal primo album, Mutilador de cuerpos uscito nel 2006, poi solo un paio di demo ed una compilation fino al concepimento di questo nuovo e brutale assalto sonoro dal suggestivo e quanto mai malsano titolo di Leprocomio.
Uno zombie che si nutre delle carni piagate dei malati terminali di una malattia terribile, una clinica degli orrori dove l’inferno è di casa ed il death metal old school dai rimandi brutal fa da colonna sonora al banchetto a base di arti smembrati, vesciche putrefatte e sangue marcio, questo è, se volete il concept di questa band estrema che spacca come non mai.
Un sound oscuro e tremebondo, velocità e mid tempo, un growl animalesco e chitarre che sanguinano sotto l’emorragia che si manifesta, causata dal maltrattamento subito dai due axeman sudamericani.
Il quintetto non si fa pregare, recupera tutta la sua dirompente forza e ci massacra con questo tsunami di metal estremo, debitore dei nomi storici del death, ma dall’assoluta compattezza, dall’enorme impatto e da un’attitudine che non sfigura di certo al cospetto di act più famosi.
Trentacinque minuti di tempesta metallica, compatta come un monolite di insana violenza, questo è Leprocomio che la Satanath Records immette sul mercato confermandosi label attenta alle realtà estreme in giro per il globo.
Massiccio e brutale, il sound del gruppo si avvicina per impatto alle meraviglie estreme di gruppi come Cannibal Corpse, Dying Fetus e Suffocation; inutile menzionarvi un brano rispetto ad un altro, immergetevi in questo armageddon di suoni e brutalità clamorosamente splatter, non ve ne pentirete.

TRACKLIST
1. Leprocomio
2. Retribución homicida
3. Redención del engendro
4. Miseria introspectiva
5. Agonistes en el inframundo
6. Cadáveres poseídos
7. Necroticismo
8. Existencia repulsiva

LINE-UP
Daniel Villareal – Drums
Adrian Salazar – Vocals
Daniel Murillo – Bass
Juan Carlos Cahuasquí – Guitars
Roberto Amores – Guitars (lead)

EPIDEMIA – Facebook

Post-Mortem – God With Horns

Slayer, Cannibal Corpse e Behemoth sono i padrini malvagi del sound proposto dai Post-Mortem, dunque se siete amanti di questo tipo di metal estremo, God With The Horns vi offrirà molti spunti interessanti e piccole gioie morbose

Dopo vent’anni abbondanti di attività vede la luce l’abominevole primo full length dei transalpini Post-Mortem.

Il gruppo francese, infatti, fino ad ora aveva licenziato due ep, Mystic Delights uscito all’alba di questo millennio e Mankind Autopsy l’anno dopo (1991), poi più nulla e conseguentemente del quintetto se ne erano perse le tracce fino ad oggi, in corrispondenza dell’uscita di questo pezzo di pura blasfemia e violenza in musica che risulta God With Horns, una bella mazzata oscura, veloce, e dall’impatto tremebondo, nera come la pece, che si divide tra reminiscenze statunitensi ed europee in egual misura, non concedendo tregua per tutta la mezzora di durata.
Non mancano intermezzi orchestrali a creare un’atmosfera soffocante e solos melodici che a tratti smorzano una tensione da armageddon, mentre il growl animalesco del singer continua imperterrito a vomitare blasfemie.
Compatto e brutale, l’album ha in un paio di brani la sua massima espressione estrema, la devastante Rules Of Death e la thrash oriented Industrial Aborting Process, con una menzione particolare per la title track, violenta, oscura ed orchestrale.
Slayer, Cannibal Corpse e Behemoth sono i padrini malvagi del sound proposto dai Post-Mortem, dunque se siete amanti di questo tipo di metal estremo, God With The Horns vi offrirà molti spunti interessanti e piccole gioie morbose, approfittatene.

TRACKLIST
1. Intro (Beyond the Void)
2. Spinetrophy
3. Rules of Death
4. Eat the Cadaver
5. Industrial Aborting Process
6. God with Horns
7. Void Millenium Genesis
8. Outro (Coming War) 01:21
9. Umbilical Strangulation

LINE-UP
Gaëtan Floesser – Guitars
Laurent Greder – Drums
Samuel Clauss – Guitars
Pierre Mohn – Bass
Xavier – Vocals

POST-MORTEM – Facebook

Strangulate – Catacombs Of Decay

Un buon lavoro, da ascoltare a tutto volume quando si ha bisogno di scaricare la rabbia che la vita di tutti i giorni ci fa accumulare dentro

Si torna a parlare della scena asiatica, per la precisione quella estrema indiana, con i death metallers Strangulate, duo di Kolkata ora alle prese con la distruzione sonora di Calcutta a colpi di metal estremo feroce e molto vicino al brutal.

Una carneficina, questo Catacombs Of Deacy, opera estrema che non potrà che far nascere un sorriso sadico sulle labbra degli appassionati del metal estremo tutto velocità e dal concept splatter/gore.
Death metal old school e brutal death, insieme in questa mezzora di aggressività fuori dal comune, messa in campo da questi sadici musicisti indiani, che, in questo debutto, mettono tutta la loro passione per il genere, con la dovuta attitudine, le proprie influenze e un impatto terrificante.
E come un bel film horror, le songs si susseguono in tutto il loro delirio, come il serial killer di turno si accanisce sulle sue malcapitate vittime, la band sfodera otto brani che inneggiano al massacro psichico corporale, senza soluzione di continuità e pietà.
Veloce, violento e senza fronzoli, Catacombs Of Deacy convince, le ritmiche corrono veloci e i pochi rallentamenti assumono una pesantezza enorme, il growl vomita sul cadavere, ormai tagliato a pezzi tutto il propio odio, infierendo sulle povere carni con la lama tagliente, mentre Barbaric Decadence, Dungeons of Despair, Humanity’s End e Blood And Bones, fungono da colonna sonora a cotanta allucinante barbarie.
Un buon lavoro, da ascoltare a tutto volume quando si ha bisogno di scaricare la rabbia che la vita di tutti i giorni ci fa accumulare dentro, lasciando per poco tempo il nostro buon senso per un approccio bestiale, istintivo, animalesco.
Cannibal Corpse, Suffocation e Autopsy sono i padrini di questo lavoro, per gli amanti del genere, dunque, un album da non trascurare.

TRACKLIST
1.Barbaric Decadence
2.Primordial Execution
3.Dungeons of Despair
4.Misogynistic Horror
5.Orchestrated Massacre
6.Humanity’s End
7.Blood and Bones
8.Catacombs of Decay

LINE-UP
Subhasish-Vocals
Denzil Davidson-Guitars

STRANGULATE – Facebook

Fleshgore – Denial of the Scriptures

Un talento per la brutalità disarmante e tanta violenza, fanno di Denial Of The Scriptures uno dei più riusciti album del genere in questa prima metà dell’anno.

Con sommo gaudio, inizio dalle considerazioni finali e vi consiglio caldamente questo enorme e chirurgico Denial Of The Scriptures, nuovo lavoro degli ucraini Fleshgore, una macchina spaventosamente perfetta e micidiale di brutal death metal.

Il trio di psicopatici musicisti di Kiev, arriva con questo lavoro al quinto full length, non un gruppo senza la dovuta esperienza quindi, ma una terribile e devastante realtà che si aggira per l’est europeo, ed abbatte ogni cosa a colpi di metal estremo.
L’alba del nuovo millennio vede i primi passi dei Fleshgore, che arrivano all’esordio nel 2003 con Killing Absorption, inizio di una discografia consistente ed una buona costanza nelle uscite, non così abituale in questi anni e specialmente nei gruppi estremi.
Accompagnato da una copertina che più blasfema non si può, il nuovo lavoro risulta un massacrante e destabilizzante esempio della forza che il gruppo sprigiona, senza soluzione di continuità, con l’aiuto di una tecnica spaventosa ed un songwriting in stato di grazia.
Prodotto alla grande, i brani contenuti si susseguono come le frustate di un sadico carceriere, il suono devastante, ma pulito aiuta non poco l’ascolto e Talk to Me About God, Inception of Incursion, per esempio, non faticano ad entrare nell’ascoltatore, sovrastato e brutalizzato da ritmiche da infarto, riff affilati e chirurgici, e growl che risulta il rumore di una locomotiva impazzita.
Non un riff al posto sbagliato, uno tsunami di blast beat che si riversano, uno dopo l’altro, senza lasciare superstiti, nei padiglioni auricolari dei fans, un talento per la brutalità disarmante e tanta violenza, fanno di Denial Of The Scriptures uno dei più riusciti album del genere in questa prima metà dell’anno.
Igor Lystopad alla chitarra, Ruslan Drozd (basso e voce) e Lev Kurgansky alle pelli, formano un trio di musicisti inumani, ed il loro nuovo lavoro difficilmente troverà avversari nel brutal death metal classico, chiaramente di ispirazione statunitense, ma assolutamente frutto della bestiale creatività dei tre musicisti ucraini.

TRACKLIST
01. Talk to Me About God
02. Inception of Incursion
03. Stop the Possessor
04. Killing Relapse
05. Forgotten Knowledge
06. Bloody Hands of Aggressor
07. New Ordeal Comes into the World
08. Numinosum
09. Denial of the Scriptures
10. Gorging on Mucus and Bile (Pyaemia cover)

LINE-UP
Igor Lystopad – Guitars
Ruslan Drozd – Bass, Vocals
Lev Kurgansky – Drums

FLESHGORE – Facebook