Desolate Pathway – Valley of The King

Valley of The King, esordio dei Desolate Pathway oggetto di ristampa nello scorso gennaio, rappresenta una catarsi musicale a 360 gradi.

Valley of The King è il primo album degli inglesi Desolate Pathway.

La band, di recente formazione, esordì con questo lavoro nel 2014. E ancora prima che ve ne fosse bisogno, viene rispolverato dalla Wormholedeath a tre anni di distanza per riconfermare, in maniera forte e chiara, come gli inglesi avessero già un percorso consapevole davanti a sé, consci del proprio (grandissimo) bagaglio tecnico e delle potenzialità di abbinare tutto questo ad un genere come il doom che i Desolate Pathway interpretano in chiave epica, facendolo benissimo. A rendere possibile tutto questo contribuisce, con un’impronta profonda, la voce evocativa e al tempo stesso possente e rassicurante di Simon Stanton, poi sostituito nel 2015 dal chitarrista e fondatore della band Vince Hempstead. Il cantante si assume le proprie responsabilità prendendosi un ruolo centrale più che meritato nella scena del disco. Ovviamente tutto ciò non oscura la grande abilità del resto dei musicisti, infatti troviamo in ogni pezzo frammenti strumentali che vanno dallo spezzacuore al grandioso, fino ad un ottima unione di entrambi.
Alcuni pezzi si strutturano come dei veri e propri racconti in musica, in particolare Last of My Kind o Shadow of The Tormentor; in questo scenario doom dai decisi tratti epic, è quasi obbligato il riferimento a gruppi come Candlemass o Solitude Aeturnus ma, come abbiamo detto prima, i Desolate Pathway possiedono e continuano a costruire un’identità propria.

Tracklist
1. The Valley of the King
2. Desolate Pathway
3. Forest of Mirrors
4. Last of My Kind (The Ring Keeper)
5. Season of the Witch
6. King of Vultures
7. Shadow of the Tormentor
8. Upon the Throne of Lights

Line-up
Simon Stanton – Voice
Vince Hempstead – Guitars
Jim Rumsey – Bass
Mags – Drums

DESOLATE PATHWAY – Facebook

Fvneral Fvkk – The Lecherous Liturgies

I Fvneral Fvkk, al di là delle apparenze e dei temi trattati, che un titolo come Erection In The House Of God spiega meglio di molte parole, suonano un doom epico, liturgico e maestoso, musicalmente tutt’altro che da prendere a cuor leggero.

Ammetto che un simile monicker, associato ad un’etichetta come la Solitude, inizialmente mi ha un po’ spiazzato, perché non ho dubbi sul fatto che il buon Evgeny, come del resto tutti gli appassionati, ritenga il doom qualcosa di dannatamente serio sul quale i margini per scherzarci sono davvero ridotti.

In realtà i Fvneral Fvkk, al di là delle apparenze e dei temi trattati, che un titolo come Erection In The House Of God spiega meglio di molte parole, suonano un doom epico, liturgico e maestoso, musicalmente tutt’altro che da prendere a cuor leggero.
Partiamo intanto da un dato fondamentale, ovvero che la band è formata da membri di Faulnis, Ophis e Crimson Swan, dall’identità celata da nickname improbabili, quindi si parla del fior fiore della scena tedesca afferente al metal più oscuro: con queste basi non può certo sorprendere il fatto che il genere venga maneggiato da mani sufficientemente esperte, in grado di far convivere il lato grottesco e dissacrante dei testi con sonorità intrise della sacralità del doom.
Avviene così che questo ep, il quale non raggiunge i venti minuti di durata neppure con l’apporto della bonus track Fvkking At Fvnerals, si riveli a suo modo un prodotto prezioso, anche se ugualmente al di fuori dei canoni consueti dell’etichetta russa, abituata a proporre per lo più band dedite al funeral o al death doom.
Ampie aperture melodiche delineate da un chitarrista in gran spolvero, riff robusti che richiamano i primissimi Type 0 Negative, e linee vocali pulite senza però il raggiungimento delle tonalità stentoree di certo classic doom, sono tra gli elementi che rendono The Lecherous Liturgies un prodotto d’eccellenza, con la speranza che i Fvneral Fvkk non si rivelino solo un progetto estemporaneo bensì riescano a dare continuità ad un lavoro brillante, seppur breve, come questo.

Tracklist:
1. Erection In The House Of God
2. Underneath The Phelonion
3. Fvkking At Fvnerals (bonus track)

Line-up:
Vicarius Vespillo – Bass
Frater Flagellum – Drums
Decanus Obscaenus – Guitars
Cantor Cinaedicus – Vocals

FVNERAL FVKK – Facebook

Dwoom – Pale Mare – Demo MMXVII

I Dwoom hanno lanciato un sasso piuttosto pesante nelle acque talvolta stagnanti del classic doom e, tenendo conto che questo è un demo, con tutte le limitazioni del caso, l’ipotesi che un prossimo ed auspicabile full length possa avere effetti dirompenti all’interno della scena è tutt’altro che peregrina.

Gli svedesi Dwoom risultano attivi fin dal 2010 ma, di fatto, questo demo è la loro prima tangibile testimonianza musicale.

La band è composta da tre quarti dei deathsters Feral, rispetto ai quali cambia solo il cantante che, in questo caso, risponde al nome di Gustav Lund, dotato di voce stentorea come l’epic doom richiede.
Infatti, il monicker non inganna: quello che il quartetto scandinavo propone è doom vecchia scuola che prende le mosse dagli imprescindibili Candlemass per poi irrobustirsi con il background estremo dei musicisti coinvolti, dando vita così ad un’interpretazione che fonde con buona fluidità la tradizione del genere con la pesantezza del death.
I tre brani proposti viaggiano su una media di sei minuti ciascuno e sono, tutto sommato, abbastanza distinguibili tra loro: mentre l’opener Fallen Again è figlia legittima del songwriting di Leif Edling, la successiva Pale Mare sposta decisamente la barra verso sonorità più ruvide, erigendo un muro sonoro sul quale si staglia con notevole efficacia il bravo Lund, il quale appare tutt’altro che un clone dei Marcolin o Lowe, optando sovente per una timbrica più aggressiva.
Empty Temples chiude i giochi con ritmiche sostenute e, come nel brano precedente, affiora tra i riff possenti un hammond che con una produzione leggermente più raffinata potrebbe risultare ancor più efficace nei suoi interventi.
Ci avranno messo il loro tempo, ma i Dwoom hanno lanciato un sasso piuttosto pesante nelle acque talvolta stagnanti del classic doom e, tenendo conto che questo è un demo, con tutte le limitazioni del caso, l’ipotesi che un prossimo ed auspicabile full length possa avere effetti dirompenti all’interno della scena è tutt’altro che peregrina.
Una band da segnare con il circoletto tosso.

Tracklist:
1. Fallen Again
2. Pale Mare
3. Empty Temples

Line-up:
Gustav Lund – Vocals
Viktor Klingstedt – Bass
Markus Lindahl – Lead guitar
David Nilsson – Rhythm guitar

DWOOM – Facebook