Prophets Of Rage – Prophets Of Rage

Qui ci sono appunti di viaggio, canzoni che scorrono bene, sicuramente il concerto sarà carino, viste le capacità istrioniche di tutti loro, ma sembra un’occasione sprecata per poter spostare gli equilibri ancora una volta, dando una nuova veste alla rabbia che monta quotidianamente.

I Prophets Of Rage sono il gruppo che gli amanti della congiunzione carnale fra rap e metal avrebbero sempre voluto ascoltare, essendo composti dai Rage Against The Machine con unico escluso Zack De La Rocha (lo potete incontrare di sicuro quando i Lakers giocano in casa), B–Real dei Cypress Hill e Dj Lord e Chuck D dei Public Enemy.

Viste le premesse di questo super gruppo ci si aspettava un super disco, anche se il precedente ep The Party’s Over aveva fatto capire che c’era ancora bisogno di calibrare le forze. Prophets Of Rage è un buon disco, regge bene l’impatto ed è stato composto e costruito per essere suonato dal vivo, anche perché il concerto è ormai l’unica fonte di introito per un musicista. La struttura musicale fondamentale è quella dei RATM, anche perché in pratica chi suona gli strumenti in questo gruppo viene da lì, con Tom Morello che conduce le danze, essendo il vero deus ex machina del gruppo. Quindi compare il funk nella costruzione della canzone, con quel saliscendi tipico della band; buono è anche l’apporto della parte hip hop, e una delle cose migliori del disco è la sapiente regia di Dj Lord dei Public Enemy, uno dei meno conosciuti ma maggiormente bilanciati dj del mondo. Tutto funziona al meglio, ma l’impressione è che ci sia limitati a fare un compitinom seppur buono e al di sopra della media, ma ci si sarebbe aspettato qualcosa di diverso dall’unione di tali titani. Prophets Of Rage sembra quasi un disco dei Rage Against The Machine, senza certe asperità e ruvidezze che li avevano resi famosi, con tutti gli altri come ospiti. Questa gente ha creato pietre miliari nei loro generi inventando stili e musiche che hanno influenzato moltissime band; qui ci sono appunti di viaggio, canzoni che scorrono bene, sicuramente il concerto sarà carino, viste le capacità istrioniche di tutti loro, ma sembra un’occasione sprecata di poter spostare gli equilibri ancora una volta, dando una nuova veste alla rabbia che monta quotidianamente. Bene, ma si poteva fare decisamente meglio.

Tracklist
1. Radical Eyes
2. Unf–k the World
3. Legalize Me
4. Living on the 110
5. The Counteroffensive
6. Hail to the Chief
7. Take Me Higher
8. Strength in Numbers
9. Fired a Shot
10. Who Owns Who
11. Hands Up
12. Smashit

Line-up
Tom Morello – Guitar
Tim Commerford – Bass
Brad Wilk – Drums
Chuck D – Voice
B-Real – Voice
DJ Lord – Turntables

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6:33 – Deadly Scenes

“Deadly Scenes” è un’autentica bomba pronta a deflagrare e a conquistare il mondo, solo se chi di dovere (ovvero il pubblico) avesse orecchie per intendere …

“Che cos’è il genio?” si chiedeva uno dei protagonisti in uno dei film culto della commedia all’italiana, “Amici Miei”, e la risposta era: “È fantasia, intuizione, decisione e velocità di esecuzione”.

Chiaramente la genialità in questione era rivolta alla messa in scena delle “zingarate” che sono passate alla storia della cinematografia nostrana ma, in fondo, buona parte di quella definizione si può tranquillamente applicare al disco di questi folli (e quindi geniali, le due cose, si sa, vanno spesso di pari passo) francesi chiamati 6:33.
Certo che, quando nelle note introduttive prodotte dalla Kaotoxin Records, ho letto riferimenti a Mike Patton e Devin Townsend, ovvero due dei massimi emblemi di “genio e sregolatezza” in ambito musicale, un po’ di paura l’ho avuta: in questi casi è un tutt’uno pensare: “oh mamma, chissà che minestrone indigeribile di vari generi dovranno sorbirsi le mie orecchie abituate al molto più lineare doom …”.
Niente di quanto paventato è finito tra i solchi di questo Deadly Scenes, anzi, le promesse della brillante label di Lille sono state mantenute alla grande: questo disco è un’autentica bomba pronta a deflagrare e a conquistare il mondo, solo se chi di dovere (ovvero il pubblico) avesse orecchie per intendere …
Bisogna tenere conto, inevitabilmente, della pigrizia mentale che equivale ad una sorta di Ebola per la maggior parte dei potenziali ascoltatori: proprio qualche giorno fa, parlando di musica con un mio coetaneo, ho dovuto sorbirmi la solita teoria secondo la quale, rispetto alle grandi band di 30-40 anni fa, non ci sia oggi più nulla meritevole d’essere ascoltato e bla bla bla; eppure, paradossalmente, questa persona conosce a menadito l’opera di un certo Frank Zappa, ovvero l’emblema di chi è diventato un mito facendo dell’imprevedibilità e della costante ricerca del melting pot musicale il proprio marchio di fabbrica.
Penso che il mai abbastanza compianto artista italo-americano sarebbe oggi tra i primi estimatori dei 6:33 : era infatti da molto tempo che non mi capitava d’ascoltare qualcosa di così fresco, accattivante, rutilante e innovativo; dove talvolta anche i nomi di grido falliscono, i cinque parigini riescono a tenere viva l’attenzione dell’ascoltatore per quasi un’ora di balzi senza soluzione di continuità tra soul, funky, metal, pop, prog, swing e qualche altra mezza dozzina di generi musicali a caso che vi possano venire in mente, il tutto senza che vi sia una minima parvenza di frammentarietà o di forzatura.
Dopo poco più di venti minuti, questa congrega di malati di mente ha già sparato quattro brani epocali, capaci di farvi oscillare la capoccia e battere i piedi in maniera incontrollabile, roba che centinaia di musicisti venderebbero i propri cari per rubare almeno una delle innumerevoli intuizioni ivi contenute.
Ed il bello è che, arrivati all’ultima nota della clamorosa I’m a Nerd, col il suo delirante refrain sorretto dal suono di un banjo, non siamo nemmeno a metà di un percorso asimmetrico, solo apparentemente caotico, ma stracolmo invece di TALENTO, quello che, scritto in maiuscolo, è essenziale possedere per poter solo immaginare di comporre un album simile.
Ma alla fine, che vi sto a raccontare, intanto a parole non è possibile descrivere in maniera esauriente quanto contenuto in Deadly Scenes; vi invito caldamente, pertanto, a guardarvi qui sotto il video di Black Widow (il brano vero e proprio parte dopo 1:40), traccia che costituisce una sorta di compendio del disco, oltre che il pretesto per accompagnare la musica con immagini che, in ossequio all’imponderabilità della canzone, non avrebbero potuto in alcun modo essere banali.
Nel segnalare che, anche per cotanto spiegamento di creatività, i tredici minuti della conclusiva title-track risultano forse eccessivi, pur attestandosi ugualmente su livelli qualitativi che i più possono solo sognare, non resta che fare i complimenti a questo dinamico quintetto, capace di trasporre musicalmente nel migliore di modi le tonnellate di idee affiorate in sede compositiva; una particolare menzione va sia alla cura degli arrangiamenti vocali, grazie ad intrecci corali che ricordano ora la buonanima di Prince (ah, mi dicono che è ancora vivo, ma io lo intendevo deceduto musicalmente, scusate …), ora i Queen, ora addirittura i Gentle Giant (per chi se li ricorda), sia alle aperture melodiche repentine che, in certi passaggi, possono richiamare alla mente anche i migliori Pain Of Salvation (e, come nel caso della band di Daniel Gildenlöw, per i 6:33 si può parlare a pieno titolo di musica progressive, nel senso più letterale del termine).
Questi sono solo alcuni minimi accenni di tutti i riferimenti che a ciascuno potranno venire in mente durante l’ascolto (vi cito tra gli altri, doverosamente, il basso pulsante alla “Born To Be Alive” di Ego Fandango), all’interno di un lavoro che non esito a definire entusiasmante e che sta facendo proseliti anche nella clinica psichiatrica dove sono tuttora ricoverato per il mio pervicace rifiuto di spegnere il lettore MP3, bloccato in modalità repeat su Deadly Scenes
Primo botto discografico del 2015 !

Tracklist:
1. Hellalujah
2. Ego fandango
3. The walking fed
4. I’m a nerd
5. Modus operandi
6. Black widow
7. Last bullet for a gold rattle
8. Lazy boy
9. Deadly scenes

Line-up:
Rorschach – vocals
Niko – guitars
S.A.D. – bass
Howahkan Ituha – keyboards
# – keyboards

6:33 – Facebook