Blood Thirsty Demons – …In Death We Trust

L’opera non cala di tensione in tutta la sua durata: atmosfere macabre e cavalcate heavy si inseguono in brani perfettamente strutturati nei quali l’influenza primaria rimane Steve Sylvester e la sua leggendaria creatura, a cui Cristian Mustaine rende il doveroso tributo.

Realtà consolidata nella scena metal nostrana da anni di attività e sette full length, tornano i Blood Thirsty Demons, one man band dalle sonorità horror metal creata dal polistrumentista e songwriter Cristian Mustaine.

….In Death We Trust è il nuovo ed ottavo lavoro su lunga distanza per la band lombarda, licenziato dalla The Triad Rec in co-produzione con la C.M. Releases e composto da nove brani per cinquanta minuti di horror metal old school, ispirato dai gruppi che hanno fatto la storia del genere, italiani ed internazionali come Death SS, King Diamond e Mercyful Fate e con quell’attitudine tutta italiana ispirata alla tradizione dark e occulta che fa della nostra nazione una vera scuola per chi suona il genere.
….In Death We Trust continua sulla falsariga dei lavori precedente che hanno portato i Blood Thirsty Demons all’attenzione dei fans dell’horror metal, con lugubri tastiere che creano la giusta atmosfera e l’heavy metal di matrice old school a dominare la scena.
In generale l’opera non cala di tensione in tutta la sua durata, atmosfere macabre e cavalcate heavy si inseguono in brani perfettamente strutturati, l’influenza primaria rimangono Steve Sylvester e la sua leggendaria creatura, a cui Cristian Mustaine rende il doveroso tributo in tracce come la title track, Message From The Dead o Killed By The Priest.
Una menzione particolare vanno anche ai suoni di ispirazione doom/dark della bellissima My Last Minute e la conclusiva …My Soul To Take, quattordici minuti di sunto compositivo della musica creata dal mastermind.
I Blood Thirsty Demons si confermano con questo nuovo lavoro si confermano come buon punto di riferimento per gli amanti dell’horror metal di scuola Death SS.

Tracklist
1. AL II,63
2. I’m Dead!!
3. My Last Minute
4. …In Death We Trust
5. Message From The Dead
6. The Only Road
7. Cry On My Tomb
8. Killed By The Priest
9. …My Soul To Take

Line-up
Cristian Mustaine – all the instruments and vocals

BLOOD THIRSTY DEMONS – Facebook

Madness Of Sorrow – Confessions From The Graveyard

Prosegue il cammino di Muriel Saracino e della sua band nei meandri del lato oscuro ed orrorifico dell’esistenza umana, con album che ogni volta si differenziano da quelli precedenti e per questo ancora più affascinanti.

Chi segue l’underground metallico conoscerà sicuramente questa realtà gothic/horror, attiva dal 2011 e arrivata al quarto album su lunga distanza.

Muriel Saracino ed i suoi Madness Of Sorrow non hanno sbagliato un colpo, prima con Take The Children Away From The Priest, licenziato nel 2014, e poi con i due seguenti bellissimi lavori che hanno visto la band allontanarsi dai suoni gothic/dark moderni per un approccio più metallico, III: The Beast e N.W.O. The Beginning, usciti rispettivamente nel 2015 e lo scorso anno.
Questo nuovo lavoro poggia le basi sul concetto di perdita, il lutto e la morte che inevitabilmente porta a due diverse visoni, l’affrontarla da parte di chi se ne va e viverla da parte di chi rimane e deve metabolizzarla.
Esperienze comuni a tutti, che il leader mette in musica con il nuovo lavoro intitolato Confessions From The Graveyard, che vede i Madness Of Sorrow nella formazione a tre con Saracino/Murihell (voce e chitarra), affiancato da Charles A. Skull (basso) e Ixtlan (chitarre).
E Confessions From The Graveyard non manca di soddisfare i fans del gruppo e del metal dal taglio horror, anche se nella musica della band le atmosfere gotiche, ultimamente, lasciano spazio ad un metal dalle sfumature più classiche rispetto al passato.
Rimane ovviamente l’impronta di un gruppo che, dopo una manciata di lavori ha il suo marchio di fabbrica, quindi anche in quest’ultimo lavoro troverete riferimenti al dark rock e al metal di stampo mansoniano.
L’atmosfera di sofferta rabbia è amplificata da brani che già dall’accoppiata The Exiled Man/The Art Of Suffering danno sfoggio di un’urgenza metallica violenta e d’impatto, mentre Reality Scares torna su lidi più moderni e tradizionalmente Madness Of Sorrow.
The Path è il brano top dell’album, con l’elemento gotico che torna prepotentemente in un contesto nu metal, tra ultimi Death SS, Rob Zombie e Marilyn Manson, così come in No Regrets.
Ritmiche thrash/black violentano l’estrema No Words Until Midnight, mentre le atmosfere darkwave della conclusiva Creepy scrivono i titoli di coda di questo nuovo ottimo lavoro dei Madness Of Sorrow.
Prosegue dunque il cammino di Muriel Saracino e della sua band nei meandri del lato oscuro ed orrorifico dell’esistenza umana, con album che ogni volta si differenziano da quelli precedenti e per questo ancora più affascinanti.

Tracklist
1. The Exiled Man
2. The Art Of Suffering
3. Sanity
4. Reality Scares
5. The Path
6. The Garden Of Puppets
7. No Regrets
8. No words Until Midnight
9. The Consciousness Of Pain
10.Creepy

Line-up
Murihell – Vocals, Guitars
Charles A. Skull – Basse
Ixtlan – Guitars

MADNESS OF SORROW – Facebook

https://youtu.be/5K9UCobhXJ4

Tony Tears – Demons Crawl At Your Side

Un lungo monologo dell’orrore integrato da camei presi da opere cinematografiche e che, come da tradizione nella musica proposta da Tony Tears, alterna dark metal, elettronica e parti progressive dettate da tasti d’avorio che creano sfumature di inquietante musica dannata.

Torna il polistrumentista genovese Tony Tears con una nuova opera che segue di circa tre anni il precedente Follow The Signs Of The Time.

Demons Crawl At Your Side è un altra sinfonia dell’orrore targata Tony Tears, un musicista che ha contribuito in modo importante al metal/rock underground dalle tinte dark progressive con le tante collaborazioni illustri e le sue partecipazioni a progetti e tributi.
Aiutato dalla stessa formazione che lavorò sull’album precedente, e quindi composta da Regen Graves (batteria, basso – Abysmal Grief), David Krieg (voce – Soul of Enoch) e Sandra Silver (voce – ex Paul Chain), Tony Tears ci fa dono di un altra colonna sonora per i nostri incubi, tra possessioni e profondo terrore in un’atmosfera penetrante come la nebbia demoniaca che entra in noi e diabolicamente ci possiede.
Demons Crawl At Your Side è un lungo monologo dell’orrore, integrato da camei presi da opere cinematografiche e che, come da tradizione nella musica proposta da Tony Tears, alterna dark metal, elettronica e parti progressive dettate da tasti d’avorio che creano sfumature di inquietante musica dannata.
Tony Tears è un sacerdote diabolico che racconta il mondo dell’orrore attraverso una musica totale, legata da un filo invisibile alla cultura musicale e cinematografica del genere sviluppatasi in Italia negli anni settanta e ottanta (ottenendo poi uno status di culto anche a livello internazionale) che ha influenzato inevitabilmente generazioni di sceneggiatori, scrittori e musicisti.
Goblin, Death SS, The Black, Paul Chain, Black Hole sono gli artisti che più si avvicinano concettualmente all’esperienza sonora di Tony Tears che, ricordo, ormai da quasi trent’anni è dedito alla creazione di musica influenzata dalle proprie visioni spirituali, quindi profondamente personali ed uniche.
L’album viene licenziato dalla storica label Minotauro Records, in formato cd, ed in vinile dalla Blood Rock Records, un’opera che non può mancare nella discografia degli amanti del rock nero come la pece.

Tracklist
01. Psychic Exorcism
02. In Lilith’s Day
03. The Beast Inside The Beast
04. Fury Of Baphomet
05. Predication
06. Archangel Warrior
07. The Thin Shroud Of Moloch
08. Demon Always Stands At The Darkness Of Fear
09. Eternal Conflict

Line-up
Regen Graves – Drums
David Krieg – Vocals
Tony Tears – Guitars, Keyboards
Sandra Silver – Vocals

TONY TEARS – Facebook

Damnation Gallery – Black Stains

Ottimo esordio su lunga distanza per questa eccellente band italiana di metal occulto. Un vero must per chi ama Death SS e Mercyful Fate ed in generale i suoni anni Ottanta.

Nuovo gruppo italiano, di Genova per la precisione, alla ribalta. E nuovo, validissimo debutto su lunga distanza.

Abbiamo potuto apprezzare i Damnation Gallery già al Teatro Carignano del capoluogo ligure, a inizio maggio 2017, occasione nella quale la band presentò di fatto il proprio mini cd d’esordio. Ora quei brani, risuonati e remixati, figurano accanto a nuove tracce su questo ottimo Black Stains, all’insegna di un solido e tradizionale dark metal, che sa rileggere la grande eredità (musicale ed iconografica) dei Death SS e dei Mercyful Fate – tematiche horror incluse, pertanto – sposandola ad elementi black, thrash e HM classico anni Ottanta. Il disco è quindi vario, la scrittura musicale già matura, le qualità tecniche di sicuro pregio, la voce della bravissima Scarlet tanto inquietante quanto splendida. Oscuri e melodici, cadenzati e potenti, oppure veloci ed aggressivi a seconda delle situazioni, i Damnation Gallery ci regalano un tributo in musica al fascino delle tenebre che, sin dal primo impatto, colpisce nel segno e promette ulteriori e interessanti sviluppi sonori. Pezzi come l’iniziale Equilibrium et Chaos, Transcendence Hymn, la title-track, Dark Soul e la kantiana Noumeno illuminano un percorso – sia artistico, sia lirico – davvero notevole e da seguire con la dovuta attenzione. Un gran bel disco e non solo per gli appassionati di doom e dintorni.

Tracklist
1. Equilibrium et Chaos
2. Damnation Gallery
3. Black Stains
4. Evil Supreme
5. Transcendence Hymn
6. Rest in Pestilence
7. Dark Soul
8. Noumenon
9. Addiction
10. Psychosis

Line-up
Scarlet – Vocals
Lord Edgard – Guitars
Low – Bass
Lord of Plague – Guitars
Coroner – Drums

DAMNATION GALLERY – Facebook

https://www.youtube.com/watch?v=VdV6DVUvwhc

Abysmal Grief – Blasphema Secta

Gli Abysmal Grief hanno sempre fatto della creatività e dell’immaginario il proprio punto di forza, e questo, per chiunque sia in odore di metal, o soprattutto di doom, è un vero toccasana.

Dopo vent’anni di attività, gli Abysmal Grief dimostrano di non essere ancora paghi per il cammino tracciato e, dopo aver ascoltato questo nuovo album, Blasphema Secta, non possiamo che rallegrarcene.

Sicuramente nessun fan si aspettava passi indietro da parte della band genovese, che ci regala ancora un doom di altissima qualità e dagli scenari sempre più tetri.
Il fattore magia domina per tutta la durata del disco, aiutato dall’utilizzo di violini e sintetizzatori, ma non solo. È proprio il lato oscuro a soggiogarci fin dall’intro, preannunciando che ne saremo immersi fino alla fine. Gli Abysmal Grief hanno sempre fatto della creatività e dell’immaginario il proprio punto di forza, e questo, per chiunque sia in odore di metal, o soprattutto di doom, è un vero toccasana. Ogni intermezzo dai tratti gotici comunica solennità mista a vero e proprio terrore, come nella esemplare When Darkness Prevails, che non lascia spazio a fraintendimenti e rappresenta letteralmente la manifestazione di spiriti indomiti.
La gran varietà strumentale e vocale di ogni brano è scandita dalla batteria e da riff di chitarra in grado di causare talvolta potenti scapocciate, talvolta un clima cupo ma mai banale. Blasphema Secta rispecchia perfettamente ciò che viene annunciato già dalla copertina: l’esaltazione e la ritualità del male. Proprio ciò che cerca chi ascolta gli Abysmal Grief.
Una chicca da non perdere di vista per gli amanti del genere: il doom degli Abysmal Grief percorre sempre una strada propria, aprendosi ad orizzonti inediti.

Tracklist
1. Intro (The Occult Lore)
2. Behold the Corpse Revived
3. Maleficence
4. Witchlord
5. When Darkness Prevails
6. Ruthless Profaners

Line-up
Lord Alastair – Bass
Lord of Fog – Drums
Regen Graves – Guitars
Labes C. Necrothytus – Keyboards, Vocals

HumanasH – Reborn From The Ashes

I sei brani mostrano variazioni di atmosfera ed impatto, rimandando appunto all’heavy speed metal ottantiano, ma vengono arricchiti  da un talento tutto italiano per le tematiche oscure ed horror.

Primo lavoro per gli HumanasH, creatura nata dall’oscurità, strettamente legata all’horror metal old school e ai maestri Death SS, pensata dal 1993 ma solo ora realizzata.

La mente dietro a questo interessante progetto è Giovanni Cardellino, qui con lo pseudonimo di John Goldfinch, singer dei doom progsters L’impero Delle Ombre, qui in versione molto più veloce ed heavy.
Goldfinch asseconda la sua fame di heavy metal chiamando a sé una manciata di ottimi musicisti della scena nostrana come il batterista Dario Petrelli, suo compagno nell’Impero Delle Ombre, Nicola Lezzi e Gabriele Muja, rispettivamente bassista e chitarrista dei Ghost Of Mary e Francesco Probo, chitarrista dei Mnemos.
Licenziato dalla Jolly Roger Records, Reborn from the Ashes è un mini album di sei tracce che vede la partecipazione di Steve Sylvester in veste di ospite sull’opener Evil Metal Obsession, a ribadire l’influenza che la leggendaria band ha avuto sulla nascita del progetto.
I sei brani mostrano variazioni di atmosfera ed impatto, rimandando appunto all’heavy speed metal ottantiano, ma vengono arricchiti  da un talento tutto italiano per le tematiche oscure ed horror.
Dimenticate dunque il classico lavoro speed alla tedesca, anche se in Reborn From The Ashes si viaggia spediti (Night Adventure in a Desecrated Church) sul pendolino metallico che compare dal nulla, un treno fantasma che ci accoglie nel suo mondo orrorifico, tra vampiri, chiese sconsacrate e monasteri dove si nasconde Lucifero, tra il saio di monaci maledetti.
La title track è una classica song heavy speed, così come la precedente The Nightmare Begins e la devastante The Liberation Of The Cursed Spirit, mentre la conclusiva The Eternal Darkness è una suggestiva traccia dal taglio horror, nella quale una eterea voce femminile ci accompagna tra i corridoi bui di un maniero abbandonato: le possibilità di ritornare alla luce si fanno sempre più labili man mano che ci addentriamo, ipnotizzati da questa dannata sirena e la band ci lascia al nostro destino mentre le note sfumano.
Per gli amanti dell’horror metal e dell’heavy metal old school, Reborn From the Ashes è un lavoro decisamente da non perdersi.

Tracklist
1.Evil Metal Obsession
2.Night Adventure in a Desecrated Church
3.The Nightmare Begins
4.Reborn from the Ashes
5.The Liberation of the Cursed Spirit
6.Eternal Darkness of Being

Line-up
John Goldfinch – Vocals
Gabriel Goya – Lead and Rhythm Guitar
Francis Probus – Lead and Rhythm Guitar
Nicholas Lestat – Bass
Peruvian – Drums

HUMANASH – Facebook

5 Star Grave – The Red Room

The Red Room è assolutamente da non perdere: travolgente, personale ed irriverente risulterà una vera bomba per chi ama i generi che vanno a creare questa miscela pericolosamente esplosiva.

A tratti irresistibile, il nuovo album dei 5 Star Grave lascia le sicure strade del thrash per inseguire quelle meno ovvie di una riuscita commistione tra thrash, rock ‘n’ roll e punk rock e che, viste le tematiche, potremmo definire horror metal/rock ‘n’ roll.

Licenziato dalla Sliptrick Records, The Red Room è il terzo lavoro di una band che nel 2018 compie dieci anni di attività con l’attuale monicker (precedentemente Ground Zero), avendo all’attivo due full length (Corpse Breed Syndrome e Drugstore Hell) e potendo contare sulla presenza nel ruolo di vocalist di Claudio Ravinale, conosciuto per la sua militanza negli ottimi Disarmonia Mundi.
The Red Room non lascia tregua, è tutto un susseguirsi di riff travolgenti che sanno di hard rock, si trasformano in veloci cavalcate thrash ma non perdono assolutamente quell’irriverenza punk rock (o rock ‘n’ roll se preferite) che ne determinano la riuscita ed il travolgente appeal.
Non c’è scampo, le natiche cominciano a vibrare, la testa a prendere di mira il muro per poi rompersi tra la polvere dell’intonaco, mentre l’opener Hic Sunt The Motherfuckers risveglia dal lungo letargo mostri, vampiri e zombie e l’unica nostra alternativa è scappare per non finire in mano alle truppe della notte.
Once Upon A Time fa venire voglia di dimenarsi sopra una tomba mentre Alice esce dalla cripta e ci invita alla danza sfrenata guardando negli occhi del mostro.
Hell On Heels sembra mollare leggermente il tiro con il suo acustico ricamo, ma è un attimo perché il brano si trasforma in un mid tempo che richiama, in un unico brano, The Cult, Misfits e AC/DC.
For Better Or Worse è una deflagrazione thrash/punk e There Is No Heaven, con la sua atmosfera dark, rompe l’incantesimo ed invita tutti a tornare nelle proprie cripte, catacombe e casse brulicanti di vermi.
The Red Room è assolutamente da non perdere: travolgente, personale ed irriverente risulterà una vera bomba per chi ama i generi che vanno a creare questa miscela pericolosamente esplosiva.

Tracklist
1.Hic Sunt The Motherfuckers
2.Eat You Alive
3.Once Upon A Time
4.The Ballad Of The Vampire
5.Alice
6.Through The Eyes Of The Monster
7.He Never Died
8.Hell On Heels
9.For Better Or Worse
10.There Is No Heaven

Line-up
Claudio Ravinale – vocals
Andrea Minolfi – bass, vocals
Thierry Bertone – guitars
Alessandro Blengino – guitars
Hervè De Zulian – synth
Domenico Fazzar – drums

URL Facebook
https://www.facebook.com/5SGOfficial

Raging Dead – When The Night Falls

Una conferma o una nuova realtà, fate voi, rimane il fatto che l’album risulta un ottimo lavoro e i Raging Dead hanno sempre più fame e si nutriranno di voi dopo avervi investito con When The Night Falls.

Vi avevamo parlato dei Raging Dead un paio di anni fa, in occasione dell’uscita del primo ep, Born In Rage.

Due anni dopo ritroviamo il quartetto nostrano con un nuovo lavoro (questa volta sulla lunga distanza) ed un contratto con la label americana Pavement Entertainment.
L’horror/sleazy/punk metal della band continua la sua decadente marcia tra le tombe scalfite dal tempo in un cimitero dimenticato nel mezzo della pianura padana, un rock’n’roll sinistro e marcio come i cadaveri che, uno ad uno escono dai buchi brulicanti di vermi in una serata di luna rosso sangue, mentre i quattro non-morti imbracciano i propri strumenti dando inizio allo zombie tsunami intitolato When The Night Falls.
Un sound diretto, sporco e cattivissimo, dieci tracce aggressive come un’ orda famelica che investe il Nord Italia ed infetta il mondo intero, questo risulta l’esordio sulla lunga distanza dei Raging Dead, i quali portano all’attenzione degli ascoltatori il loro rock ricco di sfumature ed atmosfere che si rifanno alle leggende del genere, senza dimenticare l’aggressività stradaiola del metal ottantiano e alle più giovani, ma ancora più maligne, forme di rock estremizzato come quelli di Murderdolls e Rob Zombie.
Un album tirato dall’inizio alla fine, un morso famelico che amputa arti a colpi di punk/rock/metal senza soluzione di continuità, mentre gli zombie continuano il loro massacro, la notte si fa giorno e la title track, Nightstalker e Bloodlust trascinano i resti delle vittime nel buio della tomba per terminare il banchetto.
Una conferma o una nuova realtà, fate voi, rimane il fatto che l’album risulta un ottimo lavoro e Cloud Shade, Matt Void, Simon Nightmare e Tracii Decadence hanno sempre più fame e si nutriranno di voi dopo avervi investito con When The Night Falls.

TRACKLIST
1. Streets Of Rage
2. When The Night Falls
3. Within Shadow
4. Army Of The Restless
5. Nightstalker
6. Bloodlust
7. Crimson Garden
8. Scratch Me
9. Doomsday
10. Ballad Of The Storm

LINE-UP
Cloud Shade – Vocals, Guitars
Matt Void – Guitars
Simon Nightmare – Bass
Tracii Decadence – Drums

RAGING DEAD – Facebook

Critical Solution – Barbara The Witch

In Barbara The Witch si parla streghe, roghi ed inquisizione e il gruppo ci va a nozze, tra devastanti fughe thrash, atmosfere classicamente heavy e sfumature horror metal.

I thrashers norvegesi Critical Solution fecero innamorare il sottoscritto un paio d’anni fa, in occasione dell’uscita del bellissimo Sleepwalker.

Tornano oggi con Barbara The Witch, un concept album tratto da un’opera di Arthur Brown (The God Of Hellfire) e ci troviamo ancora una volta davanti ad un album esaltante, che mescola thrash metal e tematiche horror metal.
Per chi non conoscesse ancora i quattro stregoni norvegesi ricordo che la band è attiva da una dozzina d’anni, arriva con questo album al traguardo del terzo full length dopo aver dato alle stampe un paio di ep, il debutto sulla lunga distanza Evil Never Dies del 2013 ed il precedente Sleepwalker.
Dunque si parla di streghe, roghi ed inquisizione e il gruppo ci va a nozze, tra devastanti fughe thrash metal di ispirazione statunitense (Metallica, Testament), atmosfere classicamente heavy (Rainbow, Black Sabbath) e le sfumature horror metal prese in prestito dal King Diamond e valorizzate da un songwriting sopra la media.
Non ci si annoia con la musica dei Critical Solution, le loro ispirazioni danno vita ad un saliscendi di emozioni metalliche, tra ritmiche che corrono all’impazzata, arpeggi melodici che creano atmosfere oscure, chitarre come le fiamme che ricoprono i corpi delle streghe e segnano la pelle con frustate solistiche.
La splendida thrash horror metal The Burning Pyre risulta il cuore dell’album, un crescendo drammatico che parte con un recitato, mentre la furia prende il sopravvento per poi lasciare spazio ad una marcetta tragica, mentre il cielo si oscura, le fiamme toccano i nuvoloni grigi e la strega grida ai carnefici la sua maledizione: in due parole, brano fantastico.
Chiaramente Barbara The Witch non si ferma certo qui, regalando ancora almeno un paio di tracce spettacolari come The Village, Red Hooded Devils e The Headless Horsemen brano che i Metallica non scrivono da una vita.
Quando tutto sembra finito, il bonus cd incluso nell’album ci dona una manciata di cover di classici dell’hard & heavy suonati alla maniera dei Critical Solution, ed allora preparatevi alle esaltanti nuove versioni di Let It Die (Ozzy Osbourne) e, tra le altre, Speed King dei Deep Purple, e la straordinaria versione dell’indimenticabile Gypsy degli Uriah Heep.
Come scritto in occasione del precedente lavoro, siamo al cospetto di una grande band, imperdibile per gli amanti dell’horror metal e soprattutto del thrash old school.

TRACKLIST
1. Natas Fo Live
2. The Village
3. Barbara the Witch
4. Red Hooded Devils
5. Peter Crow
6. The Burning Pyre
7. End of the Beginning
8. The Headless Horsemen
9. Officer Green
10. A Lady in White
11. Return of the Witch
12. Into the Abyss

CD 2 – “Covers From Hell”
1. Locked up in Snow (King Diamond’s Black Rose cover)
2. Let it Die (Ozzy Osbourne cover)
3. Killed by Death (Motörhead cover feat. Whitfield Crane/LaRocque)
4. Iron Man (Black Sabbath cover)
5. Speed King (Deep Purple cover)
6. Gypsy (Uriah Heep cover feat. Snowy Shaw)

LINE-UP
Christer Slettebø – Vocals/Lead Guitar
Egil Mydland – Drums
Eimund Grøsfjell – Bass
Guitar Bjørnar Grøsfjell – Guitar

http://www.facebook.com/CriticalSolution

Madness Of Sorrow – NWO – The Beginning

Resoconto dell’ascolto in anteprima del nuovo lavoro dei Madness Of Sorrow, NWO – The Beginning, seguito da uno scambio di battute con il mastermind Muriel Saracino ed il nuovo cantante Prophet.

Ad un mese circa dall’uscita , prevista per i primi giorni di marzo abbiamo avuto l’onore di ascoltare in anteprima il nuovo lavoro dei Madness Of Sorrow, band estrema capitanata dal mastermind Muriel Saracino.

Oltre a raccontarvi del disco troverete una breve intervista fatta dal sottoscritto a Muriel ed al nuovo cantante Prophet, una delle novità di questo ottimo NWO – The Beginning.
E iniziamo proprio dal neo entrato, amico di vecchia data di Saracino ed ottimo cantante, bravissimo nel saper variare la sua voce tra toni dark, parti aggressive tra scream e growl, ed una voce pulita usata con parsimonia, ma perfetta nel contesto atmosferico dei brani; per la prima volta nella storia del gruppo il concept non è frutto di Saracino che, questa volta, si è dedicato alla musica ed ha lasciato al cantante carta bianca per la scrittura di testi che tratteggiano un quadro oscuro del sistema in cui abbiamo vissuto e viviamo tutt’ora.
Molto bella la copertina creata dall’artista Graziano Roccatani e davvero brillante il songwriting, che rende l’album più vario dei pur bellissimi precedenti capitoli, in un viaggio temporale tra il metal più oscuro e dark, dall’heavy thrash al black, fino a quelle che è lo stile peculiare del gruppo nostrano, l’horror/dark con sfumature nu metal tanto care a Muriel.
E, probabilmente, il fatto di doversi occupare esclusivamente della musica ha giovato non poco a Saracino che, questa volta, ha dato libero sfogo a tutte le sue influenze, creando un’opera varia, ispirata e più estrema delle precedenti.
Atmosfere oscure che aleggiano su sfuriate thrash/black, le tastiere in stile Death SS che aumentano l’inquietudine tipica delle opere horror metal (You’re Not Alone), vengono spazzate un attimo dopo da brani di scuola Manson, una delle massime ispirazioni del gruppo (Necrophilia), che Prophet interpreta però con un piglio estremo da vocalist death.
Il dark rock è presente ma in modo più subdolo, nascosto dalla vena metallica di NWO, anche se talvolta i Sisters Of Mercy si incontrano con i Rammstein per regalare sfumature industriali dalle tinte nere come la pece (Slut e Zombified).
Keep Your Head Down è un brano malato e sofferto, dalle melodie introspettive create dai tasti d’avorio ad accompagnare l’interpretazione magnifica di Prophet, posseduto subito dopo da un demone black nella violentissima DNA che porta l’ascoltatore verso il finale, composto dalla diretta SOS e dall’outro che chiude l’album con un’atmosfera apocalittica ed oscura.
NWO – The Beginning è l’ennesimo ottimo album che conferma i Madness Of Sorrow come una delle migliori realtà nostrane per quanto riguarda il genere suonato, e questo punto non ci rimane che lasciare la parola ai protagonisti.

MetalEyes Allora ragazzi, un nuovo lavoro che porta con se importanti novità!

MURIEL – Si, la più importante è senza dubbio l’entrata nel gruppo di Prophet, aka Diego Carnazzola, che reputo un ragazzo pieno di talento. Da quando presi la decisione di lasciare il ruolo di cantante dei Madness of Sorrow, non ho avuto dubbi nel pensare che fosse la persona giusta per questo ruolo. Abbiamo una voce simile, ma lui sa aggiungere sfumature per me non fattibili. Questo mi ha lasciato libero nel concentrarmi solo ed
esclusivamente sul songwriting, senza paranoie su liriche e melodie vocali. Dopo i primi live, dove si è cimentato alla grande sui brani che cantavo io in precedenza, tutte le paure sono svanite, e qui ha fatto un gran bel lavoro.

ME Concept e testi sono stati scritti da Prophet, potete parlarcene più dettagliatamente?

PROPHET – Ho tratto ispirazione dagli avvenimenti che accadono ogni giorno in tutto il mondo da secoli.
In questo concept ho trattato temi che variano dalla religione al sesso, dalla politica alle corporation, dalla scienza all’evoluzione della società, sino al materialismo ed alla spiritualità.
Mi sono divertito nel mandare un messaggio criptico ed allo stesso tempo diretto, con qualche nota malinconica e poetica.

ME NWO – The Beginning risulta più vario rispetto ai precedenti lavori, mantenendo una sua anima horror/dark, ma passando con disinvoltura dal metal estremo moderno a quello più classico, con ritmiche di stampo thrash metal che sferzano alcuni brani: come siete approdati a queste sonorità?

M – Ovviamente, scrivendo e suonando il tutto, ho tratto giovamento dal fatto di non dover dedicare energia anche all’aspetto visuale ed alle liriche.
Concentrandomi al 100% sulla musica ho potuto tirare fuori veramente tutte quelle che sono le mie influenze, dall’adolescenza (Europe, Iron Maiden e Guns’n’Roses) sino all’attualità (Korn, Cradle of Filth e Rammstein).
A livello di batteria, invece, mi piace fondere anche nello stesso brano passaggi differenti tratti dal black metal, dall’industrial e dal rock classico.

ME Parlatemi della copertina, che ho trovato molto metal anni ottanta: il riferimento è palese, ma possiede un significato più profondo?

M – Innanzitutto ringraziamo Graziano Roccatani per lo splendido lavoro svolto, ce ne siamo innamorati subito. Sul metal anni ’80 non saprei, a me è sempre piaciuto avere copertine più fumettistiche anziché fredde e digitali, e questo senz’altro è un punto in comune.

P – La copertina ha in effetti un messaggio più profondo, nasconde una domanda che porta ad una scelta: cosa siamo disposti a sacrificare? Cosa siamo disposti ad accettare?
Vogliamo continuare ad essere manipolati, usati, torturati, privati della reale felicità?
Vogliamo continuare ad essere il capro espiatorio che giustifica il genocidio della razza umana, solo per arricchirsi di denaro?

TRACKLIST
1.N.W.O
2.Salomon
3.Inside The Church
4.You’re Not Alone
5.Necrophilia
6.Slut
7.Rip
8.Zombified
9.Keep Ypur Head Down
10.DNa
11.SOS
12.Outro

LINE-UP
Prophet – Vocals
Murihell – Guitars
Hades – Bass
Kronork – Drums

MADNESS OF SORROW – Facebook

Abysmal Grief – Reveal Nothing…

Una raccolta irrinunciabile per i fans degli Abysmal Grief, nonché una maniera ideale di approcciarsi alla loro funerea arte per chi ancora colpevolmente non li conoscesse.

Sono già passati vent’anni da quando, in qualche anfratto di Genova, qualcuno decideva di mettere in musica la rappresentazione della morte, rendendo la materia doom un qualcosa di profondamente liturgico e sviscerando tutto quanto sia connesso con il momento del trapasso, senza lasciare da parte, però, una sottile vena di humor nero.

Gli Abysmal Grief sarebbero diventati in seguito i veri sacerdoti dell’horror/occult metal tricolore nel nuovo millennio, acquisendo uno status di culto riconosciuto anche fuori dai confini, in virtù di un sound peculiare che unisce il gothic alla Fields of the Nephilim alle ritmiche cadenzate del doom, con la decisiva immissione di quella gustosa componente horror che in Italia non ha eguali grazie a nomi quali Death SS e Antonius Rex, tra gli altri.
La ricorrenza viene così festeggiata con la pubblicazione (il 2 novembre …) di un box a forma di bara, contenente il cd Reveal Nothing… e la cassetta Mors Te Audit, contenente il secondo demo realizzato all’epoca in versione limitata di 13 copie.
L’operazione si rivela quanto mai esaustiva, in quanto il cd contiene di fatto tutti i brani incisi dagli Abysmal Grief che non sono mai stati inseriti in un loro full length: troviamo, quindi, una spettacolare sequela di tracce riconducibili alla miriade di singoli e split album che i nostri non hanno mai lesinato in tutti questi anni.
Un vero godimento per chi ama questa particolare forma musicale ed è irresistibilmente attratto da quanto, normalmente, nelle persone comuni provoca terrore o repulsione; e, in fondo, il trucco sta tutto qui: giocare con la morte per esorcizzarne il naturale timore e in qualche modo rendere più accettabile il suo incombere.
Detto questo, non resta che rendere onore a questa band facendo proprio questo prezioso prodotto che, oltre all’originale confezione, consente di godere dell’ascolto di una serie di brani magnifici, a partire dall’inedito Cursed Be The Rite, perfettamente in linea con la produzione recente, dai ritmi più incalzanti e meno doom nella sua impronta, una differenza che si coglie peraltro, in maniera evidente, ascoltando subito dopo Exsequia Occulta, alla superba traccia risalente al 2000, passando per il climax orrorifico corrispondente a Creatures Fron The Grave (tratta dallo split del 2004 con Tony Tears).
Insomma, una raccolta irrinunciabile per i fans degli Abysmal Grief, nonché una maniera ideale di approcciarsi alla loro funerea arte per chi ancora colpevolmente non li conoscesse.

Tracklist:
1. Cursed Be The Rite (Bonus Track – recorded in 2016)
2. Exsequia Occulta (2000 – Exsequia Occulta MCD)
3. Sepulchre Of Misfotune(2000 – Exsequia Occulta MCD)
4. Hearse (2002 – Hearse 7”EP)
5. Borgo Pass (2002 – Hearse 7”EP)
6. Creatures From The Grave (2004 – Split W/Tony Tears 7”EP)
7. Brides Of The Goat (2009 – Split W/Denial Of God 7”EP)
8. The Samhain Feast (2009 – The Smhain Feast 7”EP)
9. Grimorium Verum (2009 – The Smhain Feast 7”EP)
10. Celebrate What They Fear (2012 – Celebrate What They Fear 7”EP)
11. Chains Of Death (2012 – Celebrate What They Fear 7”EP)

Tape
1. Intro
2. Open Sepulchre
3. Ignis Fatuus
4. Hearse
5. Grimorium Verum

Line-up:
Lord Alastair – Bass
Lord of Fog – Drums
Regen Graves – Guitars
Labes C. Necrothytus – Keyboards, Vocals

Créatures – Le Noir Village

L’operato dei Creatures va assaporato come una vera e propria rappresentazione teatrale, per coglierne più efficacemente l’essenza.

Dopo alcuni anni di gestazione prende corpo il progetto solista di Sparda, i Créatures: il musicista francese, per questa sua prima uscita ufficiale, mette in scena un lavoro ambizioso ed articolato.

Le Noir Village è un concept album che narra di nefasti avvenimenti verificatisi nel corso del XII secolo in uno sperduto paesino, teatro delle efferate gesta di entità mostruose e di piccole grandi tragedie che vanno a sconvolgere la comunità.
La colonna sonora di un simile lavoro non può che essere un metal dalle connotazioni orrorifiche, che attinge a livello attitudinale a nomi quali King Diamond e Death SS, ma reso in maniera piuttosto personale grazie ad una componente black che rende ancor più dinamico il sound.
I rischi di rilasciare un’opera pomposa e frammentaria erano molti, ma Sparda sfugge abilmente a questa trappola grazie ad un buon songwriting, sempre volto alla costante ricerca della forma canzone nonostante la connotazione quasi teatrale del lavoro, conferita dalla presenza di diversi ospiti ai quali, proprio come in una rappresentazione, sono state affidate le parti vocali corrispondenti ai diversi personaggi che, di volta in volta, si ergono a protagonisti del racconto.
Le Noir Village scorre via, quindi, convincente in tutte le sue parti, avvalendosi anche di testi decisamente belli, spesso toccanti e comunque mai banali, con il solo difetto della stesura in lingua madre, il che rende sicuramente più semplice a Sparda tessere in maniera efficace la trama ma complicandone la comprensione immediata a quegli ascoltatori privi di dimestichezza con il francese.
Poco male, comunque, un pò’ perché non è difficile trovare il modo di tradurli in maniera più o meno coerente, e soprattutto perché la buona interpretazione di ciascun cantante alle prese con i diversi carattere riesce a trasmettere compiutamente la gamma di sensazioni che il musicista transalpino ben esprime con il suo lavoro.
Se vogliamo cercare davvero il pelo nell’uovo, non si può fare ameno di notare quanto i prime tre brani siano decisamente miglior dei restanti, che restano comunque di buon livello, senza però raggiungere la drammaticità di L’Horreur des Lunes Pleines e Martyre d’un Tanneur.
Le Noir Village è un disco affascinante ma non semplicissimo da digerire, alla luce delle sue atmosfere che cambiano sovente assecondando l’entrata in scena dei vari personaggi, ed è proprio come una rappresentazione teatrale che, alla fine, l’operato dei Creatures va assaporato per coglierne più efficacemente l’essenza.

Tracklist:
1- L’Horreur des Lunes Pleines
2- Cadavre abandonné
3- Martyre d’un Tanneur
4- À l’orée du Mal, le Pacte interdit
5- Il était un Monstre assoiffé de Cœur
6- Sous le Visage avenant de la Mort

Line-up:
Sparda – concept, composition, writing, recording guitars, bass, piano, organ, ocarina, dung chen, singing bowls, gong, interpretations of Lothar, celestial choirs

Guests:
Ehrryk (Gotholocaust) – battery
Sha’Ilùm (Ê) – Zarb, daf, dap, udu, darbuka
Cam.L – cello
LeksyK – violin
Hyvermor (Hanternoz) – Grimoald interpretation, writing support, medieval expertise
Lazareth (Ordo Blasphemus) – interpretation of the angel, trumpets
Josie Frost (Black Knight Symfonia) – interpretation of Eleanor
Arnev (Aezh Morvarc’h) – interpretation of Roderic
Oz (Electric Age) – interpretation of the Vampire
Geraud de Verenhe (Borgia) – interpretation of the Priest
Lokaeda (Hanternoz) – interpretation of Alaric
Haement – interpretation of Demon, guitar solo on « À l’orée du Mal, le Pacte interdit »
Aliunde (Grylle) – interpretation of Theodora

CREATURES – Facebook

Damnation Gallery – Transcendence Hymn

Un buon inizio ed una piccola sorpresa che non manca di promettere buone nuove, aspettiamo il prossimo malefico parto

Una creatura dannata si aggira tra i vicoli della mia città, Genova, un abominevole parto frutto della fusione di due identità metalliche, gli Insanity Hazard e i STAG.

La nuova band nata quest’anno si compone di quattro elementi, la strega Scarlet alla voce, Lord Edgard alla sei corde e la sezione ritmica formata da Low al basso e Nasco alle pelli.
Il quartetto genovese è abile nel trasportare le proprie ispirazioni ed influenze in un sound avvicinabile all’horror metal di scuola Death SS, ma dove la proposta dello storico gruppo di Steve Sylvester si basava sul metal classico, prima, e su soluzione moderne di matrice industrial negli ultimi tempi, i Damnation Gallery mantengono un approccio thrash old school, macchiato dal sangue proveniente dalla NWOBHM e dal black metal più oltranzista.
Produzione scarna, suono catacombale, ottimi spunti di teatrale malignità creano atmosfere evil ed oscure, l’attitudine underground dei protagonisti è ben visibile lasciando qualche impeferzione voluta in fase di registrazione, senza che ciò vada ad inficiare assolutamente la buona riuscita di Transcendence Hymn.
La band, fresca di firma con Masked Dead Records che si è presa cura di questo primo ep, ha confezionato una piccola opera horror thrash, con tanto di intro macabra e terrorizzante, ottime cavalcate metalliche dai rimandi old school ed un buon lavoro sulle voci, che passano con disinvoltura dallo scream, a toni teatrali, per rendere infine il tutto più malvagio possibile grazie a growl oscuri e abissali.
Nella cripta dove i Damnation Gallery ci invitano ad entrare, la fievole luce delle candele mostra ombre di esseri minacciosi e vecchi riti occulti, descritti dal gruppo a colpi di thrash/black/horror metal di cui si nutrono la title track, la splendidamente maligna Dark Soul e la devastante Evil Extreme.
Un buon inizio ed una piccola sorpresa che non manca di promettere buone nuove, aspettiamo il prossimo malefico parto, anche se nella ventina di minuti scarsi di questo ep i Damnation Gallery sembrano essersi giocati molto bene le loro carte.

TRACKLIST
1. Mankind’s fall
2. Evil extreme
3. Dark Soul
4. Transcendence Hymn
5. Rebirth

LINE-UP
Scarlet – Vocals
Lord Edgard – Guitar
Low – Bass Guitar
Nasco – Drums

DAMNATION GALLERY – Facebook

Necrodeath / Cadaveria – Mondoscuro

Cosa può scaturire dall’unione di due realtà storiche del metal italiano come i Necrodeath e la strega Cadaveria se non grande musica estrema?

Cosa può scaturire dall’unione di due realtà storiche del metal italiano come i Necrodeath e la strega Cadaveria se non grande musica estrema?

Finalmente Mondoscuro, atteso lavoro dove le due band si sono ritrovate ad interagire in sala d’incisione, vede la luce in questa ultima parte d’estate 2016, creando un album atipico, che farà molto parlare di sé, sperando che non rimanga un caso unico come fu nel 1989 Mondocane, progetto che vedeva l’unione delle forze espresse da Necrodeath e Schizo e a cui il titolo fa chiaramente richiamo, oltre ai documentari degli anni ’60 diventati famosi per le loro scene cruente e chiamati Mondo Movie.
Dimenticatevi il classico split, Mondoscuro vede le anime dei due gruppi amoreggiare come serpenti infernali, lascivi e mortali per creare metal orrorifico, macabro e brutale, o rivedere a modo loro classici presi dalle loro discografie per arrivare a brani che vanno dalla gotica Christian Woman dei Type O Negative alla clamorosa versione di Helter Skelter di beatlesiana memoria.
Si parte alla grande con Cadaveria che dà nuovo lustro a Mater Tenebrarum, brano tratto da Into The Macabre, album che è diventato un classico della discografia dei Necrodeath. Il gruppo mantiene la struttura death/thrash della song, fornendole però quell’elemento dark gotico tipico del proprio sound e al minuto 4.46 spettacolarizza il tutto con l’organo di Ignis Forasdomine che riprende il tema dalla colonna sonora di Inferno, creata dal compianto Keith Emerson, ed i cori operistici con in testa la soprano Lindsay Schoolcraft dei Cradle Of Filth, aiutata da Tiziana Ravetti e dal tenore Cristiano Caldera, per un risultato entusiasmante.
Spell, da The Shadows Madame, opera nera creata da Cadaveria nel 2002 e lasciata in mano ai Necrodeath risulta una traccia che alterna atmosfere horror, con Flegias mai così teatrale, a sfuriate thrash addomesticate dai solos ultra melodici del mostruoso Pier Gonella e dal lavoro ritmico del buon Peso aiutato da GL.
Il cuore dell’album è lasciato ai due pezzi inediti: Dominion Of Pain, un brano scritto da Cadaveria e che vede la partecipazione di Flegias e di Gonellaesaltato da una prestazione sugli scudi della singer e valorizzato da chorus evocativi e dallo spiccato flavour gotico,  con una bellissima seconda parte dalle ritmiche quasi doom ed un solo che trancia l’atmosfera dark/gotica del brano; Rise Above, in mano ai death/thrashers liguri, è aperta da un recitato in lingua madre di Cadaveria che introduce una cavalcata metallica dove Gonella emoziona con la sua sei corde in un delirio metallico thrash/gothic.
Il vampiro newyorkese che tormentò le notti di dolci donzelle dagli inizi degli anni novanta ai primi anni del nuovo millennio, è omaggiato dai Cadaveria con la cover di Christian Woman, dal capolavoro gotico Bloody Kisses, resa molto simile all’originale non fosse per un’interpretazione sentita della singer nostrana, che usa tutti i toni della sua voce per rendere il più possibile teatrale e vario il brano cardine della discografia della band di Peter Steele.
Mondoscuro si conclude con la geniale cover di Helter Skelter dei fab four, probabilmente il primo brano heavy metal della storia, pescato dal White Album, aperto da un giro di basso ripreso da Come Together, altro masterpiece dei Beatles, reso devastante dalla furia estrema del combo ligure e con una genialata di Gonella che, a metà brano, riprende l’arpeggio di Ticket To Ride, terzo omaggio alla coppia Lennon/Mccartney.
In conclusione, Mondoscuro è un progetto assolutamente riuscito e, se avrà un futuro, magari con un album di inediti, potrebbe regalare grosse soddisfazioni ai protagonisti e grande musica estrema agli amanti del genere, non perdetevelo.

TRACKLIST
1. Cadaveria – Mater Tenebrarum (Necrodeath cover)
2. Necrodeath – Spell (Cadaveria cover)
3. Cadaveria – Dominion of Pain (feat. Flegias)
4. Necrodeath – Rise Above (feat. Cadaveria)
5. Cadaveria – Christian Woman (Type O Negative cover)
6. Necrodeath – Helter Skelter (The Beatles cover)

LINE-UP
Necrodeath:
Peso – Drums
Flegias – Vocals
Pier Gonella – Guitars
GL – Bass

Cadaveria:
Marçelo Santos – Drums
Cadaveria – Vocals
Dick Laurent – Guitars
Peter Dayton – Bass

NECRODEATH – Facebook

CADAVERIA – Facebook

Abysmal Grief – Strange Rites of Evil

Strange Rites of Evil non delude, grazie ad un pacchetto di brani eccellenti che, pur restando entro schemi consolidati, regalano il tipico olezzo dolciastro dei fiori in decomposizione in piccoli cimiteri dimenticati e si rivelano l’ideale accompagnamento musicale di una danza macabra dei quali i nostri gli sono gli interpreti d’elezione.

Ritornano i necrofori del doom per riportarci di peso nel bel mezzo dell’umana tragedia connessa con l’ineluttabile momento del trapasso.

La formula della cult band genovese è ormai ben consolidata, tanto da costituire un ormai riconoscibilissimo marchio di fabbrica: le macabre tastiere di Labes C.Necrothytus occupano la scena punteggiata dallo stile vocale dello stesso, sorta di versione deviata di McCoy.
In quest’album, però, anche la chitarra di Regen Graves si ritaglia diversi nonché apprezzabili spazi solisti, in ossequio ad un mood per certi versi più diretto e meno ostico, pur con tutte le dovute distinzioni del caso: la sensazione è che gli Abysmal Grief releghino le proprie pulsioni sperimentali alle uscite di più breve minutaggio (EP o split) per rendere i full length mirati ad una fascia di ascoltatori che, oltre agli appassionati di doom, possa comprendere anche chi è avvezzo a sonorità horror-dark o a quelle progressive di matrice esoterica.
Strange Rites of Evil, quindi, non delude, grazie ad un pacchetto di brani eccellenti che, pur restando entro schemi consolidati, regalano il tipico olezzo dolciastro dei fiori in decomposizione in piccoli cimiteri dimenticati e si rivelano l’ideale accompagnamento musicale di una danza macabra dei quali i nostri gli sono gli interpreti d’elezione.
Gli Abysmal Grief in questi ultimi anni hanno intensificato la propria attività, sia in studio che dal vivo e, a tale proposito, segnaliamo che il ventennale della loro fondazione verrà onorato da un un tour europeo che partirà ad aprile in compagnia dei veneti Epitaph.

Tracklist:
1. Nomen omen
2. Strange Rites of Evil
3. Cemetery
4. Child of Darkness*
5. Radix malorum
6. Dressed in Black Cloaks

Line-up:
Regen Graves – chitarra, synth
Labes C. Necrotytus – voce, tastiera
Lord Alastair – basso
Lord of Fog – batteria

Madness Of Sorrow – III: The Beast

Sterzando leggermente il tiro su sonorità più metalliche, ma non snaturando assolutamente il proprio credo musicale, il gruppo ha regalato ai fan il degno successore dell’ottimo primo album.

La bestia che si annida tra le note create dai nostrani Madness Of Sorrow, non si è mai estinta e torna con tutto il suo terribile bagaglio di nefandezze, nascosta nell’ombra dei palazzi apostolici, contaminando, possedendo, liberando ogni tipo di istinto e il male, quello vero che rovina vite, distrugge speranze, annienta personalità e umanità.

III: The Beast è il terzo capitolo creato dalla band di Muriel Saracino, factotum dei Madness Of Sorrow, che con il precedente “Take The Children Away From The Priest”, aveva impressionato gli addetti ai lavori con un album di genere che pescava tanto dal metal dei Death SS quanto dal dark ottantiano, risultando uno dei più riusciti lavori del 2013.
Il nuovo album non tradisce le aspettative, il sound della band ormai è ben canalizzato sulle coordinate date dal leader, lasciando a pochi dettagli le differenze con il suo bellissimo predecessore.
Un gran bel lavoro quello fatto da Saracino, questa volta aiutato dal nuovo chitarrista e bassista Shark, anche in fase di scrittura: l’album riparte da dove “Take The Children Away From The Priest” ci aveva lasciati, quindi molto più metallico specialmente in avvio con i primi due brani, Welcome to Your Suicide e Three Meters Underground, che partono a razzo.
Si torna ad atmosfere oscure con il capolavoro Seed of Evil, uno stupendo affresco colorato con pastelli dark ed horror metal perfettamente bilanciati creando un arcobaleno di tonalità nere e drammatiche, interpretate da Muriel con rabbiosa personalità.
Sia chiaro, la teatralità delle classiche band di genere qui è sostituita da un’atmosfera di drammatica pesantezza, denuncia e sofferenza: l’alchimia tra metal moderno (continuo a trovare nella musica del gruppo più di un riferimento al reverendo Manson, oltre ai maestri Death SS) ed il dark rock continua ad imperversare nel sound di una band matura, poco incline a note ruffiane ma solidamente ancorata al proprio percorso musicale, che con il nuovo album si conferma in tutto il suo cupo incedere.
The Army of Sinners durissima e moderna richiama i Nefilim di Zoon, mentre The Black Lady risulta l’esempio lampante del buon mix tra Manson ed i Death SS, prima che la devastante Vatican’s Ruins ci consegni il brano più estremo del lavoro, almeno per quanto riguarda le ritmiche e la buona dose di velocità.
Non mancano due graditi ospiti sul nuovo album: Simon Garth, già presente sul precedente lavoro e qui alle prese con la chitarra acustica in Crucifixed, e Bolthorn, bassista degli epic metallers Avoral sulla devastante Three Meters Underground.
Evilangel superba e malefica song metallica fino al midollo, in compagnia della superba Drowned, chiude III: The Beast e conferma i Madness Of Sorrow come una delle realtà più fulgide del panorama horror metal nazionale.
Sterzando leggermente il tiro su sonorità più metalliche, ma non snaturando assolutamente il proprio credo musicale, il gruppo ha regalato ai fan il degno successore dell’ottimo primo full length, sta a voi ora immergervi nelle atmosfere di questo ennesimo bellissimo lavoro da non perdere per alcun motivo.

Tracklist:
1. Welcome to Your Suicide
2. Three Meters Underground
3. Seed of Evil
4. The Army of Sinners
5. The Black Lady
6. Vatican’s Ruins
7. No Redemption
8. Crucifixed
9. Evilangel
10. Drowned

Line-up:
Muriel – Vocals, rithm/lead guitar
Shark – Rithm/lead guitar
Derrick – Live drums

MADNESS OF SORROW – Facebook

Story Of Jade – Loony Bin

Un album trascinante, non solo per appassionati del genere ma, forte delle sue ottime melodie, adatto un po’ a tutti gli amanti dei suoni metallici.

Nuovo capitolo della storia di Jade: Loony Bin è il terzo lavoro in studio della band nostrana e rappresenta un altro tuffo nell’horror metal.

Gli Story Of Jade, per chi non li conoscesse, sono attivi dal 2002 e hanno già archiviato due lavori, l’ep “The Factory Of Apocalypse” del 2006 ed il primo full lenght “The Damned Next Door (Know Your Neighbors)”, uscito nel 2011 per WormHoleDeath e prodotto da Carlo Bellotti e Alessandro Paolucci.
Una buona attività in sede live ha portato la band a dividere i palchi con nomi del calibro di Eldritch, Tankard, Sinister, Necrodeath e Cadaveria, tra gli altri, per arrivare all’alba di questo 205 con l’uscita del nuovo Loony Bin, prodotto da Pier Gonnella.
Ospiti illustri fanno capolino su tre tracce dell’album: Gerre dei Tankard su Blood Hangover, le tastiere di Antonio Aiazzi dei Litfiba impreziosiscono il singolo Psychosis In A Box, e Steva dei Deathless Legacy appare su Symphonies From The Grave.
Un nuovo contratto (Black Tears) e piccole ma significative rivoluzioni nella line-up, che portano l’entrata di Vrolok Lavey al basso lasciando Bapho Matt a dedicarsi alle sole parti vocali, oltre ad un maggior uso delle tastiere, sono le novità su cui poggia un album che risulta una bella mazzata heavy metal, dalle atmosfere horror sì, ma sempre tenendo ben alta l’elettricità dei brani, a partire fin dall’intro.
Tecnicamente ineccepibili, i brani si susseguono in un clima da grand guignol, anche se nel lavoro dei nostri non si perde tempo in rallentamenti atmosferici, ma si bada ad aggredire l’ascoltatore con ottime parti tastieristiche inserite nella struttura heavy di brani che non cedono di un passo, continuando per tutta la durata dell’album a martellare.
Ottimo Bapho Matt alla voce, teatrale e molto melodico dona un certo appeal orecchiabile a canzoni quali la title track, Psychosis In A Box, Sick Collector e la travolgente Symphonies From The Grave.
Direi che Loony Bin mi ha ricordato tanto il King Diamond solista, leggermente modernizzato nel sound del gruppo, ma spiritualmente presente tra i solchi di questi ottimi undici brani.
Molto riuscita la conclusiva Horror Me(n)tal Disorder, una via di mezzo perfetta tra il sound del vocalist danese ed i nostrani ed ultimi Death SS, che archivia come meglio non potrebbe un album trascinante, non solo per appassionati del genere ma, forte delle sue ottime melodie, adatto un po’ a tutti gli amanti dei suoni metallici.

Tracklist:
1- Corridor
2- Loony Bin
3- The Book Of Lies
4- Sick Collector
5- Psychosis In A Box – feat. Aiazzi (Litfiba)
6- Symphonies From The Grave – feat. Steva (Deathless Legacy)
7- Lobotomy
8- Merculah
9- Room 501
10- Blood Hangover – feat. Gerre (Tankard)
11- Horror Me(n)tal Disorder

Line-up:
YNDY T.WITCH – Lefthanded Drums
AG – Lead/Rhythm Guitars
Mr.VROLOK LAVEY – Bass Guitar
BAPHO MATT – Lead Vocals

STORY OF JADE – Facebook

Abysmal Grief – We Lead the Procession

“We Lead the Procession” nulla aggiunge e nulla toglie alla grandezza degli Abysmal Grief ma la possibilità di ascoltare brani inediti, recenti o più datati, costituisce una ragione più che valida per spingere gli appassionati a fare propria la raccolta.

Circa un anno dopo aver parlato del loro magnifico ultimo album “Feretri”, gli Abysmal Grief tornano sul mercato con questa interessante raccolta retrospettiva intitolata We Lead the Procession.

Uscito in diversi formati (vinile, cd e anche musicassetta, tanto per rimarcare quanto l’immaginario estetico e musicale della band genovese sia fortemente radicato negli anni settanta), il lavoro è molto di più di una semplice compilation in quanto racchiude sia tracce inedite sia versioni alternative di brani già pubblicati.
Come sempre, qualsiasi prodotto marchiato Abysmal Grief non tradisce, visto che nessuno oggi, nemmeno nomi ben più celebrati e portati in palmo di mano dalla stampa specializzata, è in grado di proporre con uguale maestria un dark doom orrorifico di tale levatura.
La musica dei nostri evoca gli effluvi penetranti dei piccoli cimiteri, l’odore di muffa di antiche foto in bianco e nero estratte da uno scatolone rimasto dimenticato per decenni sullo scaffale di una cantina, rivelandosi l’ideale colonna sonora di quei film e sceneggiati televisivi capaci di provocare pathos e autentico terrore senza neppure dover ricorrere a costosissimi effetti speciali.
We Lead the Procession, ovviamente, nulla aggiunge e nulla toglie allo status degli Abysmal Grief, ma la possibilità di ascoltare ottimi brani come le più recenti riedizioni di Open Sepulchre e Mors Eleison, e documenti che paiono davvero registrati e riprodotti con un mangianastri di settantiana memoria (Bara), costituisce una ragione più che valida per spingere gli appassionati a fare propria la raccolta.

Approfitto della tempestiva pubblicazione di questo articolo per segnalare a chi risiede a Genova e dintorni che gli Abysmal Grief, per una volta, giocheranno in casa esibendosi sabato 24 maggio presso L’Angelo Azzurro (Via Borzoli 39): un’occasione da non perdere assolutamente …

Tracklist:
1. Open Sepulchre
2. Fear of Profanation
3. Raise the Dead
4. Exsequia Occulta
5. Procession
6. Bara
7. Profanation
8. Mors Eleison

Line-up:
Lord Alastair – Bass
Regen Graves – Guitars, Drums
Fog – Drums
Labes C. Necrothytus – Keyboards, Vocals

Madness Of Sorrow – Take The Children Away From The Priest

Un lavoro che non deve passare inosservato a chi di queste sonorità horror-gothic ne fa il pane quotidiano.

Nel cinema, da trent’anni i media ci continuano a far credere che in Italia siamo capaci solo a produrre cinepanettoni da dare in pasto alle masse nel periodo natalizio, ultimamente sconfinando anche negli altri mesi dell’anno, e arrivando, al massimo, a far girare nelle sale filmetti pseudo intellettuali, che fa tanto figo e politicamente corretto dire di aver visto ad amici e colleghi, dimenticando invece che abbiamo una tradizione nel cinema horror capace di influenzare gli ultimi decenni anche e, soprattutto, in America.

Lucio Fulci, Lamberto Bava, il Pupi Avati de “La casa dalle finestre che ridono” e “Zeder”, Umberto Lenzi, il primo Dario Argento, sono solo i più famosi protagonisti di una scena tutta italiana che ha fatto storia nel mondo.
Chiaramente anche nella musica, soffocati da sempre dalle tirannie mediatiche, solo pochi fortunati hanno la consapevolezza che nel nostro paese esiste una scuola rock di altissima qualità, parlando poi di metal, direi che mai come in questi ultimi tempi in tutti i vari generi che si raggruppano sotto la stessa etichetta, abbiamo avuto così tanto spessore.
Fanno sicuramente parte di questo tesoro purtroppo, ancora sommerso, almeno da noi, i Madness Of Sorrow, band nata dopo lo scioglimento dei Filthy Teens e capitanata dal polistrumentista e factotum Muriel Saracino, cantante e chitarrista che, oltre a suonare il basso in alcuni brani, ha prodotto e mixato l’album, aiutato da Freddy Delirio dei Death SS.
Altri musicisti che gravitano nell’ambito della band di Steve Sylvester hanno accompagnato Muriel nel suo progetto: Ross Lukater nei live, che ha visto protagonista la band dopo l’uscita dell’album “Signs”, insieme a Simon Garth, presente anche sul nuovo disco che, a scanso di equivoci è veramente ben fatto.
Sostanzialmente il lavoro si divide in due parti: la prima è un’esaltante mix tra l’horror metal e il dark di band quali Sisters Of Mercy e Fields Of The Nephilim, grazie al drumming programmato ma sopratutto al cantato di Muriel, che in certi passaggi ricorda le due icone del dark anni ‘80 Andrew Eldritch e l’inarrivabile Carl McCoy.
Caged, I Hate You e la bellissima Martial Execution, spinta da un riff marziale e quel “Kill” ripetuto marchio di fabbrica dei Fields Of The Nephilim.
Fino a I’m No Perfect, l’influenza Death SS si riscontra nei suoni delle tastiere e sporadicamente in qualche assolo; fin qui ci sarebbe già da applaudire la band, ma il bello arriva da Guilty in poi: l’anima metal prende il sopravvento, i suoni di chitarra si induriscono e ne escono brani dal tiro micidiale come Don’t Talk About Church, The Death Crusade, la riuscitissima Spirit, con i cori di Alexandra Lynn nuovamente ad impreziosire il tutto, la mansoniana The Ogre, un brano dove Muriel prende sottobraccio Steve Sylvester e il reverendo americano con una prova maiuscola alle vocals.
Chiude il lavoro Ghost, il pezzo più gothic dell’album, dove protagonista è la voce di Alexandra e un giro di piano melanconico che mette la parola fine ad un lavoro che non deve passare inosservato a chi di queste sonorità ne fa il pane quotidiano, ponendosi come ennesima conferma di quanto la nostra scena sia fucina di artisti di ottimo livello.
Bravi.

Track list:
1. Caged
2. King must die
3. I hate you
4. Martial execution
5. I’m not perfect
6. Guilty
7. Don’t talk about the church
8. The death crusade
9. Spirits
10. The ogre
11. Ghost

Muriel Saracino: Vocals, Guitars
Simon Garth: Guitars
Federico Dalli: Drums
David Dalcò: Bass
Francis Fury: Keyboards

MADNESS OF SORROW – Facenbook

Deathless Legacy – Rise From The Grave

Un bellissimo lavoro, complimenti al gruppo, che dal vivo immagino grandissimo, e disco consigliato non solo ai fans dei Death SS.

Questa recensione mi permette di spendere due parole sul più grande gruppo metal nato nella nostra penisola, riconosciuto in tutto il mondo, guidato da un leader che è una delle nostre poche icone, dotato di carisma e personalità e vero artista a 360°: sto parlando ovviamente dei Death SS e naturalmente di Steve Sylvester.

Questo grande gruppo ha rilasciato dei dischi fondamentali, prima negli anni 80′ basati su un Metal più classico, e diventando poi un’entità a parte e inventando, di fatto, un genere come l’horror Metal. Impossibile quindi non essersi imbattuti in almeno uno dei loro numerosi capolavori, da “In Death Of Steve Sylvester” a “Black Mass”, da Heavy Demons alla svolta semi-industrial di “Do What Thou Wilt” e “Panic”, fino ad arrivare all’ultimo “Resurrection”,datato 2013: una grande band che ha rilasciato lavori bellissimi e sempre con quell’integrità e coerenza (dicendola alla Pino Scotto, altra icona del nostro metal) che l’hanno resa un mito
I toscani Deathless Legacy nascono come tribute band dei Death SS e, dopo innumerevoli apparizioni dal vivo, arrivano al debutto discografico con un album di horror metal scritto come Steve Sylvester insegna, e non poteva essere altrimenti.
Anche loro, come i maestri, hanno optato per travestimenti e pseudonimi, la copertina con le mani di zombie che escono dal terreno è rigorosamente in stile horror ma, fortunatamente, in questo disco c’è anche tanta buona musica.
Intanto i brani sono cantato da una vocalist, al secolo Steva La Cinghiala, protagonista di una prova magistrale (non è così facile cantare su di un disco del genere e risultare perfetta); le somiglianze, inevitabili, con i Death SS si riscontrano nei suoni delle tastiere, poi però l’album ha una sua vita ( anche in questo caso sarebbe meglio dire morte … ) propria, i brani sono belli, tra song dall’impatto più moderno e altri intrisi di atmosfere più classiche.
Apre il sabba Will-O’-The Wisp, e si entra subito al centro del Grand Guignol dove è protagonista una band che sfodera tutte le proprie virtù musicali, con brani dal forte impatto e dalla immediata presa.
Queen Of Necrophilia, Octopus,la sparata Killergeist, fanno da antipasto al picco dell’album, quella Flamenco De La Muerte, dove il Metal del combo accompagna una chitarra spagnola in una song geniale.
Ancora ottimi brani sono Spiders e Devil’s Thane, prima di arrivare ad un altro brano top, Death Challenge, dove Steva inasprisce la voce e si accentuano i suoni moderni, per un brano dal sapore nu metal.
Step Into The Mist conclude un bellissimo lavoro, complimenti al gruppo che dal vivo immagino grandissimo e disco consigliato, non solo ai fans dei Death SS.

Tracklist:
01 – Will-O’-The Wisp
02 – Queen Of Necrophilia
03 – Bow To The Porcellan Altar
04 – Octopus
05 – Killergeist
06 – Flamenco De La Muerte
07 – Spiders
08 – Devil’s Thane
09 – Death Challenge
10 – Step Into The Mist

Line-up
Steva La Cinghiala – Vocals and Performances
Frater Orion (The Beast) – Drums and Scenographies
El “Calàver” – Guitar
C-AG1318 (The Cyborg) – Bass and Vocals
Pater Blaurot – Keyboard
The Red Witch – Performances

DEATHLESS LEGACY – Facebook