Cryptic Realms – Enraptured by Horror

Se non siete fans accaniti del genere direi che potreste tranquillamente passare oltre, l’album non offre grossi spunti e si attesta sul compitino svolto in modo sufficiente dal gruppo ma nulla più.

Death metal old school per questa multinazionale congrega di zombie che, con il monicker Cryptic Realms, debutta con questo marcissimo full length dal titolo Enraptured By Horror.

Kostas Analytis (Grecia), Tersis Zonato (Brasile), Victor Varas (Mexico) e Uriel Aguillon (U.S.A./Mexico) compongono questa banda internazionale del metal estremo, tutti già al lavoro con gruppi più o meno famosi dell’underground estremo come Necrosis, Abyssus, Offal e Agnus Dei, e dallo scorso anni impegnati tutti insieme in questo progetto che ha già dato alle stampe un demo ed uno split.
Death metal vecchia scuola, si diceva, con gli Obituary a fare da padrini ai banchetti cannibali dei quattro deathsters, anche per il growl di Analytis, molto simile a quello del becchino John Tardy.
Il sound di conseguenza viaggia sui binari del death metal statunitense, alternando mid tempo ed accelerazioni, la produzione in linea con lo spirito vintage del progetto è scarna e diretta, mentre si respirano continuamente le esalazioni di putrida decomposizione, lasciata dai cadaveri sparsi per i vari brani che compongono Enraptured by Horror.
Se non siete fans accaniti del genere direi che potreste tranquillamente passare oltre, l’album non offre grossi spunti e si attesta sul compitino svolto in modo sufficiente dal gruppo ma nulla più.

TRACKLIST
1.Enraptured by Horror
2.Doomed Cathedrals
3.In Mortal Distress
4.Total Demise
5.Sinister Force Descends
6.Vulgar Exhumation
7.Begging to Be Dead
8.Act of Derangement

LINE-UP
Victor Varas – Bass
Tersis Zonato – Guitars (lead)
Uriel Aguillon – Guitars, Drums
Kostas Analytis – Vocals

http://www.facebook.com/thecrypticrealms

Nidingr – The High Heat Licks Against Heaven

Per i Nidingr un black death di sicuro spessore, piuttosto parco di aperture melodiche ma asciutto, essenziale e di pregevole fattura tecnica.

Dei norvegesi Nidingr si rinvengono le prime tracce circa vent’anni fa, quando Teloch (oggi chitarrista anche nei Mayhem) vi diede vita quale suo progetto solista, per poi assumere la forma di band vera e propria solo nel 2005, con la pubblicazione del primo full length Sorrow Infinite And Darkness.

The High Heat Licks Against Heaven, che segue Wolf-Dather del 2010 e Greatest Of Deceivers del 2012, è il nuovo lavoro di questo gruppo in grado di proporre un black death di sicuro spessore, piuttosto parco di aperture melodiche ma asciutto, essenziale e di pregevole fattura tecnica.
L’andamento del lavoro verte per lo più su ritmi sostenuti, avvolti da un mood algido, stemperati però da mid tempo caratterizzati da pulsioni industrial (Gleinir), da incursioni con clean vocals di gran pregio (Ash Yggdrasil, con Garm quale ospite) o cristallini vocalizzi femminili (la title track, qui con il contributo di Myrkur).
Proprio questi brani appaiono i più peculiari, forse perché vanno a spezzare una certa tetragonia che si rivela, di norma, funzionale alla causa grazie a tracce dalla feroce qualità quali Hangagud o Sol Taker; nel complesso l’intero album merita la dovuta attenzione perché, pur senza tentare voli pindarici, i Nidingr cercano di portare il loro black death su un piano più elevato, andando talvolta a lambire territori avanguardisti, dando una dimostrazione di competenza e conoscenza della materia da primi della classe.
The High Heat Licks Against Heaven non assurge però all’eccellenza perché, come detto, troppo spesso si rivela eccessivamente freddo, con i Nidingr che non sempre riescono sempre nell’intento di coinvolgere del tutto l’ascoltatore: questo particolare corrisponde al gap da colmare nella prossima occasione per raggiungere un tale obiettivo.

Tracklist:
1. Hangagud
2. Surtr
3. The Ballad Of Hamther
4. On Dead Body Shore
5. Gleipnir
6. Sol Taker
7. Ash Yggdrasil
8. Heimdalargaldr
9. Valkyries Assemble
10. Naglfar Is Loosed

Line-up:
Cpt. Estrella Grasa – Vocals
Teloch – Guitars
SIR – Bass
Myrvoll – Drums

NIDINGR – Facebook

Terrifier – Weapons of Thrash Destruction

Per i fans di Exodus, primi Megadeth, Testament e di tutta la scena statunitense, questo lavoro è vera goduria thrash metal da gustarsi dal primo all’ultimo istante.

La prima bomba thrash metal proveniente dall’underground metallico targato 2017 è dei canadesi Terrifier: il loro secondo album è un’ autentica esplosione made in Bay Area.

Fresco di firma per la Test Your Metal, il gruppo torna dopo quasi cinque anni dal precedente full length più in forma che mai, con questa botta di vita thrash metal, pura nitroglicerina in musica, dalle ovvie influenze statunitensi, derivativa quanto volete ma perfettamente in grado di farvi a pezzi a suon di mazzate metalliche.
Non esiste tregua ne respiro, Weapons of Thrash Destruction scaraventa al muro, immobilizza il nemico e lo massacra di fendenti senza soluzione di continuità, veloci, potenti e letali.
L’album in cuffia a volume critico è un’autentica gioia per le orecchie malandate degli amanti del thrash americano di matrice old school, non manca niente per non fare prigionieri ai ritmi infernali di vere bombe come l’opener Reanimator, la seguente Deceiver e via una sotto l’altra tutte le nove tracce che vanno a comporre l’album di questi guerrieri indomiti del thrash metal.
Per i fans di Exodus, primi Megadeth, Testament, e tutta la scena statunitense questo lavoro è vera goduria thrash metal da gustarsi dal primo all’ultimo istante.

TRACKLIST
1.Reanimator
2.Deciever
3.Nuclear Demolisher
4.Violent Reprisal
5.Skitzoid Embolism
6.Drunk as Fuck
7.Bestial Tyranny
8.Riders of Doom
9.Sect of the Serpent

LINE-UP
Chase Thibodeau – Vocals
Rene Wilkinson – Guitar
Brent Gallant – Guitar
Kyle Sheppard – Drums
Alexander Giles – Bass

TERRIFIER – Facebook

Dyrnwyn – Ad Memoriam

I Dyrnwyn ci trascinano sul campo di battaglia, ci fanno sentire il battito del cuore del legionario che combatte nel fango della foresta di Teutoburgo, ed è un qualcosa di spiazzante, perché si arriva a capire cosa provavano questi romani che combattevano a migliaia di miglia da casa

I romani Dyrnwyn compiono un capolavoro con questo loro ep Ad Memoriam, dopo il demo del 2013 Fatherland.

Nell’ep vengono rievocate solennemente le gesta di Roma e specialmente dell’esercito romano, braccio armato nella conquista di quello che fu l’impero: se non si parla delle sue gesta e della complessità che aveva ci pensano di Dyrnwyn con un disco clamoroso. Il suono è un folk metal che, a seconda della necessità narrativa, diventa folk, nel momento in cui la storia viene cullata sulle ali del ricordo, o metal nel ricordare il ferro delle legioni romane. La commistione dei generi riesce perfettamente e musicalmente le canzoni sono pazzesche, con un perfetto equilibrio di melodia e cattiveria. Riesce anche molto bene il gioco fra voce pulita e voce in growl, il tutto in italiano. Il risultato è un disco che rievoca in maniera potentissima Roma, la sua gloria, e le sue battaglie. Questa rievocazione non è la solita vuota riproposizione di impeto guerresco, ma un’accurata e sentita ricostruzione di ciò che effettivamente fu. I Dyrnwyn ci trascinano sul campo di battaglia, ci fanno sentire il battito del cuore del legionario che combatte nel fango della foresta di Teutoburgo, ed è un qualcosa di spiazzante, perché si arriva a capire cosa provavano questi romani che combattevano a migliaia di miglia da casa, sapendo che molto probabilmente Roma non l’avrebbero mai più rivista. Ad Memoriam mostra chiaramente, usando alla perfezione il linguaggio del folk metal, il motivo di tutto ciò: la gloria imperitura di Roma, questi ragazzi e questi uomini combattevano per una cosa che noi non ci immaginiamo nemmeno, è qualcosa di incomprensibile perché non lo abbiamo dentro. La musica e i testi del gruppo creano un incredibile empatia tra noi ed i soldati, tra noi e la Roma che fu. E questa Roma è necessariamente pagana, come cantano i Dyrnwyn, perché quando muore il paganesimo muore anche l’idea stessa di Roma, e non c’è storico in buona fede che lo possa negare. Questo ep dovrebbe essere fatto sentire nelle scuole, perché ha un valore storico immenso, ed è a dir poco trascinante. Teutoburgo è una canzone che ti fa sentire lì, in quella foresta germanica, dove furono annientate intere legioni e non solo. Per farvi capire come erano i romani, dopo questo delirio di battaglia, combatterono i germani per sette anni, prima di mettere il fiume Reno come confine a nord. I romani erano dei figli di puttana immensi, in questo disco c’è tutta la loro essenza e questo ep entra nel pantheon del folk metal italiano,che sarà anche limitato, però riserva chicche come questa e Ferro Italico dei Draugr, di cui i Dyrnwyn sono giustamente grandi fan e debitori.

TRACKLIST
1.Ad Memoriam
2.Sangue Fraterno
3.Sigillum
4.Tubilustrium
5.Ultima Quiete
6.Teutoburgo

LINE UP
Ivan Cenerini – basso
Alessandro Mancini – chitarra solista
Ivan Coppola – Batteria
Michelangelo Iacovella – tastiera
Daniele Biagiotti – voce

DYRNWYN – Facebook

Hour Of Penance – Cast The First Stone

Tornano a seviziarci con il loro death metal brutale i romani Hour Of Penance.

Tornano a seviziarci con il loro death metal brutale i romani Hour Of Penance, a distanza di tre anni dal precedente e bellissimo Regicide.

Il gruppo ha cambiato le carte in tavola tornando al sound più quadrato e diretto di Sedition, non un male, chiariamolo, anche perché il talento compositivo della band è alto e anche questo lavoro brilla per un’ approccio brutale e devastante ma valorizzato da ottimi inserimenti melodici.
Meno articolato dunque e più old school rispetto al predecessore, Cast The First Stone è un attacco estremo a suon di tellurici bombardamenti, mezz’ora abbondante nel genere di scuola americana, ma con ben impressa la firma Hour Of Penance.
Se in Regicide spiccava l’aspetto tecnico, con questo lavoro il gruppo punta sull’impatto, grazie ad una sezione ritmica micidiale ed il gran lavoro delle chitarre che non sbagliano un colpo, con inserti melodici perfetti e riff pesanti come carri armati.
Un album da fagocitare tutto d’un fiato, un muro estremo inviolabile che gli Hour Of Penance costruiscono con una facilità disarmante e in cui gli indistruttibili mattoni portano il nome di Cast The First Stone, Burning Bright e Horn Of Flies, ma si potrebbero nominare tutte le tracce visto l’enorme potenziale della tracklist nel suo insieme.
Da parte della band italiana un altro ottimo lavoro che non mancherà di soddisfare chi, in generale, predilige il brutal death di scuola americana.

TRACKLIST
1.XXI Century Imperial Crusade
2.Cast the First Stone
3.Burning Bright
4.Iron Fist
5.The Chains of Misdeed
6.Horn of Flies
7.Shroud of Ashes
8.Wall of Cohorts
9.Damnatio Memoriae

LINE-UP
Giulio Moschini – Guitars ,Backing Vocals
Marco Mastrobuono – Bass
Paolo Pieri – Vocals, Guitars
Davide “the Bomber” Billia – Drums

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