THE WILD!

Il video di Ready To Roll, tratto dall’album di prossima uscita Wild At Heart.

Il video di Ready To Roll, tratto dall’album di prossima uscita Wild At Heart.

I THE WILD! Sono una delle più estreme e rumorose band canadesi di Rock’n roll! Quando nel 2014 il video del primo singolo “Road House” venne messo online su Youtube diventò subito virale e passò su diverse rock radio canadesi arrivando nella Top 30 Rock Chart insieme a band famosissime. In quell’estate i THE WILD! Iniziarono a suonare in giro aprendo per band del calibro di Korn, Rise Against, Monster Truck, The Glorious Sons e One Bad Son.
La band è il perfetto connubio tra blues e southern rock music con attitudine punk
Il nuovo album “Wild At Heart” verrà pubblicato su Spv/Steamhammer.

Tragic Cause – No Restraint

Un album che non lascia dubbi sul valore di questi thrashers tedeschi, assolutamente consigliato agli amanti del genere

Thrash metal come se non ci fosse un domani, potente veloce e devastante, dall’anima old school ma con suoni e produzione al passo coi temi.

Da Amburgo, città capitale del power metal, arrivano con tutta la loro voglia impagabile di distruzione i Tragic Cause, trio formato nel 2010 dal chitarrista e cantante Alex Hoffmann, una bestia indomita, thrasher purosangue che con i suoi degni compari (Simon Schorp al basso e Thomas Hauser alle pelli), entrati in formazione giusto il tempo per registrare No Restraint, ci violenta i padiglioni auricolari con questa micidiale furia in musica.
Due full length alle spalle per il gruppo tedesco (To Reign Supreme del 2011 e Dead Man Walking, licenziato l’anno dopo), quattro anni di pausa, nuova line up e Hoffmann riparte con la sua abominevole creatura, un mostro per impatto e violenza che innalza un muro sonoro estremo impressionate di thrash dalle non poche soluzioni death.
No Restraint dura poco meno di mezzora, ma tanto basta al trio per non fare prigionieri, i brani si susseguono estremi e violenti, il growl di stampo death estremizza il sound, già di per sé devastante, e i rimandi alla scena statunitense, sommati ad elementi riscontrabili a quella della loro terra natia e al death metal, creano una miscela esplosiva micidiale.
Difficile nominarvi un brano piuttosto che un altro, No Restraint è un macigno sonoro formato da nove capitoli che, uniti, risultano una bomba atomica musicale, perfetta nel suo esporre in maniera così violenta e senza compromessi le varie influenze ed ispirazioni del gruppo di Amburgo.
Un album che non lascia dubbi sul valore di questi tedeschi, assolutamente consigliato agli amanti del genere.

TRACKLIST
1. No Restraint
2. Riven By Grief
3. Pain Is My Religion
4. Where It Begins
5. Loss Of Reality
6. Danistercracy
7. Force My Hand
8. Monster
9. Nailed To The Cross

LINE-UP
Alex Hoffmann – Guitars, Vocals
Simon Schorp – Bass
Thomas Hauser – Drums

http://www.facebook.com/TRAGIC.CAUSE/

Gurthang – Shattered Echoes

Shattered Echoes si rivela un album in grado di soddisfare ampiamente chi già apprezza le sonorità espresse dalla fertile scena estrema polacca.

I polacchi Gurthang, nonostante si siano formati all’inizio del decennio, hanno all’attivo più di venti uscite disseminate tra singoli, ep, split compilation e full length.

Di questi ultimi, Shattered Echoes è il quarto della serie, e ci presenta una band di buono spessore e sicuramente capace di maneggiare con competenza il genere proposto.
Il black doom del gruppo di Lublino è piuttosto tetragono nel suo incedere, affidando ad avvolgenti parti rallentate le variazioni su un tema scritto buttando sovente un occhio ai Behemoth, ma badando appunto ad inserire una componente doom con l’intento di rompere in parte il canovaccio consueto.
Un parziale elemento di discontinuità sono anche le clean vocals, non sempre a fuoco ma sufficientemente funzionali, e il tutto va così a comporre un quadro convincente, pur senza far sobbalzare sulla sedia chi ascolta.
Alla fine i brani migliori sono quelli che mantengono un’aura minacciosa senza premere eccessivamente sull’acceleratore, il cui emblema è la notevole accoppiata centrale My Salvation / Departed: in particolare la prima delle due si rivela il fulcro dell’album grazie al suo andamento relativamente catchy, che ne rende ben memorizzabili i passaggi salienti.
Per il resto i Gurthang svolgono al meglio il loro compito, grazie a un lavoro d’insieme pregevole che si attesta su un livello medio per quanto concerne il resto della tracklist.
Shattered Echoes si rivela, così, un album in grado di soddisfare ampiamente chi già apprezza le sonorità espresse dalla fertile scena estrema polacca.

Tracklist:
1.Closure
2.Denial
3.Advance the Disease
4.Paragon of Virtue
5.My Salvation
6.Departed
7.Inheritance – The Distress
8.Rebirth
9.Ignite
10.Pylon of Blaze
11.Inheritance II: Red Mourning

Line up:
A.Z.V. – throat, whispers, clean & distorted guitars, all music, lyrics
Stormalv – bass guitars
G.H. – ambience, effects
Vojfrost – keys, effects
Turenn – drums, percussion

GURTHANG – Facebook

Altar Of Betelgeuze – Among The Ruins

Doom metal classico, death metal e stoner rock, uniti per regalare emozioni che vanno aldilà del semplice ascolto.

Capita, fortunatamente più spesso di quanto crediate, che una proposta musicale, sconosciuta fino all’attimo prima di aver schiacciato il tasto play, si riveli un’autentica sorpresa.

Così ecco che, stordito ed ipnotizzato dalle pesanti e messianiche note che compongono l’opera, vi lascio il mio parere  (specialmente se siete amanti di queste sonorità) sul secondo lavoro di questo quartetto proveniente dalla Finlandia.
La band in questione si chiama Altar Of Betelgeuze, è stata fondata da Matias Nastolin (Decaying), Olli Suurmunne (Stream Of Sorrow, ex-Decaying) e Juho Kareoja nel 2010 ed è del 2014 l’esordio sulla lunga distanza Darkness Sustains the Silence.
Among The Ruins continua il percorso iniziato dal primo lavoro, un inesorabile e lento viaggio messianico tra death/doom e stoner, a comporre un affascinante e perfetto riassunto di questi tre generi assemblati in un unico mastodontico sound.
Doom metal classico, death metal e stoner rock si uniscono per regalare emozioni che vanno aldilà del semplice ascolto, in un’esperienza onirica tra i misteri di quelle terre indomite: i brani sono tutti splendidi ma sono No Return e la conclusiva title track a lasciare le impressioni migliori, le voci si danno il cambio tra cleans evocative e gorgoglianti parti doom/death, tradizione del metal estremo di queste terre già dai primi anni novanta; Among The Ruins ne esce come figlio legittimo di quel sound, con la parte stoner che rende l’atmosfera ancor più ipnotica e fumosa.
Se siete amanti di questi generi perdervi un album del genere sarebbe davvero un peccato, perché Among The Ruins è un lavoro di cui non farete più a meno.

TRACKLIST
1.The Offering
2.Sledge of Stones
3.No Return
4.New Dawn
5.Absence of Light
6.Advocates of Deception
7.Among the Ruins

LINE-UP
Juho Kareoja – Guitars
Matias Nastolin – Bass, Vocals (growling and spoken word)
Olli “Otu” Suurmunne – Guitars, Vocals (clean and throat singing)
Aleksi Olkkola – Drums

ALTAR OF BETELGEUZE – Facebook

Goatmoon – Stella Polaris –

Il disco è volutamente ridondante e pieno di pathos, e ci vuole molta classe per fare un lavoro come questo, laddove altri avrebbero miseramente fallito i Goatmoon riescono molto bene, pubblicando un disco potentemente melodico, in linea con la loro storia.

Quando si tratta di fare black metal originale fuori dagli schemi, seguendo una strada propria, allora non troverete di meglio dei Goatmoon, che poi possono essere riassunti nella persona di Black Goat Gravedesecrator, fondatore e colonna portante del gruppo ormai dal lontano 2002.

La parabola musicale del gruppo è notevole e ha un suo senso, soprattutto se si conta l’evoluzione dagli inizi con un black metal molto raw e legato al punk, mentre poi piano piano si è fatto strada un suono con afflati maggiormente epici e legati alla Finlandia. Stella Polaris può essere considerato a buon ragione il punto più alto di questo percorso, poiché è sicuramente l’album più epico e strutturato dei Goatmoon. Per tutto il disco si segue la stella polare nelle fredde lande finlandesi, lottando contro tutto e tutti , per affermare la propria volontà di potenza. Lo svilupparsi del disco non è mai scontato e l’ascoltatore è sempre tenuto in tensione. La grande protagonista di questo disco è la melodia, che trova nel forte uso dell’organo al sua stella polare. Epicità e black metal si compenetrano alla perfezione, mostrando nuove vie al nero metallo. Questa tendenza è forte in molti dischi di black metal finlandese dell’ultimo periodo, per segnare nuove vie nella musica estrema. Il disco è volutamente ridondante e pieno di pathos, e ci vuole molta classe per fare un lavoro come questo: laddove altri avrebbero miseramente fallito, i Goatmoon riescono molto bene, pubblicando un disco potentemente melodico, in linea con la loro storia. Certamente, come il destino del novanta per cento dei dischi black metal, dividerà molti giudizi, ma francamente è un problema da non porsi nemmeno.

TRACKLIST
1.Intro
2.Stella Polaris
3.Kansojen Hävittäjä
4.Wolf Night
5.Sonderkommando Nord
6.Warrior
7.Conqueror

GOATMOON – Facebook

Madness Of Sorrow – NWO – The Beginning

Resoconto dell’ascolto in anteprima del nuovo lavoro dei Madness Of Sorrow, NWO – The Beginning, seguito da uno scambio di battute con il mastermind Muriel Saracino ed il nuovo cantante Prophet.

Ad un mese circa dall’uscita , prevista per i primi giorni di marzo abbiamo avuto l’onore di ascoltare in anteprima il nuovo lavoro dei Madness Of Sorrow, band estrema capitanata dal mastermind Muriel Saracino.

Oltre a raccontarvi del disco troverete una breve intervista fatta dal sottoscritto a Muriel ed al nuovo cantante Prophet, una delle novità di questo ottimo NWO – The Beginning.
E iniziamo proprio dal neo entrato, amico di vecchia data di Saracino ed ottimo cantante, bravissimo nel saper variare la sua voce tra toni dark, parti aggressive tra scream e growl, ed una voce pulita usata con parsimonia, ma perfetta nel contesto atmosferico dei brani; per la prima volta nella storia del gruppo il concept non è frutto di Saracino che, questa volta, si è dedicato alla musica ed ha lasciato al cantante carta bianca per la scrittura di testi che tratteggiano un quadro oscuro del sistema in cui abbiamo vissuto e viviamo tutt’ora.
Molto bella la copertina creata dall’artista Graziano Roccatani e davvero brillante il songwriting, che rende l’album più vario dei pur bellissimi precedenti capitoli, in un viaggio temporale tra il metal più oscuro e dark, dall’heavy thrash al black, fino a quelle che è lo stile peculiare del gruppo nostrano, l’horror/dark con sfumature nu metal tanto care a Muriel.
E, probabilmente, il fatto di doversi occupare esclusivamente della musica ha giovato non poco a Saracino che, questa volta, ha dato libero sfogo a tutte le sue influenze, creando un’opera varia, ispirata e più estrema delle precedenti.
Atmosfere oscure che aleggiano su sfuriate thrash/black, le tastiere in stile Death SS che aumentano l’inquietudine tipica delle opere horror metal (You’re Not Alone), vengono spazzate un attimo dopo da brani di scuola Manson, una delle massime ispirazioni del gruppo (Necrophilia), che Prophet interpreta però con un piglio estremo da vocalist death.
Il dark rock è presente ma in modo più subdolo, nascosto dalla vena metallica di NWO, anche se talvolta i Sisters Of Mercy si incontrano con i Rammstein per regalare sfumature industriali dalle tinte nere come la pece (Slut e Zombified).
Keep Your Head Down è un brano malato e sofferto, dalle melodie introspettive create dai tasti d’avorio ad accompagnare l’interpretazione magnifica di Prophet, posseduto subito dopo da un demone black nella violentissima DNA che porta l’ascoltatore verso il finale, composto dalla diretta SOS e dall’outro che chiude l’album con un’atmosfera apocalittica ed oscura.
NWO – The Beginning è l’ennesimo ottimo album che conferma i Madness Of Sorrow come una delle migliori realtà nostrane per quanto riguarda il genere suonato, e questo punto non ci rimane che lasciare la parola ai protagonisti.

MetalEyes Allora ragazzi, un nuovo lavoro che porta con se importanti novità!

MURIEL – Si, la più importante è senza dubbio l’entrata nel gruppo di Prophet, aka Diego Carnazzola, che reputo un ragazzo pieno di talento. Da quando presi la decisione di lasciare il ruolo di cantante dei Madness of Sorrow, non ho avuto dubbi nel pensare che fosse la persona giusta per questo ruolo. Abbiamo una voce simile, ma lui sa aggiungere sfumature per me non fattibili. Questo mi ha lasciato libero nel concentrarmi solo ed
esclusivamente sul songwriting, senza paranoie su liriche e melodie vocali. Dopo i primi live, dove si è cimentato alla grande sui brani che cantavo io in precedenza, tutte le paure sono svanite, e qui ha fatto un gran bel lavoro.

ME Concept e testi sono stati scritti da Prophet, potete parlarcene più dettagliatamente?

PROPHET – Ho tratto ispirazione dagli avvenimenti che accadono ogni giorno in tutto il mondo da secoli.
In questo concept ho trattato temi che variano dalla religione al sesso, dalla politica alle corporation, dalla scienza all’evoluzione della società, sino al materialismo ed alla spiritualità.
Mi sono divertito nel mandare un messaggio criptico ed allo stesso tempo diretto, con qualche nota malinconica e poetica.

ME NWO – The Beginning risulta più vario rispetto ai precedenti lavori, mantenendo una sua anima horror/dark, ma passando con disinvoltura dal metal estremo moderno a quello più classico, con ritmiche di stampo thrash metal che sferzano alcuni brani: come siete approdati a queste sonorità?

M – Ovviamente, scrivendo e suonando il tutto, ho tratto giovamento dal fatto di non dover dedicare energia anche all’aspetto visuale ed alle liriche.
Concentrandomi al 100% sulla musica ho potuto tirare fuori veramente tutte quelle che sono le mie influenze, dall’adolescenza (Europe, Iron Maiden e Guns’n’Roses) sino all’attualità (Korn, Cradle of Filth e Rammstein).
A livello di batteria, invece, mi piace fondere anche nello stesso brano passaggi differenti tratti dal black metal, dall’industrial e dal rock classico.

ME Parlatemi della copertina, che ho trovato molto metal anni ottanta: il riferimento è palese, ma possiede un significato più profondo?

M – Innanzitutto ringraziamo Graziano Roccatani per lo splendido lavoro svolto, ce ne siamo innamorati subito. Sul metal anni ’80 non saprei, a me è sempre piaciuto avere copertine più fumettistiche anziché fredde e digitali, e questo senz’altro è un punto in comune.

P – La copertina ha in effetti un messaggio più profondo, nasconde una domanda che porta ad una scelta: cosa siamo disposti a sacrificare? Cosa siamo disposti ad accettare?
Vogliamo continuare ad essere manipolati, usati, torturati, privati della reale felicità?
Vogliamo continuare ad essere il capro espiatorio che giustifica il genocidio della razza umana, solo per arricchirsi di denaro?

TRACKLIST
1.N.W.O
2.Salomon
3.Inside The Church
4.You’re Not Alone
5.Necrophilia
6.Slut
7.Rip
8.Zombified
9.Keep Ypur Head Down
10.DNa
11.SOS
12.Outro

LINE-UP
Prophet – Vocals
Murihell – Guitars
Hades – Bass
Kronork – Drums

MADNESS OF SORROW – Facebook