Nighon – The Somme

Il ritorno dei finlandesi Nighon sarà una piacevole riscoperta per tutti gli appassionati del genere e non. Una combo di voci tra melodia e potenza, testi impegnati e non banalità. Bentornati ragazzi.

I Nighon, band finlandese formatasi nel 2008, è arrivata al suo secondo album in studio che, come ben sostiene il detto popolare, è il più difficile da realizzare nella carriera di un artista.

C’è anche da dire che il fatto di aver condiviso il palco con band del calibro di myGRAIN, Magenta Harvest, Finntroll e Kill The Kong, solo per citarne alcune, ha influenzato e arricchito il loro percorso in maniera significativa.
Il risultato è quindi un nuovo album che viene catalogato come gothic, ma che ha la peculiarità di risultare molto attuale e ben accostabile anche ad altri generi di radice comune, anche grazie a sonorità aperte alle tecnologie moderne.
A tutto questo aggiungiamo il fatto che all’interno di The Somme troviamo musica che affronta riflessioni in merito a tematiche complesse che ultimamente interessano un po’ tutti: la guerra, la società post-moderna nei suoi conflitti più evidenti, quindi nulla di banale.
Per lanciare al meglio questa nuova fatica, il primo singolo estratto è esattamente il secondo contenuto nell’album e uno dei più melodici, The Greatest of Catastrophes, accompagnato proprio in questi giorni da un video accattivante, una scelta che potrebbe essere considerata comoda per certi versi.
Nonostante ciò, The Greatest of Catastrophes è solo una delle quattordici tracce, le quali hanno la caratteristica principale di essere equilibrate e mai troppo complesse o eccessive nel loro intento, soprattutto se consideriamo i testi già densi di significato.
Fondamentalmente, anche nei pezzi più energici, come You Do Not Know What The Night May Bring per citarne uno, questi ragazzi sanno interessare l’ascoltatore persino quello meno appassionato; stesso discorso vale per le songs più melodiche (The Dirge, Lest We Forget) e per gli intermezzi introduttivi che incontriamo qua e là.
Insomma, nel suo complesso The Somme è un lavoro che non propone nulla di realmente innovativo, ma è fatto bene e curato nella sua interezza, a dimostrazione di quanto i Nighon ci credano seriamente e sappiano lavorare insieme senza essere influenzati dalle molteplici band provenienti dal loro stesso paese.
Non essendo troppo vincolante nel suo genere, ve lo consiglio vivamente.

TRACKLIST
01 – Marseille 1914
02 – The Greatest of Catastrophes
03 – The Dirge
04 – Lest We Forget
05 – Medic
06 – Blow Them to Hell
07 – Altafjord
08 – Scharnhorst
09 – Reclaming Ravenpoint
10 – You Do Not Know What the Night May Bring
11 – Minor Secundus
12 – Tragédie
13 – I Fear for Tomorrow
14 – Somme

LINE-UP
Nico Häggblom – Voce
Alva Sandström – Voce
Björn Johansson – Chitarra
Mika Paananen – Batteria
Michael Mikander – Chitarra
Mats Ödahl – Basso

NIGHON – Facebook

Krepitus – Eyes of the Soulless

Eyes of the Soulless è classico il disco che ti dà la giusta carica al risveglio e spazza via le tensioni e le frustrazioni al termine di una giornata di lavoro: una terapia di rara efficacia e priva di effetti collaterali.

Subito un full length di assoluto valore per i canadesi Krepitus, i quali danno seguito al demo fatto uscire nel 2014.

La band proveniente dall’olimpica Calgary riesce nel non facile intento di dare alla luce un lavoro a tratti entusiasmante, pur andando ad attingere dall’inesauribile pozzo rappresentato dal metal estremo di matrice novantiana: un’ideale sintesi del sound contenuto in Eyes of the Soulless potrebbe citare i Carcass, con un minore carico morboso ed una maggiore propensione al thrash e al death melodico, oppure i migliori Iced Earth lanciati verso sonorità più estreme: da questo notevole ed ipotetico incontro di stili scaturisce un album capace di smuovere anche le membra più inerti, in virtù di reiterate cavalcate che partono da The Decree of Theodoseus ed arrivano fino all’ultima nota di My Desdemona senza perdersi in fronzoli, ricami o attimi meditabondi. La voce di Teran Wyer è un ringhio di rara efficacia che neppure per un attimo lascia spazio a tonalità pulire mentre il resto della band rovescia la sua incalzante gragnuola di colpi ricca di groove ed impreziosita con regolarità da magnifici assoli di matrice heavy.
Difficile estrapolare i brani migliori da questa tempesta perfetta: obbligato a scegliere mi prendo Exile e Eyes of the Soulless, dove i Krepitus riversano ancor più un gusto melodico a tratti sorprendente per qualità.
Non fatico ad immaginare quale possa essere la resa sonora dal vivo del quartetto canadese con un sound ed un approccio di questo tipo, peccato solo che le probabilità di vederli dalle nostre parti non siano molte (ma non si sa mai).
Eyes of the Soulless è classico il disco che ti dà la giusta carica al risveglio e spazza via le tensioni e le frustrazioni al termine di una giornata di lavoro: una terapia di rara efficacia e priva di effetti collaterali, se non gli inevitabili rischi per le vertebre cervicali, causa headbanging ininterrotto.

Tracklist:
1.The Decree of Theodoseus
2.Apex Predator
3.Exile
4.Sharpen the Blade
5.Eyes of the Soulless
6.Desolate Isolation
7.Erroneous
8.My Desdemona

Line up:
Curtis Beardy – Bass
Teran Wyer – Guitars/Vocals
Harley “Rage” D’orazio – Drums
Matt Van Wezel – Guitars

KREPITUS – Facebook

Liturgy of Decay – First Psalms (Psalms of Agony and Revolt – First and Early Shape)

Un album oscuro e sinfonico come nella migliore tradizione dark rock metal, dedicato alle anime elegantemente oscure.

Un album che non è solo un’esperienza musicale, ma che con le dovute operazioni multimediali si rivela un’opera completa anche sotto l’aspetto visivo e grafico, fatta di musica oscura, gotica e dark che dalla tradizione ottantiana prende ispirazione e si completa con orchestrazioni e sinfonie sinistre e magniloquenti.

I Liturgy Of Decay sono una one man band francese con a capo il polistrumentista Iokanaan, arrivano solo ora al traguardo del full length, dopo che in più di vent’anni di attività hanno dato alle stampe un ep nel 1999 ed un demo all’inizio del nuovo millennio, giungendo a questo clamoroso parto solo ora.
First Psalms (Psalms of Agony and Revolt – First and Early Shape) è un bellissimo esempio di musica dark/gothic orchestrale, con tutte le caratteristiche per piacere sia ai vecchi fans del dark ottantiano che ai più giovani sostenitori del symphonic gothic metal.
Le caratteristiche peculiari del sound del musicista francese sono una basilare ispirazione alla dark wave storica, ed una sempre presente matrice sinfonica, unico neo del sound, visto che il continuo tappeto armonico dei synth rende leggermente piatto il sound di First Psalms.
Il resto viaggia nel più puro dark/gothic sound, tra Sisters Of Mercy, Lacrimosa e qualche spunto metallico industriale alla Samael, mentre l’oscurità domina lo spartito vampirico delle composizioni.
Un velo di atmosfere gregoriane ammanta i brani di questa opera nera, sfumature liturgiche che si ricreano ad ogni passaggio, mentre la voce, in puro e teatrale dark style, accompagna questa raccolta di gemme di nera nobiltà musicale che trovano nelle superbe Suffering The Idyll, Dispossessed e l’ipnotica Tristiana i momenti più alti.
Un album oscuro e sinfonico come nella migliore tradizione dark rock metal, dedicato alle anime elegantemente oscure.

TRACKLIST
1.Mental Damage
2.Symphony Of Curses
3.Suffering The Idyll
4.Suffering The Ideal
5.Dispossessed (SIC NOC LVCEAT)
6.The Temptation Of Being
7.The Last March
8.Tales Of Betrayals
9.Tristiana
10.Dolores (My Lonely Failure)

LINE-UP
Iokanaan – lead vocals, all instruments (lead and rythm guitar, bass, keyboards and programmings), sound engineering, visuals and graphics.

LITURGY OF DECAY – Facebook

Acrosome – Narrator And Remains

Il suono è un vortice che non scema mai, e nel mezzo di questo black metal carnale e fisico ci sono ottimi intarsi sinfonici e tutto il disco è inteso come un’opera, con atmosfere ed azioni che si dipanano man mano che scorre la sua interezza.

Acrosome è il nom de plume di Da, che è creatore totale e padrone di questa bestia musicale.

Sono sempre affascinanti le avventure musicali solitarie, e sono molto comuni soprattutto nel black metal, che è moltissime cose, e forse è il genere più solipsistico della storia. Attraverso il black metal si può esprimere la più infinita gamma di sentimenti e accadimenti senza aver bisogno di ausili o aiuti esterni, e questo disco ne è la più lampante dimostrazione. Acrosome è black metal totale, potente ed oscuro, Acrosome è un suono che satura l’ambiente, sigillando ogni via di fuga perché è di noi e di se stesso che sta parlando. I testi sono interessanti ed intelligibili perché il cantato è pulito e assai distinguibile. Il suono è un vortice che non scema mai, e nel mezzo di questo black metal carnale e fisico ci sono ottimi intarsi sinfonici e tutto il disco è inteso come un’opera, con atmosfere ed azioni che si dipanano man mano che scorre la sua interezza. Narrator And Remains è infatti una grande opera di black metal, magniloquente e perfettamente plausibile, e il lavoro stesso ne è la spiegazione migliore. Acrosome si conferma come uno dei progetti più interessanti ed originali del black metal europeo e non solo, e questo album doverebbe essere la definitiva conferma per questo musicista molto dotato.

TRACKLIST
1. First Step On To The World
2. Crossbreed Rising
3. Cognitive Contact
4. Sight
5. In The Wake Of Foot Traces
6. Accommodate
7. Terra Amata

LINE-UP
DA – All Instrument and Programming

ACROSOME – Facebook

Envinya – The Harvester

Un buon lavoro da parte di un gruppo molto interessante.

Melodic metal con voce femminile, non troppo gotico e sinfonico, ma molto pesante nelle ritmiche, più o meno è questo il sound di cui sono protagonisti i bavaresi Envinya, un passato su Massacre che licenziò tre anni fa il debutto Inner Silence.

Sono tornati dunque con il secondo full length i musicisti tedeschi, questa volta a cura della STF, continuando il cammino intrapreso con il precedente lavoro.
Di tanto metal è composto questo lavoro, come si diceva dalle ritmiche pesanti, con chitarre graffianti, tastiere poco invadenti ed una cantante (Mery Diaz Serrano) dalla voce veramente sorprendente, non operistica come di moda di questi tempi, ma personale e soprattutto dall’appeal altissimo.
The Harvester si sviluppa su undici brani passionalmente metallici, e la voce della cantante è accompagnata molte volte da un controcanto ruvido, mentre tra i brani si danno il cambio serrate tracce metalliche ed altre più ariose dal piglio melodico.
Se la Massacre ci aveva messo gli occhi addosso un motivo ci sarà pure stato, ed il gruppo fa valere un songwriting sopra la media, a forza di brani veloci, alternanti potenza e melodia tra Within Temptation, Edenbridge, primi In Flames e tanto power heavy metal, con la Diaz Serrano sicuramente da considerare come una vocalist di stampo heavy metal più che una sirena symphonic gothic.
Colpiscono le ritmiche sempre al limite nei brani più tirati in cui il gruppo non disdegna cambi di tempo dal retrogusto prog metal, mentre i brani da annoverare tra i migliori sono il mid tempo Nightdweller, la title track, la power metal oriented Outsider e l’epica The Tower & The Fog.
Un buon lavoro da parte di un gruppo molto interessante.

TRACKLIST
1.Prelude
2.Bewitched
3.Nightdweller
4.The Harvester
5.Stormchase
6.Valiant
7.Outsider
8.Widespread Pandemy
9.Amphibian Life
10.The Tower & the Frog
11.Heads of Tails

LINE-UP
Monika Strobl – Keyboard
Mery Diaz Serrano – Vocals
Mike Gerstner – Lead Guitar
Thomas Knauer – Rhythm Guitar
Lorenz Henger – Bass
Enrico Jung – Drums

ENVINYA – Facebook