THE UNITY

https://www.youtube.com/watch?v=8OPA4i3xdtk&feature=youtu.be

Il lyric video di Rise And Fall, tratto dall’album omonimo in uscita il 5 maggio.

Quando bellissime canzoni hard rock e melodic metal incontrano le eccellenti qualità musicali e l’esperienza dei musicisti affermati nascono i THE UNITY, band fondata dal batterista Michael Ehré e dal chitarrista Henjo Richter dei Gamma Ray!!!

il primo è stato parte della scena Power Metal di Amburgo degli ultimi vent’anni militando in band come i Firewind, Uli Jon Roth e Unisonic prima di approdare ai Gamma Ray. Le fantastiche doti compositive del duo Richter e Ehré sono affiancate dalla straodinaria voce del cantante italiano Giamba Manenti, dal Chitarrista Stef E, dal bassista Jogi Sweers e dal tastierista Sascha Onnen.

il debut album omonimo uscirà il 5 Maggio su Spv/Steamhammer ed è stato anticipato dal lyric video del primo singolo “Rise And Fall”

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Tracklisting:
1. Rise And Fall 5:26
2. No More Lies 5:07
3. God Of Temptation 5:27
4. Firesign 5:18
5. Always Just You 6:02
6. Close To Crazy 3:30
7. The Wishing Well 5:47
8. Edens Fall 4:30
9. Redeemer 4:54
10. Super Distortion 1:03
11. Killer Instinct 5:52
12. Never Forget 5:40

Ghost Iris – Blind World

Un lavoro riuscito solo in parte ed apprezzabile solo per i fans accaniti del genere, tutti gli altri ci si avvicinino con le precauzioni del caso.

Con un altra proposta che si inserisce nel metallo progressivo moderno, i danesi Ghost Iris tornano con un album che non cambia le carte in tavola, specialmente se si guarda al passato e a quello proposto con il debutto licenziato un paio di anni fa (Anecdotes of Science and Soul): un metalcore dai caratteri progressivi, meno cervellotico dei Meshuggah e molto melodico, con l’utilizzo della classica voce pulita in contrasto allo scream/growl.

Ottimo l’uso dei cori e davvero super la sezione ritmica, che pennella potentissime ritmiche dai rimandi post metal e prog, mentre sfuriate core ed atmosfere più rilassate fanno da cornice ad un sound che di originale ormai ha poco e che, a tratti, risulta freddino.
Tesseract è il nome che si può accostare senza indugi al quartetto danese, che non ne vuole sapere di partiture semplici e cerca in tutti i modi di stupire, talvolta riuscendoci, altre volte inciampando in un intricato songwriting, costruito esclusivamente per mera ambizione tecnica.
E’ questo il più grosso difetto di questo Blind World: se non si è amanti di questi suoni si finisce per passare oltre, confusi dalla marea di note che, perfette a livello tecnico, lasciano per strada qualcosa sotto l’aspetto dell’appeal: un genere non facile e che, ultimamente, risulta inflazionato porta l’ascoltatore verso altri lidi, con la pienezza spesso disturbante dei Ghost Iris che si salvano in zona Cesarini (calcisticamente parlando) con le buone The Flower Of Life e Time Will Tell.
Un lavoro riuscito solo in parte ed apprezzabile solo per i fans accaniti del genere, tutti gli altri ci si avvicinino con le precauzioni del caso.

TRACKLIST
01. Gods Of Neglect
02. Save Yourself
03. The Flower Of Life
04. Pinnacle
05. No Way Out
06. Blind World
07. Time Will Tell
08. The Silhouette
09. After The Sun Sets
10. Detached

LINE-UP
Nicklas – Guitar, Bass
Peter – Guitar, Bass
Jesper – Vocals
Sebastian – Drums

GHOST IRIS – Facebook

TETHRA

Like Crows For The Earth è stato decisamente uno dei migliori lavori usciti in assoluto in questi primi due mesi del nuovo anno: ne sono autori i Tethra, band del nord ovest italico guidata oggi da Clode, il solo musicista rimasto nella band rispetto alla formazione che diede alle stampe l’album d’esordio quattro anni fa.
Gli abbiamo posto così alcune domande per cercare di sapere qualcosa di più sulla genesi del nuovo disco e su altri argomenti riguardanti lo stato di salute del metal nel nostro paese.

MetalEyes: Like Crows For The Earth è il vostro secondo album, a quattro anni di distanza da Drown Into The Sea Of Life e con una line-up completamente rivoluzionata rispetto ad allora: oltre alle facce, cosa è cambiato nei Tethra in questo lasso di tempo?

Sicuramente è cambiato l’approccio a livello umano, anche se la vita può assestare duri colpi la band reagisce ora come una famiglia, infatti parliamo spesso delle nostra quotidianità e cerchiamo di aiutarci l’uno con l’altro. La musica ha subito lo stesso cambiamento perché in fase compositiva tutti danno il massimo, aggiungendo elementi personali che vanno ad arricchire il sound della band.

ME L’ascolto di Like Crowns For The Earth mi ha lasciato sensazioni diverse rispetto al suo predecessore, che era senz’altro un bellissimo lavoro, ma questo mi sembra ancora più maturo, completo e soprattutto vario. L’impressione è quella che abbiate voluto esplorare diverse sfaccettature del doom, dal gothic al classico fino a quello dalle venature death, sei d’accordo?

Certamente, abbiamo passato un periodo difficile perché ci hanno lasciato persone a noi molto care e questa cosa, oltre ad averci unito umanamente, ha portato il nostro sound ad essere più intimista e riflessivo senza dover essere a tutti i costi più accessibile. Infatti, non ci siamo fatti troppi problemi sul fatto che la nostra musica stava cambiando perché a livello umano stavamo facendo la stessa cosa e perché, personalmente, ritengo assolutamente normale che il nuovo lavoro differisca da quello vecchio in qualche modo. Io la vedo un po’ come un viaggio: c’è sicuramente qualcosa che non va se spostandoti continui a vedere sempre lo stesso panorama, no?

ME Ho notato che hai cercato di variare ulteriormente anche il tuo range vocale, inserendo anche delle parti in screaming. In general quali sono i cantanti che ti ispirano maggiormente?

Io nasco come screamer e solo successivamente arrivo a cantare anche in pulito e growl, nei Tethra questa caratteristica era stata messa un po’ da parte in favore di un approccio più cupo ma in questo nuovo lavoro ci sono state un paio di occasioni in cui questo particolare tipo di voce era la cosa giusta da fare, ai miei compagni la cosa è piaciuta molto quindi ho deciso di tornare alle mie origini con grande piacere. Più che farmi ispirare da una voce quello che mi colpisce di più di un’artista è il suo modo di stare sul palco, prediligo quei cantanti che vivono in modo intenso i loro brani e che hanno un approccio introspettivo e passionale con questo importante aspetto dell’essere musicista. Nel metal non posso non ricordare Aaron Stainthorpe dei My Dying Bride e Fernando Ribeiro dei Moonspell, mentre sono sempre rimasto affascinato dalla teatralità e dal linguaggio del corpo di Piero Pelù dei Litfiba, di Bjork, di Dave Gahan dei Depeche Mode e di Edith Piaf.

ME A livello lirico anche il nuovo album ha un suo filo conduttore, come accadeva con Drown Into The Sea Of Life dove il tratto comune era l’elemento acquatico?

Come ho già avuto modo di dire è stato un anno molto duro nel quale ci hanno lasciato persone a noi molto care, inevitabilmente buona parte delle liriche del nuovo album girano attorno a tematiche come il senso di perdita e abbandono ma, come ormai sa chi ci segue fin dall’inizio, siamo persone tutt’altro che depresse e infatti queste canzoni nascondono sempre un messaggio positivo, se si ha la voglia di cercare oltre la superficie. L’intro dell’album racchiude un po’ la filosofia che ci accompagna durante gli ultimi tempi: la resilienza … che, per dirla in modo semplicistico, è la capacità di una persona (ma anche di un materiale) di far fronte ad un trauma in maniera positiva adattandosi alla situazione senza “spezzarsi”. In questo nuovo lavoro c’è spazio anche per una tematica ecologica che mi è sempre stata a cuore ma che non ho avuto mai la possibilità di trattare: infatti, i “Corvi per la Terra” sono gli esseri umani che, proprio come fanno questi uccelli, depredano il suolo e le specie che ci vivono fino a quando non è rimasto nulla da sfruttare. La nostra speranza è che si possa arrivare a prendere coscienza del problema, tentando di invertire la rotta di marcia che ci sta portando inesorabilmente vicini ad una catastrofe di massa.

ME Dei ragazzi che fanno parte dei Tethra oggi non è che si sappia molto, ci puoi raccontare qualcosa di loro, come sono entrati a far parte della band e quale è stato il loro contributo a livello compositivo?

Dopo la fuoriuscita di buona parte dei membri della prima line up della band ho cercato di trovare dei musicisti che avessero, grossomodo, le stesse qualità che hanno reso il suono dei Tethra così caratteristico, dovevano avere oltre ad una buona tecnica anche la voglia di sperimentare in un genere a loro quasi sconosciuto. Infatti, anche se tutti i nuovi membri della band amano le sonorità Death/Doom dai primi anni novanta fino ad oggi, nessuno di loro si era mai cimentato con questo genere. È un po’ come se stessimo creando ed idealizzando il Doom perfetto per noi, mai troppo lento e monotono, con le chitarre tipiche di un certo Death Metal e la voce che spazia fino al Gothic. Tutti noi, arriviamo di base dal Death, anche se c’è chi ha suonato Brutal, Depressive Black e persino Epic: tutte queste differenze non fanno altro che rafforzare il sound della band apportando delle continue migliorie, pur rimanendo coerenti con il nostro passato. La composizione dei brani nasce sempre dal un riff di chitarra dove poi ogni elemento è libero di inserire le parti che ritiene più appropriate al momento, a volte un brano nasce in modo spontaneo e risulta già praticamente perfetto fin dall’inizio, mentre altre volte abbiamo bisogno di più tempo per poter avere il risultato che cerchiamo, ma il tutto procede sempre con lo stesso aplomb che potrebbero avere vecchi amici e compagni di bevute.

ME Chi ama il doom non può fare a meno di sentirsi una specie di alieno in una società come quella che ci circonda , così sbilanciata verso tutto ciò che è effimero e di immediata fruibilità, ovviamente in antitesi rispetto ad un genere musicale che fa della profondità il suo punto di forza. Secondo te siamo una specie inesorabilmente in via d’estinzione?

Certo, il Doom non è un genere per molti, visto le sue tematiche che ti obbligano a guardarti dentro ed alla sua musica che sembra creata apposta per questo scopo, con i suoi momenti di grande introspezione, ma secondo me siamo arrivati ad una fase di grande cambiamento non solo per questo particolare genere ma per tutto il Metal. Complice la grande espansione di internet, siamo ormai troppo abituati ad ascoltare ottima musica in modo così facile che abbiamo dimenticato che, una volta, quello che ci faceva amare questo genere era la sua aura di mistero, quando per avere un cd dovevi magari prendere il treno ed andare nella città più vicina e, nel momento in cui arrivava il momento di ascoltare l’album ti approcciavi alla cosa con un rituale quasi religioso, fatto di oscurità, cuffie e stereo e al massimo qualcosa di giusto da bere. Ora ci sono una marea di ottimi gruppi che rilasciano album competitivi, girando video tutto sommato professionali e suonando in giro con regolarità. Una volta a questi tre step ci arrivavi dopo anni di gavetta ed arrivarci voleva dire che la band aveva raggiunto il successo, da qualche anno a questa parte c’è confusione in questo campo e in questo modo si perdono nel marasma di gruppi nella media anche quelli veramente ottimi, e questo è un peccato. Aggiungici poi il problema dei live in Italia, e le poche persone che sembrano dare ancora il giusto peso a questo rituale di aggregazione, ed avrai il quadro completo di una situazione che sta peggiorando di anno in anno e che, se non cambierà nulla, porterà il metal ad una crisi mai vista o più probabilmente ad un’inaspettata trasformazione.

ME Se i Germania primi in classifica sono i Kreator e qui da noi nomi che neppure voglio citare, è solo “colpa di Sanremo” oppure c’è qualcosa da rivedere in profondità a livello di cultura musicale nel nostro paese?

Per come la vedo io ognuno di noi è libero di ascoltare quello che vuole, il metal più di altri stili musicali è un genere elitario perché chi lo ascolta ha attraversato (o almeno dovrebbe averlo fatto) una fase della sua vita di solito particolarmente triste, dove alla fine si ha una specie di epifania che porta ad una maggiore introspezione e ad una più profonda conoscenza di sé. Ovviamente non succede a tutti e c’è chi ascolta questo genere per passare il tempo o per darsi la carica e, ovviamente, va benissimo così. Questo genere musicale non sarà mai mainstream fino a quando sarà più semplice spegnere il cervello davanti alle brutture della vita, magari facendosi aiutare dalla canzonetta del momento al posto di fronteggiare realmente i problemi di tutti i giorni e i nostri fantasmi; sarebbe comodo dare la colpa a Sanremo o alla chiesa ma purtroppo non è così, è una questione che ognuno deve risolvere da sé e che, per qualcuno, porta sulla nostra stessa strada musicale.

ME A proposito di thrash tedesco, in questi giorni è esplosa la querelle sui Destruction, relativa al loro comportamento poco elegante più consono a capricciose rockstar del pop piuttosto che a truci e sporchi metallari come vorrebbero apparire. Al di là dell’episodio specifico, l’attenzione di promoter e locali italiani nei confronti di chi suona è davvero mediamente inferiore rispetto a quanto avviene all’estero, oppure si tratta di un pregiudizio nei confronti di una nazione che purtroppo, in campo metal, non è mai riuscita ad avere un ruolo rilevante come altre, anche per tutti i motivi di cui abbiamo parlato prima?

Credo che non sapremo mai la verità sul “caso Destruction” perché avremmo dovuto essere fisicamente sul posto quella sera per poter giudicare ma, per esperienza personale, posso dire che da una parte le band a volte hanno delle pretese che esulano in modo eccessivo dal lato prettamente musicale, mentre dall’altro alcuni locali, pur avendo tutto l’impianto che serve per far suonare una band di medio livello, sono inseriti in un contesto che storicamente non è nato per far musica e immagino che questo possa far storcere il naso a chi della musica fa il proprio mestiere e ha bisogno di certe condizioni per poter suonare uno show degno del proprio nome. In Italia ci sono promoter e locali assolutamente all’altezza di quelli esteri, ovviamente, ma come in tutte le cose si trova sempre qualcuno senza troppi scrupoli che cerca di tagliare su qualcosa per aumentare la propria fetta di guadagno, per fortuna sono la minoranza.

ME Un musicista che si dedica ad un genere di nicchia come il doom, quali aspettative ha, realisticamente, dopo la realizzazione di un disco di grande valore come Like Crows For The Earth?

Ti ringrazio per le belle parole, noi siamo tutte persone con i piedi per terra e sappiamo che il genere che proponiamo non arriverà mai al grande pubblico e che è un periodo davvero pessimo per la musica underground. Procediamo a piccoli passi, rilasceremo quante più interviste possibili e cercheremo di suonare dove ancora non siamo stati per portare la nostra musica a chi ancora non l’ha sentita; l’album è appena uscito e fino ad ora le reazione di critica e pubblico sono state unanimemente entusiastiche quindi, realisticamente parlando, cercheremo di bissare e se possibile superare il successo del precedente album.

ME La serata dedicata alla presentazione del nuovo album , in quel di Cassano d’Adda, è stata pressoché perfetta, a parte i problemi che hanno parzialmente inficiato la prestazione degli Abyssian, non per loro colpa. Questo è solo l’inizio di una serie di concerti per i Tethra?

In questo momento la nostra booking agency, la Red Mist, è all’opera per trovarci il maggior numero di date possibili sui palchi di tutta Europa più adatti a noi. Come dicevo prima, tutti i giorni nascono gruppi eccellenti che vogliono suonare live ed ogni giorno in Europa chiude qualche locale dedicato alla nostra musica. Il risultato è che è sempre più difficile, persino rispetto ad un paio di anni fa, trovare il posto adatto per suonare, se poi aggiungiamo che le persone preferiscono vedersi un video su Youtube piuttosto che uscire ed andare ad un concerto capirai quanto la situazione sia drammatica.

ME Per chiudere, ci saranno da attendere ancora diversi anni prima di ascoltare un nuovo album dei Tethra, oppure questo nuovo corso darà i suoi frutti anche a livelli di fertilità compositiva?

Mai dire mai, solo il tempo potrà rispondere a questa domanda, certo con questa line up ci sono tutti i presupposti tecnici ed umani per avere quella stabilità che abbiamo sempre cercato. Posso dire che per un po’ ci concentreremo nel trovare sempre nuovi modi affinché  la nostra musica possa raggiungere il maggior numero di fan del Doom, del Death e del Gothic Metal; poi, come abbiamo fatto per questo disco, raggiungeremo il nostro eremo montano per comporre il successore di Like Crows for the Earth. Aspettatevi di vederci spesso in giro durante il prossimo periodo e fino ad allora abbiate cura di voi stessi.

Bathsheba – Servus

“Open your eyes,open your mind”un gioiello di heavy,dark doom da una giovane realta’che promette meraviglie.

Un grande, atteso, esordio quello dei Bathsheba, quartetto dedito a un evocativo, atmosferico effluvio di arte doom.

Nati nel 2014 e già autori di un demo e di un EP (Sleepless Gods), i belgi arrivano sulla magnifica Svart Records a questo opus di spettrale heavy doom: i testi si immergono in storie di occultismo e il loro suono è imbevuto di pura arte doom con un suono denso, avvolgente, lento, spirituale già a partire dall’opening Conjuration of Fire, che scalda gli animi preparandoci a ulteriori meraviglie; queste immediatamente emergono dal secondo brano Ain Soph dove un inizio dalle forti tinte black si sfibra in un arcigno heavy doom accompagnato dalla voce di Michelle Nocon, vocalist anche nei Death Penalty di Gaz Jennings, chitarra dei mai dimenticati Cathedral, che intona litanie sinistre modulando le sue vocal su toni ora aspri ora soavi, e la presenza di un sax accresce e arricchisce l’atmosfera opprimente creata dalle chitarre per un brano notevole da ascoltare a lungo.
Le altre quattro tracce sono ricche di sfumature, sempre rimanendo all’interno della musica del “destino”, con la ammaliante voce di Michelle che può ricordare Jex Thoth, altra grande female vocalist, e il suono oscuro, mastodontico, ricco delle chitarre che si librano in assoli misurati ed evocativi.
Un’atmosfera cupa, ben resa dalla ottima produzione, penetra profondamente nelle ossa regalandoci tre quarti d’ora di intenso piacere che porta assuefazione e ci induce a continui assaggi: la final track dal suggestivo titolo I, at the end of everything, con i suoi aromi darkwave, suggella infine una grande opera da un band che promette ulteriori meraviglie.

TRACKLIST
1. Conjuration of Fire
2. Ain Soph
3. Manifest
4. Demon 13
5. The Sleepless Gods
6. I at the End of Everything

LINE-UP
Raf Meuken Bass
Jelle Stevens Drums
Dwight Goosens Guitars
Michelle Nocon Vocals

BATHSHEBA – Facebook

Cripta Oculta – Lost Memories

Lost Memories è un viaggio dentro un passato che riposa dentro di noi e che non aspetta altro che risvegliarsi, ed è anche un ottimo disco di black metal selvaggio e fatto con passione.

Tornano con il loro quarto album i portoghesi Cripta Oculta, uno dei gruppi principali della scena black metal portoghese. Il duo pubblica, con la label di riferimento portoghese Signal Rex, un altro grande disco di black metal classico, intriso di misticismo e di ricerca di qualcosa che va molto oltre gli schemi di questa società.

Il Portogallo è una terra antica ed inquieta, che da moltissimo tempo vive di inquietudine e di uno strano modo di sentire le cose, che ha portato il suo popolo a sviluppare una sensibilità molto particolare, con uno sguardo melanconico verso la vita. Tutto ciò si è spesso tradotto in svariati capolavori nelle più disparate discipline, e Lost Memories si inserisce a pieno titolo in questa casistica. I Cripta Oculta sono difensori e diffusori delle tradizioni lusitane, e in questo disco ci conducono per antichi sentieri grazie al loro black metal selvaggio, lo fi e classicheggiante, di grande impatto. Qui la musica è un mezzo per comunicare empaticamente qualcosa che non potrebbe essere comunicato qualcosa, e chi apprezza il black metal conosce benissimo questo processo. La narrazione ci porta in boschi, sentieri e nel cuore del Portogallo, e il black metal dei Cripta Oculta ci fa vedere cose celate allo sguardo dell’uomo moderno. Si torna indietro in un’esperienza davvero coinvolgente, grazie ad un gruppo assolutamente fuori dal comune per capacità di comunicare e per la sua potenza di fuoco. Si cambia spesso registro in questo disco, passando da cavalcate black metal a momenti di dark ambient con strumenti tradizionali lusitani, andando a ricercare un passato che non è solo nostalgia, ma riproposizione di una tradizione che era e che ora non è più. Lost Memories è un viaggio dentro un passato che riposa dentro di noi e che non aspetta altro che risvegliarsi, ed è anche un ottimo disco di black metal selvaggio e fatto con passione.

TRACKLIST
1.Mistérios do Sangue
2.Uma Noite de Trevas
3.Para o reavivar das Tradições
4.Batalha Nocturna
5.A Dança do Fado Negro
6.A Mão de Ferro que Esmaga Sião

SIGNAL REX – Facebook

New Disorder – Deception

Se vi siete persi Straight To Pain due anni fa, la Agoge Records vi dà modo di rimediare e conoscere questa ottima band: non mancate all’appuntamento con i New Disorder.

Dopo il successo di Straight To Pain, primo full length uscito un paio di anni fa, tornano i romani New Disorder con questo nuovo lavoro, che poi tanto nuovo non è visto che presenta due brani inediti (Deception e Curtain Call) più otto brani scelti dal precedente lavoro totalmente remixati e rimasterizzati per l’occasione.

Ma andiamo con ordine, perché la band che tanto aveva impressionato con Straight To Pain non ha tradito le attese, avendo la possibilità di suonare in giro per l’Europa e girare uno spot per la Coca Cola Zero.
Partiranno in tour affiancando i Pain in Aprile in Lituania, Estonia e Lettonia, portando il loro alternative metal nei paesi dell’est, territori calcati anche nel precedente tour.
Il primo album è ormai introvabile, il buon successo e l’esigenza di avere un nuovo prodotto sul mercato hanno portato il gruppo a questa scelta, dunque Deception risulta un singolo allargato, con i brani del disco precedente che fanno bella mostra di loro in una veste relativamente nuova, accompagnando le due canzoni nuove di zecca.
Come già espresso all’epoca dell’uscita di Straight To Pain, la musica del gruppo è un’alternative metal molto maturo, in cui vivono personalità all’apparenza distanti ma amalgamate in un unico sound che sposa metal core, grunge, nu metal ed un’anima progressiva che aleggia sui brani, permettendo al lavoro ritmico e chitarristico di avere una marcia in più.
Aggiungete poi un cantante strabiliante per varietà di interpretazione e intuito nel saper scegliere il tono giusto per ogni sfumatura ed atmosfera creata dalla musica, ed il gioco è fatto.
Il tappeto di suoni new wave del nuovo singolo aprono l’album, mentre il brano si trasforma in una moderna song estrema con tanto di growl, e ripartenze velocissime verso lidi metallici.
I brani che avevano valorizzato Straight To Pain ci sono tutti, quindi la violenza ritmica dal tocco prog di Love Kills Away, il metalcore feroce di Never Too Late to Die e la bellezza di The Beholder sono tutte qui, con gran parte delle altre tracce e con Curtain Call che conferma le doti di questi musicisti, alle prese con un brano che non stonerebbe in uno degli ultimi lavori dei Dream Theater.
Se vi siete persi Straight To Pain due anni fa, la Agoge Records vi dà modo di rimediare e conoscere questa ottima band: non mancate all’appuntamento con i New Disorder.

TRACKLIST
01. Deception
02. Love Kills Anyway
03. Straight to the Pain (feat. Eleonora Buono)
04. Curtain Call
05. Never Too Late to Die
06. What’s Your Aim (Call It Insanity)
07. Judgement Day
08. The Beholder
09. Lost in London
10. A Senseless Tragedy (Bloodstreams)

LINE-UP
Francesco Lattes – vocals
Alessandro Cavalli – guitar
Andrea Augeri – guitar
Ivano Adamo – bass/vocals
Luca Mancini – drums

NEW DISORDER – Facebook