Dischordia – Thanatopsis

I cultori del technical detah metal avranno di che gioire all’ascolto di Thanatopsis, un album difficile ma assolutamente affascinante.

Technical death metal brutale e a tratti progressivo, il sound del trio americano chiamato Dischordia si può riassumere così.

Il gruppo proveniente dall’ Oklahoma, attivo dal 2010, arriva al traguardo del secondo full length dopo aver dato alle stampe un paio di ep e Project 19, primo lavoro sulla lunga distanza targato 2013.
Da dire c’è che Josh Fallin (batteria), Keeno (chitarra e voce) e Josh Turner (voce, basso) i loro strumenti li sanno maneggiare più che bene, ma si nota pure un songwriting sufficientemente ispirato, tanto che Thanatopsis esce dal calderone delle opere di genere solo tecnica e virtuosismi.
Una valanga di cambi di tempo, un lavoro delle sei corde disumano e atmosferiche parti progressive dove non mancano neppure soavi note di un flauto, danno al lavoro quei cambi di atmosfere e sfumature che facilitano l’ascolto di questo mastodonte della durata di quasi un’ora, tantissimo per il minutaggio medio nei lavori del genere.
Il growl alterna parti death ad un più efferato brutal, infierendo senza pietà anche quando la tensione si alleggerisce un poco, ma sono solo attimi, perché brani intricati e violenti come The Curator, Bone Hive e la conclusiva The Traveler, non concedono tregua destabilizzando e violentando i padiglioni auricolari con una serie di trovate davvero sopra le righe (la marcetta in controtempo di The Traveler lascia a bocca aperta).
I cultori del genere avranno di che gioire all’ascolto di Thanatopsis, un album difficile, ma assolutamente affascinante.

TRACKLIST
1.Thanatopsis I: The River
2.Thanatopsis II: The Road
3.Thanatopsis III: The Ruin
4.The Curator
5.22°
6.An Unlikely Story
7.Bone Hive
8.Madness
9.The Traveler

LINE-UP
Josh Fallin – Drums
Keeno – Guitars, Vocals
Josh Turner – Vocals, Bass

DISCHORDIA – Facebook

Pleurisy – Experience The Sacrilege (reissue)

Un plauso doveroso va alla Vic Records per la tenace opera volta alla riscoperta di album che avrebbero rischiato di cadere prematuramente nell’oblio.

Altro combo olandese nato nei primi anni novanta, i Pleurisy a differenza di molti loro compagni d’avventura persi nei meandri del death metal di quegli storici anni, affrontavano la materia con piglio ed un impatto quanto mai diretto, tralasciando rallentamenti ed atmosfere catacombali per travolgere l’ascoltatore a tutta velocità.

Sotto le grinfie della Vic Records, label specializzata in ristampe di album classici dell’epoca, finisce il primo lavoro del gruppo nato nella provincia di Utrecht, Experience The Sacrilege, una bomba che univa il death metal centro europeo con sfuriate melodic black.
La band nacque nel 1990 e, dopo i classici lavori minori di inizio carriera, rilasciò nel 1999 l’album in analisi per poi concedere altre due opere, Dazed & Deranged del 2003 e, prima dello scioglimento, Seizure, licenziato una decina d’anni fa.
Approccio devastante, furia e potenza al servizio di solos dall’ottimo impatto melodico sono le caratteristiche principali del sound dei Pleurisy, caratteristiche queste esemplificate al meglio con quest’album, grazie ad una serie di brani molto trascinati e dal sicuro effetto distruttivo.
La title track, la mastodontica Ineluki, la velocissima e black Witchcraft sono bombe sonore senza soluzione di continuità, l’uso dello scream, al posto del classico growl profondo usato nella scena della loro terra, porta i Pleurisy verso le coste scandinave, battute dal vento freddo del black metal e devastate dalle opere di maggior peso del fenomeno di allora, il melodic death.
Un plauso doveroso va alla Vic Records per la tenace opera volta alla riscoperta di album che avrebbero rischiato di cadere prematuramente nell’oblio.

TRACKLIST
1. Mission Transformed
2. Experience the Sacrilege
3. Bid your Pleasures
4. Gone from the Sun
5. Ineluki
6. Divinity in Decay
7. Witchcraft
8. Trail of Destination
9. In Darkness / Mortification of Flesh

LINE-UP
Johan Wesdijk – vocals
Alex Seegers – guitars
Axel Becker – guitars
Bas van der Bogaard – bass
Edwin Nederkoorn – drums

Mindscar – What’s Beyond the Light

Secondo album per il trio capitanato dall’ex Trivium Richie Brown: i Mindscar sono protagonisti di un sound che trova il perfetto equilibrio tra death metal classico, metalcore e soluzioni progressive.

Dalla Florida, patria del death metal statunitense, arriva questo trio estremo attivo dal dagli ultimi scorci del secolo scorso ma con i primi due full length licenziati negli ultimi due anni.

What’s Beyond the Light è il secondo album, successore di Kill The King a conferma della costanza degli ultimi anni in casa Mindscar.
La bend, che vede alla sei corde ed alla voce l’ex Trivium Richie Brown, è forte di un sound che riesce a far convivere il death metal classico con quello moderno, valorizzandolo con svisate progressive e martellanti ritmiche metalcore che a tratti appesantiscono notevolmente la proposta del gruppo.
Ottimi musicisti, i Mindscar, oltre a Brown vedono impegnati Terran Fernandez al basso e Robbie Young alle pelli, una sezione ritmica che riesce perfettamente ad assecondare i deliri del bravissimo chitarrista.
Ne esce un album che, grazie anche alla durata perfetta per la musica proposta, convince tra estreme parti deathcore, arpeggi e voli progressivi e una sempre presente sfumatura classica che ricorda il sound nato tra le strade della Florida.
Mid tempo pesanti come incudini fanno da rovescio della medaglia ad aperture melodiche di stampo progressivo che poi risultano i momenti migliori del disco, la cui apertura è affidata alla Obituary oriented I Am The Bad Man; l’ alternanza tra ritmiche sincopate e scariche violentissime fa da tappeto alla devastante Headless, ma da
Buried Beneath the Snow si cominciano ad intravedere nuove strade progressive sviluppate in seguito, soprattutto nella conclusiva title track.
What’s Beyond The Light è un album che merita la giusta attenzione, e l’ uso da parte del gruppo di varie atmosfere rende l’ascolto piacevole anche grazie all’ottima tecnica dei musicisti coinvolti.

TRACKLIST
1.I Am the Bad Man
2.Headless
3.Buried Beneath the Snow
4.A Faceless Force that Must Die
5.Megalodon
6.Cerberus
7.When the Soul Dies
8.Entering the Void
9.What’s Beyond the Light

LINE-UP
Richie Brown – Guitars, Vocals (lead)
Terran Fernandez – Bass, Vocals
Robbie Young – Drums, Vocals

MINDSCAR – Facebook

Don’t Try This At Home – #01

Questo disco è una delle tante vie giovanili e moderne al metal, e dato che la mente deve essere aperta ascoltatelo, perché ne vale la pena e perché è una bella mazzata, e ogni tanto prendere due schiaffi sonori fa bene.

Da Udine il debutto in free download per questo giovane gruppo di metalcore e hardcore.

Il loro suono non è inedito, ma i ragazzi friulani rielaborano molto bene una materia molto sfruttata ultimamente, come quella del metalcore. I Don’t Try This At Home sono molto potenti e diretti, riuscendo ad inserirsi molto bene su di una onda estremamente frequentata. Il suono di questo ep di esordio, in download libero dal loro bandcamp, è un metalcore veloce, ben prodotto e con finalmente i bassi al posto giusto, poiché troppe volte si ascoltano gruppi del genere con i treble troppo alti, senza profondità. I Don’t Try This At Home invece hanno un gran tiro, sanno sempre cosa fare e lo fanno bene, e per certi versi potrebbero essere considerati eredi di una certa scena hardcore anni novanta, forse inconsapevole progenitrice del metalcore. Certamente il metalcore fa storcere il naso a molti, e per certi versi a ragione, ma questi dovrebbero ascoltare #01 per ricredersi, almeno per quanto riguarda questi friulani. Disco veloce, pesante, con molti ottimi risvolti, suonato con tecnica ma soprattutto mettendo a frutto la molteplicità di ascolti fatti. All’interno della stessa canzone possiamo ascoltare molti cambi di registro, con variazioni sul tema e molto altro. Questo disco è una delle tante vie giovanili e moderne al metal, e dato che la mente deve essere aperta ascoltatelo, perché ne vale la pena e perché è una bella mazzata, e ogni tanto prendere due schiaffi sonori fa bene.

TRACKLIST
1.Mushroom
2.Paranoid Alienation
3.The Beast Within
4.Jeff Buckley
5.Vicious Circle

LINE-UP
Giuliano Bergantin – Vocals
Giovanni Stella – Guitar
Federico Sbaiz – Guitar
Alessandro Cartelli – Bass
Thomas Macorig – Drum

DON’T TRY THIS AT HOME – Facebook

Crohm – Humanity

Bersaglio centrato in pieno per la band valdostana con Humanity, che si rivela un buon esempio di metal vecchia scuola.

Attivi addirittura da metà anni ottanta, i Crohm sono uno dei gruppi storici nati in Valle d’Aosta ed uno dei primi in assoluto a suonare heavy metal nella splendida regione racchiusa tra le vetti più elevate delle Alpi.

Dopo un lungo silenzio ed il ritorno tre anni fa con Legend and Prophecy, album composto da brani storici
ri-arrangiati per l’occasione, il nuovo album intitolato Humanity rappresenta un nuovo inizio mantenendo sempre ben alta la bandiera dell’heavy metal, con l’aggiunta di un impatto dal groove micidiale.
L’album è stato registrato da Giulio Capone (Temperance), il quale si è anche occupato di mix e mastering, mentre il gruppo si è affidato ad una campagna di crowdfunding sulla piattaforma Musicraiser, dove amici e fans possono partecipare attivamente ai progetti di ciascuna band.
Humanity suona grezzo e aggressivo, con il suo hard & heavy alla massima potenza, il groove a portare un tocco leggermente moderno alle composizioni, assoli che nascono nella new wave of british heavy metal e alternanza ben congeniata tra brani diretti, e cavalcate maideniane che sono il fiore all’occhiello di questo lavoro (Insatiable).
I Crohm non sentono il perso degli anni, i tre rockers che diedero vita al progetto tanti anni fa (il singer Sergio Fiorani, il chitarrista Claudio Zanchetta ed il bassista Riccardo Taraglio), sono affiancati in questa avventura dal batterista Fabio Cannatà e dal chitarrista ritmico Diego Zambon: al grido di keep your dragon alive (KYDAH) ci investono con tutta la loro carica metallica, tra heavy metal classico e thrash, coinvolgendo non poco, merito di un lotto di brani potenti, onesti e carichi di passione per una musica immortale.
La band valdostana offre accelerate thrash e mid tempo ricchi di groove, con un sound tra Iron Maiden e Saxon, un gran lavoro chitarristico ed un cantante che sa il fatto suo, portandoci a spasso nel mondo dell’hard & heavy grazie a tracce come The Call, Lost Soul e l’eccellente Fields Painted Red.
I Crohm centrano in pieno il bersaglio con Humanity, un buon esempio di metal vecchia scuola da non perdere per alcun motivo.

TRACKLIST
1. Alien
2. The Call
3. The Dark Side
4. Nothing Else
5. Insatiable
6. Lost Soul
7. Fields Painted Red
8. The Noise of Silence
9. Run for your Life (The Escape)
10. Town after Town

LINE-UP
Sergio Fiorani – Lead vocal
Claudio Zac Zanchetta – Lead guitar, background vocal
Riccardo Taraglio – Bass, background vocal
Diego Zambon – Rythm guitar
Fabio Cannatà – Drums

CROHM – Facebook