Norunda – Irruption

Irruption mette in luce una passione sconfinata per il genere da parte dei musicisti pari a quella dei fans di un genere lontano da regalare clamorose novità, ma sempre ben accetto.

Bastano davvero poche parole per descrivere un album come Irruption, esordio sulla lunga distanza per i thrashers spagnoli Norunda, d’altronde dell’anima old school del genere si tratta, così che musica ed ispirazioni sono sicuramente conosciute ai lettori di MetalEyes.

Il trio è una neonata realtà (2016) nata per volere di Rubén Cuerdo chitarrista e cantante, accompagnato dalla sezione ritmica composta da Pedro Mendes al basso e Marcelo Aires alle pelli: Irruption non brilla certo per originalità ma sa essere convincente, specialmente quando tra i solchi dei brani spicca la sua anima progressiva, molto voivodiana.
Per il resto con Irruption si ascolta del buon thrash metal di ispirazione americana, melodico, dai riferimenti heavy negli assoli e tranquillamente accostabile alle storiche band della Bay Area.
Con una devozione per i quattro cavalieri di Frisco quasi commovente, il trio si impegna a non annoiare l’ascoltatore lungo i cinquanta minuti di durata dell’album, che vive di veloci cavalcate, mid tempo potenti e chorus da fiammeggianti live, mentre come scritto, è quando l’anima progressiva spunta timida dallo spartito che questo lavoro si merita qualche applauso più convincente.
Forse leggermente più prolisso di quello che, scremando un paio di brani, il gruppo poteva dare in pasto agli amanti del genere, Irruption mette in luce una passione sconfinata per il genere da parte dei musicisti pari a quella dei fans di un genere lontano da regalare clamorose novità, ma sempre ben accetto.
Grazie alle ottime Dynamite, Infoxication e Sultan Killer l’album si porta a casa la sua abbondante sufficienza: come inizio per i Norunda non è affatto male.

TRACKLIST
1. Asshole in your Way
2. Dynamite
3. Face to Face
4. Hit You
5. Infoxication 6
6. Pushing to the Limit
7. Sultan Killer
8. The Only Truth
9. Violent Street
10. Into my Game

LINE-UP
Rubén Cuerdo – Vocals, guitars
Pedro Mendes – Bass
Marcelo Aires – Drums

NORUNDA – Facebook

Ibyss – Hate Speech

Questi sei brani forse non cambieranno la storia del genere ma hanno la caratura per consentire agli Ibyss di ritagliarsi un meritato spazio; e chissà che, come spesso accade, una forma di censura non provochi un effetto diametralmente opposto a quello desiderato da chi l’ha imposta …

Tra le molte mail inviate quotidianamente a MetalEyes ne è arrivata una molto particolare qualche settimana fa: chi scriveva lamentava il fatto d’aver subito in patria (la Germania) una sorta di ostracismo dovuto, sostanzialmente, al titolo dell’album, Hate Speech, ritrovandosi costretto a cercare di ottenere la giusta attenzione al di fuori dei patri confini.

Francamente non avevo idea di quanto l’attenzione al politicamente corretto avesse raggiunto un livello prossimo alla censura preventiva da quelle parti, dove ritenevo invece ci fosse maggiore apertura rispetto ad un paese come il nostro, dove una piaga come quella costituita dagli ultracattolici vorrebbe mettere il becco anche su quanto e quando si dovrebbe andare al cesso ogni giorno …
Ma, evidentemente, anche in terra teutonica ci sono dei nervi scoperti che dopo oltre settant’anni devono dolere ancora parecchio. Detto ciò, al netto di chi inneggia in maniera esplicita al totalitarismo ed al razzismo, chiunque può trovare spazio sulla nostra webzine, a maggior ragione se l’operato si rivela meritevole del giusto rilievo, come nel caso degli Ibyss.
La band, dopo un avvio di carriera in formazione più tradizionale è ora ridotta ad un duo formato da Jens e Nihil, riproponendo la formula, almeno da punto di vista numerico, di alcune tra le principali fonti di ispirazione dei nostri come Godflesh e Scorn.
Oltre al sound di questi due giganti dell’industrial degli anni ’90, gli Ibyss immettono la lezione del versante più metallico del genere come Ministry o Prong, ed Hate Speech si rivela così un buonissimo lavoro nel quale tutte le intuizioni dei nomi citati vengono elaborate con competenza e personalità.
Trattandosi di un ep, l’opera è relativamente breve e si assimila quindi con più agio, facilitati in questo da una scrittura se non varia, comunque abbastanza attenta a conferire ad ogni brano una sua fisionomia ben definita.
Chi apprezza il genere, quindi, non potrà fare a meno di gradire i riff squadrati che conferiscono rara efficacia a tracce come Face Off, Frontlines e Like Drones e la buona orecchiabilità di Home Is Where The Graves Are, che vede il contributo vocale dell’ospite Rüdiger Schuster (ex Garden Of Delight); al riguardo va detto che il titolare del ruolo, ovvero Jens, offre una prestazione in linea con i dettami del genere, grazie ad uno scream/growl senz’altro convincente, mentre l’unico possibile appunto che si può fare ai due ragazzi tedeschi è forse la scelta (o la necessità) di ricorrere ad una drum machine piuttosto che ad un batterista in carne ed ossa, facendo risaltare le differenze rispetto alle band di riferimento che potevano annoverare tra le loro fila fenomeni come Mick Harris o Bill Rieflin.
Questi sei brani forse non cambieranno la storia del genere ma hanno la caratura per consentire agli Ibyss di ritagliarsi un meritato spazio; e chissà che, come spesso accade, una forma di censura non provochi un effetto diametralmente opposto a quello desiderato da chi l’ha imposta …

Tracklist:
01. Bois Ton Sang
02. Face Off
03. Home Is Where The Graves Are
04. Like Drones
05. Frontlines
06. Senseless Ordeal

Line-up:
Jens – Vocals / Guitars
Nihil – Guitars / Programming

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Freakings – Toxic End

Un lavoro incendiario, che narra la fine di un mondo intossicato dai veleni e dalle guerre, qui riprodotto dal vento atomico di uno speed/thrash devastante ed assolutamente old school.

Una botta di adrenalina thrash metal direttamente dalla patria degli orologi, la Svizzera.

Precisi come i migliori meccanismi creati aldilà delle Alpi lo sono pure i Freakings, trio metallico, che della velocità e devastante furia ne fa una religione.
Attivi da quasi dieci anni, e con altri due album alle spalle (No Way Out del 2011 e Gladiator di ormai tre anni fa), Toby Straumann (basso), Simon Straumann (batteria) e Jonathan Brutschin (voce e chitarra) tornano con un lavoro incendiario, che narra la fine di un mondo intossicato dai veleni e dalle guerre, qui riprodotto dal vento atomico di uno speed/thrash devastante ed assolutamente old school, una dichiarazione di guerra contro il maltrattamento del nostro pianeta, ormai alla deriva ed al collasso.
Toxic End esplode, e come uno tsunami atomico non si ferma più, investendo con accelerazioni di una forza impressionante: la voce è al limite, le ritmiche mantengono velocità inumane e la mezz’ora a disposizione del gruppo passa veloce come il lampo.
L’opearato dei Freakings è connotato da una velocità assurda, contornata una tempesta di suoni speed che non trova barriere, continuando nella sua missione tra solos al fulmicotone, ritmiche da massacro ed un approccio live che immagino incarni il macello di cui questo trio può essere capace on stage.
Potrei nominare tutte o nessuna traccia, mi limito a consigliare quindi questo tornado sonoro agli amanti dello speed/thrash di matrice assolutamente old school che non temono di farsi intimidire dalle mitragliate riversate dai Freakings.

TRACKLIST
1.Hell On Earth
2.Future Vision
3.Violent Disaster
4.TxWxNxD
5.Toxic End
6.Friendly Fire
7.Brain Dead
8.Price Of Freedom
9.Wave Of Pain
10.Beer Attack
11.No More Excuses

LINE-UP
Toby Straumann – Bass
Simon Straumann – Drums
Jonathan Brutschin – Guitars, Vocals

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Crawler – Hell Sweet Hell

Hell Sweet Hell è un lavoro mastodontico e bellissimo, consigliato a tutti gli amanti del genere e principalmente degli Edguy/Avantasia, principali fonti di ispirazione del gruppo.

Quindici anni di storia, un passato da cover band dei gruppi storici dell’heavy metal mondiale ed un secondo album di inediti pronto per conquistare i cuori del metallari duri e puri.

Tornano i Crawler, band di Cremona, a distanza di sei anni dal debutto sulla lunga distanza, quel Knight Of The Word che ha ottenuto ottimi riscontri.
Per Valery Records esce questo nuovo lavoro intitolato Hell Sweet Hell, un’ora abbondante su e giù per il metal classico degli ultimi venticinque anni, tra spunti progressivi, piglio epico orchestrale e più di uno sguardo sulla musica scritta da Tobias Sammet (Claudio Cesari, vocalist del gruppo lo si può senz’altro considerare il Sammet nostrano) sia con gli Avantasia che con gli Edguy, oltre ad un cordone ombelicale difficile da tagliare con Iron Maiden e Judas Priest.
Hell Sweet Hell è un album curato, prodotto molto bene con un lotto di brani trascinanti e dal taglio internazionale, assolutamente in grado di tenere botta con le opere provenienti da fuori confine grazie ad un songwriting sopra la media, un cantante davvero bravo e una varietà di atmosfere che offre ad ogni brano una sua identità.
Si passa così dal power metal melodico all’heavy metal tradizionale, dal symphonic power a canzoni dagli ottimi spunti progressivi, con un’altro richiamo importante come quello dei Symphony X.
Ricco di cambi di tempo ed atmosfere, Hell Sweet Hell si fa apprezzare nella sua interezza, non scendendo mai da un elevato ottimo e facendo focalizzare l’attenzione dell’ascoltatore sulla bontà della musica più ancora che sull’ottima tecnica strumentale dei bravissimi musicisti che formano il gruppo.
L’aggressiva e tagliente Dhampyre, la progressiva ed orchestrale The Power Of Magic, il power metal di Neverland e le chitarre hard rock di No Pain, che ricorda i brani più divertenti e pazzi degli Edguy, fanno risplendere la prima parte dell’album, mentre si torna alle atmosfere epiche con The Lair of the Smoking Dragon che precede l’heavy metal classico ed aggressivo della title track.
Drammatica, oscura e progressiva si rivela Akhenaton, degna conclusione dell’album, una traccia metallica e magniloquente che mette la parola fine si di un lavoro mastodontico e bellissimo, consigliato a tutti gli amanti del genere e principalmente degli Edguy/Avantasia, principali fonti di ispirazione del gruppo.
Niente di nuovo? Vero, ma che musica ragazzi!

TRACKLIST
1.Dracarys! (intro)
2.Winter is Coming
3.Dhampyre
4.The Power of Magic
5.Neverland
6.I wait for my Siren
7.No Pain
8.The Eyes and the Dark
9.The Lair of the Smoking Dragon
10.Hell sweet Hell
11.7 Days
12.Akhenaton

LINE-UP
Claudio Cesari – Vocals
Matteo Cattaneo – Guitars
Filippo Severgnini – Guitars
Daniele Mulatieri – Bass
Nicola Martiniello – Drums

CRAWLER – Facebook