Riftwalker – Green & Black

Questo trio canadese si presenta con il debutto sulla lunga distanza e ci travolge con il suo sound estremo e progressivo, magari di questi tempi non originalissimo, ma quantomeno interessante.

Questo trio canadese si presenta con il debutto sulla lunga distanza e ci travolge con il suo sound estremo e progressivo, magari di questi tempi non originalissimo, ma quantomeno interessante.

Che i Riftwalker non vogliano essere una band come le altre lo si evince dalla copertina, un pastore montano con il suo cane che, con il technical progressive death metal suonato dal gruppo, non ci azzecca un granché.
Ma qui si parla di musica, ed allora sappiate che siamo al cospetto di un trio molto interessante, magistrale tecnicamente ma molto attento al songwriting che mantiene alta la media qualitativa di un album di notevole spessore.
Solo un ep, Wreckage of the Old World di tre anni, fa separa il gruppo di Vancouver tra i suoi inizi targati 2009 e quest’opera estrema, che mantiene per tutta la sua durata un approccio moderno, progressivo ed intricato, ma che non perde mai le briglie di un sound che è un animale selvaggio e indomabile.
Ripeto, ormai parlare di originalità diventa difficile anche in un genere che, per primo, ha permesso di amalgamare sonorità lontane anni luce dal metal estremo con il death metal, ma in Green & Black tutto è perfettamente al suo posto senza risultare forzato.
Harlequin Ichthyosis, Primordial Collapse e Beyond Mortality sono i brani migliori di un lavoro che speriamo non si disperda nello sterminato universo dell’ underground estremo.

TRACKLIST
1.B.H.O.
2.Harlequin Ichthyosis
3.Engineer Their Consent
4.Intrinsic Degeneration
5.Primordial Collapse
6.States of Decay
7.Beyond Mortality
8.Green & Black

LINE-UP
Spencer Atkinson – Bass, Vocals
Zan Petrovic – Drums, Percussion
Miles Morrison – Guitars, Vocals

RIFTWALKER – Facebook

Embrace Of Silence – Where Darkness Swallow The Sun

Where Darkness Swallow The Sun si attesta su un livello medio alto, magari non sullo stesso piano dei capolavori che il genere sforna con buona regolarità, ma senz’altro di grande sostanza e di gradevole ascolto.

Quasi cinque anni dopo il buon esordio su lunga distanza Leaving The Place Forgotten By Gods ritornano gli ucraini Embrace Of Silence,con il loro eccellente death doom.

All’epoca definimmo quell’album come un’operazione riuscita, in quanto tutto sommato neppure troppo derivativa e dipendente dalle pesanti influenze delle band di riferimento del genere: tale giudizio vale anche per il nuovo Where Darkness Swallow The Sun, nel quale lo stile del gruppo assume contorni ancora più nitidi, benché scevri da ogni tentazione innovativa.
L’album si dipana lungo una serie di tracce dall’incedere oscuramente melodico, con uno sguardo rivolto più alla scuola nordamericana che non a quella scandinava, quindi, per essere sintetici, più affine ai Daylight Dies che non ai Swallow The Sun, benché il titolo dell’album possa suggerire il contrario: alla riuscita del tutto, poi, contribuisce in maniera decisiva quel tocco drammatico che è l’impronta di molte band provenienti dall’ex-URSS.
In un contesto di buona compattezza qualitativa si stagliano la title track, piuttosto movimentata per ritmi e soluzioni melodiche, e la stupenda In The Embrace Of The Stygian River, segnata da un eccellente lavoro chiotarristico che delinea un tema portante davvero struggente.
Proprio le sei corde assumono il totale controllo della situazione, in virtù della rinuncia sostanziale alle tastiere, che venivano invece utilizzate più generosamente in Leaving The Place Forgotten By Gods: questo rende il suono senz’altro più roccioso ed asciutto senza fargli perdere, però, i tipici connotati dolenti anzi, attribuendogli forse anche una maggiore incisività.
Where Darkness Swallow The Sun si attesta su un livello medio alto, magari non sullo stesso piano dei capolavori che il genere sforna con buona regolarità, ma senz’altro di grande sostanza e di gradevole ascolto; come per altre band del settore i tempi molto dilatati tra un’uscita e l’altra con aiutano a tenere caldo il nome, per cui una nuova release in tempi leggermente più ristretti potrebbe avere una doppia valenza, quella di fissare nella mente degli appassionati il monicker Embrace Of Silence, oltre alla possibilità di accelerare quell’ulteriore salto di qualità che pare essere nelle corde della valida band ucraina.

Tracklist:
1. The DesertOf Your Mind
2. Where Darkness Swallow The Sun
3. Faceless
4. Last Winter
5. Cyclic Motions
6. Idols Defame Your Faith
7. In The Embrace Of The Stygian River

Line-up:
Eugeniy Voronchihin – Bass
Yuriy Sivkov – Guitars
Igor Zhurzha – Vocals, Guitars
Vladislav Fatkhullin – Drums
Dennis Kutsy – Guitars

Chetyre Muzhika – Howl

Un quartetto da seguire in futuro, non fosse che per la sua originalità che lo porta ad essere un compromesso tra Mastodon, Primus e Nirvana uniti sotto la bandiera dell’hardcore.

MetalEyes, pur cercando di non farvi perdere nulla della scena metal nazionale ed internazionale, cerca nel più puro spirito underground di portare alla vostra conoscenza gruppi persi nelle scene metal rock mondiali, dalle piccole cittadine alle più importanti metropoli del mondo.

In queste righe si vola a Mosca per incontrare i Chetyre Muzhika, quartetto di pazzi rockers alternative stoner metal con testo in lingua madre ad accompagnare la devastante e potentissima proposta che lascia a bocca aperta per i continui accenni ad un prog moderno, in un contesto atmosferico ed attitudinale dalla forte connotazione punk/hardcore.
Howl è il loro debutto in formato ep, accompagnato dalla copertina che prende ispirazione dai fumetti tratti dalla famosa saga La Torre Nera di Stephen King, ed è stato registrato da Stas Baranov ai DTH Studios di Mosca.
Quattro brani per soli quindici minuti di musica ma che valgono la pena di essere ascoltati, la carne al fuoco è tanta ma il pericolo che si bruci è lontano, anche per il gran lavoro che la band svolge nel songwriting, creando un caos ragionato e un susseguirsi di sorprese tra metal moderno, alternative rock e pazza furia hardcore.
I brani sono quattro pugni nello stomaco sorprendenti, con attimi di grande musica, specialmente quando la band, sfogata la rabbia selvaggia, si lascia andare a ritmiche progressive geniali, piccole divagazioni che aumentano il feeling instaurato da subito con questo ep (Mustanga).
Un quartetto da seguire in futuro, non fosse che per la sua originalità che lo porta ad essere un compromesso tra Mastodon, Primus e Nirvana uniti sotto la bandiera dell’hardcore, notevoli.

TRACKLIST
1.Kitovaya
2.Liho
3.(Mustanga
4.Howl

LINE-UP
Mokerov Alexey – vocals, guitar
Palashev Alexander – guitar
Votincsev Mihail – bass
Zaytsev Ilya – drums

CHETYRE MUZIKA – Facebook

Nailed To Obscurity – King Delusion

King Delusion ha tutte le caratteristiche per essere apprezzato da chi ama partiture robuste, ritmate e un po’ malinconiche, soprattutto perché impeccabile per resa sonora e dalla fruibilità relativamente elevata.

King Delusion è il terzo album dei tedeschi Nailed To Obscurity in circa un decennio di carriera.

Indubbiamente i ragazzi della Bassa Sassonia devono essere soliti a prendersi il loro tempo prima di dare alle stampe un nuovo disco, ma tutto sommato i frutti compensano le attese; intendiamoci, qui non si parla di un lavoro epocale e capace di sposate gli equilibri all’interno del death doom melodico, ma sicuramente siamo in presenza di un’opera di indubbio spessore esecutivo e con più di un passaggio dal grande impatto.
Se vogliamo, quello che potrebbe esser il punto di forza dei Nailed To Obscurity, ovvero l’incontro tra il death melodico di scuola scandinava e quello venato di doom, potrebbe rivelarsi anche un aspetto negativo, rischiando di non accontentare i fans più intransigenti in nessuna delle due correnti.
Al di là di questo, King Delusion ha tutte le caratteristiche, invece, per essere apprezzato da chi ama partiture robuste, ritmate e un po’ malinconiche, soprattutto perché impeccabile per resa sonora e dalla fruibilità relativamente elevata.
Provando a shakerare con una certa pervicacia Novembres Doom, Dark Tranquillity, Opeth e Swallow The Sun, quelle che ne salta fuori è a grandi linee il contenuto di quest’album, che vede i suoi picchi in Memento e Devoid, brani che si avvolgono di linee chitarristiche decisamente coinvolgenti, mentre il resto della tracklist non delude e non esalta, lasciando comunque sensazioni abbastanza positive al termine dell’ascolto.
Se proprio devo fare un appunto ai Nailed To Obscurity è la mancanza di una certa profondità, compensata non del tutto dalla padronanza del genere: il re non risulta affatto una delusione, ma alla lunga alcune delle caratteristiche evidenziate impediscono all’album di raggiungere l’eccellenza nonostante, ripeto, l’ascolto si riveli alquanto gradevole.

Tracklist:
1.King Delusion
2.Protean
3.Apnoea
4.Deadening
5.Memento
6.Uncage My Sanity
7.Devoid
8.Desolate Ruin

Line-up:
Jan-Ole Lamberti – Guitars
Volker Dieken – Guitars
Jann Hillrichs – Drums
Carsten Schorn – Bass
Raimund Ennenga – Vocals

NAILED TO OBSCURITY – Facebook

The Mugshots – Something Weird

Un album che si rivela una continua sorpresa anche dopo ripetuti ascolti, un’esperienza musicale che ha tutti i crismi del lavoro di livello superiore, da avere e custodire gelosamente.

Come la creatura che il dottor Frankenstein assemblò con parti rubate a vari cadaveri, anche la musica dei The Mugshots del cantante Mickey Evil si può sicuramente considerare un mostro musicale, composto da svariati spunti stilistici solo in teoria lontani fra loro, ma perfettamente bilanciati e fatti convivere su questa che ha tutti i crismi dell’opera rock, il cui titolo è Something Weird.

Ed all’ascolto dell’album la mia mente ha immagina personaggi bizzarri, come in un luna park di creature da freak show, mentre il sound si trasforma, modellato dai vari generi che si scambiano o prendono il sopravvento ad ogni brano, formando (questa è la mia impressione) una colonna sonora per un horror show decadente.
I The Mugshots sono in giro da un po’ di anni, provengono da Brescia ed hanno creato qualcosa di unico, valorizzato da una lista di ospiti eccellenti come Matt Malley (Counting Crows,) Tony Dolan (Venom Inc., Atomkraft), Mike Browning (Nocturnus AD), Steve Sylvester (Death SS), Freddy Delirio (Death SS, H.A.R.E.M.), Martin Grice (Delirium), Manuel Merigo (In.Si.Dia), Ain Soph Aour (Necromass), Andrea Calzoni (Psycho Praxis) ed Enrico Ruggeri.
Prodotta da Freddie Delirio, la musica racchiusa in questo entusiasmante lavoro è qualcosa di unico, bizzarro (come ci ricorda il titolo), perfettamente incastonato in un contesto che, come detto, può essere definito opera rock.
Theatrical Rock Music è l’etichetta coniata per rappresentare al meglio un sound che ci delizia di glam rock, per volare in tutta fretta nello spazio in una jam tra Marc Bolan e gli Hawkwind, ed atterrare poi in un cimitero e tra le tombe trasformarsi in gothic, dark rock e steampunk; ovviamente non manca neppure una componente metal, quella classica e teatrale di Death SS e Alice Cooper, intrise di atmosfere horror da film di serie b, brividi in bianco e nero, da molti ormai dimenticati.
Gli ospiti sono quel tocco in più per rendere il tutto spettacolare nella sua attitudine underground, con addirittura Enrico Ruggeri che dà il suo apporto alla traccia gothic metal Sentymento.
Non c’è un solo brano che non sia pervaso da un approccio originale, teatrale e io aggiungerei da musical, specialmente nei brani dove la parte dark gotica lascia spazio al glam/space/punk /rock di The Circus e Rain, mentre la creatura musicale rappezzata da lunghe e profonde cicatrici che tengono insieme i pezzi si rivitalizza con scosse di elettrico rock/metal, piazzando una serie di brani capolavoro come I Am Eye, Scream Again e Pain, con le sue le melodie dark rock.
Un album che si rivela una continua sorpresa anche dopo ripetuti ascolti, un’esperienza musicale che ha tutti i crismi del lavoro di livello superiore, da avere e custodire gelosamente.

TRACKLIST
1.Introitus
2.The Circus
3.Rain
4.I Am an Eye (feat. Freddy Delirio)
5.An Embalmer’s Lullaby, Pt. 2 (feat. Andrea Calzoni)
6.Ophis
7.Sentymento (feat. Enrico Ruggeri)
8.Scream Again (feat. Steve Sylvester, Freddy Delirio, Ain Soph Aour)
9.Grey Obsession (feat. Matt Malley, Martin Grice, Mike Browning)
10.Dusk Patrol (feat. Tony Dolan)
11.Pain (feat. Manuel Merigo)
12.Ubique

LINE-UP
Mickey Evil – Vocals, Keyboards
Priest – Guitar
Gyorg II – Drums
EyeVan – Bass
Erik Stayn – keyboards

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