STARSICK SYSTEM

Il lyric video di Bulletproof, dall’album in uscita il 23 giugno Lies, Hopes & Other Stories (Pride & Joy Music).

Gli Starsick System pubblicano oggi il primo singolo tratto dal nuovo album “Lies, Hopes & Other Stories”. Si tratta del brano “Bulletproof”, terza esplosiva traccia dell’album di cui è disponibile anche il lyric video.

Le parole di Valeria Battain, bassista della band:

“Bulletproof è un brano di ribellione ma con un tono ironico. Ogni persona che lo ascolterà potrà interpretarlo in modo personale ma il messaggio di fondo è il medesimo: combatti per ciò che credi, indipendentemente da ciò che le altre persone possano dire, sfida il tuo nemico, sii orgoglioso di te stesso e riprenditi il rispetto che meriti contro i bulli, gli egoisti e gli arroganti. Abbiamo scelto questo brano come primo singolo perché il mood e le melodie sono la perfetta evoluzione del nostro sound: l’unione di riff heavy e ritornelli catchy, il nostro marchio di fabbrica”

“Bulletproof” Lyric Video

Bulletproof è disponibile anche sulle principali piattaforme digitali -> http://smarturl.it/BulletproofSingle

Viene svelata oggi anche la tracklist del nuovo album in uscita il 23 giugno per Pride & Joy Music. Gli 11 brani scelti dalla band comprenderanno anche “You Know My Name”, cover del famoso brano di Chris Cornell tratto dalla colonna sonora di 007 Casino Royale.

Tracklist:
01. Nebolus
02. I Am The Hurricane
03. Bulletproof
04. Sinner
05. The Promise
06. Scars
07. Everything And More
08. Come One, Come All
09. Perfect Lie
10. Hope
11. You Know My Name (Chris Cornell Cover)

“Lies, Hopes And Other Stories” è stato prodotto, mixato e masterizzato da Ivan Moni Bidin agli Artesonika Studio di Pordenone.

La musica è stata scritta da Ivan Moni Bidin, testi a cura di Valeria Battain, arrangiamenti di Valeria Battain e Starsick System.

Artwork by Dixon Jong @ Intuitive Design

Album Pre-Order -> http://hyperurl.co/StarsickHopesLies

STARSICK SYSTEM Next Shows
09 Giugno @ Rock In Park c/o Legend Club, Milano – Info: www.facebook.com/rockinparkfest
23 Giugno @ Rock’n’Roll, Rho (MI) – Release Party

BIO

Gli STARSICK SYSTEM sono nati nel 2012 dall’unione di quattro musicisti d’esperienza sulla scena: voce e chitarra Marco Sandron (Pathosray, Eden’s Curse, Fairyland, etc), al basso Valeria Battain e alla chitarra solista David Donati (meglio noto nei Syrayde), ai quali si è aggiunto per questo disco, in qualità di produttore – songwriter e batterista, Ivan Moni Bidin (Pathosray, Ashent, Garden Wall, Syrayde, ecc.), dando luce a nuovi suoni e approcci melodici.

Dopo anni passati quindi all’interno della scena metal con le precedent band, i quattro ragazzi decidono di fondere le proprie differenti esperienze e i propri diversi approcci musicali in una nuova band focalizzata sulla melodia e sulla mera “forma canzone”, con canzoni e strutture più dirette.

Durante il 2014 registrano l’album di debutto che vede alla produzione artistica il batterista Ivan Moni Bidin e firmano immediatamente il primo contratto discografico con Scarlet/Bakerteam Records. “Daydreamin’” esce il 14 Aprile 2015 e viene notato fin dal primo giorno da tutti gli addetti ai lavori italiani e non, che lo accolgono come “nuova rivelazione” e lo eleggono in primis album dell’anno e poi lo inseriscono tra i migliori dischi 2015.

La band suona come support act dei BLACK LABEL SOCIETY di Zakk Wylde nel 2015 e viene scelta per suonare con l’attuale chitarrista di Ozzy, GUS G. L

Il nuovo album della band “Lies, Hopes & Other Stories” uscirà il prossimo 23 Giugno 2017 per l’etichetta tedesca Pride & Joy Music.

LINE-UP:
Marco Sandron – voce, chitarra
David Donati – chitarra
Ivan Moni Bidin – batteria
Valeria Battain – basso

Press & Promotion / Marketing: Bagana Rock Agency www.baganarock.com

Slaughter – Nocturnal Hell, Surrender Or Die

Siamo in un contesto sonoro acerbo, poi sviluppato nei lavori successivi, ma che odora di storia del genere, quindi una ristampa che per alcuni potrà sembrare ormai obsoleta, ma non per i cultori del metal estremo, che troveranno di che godere tra i vari riferimenti a Slayer, Possessed ed Hellhammer.

Quanto mai opportuna ristampa da parte della Vic Records, almeno per gli amanti del death e del thrash, curiosi delle loro origini.

I canadesi Slaughter, infatti, sono una delle band dalla travagliata storia che, con una manciata di demo e due full length, hanno lasciato il loro nome sulla nascita e lo sviluppo del death metal.
Un quartetto thrash metal nato a metà degli anni ottanta, con un sound che accompagnava le scorribande metalliche di Slayer e Possessed, ma che non mancava di inserire growl e rallentamenti che in seguiti sarebbero diventati prerogativa del death metal.
Solo due full length per il gruppo del chitarrista Dave Hewson, uno come Strappado nel 1987, diventato oggetto di culto tra i fans del genere e uno uscito nel 2004 (Fuck Of Death); nella band canadese per un breve periodo militò anche Chuck Schuldiner , mastermind non solo della sua band ma di tutto un genere.
Nocturnal Hell, Surrender Or Die, rimasterizzato e licenziato dalla Vic Records, ormai assurta a ruolo di memoria storica del genere con le sue ristampe di culto, presenta un gruppo minimale che gioca con l’allora genere più estremo in circolazione, passando da velocissimi e furiosi strappi ad atmosfere macabre e mid tempo catacombali.
La produzione grezza ed il suono in alcuni casi ovattato fanno il resto, così da avere tra le mani uno dei primi esempi di thrash/death.
Siamo in un contesto sonoro acerbo, poi sviluppato nei lavori successivi. ma che odora di storia del genere, quindi una ristampa che per alcuni potrà sembrare ormai obsoleta, ma non per i cultori del metal estremo, che troveranno di che godere tra i vari riferimenti a Slayer, Possessed ed Hellhammer.

TRACKLIST
1.Nocturnal Hell
2.One Foot in the Grave
3.Tortured Souls
4.Disintegrator
5.Incinerator
6.Maim to Please
7.Tyrant of Hell
8.Shadow of Death
9.Death Dealer
10.One Foot in the Grave
11.Surrender or Die
12.Eve of Darkness
13.Massacra (Hellhammer cover)
14.Strappado
15.Tales of the Macabre
16.Cult of the Dead (Instro-Mental)

LINE-UP
Dave Hewson – Vocals, Guitars
Terry Sadler – Bass, Vocals
Ron Sumners – Drums

SLAUGHTER – Facebook

Nott – Disfacimento

L’album si mostra in più passaggi affascinante nella sua ossessività e nella sua reiterazione di schemi, comunque vincenti, quando il tutto viene espresso con questa forza espressiva.

Terzo full length per Nott, progetto solista del musicista italiano Mortifero, già attivo nei primi anni delle scorso decennio e messo in stand by a lungo prima di riaffacciarsi nel 2013 con una terna di uscite a cadenza biennale.

Disfacimento è un lavoro che si colloca perfettamente in linea con le uscite di black atmosferico cantato in italiano (il primo nella nostra lingua per quanto riguarda Nott): quindi troviamo testi piuttosto profondi che tratteggiano una realtà dai toni cupi e priva di barlumi di speranza, mentre musicalmente il genere viene offerto nella sua forma più essenziale e complessivamente fedele ai dettami caratteristici.
Messa così potrebbe sembrare che Disfacimento sia un’opera trascurabile ma, in effetti, le cose non stanno affatto così: quelli che possono apparire difetti si rivelano, in realtà, i veri punti di forza su cui Mortifero puntella la propria concezione musicale che vuole, soprattutto, trasmettere un senso di malcelato disgusto avvolto in una forma musicale claustrofobica.
L’album si mostra in più passaggi affascinante nella sua ossessività e nella sua reiterazione di schemi, comunque vincenti, quando il tutto viene espresso con la stessa forza espressiva e la convinzione immessa dal musicista bresciano.
Se non sempre l’intelligibilità delle liriche è massimale, è sicuramente d’aiuto il booklet piuttosto curato contenente i testi sia in italiano che in inglese, il tutto contornato da immagini tratti da quell’inesauribile scrigno di arte funeraria che è il cimitero monumentale di Staglieno (Genova).
Disfacimento è un album da ascoltare nel suo insieme per apprezzare al meglio l’operato di Mortifero; tra i brani, comunque, merita un menzione Consunto, episodio molto lungo ed avvolgente nel suo snodarsi su tempi più rallentati.
Per Nott un lavoro dalla grande integrità stilistica, meritevole del giusto livello di attenzione da parte di chi apprezza il black metal nella sua forma più pura, tanto più se cantato nella nostra lingua.

Tracklist:
1 – Cold
2 – Wither
3- Suffer

Line up:
Mortifero

Alex Cordo – Origami

Come molti dei suoi colleghi anche il chitarrista francese punta sulla musica e non sul mero tecnicismo, un bene per l’ascolto che risulta piacevole anche per chi non è amante delle opere strumentali.

Non sono pochi gli album di musica strumentale con i quali si cimentano nuovi virtuosi delle sei corde e MetalEyes non ha mai mancato all’appuntamento con i guitar hero del nuovo millennio che si aggirano tra l’underground, portandosi dietro il loro talento.

Con Alex Cordo si guarda aldilà delle Alpi in terra francese, il suo album si intitola Origami e risulta un buon esempio di hard rock/metal strumentale, molto ben strutturato, attento alla forma canzone e melodico, senza scadere troppo nella tecnica fine a se stessa.
Aiutato in questo lavoro dal bassista Ludo Chabert e dalle pelli di Mike Pastorelli, nella classica formazione a tre, Alex si cimenta in nove brani che alternano ed uniscono l’irruenza dell’hard rock classico con il metal dal taglio progressivo, in un arcobaleno di note metalliche eleganti ma, allo stesso tempo, pregne di attitudine metal, ed infatti dall’opener Straight si arriva al quinto brano prima che la tensione si allenti in una marcia sulla quale la sei corde lacrima sangue in un viavai emozionate.
Si riparte senza indugi con Sunny Day For An Opossum, si rallenta con Prism, in una seconda parte dove l’aggressività e le atmosfere più pacate si danno il cambio e rendono comunque l’ascolto vario e mai stancante.
Come molti dei suoi colleghi anche il chitarrista francese punta sulla musica e non sul mero tecnicismo, un bene per l’ascolto che risulta piacevole anche per chi non è amante delle opere strumentali, dunque Origami è promosso senza remore.

TRACKLIST
1.Straight
2.Above To Clouds
3.Memories
4.Hands Up
5.Himalaya
6.Sunny Day For An Opossum
7.Prism
8.The Crash Test
9.Time For Redemption

LINE-UP
Alex Cordo – Guitars
Ludo Chabert – Bass
Mike Pastorelli – Drums

ALEX CORDO – Facebook

The Blind Catfish – Folkolors

Ci hanno provato e ci sono riusciti i The Blind Catfish, non solo a rinverdire e rendere fresche canzoni cantate più di un secolo fa, ma anche a perseguire la loro idea di collegare il mondo attorno al nostro grande fiume con quello del suo omologo americano.

Torna il pesce gatto più irriverente e rock che il grande fiume abbia mai avuto tra i suoi abitanti, dal Piemonte fino al Mare Adriatico.

Il grande fiume è ovviamente il Po, anche se lo strano animale acquatico sogna la terra paludosa dei fondali del Mississippi, dove la musica a cui lui si ispira è nata ed ancora oggi si rigenera.
Torna la band carpigiana dei The Blind Catfish, che all’enorme abitante delle acque dolci si ispira e che nel rock blues trova la sua armonia musicale, anche se in Folkolors molto è cambiato a livello di sound dal bellissimo esordio The King Of The River, uscito un paio di anni fa.
La band ha pescato tra i canti della tradizione americana, gospel, spiritual e canti corali di prigionia, provenienti dagli stati del sud e, reinterpretandoli, ha dato vita ad un’opera affascinante, ovviamente strutturata sul blues ma ricolma del dolore di un intero popolo, tra funky e soul.
Rivivono così brani in origine solo cantati, autentiche perle a cui la band nostrana dona una nuova veste nel rispetto della tradizione, con la voce di Marco “Franky” Maretti che si colora di sfumature black, mentre, chiudendo gli occhi, si ha la sensazione di essere tra le piantagioni di cotone, quando dopo una giornata di interminabile ed inumano lavoro gli uomini e le donne intonano canti mentre tornano alle baracche.
Ed è lì che i The Blind Catfish ci portano, tra le note di Jesus And The Mainline, della drammatica e sentita Join The Revelator o di People Get Ready, dall’andamento soul che trascina come il letto del fiume, fluida come l’acqua del grande fratello in movimento perpetuo, testimone silenzioso del dramma e della stupidità degli uomini, della più ritmicamente bluesy Rosie e di Trouble Of The World, che la band interpreta come farebbe il migliore Sting.
Ci hanno provato e ci sono riusciti i The Blind Catfish, non solo a rinverdire e rendere fresche canzoni cantate più di un secolo fa, ma anche a perseguire la loro idea di collegare il mondo attorno al nostro grande fiume con quello del suo omologo americano.
Un album molto diverso dal primo lavoro, più incentrato su southern e blues rock, ma sicuramente maturo ed intenso.

TRACKLIST
1.Sometimes I Feel Like a Motherless Child
2.John the Revelator
3.People Get Ready
4.Jesus on the Mainline
5.How Long
6.Trouble So Hard
7.Rosie
8.Trouble of the World

LINE-UP
Marco Maretti
Luca Fragomeni
Francesco Zucchi
Federico Bocchi

THE BLIND CATFISH – Facebook

Dimmu Borgir & The Norwegian Radio Orchestra & Choir – Forces Of The Northern Night

Una testimonianza assai riuscita di un amore reciproco tra i Dimmu Borgir e la musica sinfonica, ma anche l’occasione di ascoltare la potenza compositiva del metal esaltata dal più grande degli amplificatori che esista: un’orchestra sinfonica.

Escono in dvd Blu Ray, cd, vinile e digitale due grandi performances dei Dimmu Borgir, insieme a due magnifiche orchestre.

Il primo concerto è con la Norwegian Radio Orchestra, ed è un trionfo di quello che hanno sempre avuto in nuce i Dimmu Borgir, ovvero l’andare oltre il black metal, verso un qualcosa che non è nemmeno symphonic, ma una narrazione altra, mentre il secondo dvd racchiude l’intero concerto al Wacken Open Air del 2012.
Molti li potranno considerare persone di poco gusto, o commerciali, altri pensano addirittura che siano tra i colpevoli della degenerazione del black metal e forse è tutto vero, ma qui abbiamo una doppia testimonianza di grande valore di ciò che può essere un certo tipo di metal, se si ha voglia di ascoltarlo.
La parte sinfonica del gruppo norvegese esce prepotentemente allo scoperto, anche perché è un elemento che è sempre stato portante nell’architettura sonora del gruppo. L’operazione non era esente da rischi, infatti alcuni gruppi sono usciti scottati dall’incontro con un’orchestra, perché quest’ultima è un’entità mastodontica e musicalmente assai superiore a qualsiasi band e deve essere usata con sagacia. Ad esempio l’analoga operazione fatta dai Metallica è un’occasione sprecata, poiché l’orchestra fa praticamente una parte a sé stante, quasi di accompagnamento e così non ne vale assolutamente la pena. Invece qui l’orchestra si compenetra con il gruppo ed entrambe le entità ne traggono fuori il meglio.
La musica dei Dimmu Borgir è sempre stata fortemente sinfonica e scenica, ed infatti a livello di composizione il gruppo fortifica questo aspetto esaltandolo all’ennesima potenza. I due concerti rendono l’idea della portata di quello che ha fatto e continuerà a fare il gruppo norvegese, ovvero andare avanti per la propria strada e suonare una musica che potrebbe essere la colonna sonora degli orchi di Sauron.
I due concerti sono magniloquenti e molto potenti, con quello norvegese maggiormente intimo e molto tipico del fare musica in quella nazione, perché i Dimmu Borgir in Norvegia contano molto più della nazionale di calcio: uno spettacolo molto bello, con una scenografia che riporta ai segreti runici e alla mitologia nordica, che ricorre in tutta la discografia del gruppo.
Il concerto del 2012 al Wacken Open Air è esattamente ciò che si può aspettare invece da un’esibizione in un mega festival, ma la qualità è molto buona, anche grazie al lavoro dell’orchestra nazionale sinfonica ceca, che come quella norvegese si diverte molto insieme ai Dimmu Borgir. Chi si diverte di più è il pubblico che viene investito da una forza oscura notevole, che spande la sua massa nera in ogni direzione, e la musica dei Dimmu Borgir assume una nuova veste che ci trasporta verso nuovi lidi.
Una testimonianza assai riuscita di un amore reciproco tra i Dimmu Borgir e la musica sinfonica, ma anche l’occasione di ascoltare la potenza compositiva del metal esaltata dal più grande degli amplificatori che esista: un’orchestra sinfonica.

TRACKLIST
01. Xibir (orchestra)
02. Born Treacherous
03. Gateways
04. Dimmu Borgir (orchestra)
05. Dimmu Borgir
06. Chess With The Abyss
07. Ritualist
08. A Jewel Traced Through Coal
09. Eradication Instincts Defined (orchestra)
10. Vredesbyrd
11. Progenies Of The Great Apocalypse
12. The Serpentine Offering
13. Fear And Wonder (orchestra)
14. Kings Of The Carnival Creation
15. Puritania
16. Mourning Palace
17. Perfection Or Vanity (orchestra)

LINE-UP
Shagrath – vocals
Silenoz – guitar
Galder – guitar

DIMMU BORGIR – Facebook