CELLAR DARLING

Il lyric video di Challenge, dall’album This Is The Sound in uscita il 30 giugno (Nuclear Blast).

Il lyric video di Challenge, dall’album This Is The Sound in uscita il 30 giugno (Nuclear Blast).

I CELLAR DARLING, la nuova band formata dagli ex membri degli ELUVEITIE, Anna Murphy, Merlin Sutter e Ivo Henzi, pubblicheranno il loro primo album il 30 Giugno. Insieme vi guideranno nel loro mondo di apocalittici racconti e pesanti riff, per risvegliare la vostra immaginazione e aprire i vostri orizzonti musicali. L’atteso album debutto con 14 sorprendenti brani sarà intitolato “This Is The Sound”.

“In meno di un anno abbiamo formato una nuova band trovando quello che secondo noi è il nostro sound. Questo è ciò che siamo e non vediamo l’ora di vedere cosa succederà!” – Anna Murphy

“Questo è quanto: il risultato di un anno di un’incredibilmente intensa creatività, di alti e di bassi, di perdite e acquisti. Questo è il lavoro più personale della nostra vita. Questo è Il Suono.” – Merlin Sutter

“Perfetta armonia in questa trinità” – Metalinside.ch
“I Cellar Darling donano felicità a chiunque abbia partecipato alla serata.” – Metalnews.ch

Due settimane fa, a Lucerna, la band ha portato per la prima volta sul palco i brani appena registrati. E’ stata la prima performance dei CELLAR DARLING dopo la produzione dell’album ai New Sound Studio, seguita attentamente dal leggendario produttore e chitarrista Tommy Vetterli (CORONER, ELUVEITIE). Dopo questo incredibile primo show, la band porterà il nuovo materiale in esclusiva all’inizio di Maggio in alcuni selezionati club europei.

I CELLAR DARLING saranno in Italia per un’unica data il 6 Maggio al Milady Metal Festival di Mantova.

Dopo la loro separazione dagli ELUVEITIE, Anna Murphy, Ivo Henzi e Merlin Sutter sono pronti per vedere il mondo attraverso nuovi occhi con un sound unico e fresco che unisce grandi e potenti riff, un drumming energico e una voce unica che si fonde con i toni caldi e folk della ghironda creando qualcosa di completamente nuovo, che mantiene lo spirito di innovazione musicale che li contraddistingue.

I CELLAR DARLING hanno pubblicato un primo singolo, ‘Challenge’, e un secondo pezzo intitolato ‘Fire, Wind & Earth’ a Settembre 2016.

Maggiori info:
www.cellardarling.com
www.facebook.com/cellardarlingofficial
www.nuclearblast.de/cellardarling

Condor – Unstoppable Power

Un sound che rimane confinato nei meandri dell’underground, a sola esclusiva dei fans legati al thrash metal più rozzo, ignorante ed accecato dalla furia malefica del black metal.

Secondo album per i norvegesi Condor, attivi dal 2009, con il loro sound che esprime l’irruenza del thrash unita alla morbosa devastazione del black metal, tutto rigorosamente old school e sporcato da una cattiveria notevole.

Un sound che rimane confinato nei meandri dell’underground, a sola esclusiva dei fans legati al thrash metal più rozzo, ignorante ed accecato dalla furia malefica del black metal.
Unstoppable Power è tutto qui, un po’ poco per uscire dagli ascolti dei fanatici del genere, con il caos, che regna su brani senza compromessi come l’opener Embrace By Evil o Chained Victims, a ripetersi per tutti i trentasei minuti di durata, tra esplosioni ritmiche di scuola thrash metal, attitudine black e velocità fine a sé stessa.
Chris Sacrifice declama con rabbioso tono le malefatte delle truppe infernali, mentre davanti a noi passano i primi Slayer, i Venom ed i Darkthrone in un mulinello di suoni estremi che ci trascinano sotto e ci lasciano annegare nel sangue delle vittime, massacrati in una battaglia senza fine.
In 83 Days Of Radiation, spunti black’n’roll portano il sound dei Condor davanti all’anima di Lemmy, che arriccia il naso e boccia il gruppo norvegese, impegnato ad essere oltremodo cattivo ma poco incisivo e ripetitivo nelle soluzioni adottate per questo Unstoppable Power.
Sinceramente, qui non ho trovato che una serie di idee abusate fino allo sfinimento dai gruppi che bazzicano nell’underground da un po’ di anni, rendendo questo album perlomeno trascurabile: qualche spunto classico nei solos alza il livello dell’album fino ad una sufficienza risicata.

TRACKLIST
1. Embraced By Evil
2. Riders Of Violence
3. Chained Victims
4. You Can’t Escape The Fire
5. Unstoppable Power
6. 83 Days Of Radiation
7. Malevolent Curse
8. Horrifier

LINE-UP
Chris Sacrifice – vocals, bass, guitars
Maggressor – guitars
Obskurvind – drums

CONDOR – Facebook

Sincarnate – In Nomine Homini

Il death doom dei Sincarnate è pervaso da una costante tensione: la band si muove con grande consapevolezza su un terreno scivoloso, sul quale una minore competenza nel maneggiare la materia porterebbe inevitabilmente a tediare l’audience, cosa che non avviene mai grazie a spunti ora ritmici, ora melodici, esaltati da un produzione di qualità.

Ancora da un suolo rumeno che si sta rivelando sempre più fertile in tema di metal, giunge una proposta di grande interesse a base di death doom, dalla buona personalità ed altrettanta intensità, da parte dei Sincarnate.

In effetti, il genere citato non fotografa correttamente lo stile del gruppo di Bucarest, che immette anche nel proprio sound massicce dosi di black e death metal, con un’aura epica e liturgica che sposta le coordinate altrove rispetto all’interpretazione del genere delle band scandinave, per esempio.
In Nomine Homini, così come fanno presagire il titolo e la copertina, oltre che presentare molte parti corali cantate in latino, verte su tematiche religiose, ovviamente rivedute e corrette secondo la personale visione di questo gruppo di musicisti.
L’album, considerando anche le due bonus track, si spinge oltre l’ora complessiva di durata, mettendo comunque alla prova l’attenzione degli appassionati, visto che l’approccio stilistico proposto dai Sincarnate non è mai ammiccante o sbilanciato sul versante melodico, bensì mostra l’intento della band di trascinare l’ascoltatore nel proprio gorgo, rappresentando la religione come tutt’altro che un’estrema ancora di salvezza.
Una rilettura, quella contenuta in In Nomine Homini, che ridisegna a tinte fosche l’impatto del culto del divino sull’umanita, evidenziandone le discrasie e, di fatto, spiegandone attraverso diversi fermi immagine quanto le varie credenze abbiano frenato lo sviluppo dell’autoderminazione dell’uomo, cosa della quale ancora oggi finiamo per pagarne le conseguenze, per assurdo forse ancor più che in epoche definite oscurantiste.
Il death doom dei Sincarnate è pervaso da una costante tensione, che il frequente ricorsi a campionamenti di urla strazianti o di voci recitanti contribuisce a mantenere sempre elevata; la band si muove con grande consapevolezza su un terreno scivoloso, sul quale una minore competenza nel maneggiare la materia porterebbe inevitabilmente a tediare l’audience, cosa che non avviene mai grazie a spunti ora ritmici, ora melodici, esaltati da un produzione di qualità (alla quale ha contribuito anche un nume tutelare della scena estrema rumena come Edmond Karban).
Non serve più di tanto entrare nel dettaglio dei vari brani, visto che In Nomine Homini deve essere assimilato come un continuum che trova il suo termine con la magnifica Liwyatan, traccia che tra voci angeliche, canti gregoriani, ritmiche squadrate ed il growl impietoso di Marius Mujdei, si rivela quale autentica summa concettuale e musicale dei Sincarnate.
Infatti, i due pur ottimi brani finali sono altrettante bonus track che vanno considerate come a sé stanti nell’economia di un album decisamente bello, da lavorare però con dedizione e proprio per questo foriero di soddisfazione non appena si riesce a decrittarne l’essenza.

Tracklist:
1. Attende Domine
2. Agrat bat Mahlat
3. Curriculum Mortis
4. She-Of-The-Left-Hand (Sophia Pistis)
5. In Nomine Homini
6. The Grand Inquisitor
7. Lamentatio Christi
8. Dies Illa
9. Liwyatan
10. De Luctum Perpetuum
11. Atonement

Line up:
Andrei Jumuga – drums
Andrei Zala – bass
Marius Mujdei – vocals
Giani Stanescu – guitars
Cristian Stilpeanu – guitars

SINCARNATE – Facebook

Mythra – Still Burning

Still Burning è un album che vi riporterà indietro fino a farvi perdere tra i vicoli nebbiosi di cittadine inglesi all’inizio degli anni ottanta: fate un giro su questa macchina del tempo, non ve ne pentirete.

Ci tuffiamo nel metallo classico e nella New Wave Of British Heavy Metal con i britannici Mythra ed il loro nuovo album, Still Burning.

Il gruppo ha avuto i suoi natali nel Regno Unito addirittura nella seconda metà degli anni settanta, purtroppo però la costanza nel rilasciare nuovi lavori non è stata pari a quella delle band più prolifiche, arrivando solo ora al terzo full length.
Lo storico The Death and Destiny EP, del 1979, non ha mai avuto particolare seguito, a parte due demo usciti negli anni ottanta, con il gruppo britannico ad esordire sulla lunga distanza solo nel 1998 e, di conseguenza, passando quasi inosservato in tempi nei quali i suoni old school non erano presi neppure in considerazione.
Quindi una band poco conosciuta ai più ma, alla luce di questo lavoro, gli amanti della vecchia scuola metallica potranno porre rimedio a questa lacuna, vista la verve e la grinta di questi vecchietti dell’heavy metal.
Metal classico che più non si può, quindi, con un sound che passa dalle ritmiche alla Saxon, alle chitarre che giocano con Judas Priest e Maiden, mentre il tutto è ricamato da una valanga di melodia, assecondata dalla voce da singer di razza di Vince High, che non risparmia toni aggressivi quando i toni si fanno grintosi e taglienti.
Esempi lampanti della vecchia scuola britannica, i Mythra non si lasciano affascinare da sfumature moderne, ma suonano come se fosse il 1984, così da risultare puri, assolutamente legati a suoni metallici vintage che affascinano non poco.
Un album per vecchi metallari, questo Still Burning, magari riuniti in raduni da bikers attempati, dove questi suoni nel nuovo millennio trovano ancora interesse, mentre i minuti passano tra cavalcate heavy, chorus melodici e solos forgiati sul monte dove Dave Murray e Dennis Stratton posarono le tavole della legge del chitarrista heavy metal.
That Special Feeling, seguita da Ride The Storm e  la spettacolare serie di assoli su Victory Song sono i momenti più alti di Still Burning, un album che vi riporterà indietro fino a farvi perdere tra i vicoli nebbiosi di cittadine inglesi all’inizio degli anni ottanta: fate un giro su questa macchina del tempo, non ve ne pentirete.

TRACKLIST
1. Still Burning
2. A Call To All
3. That Special Feeling
4. Ride The Storm
5. Survival
6. Battle Cry
7. Silence In The Sirens
8. Sands Of Time
9. Victory Song
10. We Belong
11. Fundamental Extreme

LINE-UP
Vince High – Vocals
John Roach – Guitars
Alex Perry – Guitars
Maurice Bates – Bass
Phil Davies – Drums

MYTHRA – Facebook

Buttered Bacon Biscuits – From The Solitary Woods

From The Solitary Woods è una raccolta di umori ed ispirazioni che vanno dall’hard rock britannico al blues rock, dal progressive al southern, per cinquanta minuti di musica tra tradizione europea e statunitense.

Quando ascoltai per la prima volta Litanies From The Woods, bellissimo esordio degli Witchwood del mastermind Ricky Dal Pane, mi chiesi subito come dovesse suonare l’unico album dei Buttered Bacon Biscuits, prima incarnazione del gruppo di Faenza capitanato dal talentuoso rocker.

La Jolly Roger mi ha accontentato ed in tempi brevi ha ristampato From The Solitary Woods, stupendo e, appunto, unico lavoro di quella che è la prima incarnazione della band colpevole di avermi letteralmente folgorato con il suo hard rock retrò e progressivamente folk.
From The Solitary Woods uscì come autoproduzione nel 2010 e della line up attuale degli Witchwood troviamo, oltre a Dal Pane, Stefano Olivi alle tastiere e Antonio Perugini alla batteria, con Alessandro Aroni al basso e Alex Celli alla sei corde a completare la formazione protagonista di un grande album.
Il sound dei Buttered Bacon Biscuits non si discostava molto da quello che poi diventerà il marchio di fabbrica del nuovo gruppo, la differenza sostanziale era una vena southern che accompagnava i brani, anche quelli più psichedelici andando a comporre una serie di canzoni uniche nel riproporre i dettami settantiani con una forza espressiva devastante.
From The Solitary Woods è una raccolta di umori ed ispirazioni che vanno dall’hard rock britannico al blues rock, dal progressive al southern, per cinquanta minuti di musica tra tradizione europea e statunitense.
Infatti, l’album si chiude con Crosseyed Jesus, un southern blues che parla americano ma che lascia ad un Dal Pane, alias Glenn Hughes in trip per la frontiera, il compito di liberare mandrie di mustang a scorrazzare per le colline.
Uriah Heep e Deep Purple si danno il cambio per accompagnare il sound di cui è intrisa questa raccolta di brani: i tasti d’avorio risultano (come negli Witchwood) importantissimi nella struttura di brani che vivono di riff sanguigni e solos travolgenti, mentre i canti dei nativi americani avvolgono di misticismo tracce sul cui sound, a suo tempo, è stato eretto il totem al dio del rock.
State Of Mind, il blues intenso di Into The Wild ed il rock psichedelico di Essaouira (il brano più vicino alla nuova band di Dal Pane) e l’hard blues morso dal serpente bianco di Loosin’ My Pride fanno di From The Solitary Woods un lavoro imperdibile per chi ama l’hard rock classico ed i suoni vintage, e per chi vuole completare la discografia di un talento non comune come quello del cantante e chitarrista romagnolo.

TRACKLIST
1. Loosin’ My Pride
2. Another Secret In The Sun
3. Essaouira
4. Into The Wild
5. I Hope You’re Feeling Bad
6. No Man’s Land
7. State Of Mind
8. Cross-eyed Jesus

LINE-UP
Riccardo Dal Pane – lead vocals, acoustic guitar
Alex Celli – lead guitar, background vocals
Antonio Perugini – drums
Alessandro Aroni – bass, background vocals
Stefano Olivi – hammond, piano, sinth

WITCHWOOD – Facebook