Il lyrics video di Hellspawn, tratto dall’album the Scourge Of Chaos.
DAEMONOKRAT
Il lyrics video di Hellspawn, tratto dall’album the Scourge Of Chaos.
Il lyrics video di Hellspawn, tratto dall’album the Scourge Of Chaos.
Il lyrics video di Hellspawn, tratto dall’album the Scourge Of Chaos.
In Antikult ci sono parti più rabbiose, ma la maggioranza del disco è occupata da ottimi mid tempo, con chitarre che sono molto vicine all’atmospheric black metal, però la musica dei Faulnis è meno caricata da distorsioni e più limpida e chiara.
Nuovo disco per i veterani tedeschi Fäulnis, con il loro black metal tendente al depressivo e all’atmosferico.
Antikult non si discosta molto dagli episodi precedenti, confermando l’ottima capacità compositiva del gruppo. Dentro Antikult si dipanano storie di disagio e di dolore, raccontate in tedesco, ma molto comprensibili. Per mezzo del black metal il gruppo di Amburgo costruisce una sorta di film scena per scena, mettendo l’ascoltatore al centro della narrazione. Definire poi questo disco black metal è riduttivo, si potrebbe quasi definirlo post black, perché i Fäulnis mostrano uno dei futuri possibili per questo genere che non è solo tale ma un modi di sentire la vita. In Antikult ci sono parti più rabbiose, ma la maggioranza del disco è occupata da ottimi mid tempo, con chitarre che sono molto vicine all’atmospheric black metal, però la musica dei Fäulnis è meno caricata da distorsioni e più limpida e chiara. Non mancano i momenti più classici, dove il black metal scorre in maniera più antica e vicina al verbo originale. Chi li conosce già sa cosa aspettarsi, mentre per chi non li ha mai sentiti saranno un’ottima sorpresa. I Fäulnis fanno parte della sottostimata scuola tedesca del black metal, che è stata fondamentale per lo sviluppo del genere, e che è stata anche più aderente allo spirito originale di molte altre scene. Dischi come Antikult, come detto sopra, sono anche innovativi e portano in avanti la crescita di un qualcosa che sta diventando davvero grande, ovvero il black metal altro. Storie, dolore ed empatia.
TRACKLIST
1.Metropolis
2.Block 19, Mahlstrom
3.Galgen, Kein Humor
4.MS Fäulnis
5.Im Auge Des Sturms
6.Kadaver
7.Arroganz Von Unten
8.Das Nagelkratzen
9.Der König
LINE-UP
Seuche – vocals
HP – drums
CW – bass
MRM – guitar
NN – guitar
Il songwriting è l’arma in più di Myrrys, un album fresco, con i Noumena sempre attenti a piazzare melodie vincenti e bravi nell’alternare cavalcate death/dark a parti più intimiste, e con la lingua finlandese che dona un tocco di magia ad un sound già di per sé affascinante.
Quando nelle informazioni su di una band si legge la collaborazione del sommo Dan Swanö, si parte con la consapevolezza di essere al cospetto di un ottimo lavoro, perché troppa è l’esperienza e la bravura del musicista e compositore svedese per permettersi di sbagliare un colpo.
Ed infatti Myrrys, nuovo album dei finlandesi Noumena, non tradisce le aspettative che l’ingombrante padrino alla consolle crea, risultando un album di ottimo death metal melodico dalle tinte dark, pregno di sinfonie oscure e buona alternanza tra metal estremo e melodie.
Il gruppo è attivo da quasi vent’anni dunque non si parla di novellini, con una discografia vede quattro full length già editi più una manciata di lavori minori, così che il lavoro dell’ospite d’onore non è che l’ombrellino sul cocktail, che prevede metal classico potenziato dal death melodico e tanta malinconia che sfiora il gothic, in brani che saltellano qua e là tra metal estremo, folk e sinfonia.
Il songwriting è l’arma in più di Myrrys, un album fresco, con i Noumena sempre attenti a piazzare melodie vincenti e bravi nell’alternare cavalcate death/dark a parti più intimiste, e con la lingua finlandese che dona un tocco di magia ad un sound già di per sé affascinante.
Le ispirazioni sono da ricercare nei soliti nomi nati nella terra dei mille laghi, Amorphis e Sentenced su tutti, quindi se il death melodico dai richiami dark, epici e melanconici sono i vostri ascolti abituali, tracce come Kirouksen Kantaja e, soprattutto, la splendida Roihu non vi deluderanno di certo.
TRACKLIST
1.Kohtu
2.Metsän viha
3.Kirouksen kantaja
4.Sanat pimeydestä
5.Sanansaattaja
6.Roihu
7.Murhehuone
8.Pedon veri
9.Syvällä vedessä
LINE-UP
Hannu Savolainen – Bass
Ilkka Unnbom – Drums
Ville Lamminaho – Guitars
Tuukka Tuomela – Guitars
Antti Haapanen – Vocals
Suvi Uura – Vocals
Quello dei Ghost Bath è un approccio interessante e personale alla materia, ma il senso di leggerezza che si avverte in più di un passaggio potrebbe spiazzare gli estimatori della prima ora.
I Ghost Bath sono una band che, per diverso tempo, è stata avvolta da un alone di mistero riferito alla sua provenienza ed all’identità dei singoli componenti.
Tutto questo sicuramente non è risultato ostativo all’acquisizione di una certa fama a livello underground, grazie ad una forma di post black/depressive dai tratti marcatamente melodici e caratterizzato dall’assenza di lyrics vere e proprie, rimpiazzate da uno screaming di matrice DSBM volto a rimarcare essenzialmente la natura drammatica del sound.
Questo terzo lavoro su lunga distanza porta con sé una svolta, magari rivedibile sotto certi aspetti, ma che senza’altro costituisce un interessante elemento di novità, ovvero l’intento dichiarato di voler esplorare il lato positivo della realtà e di stati d’animo che, normalmente, vengono sviscerati nei loro aspetti più cupi.
In tal senso non può che risentirne anche il sound, che fin dall’inizio mostra aperture melodiche che si avvicinano (non paia una bestemmia) a certi afflati epici dei migliori Virgin Steele (Seraphic, Thrones) ovviamente inseriti all’interno di ritmiche black e sovrastati dalle urla incessanti del vocalist: questo aspetto causa una notevole dicotomia all’interno del disco, laddove melodie piuttosto solari, solo venate da una punta di malinconia, vengono costantemente screziate da tali interventi che alla fine costituiscono l’unico elemento realmente disturbante.
I Ghost Bath dimostrano una capacità non proprio comune di lasciar sfogare il proprio sound in aperture ariose e di sicuro impatto sconfinanti, talvolta, nello shoegaze (Ethereal, Celestial) e nel complesso il lavoro mostra una fruibilità che, in qualche modo, va ad attenuare gli effetti collaterali causati da una durata che supera abbondantemente l’ora; quello che limita Starmouner, impedendogli di toccare i picchi emotivi delle precedenti opere, è proprio questo suo essere relativamente solare, il che non si sposa ma, piuttosto, si scontra con le residue attitudini estreme.
Così, per quanto gradevole e ben costruito, con tali premesse compositive l’album non può ovviamente evocare il male di vivere che era invece ben evidenziato nei precedenti full lenght Funeral e Moonloover, facendo apparire talvolta forzati tutti gli innesti di matrice black: quello dei Ghost Bath resta comunque un approccio interessante e senz’altro personale alla materia, anche se non so quanto il senso di leggerezza che si avverte in più di un passaggio possa rappresentare esattamente ciò che vorrebbero ascoltare gli estimatori della prima ora.
Tracklist:
1. Astral
2. Seraphic
3. Ambrosial
4. Ethereal
5. Celestial
6. Angelic
7. Luminescence
8. Thrones
9. Elysian
10. Cherubim
11. Principalities
12. Ode
Manca ancora un full length per suggellare questi quattordici anni vissuti nell’underground estremo, ma Ritval Expiation è sicuramente un buon modo per fare la conoscenza dei Voids Of Vomit, ennesima buona proposta nata negli anfratti della scena estrema dello stivale.
I Voids Of Vomit sono un’altra realtà tutta italiana che arriva alla ribalta del metal estremo.
Attivo da più di dieci anni e con un’intensa attività live, il quartetto bresciano ha rilasciato finora un demo, uno split in compagnia dei parmensi Morbid Upheaval e due ep.
In questa ristampa dell’ultimo lavoro (Ritval Expiation) uscita per la Everlasting Spew Records, oltre ai due brani dell’ep uscito nel 2016 trovano posto anche i quattro che facevano parte dello split, uscito nell’ormai lontano 2008.
Il sound del gruppo risulta un oscuro e profondo death metal old school, senza compromessi e dai rimandi alla scena statunitense e a quella europea dei primi anni novanta (Grave e gli Asphyx, tributati dalla cover di Rite of the Shades).
Sempre in bilico tra death metal e brutal, i sei brani presenti costituiscono una notevole mazzata estrema, profondamente buia come l’abisso da cui proviene la voce di C. O. Vomit, bassista ed orco al comando delle orde infernali battenti bandiera Voids Of Vomit.
Alternando massacri ritmici e più ragionati passaggi in mid tempo, il sound risulta vario e tutto funziona: le atmosfere marce, l’oscurità perenne che innalza un muro dove non passa la minima luce, il growl profondo e tetro, abbracciano l’ascoltatore in una stretta glaciale, mentre i vermi raggiungono le carni, banchettando al ritmo di Ritval Expiation of the Parracide e le altre cinque tracce, colonna sonora di un mondo nelle mani delle forza oscure.
Manca ancora un full length per suggellare questi quattordici anni vissuti nell’underground estremo, ma Ritval Expiation è sicuramente un buon modo per fare la conoscenza dei Voids Of Vomit, ennesima buona proposta nata negli anfratti della scena estrema dello stivale.
TRACKLIST
1. Ritval Expiation of the Parracide
2. De Fetialivm Ritv
3. Initiation into Impvrity (Bones arovnd vs)
4. Brigade of the Old Skvll
5. Gorepipe
6. Rite of the Shades (Asphyx cover)
LINE-UP
C.o.V. – vocals
T. D. – drums
D.L. – r.guitars
M.V. – l.guitars
M.A. – bass