RITI OCCULTI

Il video di Assiah, tratto dall’album Tetragrammaton.

Il video di Assiah, tratto dall’album Tetragrammaton.

https://vimeo.com/218858171

ITALIAN DOOMSTERS RITI OCCULTI ANNOUNCE NEW VIDEO FOR THE TRACK “ASSIAH”

Riti Occulti have published a brand new video for the track “Assiah”, which is taken off the band’s latest full-length “Tetragrammaton”, released on October 2016 through Triton’s Orbit.

The band comments: “This is a song marked by an epic pattern, mixed with an evocative oriental mood which flows into a psychedelic experience. ‘Assiah’ is the last of the four spiritual worlds of the Kabbalah. Representing purely material existence, it is known as the World of Action. Pay tribute to the 70’s horror b-movie aesthetics, the video it’s a metaphor in esoteric key of the material corruption by the modern era to the detriment of the human spiritual dimension. The main character indeed, starring Ladyanna Silva, will sell her soul to the ‘Sect’ in return for the fame.”

Område – Nåde

Gli Område ribaltano le abitudini di buona parte del metal rock avanguardista, dando la priorità alla sostanza più che all’apparenza.

Due anni dopo l’ottimo Edari si ripresenta il duo francese Område, sempre sotto l’egida della My Kingdom.

Nulla è cambiato nella approccio musicale di Arsenic e Bargnatt XIX e questo è solo un bene, anche perché chi interpreta la materia musicale con tale ispirazione ed originalità non potrà mai apparire né scontato né ripetitivo: infatti, il particolare insieme di stili che aveva favorevolmente impressionato nella precedente occasione viene riproposto con uguale freschezza.
Il viaggio che l’ascoltatore deve compiere attraverso le striature dell’album non è semplice né privo di controindicazioni, specie se non si è disposti naturalmente ad accogliere tutte le contaminazioni provenienti da generi che, normalmente, esulano dalle sfere di competenza del metal e del rock, con il trip hop, l’elettronica più soffusa o il jazz a recitare un ruolo fondamentale.
Tanto per fornire un parametro puramente indicativo, chi apprezza il percorso tortuoso ma affascinante tracciato dagli Ulver avrà di che nutrirsi in abbondanza, alla luce di una profondità che non viene mai meno a livello di contenuti, e di un connubio tra tecnica esecutiva e produzione che esalta ogni singolo momento di Nåde, questo anche perché il duo ricorre ad una manciata di ospiti in grado di fornire un valore aggiunto con il loro apporto strumentale.
Gli otto brani che compongono l’album sono tutti belli e degni di menzione, certo però che le linee melodiche di Styrking Leið si fanno ricordare, così come il trip hop dell’opener Malum costituisce l’ideale porta d’accesso al lavoro, con la delirante The Same For The Worst, con tromba e tastiere ad impazzare sovrastando uno screaming alternato a vocalizzi femminili, a suggellare un lavoro che impressiona nuovamente per qualità.
Perché la bravura degli Område sta proprio in un aspetto in cui falliscono spesso gli sperimentatori, ovvero nel riuscire a conferire ad ogni brano la forma canzone, eliminando del tutto passaggi che non siano funzionali all’economia di ogni brano.
In buona sostanza, questi due francesi ribaltano le abitudini di buona parte del metal rock avanguardista, dando la priorità alla sostanza più che all’apparenza: un senso melodico sempre ben radicato nel sound ed una chiarezza d’intenti che si percepisce anche nei passaggi più intricati sono le chiavi di lettura che rendono Nåde un altro ottimo esempio di musica genialmente obliqua.

Tracklist:
1. Malum
2. XII
3. Enter
4. Hänelle
5. Styrking Leið
6. The Same For The Worst
7. Baldar Jainko
8. Falaich

Line Up:
Arsenic (Jean-Philippe Ouamer): Drums, Electronics & Keys
Bargnatt XIX (Christophe Denhez): Guitars & Vocals

Special Guest:
Bass guitar by Julien ‘Jiu’ Gebenholtz
Additional vocal on “The Same For The Worst” by L. Chuck D
Additional guitar on “XII” by Bernard-Yves Querel
Additional guitar on “Styrking Leið” & “Falaich” by Edgard Chevallier
Clarinet on “Hänelle” by Jonathan Maronnier
Sax on “XII” & “The Same For The Worst” by Leo Sors

OMRADE – Facebook

Voice Of Ruin – Purge And Purify

Un lavoro potentissimo, un buon esempio di come anche il metal estremo moderno, quando decide di far male, non è secondo a nessuno.

Death/thrash dal groove potentissimo, una meteora di metal estremo moderno lanciate a folle velocità sul pianeta, pronta a portare la terra all’anno zero.

Purge And Purify senza tanti mezzi termini è tutto questo, una devastazione biblica di metal estremo, un assalto senza soluzione di continuità, irruento ed indomabile come l’acqua che travolge tutto dopo il cedimento di una diga.
Questo monolite di metal estremo moderno arriva dalla Svizzera per mano dei Voice Of Ruin, quintetto attivo da una decina d’anni e con due demo, un full length (Morning Wood) ed un ep, alle spalle.
Per la Tenacity Music esce Purge And Purity, un album diretto e devastante, ben saldo nel death/thrash di ultima generazione, con un lotto di brani che sono frustate metalliche, dove il groove e la potenza sono ben bilanciate da solos melodici, ed il growl è cattivo, rabbioso, animalesco.
Disgust comincia a disegnare crepe sulla parete della diga, Horns è colpevole delle prime scosse, che si fanno più forti e telluriche con il passare dei minuti sotto i riff delle roboanti Blood of Religions e della micidiale Snakes in My Head.
Lamb Of God, Machine Head e Devil Driver sono i riferimenti tra i solchi di queste dieci detonazioni metalliche, mentre le prime infiltrazioni si avvertono dopo il passaggio di I Confess.
Un boato, ed una immensa valanga d’acqua si abbatte su tutto quello che si trova nel raggio di molti chilometri, un muro devastante che si fa spazio tra foreste e paesi sotto i colpi delle inumane Voices From The Ruins e Time For The Revenge.
Quando l’infernale massa d’acqua si stende sul territorio circostante la devastazione è completa, ma i Voice Of Ruin hanno ancora Piracy, colpo da sparare a bruciapelo quando tutto sembra finito.
Un lavoro potentissimo, un buon esempio di come, anche il metal estremo moderno quando decide di far male non è secondo a nessuno.

TRACKLIST
1.Disgust
2.Horns
3.Blood of Religions
4.Snakes in My Head
5.All Hail the King
6.I Confess
7.Voices from the Ruins
8.Animal Kingdom
9.Time for Revenge
10.Piracy

LINE-UP
Randy Schaller – Vocals
Erwin Bertschi – Bass
Dario Biner – Drums
Nicolas Haerri – Guitars
Darryl – Guitars

VOICE OF RUIN – Facebook

Apocalypse Orchestra – The End Is Nigh

Un’orchestra di metal sinfonico e doom altro, con una fortissima presenza di strumenti e ritmi medievali, per un album che è una lenta e decadente danza sopra l’abisso.

Un’orchestra di metal sinfonico e doom altro, con una fortissima presenza di strumenti e ritmi medievali, per un album che è una lenta e decadente danza sopra l’abisso.

Durante il medioevo avevano ben presente la caducità, la velocità e la fragilità delle nostre vite, un’apocalisse con conseguenti dies irae era attesa, anzi data per sicura. La vita era descritta con toni cupi o esageratamente festosi, e di quelle descrizioni possiamo ritrovare molto in questo debutto degli svedesi Apocalypse Orchestra, fondati da Mikael Lindström e da Erik Larsson qualche anno or sono nella provincia svedese. Il loro incedere ha una costruzione fortemente medievale, con una poetica musicale con elementi vicini agli Opeth. specialmente per la voce, ma questo è solo un punto di partenza perché poi il risultato è molto originale e convincente. Ascoltando The End Is Nigh si ha l’impressione di stare su di un promontorio incolonnato con altre anime dannate verso il tuffo nel mare in tempesta, per sfuggire al giudizio divino, o molto peggio, è solo la descrizione di paradigmi umani che si coniugano dalla sofferenza e dalla inadeguatezza del nostro essere umani. Questi svedesi scavano in profondità, fanno della lentezza un punto di forza, prendendo qualcosa dal doom, ad esempio dei riff notevoli, ma poi si va oltre. Il disegno che sorregge questa opera è ampio e possente, anche grazie alle incursioni degli strumenti medievali, usati sempre in maniera molto adeguata. Non è un disco folk metal o un disco doom, è il debutto di un gruppo che ha delle ben precise caratteristiche e fa un discorso musicale ambizioso e molto forte, anche perché il talento è presente in abbondanza. Un disco da sentire assolutamente, perché è un qualcosa che piacerà a molti ascoltatori di generi diversi, ed è una delle cose più originali e ben fatte ascoltate quest’anno.

TRACKLIST
1.The Garden of Earthly Delights
2.Pyre
3.Flagellants’ Song
4.Exhale
5.Theatre of War
6.The Great Mortality
7.To Embark
8.Here Be Monsters

LINE-UP
Andreas Skoglund – Drums and percussions, backing vocals
Jonas Lindh – Guitars, backing vocals
Mikael Lindström – Hurdy gurdy, bagpipes, rauschpfeife, backing vocals
Rikard Jansson – Bass, backing vocals
Erik Larsson – Guitars, mandola, cittern, rauschpfeife, vocals

APOCALYPSE ORCHESTRA – Facebook

Dogmate – Dual

In questo lavoro l’ hard rock alternativo ha preso le redini del sound del gruppo, mettendo leggermente più in ombra le sfumature stoner del primo album.

Avevamo incontrato i romani Dogmate in occasione del primo lavoro sulla lunga distanza, uscito tre anni fa dal titolo Hate, una mazzata pesantissima di hard groove stoner.

Li ritroviamo con il nuovo album, Dual, licenziato questa volta dalla Murdher Records e con un nuovo cantante, Michele ‘197’ Allori, che sostituisce Massimiliano Curto.
Le novità non si fermano qui, il sound infatti pur mantenendo un forte impatto groove risulta più alternativo rispetto all’atmosfera generale che si respirava sul precedente lavoro, che appariva molto più desertica e diretta.
I brani attuali sono più vari a livello ritmico e il gruppo non fa venire meno la sua carica, mantenendo un approccio non dissimile, ma è fuor di dubbio che in Dual l’ hard rock alternativo abbia preso le redini del sound del gruppo, mettendo leggermente più in ombra le sfumature stoner del primo lavoro.
Non manca il gran lavoro alla sei corde di Stefano Nuccetelli, sempre vicino allo stile di Zakk Wilde, mentre la sezione ritmica si ritaglia una performance da applausi per varietà e potenza (Ivan Perres alle pelli e Roberto Fasciani al basso).
Il nuovo arrivato dietro al microfono rende giustizia al lavoro ritmico così vario e dinamico con una prestazione che passa agevolmente da toni melodici a rabbiose e potenti frustate, ed il risultato non può che essere apprezzato.
Un salto nell’hard rock moderno e groovy del nuovo millennio, con una dose di rock alternative a legare il tutto, ed un lotto di canzoni potenti e perfette per spezzare colli in sede live: questo è Dual, sostenuto da brani come Mules Of Society, Who Knew e l’alternativa, con echi di System of A Down, Disembodied Understanding.
Era buona la prima e si continua su un buon livello con la seconda, confermando i Dogmate come ottima realtà da scoprire per gli amanti del genere.

TRACKLIST

1.Dual Mind
2.Mules Of Society
3.The Way It Is
4.Who Knew
5.The Only Thing I Failed
6.(Un)firm Act
7.Disembodied Understanding
8.Story Told
9.Stygian
10.Xàpwv

LINE-UP

Michele ‘197’ Allori – Vocals
Stefano ‘Sk’ Nuccetelli – Guitars
Ivan ‘Ivn’ Perres – Drums
Roberto ‘Jeff’ Fasciani – Bass

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