EDGUY

Il lyric video della canzone Ravenblack.

La band svela il primo singolo e lyric video della canzone ‘Ravenblack’.

EDGUY – nuovo lyric video, tracklist e pre-ordini attivi!

Nel febbraio 1992 un gruppo di ragazzi tedeschi viene fuori dal bel mezzo del nulla e fonda una band che avrebbe conquistato il cuore di una nuova generazione di fan in tutto il mondo!

Oggi, venticinque anni dopo, i membri fondatori Tobias Sammet (AVANTASIA) e i due chitarristi Jens Ludwig e Dirk Sauer, insieme a Tobias “Eggi” Exxel (basso) e Felix Bohnke (batteria), che si sono uniti alla band vent’anni fa, possono guardarsi indietro, verso una carriera che li ha visti suonare in oltre quaranta paesi, partecipare a innumerevoli tour in Asia, Australia e America, e pubblicare dieci album in studio con cui sono entrati nella top 10 di diverse classifiche nel mondo.

Gli EDGUY torneranno on the road per celebrare questa eccezionale carriera con i loro fan: la setlist sarà un best of dei loro maggiori successi. Ma non finisce qui perché il 14 luglio la band pubblicherà su Nuclear Blast/Warner il 2-CD/DVD “Monuments”, contenente materiale inedito, le migliori canzoni e rarità mai date alle stampe prima! Il DVD includerà un concerto intero registrato durante l’“Hellfire Club” tour del 2004, oltre a tutti i videoclip. Nell’edizione limitata sarà presente anche un libro illustrato che ripercorre tutta la storia degli EDGUY!

“Monuments” è disponibile per pre-ordini: http://nblast.de/EdguyMonumentsNB

2CD+DVD Digibook
4CD+DVD Earbook (edizione limitata)
4LP (nero) BOX

NB Mailorder EXCLUSIVE:
4LP (NB anniversary verde) BOX
Earbook + Canvas

Pre-ordini digitale: http://nblast.de/EdguyDigital

Tracklist:

CD1
01. Ravenblack
02. Wrestle The Devil
03. Open Sesame
04. Landmarks
05. The Mountaineer
06. 9-2-9
07. Defenders Of The Crown
08. Save Me
09. The Piper Never Dies
10. Lavatory Love Machine
11. King Of Fools
12. Superheroes
13. Love Tyger
14. Ministry Of Saints
15. Tears Of A Mandrake

CD2
01. Mysteria
02. Vain Glory Opera
03. Rock Of Cashel
04. Judas At The Opera
05. Holy Water
06. Spooks In The Attic
07. Babylon
08. The Eternal Wayfarer
09. Out Of Control
10. Land Of The Miracle
11. Key To My Fate
12. Space Police
13. Reborn in The Waste

DVD
01. Mysteria
02. Under The Moon
03. Navigator
04. Wake Up The King
05. Land Of The Miracle
06. Lavatory Love Machine
07. Vain Glory Opera
08. Fallen Angels
09. The Piper Never Dies
10. Babylon
11. King Of Fools
12. Chalice Of Agony
13. Tears Of A Mandrake (feat. André Matos)
14. Out Of Control
Video Clips:
15. Love Tyger
16. Robin Hood
17. Two Out Of Seven
18. Ministry Of Saints
19. Superheroes
20. Lavatory Love Machine
21. King Of Fools
22. All The Clowns

Il frontman Tobias Sammet dichiara: “Mentre raccoglievamo tutto questo materiale fotografico, ancora una volta ci siamo resi conto di quanto siamo orgogliosi di ciò che abbiamo realizzato. Probabilmente non sono molti i musicisti nemmeno quarantenni che hanno la fortuna di potersi guardare indietro, verso una carriera venticinquennale della propria band, e soprattutto senza cambi di line-up negli ultimi venti anni! Questo è ancora più incredibile se si considera che non siamo di Birmingham, New York o di una metropoli tedesca, ma proveniamo da una piccola città chiamata Fulda, un luogo in cui normalmente si conosce il music business solo per sentito dire. Da ragazzini abbiamo iniziato a suonare show degli Edguy prima ancora di essere andati a dei concerti come spettatori! Poi abbiamo iniziato a esibirci fuori dalla nostra città natale, poi fuori della Germania e tutto ad un tratto ci siamo trovati in tour in Asia, America e Australia su base regolare, perché a quanto pare c’erano persone che amavano la nostra musica, e sono diventate sempre di più. Questo ci è sempre parso abbastanza normale, tutto ciò che contava per noi era il passo successivo. Non pensavamo a quello che succedeva mentre le cose accadevano… Ma se ci si guarda indietro, ci si rende conto di quanto siamo stati fortunati! È giunto il momento di festeggiare il nostro anniversario con i nostri fan. Celebreremo il nostro quarto di secolo con la pubblicazione di ‘Monuments’ ed esibendoci dal vivo in alcune città selezionate! Suoneremo una setlist best of, un viaggio in tutto il nostro passato, con un sacco di storie e a tutto gas! Il primo quarto di secolo è finito e vogliamo onorare questi anni con i nostri fan… per i prossimi 25 anni!”.

http://www.edguy.net
www.facebook.com/edguy
www.nuclearblast.de/edguy

Vallenfyre – Fear Those Who Fear Him

Una valanga di death di classe superiore, suonato, composto e cantato da un Gregor Mackintosh che dimostra d’essere non solo un magnifico interprete del proprio strumento ma anche un growler che non teme confronti.

Terzo album per i Vallenfyre, vera e propria valvola di sfogo per le pulsioni estreme di uno dei musicisti più influenti della storia del metal, quale può essere considerato Greg Mackintosh.

La nascita di questo progetto, non a caso, corrisponde a grandi linee con un relativo ritorno a sonorità più cupe anche da parte dei Paradise Lost, anche se ovviamente l’irrobustirsi del sound da un lato approda alla costruzione di un death vero e proprio, seppure ammantato da una spessa coltre di oscurità, mentre dall’altro ne puntella con maggior convinzione il sentire gotico e melodico. Con i Vallenfyre Mackintosh va anche oltre a livello di spietatezza e ferocia, rispetto ai primi passi fatti con i Paradise Lost, ma soprattutto anche se confrontato ai due precedenti full length: un meteorite incandescente quale Messiah vale più di qualsiasi descrizione ed è l’ideale biglietto da visita che accoglie chi voglia provare ad introdursi nell’inospitale immaginario del musicista britannico.
Parlare di death doom, quindi, sarebbe potuto rivelarsi improprio se non fosse per la presenza in scaletta di alcuni episodi che riportano direttamente ai rallentamenti morbosi dell’album d’esordio A Fragile King e nei quali Mackintosh regala l’inimitabile marchio di fabbrica chitarristico che i fan dei Paradise Lost ben conoscono: ecco quindi giungere le splendide An Apathetic Grave  e The Merciless Tide a ribadire ai profani chi abbia definito, assieme  a pochi altri all’inizio degli anni ’90, le coordinate del gothic death doom così come lo conosciamo oggi.
Il resto della tracklist è una valanga di death di classe superiore, suonato, composto e cantato da un Gregor Mackintosh che dimostra d’essere non solo un magnifico interprete del proprio strumento ma anche un growler che non teme confronti: tracce dall’impatto tellurico come Degeneration, Nihilst, Kill All Your Masters, tra le altre, appaiono allo stesso tempo brutali ma contraddistinte da una sorprendente limpidezza sonora, merito indubbio anche di una band che vede all’opera anche l’ex My Dying Bride Hamish Glencross (chitarra e basso) e l’attuale drummer dei Lost, il giovane finlandese Waltteri Väyrynen.
Resta anche il tempo per un episodio leggermente diverso, ma non meno possente e minaccioso nel suo incedere, come la dissonante Cursed From The Womb prima che l’album si chiuda con una Temple of Tears che non lascia spazio a rimpianti e ripensamenti.
Paradossalmente, credo che la nascita dei Vallenfyre abbia giovato anche agli stessi Paradise Lost, e lo testimonia il fatto stesso che la loro produzione più recente (in fervente attesa dell’album di prossima uscita) abbia ritrovato lo smalto dei bei tempi dopo un periodo di relativo appannamento. Al di là di questo, i Vallenfyre vanno goduti però per quello che sono, ovvero una magnifica death metal band dalle venature doom, senza cadere nel peccato mortale di considerarla un semplice diversivo di un musicista annoiato dalla fama acquisita con la sua band principale.

Tracklist:
1. Born To Decay
2. Messiah
3. Degeneration
4. An Apathetic Grave
5. Nihilist
6. Amongst The Filth
7. Kill All Your Masters
8. The Merciless Tide
9. Dead World Breathes
10. Soldier Of Christ
11. Cursed From The Womb
12. Temple Of Rats

Line-up:
Greg Mackintosh – vocals, guitars
Hamish Glencross – guitars, bass
Waltteri Väyrynen – drums
Sam Kelly-Wallace – guitar (live)
Chris Casket – bass (live)

VALLENFYRE – Facebook

Biogenesis – A Decadence Divine

Progressive, sinfonie gotiche, power metal e death/thrash contribuiscono a rendere quest’opera la colonna sonora del diluvio universale, una punizione divina che si scatenerà quanto prima dalle note di questo splendido lavoro.

Dall’underground metallico statunitense arrivano ottimi lavori, magari fuori dai soliti cliché del metal made in U.S.A. più cool, ma sicuramente opere di spessore che MetalEyes puntualmente vi porta a conoscenza.

La label Roxx Records, specializzata in christian metal, licenzia il quarto lavoro dei Biogenesis, gruppo proveniente dall’Ohio, attivo da ormai vent’anni ed in cui milita il singer Chaz Bond, ex Jacobs Dream, power metal band fuori con una manciata di ottimi lavori nel primo decennio del nuovo millennio.
A Decadence Divine è un ottimo album che ingloba una serie di atmosfere e sfumature diverse tra loro, vari generi che, amalgamandosi, trovano un equilibrio quasi perfetto e creano questo oscuro e tragico monolite di metallo, progressivo ed orchestrale.
Il singer tra clean e growl dà prova di saperci fare, così come i musicisti che lo accompagnano in questa che, di fatto, è un’ avventura nel mondo del metal tra classico ed estremo.
La title track, l’oscura Inside The Beast, la veloce e Thrashy As Empire Falls, formano un inizio scoppiettante, con i tasti d’avorio che cuciono arabeschi di musica classica, le sei corde che imprimono un marchio di fabbrica progressive/thrash, con la sezione ritmica che sale in cattedra quando la velocità diventa sostenuta.
Molto teatrale, tanto che in alcuni momenti il sound ricorda la splendida musica dei Saviour Machine (Lines In The Sand), l’album risulta un monolito di spettacolare metallo oscuro e progressivo, colonna sonora di una decadenza che, fin dal titolo, il gruppo descrive divina, frutto di forze e volontà più grandi dell’uomo.
La sinfonica Tears Of God e la conclusiva Brood Of Vipers sono un paio di esempi di questo clamoroso lavoro che diventa sempre più intenso ogni minuto che passa, mentre Iced Earth, Symphony X e i tedeschi Crematory divengono più che semplici ispirazioni.
Progressive, sinfonie gotiche, power metal e death/thrash contribuiscono a rendere quest’opera la colonna sonora del diluvio universale, una punizione divina che si scatenerà quanto prima dalle note di questo splendido lavoro.

TRACKLIST
1. Prelude (Nocturnal Images)
2. A Decadence Divine
3. Inside the Beast
4. Bet Your Soul
5. As Empires Fall
6. Lines in the Sand
7. The Pain You Left Behind
8. Tears of God
9. Land of Confusion
10. In the Darkness I Dwell
11. Brood of Vipers
12. Silence (CD Only Bonus Track)

LINE-UP
Sam Nealeigh – Keyboards
Majennica Nealeigh – Drums
Dan Nealeigh -Bass
Luke Nealeigh – Lead/Rhytym Guitars
James Riggs – Lead/Rhythym Guitars
Chaz Bond – Lead Vocals

BIOGENESIS – Facebook

Black Wings Of Destiny – The Storyteller Part Two

La musica è uno scattante e groovoso metal con molte influenze, dal southern al groove, da accenti stoner a parti metal tout court.

I Black Wings Of Destiny sono di Torino e mettono storie in musica, donandogli la vita con una buona dose di metal, declinato in vari sottogeneri, dallo stoner al southern, dal grove a qualche momento metal più ortodosso.

Il disco è la seconda parte di The Storyteller Part One uscito nel 2014, e che ha avuto una buona accoglienza di pubblico e critica. Il concetto che sta dietro questi lavori è quello di narrare storie usando il metal, o più largamente la musica per portare l’ascoltatore dentro le vicende raccontate. Lo stile è uno scattante e groovoso metal con molte influenze, dal southern al groove, da accenti stoner a parti metal tout court. Nessun sottogenere predomina sull’altro, ma tutti contribuiscono a fare un suono bene definito e abbastanza riconoscibile. La forza del gruppo risiede nel far scorrere piacevolmente il disco, tendendo sempre alto il livello del piacere per l’ascoltatore. Il groove è la spina dorsale del lavoro, ed è quello che porta avanti il tutto, rendendolo assai interessante. Una pecca è che la produzione è forse troppo edulcorata, e sarebbe bello sentire il gruppo a briglie maggiormente sciolte, perché le potenzialità ci sono. La melodia è un’altra protagonista del disco, ed è presente in un modo intelligente, accompagnandosi bene con questo concetto di metal moderno che hanno i Black Wings Of Destiny.
Un disco che ha dentro di sé ottime potenzialità che a volte sono portate a compimento, mentre in altri momenti rimangono solo nelle intenzioni.

TRACKLIST
1. Black Knife
2. Jane the Hunter
3. Venom
4. Dillinger Is Dead
5. Dust
6. From Day One
7. Masquerade

LINE-UP
Luca Catapano – guitars/vocals
Marco Mallamo – guitars
Emanuele Cacchioni – drums
Daniele Cogo – bass

BLACK WINGS OF DESTINY – Facebook

Tankard – One Foot In The Grave

Potete amarli alla follia o odiarli con pari foga, ma è indubbio che i Tankard siano parte importante del nostro mondo e della nostra cultura metal.

Noi siamo i Tankard, suoniamo thrash metal da trentacinque lunghi anni condito da irriverenza, humor, ed un’alta gradazione alcolica, siamo il quarto incomodo nella sacra triade del thrash metal teutonico (Sodom-Kreator-Destruction), idolatrati dai thrashers tutti metal birra e pogo ed ignorati da chi ci considera fautori della frangia più ignorante del metal.

Il diciassettesimo album del gruppo di Gerre, è un ottimo lavoro incentrato sulla parte più tradizionale del genere, registrato e prodotto ai Gerhard Studios di Troisdorf da Martin Buchwalter ed accompagnato ancora una volta dalla copertina originalissima e divertente di Patrick Strogulski.
Chi ha sempre ritenuto i Tankard come band emblematica di un approccio al genere scanzonato e diretto ma da prendere poco sul serio, anche questa volta si dovrà ricredere, perché One Foot In The Grave risulta uno schiaffo metallico di inumana violenza, portato al volto di chi non ha mai creduto in uno dei gruppi più veri e diretti della scena thrash metal e non solo.
Un sound fresco, veloce e senza compromessi fa da colonna sonora a testi che da allegri e scanzonati si fanno cupi e di inaspettata denuncia, mentre l’irruenza della sei corde si azzuffa con una sezione ritmica che continua a far scapocciare thrashers in tutto il mondo.
One Foot In The Grave è bello che descritto, d’altronde una band che ha dichiarato guerra nel lontano 1984 e continua la sua battaglia a colpi di metallo incendiario, chorus da inveire contro tutti, boccale in una mano e dito medio alzato nell’altra, non ha nulla da far scoprire se non un lavoro curato nei minimi dettagli, valorizzato da un songwriting che non ha nulla di divertente, ma distrugge, massacra, devasta, dall’opener Pay To Pray, all’attacco ai social network portato da Arena Of The True Lies, all’inno alcolico della title track e via fino alla conclusiva Soul Grinder.
Potete amarli alla follia o odiarli con pari foga, ma è indubbio che i Tankard siano parte importante del nostro mondo e della nostra cultura metal: in alto le pinte e sguardo irriverente e fiero, sfidando il mondo falso e ipocrita dei benpensanti.

TRACKLIST
1. Pay To Pray
2. Arena Of The True Lies
3. Don’t Bullshit Us!
4. One Foot In The Grave
5. Syrian Nightmare
6. Northern Crown (Lament Of The Undead King)
7. Lock’Em Up
8. The Evil That Men Display
9. Secret Order 1516
10. Solo Grinder

LINE-UP
Gerre – Vocals
Andy Gutjahr – Guitars
Frank Thorwarth – Bass
Olaf Zissel – Drums

TANKARD – Facebook