Dødsengel – Interequinox

Un grande ritorno del duo norvegese,con un grande opus di arte nera, esoterica e ricco di mistero e fascino … I am NOTHING, I am EVERYTHING….

Un percorso artistico inattaccabile e sempre votato all’ inesplorato!

Il duo norvegese di Alesund fin dal 2009, con il full Visionary, ha creato, alimentato, sviscerato una sua particolare idea di black metal devota alla tradizione ma ricca di soluzioni particolari sia nel suono, sia nelle vocals che nelle atmosfere arrivando, forse, all’apice visionario con il doppio Imperator del 2010, opera maestosa, occulta capace di creare un universo magico, esoterico dalle molteplici sfaccettature.
I Dødsengel tornano ora dopo uno iato temporale di cinque anni, con un’altra opera di gran qualità per la Debemur Morti, etichetta il cui catalogo è ricchissimo di perle oscure votate alla elaborazione di “mutante” black metal. In questo nuovo opus i Dødsengel (Angel of Death) continuano a lavorare sulla loro ispirazione visionaria sperimentando e aggiungendo antichi aromi psichedelici, mai così presenti fino ad ora (Varaens Korsvei), vocals particolari ed inquietanti (Emerald Earth); il suono nei vari brani alterna accelerazioni velocissime, figlie di una conoscenza approfondita del vero BM (la meravigliosa Opaque con il suo finale epico e ricco di suggestione), con parti rallentate ai limiti del doom dove si esprime maggiormente la loro idea dell’arte estrema sempre imprevedibile e cangiante.
Le capacità vocali di Kark sono veramente mutevoli, passando da un sinistro scream a un suggestivo e funzionale clean simile a una litania inquietante; la band sa suonare e sa emozionare nel profondo e il ritorno dopo la lunga attesa mi ha entusiasmato e mi ha fatto ulteriormente capire la grande qualità della proposta di questo duo che in meno di dieci anni ha creato e suonato, anche con alcuni split con gli statunitensi Nightbringer ed i cileni Hetroertzen, uno stellare black metal sempre creativo, misterioso e ricco di intuizioni “melodiche” ben oltre la media.

TRACKLIST
1. Pangenetor
2. Prince of Ashes
3. Værens Korsvei
4. Emerald Earth
5. Opaque
6. Illusions
7. Palindrome
8. Ved Alltings Ende
9. Rubedo
10. Gloria in Excelsis Deo
11. Panphage

LINE UP
Malach Adonai Drums
Kark Vocals, Guitars, Bass

DODSENGEL – Facebook

RINGS OF SATURN

Il video di ‘Inadequate’, dall’album in uscita a luglio “Ultu Ulla” (Nuclear Blast).

I technical death core metallers della Bay Area, RINGS OF SATURN, tornano sulle scene per pubblicare il loro quarto studio album “Ultu Ulla” il 28 Luglio su Nuclear Blast. Il quartetto death core presenta una nuovissima ed esoterica proposta di heavy metal.

Il mastermind dei RINGS OF SATURN, Lucas Mann, commenta il titolo dell’album:
“Il nome dell’album “Ultu Ulla” significa “Tempo Immemore” in Sumero Cuneiforme. “Ultu Ulla” (“Tempo Immemore”) parla di alieni che trascendono lo spazio e il tempo e scoprono un’entità antica incomprensibile che minaccia il tessuto dell’esistenza universale”.

Ordina la tua copia dell’album in digitale su iTunes e Amazon Music e ricevi subito ‘Inadequate’!
http://nblast.de/RingsOfSaturnDigital

L’album è disponibile nei seguenti formati sullo store Nuclear Blast:
CD Jewel
Mint Green Vinyl (Limited to 300 worldwide)
T-shirt bundle ( T-shirt + CD + Poster)

L’album è anche disponibile in questi altri formati dallo store ufficiale della band:
CD Jewel
T-shirt, Zip-up Hoodies, Sweatshirts, & Hat Designs
Womens leggings
Vinyl
Extended Album Artwork Banners
All-Over Prints

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La cover allucinatoria è stata creata ancora una volta da Mark Cooper di Mind Rape Art. Formata da un dipinto composto da tre pezzi che continua la storia dell’artwork di “Lugal Ki En”, Cooper fonde le idee musicali e concettuali del gruppo creando un pezzo d’arte che incarna la complessità della musica della band.
Mark Cooper commenta: “L’idea generale era quella di creare una scena dove gli dei oltre il tempo e lo spazio invadono la realtà 3D e la conquistano. Sono esseri caotici che possono prendere qualsiasi forma e manifestare qualsiasi cosa con la loro immaginazione.”

Le tracce di chitarra, basso, e synth di “Ultu Ulla” sono state ultimate ai Mann Studios. La batteria e la voce sono state registrate in Florida ai Krikbride Studios. Il mixaggio, il mastering, e la produzione sono state completate dallo Studio 344 a Pittsburgh, PA.

Qui di seguito la tracklist:
1. Servant of this Sentience
2. Parallel Shift
3. Unhallowed
4. Immemorial Essence
5. The Relic
6. Margidda
7. Harvest
8. The Macrocosm
9. Prognosis Confirmed
10. Inadequate

Formatisi nel 2009 come un progetto in studio, i Californiani RINGS OF SATURN nascono da un’idea di Lucas Mann. La band si è autoprodotta il primo album intitolato “Embryonic Anomaly” alla fine del 2009, poi ripubblicato il 28 Maggio 2010. Da allora, i RINGS OF SATURN sono stati impegnati in tour tra Stati Uniti e Canada per promuovere “Dingir” (2012) e il loro ultimo lavoro intitolato “Lugal Ki En” pubblicato a Ottobre 2014. Con l’uscita di “Lugal Ki En”, i RINGS OF SATURN sono ripartiti per diversi tour incluso un tour americano con AS BLOOD RUNS BLACK alla fine del 2014, un’apparizione nell’edizione 2015 del Knotfest, un US Tour con i THE FACELESS nel 2015 e il loro primo primo Tour Europeo nel 2016 con AVERSION’S CROWN. Il 2016 ha visto la band ripartire con un altro tour nel Nord America per poi tornare in studio a registrare il quarto album che sarà pubblicato su Nuclear Blast.

www.facebook.com/RingsofSaturnband
https://twitter.com/ringsofsaturn_

Sacred Oath – Twelve Bells

Old school metal in the modern world, si legge sulle informazioni della loro pagina Facebook, frase che calza a pennello per il quartetto statunitense che viaggia a mille con una serie di brani che fanno impallidire le ultime generazioni.

Sembra facile scrivere un album fresco, potente e spettacolarmente heavy, ma non è così.

Il mercato, specialmente quello underground, è colmo di gruppi più o meno bravi che sfornano a getto continuo opere metalliche che si rivelano delle buone proposte, con almeno due o tre canzoni ottime ed un livello generale che garantisce il supporto di fans e addetti ai lavori, ma per diventare una cult band, per proporre musica di alto livello c’è bisogno di più fattori, tra cui uno stato di grazia che dà all’artista una marcia in più.
Sacred Oath è un nome che a molti dice poco, ma per chi ama il metal underground di stampo classico è sinonimo di ottima musica metallica, in arrivo dagli States, precisamente dal Connecticut; vecchi metallari (il gruppo è attivo dal 1984) che non ne vogliono sapere di mollare la presa sui nostri bassifondi e nell’anno di grazia 2017 se ne escono con Twelve Bells, ultimo e ottavo album di una carriera che ebbe uno stop tra il 1987 ed il 2005 ma che ha trovato negli ultimi anni qualità e continuità.
Licenziato in Europa dalla eOne e registrato nello studio del cantante/chitarrista Rob Thorne, l’album è un bellissimo, potente e melodico esempio di heavy/power americano, spettacolarizzato da ritmiche ed atmosfere che della classica oscurità tutta yankee si nutrono, valorizzato da un songwriting elevato che permette al gruppo di fare il bello e cattivo tempo in tutta l’ora a sua disposizione.
Old school metal in the modern world, si legge sulle informazioni della loro pagina Facebook, frase che calza a pennello per il quartetto statunitense che viaggia a mille con una serie di brani che fanno impallidire le ultime generazioni.
Canzoni con riff, ritmiche e chorus perfetti, solos che arrivano solo nel momento opportuno, ballad in crescendo che lasciano trasparire un amore neanche troppo velato per il metal del vecchio continente (Never And Forevermore), song che ricordano i primi passi dei fratelli Oliva (Bionic) e tanto power oscuro e a tratti progressivo (Well Of Souls e la conclusiva The Last Word) dove echi di Fates Warning e Queensryche, rendono raffinato il tiro metallico alla Metal Church che il gruppo a più riprese fa proprio.
In conclusione, un album perfetto, nel genere uno dei migliiori usciti nell’ultimo periodo, fidatevi e cercatelo, non ve ne pentirete.

TRACKLIST
1.New Religion
2.Twelve Bells
3.Fighter’s Heart
4.Bionic
5.Never and Forevermore
6.Demon Ize
7.Well of Souls
8.Eat the Young
9.No Man’s Land
10.The Last Word

LINE-UP
Brendan Kelleher – Bass
Kenny Evans – Drums
Bill Smith – Guitars
Rob Thorne – Vocals, Guitars

SACRED OATH – Facebook

Miss May I – Shadows Inside

Il risultato è un disco che rischia di piacere solo ad adolescenti che non hanno ancora dimestichezza con il genere o a chi è davvero un fan sfegatato dei Miss May I.

Tornano gli americani Miss May I, uno dei maggiori gruppi metalcore e modern metal in giro negli ultimi anni.

Il gruppo proveniente dall’Ohio è uno dei più seguiti a livello mondiale, grazie alla sua formula che unisce metal assai melodico con ritornelli da college radio ed un’immagine molto pulita. Dopo la sbornia degli anni passati il metalcore si sta assestando, cercando di trovare motivi per farsi ancora seguire dai fans. Gli elementi della musica dei Miss May I rappresentano un insieme di ciò che piace maggiormente ad una parte di ascoltatori del metalcore, diciamo alla parte più legata alla melodia. Il metal qui è un elemento di partenza, uno starter che poi viene usato per fare tutt’altro. La produzione è ottima, il gruppo è capace, ma il disco scivola veramente addosso, senza lasciare nulla o quasi. Forse anni fa questo album sarebbe stato un gran successo e forse lo sarà anche ora, ma è davvero un qualcosa di stanco e tirato per le orecchie. Le melodie che si possono sentire in Shadows Inside possono essere gustate altrove con maggiore godimento, e anche il lato più heavy è davvero deficitario. Il risultato è un disco che rischia di piacere solo ad adolescenti che non hanno ancora dimestichezza con il genere o a chi è davvero un fan sfegatato dei Miss May I.
Il metalcore può essere fatto molto meglio di così, e i Miss May I dovrebbero almeno provarci.

TRACKLIST
1 Shadows Inside
2 Under Fire
3 Never Let Me Stay
4 My Destruction
5 Casualties
6 Crawl
7 Swallow Your Teeth
8 Death Knows My Name
9 Lost In The Grey
10 My Sorrow

LINE-UP
Levi Benton – vocals/lyrics
Ryan Neff – bass/vocals
BJ Stead – guitar
Justin Aufdemkampe – guitar
Jerod Boyd – drums

MISS MAY I – Facebook

Pristine – Ninja

Classic rock ed una voce fuori categoria fanno dei Pristine un monumento al rock settantiano innamorato di sua maestà il blues, e Ninja dà una spallata al precedente lavoro, piazzandosi in vetta alla classifica dell’anno come miglior album, nel suo genere.

Torna la band norvegese capitanata dalla vocalist Heidi Solheim, i Pristine, una sensuale e lasciva macchina rock blues che non lascia scampo e mette in fila praticamente tutte le realtà di questa ultima ondata dalle sonorità vintage.

Tre album, di cui l’ultimo, lo splendido Reboot uscito lo scorso anno e finalmente la firma prestigiosa per Nuclear Blast, etichetta che annovera tra le proprie fila i Blues Pills, band con cui Heidi e soci hanno condiviso un lungo tour.
Ora, come la Solheim  possa scrivere così tanta musica (nel frattempo ha  licenziato due album da solista) rimane un mistero, ma anche con questo nuovo Ninja siamo su livelli altissimi.
Classic rock ed una voce fuori categoria fanno dei Pristine un monumento al rock settantiano innamorato di sua maestà il blues, e Ninja dà una spallata al precedente lavoro, piazzandosi in vetta alla classifica dell’anno come miglior album, nel suo genere.
Elegante, sanguigno e splendidamente interpretato da una vocalist scesa da un altro pianeta, l’album con l’aiuto di Nuclear Blast dovrebbe sfondare e dare al gruppo la notorietà che merita, facendo tremare le reputazioni di Rival Sons, The Answer e compagnia di rocker.
Ninja vive di blues , di grande musica che dagli anni settanta arriva come un lampo nel nuovo millennio ed affascina, suadente come un serpente ipnotizza per poi colpire con l’elettricità del rock , in un saliscendi di emozioni ed atmosfere che la Solheim guida da grande interprete, una strega del rock’n’roll, una musa del nord pronta a fare vittime con la sua splendida musica.
Songwriter d’eccezione dunque, poi cantante personalissima ed interpretativa, con i musicisti che formano il gruppo ad assecondare con una prova perfetta le atmosfere che, con il passare del tempo, si fanno sempre più psichedeliche e a tratti claustrofobiche.
You Are The One sembra uscita da un classico dell’ America sudista, le note profumano di erba arsa dal sole, mentre Sophia è hard rock settantiano e ci prepara al primo capolavoro del disco, The Perfect Crime, blues tragico in cui la cantante norvegese fa il bello ed il cattivo tempo con una prestazione straordinaria.
The Rebel Song è dinamica, The Parade brucia benzina rock’n’roll e Ghost Chase torna sulle rive del fiume più famoso del blues, mentre Jekyll & Hyde è un blues psichedelico d’autore che ci porta verso la fine di Ninja con la delicata Forget.
Finisce con una Solheim delicatissima questo altro bellissimo album di quella che diventerà la band retro rock più famosa del pianeta: grande interprete, grandi brani … che volete di più?

TRACKLIST
1. You Are The One
2. Sophia
3. The Perfect Crime
4. The Rebel Song
5. The Parade
6. Ghost Chase
7. Ninja
8. Jekyll & Hyde
9. Forget

LINE UP
Heidi Solheim – vocal
Espen Elverum Jakobsen – guitar
Åsmund Wilter Eriksson – bass
Benjamin Mørk – hammond organ
Kim Karlsen – drums

PRISTINE – Facebook